La biblioteca dei conti Gattini La donazione La Biblioteca provinciale di Matera si è arricchita negli anni di preziosi fondi di libri rari e di pregio grazie alla benevolenza di molte famiglie materane che hanno messo a disposizione della cittadinanza il proprio patrimonio librario lasciandolo in dotazione alla biblioteca, facendo di un bene personale un patrimonio di tutti. Per una felice intuizione del primo direttore della Biblioteca, l’avvocato Pasquale Dragone, che nell’ordinamento del patrimonio librario costituì una sezione denominata “Sezione Lucana”, questa istituzione ha avuto una particolare attenzione verso la storia locale e si è rapportata con il territorio e la comunità fino a diventare il luogo deputato della “mediazione tra memoria collettiva, di cui essa stessa costituisce un compendio significativo, e comunità locale”,1 e ha cercato di essere il luogo di deposito, consultazione e uso delle opere connesse con la città e il territorio lucano. Se oggi è possibile trovare in biblioteca testi fondamentali per la ricerca storicoculturale in Basilicata, si deve non solo al lavoro svolto con costanza dal personale che ha immediatamente inventariato e catalogato il materiale pervenuto per donazione e lo ha messo a disposizione dei lettori, ma un grazie di tutti noi è dovuto alle famiglie Ridola, Santoro, Del Salvatore, Guerricchio e soprattutto agli eredi dei conti Gattini, che, in occasione della vendita del palazzo gentilizio, hanno deciso di lasciare alla biblioteca una raccolta di testi dal valore inestimabile. La pubblicazione del Catalogo del Fondo Gattini vuole essere un sentito ringraziamento nei confronti dei figli di Nicola e Nicoletta Gattini: Tommaso, Michele, Maria e Carolina, che nel 1990 decisero di donare alla Biblioteca il ricco patrimonio librario che negli anni tutti i rappresentanti della famiglia Gattini avevano custodito gelosamente e di lasciare in deposito presso l’Archivio di Stato di Matera una altrettanto preziosa raccolta di documenti.
1
R. Pensato, La raccolta locale, Milano, Bibliografica, 2000, p. 7.
11
Nel mese di maggio 1990 gli eredi Gattini inviarono all’Amministrazione provinciale di Matera la seguente lettera: “I sottoscritti eredi di Nicola e Nicoletta Gattini, hanno deciso unanimemente di donare a codesta Amministrazione i libri che fanno parte della dotazione del loro palazzo sito a Matera, in Piazza Duomo, perché vengano assegnati alla Biblioteca Provinciale e messi a disposizione degli studiosi. La biblioteca si compone di circa 3.500 volumi di argomenti vari raccolti e custoditi con cura dai vari membri della loro famiglia nel corso di oltre quattro secoli. L’elenco è stato diligentemente curato dal personale della biblioteca provinciale che ha avuto modo anche di apprezzare il valore storico e l’utilità di questi libri. Il dono, valido ad ogni effetto, viene attuato al di fuori delle forme giuridiche previste per le donazioni, al fine di accelerare il trasferimento di questo materiale e consentirne l’immediata fruibilità da parte del pubblico. Vorremmo però, che codesto Ente esprimesse con regolare atto deliberativo, la volontà di accettare la donazione e garantisse la conservazione e l’uso della raccolta secondo le seguenti condizioni: 1) i libri devono essere sistemati in locali e scaffali autonomi della Biblioteca provinciale di Matera, in maniera da costituire un fondo a sé stante; le sale saranno denominate GATTINI; 2) ogni libro deve avere sul dorso un cartellino che riporti, assieme agli elementi di collocazione, la dicitura “GATTINI”; 3) sul frontespizio di ogni libro deve essere apposto il timbro recante la dicitura: Dono Eredi di Nicola e Nicoletta Gattini; 4) il prestito a domicilio sarà consentito in casi eccezionali e con le garanzie previste dal regolamento delle Biblioteche pubbliche statali; 5) il FONDO LIBRARIO GATTINI deve rimanere parte della Biblioteca Provinciale e non potrà essere in alcun modo trasferito ad altri Enti o Istituzioni pubblici o privati, salvo quanto previsto al punto 6; 6) il FONDO LIBRARIO GATTINI, quale testimonianza di una parte importante della storia materana, deve avere per sempre la sua sede nella città di Matera. Qualora l’Amministrazione Provinciale dovesse decidere il trasferimento in altro comune della Biblioteca Provinciale; il complesso del FONDO LIBRARIO GATTINI, compresi gli eventuali accrescimenti, sarà trasferito in proprietà del Comune di Matera. Al fine di collaborare con l’Amministrazione Provinciale nella osservazione delle condizioni suddette gli eredi Gattini nomineranno in accordo con l’Amministrazione stessa, un comitato di garanti composto da personalità della cultura. Al momento vengono designati i Sigg. Dr. Domenico Passarelli, Dr. Mauro Padula, Avv. Giovanni Sasso, Dott. Michele De Ruggieri.
12
Nella certezza che la donazione continuerà a perpetuare nella cittadinanza materana il ricordo della famiglia Gattini e a testimoniarne, come è noto, le tradizioni culturali e l’impegno sociale e civile che l’hanno sempre contraddistinta, i sottoscritti esprimono fiducia che la donazione sia di gradimento di codesto Ente e porgono, con i sensi di stima, i più distinti saluti. Firmata: Carolina Maria, Maria Carmela, Tommaso e Michele Gattini”.
In seguito l’Atto di donazione fu formalizzato con deliberazione n. 111 del 1° febbraio 1991 Successivamente i figli di Michele Gattini: Giuseppe e Giovannella, hanno chiesto di essere essi stessi garanti della donazione, insieme al dott. Pierpaolo Rosati, dirigente tecnico del Ministero della Pubblica Istruzione, in sostituzione di quelli indicati nella lettera del 1990 dai propri familiari. Il valore affettivo della donazione è stato espresso egregiamente da Tommaso Gattini in occasione della cerimonia svoltasi presso l’Archivio di Stato di Matera il 13 maggio 1990: “Abbiamo voluto rispettare la volontà dei nostri genitori, Nicola e Nicoletta e del nostro fratello Giuseppe; onorare la loro memoria e rinsaldare i vincoli con la comunità materana, per continuare a sentirci cittadini di Matera”.2 Non bisogna dimenticare, infatti, che Giuseppe Gattini, figlio primogenito di Nicola e Nicoletta, ha svolto un notevole lavoro di archivista e bibliotecario perché ha riordinato l’archivio di famiglia, redigendo elenchi di testi e documenti che ancora oggi sono di grande utilità per la ricerca storica e per l’individuazione e la descrizione dei documenti più antichi. Nicola Gattini, che è stato il promotore di questa donazione, vogliamo ricordarlo con le affettuose parole dell’avvocato Niccolò De Ruggeri che nel volume I moti popolari di Matera del 1860: eccidio Gattini (Matera, Edizioni Meta, s.d.), aggiorna le notizie biografiche dei conti Gattini fino ai suoi ultimi rappresentanti: “Gattini Nicola (1882-1919) figlio di Giuseppe e Carolina Amati ereditò dall’illustre Genitore tra tante virtù la vocazione alla pittura e al disegno. Anima sensibile di artista ha lasciato numerose composizioni tra quadri e disegni, tutti di pregevole fattura. Specialmente i quadri ad olio sono oggetto di costante ammirazione per la felice sintesi di luce e di colore.
2
Cfr. Manupelli, A., Prefazione in Vita di S. Eustachio: miniature del Conte Giuseppe Gattini, a cura di Carlo Dell’Aquila, Bari, 1991.
13
Alla passione per l’arte egli associò quella per le ricerche archeologiche. Alcuni reperti, portati al vaglio del sen. Ridola, suscitarono un grande interesse perché motivatamente furono giudicati rare testimonianze dell’epoca preclassica. Ridola con gioia lo volle come suo collaboratore e fra gli studiosi che si avvicendarono nel museo, Nicola Gattini fu il più stimato. Molte pubblicazioni di Ridola risultano illustrate da Gattini: degna particolare menzione l’artistica copertina del libro “La grotta dei pipistrelli”. Per la prematura sua morte il sen. Ridola volle perpetuare la memoria, siccome commossa e perenne attestazione di gratitudine, facendo murare nell’interno del museo la seguente lapide: Nicola dei conti Gattini Con mente di artista e Cuore di amico Collaborò al maggior Decoro di questo Museo In memoria Domenico Ridola Pose Gattini ha scritto due monografie, anch’esse rimaste inedite, riguardanti “I sepolcreti cristiani in Matera” e gli “Ultimi cimeli di orificeria liturgica”. Questo secondo manoscritto è rimasto incompleto mentre il primo, elaborato il 1917, è uno studio molto attento delle tombe sia in relazione alla loro datazione che alla conformazione strutturale. Numerosi sepolcri erano stati, in epoche diverse, scoperti nei sotterranei di alcuni palazzi e monasteri siti in piazza Cattedrale e nelle strade adiacenti. Vicino ai resti degli scheletri di solito venivano trovati vasi istoriati, anfore, poculi, lucerne, cantari, fiali lacrimali e crateri unguentari. Gattini ritiene che questi reperti specie “i vasi fittili dipinti” siano di tipo italogreco”(pp. 186-187).
Nicola Gattini soleva contrassegnare i suoi libri con un piccolo timbro di inchiostro blu con la scritta sovrastata dalla corona dei conti “Nicola Gattini di Casteltimmari”. Questo piccolo timbro compare su molti testi di arte, artigianato e pittura, a dimostrazione del grande interesse del proprietario per queste discipline e tra le carte di famiglia si trovano molti album pieni di disegni, schizzi, rilievi di grotte e chiese rupestri, frutto della sua collaborazione con Domenico Ridola nelle ricerche
14
archeologiche. Si dilettava anche di disegnare mobili originali che faceva realizzare dagli artigiani locali, che sono conservati gelosamente dai suoi famigliari. Come descritto dagli stessi eredi Gattini per oltre un mese il personale della Biblioteca si recò presso il palazzo di Piazza Duomo e provvide a elencare tutti i volumi, producendo una lista che fu acclusa agli atti di donazione. Nel palazzo vi era una sala addetta a biblioteca con stupende librerie in noce, distinte in base all’argomento dei libri contenuti, con un’iscrizione incisa sul frontale. La stessa suddivisione per argomenti è stata conservata nella collocazione dei volumi in Biblioteca, pertanto, l’intera raccolta ha conservato l’ordine originario ed è stata suddivisa nelle seguenti sezioni: Araldica - Belle arti - Diritto - Letteratura - Religione - Storia - Scienza e tecnica. Il Fondo è costituito da oltre 3500 opere per un totale di 4090 volumi che vanno dai manoscritti agli incunaboli, dalle cinquecentine ai numerosi testi del Seicento e Settecento, fino ai primi anni del Novecento. L’intero patrimonio si è rivelato di una ricchezza straordinaria, per il gran numero di libri rari ma anche per la varietà degli argomenti, per l’importanza delle opere letterarie, spesso nelle loro prime edizioni, per le opere storiche, e soprattutto per i testi di araldica e di storia della nobiltà in Italia meridionale. I volumi sono stati inventariati, schedati e sistemati tra i fondi speciali della Biblioteca con la dicitura “Fondo Gattini”. Dal 1993 tutti i testi sono a disposizione del pubblico e le schede bibliografiche sono state regolarmente inserite nei cataloghi cartacei, sia per autore che per soggetto. La schedatura è stata piuttosto complessa per la varietà del patrimonio librario, che ha richiesto una conoscenza catalografica a tutti i livelli, per la presenza dei numerosi manoscritti, incunaboli e cinquecentine. Gli incunaboli e le cinquecentine sono già inseriti anche nel Censimento nazionale predisposto dall’Istituto Italiano per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane. Il ritardo nella automazione dei servizi della biblioteca ci ha costretto alla riproduzione dattiloscritta di una enorme quantità di schede manoscritte e alla produzione del presente catalogo dopo dieci anni. Purtroppo la biblioteca di Casa Gattini rimarrà per sempre smembrata perché gran parte dei testi si trovano attualmente presso il Museo Ridola di Matera. Quasi tutte le opere stampate e manoscritte di autori lucani, raccolte dallo storico Giuseppe Gattini furono donate al Senatore Domenico Ridola dalla moglie di Nicola Gattini, Nicoletta Vizziello, senza alcuna formalità, nel 1920, insieme
15
alla collezione di oleografie dei materani illustri.3 Si tratta di 358 volumi che comprendono tutte le cronache manoscritte sulla città di Matera, e tutte le opere di autori materani, che Giuseppe Gattini aveva messo da parte per le sue ricerche, creando una sezione di storia locale che aveva contrassegnato con una etichetta a stampa costituita da due cerchi, in quello di sinistra è scritto “Auctores mahterani a comite Jose Gattini inventi collectique A. D. 1877” nel cerchio a destra vi è lo stemma della famiglia raffigurante un gatto con una vipera in bocca, poggiato sopra tre monti e sormontato da un lambello a tre pendenti, lungo la linea della circonferenza è scritto “In umbris radiant”. Pietro Antonio Ridola nella Memoria genelaogico-istorica della famiglia Gattini da Matera (Napoli, tip N. Jovene, 1877) racconta la “leggenda dello stemma” della famiglia: “Pandolfo che aveva militato con gran valore nell’esercito dell’imperatore Federico II nelle guerre d’Italia, da quell’erudito ed arguto monarca era encomiato col motto, in umbris radiant, volendo alludere allo splendore che tramandano gli occhi del gatto nelle tenebre. Questo motto veniva aggiunto allo stemma di sua famiglia, di unita ala corona aurea donatagli dallo stesso imperatore, da cui otteneva pure nel 1223 il grado di capitano di cavalleria, per lo che gli antichi cronisti lasciavano scritto ‘et in insignibus Gattini habent coronam auream imperialem’” (p. 14).
Nella publicazione sugli ex libris italiani 4 viene descritta soltanto l’etichetta con la scritta “Il conte Gattini (Matera)”, con fregio ed emblemi di arti e scienze.
Il catalogo Con la pubblicazione del presente Catalogo su Cd-rom abbiamo deciso di unificare almeno virtualmente la biblioteca Gattini e di riportare anche i testi che attualmente sono conservati nel Museo Ridola di Matera. A tale scopo abbiamo utilizzato un elenco manoscritto dal titolo R. Museo Ridola. Catalogo dei libri componenti il Fondo di provenienza Gattini, firmato dal R. Conservatore Onorario,
A. Manupelli, Il “Fondo” Gattini dell’Archivio di Stato di Matera, in “Rassegna storica lucana, 11(1991), n. 13, pp. 126-129. 4 E. Bragaglia, Gli ex libris italiai dalle origini alla fine dell’Ottocento,Milano, Bibliografica, 1993. 3
16
e un successivo elenco dattiloscritto di testi e documenti, forse prodotto da Giuseppe Gattini nel 1942, quando propose di donare al costituendo Archivio di Stato di Matera sia i volumi che i documenti della propria famiglia. Entrambi gli elenchi, che seguono la stessa numerazione, riportano autore, titolo e note tipografiche, che permettono di individuare perfettamente le opere. Poiché già nel passato il direttore Raffaele Lamacchia si era preoccupato di fare acquisire alla Biblioteca parte del patrimonio librario del Museo facendo microfilmare le opere più importanti riguardanti la storia di Matera, per alcune schede è stato possibile completare le notizie bibliografiche. Procedere a una successiva catalogazione di tutta la Biblioteca Gattini avrebbe richiesto molto tempo per cui nella redazione del Catalogo si è scelto di non pubblicare le schede catalografiche, ma delle semplici schede bibliografiche. Questo ha reso più facile il lavoro di riproduzione dei testi da parte dell’editore, il quale ha utilizzato un programma Filemaker che rende molto semplice la ricerca. L’uso dei nuovi strumenti per elaborazioni ipertestuali ci ha permesso anche di riportare numerose immagini delle pagine e dei frontespizi più significativi. Con questo lavoro, che sarà completato inserendo tutte le schede del Fondo Gattini nella banca dati del patrimonio librario della biblioteca, già utilizzabile in linea presso il sito Internet della Biblioteca, questa Istituzione si candida a divenire una sorta di agenzia di raccordo, di sintesi e di promozione dei dati informativi presenti sul territorio. In questa prospettiva si invitano le autorità locali a studiare la possibilità di una migliore valorizzazione dei fondi librari antichi delle biblioteche del territorio regionale Le nuove tecniche di catalogazione informatizzata ci permettono oggi di creare un catalogo collettivo regionale in cui raccogliere le notizie su tutto il patrimonio librario e documentario presente nelle biblioteche e nelle altre istituzioni del territorio. La ricerca storica locale trarrebbe un grande vantaggio dalla conoscenza dei testi contenuti nel Fondo Racioppi di Moliterno, nel Fondo Rondinelli di Montalbano, e ancora nei Fondi Nitti e Fortunato, oppure negli archivi di Stato e negli archivi arcivescovili presenti nella Regione.
La biblioteca Gattini come “memoria” Ogni volume di questa raccolta ha in sé, latente il senso di una vicenda umana, del suo lavoro o della sua cultura ed è, in ogni modo, memoria di un passato più o meno
17
antico, cioè della storia. Dietro la microstoria di un libro, nei risvolti di un patrimonio bibliografico, c’è sempre una testimonianza della circolazione delle idee nei tempi che ci hanno preceduti. Solo quando questo patrimonio entra a far parte di una biblioteca pubblica diventa veicolo portatore di idee per le generazioni future. La biblioteca Gattini ha la caratteristica di raccontare la storia della famiglia e dei suoi personaggi più significativi, ma anche dell’intera comunità materana. I libri ci parlano di loro attraverso le note manoscritte, le dediche, l’indicazione della proprietà indicata non solo dagli ex libris ma anche dalle annotazioni manoscritte. Tutti i componenti della famiglia hanno lasciato una traccia che permette di individuarli, di conoscerne attività e gusti letterari, che trovano conferma nelle notizie sulla famiglia riportate da Pietro Antonio Ridola nel prezioso volume Memoria genealogico-istorica della Famiglia Gattini da Matera, che riportiamo in appendice in riproduzione facsimile. Tutti i discendenti di questo nobile casato materano hanno seguito la seguente raccomandazione ai posteri scritta da Silvestro Gattini alla fine del XVI secolo: “In primis che siano ben costumati nelle scole et facciano profitto de esser dotto perché la robba va et viene, et la letteratura sta sempre ferma”. Sempre dal Ridola apprendiamo che Silvestro Gattini, figlio primogenito di Biagio, fu nominato sindaco nel 1576 e contribuì con la sua energica amministrazione al riscatto di Matera dalla servitù feudale, per effetto del decreto emesso dalla Regia Camera della Sommaria nel 9 marzo 1577. In seguito, proprio per la sua attività di sindaco subì diverse sciagure che esacerbarono il suo animo e lo portarono a scrivere la sua biografia e una serie di avvertimenti per i discendenti della sua famiglia, prima della sua morte avvenuta il 27 novembre 1593. Poiché il documento contiene delle aspre parole nei confronti dei cittadini di Matera vi è stato sempre un certo ritegno a pubblicare l’intero documento, ma ormai, a distanza di quattro secoli ci sembra innocuo, e anzi utile riportare per intero l’autobiografia di Silvestro Gattini nella trascrizione realizzata da Giuseppe Gattini senior nel 1783, dal suo proprio originale: “Vita del quondam Magnifico Silvestro Gattini, e i suoi sani avertimenti dati a suoi posteri”. VITA Essendo stato quattri volte carcerato per le infrascripte cause ho provato il mondo in questo: Prima trovandomi presente quando mio patrio battì nostra madre, et essendo io processato d’haverlo tenito ni stietti in prigione a Matera senza trovarmi nisciuno per me, ni pagai D. 220.
18
Di più la seconda carceraccione mia, essendo iniuriato mio soero da Ioanne Ferrau volendolo io difendir ni stietti carcerato tra Matera et in Vicaria undici mesi senza trovarmi nisciuno per me, et mi costò D. 300. Di più la terza volta vinendo io in Napoli con più, mi fu ammazzato uno compagno mio in Spinazzola nomine Ioanne Antonio De Duce, del che io ni fui processato, et stando in Napoli per carcerato mi costò D. 200. Di più tutte queste cose sonno successe per le infrascripte cause. Prima per esser io cresciuto sensa padre, et per la libertà, et sensa imparamento ni è stato questo che stando io in casa del mio tutor non have atteso a darme virtù, dove litigando con il mio tutor, et per averlo fatto dar conto ni nacque inimicicia fra noi, et ni vinni in Napoli per questa lite, dove poi ni accordammi con il figlio del tutor, et restò il male animo, di poi accasandomi io vi ne mi intromisi alli officii de la città per non vider la patria tirannizzata. Incomensai la prima lite con il patrono nostro, cui fu il Duca de’ Gravina con il quale litigando un pocho de tiempo il detto duca dalla certi anni fallì, et si ni fugì in Roma, et la Gran Corte della Vicaria seu il Consiglio li fe vendir Matera nostra patria, et io trovandomi sindico fu miu parer chenci facessimo de demanio per non haver più baroni chenci tirannizzassero tanto più che in cilo consultava il nostro Arcivescovo casa Saraceno, e cossì si ridusse de demanio detta terra nostra, et come a Dio piacche dalla uno anno si scoprì il nostro arcivescovo de voler essere patrono a fatto de detta terra, facendoli officiali tutto quello vole esso, et hora castiava uno citatino et hora uno altro, come non facea a suo modo, talche li citatini non comportando questo sin ci ataccò grandissima inimititia, et stando la Città cussì divisa una parte de la Città era in favor de Monsignor, e l’altra inimica, et cossì io essendolo lo più inimico capitale come che lui mi offendeva con li officiali, mi trvagliava sempre con la Corte, con testimoni falsi, talché io fui mandato in Roma ad instantia de li miei compagni con esso, et non si fè cosa nulla come che non andai ad istantia de Università tenendo in mano detta Università il detto Vescovo inquietammi fra nui citatini un pocho cossì facendo sempre il nemico a detto Vescovo. Et di più ridussimi il Consiglio a porte aperte perché de prima si facea il Consiglio con vinticinque homini, et vinticinque altri ci ni entravano, et erano tutti a modo di detto Arcivescovo, et cossì noi a spese nostre fecimo detto Consiglio a porte aperte, dove oggi ci entra tutta Matera a spese nostre, et non contento de questo credendomi haver tutti li officii in detta Città per haver fatto detto beneficio vennimo a differentia fra nui come che la gente de Matera è tutta traitrice, et vigliacca, et perciò l’Arcivescovo ni ha sempre castigato, et castia per la aderentia de li citatini chi a tenuto che fra nui ni havemo sempre tradito per non patir interesse, et per li officii riceputi in detta Città l’uno ha tradito l’altro semo andati tutti dispersi hora uno carcerato in Vicaria, hora l’altro, et chi in Matera, et pare che il padre ha fatto tradimento al figlio cosa inaudita al mondo, et a tutti altri chi l’anno sentito sichè
19
durandono queste cose certi anni si sonno sequiti poi grandissime inimititie fra citatini che hora uno hora l’altro vole esser patrono de Matera con il menso del Governator cossì come facea Monsignor per haverci introdutto questo stile, talchè ni sonno esequite grandissimi omicidii fra citatini, et havuto ricorso in Vicaria ni semo processati l’uno et l’altro dove ni sonno morti gente in Vicaria, et ruinate de robba per le guerre civile, et criminale fra citatini che questo ni nasce da le inimititie, et odii conceputi fra citatini dalla lungo tempo, che sonno durati, et durano. Di più non sempre il Vescovo havendo a suo modo li officiali regii li ha quelli escomunicato, et si ni è havuto ricorso in Napoli, et speditinci comissario contra li preiiti et si è stato et sta in grandissima guerra l’uno non confidando de l’altro, attale non fusse amazzato et ogniuno ha tenuto le sue quatrie parlando de le parte potente, tal chè per concludir il tutto per haveer io menato questa vita dal principio usque ad finem lasso per malidittione alli meii figlii che habiano da procedir da questo modo per haver io expermentato il Mondo che le altre cose le lasso per non esser troppo longo del modo infrascripto videlicet: - in primis che siano ben costumati nelle scuole, et facciano profitto de esser dotto, fenchè la robba va et viene, et la litteratura sta sempre ferma, et omnia secum portat; - di più che non pigliano moglie si non hanno finito li trenta anni et si possibile fia nonne vogliano niente; - di più che non facciano pregiria a nullo, solo fra lori fratelli si pregiano la dote; - di più che non si intromettano a cose de Università, et dacqua è nata tutta la ruiina mia non vogliano saper niente de officii ne beneficii inn detta città, che defendi altri et non si sa a chi si fa a servitio; - di più lo uscir fuora de casa non vale per il gran dispendio chen ci corre, et li tradimenti che si patino; - di più non sia nisciuno, che voglia litigar per esso, che la Corte non arriva mai, - di più non sia nisciuno, che voglia imprestar, né riprendir che dacqua si causano tutte le inimititie; - di più non sia nisciuno che tenga le puttane publiche, ma solo le lassa subito; - di più non sia nisciuno che dica li secreti ad altri; - di più non sia nisciuno che piglia inimititie con altri, et essendoci inimici non lo voglia più per amico ne ci tratta amititia più; - di più con chi sei amico siati amici, et con chi inimici et sempre state sul vostro attio, li secreti vostri non siano scoperte largo modo; - di più io nele cessita mie non mi ho trovato ne amici, ne parenti solo la forza mia ongni uno attenda a guardarsi il suo, et accomular robba con giusta conscientia, perche si vi ni manca non vi da nullo; - di più nelle necessita io mi so trovato per tutti, et nisciuno per me sichè ogni uno attenda sul suo, perché questo il l’o patito in pueritia che tutti mi hanno burlato de poi che so stato grando mi so avertito de tutto questo siche attendite ad esser buon cristiano
20
che tutte le cose vi vienino propitio che altramente tutte ve vienino contrarie, che alle necessità mie insino alli fratelli et parienti mi sono stati contrari in cose honorate poi videti questo mondo e ridutto in tristitia ci che ogniuno attenda come ho detto; - di più non sia nisciuno che paga prima che non sia servito cossì in cose civile, come criminale, et in altre cose penchè havendo io prima pagato in tutte queste cose da poi non so stato servito, ma solo date buone parole, et de poi quando videti in scriptis cossì rimunerati li homini, come sete servito, et cossì fate in tutte le altre cose; - di più forzative de non esaminarvi contra nisciuno ne ad offesa ne a difesa, et quando non possete fare altro dite a verità del tutto; - di più quando contrattati con gente sempre parlati da solo a solo mentre si finisce il negotio, et contrattati ssempre con gente in scriptis, et non se ne state alla parola, et ni fati uno istrumento con iudice notar, et testimoni; - di più quando scriveti le litter alli amici vostri non ci sriveti nullo secreto vostro publico, ma per cifra alcuna volta che vi intendite fra vui che non lo sappia altro; - di più non concideti mai testimonii falsi ad altri ad esaminar, ma sempre fati come vi è fatto, però non vi intromitteti come ho detto de sopra; - di più non vi mangnati quanto haveti: ne diceti quanto sapeti: ne fati quanto posseti con altri: ma servati amititia con tutti, et siati fidele de nullo: et non vi vestite quando haveti, ma servative il vostro per le infirmità, et pregionia, che possite far; - di più non fate mercansie inlicite attendeti al iusto, et dover acciò attendiati sempre ad andare inansi cossì in doctrina, come in ricchezze fenchè se non havete robba non ve vol nisciuno, et però vi fatigati insino alli trenta anni nelle littere in Napoli acciò siati congnosciuto da tutti per litterato, et cossì tutti vi rimuneraranno a sequiter la Ecclesia in Roma o dove i piace acciò habiate de li benefitii assai, et possiate arricchire iustamente et santamente; - di più per concludir il tutto non ci è altro che l’omo andar in sua massaria, et farsi li fatti soi perché essendo io stato pupillo et litigando, et carcerato come ho detto non ci è altro de peggio che questi tre pericoli, da li quali ni nasce tutto il male, et fa expermentar il tutto che quando ad uno inimico li viene questo tienitilo per perso, et non li mandati maledditione, che questa.5
Grazie allo spirito di conservazione e amore per i propri testi di studio di Giambattista Gattini, benedettino cassinese presso l’abbazia di S. Michele Arcangelo di Montescaglioso è stato possibile recuperare parte della biblioteca del più famoso insediamento benedettino della provincia di Matera.
5
Una copia dattiloscritta del testo trascritto da Giuseppe Gattini ci è stato cortesemente fornito dalla signora Giovannella Gattini, figlia di Michele, che ha seguito con grande attenzione i lavori della pubblicazione del presente catalogo.
21
Nella raccolta sono contenuti anche volumi provenienti dalle famiglie imparentate con i Gattini, come Venusio e Appio, perché gli ex libris manoscritti ne indicano chiaramente la proprietà. Gli eredi Gattini hanno sempre conservato e custodito con amore i libri, salvandoli dalla dispersione e dalla rovina. Don Tommaso ci raccontava con orgoglio che avendo dovuto mettere in cantina alcuni libri, durante la guerra, perché il palazzo venne requisito, li riempì di DDT in polvere per non farli rovinare da eventuali agenti patogeni, infatti, alcuni volumi conservano ancora tracce di polvere bianca, ma i volumi si sono conservati intatti nel tempo.
I libri di araldica La sezione intitolata “Araldica” contiene tutte le opere fondamentali per la conoscenza dei titoli nobiliari, dei sigilli e gli stemmi e gli emblemi delle famiglie nobili italiane. Autori ricorrenti sono Carlo Padiglione, Francesco Bonazzi, Luigi Volpicella, Goffredo e Giovanni Battista di Crollalanza, che sono considerati i più importanti studiosi di storia della nobiltà in Italia. Segnaliamo l’Enciclopedia araldicocavalleresca: prontuario nobiliare di Goffredo di Crollalanza (Pisa, 1876-1877) e il Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, compilato dal commendatore G. B. di Crollalanza (Pisa, 1886-1890). I testi più importanti riguardano la nobiltà meridionale come l’opera del 1618 di Filiberto Campanile dal titolo Dell’armi, overo insegne dei nobili … ove sono i discorsi d’alcune famiglie, così spente come vive del Regno di Napoli, oppure Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, raccolte dal conte Bernardo Candida Gonzaga (Napoli, 1875-1882, 6 v. rilegati in 2). Tra le cinquecentine più interessanti ricordiamo Il Nennio, nel quale si ragiona di nobiltà di Giovanni Battista Nenna da Bari (In Vinegia, per Andrea Vanassore detto Guadagnino & Fratello, 1542), l’opera di Girolamo Ruscelli Le imprese illustri, con esposizioni e discorsi (In Venetia, presso Francesco dr Franceschi, 1580), e ancora lo statuto dei Cavalieri di Malta dal titolo Statuta ordinis domus hospitalis Hierusalem, pubblicato a Roma nel 1556. Molti sono gli estratti dal “Giornale araldico-genealogico italiano” tra cui un articolo dello stesso Giuseppe Gattini intitolato Poche parole intorno alla famiglia Gattini di Matera (3 [1875], n. 1), che contiene lo stemma della famiglia e la seguente premessa:
22
“Fra le più antiche famiglie del Regno di Napoli è ben annoverata la famiglia Gattini di Matera, a cui remotissima origine si fa derivare dagli Scipioni di Metaponto, illustre città della Magna Grecia, la quale distrutta nel tempo della guerra sociale, fu dagli abitanti di quella popolata, o quasi edificata Matera. Questa città fu dal Console Quinto Metello cinta di mura e di torri, una delle quali contigua al suo palazzo fu chiamata Metellana, e che al suo ritorno in Roma furono palazzo e torre conceduti a’ Signori della Mobilissima Casa degli Scipioni, cui fu affidato il governo perpetuo della Città sotto la dipendenza della Romana Repubblica: governo che ebbero fino al V secolo dell’Era Cristiana, conservando tuttavia i loro discendenti attualmente la torre Metellana, comunque avessero venduto il palazzo nel 1723, perché crollante. Senza però rimontare a così remota antichità, certa cosa è che la Famiglia Gattini trovasi essere mobilissima e potente in Matera fin dallo scorcio del X secolo, dalla qual’epoca esistono notizie legali in diplomi, bolle, attestati originali, istrumenti, capitoli matrimoniali ed altri atti pubblici, di cui una parte nell’Archivio di famiglia, ed un’altra in quello del Municipio di Matera, o nelle schede de’ Notari si conserva”.
Segue l’elenco dei vari discendenti della famiglia Gattini, iniziando da Teodoberto, morto nel 1068, che fu il primo conte di Casteltimmari e dei Casali di Picciano e di Santa Maria della Palomba, “da cui per 22 generazioni discendono gli attuali Gattini”. Maggiori notizie sulla famiglia si trovano nell’opera di Pietro Antonio Ridola Memoria genealogica-istorica della famiglia Gattini da Matera, stampato a Napoli nel 1877, già in possesso della Biblioteca provinciale di Matera, che riteniamo utile ripubblicare in appendice come riproduzione facsimile, essendo un testo di cui rimangono pochissime copie disponibili. Di grande interesse è la lettera scritta dal Signor D. Francesco Gattini da Matera a suo fratello Sig. D. Giammaria Gattini, capitano del reggimento nazionale di Basilicata in Trapani, datata 14 giugno 1755 in cui comunica le proprie nozze con la nobildonna Candida Venusio, e, per fugare i timori del fratello di non aver fatto un matrimonio adeguato, traccia una storia della famiglia Venusio. La lettera è stampata ma non riporta indicazioni tipografiche e comprende una tavola genealogica con lo stemma dei Venusio, elenca, inoltre, una serie di atti notarili che dimostrano la nobiltà di casato della donna presa in moglie nel mese di aprile dello stesso anno. Il cav. Pietro Antonio Ridola nella nota n. 60 dell’opera Memoria genealogicoistorica della famiglia Gattini da Matera fa riferimento alla lettera di Francesco Gattini nei seguenti termini: “Quanto antica fosse la nobiltà della famiglia Venusio e qual lustro abbia avuto ben può rilevarsi dalla Lettera scritta nel 1755 da Fran-
23
cesco Gattini al Capitano Giammaria suo fratello (che in quel tempo si trovava a Trapani), le cui copie siccome andaron stampate per le mani di molti, mi permettono non dirne più altro...”. Ci sembra opportuno, invece, citare la prima parte della lettera, e sottolineare il fervore con cui Francesco Gattini difende la propria scelta: “Fratello Amatissimo, dalla vostra lettera del ‘29, del passato mese d’aprile ricevuta questa settimana leggo, che da qui vi sia stato scritto, che avendo io preso in moglie la Signora D. Candida Venusio non abbia pigliato una Gentildonna della nostra condizione, e che perciò non abbia fatto un buon matrimonio. Ed in risposta sono a dirvi, che tali voci si fanno qui disseminare e spargere o da persone che avea interesse che io non mi ammogliassi, o da talun malevolo invidioso ed antico inimico di questo Casato, poiché la cosa è tuttaltra, ed io son certo d’aver pigliata una Gentildonna a me uguale, e di molta stima e riguardo, per esser Ella d’una Famiglia antica, di cui tutti sempre finoggi si son mantenuti con lustro e da Gentiluomini senza esser mai o per parentadi o per impieghi decaduti da quella nobiltà, che anticamente godevano in questa Città, ed alla quale poi ultimamente è stato reintegrato il Sig. D. Niccolò Venusio fratello di D. Candida mia moglie”.
Candida Venusio, de’ marchesi di Turi, ha trasmesso alla famiglia Gattini lo jus patronato sull’Abbazia di San Pietro Barisano. La lettera è inclusa in un volume recante sul dorso il titolo Miscellanea nobiliare, che comprende anche una storia della famiglia Personé, imparentata con i Gattini perché nel 1793 Giuseppe Gattini senjor, studioso di pergamene e di scritture antiche, aveva sposato Raimondina Personé. L’opera, stampata a Venezia nel 1750 viene attribuita dal Ridola a Ermenegildo Personé di Lecce, ma dal testo è impossibile dedurne l’Autore; una bellissima tavola genealogica che precede il volume nella raccolta riporta la seguente annotazione: “Albero genealogico ridotto da quello formato da Giusto Palma il 1710, e proseguito sin oggi 1888 dal Conte G. Gattini nipote della d.a Raimond.a [domina Raimondina]”. Nell’opera di Camillo Tutino dal titolo Dell’origine e fundatione de’ seggi di Napoli…Del Supplimento al Terminio, ove si aggiungono alcune Famiglie tralasciate da esso alla sua Apologia, e della Varietà della Fortuna confirmata con la Caduta di molte Famiglie del Regno (In Napoli, 1754) si trovano interessanti notizie sul conte Tramontano:
24
De Symbolis heroicis libri 9 - Gattini A 076
25
L’art byzantin - Gattini B 046
26
“… né tempi degli Aragonesi Gio: Carlo Tramontano fu creato Conte di Matera, il quale nel primo d’Ottobre del 1497, giorno di Domenica, Fè la solenne Cavalcata ad uso di quei tempi per tutti i Seggi, ove gran numero di Titolati l’accompagnarono, essendo egli nel mazzo trà l’Ambasciatori di Spagna, e di Venezia … Ma segnalata attione di veri vassalli fedeli, fu quella di Gio: Carlo Tramontano, che in nome del popolo egli fece, essendo Eletto; imperoche pose in ordine cinquecento Fanti, tutti Napolitani, i quali furono pagati de’ Denari dello stesso popolo, & andarono a Sarno ove era il Re Ferdinando, accioche servissero per guardia della sua persona, anzi Giacomo Gallo ne’ suoi giornali dice, che detto Eletto gli mandava allo spesso gran quantità di danari, & la minor summa erano ducati mille la volta”.
La maggior parte di questi volumi riportano come ex libris il timbro o la targhetta con la dicitura “Il Conte Gattini (Matera)”.
I libri di arte, musica e spettacolo Gli oltre 400 testi raccolti nella sezione “Belle arti” dimostrano l’interesse della famiglia per l’arte e la musica. Su questi testi compare spesso il piccolo timbro a inchiostro blu con la scritta “Nicola Gattini di Casteltimmari”, che indica l’appartenenza a Nicola Gattini, padre di Tommaso, Michele, Carolina e Maria, che, come sappiamo dalle notizie riportate dell’avvocato Niccolò De Ruggieri, si interessava di pittura, scultura e arte in generale. Il suo interesse era anche di carattere pratico, infatti sono moltissimi i testi sulle tecniche pittoriche, come il testo di Charles Moreau-Vautier e Ugo Ojetti, La pittura: i diversi processi, le malattie dei colori, i quadri falsi, con prefazione di G. A. Sartorio (Bergamo, Istituto italiano d’arti grafiche, 1913), oppure il Manuale per i dilettanti di pittura a olio, acquarello, miniatura, guazzo e pittura sul legno … di Giuseppe Ronchetti (Milano, 1902). Da questa raccolta si evince anche una grande curiosità verso le tecniche della fotografia e la litografia, troviamo, infatti tutti i manuali Hoepli dei primi del ‘900, come le opere di Luigi Sassi I primi passi in fotografia (Milano, 1914) e Ricettario fotografico (Milano, 1908) e ancora il manuale per dilettanti sulla fotografia artistica di Giovanni Santoponte e il Manuale di litografia di Camillo Doyen del 1903. Un album da disegno di Nicola Gattini, con il titolo manoscritto Ghiribizzi artistici, contiene alcuni suoi disegni e molti ritagli di illustrazioni tratte da frontespizi incisi di libri del Seicento e Settecento.
27