La Murgia materana Una storia antichissima, iniziata nel Cretaceo Superiore (70 milioni di anni fa). Il Parco delle Chiese Rupestri del Materano, esteso lungo il territorio della Murgia, copre una superficie di circa 8000 ettari, tra i comuni di Matera e di Montescaglioso, fino al confine con la vicina Puglia. L’altopiano roccioso trae la sua denominazione dal termine latino “Murices”, che vuol dire “rocce”. Infatti la geologia del territorio presenta due strati di rocce sedimentarie. Lo strato inferiore è costituito da una pietra calcare molto dura, di età cretacea, formatasi con la sedimentazione del fango carbonatico, del quale il cosiddetto “Calcare di Altamura” è valida testimonianza, mentre in superficie troviamo la “Calcarenite di Gravina”, Panorama della Gravina.
formatasi nel pleistocene. Ed è proprio nell’era del Pleistocene medio (700 mila anni fa) che le caratteristiche incisioni che rendono così suggestivo il paesaggio roccioso del territorio del Parco vengono a formarsi. Un ambiente particolarmente suggestivo, segnato da profonde gravine formatesi con l’innalzamento delle terre, lo scioglimento dei ghiacciai e il ritiro delle acque verso il mare. La natura calcarea delle rocce la rende soggetta all’intensa azione corrosiva delle acque piovane, le quali con l’anidride carbonica svolgono un’azione solvente ed erosiva. Queste valli, piene di grotte e di insenature, nascondono siti preistorici, villaggi agropastorali con stazzi e cisterne, chiese rupestri, edicole votive e masserie fortificate. Un patrimonio immerso in una vegetazione a tratti
5
6
impenetrabile, che ben si presta a passeggiate botaniche e faunistiche, alla scoperta di alberi, piante, fiori rari e animali in via di estinzione. La macchia mediterranea, il bosco, la gatiga e la steppa rappresentano la tipica vegetazione della zona. La superficie boschiva del Parco si estende per un’area di circa 1.000 ettari. Il Bosco di Lucignano e il Bosco del Comune sono i due complessi boscati più importanti. Il Fragno (Quercus Troiana) é l’esemplare arboreo che probabilmente meglio ne caratterizza l’aspetto paesistico. Seguono la Roverella, il Leccio, l’Olmo, il Cerro e l’Acero. Ma tra gli arbusti ricordiamo anche il “Perastro”, il cui tronco era utilizzato per fare statue di legno, il “Ginepro”, il cui lattice bruciato era usato
come incenso nelle chiese, e il “Carrubo”, il cui frutto veniva dato ai bambini come fosse una cioccolata. Caratterizzano inoltre il sottobosco la Fillirea, il Lentisco, l’Orniello, l’Edera, il Terebinto, l’Oleastro, il Cisto, la Ginestra e il Biancospino. Tra i fiori ricordiamo la “Vedovella dei Prati”, “il Giaggiolo Siciliano”, “la Campanula Pugliese”, “il Ciclamino Napoletano” e l’ “Ofris Matheolana”, una piccola e rara orchidea. Molto diffuso è il “Timo Arbustivo”, una pianta aromatica e l’ “Asfodelo”, il cui fiore ornava le tombe degli antichi guerrieri greci e romani. Tra gli animali citiamo la “Volpe”, la “Faina”, il “Tasso”, l’ “Istrice”, il “Gatto selvatico”, il “Nibbio bruno”, la “Poiana”, La ginestra.
l’ “Airone Cenerino” e il “Falco Naumanni”, una specie protetta che costruisce il nido sotto le tegole dei tetti delle case dei Sassi. Questo falchetto arriva in primavera dalle aride savane africane e si nutre principalmente di farfalle e di grilli; per questo è chiamato anche “Grillaio”. In autunno, per svernare, dopo essersi riprodotto, si dirige a Sud-Ovest del deserto del Sahara. Si contano in tutta Europa circa quindicimila coppie, di cui il 10% nidifica in Italia. Camminando per la Murgia è possibile osservare il volo di almeno 300 coppie. L’Ofris Matheolana.
7
Civiltà rupestre tra realtà storica e storiografia mitologica
8
Il Parco si connota per la presenza di gravine e luoghi impervi pieni di grotte e insenature che ben si prestano a racconti leggendari e mitologici. Fino a trent’anni fa, le cripte del materano, disseminate per le gravine, apparivano come l’espressione di un’arte eremitico-monastica di provenienza orientale. Si riteneva che un gruppo di monaci eremiti definiti “Basiliani”, movendo dalla Cappadocia, in seguito alle persecuzioni iconoclastiche dell’VIII e IX secolo, si erano rifugiati negli anfratti delle gravine realizzando strutture ricettive di carattere eremiticoanacoretico: eremi, asceteri, laure e cenobi. In realtà molti storici illustri sin dalla fine
dell’ottocento erano caduti in errore, affascinati più dai colori del paesaggio che dal fenomeno rupestre. San Basilio, non fondò ordini monastici, ma provenendo da una famiglia colta, esercitò una valida opposizione al monachesimo bizantino, caratterizzato da un grande individualismo dei monaci, molto spesso umili, rozzi e ignoranti. Nella tradizione storiografica locale non ci sono nomi di eremiti fuggiti dalla Cappadocia, e la loro fuga verso l’Italia meridionale non è mai stata provata. Persino i soci del circolo culturale “La Scaletta” di Matera, negli anni che seguirono allo spopolamento dei Chiesa Rupestre Madonna delle Tre Porte: interno.
Chiesa Rupestre di S. Agnese. Sassi, avevano sostenuto con forza questa tesi mitologica, nel tentativo di valorizzare un patrimonio monumentale e artistico che rischiava di scomparire per sempre. Tuttavia non poteva essere noto in quegli anni il concetto di “Civiltà Rupestre” sviluppato dallo storico Cosimo Damiano Fonseca solo agli inizi degli anni Settanta. Queste cripte, furono per lo più cappelle, oratori pubblici e santuari, scavati in rupe o costruiti, dislocati lungo le principali vie di comunicazione, vicino le masserie, nei pressi dei corsi d’acqua e nei luoghi frequentati dai contadini che coltivavano i campi e dai pastori che
praticavano la transumanza. I villaggi in rupe che chiamiamo casali rupestri, sono parte integrante dell’urbanistica e dell’architettura medioevale, in cui la grotta è una soluzione abitativa con un valore economico, documentato da decine e decine di atti notarili, mentre la chiesa rupestre è espressione della tradizione religiosa popolare. Pertanto la tipologia insediativa dell’habitat rupestre é legata all’organizzazione della vita quotidiana nel medioevo e all’economia del territorio. Spesso le grotte erano scavate su vari livelli, proprio come i Sassi di Matera, un esempio di scelta urbanistica condivisa fino al primo dopoguerra.
9
Masserie, casali rupestri e Jazzi
10
Le masserie del materano, ben visibili lungo tutto il territorio del Parco, hanno costituito fino agli anni ’60 il centro nevralgico degli interessi economici. I contadini e i pastori del passato, vivendo a stretto contatto con la natura, esercitavano uno sfruttamento responsabile delle risorse, un sapere trasmesso di generazione in generazione. Ciascuna di queste unità produttive, pastori, vaccari e porcari era diretta da un massaro, una figura professionale che si tramandava di padre in figlio e che coordinava tutte le attività agricole e zootecniche. Le strutture rurali presentano l’edificio padronale, gli alloggi dei salariati, i depositi, pozzi, forni e cappelle. Durante la raccolta delle olive,
la mietitura e la trebbiatura, la masseria diventava un piccolo villaggio. Lungo il costone della Gravina di Matera si registrano, a partire dal X-XI secolo, casali rupestri e jazzi abitati stabilmente o periodicamente da piccole comunità di pastori. Ricordiamo lo Jazzo di S. Nicola all’Ofra, lo Jazzo Nunziatella, il Villaggio Saraceno, Cristo La Selva, S. Maria de Olivara, la Madonna della Murgia, e tanti altri. Questi piccoli villaggi, composti di depositi per attrezzi, magazzini per derrate alimentari, cisterne, stalle, frantoi, forni e chiesa rupestre, con annessa area sepolcrale, conservano ancora intatto il fascino dell’insediamento spontaneo ricavato in grotta. Masseria radogna: centro visite del Parco.
Masseria radogna: la cappella. Gli arnesi utilizzati durante lo scavo sono: la “dolabra” o la “fabrile”, ovvero l’ascia da cavatore, “il male e peggio”, una specie di piccone corto, la “sacena”, ovvero la piccozza, e l’ “upupa”, il piccone a punta e penna. Di sostegno alle attività della masseria e del casale era lo jazzo, un ovile dislocato lungo il corso d’acqua. Scavato sempre verso sud e in leggera pendenza, per permettere lo scolo Località Pedale della Palomba: Insediamento pastorale.
degli escrementi solidi e liquidi verso la concimaia e proteggere gli animali dai venti freddi del nord, è il risultato di uno scavo intelligente, perfettamente integrato con la natura. La sua caratteristica è il muretto a secco, che racchiude l’area perimetrale destinata al giacere degli animali. A volte nelle soste durante la transumanza si utilizzavano anche recinti mobili, costituiti da addiacci a rete e cancelli in legno.
11
Escursione I Madonna di Monteverde, Madonna degli Angioli, Madonna dei Derelitti, Madonna delle Vergini Nota introduttiva: Percorso a piedi lungo e difficoltoso.
12
Madonna di Monteverde Per raggiungere la chiesa rupestre è necessario andare a piedi. Partendo dai Sassi è possibile scendere fin giù al torrente Gravina di Matera percorrendo Porta Pistola, un tratturo realizzato nel 1632 dalle benedettine di S. Lucia alla Civita. In seguito all’acquisto delle case del nobile Gianbattista Ferraù e del canonico Luca Caione, le benedettine chiesero
ed ottennero dal Sindaco Giovanni Donato Barberio, per intercessione di Monsignor Spinola, l’autorizzazione per inglobare nel proprio monastero la vecchia via Postergola, a patto che ne realizzassero una nuova detta appunto “Porta Pistola”, ovvero la “Porta Posteriore”. Guadato il torrente si raggiunge la piccola cappella, testimoniata sin dall’anno 1583 e venerata il primo maggio. La facciata presenta tre finestre ed un campanile a vela. Frammenti di affresco sono visibili all’interno; si riconosce una Madonna con Bambino sull’altare, ed in fondo una Crocifissione. Poco oltre è un laghetto naturale: lo Jurio, una inesauribile riserva d’acqua per gli abitanti dei Sassi. Si osservano numerose piante igrofile e, lungo le pareti della Gravina, tane di faine e di tassi. Madonna degli Angioli Raggiungendo la sommità della collina murgica che si eleva tra Madonna di Monteverde: il singolare
impasto di roccia, natura, paesaggio risalta in questa piccola chiesa rupestre del XVI secolo.
Madonna degli Angioli: dalla sommità del promontorio si può godere una splendida veduta sui Sassi.
i Sassi e la Murgecchia, si scopre accanto ad una grande cisterna un’antica chiesa rupestre, con la facciata in muratura crollata nel 1990 a causa di forti piogge. È nota col titolo di Madonna degli Angioli; accanto si sviluppa Madonna degli Angioli: interno.
un altro ambiente scavato, detto dai pastori “la grotta delle tre civette”, per la presenza di tre finestrelle. La chiesa presenta importanti affreschi, che mostrano analogie con l’affresco della cripta del Santuario della Mater Domini di Laterza, e con quelli di S. Giovanni in Monterrone. Si riconosce pertanto una Santa Sofia, una Madonna col Bambino, un S. Nicola, un S. Pietro
13
Madonna dei Derelitti: esterno.
e un S. Antonio da Padova, molto rovinato. Dall’alto della collina si ammira uno splendido panorama sui Sassi.
14
Madonna dei Derelitti Raggiungendo nuovamente il fondo della Gravina si imbocca il sentiero che sale sulla Murgecchia, realizzato nel 1985 durante le riprese del film “King David”, interpretato dal noto attore Richard Gere (per i suoi splendidi scenari, Matera ha sempre fatto da sfondo alla realizzazione di numerosi lungometraggi, anche di grandi registi, da Pasolini ai fratelli Taviani). In cima alla collina è il Sacello della Beata Maria Vergine dei Derelitti, cioè di coloro che sono stati abbandonati e dei disperati. Il piccolo tempio, scavato in grotta, è anche detto Madonna delle Vergini: La chiesa é tutt’oggi aperta ai fedeli, che numerosi si ritrovano in questo luogo sacro l’ultima domenica di maggio per celebrarne il culto mariano.
volgarmente “della scordata”. La facciata è stata realizzata nel 1860. All’interno si osservano una fila di mattoni ceramicati, che dalla porta d’ingresso arrivano fino all’altare; sotto il pavimento vi sono delle tombe. La cappella presenta un unico ambiente e sulle pareti si leggono delle preghiere. Dall’ingresso di una grotta ad essa adiacente, attraverso un lungo cunicolo, si raggiunge il Santuario di S. Maria delle Vergini. Madonna delle Vergini La chiesa è ancora aperta al culto, con gran concorso di fedeli nell’ultima domenica del mese di maggio. La facciata in muratura mostra analogie con quella della Madonna dei Derelitti. Realizzata nello stesso periodo, nasconde un piccolo ambiente scavato. In fondo alla navata unica è collocato l’altare,
S. Giovanni da Matera: interno. dietro il quale si nascondono degli affreschi. Pregevoli sono i mattoni ceramicati, che ricordano gli ex-voto per le grazie ricevute. Poco oltre, tra le tante
grotte, si scorge un altro luogo di culto, intitolato a S. Giovanni da Matera, con resti di altare e di affreschi. Il pianoro sovrastante ha restituito oggetti del neolitico ed urne della civiltĂ protovillanoviana.
15