Rivista Cortina Magazine

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Rubrica 58

La scorsa stagione estiva, all’interno della bella rassegna “Una Montagna di Libri” diretta da Francesco Chiamulera, ho avuto il piacere di assistere alla conferenza di Mario Botta, architetto di fama internazionale che mi piace molto e che seguo particolarmente per le sue sperimentazioni nel campo dell’architettura alpina e ipogea. Nel suo narrare eventi e fatti del passato che si incrociavano con grandi progetti per il futuro, ha toccato un argomento che stranamente mi ha colpita e sorpresa allo stesso tempo: quando era un giovane studente all’Università di Venezia, aveva saputo che il grande architetto Le Corbusier si trovava in città per svolgere il progetto dell’Ospedale di Venezia (1964) e fece di tutto per farsi assegnare dai suoi docenti a collaborare con il grande maestro. Venne accontentato, anche se in un modo che non si sarebbe di certo aspettato: Le Corbusier lo sistemò nel suo “Atelier” a riordinare e catalogare tutti i materiali e i campioni che stava raccogliendo, indispensabili per le sue sperimentazioni e per la creazione dei famosi “plastici”, modelli architettonici a tre dimensioni, dell’intero progetto. E mentre la conferenza proseguiva, toccando i vari temi trattati nel programma, anche se sembrava solo un dettaglio all’interno di un discorso più ampio, ho sentito che l’esperienza maturata nell’Atelier di Le Corbusier, per Botta fu straordinaria e contribuì in modo determinante alla sua formazione, perché proprio in quello spazio creativo, unico per il suo genere, ha potuto comprendere a fondo le dinamiche della progettazione e della composizione degli elementi. Condivido da sempre la necessità e il desiderio dei grandi maestri architetti di avere un Atelier, uno spazio destinato alla raccolta dei materiali e dei campioni più belli e particolari disponibili in natura e sul mercato, frutto della mia passione per le texture, i colori e le materie più disparate che possono essere utilizzate in architettura e nell’interior design. Per primo Marco Vitruvio Pollione, nel XV sec. a.c. raccontava nel suo “De Architectura” al libro II “... materiali, murature e tecniche edi-


De singulari aetatis in Atelier Last summer I had the pleasure of attending the conference of Mario Botta, an international known architect, whom I especially appreciate for his experimentations in the field of alpine and underground architecture. He told a story that particularly impressed me: when he was a young student at the University of Venice, he had been told that the great architect Le Corbusier was in town to follow the Hospital of Venice project (1964). He did everything to convince his professors to be assigned as a collaborator to the great Maestro. His request was accepted, even if not it the way he was expecting. Le Corbusier asked him to work in his Atelier to reorganize and catalogue all materials and samples he was collecting, essential for his experimentations and for the creation of the three-dimensional plastic models of the whole project. As the conference went on, I understood that the experience gained in Le Corbusier Atelier had been extraordinary for Botta, and represented a fundamental contribution to his formation. I have always agreed with the need and desire of the great architects of having an Atelier, a space where materials and samples can be collected. Marco Vitruvio Pollione wrote in his “De Architectura” (XV century) of the importance of knowledge of materials to be used in architecture, as essential elements

arte e design

di Ambra Piccin - foto Diego Gaspari Bandion

ficatorie” l’importanza della conoscenza dei materiali da utilizzare in architettura, rendendoli componenti imprescindibili di una progettazione consapevole. Un Atelier, per un architetto, è il laboratorio delle idee, è una griglia per progettare, è lo spazio per indagare sugli accostamenti tra materiali “duri” e materiali “morbidi”, sulla loro matericità e sugli effetti legati più strettamente al progetto: trasmettere continuità, morbidezza o rottura. I materiali utilizzati a contrasto diventano “soglie” virtuali per gli ambienti, i pavimenti raccontano dei percorsi, i soffitti e le pareti suggeriscono sensazioni differenti. Dedico molto tempo, ogni anno, a visitare luoghi, fiere internazionali, industrie e laboratori artigianali, sempre alla ricerca di elementi performanti, di dettagli, di sistemi antichi o innovativi che ci possano “parlare” o più semplicemente “emozionare”, lasciando spazio alla creatività, alla soluzione creativa di compiti reali, ma anche riappropriarsi del lavoro “con le mani”. Qui svolgo spesso workshop con gli studenti del Liceo Artistico di Cortina d’Ampezzo o con studenti universitari che svolgono stage presso il mio Studio: tra osservazione/ ricerca e sperimentazione/invenzione, nello spazio Atelier si può fare esperienza attraverso percorsi di scoperta

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immersiva reale e virtuale, ma anche diventare ricercatore, artigiano, “praticare” i saperi, tra discipline e aree di incontro trasversali. Qui raccolgo anche i riferimenti dei brand internazionali più importanti e innovativi, una raccolta costantemente aggiornata dei prodotti di design più esclusivi e di tendenza: tra articoli “di serie” e “materiali naturali” è possibile riscoprire una didattica degli oggetti, delle cose, dei materiali già legati al mondo artigianale e farli interagire con le tecnologie più avanzate. Nello svolgere la mia professione è diventata una bella consuetudine visitare l’Atelier con i miei clienti, per provare con sensazioni tattili in anteprima l’effetto finale della propria casa. Sperimentare, provare, verificare alla luce naturale e poi a quella artificiale la risposta della superficie di un legno, nella sua diversità tra essenza ed essenza, di una pietra, di un metallo lavorato in modi differenti tra loro, fino a sentire la soluzione giusta, la risposta naturale alla soluzione-ambiente. for a conscious design. An Atelier is, for the architect, the laboratory of ideas, a place where to plan, design, experiment combinations of different materials. I spend a significant amount of time every year to visit places, international exhibitions, industries and craftman’s workshops, always looking for details, bestperforming elements that can “talk” or simply “rise emotions”, by leaving space for creativity, and at the same time reclaiming craftsmanship. I often organize workshop with students of the Art School of Cortina or with university students who are in stage at my Studio: with observation/research and experimentation/ invention, the Atelier is the best place to discover and practice knowledge. Here I also love to collect the references of international brands, updated with the most exclusive and trendy design products. Finally, I like visiting the Atelier with my clients, to show them with tactile sensations how their future house will be.

Ambra Piccin, architetto Ambra Piccin, anima eclettica dell'architettura ampezzana, è un'esperta di design e di storia dell'architettura, in particolare dell'area alpina. È inoltre specializzata in arte del tessuto, grazie a studi specifici

Rubrica

effettuati con la Scuola d'Arte di Cortina. Ambra Piccin, architect Ambra Piccin, an eclectic personality architect of the Ampezzo Valley, is a professional designer and an 60 in story of architecture, particularly of the Alpine area. She is also specialized in textileart, thanks to expert specific researches made together with the Cortina Art Institute.


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