ISBN ISBN 978-88-96171-02-8 978-88-96171-14-1
9 788896 171141
La storia “Il porcellino di Marco” è il frutto di un’esperienza viva, concreta, che il piccolo Marco, un bambino di soli sei anni, con entusiasmo, raccontava quotidianamente alla sua maestra. Il valido approccio relazionale e didattico dell’insegnante ha fatto nascere nel bambino il desiderio di tradurre quell’esperienza in rappresentazioni grafiche e in testi semplici ma significativi. Un approccio fecondo, quello della maestra, fondato sul postulato pedagogico di Claparède di una “scuola su misura”, finalizzata allo sviluppo dei talenti di ciascun bambino mediante una molteplicità di piste formative, dando a ognuno il “proprio”, che è irripetibile e unico. Non perdere mai di vista lapersona nella sua interezza, con le sue emozioni, le sue difficoltà, le sue caratteristiche psicofisiche… è un principio fondamentale sul quale si fonda la scuola, la nostra scuola che accoglie la sfida non facile di attivare sempre nuove motivazioni e impegni, di sostenere un costume di ricerca e innovazione, di alimentare la qualità dell’educazione. Marco, la maestra Maria, così come tutti gli alunni e i docenti del nostro Istituto rappresentano davvero una risorsa preziosa e decisiva per lo sviluppo di tutta la comunità filianese. Mi si permetta, dunque, di ringraziare l’insegnante Maria Maggiorella, per la passione e l’impegno profusi, il piccolo Marco per l’entusiasmo e lo stupore con cui ha affrontato e continua ad affrontare tutta l’esperienza, la famiglia Rinaldi per la collaborazione e il rispetto mostrati nei confronti della scuola, gli enti locali e provinciali per la disponibilità e il supporto finanziario offerti.
La Dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Filiano dott.ssa Tania Lacriola
Il libro che state leggendo, scritto e illustrato da Marco Rinaldi, un bambino di sette anni che frequenta la scuola elementare a Filiano, un piccolo centro in provincia di Potenza, è stato premiato all’ultima edizione del Concorso Internazionale per l’albo illustrato inedito indetto congiuntamente dai Comuni di Sacile (Pordenone) e di Bordano (Udine): uno dei Concorsi più importanti in Europa. Il tema su cui si confrontavano autori ed illustratori, ma anche ragazzi di ogni ordine e grado di scuola era l’amicizia. E la storia di Marco vi parla proprio di questo: dell’amicizia fra un bambino e il suo maialino. Marco e Pinki si somigliano: entrambi sono vivaci e birichini. La storia è una storia vera, è autobiografica dal momento che Pinki è veramente il maialino di Marco, ed è una storia che ci presenta un interessante spaccato della realtà culturale lucana: il legame ancora presente con il mondo contadino, segnato dal lavoro nei campi, dal rapporto costante con gli animali e con la terra. E’ un mondo quello descritto da Marco, con tempi dilatati, che contrasta con i ritmi frenetici della società post industriale contemporanea imposti dal consumismo e dalle nuove tecnologie multimediali. Ed è questo mondo che oggi rischia di essere travolto dall’omologazione. Per raggiungere la scuola, Marco che vive in uno dei cascinali isolati, lontano dai centri abitati, deve prendere lo scuolabus. Forse, nonostante tutto, è fortunato a vivere a contatto diretto con la natura, ad assaporarne i ritmi che i nostri bambini di città non riconoscono più. Marco conosce bene gli animali: i cavalli, i maiali, le pecore, ma anche i pipistrelli, come quello che terrorizza il suo amico Pinki, e sa che gli animali vanno curati. Il racconto di Marco rientra nel genere letterario del racconto di situazione: storie che hanno per protagonisti i bambini e che ci presentano esperienze reali, vissute, come in questo caso, in prima persona, o che comunque possono essere facilmente sperimentate. Alla commissione giudicatrice del premio da me presieduta è piaciuta soprattutto la struttura narrativa di questo racconto che - a differenza di quanto spesso scrivono gli adulti - è essenziale, privo di quell’aggettivazione stucchevole e stereotipata che ancora purtroppo ritroviamo in tanti testi per ragazzi. Il linguaggio è semplice ed incisivo, caratterizzato da una leggerezza calviniana.
La storia è semplice e gioca sulle emozioni. Marco ci dimostra come per scrivere un racconto non serva tanto la fantasia, quanto piuttosto saper osservare con attenzione la realtà che ci circonda ascoltandone le voci e i suoni. Ci fa capire che gli attrezzi di uno scrittore sono le parole e che le parole non devono e non possono essere scelte a caso, ma vanno misurate e soppesate, perché come scrive il poeta sloveno Boris Novak, le parole sono la musica delle voci umane. Anche le immagini, eseguite con la tecnica dei pastelli (forse qui avrei preferito un approccio con tecniche iconiche diverse) presentano non pochi motivi di interesse: intanto nella caratterizzazione del personaggio: il maialino di Marco potrebbe essere stato disegnato da un illustratore che per connotare un animale (si pensi alla Pimpa di Altan) sceglie pochi tratti o indici percettivi. Interessante è il gioco dialettico testo / immagine che il nostro piccolo autore è stato capace di attivare arricchendo le sue illustrazioni di elementi narrativi che non si trovano nel testo. La finale che Marco ha voluto per il suo racconto è una finale positiva che consolida l’amicizia tra il bambino e l’animale. Per una volta ha preferito non raccontare la realtà. Non ha voluto dire che il suo maialino sarebbe finito sulla tavola imbandita di Pasqua. Il merito di questo lavoro va sicuramente anche all’insegnante Maria Maggiorella che ha saputo meravigliosamente guidare Marco nella scrittura e nella realizzazione dell’albo. La costruzione di albi e libri illustrati da parte dei bambini delle scuole dell’infanzia, elementari e medie è ormai una pratica abbastanza diffusa, ma non sempre i lavori seguono - come invece in questo caso i criteri della migliore letteratura per ragazzi contemporanea, come la capacità di guardare e di raccontare il mondo e le cose con gli occhi di un bambino che vive intensamente il rapporto con il mondo che lo circonda. Dimostra soprattutto la creatività della Scuola italiana. “Un bambino creativo è un bambino felice” ricordava Bruno Munari, e la creatività è sinonimo di pensiero divergente, di pensiero autonomo, di pensiero critico: quello che dovrebbe essere stimolato proprio nelle nostre scuole. Ecco perché accolgo con grande piacere e soddisfazione la notizia della pubblicazione di questo lavoro. Mi auguro che questo libro possa essere letto da tanti altri bambini e - perché no - anche da tanti genitori ed insegnanti: vi troveranno sicuramente nuovi stimoli per costruire insieme nuove storie che si collocano in un processo circolare di condivisione di quello che è il grande gioco della letterario della scrittura.
Livio Sossi Docente di Storia e Letteratura per l’infanzia Università degli Studi di Udine Università del Litorale di Capodistria (Slovenia)