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News dagli Amici di Angal a cura della sezione torinese dell’Associazione “Amici di Angal”
Numero 8 – NOVEMBRE 2011
In questo numero: Cronache da Angal
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Rinnovo della Convenzione Nuovi obiettivi e realizzazioni
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E lontano da Angal…
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Testimonianze La forza di accettare, la capacità di migliorare (di Giuliana Rossi) Sette, otto, nove…: imparare a contare le settimane sulle pance (di Laura Rivella) L’Africa − GRANDE − di Monica (di Monica Rossin)
Cronache da Angal La 35a missione di Mario e Claudia Con noi, durante la 35ª missione ad Angal, era presente un bel gruppo di persone: i membri del Direttivo Giovanni Cardellino e Camillo Smacchia con Antonella Cinquetti, la pediatra Giuliana Rossi, che si è fermata fino a luglio, una giovane coppia americana, Kevin e Sarah Wickenheiser, lui laureando in medicina, lei ingegnere (ad Angal per 4 mesi con lo scopo di verificare la fattibilità di un loro futuro impegno a lungo termine), e infine Monica Rossin, del C.D. di “Amici di Aber”, Associazione da anni sostenitrice dei nostri progetti. L’obiettivo principale di questa missione era analizzare assieme al Comitato Direttivo dell’Ospedale se, allo scadere del secondo anno e prima di firmarne il rinnovo, quanto era stato stabilito nella Convenzione fra l’Associazione e il St. Luke fosse stato realizzato in modo soddisfacente. Alcuni segnali erano tutt’altro che positivi e indicavano un lento ma progressivo declino nella qualità dei servizi: disimpegno dei medici nel supporto al dispensario, affidato esclusivamente agli infermieri, saltuaria presenza all’ambulatorio per l’Aids, gestito con grande gene1
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I fili delle donne: Klaùdia racconta Albarose
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Africa bambina
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rosità e impegno da Suor Stella, mancanza di disponibilità nei giorni di reperibilità, problemi nella gestione dell’Unità nutrizionale e dell’ambulatorio dentistico. Come sappiamo, l’interesse dei medici africani è rivolto soprattutto alla chirurgia, considerata un trampolino di lancio per il loro futuro inserimento in un ospedale più grande di qualche città importante. Ci vuole dunque una buona dose di adattabilità e abnegazione per decidere di mettere a disposizione di un ospedale rurale, in mezzo alla savana, il frutto di anni di studio e di sacrifici. Infatti c’è stato un notevole turnover di medici africani in pochissimi anni e purtroppo se ne è andato anche il migliore di loro, il Dr. Joseph Damoi. Dopo innumerevoli riunioni, la proposta di Giovanni Cardellino di mettere a punto un progetto di miglioramento della qualità (“Quality improvement”) è stata bene accolta sia dall’Amministratore sia dal Direttore sanitario, che si sono impegnati a studiare i possibili parametri di valutazione, prima del rinnovo della Convenzione. All’attuazione di questo progetto l’Associazione ha deciso di legare alcuni incentivi economici, mentre si è deciso di ridurre a 300 euro al mese l’integrazione allo stipendio dei medici neoassunti, durante un periodo di prova di 6 mesi. Diventeranno 400 se il medico avrà dimostrato di
lavorare con impegno, secondo lo spirito umanitario al quale è improntato l’Ospedale. La nostra permanenza si è conclusa con un avvenimento per noi speciale: la consegna di un duplice “attestato”, che recita: «Questo certificato è conferito a Mario Marsiaj... [… a Claudia…] come segno di riconoscimento dello straordinario e particolare servizio in linea con le finalità e la missione dell'Ospedale fin dal 1967». Assieme alla firma degli amministratori e dell'autorità locale, c'è anche quella del nuovo Vescovo, giovane, dinamico, intelligente, che siamo andati a salutare per creare fin dall’inizio una fattiva collaborazione, coinvolgendolo nei problemi dell'Ospedale (del quale è il proprietario). Da parte sua, ha cercato di coinvolgere noi nei problemi dell'Ospedale missionario di Nyapea (al confine con il Congo), che sta attraversando un periodo di Il festoso benvenuto agli ospiti. grave crisi economica e gestionale. Vedremo !!!! richiesto che fosse aggiunto un PIANO PER IL MIGLIORAMENTO QUALITATIVO DELL’ASSISTENZA, che a sua volta ha un costo, in modo da garantire agli ammalati un trattamento più responsabile e più professionale da parte del Personale. A questa decisione siamo giunti dopo aver constatato, durante la missione di primavera assieme al Dr. Giovanni Cardellino, che la qualità dell'assistenza era scaduta dopo la partenza dell'ultimo medico inviato dal Cuamm (luglio '10). Nella tabella qui di seguito riportiamo gli impegni finanziari che ci siamo assunti.
Mario Marsiaj fra il nuovo Vescovo e il suo predecessore. Con loro Giovanni Cardellino.
Rinnovo della Convenzione Da quando, nel luglio del 2009, nell’intento di stabilire delle regole chiare e precise sull’uso degli aiuti finanziari erogati, è stata stipulata una Convenzione fra Associazione e Amministrazione dell’Ospedale, l’organizzazione e l’operatività del St. Luke sono andate migliorando. L’aver fissato regole trasparenti, o meglio, definito i progetti del nostro intervento in campi ben precisi e, nel contempo, l’avere stabilito per ognuno di essi il relativo preventivo di spesa ha facilitato in modo notevole i nostri rapporti e la reciproca comprensione e credibilità. Dai 5 Progetti del 2009 con un preventivo di 128.500 € siamo passati nell'anno successivo a 188.300 €, per arrivare nel 2011 a 7 Progetti per un totale di 225.772 €. Quest'anno, infatti, agli “storici” Progetti − Ricovero gratuito in Pediatria, Assistenza agli ammalati di Aids e agli orfani da Aids, Samaritan Fund, Operazione Proteine, Sostegno ai salari degli infermieri e dei medici − abbiamo
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DESCRIZIONE
1° Trim. 2° Trim. 3° Trim. 4° Trim. Totale € € € € €
1. Ricovero gratuito dei bambini
15.000 15.000 15.000 15.000
60.000
Ammontare fisso
2. Integrazione salariale per gli infermieri
21.200 21.200 21.200 21.200
84.800
Massimo 50% di altri aumenti
30.472
Ammontare soggetto a variazioni secondo il piano di miglioramento della qualità
3. Sostegno ai salari dei medici + gratifiche previste nel piano di responsabilizzazione
4. Operazione Proteine
5. Samaritan Fund
6. Supporto HIV / AIDS
Totale €/ anno
7.618
2.000
1.875
8.750
7.618
2.000
1.875
8.750
7.618
2.000
1.875
8.750
7.618
NOTE
2.000
Ammontare soggetto a variazioni 8.000 in caso di cambiamento di utilizzo
1.875
Ammontare soggetto a variazioni 7.500 in caso di cambiamento di utilizzo
8.750
Ammontare soggetto a variazioni 35.000 in caso di cambiamento di utilizzo
56.443 56.443 56.443 56.443 225.772
eventi E lontano da Angal...
Nuovi obiettivi e realizzazioni 1. Iniziamo con una nota negativa: la costruzione di casette per gli infermieri e il miglioramento della rete idrica non hanno potuto essere avviati per la mancanza di un sicuro finanziamento o per il costo dei materiali, che negli ultimi tempi è molto aumentato. Non è venuta meno, però, la determinazione di riuscire ad eseguire quanto prima entrambi i lavori.
16/03/11 A Sossano (VI) nella Chiesa Parrocchiale concerto vocale-strumentale degli allievi della scuola media che da anni sostengono Angal.
2. Ci siamo invece adoperati con successo nel rendere efficiente il Progetto SMOM: ora, grazie all’intervento del Dr. Matteo Traversone che, accompagnato dalla fidanzata, Marta Battistini, studentessa di medicina, si è fermato ad Angal per 3 settimane, l’ambulatorio odontoiatrico ha ripreso a funzionare. Riportiamo parte della relazione di Matteo: “ANGAL: UNA REALTA’ DA PROTEGGERE […] Durante la mia permanenza [ad Angal] mi sono dedicato principalmente alla formazione del personale locale. Ad attendermi un dental assistant, diplomato in Uganda, e un'assistente alla poltrona, che fin dall'inizio si sono dimostrati disponibili alla cooperazione. Dopo un naturale inizio in sordina, dovuto prevalentemente alla qualità della comunicazione, abbiamo assistito ad un progressivo incremento delle attività, frutto forse della volontà comune di trarre il massimo da questa esperienza. In soli 14 giorni di collaborazione siamo riusciti ad effettuare circa un centinaio di prestazioni ambulatoriali, suddivise tra conservativa, endodonzia, chirurgia e protesi. Un aspetto importante è stato quello didattico: l’attività di formazione è stata accolta con entusiasmo, tale da stimolare ad ottenere il massimo risultato possibile nelle prestazioni. Attualmente la gestione dell’Ospedale è in mani africane, ma è ancora fondamentale l’aiuto italiano, fornito in massima parte dall’Associazione Amici di Angal e, per quanto concerne l’aspetto dentistico, dalla SMOM. Di primaria importanza è sia l’invio di specialisti per la formazione del personale locale e per il miglioramento dei protocolli operativi, sia il sostegno nel garantire le attrezzature necessarie affinché loro diventino capaci di promuovere in forma autonoma la salute orale sul territorio. Molto utile sarebbe anche un intervento per organizzare l’educazione preventiva necessaria a partire dalle scuole: un’iniziativa caldeggiata dalla SMOM, che dopo un iniziale avvio era stata abbandonata per mancanza di personale.”
12/06 A Firenze al Campo Padovani viene organizzato il consueto torneo giovanile di rugby allo scopo di far conoscere Angal. Stefano di Puccio è il solito, instancabile motore-organizzatore di queste manifestazioni, che richiamano un foltissimo pubblico.
e manifestazioni
15/04 A Marina di Candeli (FI) Augusto Maionchi anche quest’anno si attiva per organizzare una simpatica cena presso l’Associazione Canottieri: un appuntamento fisso ormai atteso da molti amici.
25-28/06 A Torchiarolo (LE) visita di Claudia e Mario ai parenti di Padre Mario Zecca, parroco di Angal, che organizzano vari incontri, dando nel contempo una splendida testimonianza della loro ospitalità. Le giornate pugliesi si concludono con un saluto, a Brindisi, ad un gruppo di dipendenti della Banca Monte dei Paschi di Siena − che da anni contribuiscono a sostenere il Progetto “Orfani da Aids”− e infine con un incontro, ad Ostuni, con l’Ing. Emmanuele Giaccari, professore di Idraulica presso l’Università di Brindisi, per concertare il rifacimento della rete di distribuzione dell'acquedotto dell'Ospedale di Angal. 16-18/07 In occasione della sagra di Villabalzana (VI), frequentata da centinaia di persone, Claudia allestisce il consueto stand dedicato all’Africa. 13/08 Si festeggia alla Torretta, sui Colli Berici (VI), il 15° Angal Day. Sono molti i partecipanti: medici che hanno lavorato ad Angal, soci vecchi e nuovi (una sessantina) e ben quattro Padri Comboniani. Durante l’annuale assemblea generale, tenuta nel pomeriggio, si affrontano importanti temi riguardanti soprattutto il rinnovo della Convenzione fra l’Associazione e l’Amministrazione dell’Ospedale e nuove strategie per garantire alla popolazione di Angal un servizio soddisfacente. Quest’anno in particolare l’assemblea è stata molto animata, segno di un concreto interesse dei soci.
20/10 Il C.D. dell'Associazione si riunisce a Como a casa di Betty e Italo Nessi. Italo, appena rientrato dall'Uganda, riferisce sullo svolgimento del seminario rivolto a tutto il personale dell'Ospedale e organizzato per migliorare la qualità dei servizi; al seminario Italo ha partecipato assieme al Dr. Santini, vice rettore dell'Università di Ngozi e coordinatore dei due docenti provenienti dalla stessa Università. 22/10 Alla Torretta riunione di “Informatici Senza Frontiere” con il presidente Gino Botter, per studiare nuove strategie atte a migliorare l'utilizzo della rete informatica dell'Ospedale.
3. Per quanto riguarda il Progetto dell'informatizzazione sostenuto da ”Informatici Senza Frontiere”, dopo un incontro con il suo Presidente Gino Botter, assieme a Dino Maurizio, ci stiamo muovendo su due fronti. Il primo riguarda il potenziamento della connessione a Internet, che dovrebbe diventare satellitare, ma comporta un costo elevato (intorno ai 6.500 € /anno). La finalità del secondo è l’organizzazione di brevi corsi di formazione rivolti al personale dell'Ospedale che dimostri capacità di apprendimento e buona volontà, e che nel tempo dovrebbe assicurare la continuità del servizio. Inutile sottolineare la valenza strategica di questo Progetto ai fini dell’aggiornamento costante del personale medico e paramedico: di qui la necessità di trovare le risorse necessarie al raggiungimento di questo importante obiettivo.
A Sossano, musica e canti per Angal.
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Testimonianze cede, “anche se ti fa arrabbiare il fatto che qui sembri tutto normale, il fatto che le cose si possano fare solo fino ad un certo punto, in qualche momento percepisci che ciò è parte della natura, con il bello e il brutto, la siccità e poi la pioggia, la vita e anche la morte. Cerco la forza di accettare quello che non posso cambiare, la capacità di migliorare quello che invece posso cambiare e la luce per distinguere le due cose. […] Saranno tante le piccole e grandi cose che mi mancheranno: le sensazioni forti, come la banale routine che mi sono creata… Il risveglio senza sveglia, con i primi rumori che vengono dall’Ospedale: le donne che iniziano a cucinare, che spazzano per terra e puliscono i reparti, si lavano, chiacchierano… Mucche, uccelli, insetti che fanno rumori strani, il tamburo sul sagrato della chiesa… Mi mancherà la fila infinita di mamme e bambini in attesa della visita. Mi mancherà tantissimo la passeggiata al crepuscolo su queste stradine di terra, in mezzo alle colline che sfumano all’orizzonte, gli spazi enormi della savana dove la presenza dell’uomo è veramente integrata nella natura. Sentirò la mancanza anche delle cene con i Padri Comboniani, del loro affetto, delle loro abitudini, dei loro racconti sentiti tante volte, frammenti di vite speciali… Ma sento che tornerò, che farò ancora parte di tutto ciò, perché questa è stata un’esperienza diversa, o forse io sono diversa. Ho sempre cercato nuove mete, nella curiosità di conoscere cose nuove, ma ora mi sento un po’ parte di qualcosa, un po’ responsabile. In Italia amo tanto il mio lavoro: mi interessa, mi stimola, mi diverte… ma laggiù ad Angal, in Africa, ha assunto un senso più profondo, è diventato davvero parte di me”.
La forza di accettare, la capacità di migliorare di Giuliana Rossi Giuliana, giovane pediatra, ci mette a parte di emozioni, riflessioni, sensazioni registrate durante il suo recente periodo di permanenza ad Angal. Pensieri di una pediatra fresca fresca di specializzazione in un ospedale rurale in mezzo alla savana… Non è facile descrivere in poco spazio la miriade di situazioni che ci si trova ad affrontare, le relazioni intessute, gli spunti di riflessione, le sensazioni, belle o brutte (le vie di mezzo sono difficili da trovare laggiù!)… L’impatto con l’Ospedale, ad esempio: “Attraversando l’Ospedale, sembra quasi di camminare in un mercato, tanta è la serenità, la vitalità, l’intrecciarsi delle relazioni… Ovviamente quando passo tutti mi guardano, abbozzano sorrisi, aspettano un cenno; appena io saluto, allora si lasciano andare a grandi risate, tanto più se pronuncio qualche parola in Alur (la lingua locale). Solo i bambini sono un po’ diffidenti di fronte a questi strani dottori bianchi che si aggirano per i reparti… Sarà il sole e la luce, saranno i frangipani e le altre piante fiorite, sarà la gentilezza della gente… tutto questo ti inganna, ti trasmette pace, sembra un’atmosfera quasi serena. Poi all’improvviso l’incanto si rompe: una donna si mette a piangere; mi avvicino e vedo che le è appena morto tra le braccia il suo bambino. E’ morto di fame, consumato! Vado in sala parto, dove le ostetriche locali mi accolgono gentilmente. Mi mostrano una donna in piedi, appoggiata al letto con gli occhi chiusi; sembra meditare, solo ogni tanto sospira… Mi dicono che è in travaglio. Io sorrido, sento ancora pace, serenità, naturalezza. Ed ecco che arriva la mazzata: deve espellere il bimbo, perché è morto nella sua pancia. Eppure non sembrava avesse la malaria, mi dicono… C’è davvero tanta malaria qui, una di quelle malattie che da noi senti nominare perché colpisce qualche turista sprovveduto, ma non puoi renderti conto del fatto che un reparto di pediatria possa essere pieno per tre quarti di bambini malati di malaria, che alcuni ne moriranno e altri avranno esiti permanenti; non hai mai pensato che le donne possano abortire per questo e che il tempo passa, la ricerca avanza, tanti nuovi farmaci vengono venduti, ma per questa stupida, banale puntura di zanzara ben poco è cambiato…”.
Lavorare in un ospedale come quello di Angal, vedere bimbi che arrivano in condizioni pietose e a poco a poco migliorano, regala momenti bellissimi, di incontro con la gente, di condivisione, soddisfazione, gioia di fronte al sorriso grato di una mamma o di un collega. Ma ci sono anche momenti di frustrazione e di senso di impotenza; e anche se è difficile accettare quello che suc- Giuliana in pediatria. 4
Testimonianze Sette, otto, nove…: imparare a contare le settimane sulle pance di Laura Rivella Laura, ostetrica presso l’Ospedale di Lugano, è stata due mesi ad Angal. Se n’è innamorata. Ci ha mandato una lunga testimonianza, dimostrando una sensibilità particolare. Per mancanza di spazio ne pubblichiamo solo alcuni stralci. Le ostetriche e la cultura africana: non ne so niente, non conosco niente, ma mi è stata data la possibilità di avvicinarmi a loro e questo mi arricchisce. Mi sono affacciata a una porta perché ho avuto il tempo di bussare piano a questa porta, aspettando che qualcuno mi aprisse, la pazienza di indugiare per poi essere travolta a pieno ritmo, NEL BENE E NEL MALE, nelle cose belle e meravigliose quanto nelle cose lontane dalla mia realtà e molto crude. Chiudo gli occhi e ripenso… Penso al colore della luce, prima di tutto. A come si posa sulla pelle al mattino mentre faccio il giro in reparto, mentre passo in mezzo al cortile che separa la sala parto dalle grandi stanze piene di letti vuoti, perché loro, le mamme, dormono per terra; sono comode, dicono, dormono come a casa. Sono abituate, più che altro. Ti abitui a tutto, ma non è proprio così qui: nasci senza conoscere un'alternativa. Io mi sto abituando alle mosche, alle ferite infette, a lavorare con dei guanti grandi il doppio della mia misura (la via di mezzo meno cara per tutti) con la paura di pungermi. A mettermi un grembiule sciacquato e degli stivali di gomma per assistere un parto. A controllare quattro parti quasi in contemporanea. A portare ragazzine di quindici anni in sala operatoria per controllare ferite di un travaglio precoce. A scacciare gli insetti. A volte non mi va di dire, scrivere, pensare a niente, perché in certi momenti di sconforto mi va solo di togliere i guanti e buttarli via. Di dire che va bene così, che me ne torno a casa, nel mio ospedale stirato con la cera e piegato nel cassetto. Che ho visto abbastanza. Poi tutto passa un'altra volta. Ritrovo la calma e le risate delle ostetriche di questo posto perso nella savana, tra le capanne. E penso che in cambio ricevo delle cose che mi fanno crescere… … sto imparando a usare veramente le mie mani per il lavoro che dovrebbero fare… … sto contando le settimane sulle pance… … sto accarezzando ogni parte del corpo di questi bimbi sotto la pelle asciutta, sentendo con le dita se davvero si può partorire… … sto imparando a farmi accettare, oltre la cortina dei loro sguardi sospettosissimi ma, in fondo, intimoriti. Mi faccio raccontare dalle loro voci pazienti storie lontane.
Laura festeggiata dalle colleghe ugandesi.
Ogni tanto vivo in osmosi con loro. Sono la piccola del reparto quando mi insegnano a sopravvivere, sono un po' più grande quando sono io a dire loro qualcosa di nuovo. Angal mi ha insegnato che essere padroni della propria vita è una cosa stupenda, non spaventosa! È bellissima perché in qualsiasi momento si può cambiare quello che si vuole in positivo, perché solo in positivo deve essere. A volte vogliamo troppe risposte a infinite domande… tutto in una volta sola e possibilmente subito, ma forse non è possibile. Le risposte arrivano se ascoltiamo attenti e con il sorriso nel cuore; le risposte arrivano piano piano, una per volta e forse non tutte oggi e nemmeno domani! Ho capito che il segreto è la semplicità, il perdono, l'amore incondizionato. Amore incondizionato verso noi stessi e verso gli altri, senza pregiudizi e con consapevolezza.
L’Africa − GRANDE − di Monica di Monica Rossin La testimonianza vibrante di una “amica dell’Africa”, e nostra, da tanti anni. Da più di trent’anni lavoro nel gruppo veronese di volontariato “Amici di Aber”, che sostiene alcuni ospedali missionari africani tra cui Angal, e fin dall’inizio sognavo di andare "sul campo", di conoscere di persona le realtà per cui lavoravo. Il momento è arrivato ad aprile di quest’anno: due settimane con Mario e Claudia ad Angal, due settimane intrise di esperienze e di emozioni. GRANDE è l'aggettivo che mi aiuta a raccontare quello che ho visto e vissuto. GRANDE il paesaggio che ho trovato: verde e rigoglioso vicino a Kampala, dove piove maggiormente, brullo e secco nella savana. 5
i sorrisi dei bambini che ho incontrato: di Gloria, 8 anni, disabile, portata sulle spalle dalla mamma come quando era piccina, quando ha avuto tra le mani una piccola bambola; di Giakuma, 12 anni, orfano, malato di Aids, ormai pelle e ossa, quando Claudia gli ha fatto trovare un piatto di pasta al pomodoro; degli orfani del Progetto quando, dopo la visita di controllo, ricevevano una frittella di manioca. GRANDE la sofferenza di Odongo, ragazzo di 13 anni, con le gambe paralizzate e piagate, gli occhi colmi di tristezza ma incapace di lamento, medicato da Suor Stella nella sua visita settimanale ai malati di Aids. GRANDE la costanza delle donne che percorrono ogni giorno tanti chilometri per riempire d’acqua le loro taniche gialle o per raccogliere legna, per vendere o comperare poco o niente. GRANDE la dignità della mamma, che insieme al dolore immenso portava sulle spalle, per chilometri, fino al villaggio, il corpicino senza più vita del suo bambino. GRANDE anche quel piccolo ospedale costruito in mezzo alla savana: semplice, pulito, organizzato e soprattutto prezioso, perché unico riferimento sanitario per moltissimi chilometri; là con poco si fa tantissimo. GRANDE luogo di cura ma anche di relazioni: le donne si fanno compagnia nelle cucine e ai lavatoi; e dopo cena, quando si spengono le luci, insieme raccontano, ridono, cantano. GRANDE l'esperienza di rapporto anche con noi e tra noi europei, nella ricerca quotidiana di senso, immersi nella vita e nella morte, nel loro sottile punto di incontro nella malattia, lontani dal benessere del Nord del mondo, spesso percepito come inutile. GRANDI gli sforzi quotidiani di tanti, giovani ed esperti, che rifuggono dal sentirsi eroici, mantenendo l'anonimato con assoluta umiltà e totale disinteresse. GRANDE la mia gratitudine per chi mi ha fatto un regalo così unico. GRANDE il sentimento di verità ed autenticità. GRANDE , al ritorno, la nostalgia, e lo sgomento dei nostri giorni folli. GRANDI
Monica in Nutrition Unit con Judith.
I fili delle donne: Klaùdia racconta Albarose Il camice sempre impeccabilmente pulito e perfettamente stirato, il colletto abbottonato fin sotto la gola, sul taschino sinistro il piccolo distintivo della scuola per animatrici sociali, le minuscole treccine raccolte in una crocchia… I gesti misurati, la voce bassa e controllata, le mani raccolte in grembo, l’atteggiamento compassato, un po’ troppo, a dire il vero… Questa è Albarose, l’Albarose che si incontra lungo i vialetti dell’Ospedale, nei reparti dove qualcuno ha bisogno di aiuto, in maternità dove c’è una mamma in difficoltà, al counceling per gli ammalati di Aids… Ma è anche l’Albarose (stesso camice impeccabile) che si incontra lungo la strada, quasi una scarpata, che porta alla casa di Maurin. Un giorno sono andata con lei. Io scarmigliata, sudata, col fiatone, lei sorridente e inamidata come sempre, anche quando, infilati i guanti, ha medicato con destrezza e naturalezza le brutte piaghe da decubito di Maurin, mentre cercava di tenere a bada una piccola folla di bambini accorsi a
Albarose con una mamma in difficoltà.
godersi lo spettacolo… perché qui, in Africa, qualsiasi avvenimento, anche il più banale o il più triste, diventa uno spettacolo. Maurin ha solo 16 anni ed è semiparalizzata. Passa le giornate distesa su una stuoia davanti alla capanna. E’ stata ricoverata per quasi 2 anni in Ospedale, senza risultati. Ha un sorriso triste che spezza il cuore, quando le offriamo i nostri regali: del cibo e una radiolina che forse le farà compagnia. Sulla strada del ritorno Albarose, che consideravo una lady di ferro, ha un piccolo cedimento: mi confida che il marito beve e non fa nulla per la famiglia. Alla fine del suo turno di lavoro lei deve andare a raccogliere la legna, l’acqua, e servirlo in tutto. Ci vorranno un paio di generazioni, mi dice, perché la società tribale cambi e il lavoro delle donne venga considerato e rispettato. L’unico suo desiderio è fare in modo che le figlie studino, perché è convinta che solo così potranno affrancarsi più facilmente dal ruolo in cui è confinata la donna Alur all’interno del clan. La figlia maggiore, grazie all’aiuto di un medico italiano, è già arrivata all’università, e questo rende Albarose felice e orgogliosa. Ci salutiamo davanti alla sua capanna. Penso a quanto siano importanti donne come lei, generose e determinate. Sì, è proprio vero: saranno loro il motore dell'Africa. 6
Africa bambina a cura di Claudia Marsiaj In questa pagina solitamente dedicata a proverbi, fiabe, leggende, diamo voce, in questo numero, all’Africa raccontata dai piccoli: bambini che, assieme ai genitori impegnati come volontari, hanno vissuto l’esperienza non facile di Angal. Dopo tante testimonianze di adulti, è interessante sentire anche la loro: semplice, diretta, essenziale. I bambini si chiamano Giacomo e Cecilia. Sono vissuti un anno intero ad Angal. E poi c’è Andrea. La mamma di Andrea, Elena, è nata ad Angal, dove è voluta tornare da adulta col suo bambino, per brevi periodi. Li abbiamo invitati a mettere a fuoco i loro ricordi con domande precise. Ecco cosa ci hanno raccontato i tre bambini, integrandosi l’un l’altro nelle risposte: Sapete perché i vostri genitori sono andati in Africa? (GIACOMO E CECILIA) Per curare i bimbi malati. (ANDREA) Io sono andato in Africa perché i miei nonni lavorano ad Angal. La mia nonna è giù in Nutrition Unit e mio nonno lavora per spendere i soldi per i bambini africani. Cosa ricordate in particolare di Angal? (GIACOMO E CECILIA) I bimbi, tanti bimbi e tutti incollati alla rete che circonda il giardino per vedere cosa facevamo … e tanta gente che ci fermava e ci salutava sempre. E poi l’ospedale. Era piccolo e con gli alberi. La gente stava fuori sul prato e si poteva girare con la mamma. Qui no e poi qui non ti saluta nessuno, là invece tutti ti salutano. (CECILIA) Mi piaceva tanto stare in Nutrition con la mamma mentre lei faceva le sue cose. Lei era sempre con noi e il papà era a casa di più, stavamo insieme. (ANDREA) Anch’io andavo in Nutrition con la mamma che dava da mangiare a Opio e ai bambini magrolini. Poi andavo col papà a dipingere la scuola che era tutta rovinata. Ero contento di essere in Africa perché così mi rilassavo, giocavo con gli altri bambini, mi piaceva tanto stare scalzo come loro … Vi mancava qualcuno o qualcosa? Siete mai stati tristi laggiù? (GIACOMO E CECILIA) Quando le mamme passavano piangendo perché era morto un bambino. Questo era molto triste. Qualche volta ci mancavano gli zii e i nonni e i cuginetti Sammy e la Noe, ma giocavamo tanto fuori ai giochi inventati con Derrik. (ANDREA) Anche a me piaceva fare il gioco dei disegni con Derrik. Disegnavo gli animali del Parco: la giraffa e l’elefante e il mamba verde, serpente velenosissimo, che aveva un colore bellissimo. Un giorno Giakuma mi ha regalato una macchinina fatta con i pezzetti di legno. Faceva anche le moto con le ciabatte di gomma rotte. I bambini africani non ricevono giocattoli, ma se li fanno loro. Altri ricordi belli? (INSIEME) Gli animali, il Parco, il mercato, la messa (“molto più festosa delle nostre”, precisa Cecilia. “Erano belli i canti e i tamburi, ma era troppo lunga”, è il giudizio unanime) … i tramonti rossi e il cielo colorato … le frittelle di cassava … le corse nell'erba davanti alla casa dei Padri … quando facevamo i gabbiani. La cosa più triste? (INSIEME) La povertà, i bimbi che morivano. Vi piacerebbe tornare? (IN CORO) Sì, tantissimo!!!
Che bello disegnare tutti insieme!
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L’Associazione in breve
Che cosa puoi fare tu
L’Associazione “Amici di Angal” sostiene l’attività dell’Ospedale St. Luke di Angal, in Uganda, e vari Progetti di assistenza e cura di bambini e adulti indigenti.
• Svolgere un’opera di sensibilizzazione. • Partecipare agli eventi di raccolta fondi. • Impegnarti in una donazione regolare a sostegno dei singoli Progetti.
I Progetti Come contribuire
Assistenza degli orfani da AIDS
I contributi si possono inviare con bonifico bancario a: ASSOCIAZIONE AMICI DI ANGAL - ONLUS Il progetto intende offrire un aiuto diretto alle famiglie locali Unicredit Banca Agenzia di Arbizzano - Negrar (Vr) che accolgono e si prendono cura di questi orfani (247 al 20 c/c n. 000005412019 ABI: 02008 CAB: 59601 CIN: L novembre 2011 ). IBAN: IT 31 L 02008 59601 000005412019 contributo annuo necessario: € 200
Con 200 euro all’anno si provvede alle elementari necessità del bambino orfano (sostentamento, vestiti, cure mediche, istruzione).
(Ai sensi dell’art.14 del D.L. n.35 del 14 marzo 2005, convertito in Legge con L. n.80 del 14 maggio 2005, le offerte fatte alle ONLUS con assegno o bonifico bancario sono deducibili dal reddito complessivo dichiarato fino alla misura del 10%).
Ricovero gratuito per i bambini
È possibile anche effettuare donazioni on-line in modo rapido, gratuito e sicuro attraverso il sistema di pagamento Paypal (www.paypal.com).
spesa annua: € 60.000 Permette di ricoverare tutti i bambini malati, anche per lunghi periodi, chiedendo solo il contributo simbolico di 1 euro.
L’Associazione è iscritta nelle liste dell’Agenzia delle Entrate fra i possibili beneficiari del 5x1000 dell’IRPEF. Al momento della dichiarazione dei redditi, per devolvere il 5x1000 basta apporre la propria firma e il codice fiscale dell’Associazione - 93143850233 - nell’apposito spazio del modello IRPEF.
Assistenza degli ammalati di AIDS spesa annua: € 35.000 Di recente attivazione (settembre 2010), consente di offrire assistenza domiciliare agli ammalati di AIDS attraverso una équipe di infermieri espressamente formati per questo servizio.
Nel mese di ottobre è arrivata la notizia che il 5x1000 del 2009 ha fruttato la considerevole somma di 43.221 euro. Un GRAZIE vivissimo a tutti coloro che hanno contribuito al conseguimento di questo importante risultato.
Operazione Proteine spesa annua: € 8.000
Ulteriori informazioni si possono richiedere a: Fa capo al Centro Nutrizionale (Nutrition Unit) interno Amici di Angal ONLUS all’Ospedale, che fornisce tre pasti al giorno ad alto conte- Via Vivaldi 3 - 37020 Arbizzano- Negrar (Vr) nuto proteico ai bambini con forme gravi di malnutrizione. tel. (+39) 045 7513296 Dal Centro viene inoltre distribuito il cibo anche ai sito web: www.amicidiangal.org e-mail: info@amicidiangal.org pazienti bisognosi degli altri reparti. Il Notiziario è a cura della sezione torinese dell’Associazione, coordinata da Tilde Barone tilde.barone@live.it Giuseppina Ricciardi tel. (+39) 333 7122535 tel. (+39) 338 7728989
Samaritan Fund spesa annua: € 7.500 Questo “fondo” permette di ricoverare le persone che non possono pagare la sia pur modesta retta chiesta dall’Ospedale e di fornire gratuitamente i cosiddetti “farmaci salvavita”.
Realizzazione grafica: Quadri_Folio - Torino Fotografie: da archivio dell’Associazione Stampa: Tipografia Gravinese, Torino
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