Le città dei cavalieri

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ISBN: 978-88-86820-69-1

€ 20,00


Maria Rosaria Salerno

La Presenza Giovannita fra Cilento e Vallo di Diano


I possedimenti occidentali dell’Ordine giovannita erano organizzati in commende o precettorie, o genericamente domus, unità di base del sistema; le precettorie erano raggruppate in priorati che, nel XIV secolo, furono riuniti in Lingue; in tale sistema ogni casa, con modalità di organizzazione e divisione internazionale del lavoro, doveva versare al priore di riferimento la quota di responsiones da far confluire nel Tesoro comune del Convento principale, per contribuire alle necessità dell’Ordine e finanziare missioni ed operazioni1. È stato già dimostrato quanto l’Ordine di San Giovanni fosse presente nel Meridione d’Italia, anche se in alcune zone in maniera più capillare rispetto ad altre. Il territorio dell’odierna Campania ospitò un cospicuo numero di fondazioni o, in generale, possedimenti, gravitanti e dipendenti dalla sede priorale di Capua, uno dei due priorati - l’altro era a Barletta - del Mezzogiorno d’Italia peninsulare2. Stando alla documentazione finora reperita, anche il montuoso e poco abitato territorio del Cilento e Vallo di Diano fu sede di un discreto numero di domus e possedimenti dell’Ordine3. Il nostro punto di partenza, per illustrare quanto sinora documentato, è l’inchiesta sul patrimonio degli Ospedalieri voluta da papa Gregorio XI nel 1373 al fine di riformare l’Ordine e per valutare un suo possibile contributo alla crociata che intendeva organizzare4.

1 Nel XIV secolo le Lingue erano quelle d’Alvernia, di Provenza, di Francia, d’Italia, d’Inghilterra, di Germania, di Spagna, ma sembra che la Lingua di Germania sia “scomparsa” tra il 1340 ed il 1344, cfr. A. Luttrell, Introduction générale, in L’enquête pontificale de 1373 sur l’ordre des Hospitaliers de Saint-Jean de Jérusalem, vol. I L’ enquête dans le prieuré de France, a cura di A.M. Legras, Parigi 1987, pp. 3-4. In generale sull’istituto della commenda cfr. La Commanderie, institution des ordres militaires dans l’Occident médiéval, sous la direction d’Anthony Luttrell et Léon Pressouyre, Parigi 2002. 2 Sui priorati e le fondazioni giovannite nel Mezzogiorno d’Italia cfr. M. Salerno, Gli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme nel Mezzogiorno d’Italia (secc. XII-XV), Taranto 2001 [Melitensia 8], e M. Salerno, K. Toomaspoeg, L’inchiesta di papa Gregorio XI sugli Ospedalieri nel Mezzogiorno d’Italia ed in Sicilia, in corso di stampa. 3 Sul territorio oggetto di studio si veda Storia del Vallo di Diano: età medievale, a cura di Nicola Cilento, Salerno 1982; P. Ebner, Economia e società nel Cilento medievale, Roma 1979. 4 Il papa intendeva conoscere l’entità dei possedimenti giovanniti attraverso processi verbali condotti dai vescovi, ognuno nella propria diocesi, ma sono pervenute soltanto sessantaquattro inchieste, cfr. A. Luttrell, Introduction générale, in L’enquête pontificale de 1373, cit.

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Tra le inchieste pervenute c’è fortunatamente anche quella condotta da Stefano arcivescovo di Capua, che reca al suo termine un elenco delle domus seu preceptorie prioratus Capue, nec non membrorum omni dicti prioratus 5. Tra le oltre 100 domus menzionate, tutte a quanto pare suddivise per zone, vengono nominate nell’ordine la domus Ebuli (Eboli), domus Sancti Cesarii (San Cesario di Capaccio), domus Altaville (Altavilla Silentina), domus Sancti Serratelli (non ancora identificata), domus Caratelli, domus Dyano (Teggiano), domus Lauro (Laurino?), domus Cruce, domus Nove (Novi Velia), domus Corneti (Corleto), domus Rocche Gloriose (Roccagloriosa), domus Polcacastri (Policastro), domus Cuculi (Cuccaro), domus Turturelle (Tortorella), domus Padule (Padula), domus Bulcini (Buccino), domus Sale (Sala), domus Polle (Polla), domus Cucuzi (Contursi?), domus Aulecte (Auletta), che dovrebbero tutte essere nella zona di nostro interesse. Incluse nelle allora diocesi di Salerno, di Capaccio, di Policastro e di Conza, molte di queste precettorie sono attestate anche in altre fonti, sia precedenti che successive all’inchiesta del 1373. Il più antico riferimento è tratto da un documento della cancelleria angioina del 9 luglio 1269 e riguarda S. Cesario di Capaccio ed Eboli6, allora dipendenti dall’ospedale di S. Giovanni Gerosolimitano di Salerno: la prima era allora definita “grangia seu domus”, il secondo “hospitalis”, ma entrambe dovettero ben presto svincolarsi dalla precettoria salernitana, se nel 1373 erano considerate domus a sé7. Spesso però commende contigue non particolarmente ricche venivano assegnate ad un solo dignitario, nel 1302, per esempio, fra Giovanni d’Arenga fu commendatore sia di Salerno che di Eboli, ma tra il 1378-81 i due Ospedali furono assegnati separatamente, per cui fra Palmiero Gascono fu commendatore di Salerno (contestualmente alla domus di Scafati), e Niccolò di Eboli precettore di Eboli ed Altavilla, il quale nel 1378 versò al Tesoro 25 ducati, 2 tarì e 5 grana di responsiones8. Cfr. l’edizione del testo in M. Salerno, K. Toomaspoeg, L’inchiesta di papa Gregorio XI sugli Ospedalieri, cit. 6 Sulla località cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Bologna 1969, rist. an. dell’ediz. Napoli 1797-1805, vol. IV, pp. 226-236. 7 J. Delaville Le Roulx, Cartulaire général de l’ordre des Hospitaliers de Saint-Jean de Jérusalem, voll. 4, Paris 1894-1905, (d’ora in poi abbr. CGOH), vol. III, n. 3351. Si ha notizia dell’ospedale di Eboli in un documento del 1283-84, quando ne era precettore Isnardo de Agoto, cfr. I Registri della Cancelleria angioina, a cura di R. Filangieri e degli Archivisti napoletani, (d’ora in poi abbr. RA) vol. XXVII, p. 286. 8 CGOH IV, p. 34; National Library, Malta, AOM, cod. 321, cc. 201r-204v. Le responsiones per le case di Eboli ed Altavilla sono note attraverso un resoconto del priorato di Capua inserito tra gli atti della cancelleria magistrale ed edito, pur se con molte sviste da R. Iorio, Un priorato medievale del Mezzogiorno: geografia economica e assetti amministrativi, in «Studi Melitensi», 6 (1998), pp. 39-71. 5

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Anche S. Cesario alcuni anni dopo l’inchiesta, tra il 1378-81 risulta affidata a fra Giovanni Russo di Pontecorvo, insieme a S. Pantaleone di Caratello ed a S. Giovanni di Diano e sempre insieme a quelle due case assegnata nel 1381 con atto magistrale ad Antonio de Marmore. Fra Giovanni Russo nel 1378 per Caratello e Diano versò 25 ducati di responsiones, confermati per l’anno successivo; per le due case e S. Cesario nel 1380 versò 35 ducati9. Le contitolarità appena menzionate pongono l’attenzione su altre tre case del comprensorio cilentino e del Vallo di Diano, quella di Altavilla10, sulla quale non si hanno ulteriori informazioni, quella di S. Pantaleone di Caratello ed infine S. Giovanni di Diano. La sede di S. Pantaleone era il casale “Caratello”, o “Carracelli” o “Carratelli”, sito nelle pertinenze di Capaccio11, ed in diretto dominio dell’Ospedale sicuramente prima del 1305, quando Carlo II accordò una esenzione parziale d’imposta per quella località. Anche nel 1381 S. Pantaleone risulta assegnata contestualmente a Diano e S. Cesario, al già nominato Antonio de Marmore 12. Per S. Giovanni di Diano13 abbiamo già menzionato il precettore del 1381, Antonio de Marmore; nel primo ventennio del XV secolo la domus venne assegnata insieme a Pugliano e Sala prima del 1416 a Muferio de Santa ed in quell’anno a Francesco de Alferyo; nel 1420 a Francesco de Pando di Napoli, insieme a Sala, Padula e Caratello14. La precettoria di Croce, intitolata a S. Maria, oltre che nell’inchiesta capuana è documentata anche nel 1378-81, quando ne era titolare fra Giovanni di Buccino, contestualmente precettore di Buccino e Sala, e che per le tre precettorie versò nel 1378 61 ducati e 2 tarì, confermati per il ‘79, e 62 ducati per il 1380;

9 AOM, cod. 321, c. 200v-204v. Successivamente si riscontrano altri riferimenti databili intorno al 1420: prima di quella data S. Cesario era assegnata, probabilmente da sola, a Mossulo Carbone di Salerno (AOM, cod. 344, c. 177v), nel 1420 ad Antonio de Crimone (AOM, cod. 344, c. 177v). 10 Sulla località cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. I, pp. 136-141. 11 Non si è riusciti ad individuare con certezza questo casale; potrebbe essere il casale “Caratu”, cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. VIII, p. 223. 12 CGOH IV, n. 4686. Su Carratelli v. Biblioteca Nazionale di Napoli, MS XV, D, 15, Reassunto de’ Diplomi esistenti nell’Archivio della Regia Zecca appartenenti all’abolito Ordine de’ Templari, ed all’attuale S.M. Ordine de’ Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, compilato sotto gli ordini del signor Balio frà Francesco Antonio Cedronio, ricevitore e ministro dell’Ordine presso S.M. Siciliana, per opera dell’avvocato Felice Parrilli, nell’anno 1803, doc. XXIV, cc. 45r-46r. Successivamente, nel 1420, risulta assegnata a Francesco de Pando di Napoli, sempre con Diano, ma anche con Sala e Padula, AOM, cod. 321, c. 200v; cod. 343, c. 181v. 13 Su Diano cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. IV, pp. 208-213. 14 AOM, cod. 339, c. 99r; cod. 339, c. 99r; cod. 343, c. 181v.

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successivamente, e fino almeno al 1402, la casa di Croce risulta sempre data in commenda insieme alle domus di Pugliano e Sala15. Della precettoria di Cuccaro si sa che era intitolata a S. Giovanni16 e tra il 1378-80 fu assegnata a fra Matteo de Cara di Roccagloriosa insieme alle case di Policastro, Roccagloriosa, Tortorella17 e Moliterno, che dovevano essere commende di scarso valore, visto che per tutte nel 1378 il precettore versò al Tesoro 13 ducati di responsiones, e due anni dopo, soltanto per Rocca e Cuccaro, la somma di 10 ducati, forse perché le altre si erano ulteriormente impoverite. Riguardo alle altre piccole domus, si sa che la precettoria di Policastro18 era intitolata a S. Giovanni, quella di Roccagloriosa19 a S. Giacomo, e alla morte del Cara furono assegnate nuovamente insieme, con l’esclusione di Tortorella e Moliterno, a fra Antonio di Policastro, con atto del 21 ottobre 138420; oltre a ciò si ha notizia di un precettore di Policastro nel 1420, il napoletano Aniello Casatini21. A proposito della domus di Buccino22, da un documento del 1381 sappiamo che era intitolata a S. Domenica23 ; la precettoria di Sala24 risulta invece intitolata a S. Nicola, e nel 1378-81 ne era titolare Giovanni di Pugliano, contestualmente a Pugliano e Croce (v. prima), nel 1384 venne invece assegnata con Croce a Giacomo de Cavis; nel 1393 venne nominata in un atto della cancelleria magistrale come domus S. Nicolay de Goffrido de Sala; l’aggiunta del de fonte al toponimo, inserito in un atto del 1420, ci riporta alla cappella di S. Giovanni in Fonte, già dipendenza della SS. Trinità di Venosa e poi sede di commenda dopo lo smembramento del patrimonio dell’abbazia, per cui è verosimile pensare che nel ‘400 ci sia stato un accorpamento25. AOM, cod. 321, c. 201r-204v. Poi nel 1393 Nicola de Perre, contitolare di Sala e Pugliano (AOM, cod. 326, c.112r), nel 1400-02 Matteo Scattaretica di Salerno, contitolare di Sala e Pugliano (AOM, cod. 331, c. 148r; B. del Pozzo, Ruolo generale de’ cavalieri gerosolimitani della Lingua d’Italia, Torino 1714, sub anno 1402), nel 1420 Giacomo Russo di Caggiano, contitolare di Caggiano e Pugliano (AOM, cod. 344, c. 178v). 16 AOM, cod. 281, c. 52r. Sulla località di Cuccaro cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. IV, pp. 184-189. 17 Sulla località cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. IX, p. 219. 18 Su Policastro cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. VII, pp. 224-229. 19 Su Roccagloriosa cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. VIII, pp. 33-35. 20 AOM, cod. 321, cc. 201r-204v; cod. 281, c. 52r. 21 B. del Pozzo, Ruolo generale, cit., sub anno 1420. 22 Su Buccino cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. II, pp. 387-390. 23 AOM, cod. 321, c. 200v. 24 Sulla località cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. VIII, pp. 95-96. 25 AOM, cod. 321, c. 201r-204v, cod. 281, c. 1r. Cfr. A. Maurano, Il Battistero di San Giovanni in Fonte. Il restauro, in Atti del Convegno Internazionale Alle origini dell’Europa Mediterranea: l’Ordine dei Cavalieri giovanniti (Castello di Lagopesole, 25-26 giugno 2005), Firenze 2007, a cura di A. Pellet15

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Il riferimento alla SS. Trinità merita qualche approfondimento, poiché l’importante abbazia benedettina, che fu incorporata all’Ospedale da papa Bonifacio VIII il 22 settembre 129726 insieme a tutti i suoi possedimenti, deteneva diversi beni tra Cilento e Vallo di Diano e a quanto pare continuò a possederli anche sotto i Giovanniti, ma probabilmente dopo il 1330-35 avvenne lo smembramento e per motivi di redistribuzione del patrimonio alcuni possedimenti furono attribuiti al priorato di Barletta, altri a quello di Capua: per tali motivi ritroviamo la cappella di S. Giovanni in Fonte in qualità di commenda e poi forse tra le pertinenze della precettoria di Sala; la precettoria di Corneto27, che fino agli anni 1330-35 risulta ancora tra le dipendenze della SS. Trinità di Venosa, nel 1373 compare nell’elenco capuano28; e probabilmente anche il casale di “S. Maria di Cadossa” presso Padula, conosciuto come appartenente alla SS. Trinità di Venosa da un atto di ingiunzione di Carlo II, del 25 maggio 1305, diretto al giustiziere del Principato “citra serras Montorii”, dopo lo smembramento del patrimonio della ex abbazia benedettina fu accorpato alla precettoria esistente a Padula ed intitolata a S. Antonio29. Di quest’ultima sede giovannita si ha notizia anche tra il 1378-80, quando il precettore Nicolò de Ioya versò 7 ducati, 3 tarì ed 8 grana di responsiones per il 1379 e la stessa cifra per l’anno successi-

tieri, pp. 239-255. Il Camera afferma che a Sala doveva esservi un insediamento templare, proprio in una cappella intitolata a S. Giovanni in Fonte, ma è una dichiarazione finora non supportata da documentazione e contraddetta da quanto sopra affermato, M. Camera, Annali delle due Sicilie, vol. II, Napoli 1860, p. 155. Sono documentati altri titolari della precettoria, fino ai primi del XV secolo, nel 1393 Nicola de Perre, contitolare di Pugliano e Croce (AOM, cod. 326, c.112r), nel 1400-02 Matteo Scattaretica di Salerno, nuovamente contitolare di Pugliano e Croce (AOM, cod. 331, c. 148r; B. del Pozzo, Ruolo generale, cit., sub anno 1402), prima del 1416 Muferio de Santa, contitolare di Pugliano e Diano (AOM, cod. 339, c. 99r), nel 1416 Francesco de Alferyo, nuovamente contitolare di Pugliano e Diano (AOM, cod. 339, c. 99r), nel 1420 Francesco de Pando di Napoli, contitolare di Diano, Padula, Caratello (AOM, cod. 343, c. 181v). 26 CGOH III, n. 4387; la domus è attestata, per esempio, in un documento del 1303 (CGOH IV, p. 48); M. Gattini, I priorati, i baliaggi e le commende del sovrano militare ordine di S. Giovanni di Gerusalemme nelle province meridionali d’Italia, Napoli 1928, pp. 17-18. Cfr. H. Houben, La SS. Trinità di Venosa, baliaggio dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, in «Studi Melitensi», II, 1994, pp. 7-24. 27 Sulla località di Corneto (Corleto) cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. IV, pp. 132-133. 28 Su questi argomenti cfr. M. Salerno, K. Toomaspoeg, L’inchiesta di papa Gregorio XI sugli Ospedalieri, cit. Sullo smembramento del patrimonio della SS. Trinità, v. G. Crudo, La SS. Trinità di Venosa. Memorie Storiche, Diplomatiche, Archeologiche, Trani 1899, p. 334. 29 CGOH IV, p. 114. AOM, cod. 321, cc. 201r-204. Sulla località di Padula cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. VII, p. 103.

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vo. Nel 1420 la casa venne assegnata a Francesco de Pando di Napoli, insieme a Sala, Diano e Caratello30. Altri territori cilentini della SS. Trinità a quanto pare restarono nel patrimonio della ex abbazia benedettina, come il casale “Vignale” presso Sicignano, che il 10 febbraio 1300 Carlo II ordinò al suo giustiziere del Principato di qua di Montorio, di delimitare31, oppure il casale denominato nei documenti “Apecive”, o “Apetine” (Petina32), che tra il 1304 ed il 1305 fu usurpato alla SS. Trinità33. Oltre la menzione nell’elenco posto alla fine dell’inchiesta capuana, nessun’altra notizia è stata rinvenuta sulla non ben indentificata domus Sancti Serratelli, sulle domus di Laurino34, Novi35, Cucuzi (Contursi ?36), mentre in alcuni atti della cancelleria magistrale del 1420 si ha notizia delle case di Polla37 ed Auletta, che a quella data sembrano aver ormai perso il rango di precettorie indipendenti ed essere diventate membra, in particolare di una precettoria non menzionata nell’inchiesta del 1373, quella di Caggiano38. Nel 1420, infatti, Giacomo Russo di Caggiano venne nominato precettore della domus del suo paese, contestualmente alle case di Pugliano e Croce39, mentre le grange di Caggiano, S. Giovanni di Auletta, S. Simeone di Polla ed un’altra casa non menzionata nell’inchiesta del 1373, S. Giovanni di Vietri (di Potenza40) vennero assegnate ad Andrea Grosso di Caggiano41. Ma a Caggiano, il paese che sorgeva presso due antiche vie di comunicazione, quella che univa il salernitano al metapontino ed alla Puglia passando per Potenza e quella che attraverso il Vallo di Diano portava in Calabria, tappa ob-

AOM, cod. 343, c. 181v. CGOH III, n. 4484. Della chiesa di Nostra Signora del casale Vignale, di pertinenza della SS. Trinità di Venosa, si parla in un altro documento della cancelleria angioina, del 23 luglio 1303, cfr. CGOH IV, p. 54. 32 Sul sito di “Abetina” cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. I, pp. 9-10. 33 CGOH IV, p. 100, datato 10 dicembre. Reassunto de’ diplomi, cit., doc. XXII, cc. 42r-43r. 34 Sulla località di Laurino cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. V, pp. 223224. 35 Su Novi cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. VII, pp. 64-65. 36 Si è ipotizzato che Cucuzi si riferisca a Contursi, visto che nell’elenco capuano alcuni nomi di domus sono trasformati a tal punto da essere irriconoscibili; su Contursi cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. IV, pp. 108-112. 37 Sulla località cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. VII, pp. 231-233. 38 Su Caggiano cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionat, cit., vol. III, pp. 5-6. 39 AOM, cod. 344, c. 178v. 40 Su Vietri cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., vol. IX, pp. 58-59. 41 AOM, cod. 344, c. 179v. 30 31

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bligata per pellegrini e viandanti, sorgeva anche una magione templare intitolata a S. Agata, i possedimenti della quale potrebbero essere passati ai Giovanniti dopo la soppressione dell’Ordine del Tempio42. Mettere insieme e presentare tutte queste informazioni tratte dalla documentazione ha inteso dimostrare una presenza interessante dell’Ordine giovannita nel territorio del Cilento e Vallo di Diano, un’area nella quale tale realtà era poco o male conosciuta. Si trattava, in sintesi, di domus con patrimoni e redditi di modeste dimensioni, pertanto di scarso valore per cui venivano assegnate ‘in blocchi’ di due, tre o anche più ad un solo dignitario, per permettere a costui di avere una rendita soddisfacente. Dalle poche testimonianze reperite sulle responsiones pagate dai precettori negli anni 1378-80, si è potuto determinare che erano economicamente più floride le commende di Buccino, Sala e Croce, per le quali si pagarono 61-62 ducati, contro i 25 di Eboli ed Altavilla e di Caratello e Diano, per scendere ai 7 versati per la sola Padula ed ai 13 relativi a ben cinque domus (Cuccaro, Policastro, Roccagloriosa, Tortorella, Moliterno), che dovevano pertanto essere abbastanza indigenti. La zona cilentana era andata incontro ad un destino di progressivo isolamento, in particolare a partire dai danni prodotti dalla guerra del Vespro. Già nel 1291 si dovettero esentare dalla colletta imposta quell’anno ben 33 terre del Cilento43. Per il successivo periodo di crisi del secolo XIV si è riscontrata la sparizione di altrettanti centri abitati sui 53 che nel Cilento erano in possesso della Badia di Cava dei Tirreni44. Il risultato finale fu un’accentuata disarticolazione sia dell’insediamento che del possesso feudale. Anche il Vallo di Diano fu una zona di elezione della guerra del Vespro e fu necessario concedervi sgravi fiscali analoghi, benché meno consistenti, mentre vi si riscontrano gli stessi fenomeni di rarefazione demografica e dei centri abitati45.

42 Sulla magione templare cfr. B. Capone, L. Imperio, E. Valentini, Guida all’Italia dei Templari, Roma 1989, pp. 233-235; F. Bramato, Storia dell’Ordine dei Templari in Italia – Le fondazioni, Roma 1991, p. 149 afferma che i Templari ebbero in quella zona “il monastero di Sant’Agata, l’ospizio di S. Giovanni ed oltre duemila tomoli di terra nel territorio che si estende sino alla fiumara Melandra e parte delle terre in contrada Lamassa”. 43 P. Ebner, Storia di un feudo del Mezzogiorno. La baronia di Novi, Roma 1973, pp. 124-125. 44 V. Aversano, Dinamica dell’insediamento nel Cilento medievale, in Guida alla storia di Salerno e della sua provincia, p. 478. 45 V. anche G. Galasso, Storia del Regno di Napoli, vol. I Il Mezzogiorno angioino e aragonese, Torino 2006, pp. 896-897.

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In un contesto simile, necessariamente anche le fondazioni degli Ospedalieri di San Giovanni dovettero subire delle flessioni nelle entrate, se non anche la rovina ed il conseguente abbandono. Gli stessi fratres titolari delle commende, i cui nomi si sono spesso ripetuti per i motivi di contitolarità evidenziati, per lo piÚ provenivano dai medesimi centri loro assegnati o da aree limitrofe, ennesima dimostrazione dell’esiguo valore di quelle precettorie, tale da non suscitare le brame di potenti membri dell’Ordine.

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