JUVENTUS-REAL MADRID Cardiff - 3 giugno 2017
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2 GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VI - N. 25 - 3 GIUGNO 2017 - Copia omaggio
Sommario Giornale sportivo per i tifosi di Juventus e Torino
Direttore Responsabile Roberto Grossi rogro@inwind.it Hanno collaborato Carlo Bianchi Antonio Catapano Massimo Fiandrino Enrico Heiman Franco Leonetti Ezio Maletto Paolo Rachetto Giovanni Rolle Marco Sanfelici Marco Venditti Ermanno Vittorio Segreteria di redazione Cristina Zecchino Tel. 011 0371291 amcsrls@yahoo.it Impaginazione e grafica Silvana Scarpa Servizi fotografici Archivio JuveToro Editore AMC Art Media Communication Direttore Editoriale Gianni Castaldo amcsrls@yahoo.it Pubblicità amcsrls@yahoo.it Stampa I.T.S. SpA Distribuzione gratuita agli ingressi esterni degli stadi torinesi, eventi e canali commerciali Autorizzazione Trib. di Torino n. 30 del 27/11/2015. Tutti i diritti riservati Responsabile del trattamento dei dati personali: Gianni Castaldo
CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 14 DI MARTEDÌ 30 MAGGIO 2017
‘Open Media Day’ di Roberto Grossi e Paolo Rachetto......................................... 4 Numeri e Statistiche di Massimo Fiandrino.......................................................... 5 Cardiff.................................................................................................................. 6 La Partita di Marco Sanfelici................................................................................ 8 Le Finali tra Italiane e Spagnole..........................................................................10 L’Intervista di Marco Venditti ad Aldo Serena e Sergio Brio ...............................12 L’Intervista di Giovanni Rolle a Pietro Anastasi .................................................13 Controcorrente di Enrico Heiman........................................................................14 Il Punto di Ezio Maletto......................................................................................16 La Tattica di Franco Leonetti...............................................................................18 Le Finali ‘Merengues’ di Carlo Bianchi..................................................................20 Il Punto Real di Carlo Bianchi.............................................................................22 Albo d’Oro - Coppa Campioni / Champions League.............................................24 ‘Istruzioni per la Vittoria’ di Antonio Catapano...................................................26 Le Amichevoli tra Juve e Real di Ermanno Vittorio..............................................27 L’Intervista di Antonio Catapano a Piercarlo Perruquet......................................28 La Storia delle finali tra Juve e Real di Ermanno Vittorio...................................30 Le Schede di Marco Sanfelici da pag. 34 a pag. 48 Massimiliano Allegri.............................................................................................34 Gianluigi Buffon...................................................................................................35 Dani Alves............................................................................................................36 Leonardo Bonucci................................................................................................37 Giorgio Chiellini...................................................................................................38 Alex Sandro.........................................................................................................39 Miralem Pjanic.....................................................................................................40 Le Finali Europee della Juventus di Massimo Fiandrino.......................................41 Sami Khedira.......................................................................................................42 Paulo Dybala.......................................................................................................44 Gonzalo Higuaín..................................................................................................45 Mario Mandžukic.................................................................................................46 Claudio Marchisio................................................................................................47 Andrea Barzagli...................................................................................................48
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Open Media Day
di Roberto Grossi / Paolo Rachetto
Allegri: “Loro favoriti, noi più affamati...”
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Rispetto a due anni fa a Berlino abbiamo più convinzione: adesso bisogna portare a casa la Champions”. È questo il diktat di Massimiliano Allegri nel corso del ‘Media Open Day’ andato in scena lunedi scorso nel ventre dello Juventus Stadium. Attenzione però a non sottovalutare l’avversario: “Il Real Madrid è sicuramente favorito ma noi siamo al posto giusto al momento giusto. Servirà bravura e un pizzico di buona sorte, di ottimismo, dobbiamo avere grande autostima ma anche la consapevolezza che di fronte ci troveremo una grande squadra come il Real.
Di sicuro non servono l’ansia e quell’alone di negatività che c’erano, parlando d’Europa, quando arrivai alla Juve: mi danno un fastidio enorme, sono cose molto brutte. Quindi stiamo sereni, sappiamo di essere in un ottimo momento di forma psicofisica e giocheremo questa finale con la maggior serenità possibile”. Il giusto equilibrio quindi tra la consapevolezza di essere forti e l’umiltà di sapere di trovarsi di fronte la detentrice del titolo che mira a fare il bis, quel Real che gioca le finali quasi come fossero partite della Liga, tanta è l’abitudine a frequentare i piani alti dell’Europa che conta. La verità è che non c’è una favorita, sarà una partita molto equilibrata, come sostengono anche i bookmakers, gente che di queste cose se ne intende. A fare la differenza saranno i dettagli, magari la fortuna. Allegri ama spingere anche su un altro capitolo, quello mentale, quello di chi deve avere più ‘fame’ dell’avversario: “Sabato le motivazioni saranno altissime per entrambe le squadre ma dovremo averne ancora più del Real se vogliamo vincere.
La Juve è migliorata sotto tanti aspetti, uno in particolare: capire quando accendere o spegnere l’interruttore. Dopo l’allenamento si spegne, la mattina dopo si riaccende. Quindi dobbiamo vivere con serenità e senza ansia, che fa soltanto consumare energie, questa settimana di vigilia: come se arrivasse una partita normale, anche se quella di Cardiff dovrà diventare una serata speciale...”. A chi gli ricorda come la Juve abbia perso 6 finali di Coppa Campioni/Champions League, Allegri ribalta la ‘frittata’: “La Juve non ha perso 6 finali ma ne ha giocate 8. Arrivare in fondo non è facile, è qualcosa di
straordinario: so benissimo che vincere è meglio, ma è comunque molto importante essere lì. Questa è stata una stagione fantastica, manca l’ultimo sforzo: dovremo avere la forza mentale di rimanere sempre dentro la partita”. Non mancano i complimenti per i rivali blancos: “Quest’anno sono cresciuti molto nella seconda parte di stagione. Complimenti a Zidane e ai suoi, bravi a trovare un equilibrio importante anche grazie a Casemiro. Vincere la Champions al primo anno e la Liga al secondo e tornare in finale di Champions non è da tutti: Zidane ha qualità importanti”.
Ronaldo, Chiellini e Ramos
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Numeri e Statistiche IL ILPERCORSO PERCORSOJUVE JUVEIN IN CHAMPIONS CHAMPIONSLEAGUE LEAGUE Girone Gruppo H: Torino, 14/09/2016 (1 gta) Juventus-Siviglia 0-0 Arbitro: Aytekin (Germania) Formazione (3-5-2): Buffon; Barzagli; Bonucci; Chiellini; D. Alves; Khedira; Lemina; Asamoah (Pjanic 68°); Evra (Alex Sandro 68°); Dybala (Pjaca 86°); Higuain a
Espulsi:Vazquez (Siviglia) al 36° p.t. per doppia ammonizione Formazione (4-3-3): Buffon; D. Alves; Rugani; Bonucci; Evra (Sturaro 72°); Khedira; Marchisio; Pjanic (Kean 84°); Cuadrado (Chiellini 87°); Mandzukic; Alex Sandro Torino, 07/12/2016 Juventus-D. Zagabria 2-0 reti: Higuain (J) 52°, Rugani (J) 73° Arbitro: Taylor (Inghilterra) Ammoniti: Higuain, Evra Formazione (3-5-2): Neto; Benatia; Rugani; Evra; Cuadrado; Lemina; Marchisio (Sturaro 74°); Pjanic (Dybala 80°); Asamoah; Higuain; Mandzukic (Hernanes 85°)
Zagabria, 27/09/2016 (2 gta) D. Zagabria-Juventus 0-4 reti: Pjanic (J) 24°, Higuain (J) 31°, Dybala (J) 57°, D. Alves (J) 85° Arbitro: Jorge Sousa (Portogallo) Formazione (3-5-2): Buffon; Barzagli (Pjaca 68°); Bonucci; Chiellini; D. Alves; Khedira; Hernanes; Evra; Pjanic (Cuadrado 46°); Dybala; Higuain (Mandzukic 71°) a
Lione, 18/10/2016 (3a gta) Ol. Lione-Juventus 0-1 rete: Cuadrado (J) 76° Arbitro: Marciniak (Polonia) Espulsi: Lemina (J) 54° per doppia ammonizione Ammoniti: Bonucci N.b.: Buffon para un rigore a Lacazette al 35° p.t. Formazione (3-5-2): Buffon; Barzagli; Bonucci; Evra; D. Alves (Benatia 84°); Khedira (Sturaro 75°); Lemina; Pjanic; Alex Sandro; Dybala (Cuadrado 69°); Higuain Torino, 02/11/2016 Juventus-Ol. Lione 1-1 reti: Higuain (J) 13° (rig.), Tolisso (L) 85° Arbitro: Kuipers (Olanda) Ammoniti: Barzagli, Marchisio, Sturaro, Pjanic Formazione (4-3-1-2): Buffon; D. Alves; Bonucci (Benatia 68°); Barzagli; Evra; Khedira; Marchisio; Sturaro; Pjanic (Alex Sandro 68°) Higuain (Cuadrado 83°); Mandzukic Siviglia, 22/11/2016 (5a gta) Siviglia-Juventus 1-3 reti: Pareja (S) 9°, Marchisio (J) 47° (rig.), Bonucci (J) 84°, Mandzukic (J) 94° Arbitro: Clattenburg (Inghilterra) Ammoniti: Mandzukic, Evra, Khedira, Cuadrado
Torino, 14/03/2017 Juventus-Porto 1-0 rete: Dybala (J) 42° (rig.) Arbitro: Hategan (Romania) Ammoniti: Cuadrado Espulsi: Pereira (P) 40° p.t. per fallo di mano Formazione (4-2-3-1): Buffon; D. Alves; Bonucci; Benatia (Baragli 60°); Alex Sandro; Khedira; Marchisio; Cuadrado (Pjaca 45°); Dybala (Rincon 78°); Mandzukic; Higuain
QUARTI DI FINALE Torino, 11/04/2017 Juventus-Barcellona 3-0 reti: Dybala (J) 7° e 22°, Chiellini (J) 55° Arbitro: Marciniak (Polonia) Ammoniti: D. Alves, Mandzukic, Khedira, Lemina Formazione (4-2-3-1): Buffon; D. Alves; Bonucci; Chiellini; Alex Sandro; Pjanic (Barzagli 89°); Khedira; Cuadrado (Lemina 73°); Dybala (Rincon 81°); Mandzukic; Higuain Barcellona, 19/04/2017 Barcellona-Juventus 0-0 Arbitro: Kuipers (Olanda) Ammoniti: Khedira, Chiellini Formazione (4-2-3-1): Buffon; D. Alves; Bonucci; Chiellini; Alex Sandro; Khedira; Pjanic; Cuadrado (Lemina 84°); Dybala (Barzagli 75°); Mandzukic; Higuain (Asamoah 88°)
CLASSIFICA GRUPPO H: JUVENTUS
di Massimo Fiandrino
punti 14
Siviglia
11
Lione
8
Dinamo Zagabria
0
OTTAVI DI FINALE Porto, 22/02/2017 Porto-Juventus 0-2 reti: Pjaca (J) 72°, D. Alves (J) 74° Arbitro: Brycht (Germania) Ammoniti: Lichtsteiner Espulsi: Telles (P) 36° per doppia ammonizione Formazione (4-2-3-1): Buffon; Lichtsteiner (D. Alves 73°); Barzagli; Chiellini; Alex Sandro; Khedira; Pjanic; Cuadrado (Pjaca 67°); Dybala (Marchisio 86°); Mandzukic; Higuain
SEMIFINALI Montecarlo, 03/05/2017 Monaco-Juventus 0-2 reti: Higuain (J) 29° e 59° Arbitro: Mateu Lahoz (Spagna) Ammoniti: Marchisio, Bonucci, Chiellini Formazione (4-3-2-1): Buffon; Barzagli; Bonucci; Chiellini; Alex Sandro; Pjanic (Lemina 89°); Marchisio (Rincon 81°); D. Alves; Dybala; Mandzukic; Higuain (Cuadrado 77°) Torino, 09/05/2017 Juventus-Monaco 2-1 reti: Mandzukic (J) 33°, D. Alves (J) 44°, Mbappe’ (M) 69° Arbitro: Kuipers (Olanda) Ammoniti: Bonucci, Mandzukic Formazione (3-4-2-1); Buffon; Barzagli (Benatia 85°); Bonucci; Chiellini; D. Alves; Pianic; Khedira (Marchisio 55°); Alex Sandro; Dybala (Cuadrado 54°); Mandzukic; Higuain
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Cardiff
La città della finalissima C
ardiff, la città che ospiterà la finale di Champions League, è la capitale del Galles. E’ una città portuale con una popolazione di 350.000 abitanti ed è separata dall’Inghilterra solo dall’estuario del Severn. Due volte città Europea dello Sport, Cardiff (Caerdydd per la gente del posto) dista circa 240 chilometri da Londra. Il ‘National Stadium of Wales’, teatro della finalissima, è la casa della nazionale di rugby gallese sin dal 1999 e - mentre Wembley veniva ristruttuato - ha ospitato la finale di FA Cup tra il 2001 e il 2006. Lo stadio, assolutamente all’avanguardia, ha una copertura mobile che impiega 20 minuti per aprirsi o chiudersi. Cosa vedere a Cardiff? Si spazia dal Castello che si trova nel centro storica della città al National Museum che vanta una collezione artistica molto suggestiva. Sul lungomare del Cardiff Bay ci sono tanti pub, negozi, ristoranti e bar mentre per un contatto con la natura sono consigliate le passeggiate a piedi o in bicicletta sul Taff Trail, il rafting sulle rapide che si trovano al Cardiff
Bay oppure le gite più tranquille su uno dei tanti battelli che attraversano la città. Il fiume Taff scorre dal lato ovest della città sino al ‘National Stadium of Wales’. Il parco nazionale Brecon Beacons, gran parte della South Wales Valleys, la Penisola di Gower e Barry Island, sono tutte facilmente raggiungibili da Cardiff. I borghi antichi dell’Inghilterra e città come Bath, Hereford, Cheltenham e Gloucester sono a meno di un’ora di strada. Per quanto riguarda il cibo, ol-
tre al ‘Chippy Lane’ (il nome con cui la gente del posto chiama Caroline Street nel centro della città, che è pieno di fast-food), Cardiff offre specialità per tutti i gusti. Piatti tradizionali come il Cawl (tipo di spezzatino) e il Welsh rarebit (toast ricoperto da formaggio fuso) sono in genere difficili da trovare in centro; i locali infatti sono tendenzialmente cosmopoliti ed è più facile imbattersi in ristoranti cinesi, indiani o italiani. Imperdibile l’agnello gallese, le torte gallesi
e le salsicce tipiche del luogo. Il Bitter (una birra) è la bevanda più richiesta per l’aperitivo e in genere viene servito in pinte da 568ml. A livello sportivo calcio e rugby sono gli sport più diffusi a Cardiff. La più grande squadra della capitale è il Cardiff City (i Bluebirds) e gioca nel campionato inglese sin dalla sua nascita. L’attaccante del Real Madrid, Gareth Bale, e l’ex centrocampista del Manchester United, Ryan Giggs, sono entrambi nati a Cardiff, città che vanta anche un gran numero di piccoli club che giocano nel campionato gallese, tra cui il Cardiff Met, che gioca nella massima serie nazionale, mentre il Cardiff Met Ladies ha ospitato un girone della UEFA Women’s Champions League 2016/17. Infine la lingua: non sono tantissimi gli abitanti che parlano il gallese antico (si trovano soprattutto nelle zone rurali). L’inglese è parlato da tutti ed è la prima lingua nazionale, tranne che per i nativi più legati alle tradizioni. Il gallese è comunque ancora ampiamente insegnato nelle scuole e usato su molti cartelli stradali.
La Storia della Champions
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a principale competizione europea per squadre di club - la Coppa dei Campioni - è stata inaugurata un mese dopo il primo Congresso UEFA, tenutosi a Vienna il 2 marzo 1955, ma non è stata un’iniziativa UEFA. Mentre la maggior parte dei membri fondatori della UEFA erano più interessati ad organizzare una competizione riservata alle squadre nazionali, il quotidiano sportivo francese L’Equipe, e soprattutto il direttore d’allora Gabriel Hanot, spingevano per un torneo europeo dedicato alle squadre di club. Hanot, insieme al collega Jacques Ferran, ha così ideato un torneo con incontri da disputare il mercoledì in notturna. Il torneo promosso dal quotidiano francese non era riservato ai campioni nazionali, ma vi partecipavano, su invito, le squadre più blasonate. I rappresentanti di 16 club sono stati così invitati ad una riunione il 2 e 3 aprile 1955 ed hanno approvato all’unanimità le regole proposte da L’Equipe. La UEFA - fondata nel giugno 1954 - ha reagito contattando l’organo di governo mondiale della FIFA, e il relativo Comitato Esecutivo - con un incontro a Londra l’8 maggio 1955 - ha autorizzato la nuova competizione con la condizione che
fosse organizzata dalla UEFA, e che le federazioni nazionali interessate permettessero ai propri club di partecipare. Il Comitato Esecutivo UEFA ha accettato le condizioni della FIFA, e ha concordato di organizzare la competizione durante la sua riunione del 21 giugno 1955. Il primo incontro della nuova competizione è stato giocato a Lisbona tra SC Portugal e Partizan (3-3). Il Real Madrid ha immediatamente fatto suo il torneo vincendo le prime 5 edizioni. Tra gli altri club protagonisti spiccano Ajax e Bayern München, che hanno vinto 3 titoli consecutivi. Nessun club è però stato capace di imporre una supremazia molto duratura. L’Ajax ha dovuto attendere 22 anni prima di centrare la quarta vittoria (dopo la tripletta primi anni ’70). Il Real Madrid nel 1998 ha posto fine ad un’attesa di ben 32 anni per aggiudicarsi nuovamente il torneo, mentre solo i calci di rigore a San Siro nel 2001 hanno interrotto il digiuno del Bayern, che durava da 26 anni. Anche il Liverpool, vincitore quattro volte tra 1977 e 1984, merita una citazione, dato che il club inglese ha sostanzialmente vinto i propri trofei con squadre diverse. La gloria europea dei Reds è
tornata a risplendere nel 2005, quando gli inglesi hanno recuperato dallo 0-3 e sconfitto il Milan ai rigori in quella che è stata forse la finale più entusiasmante. Real Madrid, Milan e Barcellona sono le squadre più vincenti in Champions League: le due spagnole hanno sollevato il trofeo 4 volte, i rossoneri tre. Gli spagnoli detengono anche il record di vittorie totali: 11. Seguono il Milan con 7, Barcellona, Liverpool e Bayern con 5 e Ajax con 4. Il Real detiene anche il record di finali disputate: 13. Il successo del Milan nel 2002/03 è arrivato dopo una maratona di 19 partite dal terzo turno di qualificazione fino alla finale vinta ai rigori contro la Juventus. Il principale cambiamento nella competizione è avvenuto nella stagione 1992/93, quando, dopo una fase a gironi pilota introdotta nella stagione precedente, è stata inaugurata ufficialmente la UEFA Champions League, che oltre alla tradizionale eliminazione diretta prevede anche fasi a gironi. Il successo della fase a gironi ha determinato l’aumento del numero delle squadre partecipanti da 8 a 32, con partite che si disputano sia il martedì che il mercoledì in tutta Europa.
8 La Partita
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di Marco Sanfelici
Al Millenium l’ansia non trova biglietto I bianconeri si confrontano con la propria storia: sfatare il passato per aprire al futuro
“
It’s a long way to Tipperary” cantavano i soldati britannici allo scoppio del primo conflitto mondiale. Già, la via è ben lunga per l’Irlanda, ma non di meno per il Galles. Entrambi paesi celtici, con parlate che si perdono nella notte dei tempi, quando la storia della gente di queste latitudini si confondeva con le saghe nordiche, fino a compenetrarsi come un tutt’uno tra maghi merlini e re artù che si rincorrevano sui mari solcati da navi nibelunghe. La strada non si è accorciata, anzi. Basti chiedere quante miglia han dovuto percorrere castigliani e piemontesi, spagnoli ed italiani, per giungere fino a Cardiff. Che poi la cittadina del “Wales”, per dirla all’inglese, sia la sede più
appropriata per una finale di Champions League, è un arcano che ha il disvelarsi solo presso la sede della U.E.F.A. O, per meglio dire, nei risvolti di magheggi politico-sportivi a noi comuni mortali del tutto imperscrutabili. Forse ci troviamo di fronte alla sintesi estrema del top dei valori continentali. Real Madrid e Juventus sono il meglio che oggi possa esprimere la Vecchia Europa in termini di squadre di calcio. Non esiste Albione, o non esiste ancora o non esiste più, non esiste Germania, un po’ per decisioni arbitrali ed un po’ per limiti propri. E se pensiamo che negli ultimi 4 anni delle 8 finaliste ben 6 sono state spagnole
e le uniche non tali sono state entrambe….la Juve, allora il cerchio magico descritto nella polvere dal bastone di Merlino (toh, chi ritorna!) si chiude. Al Millenium Stadium di Cardiff, dove si disquisisce di rugby molto più che di football, i blancos si misurano per duplicare la Champions dello scorso anno (sarebbe la prima volta da quando la Coppa dei Campioni si nomina così); i bianconeri si confrontano con la propria storia, per sfatare il passato ed aprire un futuro. Che dire sul Real che non sia già stato scritto? Di Stefano, Puskas, Gento. E poi Butragueno, Raul, Zidane e CR7. Il calcio, signore e signori. Delle 14 finali di Cop-
pa dei Campioni disputate, 11 vinte. E se la squadra è denominata “galacticos” una ragione ci sarà. Tutto allora è perduto per la Juve? Nemmeno per sogno. I bianconeri torinesi arrivano all’appuntamento finale con la giusta consapevolezza del proprio valore, che non vuol dire essere spavaldi e senza rispetto per l’avversario. Tutt’altro, significa che si è fatto un percorso di conquista di autoconsiderazione e di fiducia che, probabilmente a Berlino non era ancora pienamente concluso. Perchè, se i blancos castigliani sono adusi a calcare questi scenari, la Juve è alla seconda finale in 3 anni. Pure questo significa qualcosa. Le schermaglie della vigilia puntano a determinare la compagi-
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9 La Partita
ne favorita. Mentre dal versante spagnolo si tende giustamente a sottolineare la forza madridista, Allegri parla di fiducia e di rispetto. È una battaglia tra BBC: Bale (sicuri che ci sia?), Benzema e Cristiano Ronaldo contro
Barzagli (mister permettendo), Bonucci e Chiellini: scontro tra titani. Un attacco galattico contro una difesa con referenze ben note a Barcellona. Eppure tutto si potrebbe decidere a centrocampo come i maestri di giornalismo insegnano sui banchi di scuola. La difesa spagnola concede e Marione o Paulo o il Pipita potrebbero approfittarne. Tutto in equilibrio, tanto equilibrio, anche e soprattutto quello che Allegri chiede ai suoi, insieme ad un feroce lavoro sulle teste, per bandire sindromi fastidiose e pericolose. Un dato è certo: per portare a casa la Coppa, la Juve non dovrà far entrare l’ansia allo stadio, come forse era accaduto a Berlino. Khedira, Mandzukic e Dani Alves lo spiegheranno ai compagni, poiché loro sanno come si fa. E che l’avventura abbia inizio, anzi che finisca come ci auguriamo.
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Le Finali tra Italiane e Spagnole
Dal ‘Bernabeu’ a Berlino: 5-2 per loro... P
rima di Juve-Real, che si sfideranno il 3 giugno a Cardiff, ci sono state altre finali di Coppa Campioni/Champions League che hanno visto protagoniste squadre italiane e spagnole. 1957 Real Madrid - Fiorentina 2-0 Dopo aver vinto l’edizione inaugurale della Coppa dei Campioni l’anno precedente, il Real Madrid si conferma campione d’Europa contro i toscani. Davanti ai 124.000 tifosi presenti al Santiago Bernabeu il portiere viola Giuliano Sarti prova a chiudere la strada ai mostri sacri Alfredo Di Stéfano, Raymond Kopa e Francisco Gento, ma deve capitolare dagli 11 metri. Al 69’ infatti gli spagnoli trasformano un calcio di rigore con Di Stéfano e dopo sei giri di lancette un tocco sublime di Gento consente alle Merengues raddoppiare e difendere cosi il titolo. 1958 Real Madrid - Milan 3-2 (dts) A Bruxelles il Real si impone solo ai supplementari sul Milan
Pogba contro Messi, Juve-Barcellona 2015
e centra il tris europeo. Per la seconda stagione di fila, Di Stéfano si rivela decisivo, anche se a chiudere la sfida dello Stadio Heysel sarà una combinazione tra Kopa e Gento. Gli spagnoli trovano fiera opposizione nel Milan di Cesare Maldini e Nils Liedholm. Di Stéfano firma una delle due reti del pareggio per il Real, portando la sfida ai supplementari, poi al 107’ è Gento a siglare il gol-partita per le Merengues. 1964 Inter - Real Madrid 3-1 L’inter è la prima squadra italiana a laurearsi campione d’Europa. Gli uomini di Helenio Herrera, grazie al catenaccio e contropiede, si impongono a Vienna contro un Real che in campo schiera le leggende Puskás e Di Stéfano. Le Merengues faticano a trovare spazio tra le maglie della retroguardia nerazzurra e Sandro Mazzola porta in vantaggio i milanesi con Aurelio Milani che firma il raddoppio nella ripresa. Il gol di Felo riporta in partita il Real,
ma Mazzola va a bersaglio per la seconda volta al termine di un grande assolo e regala un trionfo storico al calcio italiano. 1992 Sampdoria - Barcellona 0-1 (dts) Cruyff guida il Barça al suo primo trionfo nella più prestigiosa competizione europea per club. Il gol partita, a Wembley, nasce però dal piede del difensore olandese Ronald Koeman, e arriva solo nei supplementari. Il tandem d’attacco blucerchiato composto da Gianluca Vialli e Roberto Mancini sbaglia molto in fase di conclusione mentre Michael Laudrup e Hristo Stoichkov vengono tenuti a bada da Gianluca Pagliuca sul fronte opposto. A trovare il gol decisivo, nei supplementari, è Koeman, con un fantastico tiro su punizione. Per la Doria è la fine di un sogno. 1994 Milan - Barcellona 4-0 Battuto dal Marsiglia nella finale dell’anno precedente, il Milan di Fabio Capello replica in grande stile 12 mesi più tardi, pur non partendo favorita. Dejan Savicevic segna uno dei quattro gol rossoneri con delizioso pallonetto, contribuendo alla demolizione del ‘Dream Team’ di Cruyff ad Atene. Capitan Baresi e Costacurta sono squalificati ma il Milan fronteggia a viso aperto il talento offensivo del Barça. Stoichkov e Romário vengono messi in secondo piano da Daniele Massaro, che firma i primi due gol rossoneri prima del capolavoro di Savicevic e del sigillo di Marcel Desailly 1998 Real Madrid - Juventus 1-0 Il settimo sigillo delle Merengues
Suarez, Messi, Neymar nel 2015
arriva dopo 32 anni dall’ultimo successo. All’Amsterdam Arena l’uomo della provvidenza è Predrag Mijatovic, autore al 66’ del gol-partita. Finalista sconfitta l’anno precedente e trionfatrice nel 1995/96 a Roma, la Juve di Marcello Lippi e Zidane, di Del Piero e Davids viene sconfitta dal Real di Jupp Heynckesl Gli spagnoli, nonostante un deludente quarto posto in campionato, riusciranno a riportare a Madrid il trofeo contro i torinesi che si erano appena riconfermati campioni d’Italia. 2015 Juventus - Barcellona 1-3 Sembra ieri ma sono passati già due anni. Rakitic, Suárez e Neymar regalano al Barcellona la quinta vittoria europea. Per la Juve, che era riuscita a pareggiare con Álvaro Morata il vantaggio iniziale dei catalani, arriva un’altra sconfitta in finale - la sesta su otto tentativi, la quarta di fila - nonostante una prestazione coraggiosa in quel di Berlino. Per i bianconeri l’ennesima delusione in finale ma questa volta per Buffon e compagni non c’è nulla da rimproverarsi e ancora oggi ripensano a quella finale con grande orgoglio.
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12 Le Interviste
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di Marco Venditti
Serena: “Juve, gruppo dedito al sacrificio” A
ldo Serena ha giocato nella Juventus dal 1985 al 1987, vincendo uno scudetto e una coppa Intercontinentale nel dicembre 1985 contro l’Argentinos Juniors. Quella coppa fu disputata a Tokio, terminò ai rigori e l’attaccante originario di Montebelluna contribui fattivamente a portarla a Torino con una segnatura dal dischetto. Fu campione del mondo a livello di club quindi, uno che di coppe ad alto livello se ne intende insomma... Aldo Serena, quali differenze ci sono tra la Juve che ha disputato la finale di Berlino e questa? La Juve attuale ha trovato la consapevolezza di non essere mentalmente inferiore a nessuno. A Berlino la qualità della Juve era sicuramente superiore, rispetto a questa, in alcuni singoli: direi Pirlo e Pogba in assoluto, che avevano il genio di inventare la
giocata o il passaggio calibrato. Questa Juve invece è fatta di alcuni giocatori di assoluto livello, non super stelle ma un gruppo più dedito al sacrificio. E le differenze tra Juve e Real Madrid attuali? I bianconeri sono un gruppo dove la caratteristica maggiore è rappresentata dal fatto che si conoscono tutti a memoria. Sono più squadra d’insieme, tutti pronti al sacrificio. Il cambio del modulo poi è stato determinante, Allegri ha saputo cambiare al momento opportuno e i giocatori impiegati hanno eseguito alla lettera gli insegnamenti del mister. Il Real non ha questa fortissima coesione di squadra, si affida più alle giocate dei singoli. Credo che questa sostanziale differenza possa premiare i campioni d’Italia. La conquista del sesto scudetto consecutivo con
il punteggio di 91 punti rappresenta motivo di grossa soddisfazione al termine di un percorso davvero straordinario. Quali sono stati i giocatori determinanti di questa stagione? Sicuramente Higuain, Dybala e Mandzukic lì davanti. Il centrocampo ha finalmente ritrovato la splendida continuità di Khedira e la voglia di Pjanic di non abbassare mai il ritmo personale. La difesa ovviamente credo che rappresenti più di ogni altra cosa il segreto di questa squadra. Se è vero che le vittorie nascono dalla difesa credo che la ‘BBC’ in questi anni si sia rivelata una barriera insormontabile dove anche un uomo come Iniesta si è arreso davanti alla rocciosità di questo reparto. Per concludere, quante possibilità ha la Juve di riportare in Italia la Champions?
Le possibilità di un’affermazione bianconera sono tante. Mai come ora ho visto una Juve davvero vicina al traguardo più ambito. Questione di fatti ma anche di chimica. I bianconeri ce la possono fare.
Brio: “Un ciclo vincente che non finirà a Cardiff” S
ergio Brio, per oltre un decennio stopper della Juve, pilastro di un blocco difensivo che lo vide affiancato a cavallo degli anni ‘70 e ‘80 a compagni di reparto quali Scirea. Gentile, Cabrini, e davanti a portieri come Zoff e Tacconi. Coi bianconeri, di cui fu anche capitano, vinse 4 scudetti e tutte e 5 le competizioni Uefa per club (uno dei soli 6 giocatori al mondo a raggiungere tale primato). In 13 stagioni disputò con la squadra torinese 379 partite realizzando 24 reti. Brio, quali i meriti maggiori di questa Juve che è arrivata in finale? Questa finale la Juve se l’è conquistata con il lavoro di squadra e non con la casualità. Cardiff arriva dopo Berlino e se la fortuna avesse aiutato meno gli avversari del Bayern, anche nella scorsa stagione la Juve avrebbe avuto molte possibilità di centrare la finale di Milano. A Berlino invece
i bianconeri trovarono un Barcellona obiettivamente di un livello superiore. Neymar, Messi e Suarez in quell’occasione erano sicuramente al top perché tutta la squadra viaggiava molto più forte. Ora la Juve è una squadra diversa, vuoi per un modulo più coeso e vuoi anche perché a volte le sconfitte ti fanno crescere. Ancora oggi però si parla molto
del dualismo tra Allegri e Conte. Sono due modi diversi di allenare, ugualmente vincenti. Da giocatori hanno ‘studiato’ il percorso per diventare allenatori ed entrambi hanno vinto. Conte fece benissimo e cambiò la mentalità della Juve. Allegri ha conquistato 3 scudetti e 3 coppe Italia consecutive, mai successo a nessuna squadra. Poi una supercoppa e due finali Champions in 3 anni. L’errore di Conte è stato quello di pensare che il ciclo e i giocatori più rappresentativi fossero giunti al termine in quanto a stimoli. Allegri è preparato, io l’ho avuto nel Cagliari e già si capiva che avrebbe fatto una gran carriera. Già a quei tempi dimostrava di saper ragionare senza mai farsi prendere dall’istinto. Il futuro della Juve, a prescindere da Cardiff, sarà sempre vincente? Il ciclo Juve non finirà a Car-
diff. La società lavora sodo per garantire continuità. Caldara e Rugani ad esempio saranno il futuro immediato della difesa. In altri reparti stanno arrivando giovani e altri giocatori di livello. Credo che Marotta e Paratici sappiano prima degli altri che cosa bisogna fare e quando agire. Tuttavia, come nella vita, quando le cose vanno bene tutti ti osannano e quando qualcosa non quadra ci si dimentica del passato. Ad esempio, ovviamente lo scongiuriamo, ma se a Cardiff la Juve non dovesse farcela prepariamoci a critiche e polemiche contro Allegri e le scelte di alcuni giocatori. Purtroppo parla chiaro il recente passato: da quando questo allenatore approdò a Vinovo conosciamo molto bene le cose dette su di lui al minimo errore commesso. Io comunque dico che la Juve questa volta può farcela...
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L’Intervista
di Giovanni Rolle
Anastasi: “La fortuna fattore decisivo” J
uve, questa volta puoi farcela, la Champions può essere tua! Lo dice Pietro Anastasi, uno che la coppa dalle grandi orecchie l’ha sognata, senza purtroppo riuscire ad alzarla al cielo, vedendola sfumare soltanto all’ultimo atto nella finalissima di Belgrado. Di fronte c’era l’Ajax di Johann Cruijff e degli altri maestri olandesi del calcio totale, che prima di quella Coppa dei Campioni l’avevano vinta già altre due volte. Un ostacolo troppo arduo per quella Juve che, pur avendo in squadra campioni del calibro di Dino Zoff, Francesco Morini, Franco Causio, Fabio Capello, Josè Altafini, Roberto Bettega e, appunto,
Pietro Anastasi, in quel 30 maggio del 1973 si affacciava per la prima volta all’atto finale della più importante competizione per club a livello europeo. Pietro Anastasi, che partita si aspetta di vedere a Cardiff tra la Juventus e il Real Madrid? Penso che entrambe le squadre abbiano il 50 per cento di possibilità di vincere la coppa, ma se dovessi scommettere un caffè punterei sulla Juve. La squadra di Allegri ha ampiamento dimostrato durante l’andamento della Champions e del campionato di possedere il dna vincente. Mi aspetto comunque di vedere una partita equilibrata, dove alla fine vincerà chi sarà più bravo, ma anche chi avrà più fortuna. Quale giocatore bianconero potrebbe essere l’elemento decisivo?
Queste partite di solito vengono risolte dai grandi attaccanti, perciò dico Dybala oppure Higuain. Ma non mi sorprenderebbe se a decidere la gara potesse essere un difensore, come Chiellini o Bonucci. Dica la verità: si aspettava che la Juve potesse andare a giocarsi la finale ad armi pari anche prima della sfida col Barcellona? Non mi sarei aspettato una vittoria all’andata così netta ed era difficilmente ipotizzabile che una squadra abituata a segnare tanto come il Barcellona potesse rimanere a secco in entrambe le gare. Ma non ho mai avuto dubbi sul fatto che la Juve avesse le carte in regola per arrivare fino in fondo. Che ricordo ha di quella finale a Belgrado?
“Ricordo la tensione della vigilia, ma anche che eravamo caricati a mille per giocarci la vittoria in coppa. Purtroppo ci siamo trovati davanti una squadra di fenomeni come l’Ajax di quegli anni, che, oltre ad essere una squadra zeppa di campioni, giocava un calcio veramente all’avanguardia. Ma pur di fronte ai maestri del cosiddetto calcio totale riuscimmo, tutto sommato, a far bella figura e infatti quella fu una partita equilibrata, dove perdemmo con un solo gol di scarto. Volgendo lo sguardo al campionato, pensa che la Juve continuerà a dominare anche in futuro? Nel prossimo campionato mi aspetto una concorrenza ancora più agguerrita, in particolare da parte delle due squadre milanesi.
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di Enrico Heiman
Grande sfida tra strateghi non sempre grandi Allegri e Zidane hanno avuto una carriera molto diversa, ma in panchina vantano in comune qualche “allegro” scivolone
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inale di Champions, sapore di romanzo. Non è solo il duello satanico tra Juventus e Real Madrid, le citiamo nell’ordine burocratico stabilito dall’Uefa. È molto di più. È un fantastico incrocio tra due dei più grandi club europei, cioè del mondo. I madrileni in campo internazionale hanno vinto di più, undici volte sul tetto d’Europa, la Juve soltanto due, su otto finali disputate. Ma il blasone brilla per entrambe in modo ineguagliabile. Su questo non ci piove. Ecco perché sono entrambe invidiate, insidiate, combattute. E alla guida ci sono due allenatori che più diversi non potrebbero essere. Allegri era un fantasista talentuoso, magrolino (da giovane a Livorno lo chiamavano acciuga) che ha soggiornato più in B, soprattutto a Pescara, che in A. Un paio di stagioni a Cagliari. In faccia all’Adriatico, sotto la guida di Galeone (un Sarri più romantico e meno spietato) divenne mezz’ala più completa. Più totale. In panchina ha rivelato doti che quasi nessuno avrebbe osato immaginare. Porta il Sassuolo nel grande calcio, due stagioni a Cagliari con risultati lusinghieri e soprattutto uno smalto di gio-
co che impressiona. Finché, nel 2010, Galliani lo porta al Milan forzando la mano a Berlusconi. Il quale, al momento della presentazione, secondo prassi parla quasi esclusivamente lui, lasciando al neo-tecnico qualche spicciolo finale. Non senza avergli detto, in publico, che dovrà presentarsi con i capelli tagliati meglio. Allegri non è mai stato capellone, anzi col tempo gli si stanno diradando sempre più. Ma si sa che ad Arcore vigono certe regole. Un po’ come usava alla Juve nell’era Boniperti. Perfettamente giusto. Al primo anno in rossonero Allegri centra su-
bito lo scudetto. È un bel Milan, con la stella Ibraimovich che fa gol con ogni parte del corpo, in difesa Thiago Silva è tra i migliori del mondo, a centrocampo resiste ancora il ringhio di Gattuso che si sposa con la regia euclidea di Pirlo, pur frenato da un noioso infortunio. L’anno dopo gli vendono Ibra e Thiago Silva, problemi di soldi, ma soprattutto esplode la prima Juve di Conte che gli soffia lo scudetto. Complice il famoso non-gol di Muntari, che sul parziale di 1-0 per il Milan avrebbe forse raccontato un’altra storia. Invece la Juventus pareggia con Matri salvando capra
e cavoli. Comincia così il declino di Allegri al Milan. Ci si mette pure una guerra privata con Pirlo, che il tecnico giudica erroneamente alla frutta. Gli propone di giocare mediano sinistro, preferendogli l’olandese Van Bommel davanti alla difesa. Sarebbe un suicidio tattico, che Pirlo sventa accettando la corte della Juventus. Così, a 32 anni, si rilancia con un favoloso quadriennio in cui conquista altrettanti scudetti. Mentre Allegri, alla terza stagione rossonera, incappa in una clamorosa sconfitta sterna col Sassuolo (4-3) con quattro gol di Berardi. Grande speranza puntualmente non confermata. A Berlusconi sembra d’impazzire e manda via il tecnico. Esonero il lunedì mattina. Ma pochi mesi dopo, luglio 2014, Marotta lo chiama alla Juve. Succede semplicemente perche Conte, dopo tre scudetti consecutivi, chiede un mercato lunare che costerebbe 150 milioni. Risposta negativa della società. L’uomo di Lecce fa le bizze e al secondo giorno di ritiro, dopo un furibondo litigio ai Principi di Piemonte con Andrea Agnelli e Marotta, molla tutto e se ne va. Lo aspetta l’incarico di CT azzurro, che con una sorta di
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miracolo lo porterà a disputare un magnifico Europeo. Merito in gran parte suo. Così inizia la storia di Allegri alla Juve. Tre scudetti consecutivi, due Coppe Italia. Con qualche clamoroso “flop”, tipo la sconfitta col Milan ai rigori nella supercoppa Italiana disputata a dicembre ad Abu Dabi, in Qatar. Partita che il conte Max, così nel frattempo l’hanno ribattezzato, affronta interamente senza l’ala destra. Evidentemente gli fa schifo affidarsi a Cuadrado, che in quel ruolo è tra i migliori al mondo. Salvo poi cambiare idea nel nuovo modulo tattico, cosiddetto a cinque stelle, in cui trasforma Manzukic da attaccante in mediano sinistro e un bomber come Higuain in centravanti tuttofare. Con faticosi rientri per puntellare un centrocampo con soli due elementi (per giunta lenti) cioè Pjianic e Kedhira. Così si spie-
gano le cinque sconfitte in campionato (Inter, Milan, Genoa, Fiorentina e Roma), oltre alla citata finale in Qatar e quella di Napoli in Coppa Italia (3-2) che però è valsa la qualificazion e alla finale. Sulla sponda madrilena (madridisti sono i tifosi del Real) Zinedine Zidane, soprannominato Zizou sin dai tempi della Juventus, dove ha militato per cinque anni, dal 1996 al 2001, da calciatore è stato universale. Classe infinita. Ma ha chiuso la carriera in modo pesssimo, rifilando una testata a Materazzi nella storica finale dei Mondiali 2006 a Berlino. Inevitabile retaggio delle discendenze algerine. Questione di carattere, si direbbe oggi. Direi questione di etnia. Ma l’aveva già fatto altre due volte: una a Bordeaux, l’altra alla Juve in una gara europea. Richiesta di un parere dai giornali francesi, la madre di Zi-
zou rispose semplicemente che, a causa degli insulti che avevano provocato la reazione di suo figlio, Materazzi andava evirato. La legge della “cabila”, cioiè delle tribù berbere. Questione di provenienza. Certo, una testata che alla Francia è costata probabilmente un mondiale. Senza nulla togliere alla nazionale di Lippi, splendida vincitrice. Dopo quel giorno Zizou è rimasto al Real, diventando aiuto allenatore, poi alla guida del Castiglia, la squadra B delle “merengues”. Sino a quando il presidentissimo Florentino Perez lo ha chiamato per sostituire Benitez, che a sua volta aveva preso il posto di Ancelotti giubilato nell’estate 2015 dopo aver perso la Liga di fronte al Barcellona di Luis Enrique. Il famoso “Barsa” giustiziere della Juve nella finale di Champions a Berlino. Zidane ha conquistato nel 2016 “l’undecima” Coppa a Milano contro l’Atletico Madrid, anche se ai rigori, e la scorsa settimana ha riportato la Liga al Real che mancava da cinque anni. Dicono che come tecnico non sia un portento. Gli piacciono giocatorini dai piedi dolci, tipo Lucas Vasquez, poco fisico, buona tecnica. Però sa muoversi con accortezza. Ha accettato in spogliatoio l’egemonia di Christiano Ronaldo, in parte condivisa con la furia muscolare di Sergio Ramos e con l’esperienza dei due dioscuri di centrompo, il tedesco Kroos e il croato Modric. Autentico ispiratore delle
geometrie del Real. Ma la loro tecnica non basterebbe senza il dinamismo e la forza atletica del brasiliano Casemiro, il Gattuso del Real, con piedi assai migliori di Gattuso. La prepotenza di Ronaldo è costata la panchina a Benitez, che col bizzoso portoghese ha litigato di brutto. E Florentino non poteva che dar ragione a CR7, che gli costa 22 milioni l’anno ma segna caterve di gol, sfruttando il gioco dei compagni e gli fa vincere partite, Coppe e campionati. In comune Juve e Real hanno il numero di scudetti, 33. Anche se in Spagna non li chiamano cosi. E non c’è il triangolino sulla maglia. Ma ai bianconeri ne hanno “requisiti” due, a causa di Calciopoli. Sul campo sarebbero 35. Roba da ragionieri. Mutilazione che i tifosi rifiutano categoricamente. E probabilmente hanno ragione. Ma le sentenze vanno rispettate, anche se ingiuste. In comune hanno anche due allenatori diversissimi, ma ugualmente affermati. Ed acclamati. La loro è una sfida nella sfida. Non ci soffermiamo sulle formazioni che Allegri e Zidane manderanno in campo al Millenium Stadium di Cardiff. Se ne occuperanno doviziosamente le cronache televisive e giornalistiche. Quando questo giornale verrà distribuito sarà gia tutto fatto. Strategie comprese. Ma soltanto uno dei due potrà alzare le braccia al cielo. È il fascino crudele della Champions.
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di Ezio Maletto
Oltre la leggenda, c’è di più In Italia la Juve sta riscrivendo la Storia. Ma in Europa è tempo di cambiare mentalità
P
er quanto importante, unico, leggendario, il sesto scudetto consecutivo, impreziosito dal contorno della terza Tim Cup, anch’essa di fila, è stato oggetto di festeggiamenti molto contenuti; in ossequio a una tradizione per la quale, all’ombra bianconera della Mole ogni successo si coniuga al sollievo di un lavoro ben fatto, ma che può essere migliorato; in aderenza a un evento comunque metabolizzato da tempo; per la ragionevole convinzione che il tempo per le celebrazioni e/o commemorazioni debba essere speso alla fine di qualcosa o qualcuno, mentre invece, il ciclo vincente di questa Juve, a dispetto di una striscia già solenne, è ben lungi dal considerarsi concluso, ma anche e soprattutto perché, per quanto entusiasta, la nazione bianconera è posseduta dalla covidosa ossessione per un trofeo che da troppi anni Madama non innalza al cielo: la grolla degli eletti, il Santo Graal bullonato, la Coppa dei Campioni, ora universalmente conosciuta come Uefa
Champions League. Però, quella di Cardiff non sarà la notte del giudizio, e qualunque verdetto verrà espresso dal prato del National Stadium of Wales, il calcio a tinta zebrata non finirà lì. Intellettualmente facile da
accettare, decisamente avverso, invece, alla ragione di cuori che, spezzati con puntualità quasi irridente da oltre un ventennio di delusioni, talvolta parecchio cocenti, considerano ormai maledetta l’anfora dalle grandi orec-
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chie. L’ipotesi anche solo remota che il Giano bifronte dello sport si palesi ancora una volta con il volto della sconfitta assurge poi a livelli di totale intollerabilità in chi, sin da quella sera del 30 maggio 1973, a Belgrado, ha
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vissuto sulla propria pelle tutti gli ultimi atti della Signora da esportazione. Anche ad Atene, Bruxelles, Roma, Monaco di Baviera, Amsterdam, Manchester, Berlino. Una sola soddisfazione, peraltro quasi partorita, visto che i lineamenti del summenzionato diventarono benigni solo al termine dei tiri dal dischetto, tante amarezze e una lunga, buia notte dell’anima in terra belga ascrivibile alle tragiche circostanze giustamente rievocate in questi giorni. Individuare i motivi dell’idiosincrasia juventina alle finalissime, ammesso che esistano, è impresa ardua. Karma? Un Béla Guttmann de’ noantri? Semplice sfortuna? Mah... Più probabilmente, il pessimo rapporto con la partita decisiva è imputabile a un dna storicamente orientato alla supremazia peninsulare, che ha quasi sempre rigettato l’impianto di cellule continentali a causa del distorto e malinteso significato di eccezionalità attribuito alla competizione. La cosiddetta carenza di mentalità europea dai più addotta a giustificazione degli insuccessi, non può certamente essere addebitata a tutti i giocatori che hanno indossato, in epoche diverse, la nobile casacca a strisce, bensì a un preciso indirizzo societario volto a considerare l’eventuale ascesa
al gradino più alto del podio alla stregua di un’impresa straordinaria e, quindi, molto occasionale, anziché la normalissima aspirazione stagionale di un club d’élite. Questa forma pensiero si è inesorabilmente tradotta, al
dunque, in ansia da prestazione, braccino corto, consunzione nervosa per aver giocato mentalmente la gara delle gare fino allo stremo di ogni energia spendibile, ancor prima di scendere in campo. Con i risultati ben
noti... e a prescindere dalle modalità d’arrivo all’appuntamento, cioè: con le faccende domestiche risolte da tempo o all’ultimo minuto. Ora che la conquista del Coppone implica risvolti che trascendono l’aspetto puramente sportivo e quasi lo travalicano (il riferimento alle ricadute finanziarie è assolutamente voluto), il vento pare esser cambiato e l’ambizione di troneggiare sul football del Vecchio Continente ha assunto contorni nitidi, ben delineati da dichiarazioni d’intenti non esclusivamente di facciata e avvalorati, nella fattualità, dall’acquisizione del diritto alle prestazioni di pedatori propedeutici allo scopo. Per questo la tappa gallese è considerabile un punto di partenza; per questo, pur rispettosa del passato, la Newentus risorta dalla ceneri di “Porcopoli” flirterà con la crème d’Europa senza timidezze e reticenze; per questo guarderà il mitico Real Madrid negli occhi, da pari a pari, con l’assoluta consapevolezza di non dover abbassare lo sguardo, comunque andrà a finire. Oltre la leggenda, c’è di più: la sfera degli archetipi. Una condizione per la quale, qualunque pensiero associato al calcio, foss’anche il minerale, rimandi immediatamente al termine Juventus. Entraci, Vecchia Signora! Augh.
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18 La Tattica
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di Franco Leonetti
L’evoluzione di Max, a caccia del ‘triplete’ T
ante le paternità di questa fantastica e leggendaria Juventus, in primis quella del Presidente Andrea Agnelli, dei dirigenti e di grandi giocatori in rosa come la mitologica BBC, Super Gigi a guardiano dei pali, Dybala, Mandzukic, Higuain, Dani Alves, senza dimenticarne nessuno, tutti inclusi per il contributo apportato. Ma è innegabile che l’ennesima chiara paternità sia quella legata a Massimiliano Allegri. Il Mister ha compiuto dei veri capolavori tattici in tutta la stagione, dimostrandosi uno dei tecnici numero uno in Europa, gestendo il gruppo con intelligenza, moderazione, lucidità e saggezza e incassando la fiducia dei giocatori, motivati a mille, e le conseguenze si sono viste in campo. Massimiliano da Livorno, arrivato tre anni orsono tra lo scetticismo generale, ha saputo conquistarsi in un triennio lo scettro di Allenatore della Juventus, grazie al suo stile, la schiettezza, l’umanità, i cambipelle della squadra e non ultimi i risultati esaltanti. Quest’anno, poi, ha saputo davvero andare oltre i limiti, superandosi, e dimostrando, ancora una volta, di maneggiare una preparazione tattica come pochi, e di saper in-
carnare la figura di perfetto gestore di cervelli dei ragazzi che scendono sul campo di gioco. La Juve, ad inizio stagione, non incantava nonostante una rosa di estrema qualità. Il 3-5-2, schema ormai consolidato, non consentiva di far scorrere il pallone sul manto verde ma lo faceva rotolare, regalando un gioco utilitaristico ma ben poco scintillante, complici anche gli inserimenti dei nuovi acquisti. Poi la svolta negativa di Firenze il 15 gen-
naio, la sconfitta contro la Viola al Franchi per 2-1 e il coraggio di cambiare un assetto tattico che Allegri provava a Vinovo, in allenamento, da tre mesi. Ecco varato il 4-2-3-1 con tutta la qualità calcistica schierata sul campo, incassando la volontà e il sacrificio dei calciatori, pronti a correre a mille all’ora, stillare sudore e porre determinazione ferale per la causa bianconera. Così il Mister si inventa un Mandzukic esterno alto di sinistra
capace di coprire per intero la fascia di competenza lottando e guerreggiando su ogni palla, con tutti gli attaccanti insieme in campo, per una Juventus a trazione anteriore che distrugge gli avversari in campionato e in Europa, uno dopo l’altro. Un’intuizione geniale che lo fa entrare di diritto nel empireo storico dei tecnici italiani più camaleontici di sempre. Non si era mai visto, in Italia, un allenatore giocare con tanti uomini offensivi nella stessa formazione di partenza, quattro attaccanti puri come Mandzukic, Dybala, Cuadrado e Higuain, con Pjanic a supporto e sulle fasce Dani Alves e Alex Sandro, se non è rivoluzione storica questa, definitela come meglio credete. Alla faccia di De Laurentiis che lo ha bollato come catenacciaro. Solo tre-quattro giocatori di stampo prettamente difensivo calati in una compagine equilibratissima ma votata, innegabilmente, all’offensiva: insomma una vera e propria folgorazione acutissima. Ma le intuizioni tattiche dell’allenatore non erano terminate, nonostante il mutamento di assetto, Allegri, dopo aver stracciato il Barcellona, si inventa, a ridosso della semifinale di Champions con il
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La Tattica
LE 8 ‘TRIPLETTE’ EUROPEE a cura di Massimo Fiandrino
Monaco, un 3-4-2-1 che vede in campo Barzagli e Dani Alves, con Cuadrado in panca: e anche qui, inutile aggiungerlo, la Juve porta a casa la missione con un’attitudine molto offensiva ma più coperta. Insomma, piaccia o non piaccia, nonostante una frangia del tifo bianconero continui ad osteggiare a non riconoscere pretestuosamente i meriti cristallini del grandissimo lavoro di Max Allegri, il tecnico labro-
nico è già entrato nella leggenda della Juventus per capacità, vittorie e bravura conclamata. Piaccia o non piaccia, Allegri si è rivelato il tecnico perfetto per questa Juve, la simbiosi con la squadra, l’ambiente e la Società fanno ben sperare per una continuazione insieme, verso altre vittorie, in primis la Champions. Avanti così Juve, ovviamente a tutta Max!
1967/CELTIC Allenatore: Jock Stein Coppa dei Campioni: 2-1 all’Inter (Finale) Campionato Scozzese: 34 partite e 58 punti Coppa di Scozia: 2-0 all’Aberdeen (Finale)
2009/BARCELLONA Allenatore: Pep Guardiola Champions League: 2-0 al Manchester United (Finale) Campionato Spagnolo: 38 partite e 87 punti Coppa del Re: 4-1 sull’Athletic Bilbao (Finale)
1972/AJAX Allenatore: Stefan Kovacs Coppa dei Campioni: 2-0 all’Inter (Finale) Campionato Olandese: 34 partite e 63 punti Coppa d’Olanda: 3-2 al Den Haag (Finale)
2010/INTER Allenatore: Jose’ Mourinho Champions League: 2-0 al Bayern Monaco (Finale) Campionato Italiano: 38 partite e 82 punti Coppa Italia: 1-0 alla Roma (Finale)
1988/PSV EINDHOVEN Allenatore : Guus Hiddink Coppa dei Campioni: 6-5 d.c.r. al Benfica (Finale) Campionato Olandese: 34 partite e 59 punti Coppa d’Olanda: 3-2 d.t.s. al Roda (Finale)
2013/BAYERN MONACO Allenatore: Jupp Heynckes Champions League: 2-1 al Borussia D. (Finale) Campionato Tedesco: 34 partite e 91 punti Coppa di Germania: 3-2 allo Stoccarda (Finale)
1999/MANCHESTER UNITED Allenatore: Alex Ferguson Champions League: 2-1 al Bayern Monaco (Finale) Campionato Inglese: 38 partite e 79 punti Coppa d’Inghilterra: 2-0 al Newcastle (Finale)
2015/BARCELLONA Allenatore : Luis Enrique Coppa dei Campioni: 3-1 alla Juventus (Finale) Campionato Spagnolo: 38 partite e 94 punti Coppa del Re: 3-1 all’Athletic Bilbao (Finale)
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Real Madrid / Le Finali ‘Merengues’
di Carlo Bianchi
Specialisti in vittorie: 11 su 14! Q
uindicesima finale di Coppa dei Campioni (ora Champions League) per il Real Madrid a caccia della dodicesima vittoria nella competizione. Come giocatore Francisco Gento (per tutti Paco, ora Presidente Onorario del club) è il recordman di vittorie con 6 e ben 8 partecipazioni in finale, 8 finali anche per Paolo Maldini e 7 per Alfredo Di Stéfano, poi tutti gli altri. Il risultato più frequente in finale? 1-0 verificatosi ben 15 volte. Il risultato mai apparso? 2-2. La finale con più gol? Quella di Glasgow nel 1960 vinta dal Real Madrid sull’Eintracht Frankfurt per 7-3. La finale con più spetta-
tori? Sempre quella di Glasgow appena citata con 135.000. Il goleador in una finale? Ferenc Puskás con quattro gol appunto nella partita di Glasgow. I giocatori che hanno messo a segno più gol nelle finali? Di Stéfano e Puskás con 7. La nazione dove si sono disputate più finali? Il Regno Unito con 12 delle quali ben 7 a Londra, città anfitrione. Fra il 61’ ed il 75’ si sono messi a segno ben 38 gol, ossia questo è il momento della partita dove si decidono le finali. Questi sono alcuni aneddoti statistici che riguardano le finali della Coppa sicuramente più importante del panorama calcistico mondiale.
Passiamo ora ad analizzare la storia della squadra madridista plurilaureata in questa competizione. LE VITTORIE (11) 1955-56: Real Madrid-Stade de Reims 4-3 - Parigi (Parc des Princes) - All. José Villalonga Llorente Partita vibrante fin dall’inizio con i francesi che si portarono ben presto sul 2-0 per poi essere rimontati dai gol di Di Stéfano, Rial (2) e Marquitos. 1956-57: Real Madrid-Fiorentina 2-0 - Madrid (Santiago Bernabéu) - All. José Villalonga Llorente
Giocando in casa come detentori del titolo il Madrid ebbe la meglio sui viola con reti di Di Stéfano nel minuto 71’ e sul finale di Gento. Le cronache parlano di 125.000 spettatori. La Fiorentina era la famosa squadra di Sarti, Cervato, Virgili, Montuori allenata da Fulvio Bernardini. 1957-58: Real Madrid-Milan 3-2 (d.t.s.) - Bruxelles (Stade du Heysel) - All. Luis Carniglia Prima finale europea che finì ai supplementari. Due volte in vantaggio i rossoneri raggiunti dai tre gol di Di Stéfano, Rial e Gento. L’edizione deve essere ricordata per il disastro aereo di Mo-
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Real Madrid / Le Finali ‘Merengues’ naco dove persero la vita molti giocatori del Manchester Utd. di ritorno dalla partita dei quarti a Belgrado contro la Stella Rossa.
mosa la dichiarazione a caldo di Simeone nel dopo partita: “Devo pensare se rimanere all’Atlético” cosa che poi puntalmente avvenne.
1958-59: Real Madrid-Stade de Reims 2-0 - Stoccarda (Neckarstadion) - All. Luis Carniglia Pur giocando gran parte della partita con un giocatore in meno un gol al primo minuto e poi il raddoppio di Di Stéfano non lasciarono opzioni alla compagine francese. 1959-60: Real Madrid-Eintracht Frankfurt 7-3 - Glasgow (Hampden Park) - All. Miguel Muñoz Sicuramente la finale che diede più gloria alle merengues. Si giocò in uno stadio alla presenza di ben 135.000 spettatori (record assoluto) e fino ad ora è la finale nella quale si sono segnati il maggior numero di gol. Tedeschi che si portarono in vantaggio ma quattro gol di Puskás e tre di Di Stéfano misero le cose a posto. 1965-66: Real Madrid-Partizan 2-1 - Bruxelles (Stade du Heysel) - All. Miguel Muñoz Vittoria del famoso Madrid “yeye” contro i rivali yugoslavi (prima squadra dell’est a partecipare ad una finale europea). Ancora una volta il Madrid iniziò perdendo ma sul finale Amancio prima e Serena poi diedero la vittoria agli spagnoli. 1997-98: Real Madrid-Juventus 1-0 - Amsterdam (Amsterdam ArenA) - All. Jupp Heynckes 32 anni dopo l’ultimo titolo in Europa ecco la “settima” con il famoso gol di Mijatovic in fuori gioco. Partita bloccata e molto combattuta. 1999-2000: Real Madrid-Valencia 3-0 - Parigi (Parc des Princes) All.Vicente del Bosque Finale senza storia con il Valencia di Héctor Cuper che resse
l’urto merengue fino al 39’ del primo tempo, Morientes, Raúl e McManaman diedero al Madrid l’ottava. 2001-02: Real Madrid-Bayer Leverkusen 2-1 - Glasgow (Hampden Park) - All. Vicente del Bosque La prima coppa di Florentino Pérez con quel fantastico gol di Zidane dopo le reti di Raúl e Lucio oltre alle miracolose parate di un giovanissimo Iker Casillas che fecero il resto. 2013-14: Real Madrid-Club Atlético de Madrid 4-1 (d.t.s.) - Lisbona (Estádio Da Luz) - All. Carlo Ancelotti La vittoria forse più drammatica nella storia del club blanco e la sconfitta più cocente per i rivali dell’Atlético. In svantaggio per il gol di Godín fino al minuto 93’ quando un colpo di testa di Sergio Ramos portò le squadre ai supplementari che si rivelarono senza storia. 2015-16: Real Madrid-Club Atlético de Madrid 1-1 (d.c.r.) - Milano (Stadio Giuseppe Meazza in San Siro) - All. Zinedine Zidane Seconda vittoria contro i concittadini biancorossi dopo un’appassionante finale ai rigori. Atlético che ne sbaglia uno nel secondo tempo con Griezmann e quello finale con Juanfran. Fa-
LE SCONFITTE (3) 1961-62: Benfica-Real Madrid 5-3 - Amsterdam (Olimpisch Stadion) - All. Miguel Muñoz Sesta finale su 7 edizioni per il Madrid, gol iniziale di Puskás ma poi il Benfica pareggiò fino al 3-3, per poi scatenarsi la pantera nera Eusebio che diede la vittoria ai lusitani che da quell’anno in poi non vinsero più nessuna coppa europea (la famosa maledizione di Béla Guttmann) 1964-64: Internazionale-Real Madrid 3-1 - Vienna (Prater) - All. Miguel Muñoz La partita che consacrò la Grande Inter di Helenio Herrera e che
confermò il declino dei campioni di Madrid pur schierando un giovanissimo Amancio. Il gol di Felo che accorciò le distanze non fu sufficiente, Mazzola, Milani ed ancora Mazzola sancirono la vittoria dei nerazzurri. Fu l’ultima finale di Di Stéfano che la stagione successiva passò all’Español. 1980-81: Liverpool-Real Madrid 1-0 - Parigi (Parc des Princes) All.Vujadin Boskov Dopo aver eliminato in semifinale l’Inter i blancos si presentarono al cospetto dei dominatori d’Europa di quegli anni ma vendettero cara la pelle. Una finale bloccata e solo un gol di Kennedy ad otto minuti dalla fine diede il successo ai Reds di Bob Pasley e la loro terza Coppa dei Campioni. Real Madrid da 15 anni senza titoli europei.
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Real Madrid / Il Punto
di Carlo Bianchi
I ‘Blancos’ tentano l’impresa mai riuscita a nessuno Vincere la seconda Champions di fila è il sogno neanche troppo segreto dei madrileni
F
inalmente ci siamo! La meritata finale per ambedue le squadre è arrivata con il Galles per la prima volta in qualità di paese infitrione, anche se per il Regno Unito è la dodicesima. Il Real Madrid ripete quella dell’anno scorso a Milano e per loro sono già 3 le finali negli ultimi 4 anni tenendo anche conto di quella di Lisbona. Con la nuova versione della Champions League nessun club ha mai vinto la prestigiosa coppa per 2 anni di fila e siamo sicuri che i blancos ci hanno fatto più di un pensiero pretendendo così la Duodecima. La squadra di Zidane parte con un leggero vantaggio a livello di preparazione in quanto la Liga è finita una settimana prima rispetto al Campionato e l’allenatore francese ha potuto programmare una minipreparazione di 10 giorni prima della scontro di Cardiff. Una prima fase tutta impostata sul volume e sulla resistenza, mentre una seconda tutta sulla velocità e lo scatto. A questo proposito il preparatore italiano Antonio Pintus, arrivato questa estate
del tipo: ”Ora pensiamo alla prossima partita, a riposare ed a prepararci bene”. Il ruolino di marcia nella Liga segnala 29 vittorie e solo 3 sconfitte portando al gol ben 19 giocatori. La sconfitta casalinga con il Barça aveva riacceso una flebile speranza blaugrana ma poi il Real non ha
dall’Olympique Lyonnais per espressa richiesta di Zidane, ci ha messo del suo contribuendo non poco ai successi delle merengues. Certo che la fortuna nel calcio è una componente fondamentale se pensiamo che solo 17 mesi fa il prode Zizou si trovava a lottare con il Castilla nella Seconda Divisione spagnola per essere chiamato a Gennaio 2016 da Florentino Pérez a sostituire il mal sopportato Rafa Benítez. Ben 4 titoli fino ad ora il bilancio del francese. Pur non avendo
fatto mercato nella scorsa sessione estiva (tranne la recompra di Morata) la società gli ha messo a disposizione una rosa di tutto rispetto e che ha fatto la differenza con quella degli acerrimi rivali, Barça ed Atlético su tutti. Uno Zidane che si è sempre dimostrato accondiscendente, simpatico ed oltremodo accattivamente con la terribile stampa madrilena (la stessa che non perdonava allo ‘Special One’) e che se l’è saputa conquistare con sorrisi e frasi storiche
perso più un colpo vincendo tutte le gare che rimanevano. Nella Champions sono passati come secondi nel girone vinto dal Borussia Dormund, per poi sconfiggere con un doppio 3-1 il Napoli negli ottavi e, ai quarti, ma solo nei supplementari, il Bayern, sicuramente la squadra più ostica affrontata, nonché l’Atlético Madrid in semifinale. La rosa parte dal portiere Keylor Navas, mai amato e molto criticato ma che nell’ultima parte della stagione ha dimostrato le proprie doti. La difesa è bloccata con i due centrali Varane ed il capitano Sergio Ramos, supportata dai terzini Carvajal e Marcelo, quest’ultimo il giocatore di maggior rendimento della stagione. Davanti a loro i tre inamovibili Lucas Modric, Toni Kross (il gio-
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Real Madrid / Il Punto catore che ha disputato più minuti quest’anno) e Casimiro (ai tempi ‘pallino’ di Ancelotti), per arrivare ai 3 là davanti: Bale, Benzema e Ronaldo. A quest’ultimo Zidane ha riservato benzina preziosa per la parte finale della stagione, limitandone l’impiego in alcune partite e non ottemperando ai desiderata del portoghese che sempre vorrebbe giocare e segnare. Professionista esemplare, Ronaldo è una vera macchina da gol: in bianco, dal 2009, ha messo a segno ben 405 gol vincendo 11 titoli in 8 stagioni. Non dimentichiamoci però di Isco, giocatore polivalente e sostituto di Bale per gran parte della stagione, che l’ha visto grande protagonista e beniamino del popolo merengue.
Sul fronte infortunati Carvajal e Bale da giorni si allenano in gruppo e non dovrebbero avere problemi di idoneità per la finale. Come rincalzi ecco il difensore Danilo, valida alternativa sulla destra, Nacho polivalente in difesa oltre all’esperto Pepe che ancora pensa ad un improbabile rinnovo. A centrocampo l’affidabile croato Kovacic e come attaccanti i due ragazzini terribili, Lucas Vázquez e Marco Asensio, ai quali Zidane ha dato fiducia e spazio in Liga e Champions e che hanno sostituito egregiamente i titolari. Abbiamo lasciato da parte il colombiano James Rodríguez, ormai con tutti e due i piedi fuori dall’entità blanca. Pagato tre anni fa 75 MM dal Monaco e che ora per 40 potreb-
be lasciare Madrid (Mourinho farebbe carte false per averlo, Inter cosa aspetti?) oltre ad Alvaro Morata il quale pensava di avere più spazio ma con un Benzema come quello di quest’anno c’è stato poco da fare. E in entrata cosa bolle in pentola? Pare che l’acquisto del francese Theo Hernández dall’Alavés sia cosa fatta (comporterà l’addio di Coentrao). Qualche rinforzo in difesa ed a centrocampo è lecito attendersi, sempre che non ritorni in auge la faccenda De Gea, portiere del Manchester Utd. che già l’anno scorso per un intoppo burocratico dell’ultima ora rimase in Premiership. Mourinho si fregherebbe le mani e già ha avanzato le proprie pretese, 70 MM sull’unghia o 25 più Morata. Chiudiamo con una chicca riguardante il Fenome-
no, si proprio quel Ronaldo Luís Nazário de Lima ora chiamato “El Gordo” che pare abbia preso casa a Madrid per installarsi definitivamente nella capitale spagnola. Lo stesso ha dichiarato che se ne andò dall’entità blanca per colpa di Fabio Capello che non lo faceva giocare appena passava il suo peso forma di 100 grammi. In aggiunta Vanderley Luxemburgo nell’estate del 1999 gli consigliò al ritorno dalle vacanze di prendere delle capsule per dimagrire che lo portavano in bagno ogni 5 minuti tanto da doversi allenare con un pannolino. Il crepuscolo degli dei!
(Sopra Benzema, a sinistra Bonucci con Pepe e Ronaldo che guarda sullo sfondo; nella pagina accanto foto di gruppo dei giocatori Real)
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Albo d’Oro - Coppa Campioni / Champions League
Dal Real Madrid al... Real Madrid! E la Juve aspetta da 21 anni di rivincere il trofeo 1955-56 1956-57 1957-58 1958-59 1959-60 1960-61 1961-62 1962-63 1963-64 1964-65 1965-66 1966-67 1967-68 1968-69 1969-70 1970-71 1971-72 1972-73 1973-74 1974-75 1975-76 1976-77 1977-78
Real Madrid (Spagna) Real Madrid (Spagna) Real Madrid (Spagna) Real Madrid (Spagna) Real Madrid (Spagna) Benfica (Portogallo) Benfica (Portogallo) Milan (Italia) Internazionale (Italia) Internazionale (Italia) Real Madrid (Spagna) Celtic Glasgow (Scozia) Manchester United (Inghilterra) Milan (Italia) Feyenoord (Olanda) Ajax (Olanda) Ajax (Olanda) Ajax (Olanda) Bayern Monaco (Germania O.) Bayern Monaco (Germania O.) Bayern Monaco (Germania O.) Liverpool (Inghilterra) Liverpool (Inghilterra)
1978-79 1979-80 1980-81 1981-82 1982-83 1983-84 1984-85 1985-86 1986-87 1987-88 1988-89 1989-90 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 1996-97 1997-98 1998-99 1999-00 2000-01 2001-02 2002-03 2003-04 2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008-09 2009-10 2010-11 2011-12 2012-13 2013-14 2014-15 2015-16
Nottingham Forest (Inghilterra) Nottingham Forest (Inghilterra) Liverpool (Inghilterra) Aston Villa (Inghilterra) Amburgo (Germania Ovest) Liverpool (Inghilterra) Juventus (Italia) Steaua Bucarest (Romania) Porto (Portogallo) PSV Eindhoven (Olanda) Milan (Italia) Milan (Italia) Stella Rossa Belgrado (Jug.) Barcellona (Spagna) Olympique Marsiglia (Francia) Milan (Italia) Ajax (Olanda) Juventus (Italia) Borussia D. (Germania) Real Madrid (Spagna) Manchester Utd (Inghilterra) Real Madrid (Spagna) Bayern Monaco (Germania) Real Madrid (Spagna) Milan (Italia) Porto (Portogallo) Liverpool (Inghilterra) Barcellona (Spagna) Milan (Italia) Manchester Utd (Inghilterra) Barcellona (Spagna) Inter (Italia) Barcellona (Spagna) Chelsea (Inghilterra) Bayern Monaco (Germania) Real Madrid (Spagna) Barcellona (Spagna) Real Madrid (Spagna)
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Istruzioni per la Vittoria
di Antonio Catapano
Tre regole fondamentali da rispettare Mai dare nulla per scontato, combattere su tutto, essere orgogliosi ma col sorriso...
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siste un modo con cui si può avere la certezza di vincere la Champions League? Evidentemente no. Eppure, nonostante tutti sappiano che non esistono regole o programmi che diano garanzie assolute, tutti i tifosi della Juventus in questi giorni e in queste ore si domandano cosa bisognerebbe fare per vincere. Le finali perse in passato hanno per forza di cose lasciato una ferita aperta, che porta spontaneamente ad una sorta di lunga serie di quesiti esistenziali “pallonari”, che tutti si pongono durante la lunga e fibrillante attesa. Per molti, anche per chi scrive a dire il vero, esisterebbe addirittura una maledizione su questo specifico trofeo, e qualunque sia la situazione reale delle due squadre, delle rispettive potenzialità e del momento storico, in finale solitamente qualche cosa di innaturale succede e alla fine la Juventus, spesso, perde. Così è stato troppe volte, in effetti. Alla luce di questo ragionamento del tutto assurdo e irragionevole, c’è chi addirittura preferirebbe uscire tutti gli anni in semifinale, in modo da evitare il dolore più grande. E fino a qui, niente di nuovo; si tratta solo di un pezzo della solita scontata dicotomia, ossia quella dei pessimisti fatalisti, di cui chi scrive fa parte, e a cui per grande fortuna si contrappone un’altra metà del tifo, ossia quella entusiasta e ottimista. Del resto se vuoi vincere una finale, finalmente, devi avere il coraggio e quel pizzico di follia di giocarla, anche sapendo che puoi perderla ancora. Bisogna sfidare la storia, se vuoi scriverne un pezzo o una nuova.
Proviamo però, a mente fredda, a formulare le istruzioni per una vittoria. Come si fa? La premessa doverosa è quella di lasciare tutti i discorsi atletici, tattici e tecnici ad Allegri e al suo staff, e occuparci invece della nostra situazione emotiva e psicologica del tutto peculiare rispetto a qualunque altra squadra del mondo (fatto salvo forse solo il
se per caso il risultato durante il match volgesse in modo molto marcato da una parte o dall’altra. Poi il gioco chiama gioco, e quando si è rotto il ghiaccio, il resto segue. Fino al fischio finale, la storia del calcio insegna, può sempre succedere di tutto. E’ sempre giusto crederci. La seconda regola, è che nella storia della Juventus con questo tor-
Benfica, che al posto nostro sarebbe più o meno nelle nostre stesse condizioni). A mio modesto avviso, ci sono tre regole chiave da rispettare, non per vincere, ma per giocare una finale che si rispetti. Tre nodi dello stesso filo. La prima cosa da fare è quella di non dare mai per scontato di aver vinto o di aver perso ancora prima di scendere in campo. Al contrario di alcune finali del passato, questa volta bisognerà avere innanzitutto voglia di giocarla, davvero, fino in fondo, dal primo all’ultimo minuto, anche
neo, il destino è addomesticato a non regalarci mai nulla, quindi tutto andrà sudato in campo, goccia dopo goccia, metro dopo metro, pallone dopo pallone, respiro dopo respiro, battito dopo battito del cuore. Per nostra fortuna, dall’altra parte c’è un grande avversario (un po’ spaccone a dire il vero), che non si può sottovalutare, perché campione d’Europa e del Mondo in carica. E’ giusto così, chi sperava in un avversario molto più accessibile, per conto mio non ha un grande rispetto per questo
sport e per questo torneo (ogni riferimento a pomposi opinionisti vari è puramente casuale). Ma l’entusiasmo, la forza, la voglia di essere squadra, il lavoro, il sacrificio, la concentrazione e l’umiltà devono essere la fisionomia della gara della Juventus. Infine il terzo ingrediente deve essere l’orgoglio. E’ inutile agganciare la storia delle finali precedenti a quella attuale. Sarebbe una zavorra inutile da trascinarsi per tutto il campo. La partita va affrontata per godere di una grande sfida contro un grande avversario, sapendo che c’è un certo numero di milioni di persone (qualche centinaio) che ti guarda, e addirittura il trofeo non conta assolutamente nulla. La Juve è la Juve, ha una storia e un blasone centenario, e tutto il mondo lo deve vedere, sentire, toccare con le mani e deve emozionarsi. L’arte di vincere si impara anche con le sconfitte, e la Juve ha nel suo dna quelle insieme a tante grandi vittorie. Non si deve avere paura della propria storia, la maglia viene prima di tutto. L’orgoglio di far vedere a tutto il mondo chi sei e cosa sai fare, è molto più importante del trofeo stesso. Poi leggenda metropolitana vuole che quando si vince questa specifica partita, pare che qualcuno consegni un trofeo, ma quella è un’altra storia di cui non bisogna assolutamente tenere conto. Un orgoglio forte e impavido, ma sorridente e un po’ sognante, è tutto ciò che ci serve. Certo, comunque la vittoria non si può garantire, ma in fondo spesso un vincitore è solo un sognatore che non ha mai mollato. Corri zebra, corri!
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Juve-Real / Le Amichevoli
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uve e Real Madrid si sono incontrate 3 volte in amichevoli (2 vittorie Juve, 1 Real). Coppa AMISTAD Torino, 8/5/1963 (Andata) Juventus-Real Madrid 1-3 Marcatori: 22° Di Stefano, 27° Zigoni, 29° e 72° Puskas Arbitro: Campanati di Milano Juventus: Mattrel, Caocci, Coramini, Noletti, Sacco, Sarti (Fochesato), Battaglia (Rossi), Del Sol, Zigoni, Sivori, Crippa. All. Amaral Paulo Real Madrid: Vicente (Araquistan), Isidro, Casado, Muller (Zoco), Santamaria, Pachin, Amancio, Ruiz, Di Stefano, Puskas, Bueno. All. Munoz Miguel La Juve acquistò nel 1962 lo spagnolo del Real Madrid Luis Del Sol; le due società decisero di inserire nel contratto di cessione anche la disputa di due
Trofeo Amistad 1965
amichevoli (una a Torino e l’altra a Madrid) mettendo in palio un trofeo denominato “Amistad”, coppa dell’ amicizia. Prima partita al Comunale. La Juve è priva di vari calciatori convocati dalle varie Nazionali ma i giovani lottano con generosità, soprattutto Gianfranco Zigoni si mette in evidenza siglando anche una rete. Il Real s’impone con la classe dei sui campioni, Amancio, Di Stefano e Puskas. Per il ritorno si dovrà aspettare due anni ma ne valeva la pena... Coppa AMISTAD Madrid, 7/11/1965 (Ritorno) Real Madrid-Juventus 0-2 Marcatori: 10° Traspedini, 74° Da Costa Arbitro: Martinez Alvarez (Spagna) Real Madrid: Araquistan, Miera, Sanchis, Felix Ruiz, Santamaria, De Felipe, Veloso, Amancio, Martinez (Grosso), Velasquez, Gento (Bueno). All. Munoz Miguel Juventus: Anzolin, Mazzia, Leoncini, Sarti, Castano, Cinesinho, Dell’ Omodarme, (Bercellino II), Del Sol, Traspedini, Da Costa, Menichelli. All. Heriberto Herrera Per pareggiare il conto la Juve deve vincere con 2 reti di scarto, l’impresa sembra improbabile anche perché come due anni orsono mancano alcuni titolari convocati dalla Nazionale: Ber-
cellino I, Gori, Salvadore. La squadra attacca il Real in casa propria, la vittoria di fine Agosto nella finale di Coppa Italia a Roma (1-0) sull’Inter Europea e Mondiale ha galvanizzato l’ambiente rendendo il gruppo solido e sicuro grazie anche all’esperienza di Del Sol, Cinesinho e del brasiliano-oriundo Da Costa. Un gol per tempo e siamo in perfetta parità: 3 Real, 3 Juve. Il regolamento del torneo non annoverava la regola del doppio gol in trasferta e si arriva così direttamente ai rigori. Ecco la sequenza: Bueno fuori, Amancio gol, Grosso gol, Veloso gol, Velasquez gol, Traspedini gol, Da Costa gol, Bercellino II gol, Del Sol gol, Menichelli gol. Vince la Juve! PEACE CUP Semifinale, 31/7/2009, Siviglia Juventus-Real Madrid 2-1 Marcatori: 3° Cannavaro, 41° Ronaldo su rig, 49° Salihamidzic Arbitro: Johannensson (Svezia) e nel 2° tempo Yefet (Israele) Juventus: Buffon, Grygera, Cannavaro (46° Legrottaglie), Chiellini, Salihamidzic, Camoranesi, Felipe Melo (72° Marrone), Tiago, Giovinco (61° Zanetti), Amauri, Del Piero (68° Iaquinta). All. Ferrara Ciro Real Madrid: Dudek, Torres, Pepe,, Metzelder, Drenthe, Granero, Diarra, Guti (79° Gago),
di Ermanno Vittorio
Ronaldo, Raul (72° Negredo), Benzema (72° Higuain). All. Pellegrini Manuel La Juve partecipa alla prestigiosa Peace Cup, il caldo è torrido ma la partenza è notevole. Cannavaro svetta di testa in area madrilena e batte Dudek. Pareggio su rigore di Ronaldo, decide “Brazzo” nella ripresa sempre di testa. Campo di gioco infido, terra e sabbia, di erba se ne vede poca. La Juve di grigio vestita s’impone ai bianchi del Real, da ricordare l’inserimento di Higuain a 20 minuti dal termine: Gonzalo non incide molto anche perché il caldo ha fiaccato le squadre. La Juve approda alla finale contro l’Aston Villa: partita non eccelsa, decidono i rigori (4-3 per gli inglesi) con errori di Iaquinta, Del Piero e Legrottaglie.
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28 L’Intervista
amcsrls@yahoo.it
di Antonio Catapano
Il ‘marito’ della Vecchia Signora: Piercarlo Perruquet Ex Presidente del Juve Club Torino, icona del tifo bianconero. Il suo idolo è Roberto Bettega
Perruquet a Villar Perosa con l’avvocato Agnelli
P
er definire questa icona del tifo bianconero, ossia Piercarlo Perruquet (anni 77), esiste un solo modo: il ‘marito’ della Vecchia Signora. Sempre presente, fedelissimo, affezionato, premuroso e affettuoso, in qualunque fase della storia del club, fin dalla fine della seconda guerra mondiale. Per questo suo amore forte e incondizionato ha girato l’Italia, l’Europa e il mondo intero. Dal 1960 fino al 1987, da Presidente dello Juventus Club Torino, non ha
mai mancato una partita: casa e trasferta, campionato e coppe, comprese le due Intercontinentali a Tokyo. Per conto della Juventus si occupava della resa dei biglietti invenduti. In tasca porta sempre con se l’abbonamento di suo padre, che risale alla fine degli anni 30, (pochi anni prima la Juve fece il record dei 5 scudetti di fila, record battuto ora dalla JULE6END che ne ha vinti 6). Il papà Emanuele portò Piercarlo allo stadio fin dall’età di sei anni, il quale vide
la sua prima partita nel campionato 1945-46, Juve-Inter, (10, Locatelli). Emanuele e figlio a quei tempi conoscevano uno dei fondatori della Juve, Sandro Zambelli, ma anche Vittore Catella e Remo Giordanetti, così come Piercarlo da adulto ha poi conosciuto tanti altri dirigenti del passato (Luciano Moggi, Vittorio Chiusano, ecc). Piercarlo, ad oggi, ha vinto insieme alla squadra ben 26 scudetti e conserva per se una collezione di cimeli invidiabile (autografi,
biglietti storici, foto, ritagli di giornale, ecc). Ma nella sua vita non ha solo amato la Juventus, ma anche tutti i tifosi bianconeri in generale; ha stretto amicizie ovunque, ha fatto favori in salsa bianconera praticamente a migliaia di tifosi che nel corso degli anni gli hanno chiesto qualcosa (un autografo, un biglietto, una maglia, o qualcosa di speciale), e ha fatto diventare bianconeri tantissimi bambini (compresi alcuni diventati vip nel corso dei decenni). Ed è an-
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29 L’Intervista
cora oggi un PR coi fiocchi. Ha partecipato come opinionista a centinaia di trasmissioni televisive e radiofoniche che parlavano di sua moglie, ossia la Vecchia Signora del calcio italiano. Era presente anche all’Heysel, ed è un’enciclopedia vivente di aneddoti; coi suoi racconti (belli, brutti, curiosi, divertenti e non) ci si potrebbero passare giorni interi senza stancarsi mai. Nella sua vita ha mangiato pane e Juventus, ha conosciuto tantissimi giocatori e dirigenti, e in vista di questa finale UCL 2017, è la persona ideale a cui fare qualche domanda che possa toccare le corde del cuore dei tifosi che in fibrillante attesa sognano quella Coppa. Piercarlo, un po’ di “emozioni storiche”. Di tutte quelle che hai visto, qual è la Juve che ricordi con più affetto? Non saprei sceglierne una…. Una storia troppo lunga e bella per poter scegliere. Ho conosciuto troppi giocatori, centinaia, forti e meno forti. Compresi Combi, Rosetta, ecc. Sono stato anche amico di molti di loro, e mi sono entusiasmato sempre per tutte le formazioni. Qual è invece il giocatore che ricordi con più affetto? Tantissimi. Però ho una certa venerazione per Bettega, perché da bambino veniva spesso con me in pullman coi suoi genitori per vedere la Juve in trasferta. Ho dei bei ricordi… E poi anche per Del Piero. Mi sono piaciuti molto entrambi anche fuori dal rettangolo di gioco. Qual è la partita o la vittoria che ricordi con più emozione? Non si contano. Però le due intercontinentali le ricordo con grande trasporto, perché la Juve era sul tetto del mondo. E poi anche il grande 3-2 alla Fiorentina con gol strepitoso di Del Piero. Ero in tribuna di fianco a Francesco Morini. Eravamo di-
sperati, perdevamo due a zero. Poi… Piercarlo, ti saresti mai aspettato di battere il record di tuo padre, che vide a suo tempo i mitici 5 scudetti di fila di Combi, Rosetta, Caligaris…? Tu ora ne hai visti addirittura 6, più tre Coppe Italia di fila… Come ci si sente in questa stagione così speciale? Dire che è entusiasmante è dire
qualche capatina… Hai avuto modo di vedere tante Juventus diverse, anche dal punto di vista amministrativo e aziendale. Cosa pensi del calcio di oggi e di questa specifica Juventus molto moderna e proiettata al marketing e ai mercati internazionali? Strutturata in modo eccezionale. Vince, ma ha un suo stadio, anche molto sicuro. Con bambi-
stra storia siamo lì a giocarcela, qualcosa vorrà pur dire. Tre anni fa, poco prima di uno Juve-Genoa, ti sei sentito male: angina pectoris con principio di ischemia, ma hai rifiutato il ricovero per vedere la partita allo Stadium. Dopodiché, ti hanno operato d’urgenza: tre by-pass e poi un’angioplastica. Da qui nacque poi il divieto di andare a Berlino per la finale
Tessera abbonato Juventus 1930 del papà di Piercarlo
poco. Abbiamo vinto contro tutto e tutti. Mi piacerebbe se mio padre fosse ancora vivo per poterlo vedere e festeggiare con lui… Oggi avrebbe 115 anni. Ma non sei mai stanco di vincere? No no. Neanche per sogno. Più vinci più ti piace vincere. Vorrei anche il 7° scudetto consecutivo e tutto quello che si può. Qualche rammarico? Uno. Per motivi di salute non posso seguire più le partite in curva insieme a tanti ragazzi che ho cresciuto io e che conosco da anni. Vado sempre in un altro settore. Ma forse l’anno prossimo in curva ci faccio
ni piccoli e famiglie. Senza petardi e fumogeni. Qualche anno fa sarebbe stato impensabile. Mi piace. Veniamo all’attualità. Tralasciamo tutte le finali perse, e anche quelle vinte. Questa storica finale con il Real Madrid che sensazioni ti da e che riflessioni ti suggerisce? Secondo te è sempre il solito frutto proibito? È già bello ed entusiasmante esserci, poi come andrà come andrà. Sono ottimista, ricordiamoci che ne abbiamo persa anche qualcuna per via di qualche scivolone arbitrale (Real e Barcellona). Ma se spesso nella no-
del 2015 contro il Barcellona. E questa volta invece dove guarderai la finale? Non vado più in trasferta, e per il mio medico non dovrei andare neanche ai match in casa. Ma in casa ci sono sempre. La vedrò in compagnia, come sempre, o in piazza o in un bar. In casa no, altrimenti comincio a litigare con il mio fratello tifosissimo del Toro. Hai un tuo rito scaramantico? No. Mi godo sereno la partita, ed esulto come un matto quando segniamo noi. Sempre forza Juve, tutto il resto non conta!
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La storia di Juve-Real
■ 14/2/62 Quarti di finale, andata Juventus-Real Madrid
0-1
Marcatore: 69° Di Stefano Arbitro: Dusch Albert (Germania) Note: Spettatori paganti 66.403, stadio Comunale esaurito in ogni ordine di posti si calcolò che spettatori erano circa 75.000, incasso record di 102 milioni di lire. Juventus: Anzolin, Castano, Sarti, Mazzia, Charles, Leoncini, Mora, Rosa, Nicolè, Sivori, Stacchini. All. Parola Carlo Real Madrid: Araquistan, Casado, Miera, Felo, Santamaria, Pachin, Canario, Del Sol, Di Stefano, Puskas, Gento. All. Munoz Miguel. La Juventus partecipa per la III volta alla Coppa Campioni, ottiene il diritto conquistando il suo 12° titolo con 49 punti su 34 incontri (2 punti x vittoria), nei primi 2 trurni supera senza affanni il Panathinaikos ed il Partizan poi il sorteggio è beffardo ed accomuna i detentori del trofeo alla Juve. L’ attesa è enorme anche se alla vigilia del match sono invenduti 15.000 biglietti ma ad un ora dall’ inizio (ore 15.30) lo stadio è stracolmo. La partita ha un prologo importante, la consegna del Pallone d’oro ad Omar Sivori che solleva il trofeo verso il pubblico ricevendo una ovazione da brividi. La partita è difficile anche per la scarsa vena di Mora e Nicolè,
di Ermanno Vittorio
Omar sente troppo il match ed appare nervoso ed impreciso, Charles viene schierato in difesa nel ruolo di libero. Nella ripresa decide la partita uno scatto di Di Stefano che batte in uscita Anzolin gelando lo stadio Comunale. Il ritorno appare difficile e la rimonta improbabile anche perche dalla prima edizione della Coppa (1955/56) il Real non ha mai perso in casa propria.
■ 21/02/1962 Quarti di finale, ritorno Real Madrid-Juventus
0-1
Marcatore. 38° Sivori Arbitro: Guigue Maurice (Francia) Note: Spettatori 130.000 Real Madrid: Araquistan, Casado, Miera, Del Sol, Santamaria, Ruiz C., Tejada, Ruiz F. Puskas, Di Stefano, Gento. All. Munoz Miguel Juventus: Anzolin, Sarti, Garzena, Charles, Bercellino I, Leoncini, Mora, Mazzia, Nicolè, Sivori, Stacchini. All. Parola Carlo La squadra torinese scende in campo con una divisa completamente nera senza scudetto e stella, probabilmente la muta di maglie venne acquistata a Madrid per permettere al Real di usare il suo completo bianco, d’altronde a Torino il Real era sceso in campo in completo blù lasciando alla Juve il suo usuale completo bian-
conero. Stadio stracolmo con circa 3000 italiani giunti a Madrid con ogni mezzo, partita in salita perché il Real parte subito veloce cercando di chiudere il match. Molto stretta la marcatura di Del Sol su Sivori ma l’asso argentino è in serata di grazia ed al 38° segna un gol che poi diverrà storico: Garzena raccoglie e porge a Stacchini che imposta a Charles lancio verticale del gallese su Omar che entra in area madrilena dribbla il portiere e deposita in rete! La partita ora diventa rude ed accesa, Ruiz entra a gamba tesa su Charles che deve uscire dal terreno di gioco per poi rientrare visibilmente menomato, il Real preme ma l’attenta difesa bianconera tiene grazie anche alla prova splendida dei giovani Bercellino e Leoncini. Al fischio finale esplode la gioia di tifosi e calciatori per l’ impresa, primo club a violare il Santiago Bernabeu. A Torino si organizzano piccoli cortei di tifosi anche perché la partita è stata seguita in televisione, la RAI diede all’epoca la diretta del 2° tempo. Erano altri tempi, le dirette tv erano poche, dedicate quasi esclusivamente ai mondiali ed alla Nazionale. L’inviato speciale della Stampa, Vittorio Pozzo scrisse: “Proprio vero che nella vita non bisogna mai disperare, la Juve battuta e bistrattata a Torino ha restituito a Madrid quello che il Real le aveva dato, la rete di Sivori pone le due squadre su un livello di assoluta parità”. All’epoca non venivano conteggiati doppi i gol in trasferta in caso di parità ma veniva disputato lo spareggio.
■ 28/02/1962 Quarti di finale, spareggio a Parigi Real Madrid-Juventus
3-1
Marcatori: 1° Felo, 34° Sivori, 65° Del Sol, 82° Tejada Arbitro: Schwinte Pierre (Francia) Note: Spettatori circa 36.000 Real Madrid: Araquistan, Casado, Miera, Felo, Santamaria, Pachin, Tejada, Del Sol, Di Stefano, Puskas, Gento. All. Munoz Miguel Juventus: Anzolin, Sarti, Garzena, Charles, Bercellino I, Leoncini, Mora, Mazzia, Nicolè, Sivori, Stacchini. All. Parola Carlo. La serata è freddissima, diventa ‘gelida’ perché dopo appena un minuto il Real è in vantaggio con Felo. La Juve non crolla, Charles
viene spostato in avanti da Mister Parola retrocedendo Mazzia in difesa, il gallese lanciato in area viene falciato da Santamaria ma l’arbitro francese sposta il pallone fuori area; questo episodio peserà molto sull’andamento della partita. Al 36° il pareggio bianconero con una azione personale di Sivori. Nella ripresa quando sembra arrivare il vantaggio bianconero, la svolta del match: punizione di Puskas corretta da Del Sol che batte inesorabilmente Anzolin. La squadra bianconera cerca di rimettersi in corsa ma un intervento a dir poco duro di Casado mette fuori uso Stacchini; Charles inizia a zoppicare per i colpi ricevuti così nel finale il Real trova anche la terza rete. Non furono poche le polemiche nel dopo match: l’arbitraggio del francese Schwinte lasciò molti dubbi per aver tollerato il gioco duro e rude del Real che di fatto nel finale di partita tolse Stacchini e Charles lasciando la squadra in 9. Le partite erano disputate senza sostituzioni. Il Real andò poi in finale perdendo il match con il Benfica dell’astro nascente Eusebio.
■ 22/10/1986 Ottavi, andata Real Madrid-Juventus
1-0
Marcatore: 20° Butragueno Arbitro: Valentine Robert (Scozia) Note: Spettatori 80.000. Ammoniti: Mauro, Cabrini, Michel, Sanchez Real Madrid: Buyo, Chendo, Chamaco, Salguero, Sanchis, Gordillo (62° Martin Vazquez), Butragueno, Michel, Sanchez, Gallego, Valdano (72° Santillana). (Agustin, Solana, Juanito). All. Beenhakker Leo Juventus: Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini, Brio, Soldà (62° Caricola), Mauro, Manfredonia, Briaschi, Platini, Laudrup (76° Bonetti I.). (Bodini, Vignola, Buso). All. Marchesi Rino L’urna non porta fortuna alla Juventus che si trova negli ottavi abbinata al Real Madrid. Il dopo Trapattoni si chiama Rino Marchesi ma il maestro d’ orchestra non riesce a far suonare bene gli orchestranti. La squadra è diversa nell’atteggiamento e soprattutto negli uomini, molti non ci sono più, della vecchia guardia sono rimasti solo Cabrini, Bonini, Brio anche se l’arrivo del tuttofare Manfredonia risulterà ottimo.
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La storia di Juve-Real Il Real comanda il match, in apertura trova il gol con il “Buitre” Butragueno. La partita è sofferta, la Juventus arranca e non riesce a costruire il gioco, per giunta ci si mette anche l’arbitro che annulla un gol parso a tutti regolare di Lionello Manfredonia per presunto fallo in precedenza di Brio. Ci si consola con il risultato, poteva andare peggio. Quel gol annullato peserà purtroppo molto sull’esito della partita di ritorno.
■ 5/11/1986 Ottavi, ritorno Juventus-Real Madrid d.t.s. 1-3 d.c.r.
1-0
Marcatore: 8° Cabrini Arbitro: Pauly Dieter (Germania) Note: Spettatori 64.000. Ammoniti: Bonini, Chendo, Sanchis, Valdano Juventus: Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini, Brio, Caricola, Mauro (106° Vignola), Manfredonia, Serena, Platini, Laudrup (78° Briaschi). (Bodini, Bonetti I. Pioli). All. Marchesi Rino Real Madrid: Buyo, Chendo, Chamaco, Salguero, Sanchis, Gordillo (115° Juanito), Butragueno, Michel, Sanchez, Gallego, Valdano. (Augustin, Mino, Solana, Santillana). All. Beenhakker Leo. Stadio esaurito in ogni ordine di posto, tifo da grande serata di calcio che in apertura già al 9° minuto esplode in un boato che dicono si sentì persino in zona Ospedale Mauriziano. Scossa di terremoto? No gol di Cabrini! La partita viene così riportata in perfetta parità, si cerca di chiudere il match ma è difficile. Così si arriva al 90° con lo stesso risultato dell’ andata; supplementari sofferti senza riserva d’ ossigeno, le forze mancano ed il pallone pesa sempre di più... Arrivano così i rigori. L’avvio non è dei più felici, si decide di lasciare l’ ultimo a Platini ma il francese non arriverà neanche a calciarlo. Forse avesse calciato per primo e certamente segnato subito, la lotteria dei rigori sarebbe andata in altro modo. Ecco la sequenza: Sanchez sbaglia, Brio sbaglia, Butragueno segna, Vignola segna, Valdano segna, Manfredonia sbaglia, Juanito segna, Favero sbaglia.
■ 5/3/1996 Quarti, andata Real Madrid-Juventus
1-0
Marcatore: 20° Raul Arbitro: Rothlisberger Kurt (Svizzera)
Note: Spettatori 86.000, incasso record di 400 milioni di pesetas pari a circa 5.200 milioni di lire. Ammoniti: Carrera, Torricelli, Ravanelli, Hierro Real Madrid: Buyo, Chendo, Alkorta, Garcia Calvo, Hierro, Luis Enrique, Redondo, Soler (26° Quique Flores), Laudrup (65° Michel), Zamorano, Raul. (Canizares, Milla, Alvaro). All. Iglesias Arsenio Juventus: Peruzzi, Ferrara, Vierchowod Carrera (76° Pessotto), Torricelli, Lombardo (46° Padovano), Paulo Sousa (65° Jugovic), Conte, Deschamps, Del Piero, Ravanelli. (Rampulla, Di Livio). All. Lippi Marcello. Che battaglia! Il gioco degli accoppiamenti inserisce di fronte un appassionante quarto di finale, il Real e tutto l’ambiente “Blancos” vuole la coppa dalle grandi orecchie che manca dal 1966 ma troveranno una Juve tosta e concentrata che ribatterà colpo su colpo. In panchina del Real siede da poco Iglesias che ha preso il posto dell’esonerato Valdano. Il primo tempo è un assalto del Real, il fortino eretto da Mister Lippi tiene andando al riposo sull’1-0. Nella ripresa il copione non cambia, comunque la Juventus regge l’onda d’urto madrilista: si deciderà tutto al delle Alpi.
■ 20/3/1996 Quarti, ritorno Juventus-Real Madrid
2-0
Marcatore: 17° Del Piero, 53° Padovano Arbitro: Van Der Ende Mario (Olanda) Note: Spettatori 62.783, incasso lire 5.071.211.000, nuovo record italiano. Ammoniti: Torricelli, Jugovic, Deschamps, Conte, Del Piero, Alkorta, Milla, Michel, Luis Enrique. Espulsi 69° Alkorta, 78° Torricelli Juventus: Peruzzi,Torricelli, Pessotto, Porrini, Vierchowod, Jugovic (47° Di Livio), Deschamps, Conte, Vialli, Del Piero (89° Marocchi), Padovano (73° Lombar-
do). (Rampulla, Tacchinardi). All. Lippi Marcello Real Madrid: Canizares, Chendo, Quique Flores (56 F. Rincon), Alkorta, Lasa, Garcia Calco, Michel, Laudrup, Milla (65° J. Esnaider), Luis Enrique, Raul. (Contreras, Alvaro, Sanchis). All. Iglesias Arsenio. La cornice del ‘Delle Alpi’ è fantastica, giochi di luci e fontane luminose abbelliscono ed incantano l’ ambiente, si respira il profumo della grande impresa. Vialli e compagni hanno archiviato l’andata e schiacciano il Real nella loro metà campo, Raul è ingabbiato nella morsa PorriniVierchowod. Nel primo tempo Del Piero pennella una punizione delle sue gonfiando la rete. Nella ripresa Padovano lanciato in contropiede si trova in area di rigore, tutto lo stadio trattiene il respiro poi il tiro secco come una fucilata nell’ angolino: rete! Vittoria e qualificazione che porterà prima ad affrontare il Nantes poi l’Ajax nella finale magica di Roma.
■ 20/5/1998 Finale, Amsterdam Real Madrid-Juventus
1-0
Marcatore: 67° Mijatovic Arbitro: Krug Helmut (Germania) Note: Spettatori 48.500, Ammoniti: Hierro, Davids, Roberto Carlos, Karembeu, Montero, Seedorf Real Madrid: Illgner, Panucci, Hierro, Sanchis, Roberto Carlos, Seedorf, Karembeu, Redondo, Raul (90°+2 Amavisca), Mijatovic (89° Suker), Morientes (82° Jaime). (Canizares, Sanz, Victor, Savio). All. Heynckes Jupp Juventus: Peruzzi, Torricelli, Iuliano, Montero, Di Livio (46° Tacchinardi), Deschamps (77°
Conte), Davids, Pessotto (71° Fonseca), Zidane, Inzaghi, Del Piero. (Rampulla, Birindelli, Dimas, Amoruso). All. Lippi Marcello. L’atmosfera è quasi surreale, la Juve è chiaramente favorita, tasso tecnico e calciatori superiori al Real Madrid che si attacca al suo carisma internazionale. La squadra “Blanca” è in fibrillazione, l’attesa è incredibile anche perché nella Liga il Real è lontano dalle prime 4 in classifica, una sconfitta significa uscire dalle coppe Europee. Il Real da 32 anni non vince il trofeo dalle grandi orecchie. La squadra bianconera tradisce le attese: nervosismo e tensione la fanno da padrona. Primo tempo con leggera supremazia bianconera. Nella ripresa decide un gol contestato di Mijatovic che lanciato da Roberto Carlos intercetta una carambola sfortunata di Iuliano, aggira in uscita Peruzzi e calcia nella porta sguarnita. Il Gol attivò non poche polemiche per la posizione di offside del madrilista, probabilmente Pessotto non inquadrato dalle telecamere teneva in gioco Mijatovic. Nel finale di gara la Juventus si getta in avanti ma il Real si difende ad oltranza, con Hierro e Panucci (primo italiano a militare nel Real) che bloccano le puntate bianconere. Al termine la delusione è grande: ancora una finale persa dopo quelle del 1973, 1983, 1997. Con questa partita si chiude un ciclo magico per i bianconeri di Mister Lippi, 4 Finali consecutive: 1995 Uefa, 1996, 1997, 1998 Champions League. 4 anni indimenticabili in cui si è vinto: 3 scudetti, 2 Supercoppe Italiane, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa Europea, 1 Champions.
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La storia di Juve-Real
■ 6/5/2003 Semifinale, andata Real Madrid-Juventus
2-1
Marcatori: 23° Ronaldo, 45° Trezeguet, 73° Roberto Carlos Arbitro: Hauge Terje (Norvegia) Note: Spettatori 80.000. Ammoniti: Ferrara, Birindelli, Iuliano, Zambrotta, Conte Real Madrid: Casillas, Salgado, Helguera, Hierro, Roberto Carlos, Figo, Makelele, Guti, Zidane, Morientes (80° Solari), Ronaldo (50° Portillo). (Cesar, Pavon, Cambiasso, Flavio Conceicao). All. Del Bosque Vincente Juventus: Buffon, Thuram, Ferrara, Iuliano (46° Pessotto), Birindelli, Conte, Tudor (80° Camoranesi), Zambrotta, Nedved (82° Di Vaio) Del Piero, Trezeguet. (Chimenti, Fresi, Olivera, Zalayeta). All. Lippi Marcello. La stagione 2002/03 è indimenticabile: successi, grandi protagonisti e sfide stellari in Champions, dopo aver fatto fuori il Barcellona al Nou Camp ecco arrivare i los “Galacticos”, più che una squadra il Real è una parata di stelle gestita da mister Del Bosque. Dal brasiliano Ronaldo a Raul, da Figo a Zidane, Roberto Carlos. Ma quanti sono! Lippi e i suoi ragazzi non tremano anzi fanno tremare il Real proprio sul suo terreno dopo il vantaggio iniziale grazie a Ronaldo, Trezeguet pareggia sul finire della I frazione di gara. Il secondo tempo è battaglia, la Juve non molla anche se Buffon è battuto da un “Missile” di Roberto Carlos. Juventus che perde di misura ma tiene inalterate tutte le speranze di raggiungere la finale di Manchester.
■ 14/5/2003 Semifinale, ritorno Juventus-Real Madrid
3-1
Marcatori: 12° Trezeguet, 43° Del Piero, 73° Nedved, 89° Zidane Arbitro: Meier Urs (Svizzera) Note: Spettatori 60.253, incasso euro: 3.369.380. Ammoniti: Salgado, Figo Flavio Conceicao, Montero, Tacchinardi, Nedved. Juventus: Buffon, Thuram, Mon-
tero, Tudor, Birindelli (60° Pessotto), Zambrotta, Tacchinardi, Davids (89° Conte), Nedved, Trezeguet (77° Camoranesi), Del Piero. (Chimenti, Fresi, Di Vaio, Zalayeta). All. Lippi Real Madrid: Casillas, Salgado, Helguera, Hierro, Roberto Carlos, Figo, Cambiasso (76° Mc Manaman), Flavio Conceicao (52° Ronaldo), Guti, Zidane, Raul. (Cesar, Pavon, Solari, Morientes, Portillo). All. Del Bosque. Il Delle Alpi si veste per le grandi occasioni, persino la tribuna stampa ha posti in piedi. La partita è indimenticabile, in un solo tempo i bianconeri ribaltano il risultato dell’andata con Trezeguet ed una prodezza di Del Piero, quest’ultimo con una doppia finta mette a sedere Hierro e Salgado con rasoterra sul primo palo. Sugli spalti è delirio! A metà ripresa Buffon compie l’impresa stregando Figo dal dischetto. Sembra fatta ma la partita darà ancora molto nel bene e nel male. Lancio di Zambrotta che innesta in contropiede Nedved, Pavel appena in area fulmina Casillas con un diagonale che apre di bianconero la notte magica di Torino. Il finale purtroppo rende amaro non il risultato ma l’epilogo: gol bandiera di Zidane, poi il dramma sportivo: fallo inutile a centrocampo di Pavel ed inesorabile cartellino giallo di Maier. Essendo in diffida, Pavel salta la finale di Manchester con il Milan. Non c’è controprova ma probabilmente Nedved avrebbe vinto da solo quella partita, il ceco era in un momento di forma incredibile, avrebbe tagliato la difesa Milan e messo in difficoltà il centrocampo rossonero. Questa Champions poi persa ai rigori lascia tanti rimpianti, come Montero schierato da Lippi terzino in finale. Una coppa strameritata lasciata andare per non aver forse creduto nei propri mezzi. Certamente quella Juve con Nedved era nettamente superiore al Milan, il quale arrivò alla finale segnando una sola rete nella semifinale all’ Inter che le permise per il gol in trasferta di centrare la finale. La Juve eliminò Barcellona prima e Real Madrid dopo.
■ 22/2/2005 Ottavi, andata Real Madrid-Juventus
1-0
Marcatore: 31° Helguera Arbitro: Michel Lubos (Slovacchia)
Note: Spettatori 77.000. Ammoniti: Thuram, Olivera, Blasi, Del Piero, Tacchinardi, Roberto Carlos, Gravesen, Samuel. Real Madrid: Casillas, Salgado (9° raul Bravo), Helguera, Samuel, Roberto Carlos, Beckam, Gravesn, Zidane, Figo, Raul, Ronaldo (31° Owen). (Cesar, Guti, Portillo, Solari, Pavon). All. Luxemburgo Vanderlei Juventus: Buffon, Zebina, Thuram, Zambrotta, Cannavaro, Camoranesi, Blasi (69° Tacchinardi), Emerson, Nedved (36° Olivera), Del Piero (81° Zalayeta), Ibrahimovic. (Chimenti, Ferrara, Pessotto, Birindelli). All. Capello Fabio. Il sorteggio mette di fronte i due clubs dopo solo due stagioni; l’andata a Madrid è sofferta, i “Blancos” premono ed alla mezz’ora trovano con Helguera di testa il vantaggio. La squadra bianconera non si sfalda, regge l’urto anche nella ripresa portando a casa una sconfitta ma di misura. In tutti c’è la certezza che sia rimediabile nel ritorno di Torino.
Trezeguet), Ibrahimovic, Zalayeta (119° Olivera). (Chimenti, Montero, Birindelli, Appiah). All. Capello Fabio Real Madrid: Casillas, Raul Bravo, Helguera, Samuel, Helguera,Roberto Carlos, Gravesen, Beckam (77° Solari), Zidane (74° Guti), Figo, Ronaldo, Raul (95° Owen). (Cesar, Borja, Celades, Solari, Pavon). All. Luxemburgo Vanderlei. Stadio esaurito e record mondiale d’incasso, ascolti televisivi record. Record di pagine visitate sul sito internet del club. La squadra ha la forza di attendere e dopo una prima frazione di gioco di studio, nella ripresa il subentrato Trezeguet, entrato in campo da nove minuti, su azione Camoranesi-Ibrahimovic batte Casillas liberando il ‘Delle Alpi’ dall’incubo della eliminazione. Ora la Juventus se la gioca nei supplementari, decide a quattro minuti dal termine il “Panteron” Zalayeta con un rasoterra vincente dal limite dell’area calciando sulla respinta di Raul Bravo. Una vera impresa da grande squadra poi vanificata nei quarti di finale dove il Liverpool eliminerà la Juventus.
■ 21/10/2008 Girone eliminatorio Juventus-Real-Madrid
■ 9/3/2005 Ottavi, ritorno Juventus-Real Madrid 1-0, d.t.s. 2-0 Marcatori: 75° Trezeguet, 116° Zalayeta Arbitro: Merk Markus (Germania) Note: Spettatori 58.956. Ammoniti: Tacchinardi, Emerson, Zambrotta, Solari, espulsi al 112° Tacchinardi e Ronaldo. Juventus: Buffon, Zebina, Thuram, Zambrotta, Cannavaro, Camoranesi, Emerson, Pessotto (66° Tacchinardi), Del Piero (66°
2-1
Marcatori: 5° Del Piero, 48° Amauri, 66° Van Nistelrooy Arbitro: Stark Wolfgang (Germania) Note: stadio esaurito, ammonito Amauri. Osservato un minuto di silenzio per le vittime dell’incidente di Etroubles in valle d’Aosta dove un pulman di tifosi bianconeri si scontra con un tir, due morti e diversi feriti. Juventus: Manninger, Grygera, Legrottaglie (46° Mellberg), Chiellini, Molinaro, Marchionni, Sissoko, Marchisio (37° Salihamidzic), Nedved, Amauri (77° Iaquinta), Del Piero. (Chimenti, Knezevic, De Ceglie, Giovinco). All. Ranieri Claudio Real Madrid: Casillas, Sergio Ramos, Pepe, Cannavaro, Heintze, Van Der Vaart (76° Drenthe), Gago, Sneijder, Raul, Van Nistelrooy, Higuain (54° Robben). (Dudek, Metzelder, De la Red, Marcelo, Javi Garcia). All. Schuster Bernd. Il gruppo H della Champions vede la Juventus accoppiata, oltre al Real, allo Zenith ed al Bate Bori-
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La storia di Juve-Real sov. L’ andata a Torino riempie lo stadio Olimpico ex Comunale, rifatto e ridotto di posti per l’Olimpiade invernale. Grande supporto dei fans bianconeri per una sfida che non è mai banale con il Real, s’infiamma lo stadio in apertura di gioco per lo stupendo gol di Del Piero, nella ripresa un ottimo Amauri segna ancora, la Juve c’è e si vede! Nonostante il gol madrilista che rimette tutto in gioco, il match si chiude con la vittoria di una squadra che ha bisogno di tornare alle grandi sfide anche se l’ impianto sportivo così ridotto in ordine posti (25.000) la penalizza sia come supporto del pubblico sia al botteghino degli incassi.
■ 5/11/2008 Girone eliminatorio Real-Madrid-Juventus
0-2
Marcatori: 17° e 67° Del Piero Arbitro: Vink Pieter (Olanda) Note: Spettatori 90.000, ammoniti: Sissoko, Mellberg, Legrottaglie, Drenthe, Van Nistelrooy, Guti. Real Madrid: Casillas, Sergio Ramos, Cannavaro, Heintze (82° Saviola), Marcelo, M. Diarra, Guti, Sneijder (64° Higuain), Drenthe, Van Nistelrooy (82° Van Der Vaart), Raul. (Dudek, Salgado, Gago, J. Garcia). All. Schuster Bernd Juventus: Manninger, Mellberg, Legrottaglie, Chiellini, Molinaro, Marchionni, Sissoko, Tiago, Nedved, Del Piero (91° De Ceglie), Amauri (84° Iaquinta). (Chimenti, Ariaudo, Camoranesi, Giovinco, Rossi). All. Ranieri Claudio. Serata magica per la Juve e per Alessandro Del Piero. Il primo gol arriva dopo 17 minuti, Guti perde palla prontamente ripresa da Del Piero che punta la porta, rasoterra preciso che chiude la sua corsa gonfiando la rete. Nella ripresa altro capolavoro su punizione, per il Real la notte è fonda piena di incubi. Ad un minuto dal termine mister Ranieri cambia Del Piero per far fare passerella al campione, tutto lo stadio in piedi ad applaudire compreso Maradona che assiste al match. Dirà Del Piero: “Quell’ ovazione è un ricordo che porterò sempre con me”. La Juve non vinceva al Santiago Bernabeu da 46 anni. Allora Sivori oggi Del Piero, sempre quel magico numero 10. Nel Real entra anche Gonzalo Higuain ma non incide come all’andata sull’andamento della partita. Ricordiamo che Higuain
nei sette anni di permanenza al Real dal 2007 al 2013 ha raccolto in totale 264 presenze corredate da 121 gol con un palmares di 3 scudetti, 1 coppa di Spagna e 2 Supercoppe di Spagna. Passeranno alla fase successiva sia il Real che la Juventus ma nessuna delle due squadre andrà oltre.
■ 23/10/2013 Girone eliminatorio Real Madrid-Juventus
2-1
Marcatori: 4° Ronaldo, 22° llorente, 28° Ronaldo su rigore. Arbitro: Grafe Manuel (Germania) Note: Spettatori 75.000. Ammoniti: Illarmendi, Modric, Ramos, Vidal, Caceres, espulso al 48° Chiellini per presunta gomitata a Ronaldo. Real Madrid: Casillas, Arbeloa, Sergio Ramos, Pepe, Marcelo, Khedira, Illaramendi (71° Isco), Modric (79° Morata), Di Maria, Benzema (67° Bale), Ronaldo. (Lopez, Varane, Coentrao, Carvajal). All. Ancelotti Carlo Juventus: Buffon, Caceres, Barzagli, Chiellini, Ogbonna (68° Giovinco), Vidal, Pirlo (59° Asamoah), Pogba, Marchisio, Llorente (50° Bonucci), Tevez. (Storari, Peluso, Padoin, Isla). All. Conte Antonio. Juventus e Real Madrid nuovamente di fronte in una fase a Girone, assieme al Copenaghen ed al Galatasaray. Partita come sempre accesa che si infiamma ancor di ad inizio ripresa allorchè il severo arbitro tedesco Grafe espelle Chiellini per una presunta gomitata a Cristiano Ronaldo. La partita è ormai incanalata sul risultato fissato nel 1° tempo ed il Real controlla agevolmente partita e risultato.
■ 5/11/2013 Girone eliminatorio Juventus-Real Madrid
2-2
Marcatori: 42° Vidal su rigore, 52° Ronaldo, 60° Bale, 65° llorente Arbitro: Webb Howard (Inghilterra) Note: Spettatori 40.696. Ammoniti: Pirlo, Bonucci, Modric, Varana Juventus: Buffon, Caceres, Barzagli, Bonucci, Asamoah, Vidal, Pirlo, Pogba, Marchisio, Llorente (88° Giovinco), Tevez (81° Quagliarella). (Storari, Ogbonna, De Ceglie, Padoin, Isla). All. Conte Antonio. Real Madrid: Casillas, Sergio Ramos, Varane, Pepe, Marcelo, Khe-
dira, Xabi Alonso (71°Illaramendi) Modric, Bale (75° Di Maria), Benzema (81° Jesè), Ronaldo. (Lopez, Arbeloa, Carvajal, Isco). All. Ancelotti Carlo. Juventus senza Chiellini nel return match della fase a gironi, partita molto interessante con bianconeri in vantaggio su rigore nella fase finale del I tempo. La ripresa è ricca di emozioni, in 15 minuti il Real ribalta il risultato con Ronaldo e Bale, sembra finita ma la Juventus di Conte non molla mai: splendido cross di Caceres, Llorente incrocia di testa e batte Casillas fissando il risultato in parità. Le due squadre avranno poi un percorso diverso, la Juventus andrà in Europa League, eliminata in semifinale dal Benfica mentre il Real di Ancelotti vincerà la sua “Decima” Coppa.
■ 5/5/2015 Semifinale, andata Juventus-Real Madrid
2-1
Marcatori: 9° Morata, 27° Ronaldo, 57° Tevez su rigore Arbitro: Atkinson Martin (Inghilterra) Note: Spettatori 41.011 per un incasso di euro: 3.305.232, angoli 5-1 per Real Madrid. Ammoniti: Bonucci, Chiellini, Tevez, Vidal, Carvajal, J. Rodriguez, Marcelo Juventus: Buffon, Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini, Evra, Marchisio, Pirlo, Sturaro (64° Barzagli), Vidal, Morata (78° llorente), Tevez (86° Pereyra). (Storari, Padoin, Pepe, Matri). All. Allegri Massimiliano Real Madrid: Casillas, Carvajal, Pepe, Varane, Marcelo, J. Rodriguez, Sergio Ramos, Cross, Isco (62° Hernandez), Bale (86° Jesè), Ronaldo. (Keylor, Navas, Coentrao, Arbeloa, Lucas Silva, Illarramendi). All. Ancelotti Carlo.
Stadio esaurito e tifo alle stelle, partita emozionate ed appassionate che la Juventus risolve a proprio favore nel 2° tempo con un rigore di Tevez. Una Juventus galattica ora vede la finale che sta diventando realtà. La squadra bianconera con una ottima organizzazione di gioco si dimostra superiore in tutto ai madridisti. A termine match Buffon dichiara: “Vantaggio esiguo, loro sono forti ma ho fiducia”. Anche Pirlo è fiducioso: “ Vogliamo la finale!”. L’atmosfera e l’ambiente bianconero è carico, uno scudetto da vincere, una finale di Coppa Italia da disputare ed ora una finale di Champions a portata di mano.
■ 13/5/2015 Semifinale, ritorno Real Madrid-Juventus
1-1
Marcatori: 23° Ronaldo su rigore, 56° Morata Arbitro: Eriksson Jonas (Svezia) Note: Spettatori 78.153, angoli 8-5 per Real Madrid. Ammoniti: Isco, J. Rodriguez, Tevez, Lichtsteiner Real Madrid: Casillas, Carvajal, Varane, Sergio Ramos, Marcelo, Isco, Cross, J. Rodriguez, Bale, Benzema, (67° Hernandez), Ronaldo. (Navas, Arbeloa, Pepe, Coentrao, Illarramendi, Jesè). All. Ancelotti Carlo Juventus: Buffon, Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini, Evra, Marchisio, Pirlo (79° Barzagli), Pogba (89° Pereyra), Vidal, Morata (84° llorente), Tevez. (Storari, Sturaro, Padoin, Coman). All. Allegri Massimiliano. Real all’attacco per rimontare la sconfitta di Torino, Cristiano Ronaldo su rigore porta in vantaggio i “Blancos” nel I tempo, con questo risultato il Real è in finale. Ma la Juve non abdica, anzi nel 2° tempo sugli sviluppi di una punizione Vidal mette il pallone in area dove Pogba di testa serve l’accorrente Morata che controlla e calcia di sinistro non un pallone ma un diamante che gonfia la rete! La partita ora è infuocata il Real cerca il gol che darebbe i supplementari ma difesa e centrocampo bianconero reggono sino alla fine. Esultanza al triplice fischio dell’arbitro Eriksson, raggiunta la finale che mancava da 12 anni (2003). Per la Juventus si tratta dell’ottava finale.
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Massimiliano Allegri
Massimiliamo Allegri Nato a Livorno l’11 agosto 1967
A
lzi la mano chi non ha provato un brivido lungo
la schiena all’annuncio che sarebbe stato lui il successore del “precedente”. Quando si dice la sintesi e l’antitesi, in un attimo di discontinuità che, ora si può dire col senno di poi, ha prodotto lo strappo più eclatante per procedere nella continuità. Ora è fin troppo facile congratularsi con il mister, ma per lui sono stati anni vissuti pericolosamente, sul filo del rasoio, discusso matematicamente
appena
un
risultato non premiasse la classifica. Eppure a Berlino nessuno si aspettava di andarci. E forse, al netto di due direzioni farlocche, anche lo scorso anno si sarebbe fatta strada in Europa. Oggi siamo alla finale seconda in 3 anni. Scudetti 3 e Coppe Italia pure, record dei record, a gloria imperitura. Eppure a qualcuno non basta. “Pazienza, dice lui, halma e gesso. Un s’è miha vinto gnente”. Fate come volete, ma a questa pellaccia che scrive, all’inchino sotto la curva, sono spuntate due lacrime. Ed era da tempo immemorabile. Bisogna essere capaci (o spudorati) di leggere nelle pieghe di un uomo, prima ancora del professionista, per vedersele spuntare. Anche questa è Juventus.
Allenatore
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Gianluigi Buffon
Gianluigi Buffon Nato a Carrara il 28 gennaio 1978
S
i fa in fretta a dire “numero uno”. Nel caso di Gigi ci
si trova di fronte ad un compendio di “numero uno”, un sacco di volte. Se a 38 anni suonati si è ancora al centro della porta della Juventus, dopo 18 anni di onorato servizio, vuole dire che si è “numero uno” dentro. Là dove trarre forza per superare un’operazione che avrebbe steso qualsiasi comune mortale; per trovare il giusto entusiasmo per mettersi continuamente in discussione di fronte a colleghi più giovani; per portare la fascia di capitano come faro a cui guardare voltandosi indietro dalla metà campo. Numero uno, nella storia e nel ruolo, indossando la grandezza dell’unico vero numero primo.
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Portiere
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Dani Alves
Daniel Alves da Silva Nato a Juazeiro, Bahia (Brasile) il 6 maggio 1983
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lla presentazione dell’estate scorsa, pareva che da
Barcellona fosse giunto a Torino un reduce da mille battaglie, carico di gloria e pronto a raccontare le proprie memorie. Vero è che la Juve non è un’agenzia di viaggi, ma il Dani di allora assomigliava molto ad un turista che fa collezione di souvenirs. A complicare la permanenza a Torino anche un brutto infortunio (per il danno subito gli fu fischiata punizione contro!) ed un paio di mesi di assenza. Ma i reduci si vedono nel momento del bisogno. Quando gli altri cedono. Un aggiustamento di modulo che libera Dani da doveri difensivi, il samba esplode sulla fascia e la squadra lievita, per la disperazione degli avversari.
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Difensore
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Leonardo Bonucci
Leonardo Bonucci Nato a Viterbo il 1° maggio 1987
I
l nuovo Beckenbauer, per stile ed eleganza, per posizione
e ruolo. Ma nessuno commetta l’errore di dirglielo, perché quando Bonny lo pensa, sbrocca. Leo è condannato all’umiltà di testa, all’attenzione obbligata su ogni palla, alla dedizione certosina su ogni situazione di gioco. Così diventa il più grande centrale in circolazione per tutto l’orbe terracqueo. Non sarà un caso se lo stanno cercando i più grandi club per mari e per monti. Si fa fatica a vederlo con un’altra maglia addosso, però. Soprattutto negli istanti in cui si concede il giusto plauso sotto la curva. O quando si fa tutto il campo per raddoppiare in finale di Coppa Italia.
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Difensore
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Giorgio Chiellini
Giorgio Chiellini Nato a Pisa il 14 agosto 1984
L
’esempio applicato al gioco del calcio di quanto sia
vera la legge del calabrone. Lo stile? Roba da snob. Nelle parti del campo in cui opera il Chiello, lo stile è optional, là si randella spesso e senza tanti complimenti. E’ la “garra” che decide i duelli e di quella Giorgio ne produce a vagonate. Si diventa campioni anche se madre natura non elargisce chissà quali capacità estetiche. Occorrono però quantità industriali di coraggio, dedizione, costanza, volontà, applicazione, per diventare il per-
no della difesa meno perforata della serie A e della Champions. Incrociando le dita, che i polpacci tengano.
Difensore
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Alex Sandro
Alex Sandro Lobo Silva Nato a Catanduva, San Paolo (Brasile) il 26 gennaio 1991
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pparentemente
strapaga-
to di primo acchito, la sua
escalation inizia a 15 secondi dal termine di un derby ormai storico, impresso nella mente di ogni juventino come il giorno della prima comunione. Un cross didascalico a raggiungere il fondoschiena di Cuadrado: as it all began. La sua importanza balza agli occhi quando non c’è, come a Doha, ad esempio. Con lui si può giocare a 3, a 4, a come si vuole, basta che lui sia lì a solcare la corsia sinistra, costringendo i dirimpettai avversari a seguirlo rinunciando ad attaccare. Non si dice che la migliore difesa è l’attacco?
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Difensore / Centrocampista
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Miralem Pjanic
Miralem Pjanic Nato a Tuzla (Bosnia-Erzegovina) il 2 aprile 1990
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arafrasando Gaber: “Devi venire alla Juve, cosa stai
a fare alla Roma”. L’anno scorso nel centrocampo bianconero c’erano muscoli a gogò, ma il fosforo latitava. Ovvia la scelta di un giocatore da geometrie e capoccia. Miralem era ed è tutto questo, anche se il pane torinese non si taglia facile come quello romano. E l’esodo da una posizione all’altra inizia e continua per la stagione intera; davanti alla difesa, ma anche no; sulla trequarti, ma l’equilibrio è precario; fino alla sua esclusione. Poi, l’illuminazione del 4. 2. 3. 1 lo restituisce al suo ruolo naturale come metronomo della manovra e gli conferisce l’aura di intoccabile. Migliora anche nella continuità, avendo compreso che alla Juve non si può mollare mai.
Centrocampista
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Le Finali Europee della Juventus
di Massimo Fiandrino
Coppa delle Fiere 1964/65 Torino, 23/06/65 Ferencvaros - Juventus 1-0 Rete: Fenyvesi 74° Arbitro: Dienst (Svizzera)
Coppa dei Campioni 1984/85 Bruxelles, 29/05/1985 Juventus - Liverpool 1-0 Rete: Platini 57° (rig.) Arbitro: Daina (Svizzera)
Torino, 17/05/1995 Juventus-Parma 1-1 Reti:Vialli 35°, Baggio D. 54° Arbitro:Van den Wijngaert (Belgio)
Coppa delle Fiere 1970/71 Torino, 28/05/1971 Juventus - Leeds United 2-2 Reti: Bettega 27°, Madeley 48°, Capello 55°, Bates 77° Arbitro: Van Ravens (Olanda)
Coppa Uefa 1989/90 Torino, 02/05/1990 Juventus - Fiorentina 3-1 Reti: Galia 3°, Buso 11°, Casiraghi 61°, De Agostini 71° Arbitro: Soriano Aladren (Spagna)
Coppa dei Campioni1995/96 Roma, 22/05/1996 Juventus-Ajax 1-1 d.t.s. (s.rig. 4-2) Reti: Ravanelli 13°, Litmanen 41° Arbitro: Diaz Vega (Spagna)
Leeds, 03/06/71 Leeds United - Juventus 1-1 Reti: Clarke 12°, Anastasi 19° Arbitro: Glockner (Germania Est)
Avellino (Campo Neutro), 16/05/1990 Fiorentina - Juventus 0-0 Arbitro: Schmidhuber (Germania Ovest)
Coppa dei Campioni 1972/73 Belgrado, 30/05/1973 Ajax - Juventus 1-0 Rete: Rep 4° Arbitro: Gugulovic (Jugoslavia) Coppa Uefa 1976/77 Torino, 05/05/1977 Juventus - Athletic Bilbao 1-0 Rete: Tardelli 14° Arbitro. Corver (Olanda) Bilbao, 18/05/1977 Athletic Bilbao - Juventus 2-1 Reti: Bettega 7°, Irureta 12°, Carlos 78° Arbitro : Linemayr (Austria)
Coppa dei Campioni 1996/97 Monaco di Baviera, 28/05/1997 Borussia D.-Juventus 3-1 Reti: Riedle (B) 29° e 34°, Del Piero (J) 64°, Ricken (B) 71° Arbitro: Puhl (Ungheria) Coppa dei Campioni 1997/98 Amsterdam, 20/05/1998 Real Madrid-Juventus 1-0 Rete: Mijatovic (RM) 66° Arbitro: Krug (Germania)
Coppa Uefa 1992/93 Dortmund, 05/05/1993 Borussia Dortmund - Juventus 1-3 Reti : Rumenigge M. 2°, Baggio D. 26°, Baggio R. 31° e 74° Arbitro: Puhl (Ungheria)
Coppa dei Campioni 1982/83 Atene, 25/05/1983 Amburgo - Juventus 1-0 Rete: Magath 9° Arbitro: Rainea (Romania)
Torino, 19/05/1993 Juventus - Borussia Dortmund 3-0 Reti: Baggio D. 5° e 42°, Moller 64° Arbitro: Blankestein (Olanda)
Coppa delle Coppe 1983/84 Basilea, 16/05/1984 Juventus - Porto 2-1 Reti:Vignola 13°, Sousa 29°, Boniek 41° Arbitro: Prokop (Germania Est)
Coppa Uefa 1994/95 Parma, 03/05/1995 Parma - Juventus 1-0 Rete: Baggio D. 5° Arbitro: Lopez Nieto (Spagna)
Coppa dei Campioni 2002/2003 Manchester, 28/05/2003 Milan-Juventus 0-0 d.t.s. (3-2 s.rig.) Arbitro: Merk (Germania) Coppa dei Campioni 2014/2015 Berlino, 06/06/2015 Juventus-Barcellona 1-3 Reti: Rakitic (B) 4°, Morata (J) 55°; Suarez (B) 68°, Neymar (B) 97° Arbitro: Cakir (Turchia)
(Nella foto Bonucci contrasta Messi durante Juve-Barcellona del 6/6/2015)
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Sami Khedira
Sami Khedira Nato a Stoccarda (Germania) il 4 aprile 1987
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ltro miracolato dal modulo “made in Allegri”. Tanto
avulso e marginale nel 3. 5. 2 a fine corsa a Firenze, quanto essenziale, emblematico nel centrocampo a 2 in coppia con Pjanic. È un Khedira a 360°: filtra, imposta, rincorre, copre, conclude. Con lui non pare che in mezzo siano solo in due. Un discorso a parte merita la condizione fisica che lo ha sorretto per tutti questi mesi. Il giocatore bello da vedersi ma dai muscoli di cristallo dell’anno passato è un lontano parente del Sami che non si spacca nemmeno se gli sparano col bazooka, goduto nell’attuale stagione. In completo recupero da un fastidio sotto controllo, si annuncia come un possibile grande protagonista del “partido”.
Centrocampista
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Paulo Dybala
Paulo Exequiel Dybala Nato a Laguna Larga (Argentina) il 15 novembre 1993
N
on ringrazieremo mai abbastanza quel burbero di
Zamparini. E con lui la dirigenza juventina che ci ha visto lungo. La Joya (pronunciatelo come volete) sta facendo la storia con la maglia bianconera, sulle orme di Omar Sivori, altro grande argentino, con le movenze che ricordano Roberto Baggio, con i “rigori” di prima fuori area alla Pirlo ed alla Platini, prima di Pirlo nostro. Ditemi voi se questa non è la storia della Juventus. Anzi la parte di essa che più affascina, che più innamora. Paulo ha tutto per diventare il simbolo di una Juve leggendaria, di cui si parlerà ancora per decenni. Nel suo sguardo c’è tutta l’essenza della juventinità.
Attaccante
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Gonzalo Higuaín
Gonzalo Higuaín Nato a Brest (Francia) il 10 dicembre 1987
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ancava
uno
stoccatore.
Uno che toglie le castagne
dal fuoco, quando rischiano di diventare troppo bruciate. “Ma dì la verità, Marotta, vuoi pagare la clausola rescissoria?” “Non ci penso nemmeno”. Ed ecco che mister 90 milioni (in due tranches da 45) si accasa alla Juve. A Napoli stanno ancora studiando la versione della sceneggiata alla torinese, nella quale è bandito il neomelodico. E che la Juve abbia fatto centro è chiaro da subito, da quel gol di rapina e giustezza alla prima giornata contro la Fiorentina. Ma quello che nessuno si aspetta da Gonzalo è la geniale visione di gioco, la capacità di mandare il compagno nello spazio, il sacrificio in ripiegamento. Con umiltà e partecipazione totale. Avercene.
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Attaccante
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Mario Mandžukic
Mario Mandžukic Nato a Slavonski Brod (Croazia) il 21 maggio 1986
C
ome il confetto purgativo del carosello di Tino Scotti:
basta la parola. Anzi, pare che le mamme ai bambini capricciosi intimino: chiamo Marione. Non esiste un rimedio tanto efficace. Che cosa è Mario in campo? Tutto, il tutto, nulla senza di lui. È la sostanza catalitica per la reazione chimica. Può mancare qualche titolare, si fa fronte. Senza Marione, la Juve è un’altra squadra , un’entità che muta di pelle. L’azione della rete al Monaco a Torino è il paradigma del giocatore totale. Dalla difesa all’attacco, coi fari spenti, pronto ad essere nel posto giusto al momento giusto. A Barcellona, sul traversone smanacciato da Buffon e tiracchiato alto da Messi, chi c’era a coprire sulla linea di porta? I bimbi impauriti dalla mamme, lo sanno bene.
Attaccante
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Claudio Marchisio
Claudio Marchisio Nato a Torino il 19 gennaio 1986
L
a Juventus nel sangue, il bianconero
nel
destino.
Come un giorno ebbe a dire il presidentissimo Boniperti: non riuscirei a vedermi con un’altra maglia addosso. Eppure le sirene ammagliano il Principino superata la soglia dei 30 e con una situazione tecnica di squadra che lo vede spesso e volentieri chiuso. Sarà quel che sarà. Per intanto, la sua esperienza è servita e continua a servire nella zona nevralgica del campo, combattendo con grande dignità per dimenticare un infortunio, dal quale il riscatto è lungo e terribilmente
doloroso.
Clau-
dio non agisce più come regista basso, il ruolo ora è quello del frangi flutti, dello sgobbone in interdizione. Quando si dice essere al servizio della causa.
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Centrocampista
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Andrea Barzagli
Andrea Barzagli Nato a Fiesole (FI) l’8 maggio 1981
L
’acquisto che ha rivelato il binomio Marotta – Parati-
ci al mondo. 300.000 euro per un monumento, una roccia che ha dato senso alla BBC, al 3-5-2 di Conte, agli schemi di Allegri, all’interpretazione 2.0 del vecchio mestiere del terzino. Dopo un anno di assestamento, sei scudetti filati, con Andrea sempre al proprio posto, indispensabile come il cacio sui maccheroni. L’usura degli anni incomincia a farsi sentire, ma ancora oggi, se il mister ordina di tirare giù la serranda, si affida a lui. E non c’è ladro che tenga. Se in Europa la Juventus ha subito la miseria di 3 reti, è merito anche di Barzaglione. Se spesso Gigi guarda la partita senza pagare, lo deve ancora a lui. Ormai anche Barzagli è nel solco della leggenda, quella dei Monti, dei Ferrario, dei Brio, granito purissimo.
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