a cura di
NONO MEMÈ
Pontica Verba
... “Esiston
elegie dall’esilio
a cura di NONO MEMÈ
Nono Memè, con questa raccolta in versi, ha vinto il Premio Letterario “La Città dei Sassi” seconda edizione, nella sezione Poesia.
autoantologia giugno ’06 - aprile ’07
€ 8,00 ISBN
88-86820-66-0
i poeti
Pontica Verba, con la sua deliziosa ascendenza ovidiana, risulta un’antologia di più autori (che come nel caso dei tanti eteronimi dello stesso Pessoa, finiscono poi per essere come lo sfaccettato frutto di un solo autore). Ma unico e sapiente il filo conduttore, in una cavalcata letteraria preziosa e peritissima per stile anche di scelte formali. “Fu quando cadde / che gli si ruppe / il nome”... In eterno cammino d’esilio verso la Parola Vera, questa poesia come “matassa spessa, ritmata scossa”, rimossa, ahinoi, ma “sempre Messa in movimento”, torna a farsi rito e viatico, diario e auspicio, “mar di me che mi sciaborda” divina ed evoca l’autore, contemporaneo ideale di un Ovidio che sempre lo resta, in concreto, anche per noi: carminibus quaero miserarum oblivia rerum. Una grande prova, insieme, di passione culturale e di vita propria, macerata goduta vissuta. (motivazione della giuria del Premio “La Città dei Sassi”)
I duro al cuore rumore nel mattino confino mi rimbocco il sudore nel rintocco declino strascicar l’ossessione come fosse una danza una stanza sfinita il mangiarsi la vita lasciatemi così, intorpidito, come il sole di un luglio affaticato. mi resti addosso la nemica vita, come un’unta focaccia indigerita quando s’inarca questa vita meravigliosa. non ho più voglia di vendere bugie. sono un essere privo lasciatelo lì, nel suo male riverso. ma lasciatelo lì, a sfibrare il suo verso inganno ingenuo, prendersi lievi in giro, come se stare zitti fosse una soluzione infranger inni sbriciolar parole fatica dei poeti. come impedir la vita così chissà se la vita sarà amore o pianto sogno o bugia. o se non sarà stata. andata via pochi versi ma chiari sinceri, un testamento, e lenti, una preghiera. la vita non sia altro
II mi morde una bestia mi morde l’ingorda la bestia ringhiando mi morde e rimorde chiamatelo cancro chiamatelo tedio oppure soltanto chiamatelo amore dove c’era un terrazzo ora è un fango di resina. il grande Dio Albero sa sputare veleno sull’assenza dell’Uomo chiudere ancora casa la mente e il cuore. un bacio al monte un pizzicotto all’albero. terrazzo sul più nulla questa è la casa come quella è la donna. fuggo o maltratto tutto quello che amo m’han regalato ancora un’altra sera. e la voglia di piangere s’inarancia sull’Albero s’assilenzia col Monte esser, sì, ma sospesi, dove gli altri finiscono; tirarsi a morsi il cuore dove muore la sera si stringe, l’orizzonte. monti lontani trapassano in colli di bosco alla gola vento dissentimento un disseminamento o disancoramento dissolvimento al vento
III si dimentica tutto. dimentica tu dimentica tutto, dimentica su. niente alla mente o nel cuore dell’uomo resiste al disastro del tempo. al tempo tu dedica allora il tuo niente demente dimentica il tempo, dimentica su. tutto dimentica. turututù (viaggiando capisco che non mi puoi capire. è così triste che ne vorrei morire) ho tanto male al cuore ho tanto male amore dove mi manchi tu dove mi manchi tu il canto del cucù. dove mi fa pi ù male frinire di cicale. dove nulla rimane l’accanirsi di un cane. dove c’è stato un uomo lontananza di tuono. dove svanì l’Amore la giornata che muore ti amo ma però non lo so l’amore cos’è ti amo sì eppure non ho il come e il perché ho tanto male ho sempre tanto male a dove manchi tu uomo che piange. delitto incompiuto. ho male alla schiena
IV è solo un urlo, muto, muro dell’uomo solo nulla dura. volete duri quest’uomo! nulla muta. volete muti quest’uomo! se mi amaste mi parlereste mi amaste parlereste maste reste aste ste te sto cambiando sto cambiando sono già cambiato non ho niente da dire. sono un niente già detto si caga poco, si caga sempre meno. si vive poco, si vive senza scopo (l’arte di cancellarti) né finsero di finire né finirono di fingere che l’ozio neghi il negozio. eccetera che se il Tempo del Nulla non è tempo perso, quanta gente che perde il suo tempo!
V al sole la cicala assorda Dio
scrivere, come si piange, come si prega (saper pregar poesia) fare della vita una Preghiera scritta nebbia che incatena, catena che annebbia il buco mi guarda svuotarmi che s’anche cielo e mare sono fatti d’inchiostro, li vedi i nostri cuori, che son pagina bianca (da baudelaire)
certe volte ti credi e invece sei soltanto un Ammalato che non hanno paura della pioggia le rondini dov’è il dopopranzo delle rondini impazzite? non muove un fiato ora il cielo, è solo invisibile pioggia che allaga i miei occhi è così finto il mondo degli uomini che chissà se la pioggia è davvero