Bimestrale Anno XIV N. 75 Gennaio/Febbraio 2017 www.casantica.net
Cortina d’Ampezzo (BL)
È festa a Cortina Rovagnate (LC)
Tutti i colori di Galbusera Bianca
Bernezzo (CN)
Un Albero in famiglia
Brisighella (RA)
Una ghiacciaia sulla Via degli Asini
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ristrutturare con pietra ferro legno e cotto
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A Cortina d’Ampezzo (BL), l’incantevole rinascita di un antico fienile
È FESTA A CORTINA Il progetto è opera dall’architetto Ambra Piccin. Da tempo desideravamo conoscerla. “La prima visita a questi ambienti? Una profonda emozione, una sorta di vertigine”. “Ristrutturare un fienile presuppone una riformulazione a livello di volumi interni: non è facile prefigurare ai proprietari come muteranno gli spazi. Serve grande fiducia”. Si è fatto tesoro di tutti i materiali preesistenti, dal legno alle murature perimetrali. “Gli aspetti fondamentali? La luce. Le soglie. E, soprattutto, l’‘ascolto’ attento del luogo” di Antonio Bianchi · foto di Diego Gaspari Bandion (per gentile concessione di Ambra Piccin - Architetto)
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arlando di case antiche, i più delimitano le considerazioni alla scala architettonica, sorvolando sul paesaggio. Eppure, il contesto ambientale è imprescindibile. Perché un buon restauro, se inserito in uno scorcio non tutelato (pensate a una bella dimora senza tempo circondata, anno dopo anno, da un numero crescente di capannoni industriali), è destinato a perdere la sua sottile ragion d’essere. C’è una seconda chiave di lettura fondamentale. Il contesto guida l’approccio al restauro. Per esempio: sistemare un vecchio annesso agricolo sperduto in un generico paesaggio di campagna consente un certo margine di libertà. Lo testimoniano le tante costruzioni ristrutturate dagli stessi proprietari, senza l’ausilio di una figura guida a livello progettuale. Al contrario, operare in un centro storico dove il restauro è ampiamente storicizzato presuppone il perseguimento di criteri estetici mai casuali e il riferimento a una figura guida di comprovata capacità. Per chiarire ulteriormente il concetto, potremmo dire che un contesto paesaggistico “minore” consente una libertà non dissimile da quella che si può sperimentare al cospetto di un foglio recante poche semplici frasi scritte in gergo popolano, contadino, ruspante (e, per questo, in grado di assorbire, minimizzare e dissimulare anche le eventuali “nuove” ingenuità). Al contrario, operare in un contesto storicizzato è come intervenire su un’opera letteraria già scritta e stilisticamente caratterizzata. Le integrazioni presuppongono consapevolezze etimologiche e grammaticali non improvvisabili e la capacità di formulare narrazioni che, pur intriganti e inedite, si rivelino in sintonia con le finezze storicamente tracciate. Non sono molte le figure capaci di queste integrazioni storico-letterarie. Le poche in grado di muoversi con vera consapevolezza diventano riferimenti imprescindibili, preziosi e ambitissimi. Più che mai in un contesto esclusivo ed esigente qual è Cortina d’Ampezzo (BL). È il caso dell’architetto Ambra Piccin. Da tempo desideravamo poterla conoscere. Ci siamo innamorati di lei, sfogliando un suo libro intitolato “Details of Excellence in Cortina d’Ampezzo” (Cortina Magazine by Renografica Edizioni d’arte), una di quelle pubblicazioni che non possono passare inosservate agli occhi dei cultori delle case antiche, delle belle arti e del miglior artigianato (il volume spazia fra arte della ceramica, del vetro, del tessuto, della decorazione, del legno, della 72
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Nell’atelier di Ambra Piccin Lo Studio di Architettura di Ambra Piccin si trova a Cortina d’Ampezzo (BL). Al suo interno c’è uno spazio di cui Ambra è particolarmente orgogliosa. Si tratta di un vero e proprio atelier, con materiali e campioni raccolti nel corso di trent’anni di attività. “Questo spazio è frutto della mia passione per le texture, i colori e le materie più disparate che possano essere utilizzate in architettura e nell’interior design – ci ha raccontato – Qui raccolgo i riferimenti dei brand internazionali più importanti e inno-
vativi. È diventata una bella consuetudine visitare l’atelier insieme al committente per provare con sensazioni tattili, in anteprima, l’effetto finale della propria casa”. A cominciare dal legno. Ci sono tutte le essenze tipiche del territorio montano nelle loro molteplici varianti: legni “freschi di taglio”, legni stagionati e vari esempi di finitura. Anche la pietra occupa un ruolo molto importante: “Sto curando un affascinante progetto sulla valorizzazione delle pietre dolomitiche. Un’iniziativa che mi sta molto
a cuore. Penso alla Dolomia che, se tagliata a spacco, rifrange la luce con effetti incantevoli. Penso alla pietra di Castellavazzo, molto antica e, in passato, ampiamente utilizzata per le pavimentazioni. È una pietra bruna, con venature melanzana e che, a seconda del trattamento, può acquisire colorazioni inaspettate, intriganti e innovative. E poi c’è il porfido proveniente da una cava locale, fra Trentino e bellunese, che si presta a soluzioni estremamente affascinanti se utilizzato negli interni e con il giusto grado di curvatura”.
Le più antiche case ampezzane sono grandi costruzioni rurali, a due o più piani, con tetti a due falde poco spioventi. La parte anteriore, rivolta verso la valle e il campanile, era chiamata “ciàsa”. Di norma, era costruita in muratura e ospitava più nuclei familiari. La parte posteriore,
rivolta alle montagne e chiamata “tuolà”, era realizzata in legno e destinata a stalla (a piano terra) e fienile (ai piani superiori). Vale anche per questa meravigliosa dimora, realizzata in un antico e meraviglioso fienile dalle dimensioni imponenti (la superficie è di circa 250 mq).
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L’architetto Ambra Piccin ha materializzato i desideri dei proprietari. A loro, per esempio, si deve l’idea di questo salottino. “Sul taglio del soggiorno, hanno chiesto la separazione virtuale del living – ci ha raccontato - Come se fosse un secondo salotto separato, più piccolo e
intimo. C’è un tavolo realizzato con una slitta (meglio ancora: una “liosa”) destinato al gioco, allo studio, al raccoglimento, al relax. Insomma, un angolo di intimità che bilanciasse l’atmosfera di apertura e convivialità che caratterizza altri scorci del living”.
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La zona giorno occupa il fronte principale, il più luminoso (orientato a sud). Le antiche travi sono state recuperate, spazzolate, trattate secondo un’antica procedura di restauro (che prevede l’utilizzo della soda) e rifinite con
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semplice cera d’api. Le asperità della travatura, non levigata, dialogano con una boiserie dalla linea contemporanea, scandita – qua e là – da lesene, cornici e riquadri, strettamente associati alla tradizione cortinese. Il carico
cromatico del legno è bilanciato da pareti rifinite a intonaco, eseguito manualmente con finitura ondulata ottenuta grazie alla malta applicata a cazzuola rovescia e poi spugnata.
pietra, del ferro, della pittura, della scultura, dell’ornato…). Un’ampiezza di registro che ci ha sedotto. Per svariate ragioni. La prima: non sono tantissime le figure di progettisti in grado di abbracciare con autorevolezza questi linguaggi creativi. La seconda: il fondale di questa visuale amplissima riguardava le case di montagna, che rappresentano una sorta di mondo a parte, misconosciuto e forse inconoscibile agli occhi di chi vive in altri scorci d’Italia. Vale anche per gli appassionati più caparbi e consapevoli, che tendono spesso a comprimerle, a semplificarle, a uniformarle geograficamente… Detto apertamente: si dice “casa di montagna” e il pensiero di tanti corre alle baite del luogo comune (non importa se italiane, svizzere, francesi o austria-
che), a un effetto “rifugio”, alle asperità del legno e della pietra, a un piglio materico, muscolare, ruvido – e strutturale - di gusto maschile. Il libro dell’architetto Ambra Piccin rivelava invece tutte le sottigliezze e le finezze di un approccio dotto, vocato ai particolari e a una sensibilità – inconfondibilmente – femminile. Da tempo – dicevamo – desideravamo conoscere l’architetto Piccin. Eravamo stati almeno un paio di volte sul punto di scriverle. Senonché, come spesso succede per CasAntica, l’occasione giusta si è presentata da sé. Con la casualità e la spontaneità di una sorpresa. E la dimora che vi presentiamo in queste pagine ha veramente il sapore di una strenna. Non foss’altro che per l’atmosfera natalizia che ci ha subito evocato e che – altro CasAntica
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Alcuni scorci della cucina, che punta sul dialogo fra legno e Marmo Giallo Reale levigato, di una tonalità più intensa sia per il pavimento che per l’alzata. Lo sguardo è catturato dagli splendidi abbaini,
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riproposti nella forma originaria delle case ampezzane. La scelta dei mobili e degli elementi d’arredo è stata effettuata sulla base della boiserie, dei rivestimenti, dei percorsi della luce… Alcuni
scorci rivelano estrema ricercatezza. È il caso di un angolo che assembla una stupenda madia tirolese, impreziosita e nobilitata dall’importante dipinto che la sovrasta. Una composizione ponderatissima.
intreccio casuale – si sarebbe rivelata perfetta per questo numero, in edicola nel cuore delle feste di fine anno. Ma c’è di più: proprio nel 2017, Ambra Piccin, che ha iniziato a occuparsi di case ancor prima della laurea, festeggia il trentennale di attività. Insomma: questo servizio profuma, intensamente, di festa. Il reportage fotografico (fra l’altro strepitoso: l’autore è Diego Gaspari Bandion, cui si devono le bellissime immagini confluite in altre pubblicazioni dell’architetto Piccin) era già disponibile per la pubblicazione, senza bisogno di organizzare una trasferta ad hoc. Ma non abbiamo voluto perdere l’occasione per una lunga chiacchierata telefonica. Emozionante. Perché Ambra Piccin è una di quelle interlocutrici in grado di evocare il mondo delle case di montagna (e dei materiali naturali, dal legno alla pietra) da angolazioni emozionanti. Ambra è nata e cresciuta a Cortina. E la tradi-
zione architettonica, urbanistica e paesaggistica della “Regina delle Dolomiti” è profondamente radicata nel suo Dna. “L’architettura a Cortina d’Ampezzo è ineffabile, presenta sempre carattere di eccezionalità e parla il linguaggio delicato e complesso del recupero edilizio e del restauro, adotta i criteri di adattabilità. Non conosce l’innovazione, ragiona sulla base dell’adeguamento. Eppure muoversi in questo contesto è affascinante”, scrive l’architetto sul sito www.ambrapiccin.it Una considerazione, permeata di rara lucidità e franchezza, che ci ha molto colpito. “Il mio maestro? È l’architetto Bepi Olivieri, di origini baresi con studio a Venezia – ci ha raccontato Ambra – Collaborando con lui, ho maturato un approccio al design che definirei ‘maniacale’, progettando a 360 gradi, spesso in scala 1:1, ed entrando sin nel cuore di ogni singolo dettaglio”. L’attenzione ai dettagli è una chiave di lettura imprescindibile per cogliere l’essenza dei progetti CasAntica
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dell’architetto Piccin. C’è un secondo comune denominatore: “Trascorro ore a contemplare la luce naturale delle dimore che mi vengono affidate, cercando di prefigurare in che modo lambirà e accarezzerà le pareti, le superfici, gli oggetti...”. Una considerazione che condividiamo appieno, perché è la luce stessa, in fondo, a trasfigurare, in positivo o in negativo, qualsiasi dettaglio. La luce non è il solo elemento armonizzante: “Questo ruolo è svolto soprattutto dalle soglie, che possono essere elemento di contiguità o di frattura. Penso a un pavimento posato diversamente o a un trave ribassato. La soglia è tutto nell’ambito dell’architettura d’interni. In particolare per il living”. L’architetto Piccin è una figura molto apprezzata. L’incarico che l’ha lanciata in orbita e che ha posto i riflettori su di lei è una grande villa padronale di Cortina. “Un progetto particolarmente 80
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arduo. Quella villa è stata visitata da un sacco di gente e, per fortuna, è stata molto apprezzata”. Sulla scia di quell’incarico, lo Studio di Architettura di Ambra Piccin è cresciuto sempre più: “Oggi, forse, è il più grande qui a Cortina. Ho una decina di collaboratori, in buona parte geometri. Ognuno di loro cura in prima persona gli aspetti tecnici di un singolo cantiere. Li chiamo ‘i miei ragazzi’. E li considero tutti fondamentali. C’è un’unica ragazza, Katiuscia, che mi spalleggia nel ruolo di segretaria. È con me da una vita. Ed è un piacere poterla menzionare”. Dialogando con i committenti delle dimore di Cortina, fra cui figure conosciutissime, il raggio d’azione dell’architetto Piccin si è progressivamente esteso: “Ho lavorato un po’ in tutta Italia. A Roma, in particolare, mi sono occupata di numerosi progetti. Mi torna in mente anche una straordinaria casa di Udine, moderna ma con
interessanti riferimenti storici. E poi tante dimore lungo l’arco alpino. In Italia e all’estero, specie in Svizzera, dove ho curato la rinascita di svariati chalet”. Anche operando in quei contesti lontani, il concetto prioritario per Ambra Piccin è quello di “consapevolezza del luogo”. Che nella sua Cortina, ovviamente, può esprimersi al meglio. Come nel caso della dimora che vi presentiamo in queste pagine. Si tratta di un ex-fienile, “uno dei più belli di Cortina”. Si trova nella frazione di Bigontina. Ed è legata a Cìasa Demenego, cognome di un’antica casata ampezzana. Sul prospetto principale della dimora si ammira ancor oggi il loro blasone. “Ricordo eccome la prima visita – ci ha raccontato Ambra – Era un fienile polveroso ed emozionante. Al cospetto di queste strutture sperimento sempre una sorta di vertigine. Che si trasforma CasAntica
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Il progetto ha fatto tesoro dei vincoli paesaggistici: “A Cortina non deve essere alterata la percezione visiva – ci ha raccontato l’architetto Piccin – La trasformazione da
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naturale a residenziale è appoggiata. Ma è una responsabilità che ci si assume nei confronti di un contesto che è Patrimonio dell’Umanità. La mia sfida è garantire che
il mio intervento di trasformazione sia indolore a livello di ‘percepito visivo’. Usando materiali di un certo tipo, posandoli in un certo modo e così via”.
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Dettagli da sfogliare L’architetto Ambra Piccin ha all’attivo tre libri molto apprezzati. “Li identificherei per colore - ci ha raccontato - Il primo, blu, si intitola Interni di Cortina (Gaspari Editore) e raccoglie ventidue progetti minuziosamente documentati, con fotografie,
note tecniche, rilievi… Il secondo è rosso e s’intitola Luxury Interiors in Cortina d’Ampezzo (Renografica). Poi, con copertina argento, c’è Details of Excellence in Cortina d’Ampezzo (Cortina Magazine by Renografica Edizioni d’arte)”. Ed è proprio grazie a quest’ultimo volu84
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me che abbiamo conosciuto il talento di Ambra Piccin. La panoramica spazia fra pietra, legno, ferro, ceramica, vetro, tessuti… Il materiale del cuore, per l’architetto Piccin, è – naturalmente - il legno: “Non potrebbe essere diversamente. Prima dell’università ho studiato all’Istituto d’arte di Cortina. Ho una formazione da ebanista, che mi sta molto a cuore. Ho imparato sin da giovanissima a respirare il legno, a scrutarlo, ad ascoltarlo e a far tesoro di metodi senza tempo. Penso al larice. È fondamentale tagliarlo con la Luna giusta, che dev’essere calante. I risultati sono completamente diversi. C’è anche chi opera senza valutare questi aspetti. Ma penso che conoscerli sia importantissimo”.
presto in senso di responsabilità. Perché frazionare questi spazi presuppone grande attenzione”. Oggi è di proprietà di una bella famiglia innamorata di Cortina: “Si tratta di una coppia con due figli. Sono tutti sportivi, con la passione degli sci e della natura. Basti dire che nel piano interrato c’è anche una ski room, con angolo bici”. I proprietari sono entrati in contatto con Ambra grazie al passaparola. Si è subito instaurato un bel dialogo: “Ho trovato due interlocutori consapevoli e preparati. Anche se il lavoro si è rivelato complesso. Ristrutturare un fienile presuppone interventi a livello di volumi interni. Difficile far prefigurare gli spazi. I padroni di casa mi hanno dimostrato fiducia. E, una volta avviati i lavori, li ho visti rasserenati. Le sensazioni che prefiguravo loro hanno trovato conferma”. È stato possibile recuperare quasi tutti i materiali preesistenti, dal legno alle murature perimetrali in pietrame. La struttura è in larice. I rivestimenti esterni sono in abete (“Il larice tende a contorcersi e, negli esterni, si muoverebbe”). Gli artigiani coinvolti? Ambra ci ha raccontato di aver collaborato con tante falegnamerie di Cortina. “Alcune sono più attente a seguirmi
nelle sperimentazioni. Attualmente mi appoggio a Stefano Ghezze. La falegnameria che ha seguito i lavori per questa casa è La Galleria del Tarlo, di Alessandro Cusinato. Un’altra figura importante per la rinascita di questi ambienti è Gennaro, un collaboratore dell’Impresa Dal Pont, che si è occupato delle murature”. La meticolosità sottesa al progetto si evince con chiarezza anche dagli impianti. L’illuminazione, per esempio, fa tesoro di strisce al led e di faretti direzionali. “La luce è dimmerabile. Non deve mai infastidire l’occhio. Le pareti devono essere accarezzate, anche per esaltare la piallatura manuale del legno e gli effetti vibranti delle superfici”. Curiosità: per i proprietari, la musica è importantissima e ci sono casse acustiche opportunamente occultate. Soprattutto, l’architetto Piccin ci ha fornito chiavi di lettura preziosissime in tema di riscaldamento a pavimento, solitamente celebrato e considerato – sempre e comunque – alla stregua di un imperativo. “In realtà, quando posso, cerco di evitarlo – ci ha raccontato – A maggior ragione nelle dimore che puntano sul legno di recupero”. Perché i legni antichi tendono a seccarsi. E i pavimenti radianti rappresentano,
I pavimenti dell’intera dimora, compresi alcuni bagni, sono in abete antico, prima patina. Il legno è stato recuperato da vecchi masi demoliti del Trentino e posati a doghe larghe e sfalsate. Il top del lavabo è in Marmo Botticino. Le docce fanno tesoro del medesimo materiale, dalla delicata colorazione avorio, in tessere di minuscole dimensioni.
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in fondo, una scelta non sempre rispettosa della tradizione. Ma c’è anche una ragione pratica, addirittura fondamentale, legata all’inerzia termica: il riscaldamento a pavimento, per entrare a pieno regime, richiede tempi ben più lunghi rispetto a stufe, caloriferi e altri corpi riscaldanti. Ha una precisa ragion d’essere nelle dimore abitate con continuità. Al contrario, per le dimore di vacanza, come in questo caso, rappresenta la scelta meno opportuna. “Oggi c’è una forte tendenza a copiare le atmosfere degli chalet svizzeri – ci ha raccontato Ambra – che si caratterizzano per le loro travature forti, pesanti… Si tratta di un linguaggio distante dalla tradizione di Cortina che ha sempre puntato sulla delicatezza di cornici, lesene, riquadri... Un approccio da salvaguardare”. Per l’architetto Ambra Piccin, una “bella dimora” è quella in cui ci si sente a casa. “È fondamentale sentirsi accolti. Una percezione strettamente intrecciata alla leggibilità degli spazi e dei percorsi”. Al cospetto di un’interlocutrice tanto attenta, inevitabile chiedere cosa significhi restaurare bene: “Penso sia fondamentale ascoltare il posto. Perché il luogo parla. Ed è fondamentale dedicargli del tempo, respirarlo attentamente, prestare attenzione a tutto quel che dice. E il restauro sarà tanto più efficace quanto più tempo si sarà dedicato all’ascolto”.
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