Notiziario n.1

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I Progetti

Il St. Luke’s Hospital

L’Ospedale ha un raggio d’azione di circa 50 km, con un Assistenza degli orfani da AIDS bacino d’utenza di circa 300.000 persone. Attualmente dispone di 280 posti letto, con un tasso medio di occupa- Offre un aiuto diretto alle famiglie locali che accolgozione superiore al 100% (molti pazienti giacciono in terra no e si prendono cura di questi orfani. su delle stuoie). E’ dotato di un Laboratorio di analisi chiL’AIDS è un problema preminente negli Stati africamiche e microbiologiche, di una Sala di Radiologia e di ni, per la sua diffusione difficilmente controllabile, per una Sala operatoria. l’impossibilità dei Paesi di affrontarne economicamente le cure, con il risultato di un gran numero di bambini orfani abbandonati a sé stessi. La scelta di un aiuto economico diretto ai nuclei familiari locali si è dimostrato il mezzo migliore per tutelare l’infanzia, evitando di intaccare la solida struttura sulla quale si fonda la comunità africana e soprattutto salvaguardando la cultura dell’accoglienza degli orfani, colonna portante della società tribale. Le varie situazioni vengono seguite in particolare da due collaboratori locali, estremamente fidati e motivati, che due volte al mese incontrano la famiglia affidataria, consegnano la somma di denaro e raccolgono notizie Per il buon funzionamento dell’Ospedale occorre: particolari. Con cadenza semestrale il Dr. Marsiaj e sua moglie • risolvere il problema della carenza di personale medico L’Ospedale impiega 151 persone, fra cui 3 soli medici, controllano lo stato di salute, nutrizione, benessere degli che devono fronteggiare più di 10.000 ricoveri all’anno. orfani assistiti (235 al 31 dicembre 2006). Puoi aiutarci a sostenere un altro bambino orfano con una donazione di 200 euro all’anno (poco più di 50 cent. al giorno), provvedendo in questo modo alle sue elementari necessità (sostentamento, vestiti, cure mediche, istruzione).

• supplire al calo del contributo statale, mantenendo basse le rette ospedaliere I fondi a disposizione dell’Ospedale provenivano per il 52% dal Governo ugandese, per il 14% dalle rette ospedaliere (che l’Amministrazione cerca di contenere al massimo) e per il 34% dalle donazioni. Attualmente, però, il contributo statale è stato ridotto al 45% e si ipotizza che possa essere addirittura sospeso. Il contributo dell’Associazione “Amici di Angal”, già fondamentale, potrebbe perciò diventare determinante e condizionare l’esistenza stessa dell’Ospedale!

News

News dagli Amici di Angal a cura della sezione torinese dell’Associazione “Amici di Angal”

GENNAIO 2008

In questo numero:

Il St. Luke’s Hospital

2

I Progetti

2

Testimonianze Per chi, perché tornare (di Claudia Marsiaj)

4

La mia esperienza di “solar man” (di Giorgio Rodolfi) I fili delle donne: Klaùdia racconta Il nostro primo Natale ad Angal

6

L’angolo della fiaba La storia del leone e della iena

7

L’Associazione “Amici di Angal”

Un po’ di storia…

Operazione Proteine Fa capo al Centro Nutrizionale (Nutrition Unit) interno all’Ospedale, che fornisce, da quando è stato istituito, tre pasti al giorno ad alto contenuto proteico ai bambini con forme gravi di malnutrizione. L’attività del Centro, avviata e coordinata da Claudia Marsiaj, coinvolge le 2

• Sopperire alle necessità dell’Ospedale di Angal. • Sostenere i Progetti di assistenza e cura rivolti ai bambini e ai malati più poveri. • Creare una rete di medici generici o specialisti e di professionisti, disposti a prestare gratuitamente la loro opera ad Angal per periodi brevi (ad esempio il periodo delle ferie). • Organizzare ad Angal stages di studio per medici italiani sulle realtà sanitarie in Africa. • Favorire l’invio di medici o di tecnici ugandesi in Italia, per approfondire particolari tecniche che possano essere applicate ad Angal a vantaggio della qualità dell’assistenza agli ammalati degenti nell’Ospedale.

• Diventare Socio dell’Associazione con il versamento della quota annuale di 50 euro. • Svolgere un’opera di sensibilizzazione.

Il St. Luke’s Hospital è sorto per opera dei Padri Missionari Comboniani negli anni ‘60 del secolo scorso ed è stato seguito dal punto di vista sanitario dal CUAMM-Medici con l’Africa (ONG di Padova), che vi ha inviato medici italiani per un programma di cooperazione. Mario Marsiaj è stato fra i primi e, dopo numerosi anni di permanenza ininterrotta ad Angal (dal 1966 al 1973), ha continuato a tornarvi per periodi più o meno lunghi, accompagnato e coadiuvato nella sua attività dalla moglie Claudia.

I contributi possono essere inviati con bonifico bancario a: ASSOCIAZIONE AMICI DI ANGAL - ONLUS Unicredit Banca Agenzia di Arbizzano - Negrar (Vr) c/c n. 000005412019 ABI: 02008 CAB: 59601 CIN: L IBAN: IT 31 L 02008 59601 000005412019

Ricovero gratuito per i bambini

Assistenza agli ammalati di AIDS Questo Progetto si è reso possibile a seguito dell’offerta, da parte del Governo ugandese, dei farmaci per la cura dell’AIDS. Si tratta indubbiamente di un contributo importante ma non risolutivo: occorrono personale addestrato (medici, infermieri, un laboratorista) e un laboratorio attrezzato (apparecchiature per la conta dei linfociti ecc.). Aiutaci a sostenere il Progetto “Assistenza agli ammalati di AIDS”, che comporta una spesa mensile per il personale di 1.600 euro.

Permette di ricoverare tutti i bambini malati, anche per lunghi periodi, chiedendo solo il contributo simbolico di 1 euro. Avviato nel 1998, quando ci si è resi conto che molti bambini venivano portati all’Ospedale in condizioni gravissime, perché i genitori non avevano i soldi per il ricovero, ha permesso di salvare moltissime vite.

Open Hospital Si tratta di un Progetto informatico che non è strettamente gestito dalla nostra Associazione, ma che merita una menzione speciale per le sue ripercussioni di enorme portata sul funzionamento dell’Ospedale di Angal. Il Progetto “Open Hospital”, gestito interamente dall’Associazione Informatici Senza Frontiere (www. informaticisenzafrontiere.org) e diretto dal suo presidente Girolamo Botter, è frutto del lavoro congiunto di varie persone, tra cui insegnanti e studenti dell’Istituto Volterra di San Donà di Piave (www.istitutovolterra.it). Il Progetto è finalizzato a creare un sistema di data-entry per registrare gli ingressi dei pazienti al St.Luke’s Hospital di Angal, conservarne le schede sanitarie, registrare gli esami di laboratorio, gestire il magazzino di medicinali… insomma, un vero e proprio sistema informativo per l’Ospedale. Open Hospital è in fase di sperimentazione al St. Luke, dove è installato in vari PC client e in un server con database centrale. Viene correntemente utilizzato dal personale infermieristico. Uno dei prossimi obiettivi in questo ambito sarà tentare di fornire all’Ospedale una connettività ad Internet sufficientemente stabile e a costi contenuti, in modo da garantire un costante monitoraggio delle attività del software e dell’utenza, il ripristino da remoto in caso di problemi del software, gli aggiornamenti necessari sia al software che ai sistemi operativi, un help-desk il più possibile efficiente per il personale dell’Ospedale che si trovasse di fronte a problemi nell’utilizzo.

Aiutaci a sostenere il Progetto “Ricovero gratuito per i bambini”, che è il più oneroso e necessita costantemente di fondi (più di 30.000 euro all’anno).

Samaritan Fund Il Notiziario è a cura della sezione torinese dell’Associazione, coordinata da

È possibile anche effettuare donazioni on-line in modo rapido, gratuito e sicuro attraverso il sistema di pagamento paypal (www.paipal.com).

1

• Impegnarti in una donazione regolare a sostegno dei singoli Progetti.

Ulteriori informazioni si possono richiedere a: Amici di Angal ONLUS Via Vivaldi 3 - 37020 Arbizzano- Negrar (Vr) tel. (+39) 045 7513296 sito web: www.amicidiangal.org e-mail: info@amicidiangal.org

Come contribuire

(Ai sensi dell’art.14 del D.L. n.35 del 14 marzo 2005, convertito in Legge con L. n.80 del 14 maggio 2005, le offerte fatte alle ONLUS con assegno o bonifico bancario sono deducibili dal reddito complessivo dichiarato fino alla misura del 10%).

Da quando nel 2000 il programma di cooperazione del CUAMM si è concluso, il Dr. Marsiaj segue personalmente la delicata fase di africanizzazione dell’Ospedale, trascorrendo circa quattro mesi all’anno ad Angal, a fianco dei colleghi africani, per aiutarli a rendersi progressivamente autonomi nella gestione e nell’amministrazione. Non avendo più una ONG alle spalle, per poter reperire i fondi necessari a “far vivere” l’Ospedale e portare avanti i vari Progetti avviati nel frattempo, è stato necessario costituire un’Associazione, divenuta ONLUS nel 2004.

• Partecipare agli eventi di raccolta fondi.

Aiutaci a sostenere il Progetto “Operazione Proteine”, che comporta una spesa annua di 9.500 euro.

A TORINO Il nostro primo obiettivo è ampliare il numero degli aderenti al Gruppo di appoggio, che si è costituito recentemente: solo aumentando le nostre forze potremo moltiplicare e diversificare gli eventi utili a far conoscere l’Associazione e a sostenerne in vario modo gli scopi. TI ASPETTIAMO! Tilde e Giuseppina

Un’opera da non “chiudere in un sacchetto” (di Marco Foletti)

Fondata nel 2001 dal Dr. Mario Marsiaj e da sua moglie Claudia Bertoldi, l’Associazione gravita intorno all’attività dell’Ospedale St. Luke di Angal, nel Nord Ovest dell’Uganda, zona di savana molto povera e molto densamente popolata. Oltre al sostegno dell’Ospedale, l’Associazione è impegnata in vari Progetti a favore soprattutto dei bambini.

• provvedere ad un continuo, razionale aggiornamento tecnologico della struttura, attraverso strumentari e corsi d’istruzione per il loro utilizzo Grazie ai fondi raccolti dall’Associazione, negli ultimi anni si sono potute eseguire alcune importanti migliorie nell’Ospedale, quali: - impianto fognario - costruzione di un padiglione di isolamento - ampliamento del reparto di Pediatria - elettrificazione a pannelli solari - ristrutturazione del “Centro Nutrizionale” (Nutrition Unit), creato da Claudia Marsiaj nel 1968 all’interno dell’Ospedale - avvio dell’informatizzazione dei servizi ospedalieri.

Gli obiettivi dell’Associazione “Amici di Angal” Che cosa puoi fare tu

mamme in lezioni di educazione nutrizionale, seguendole nella preparazione del cibo e istruendole sull’utilizzo delle risorse alla loro portata. Dal Centro viene inoltre distribuito il cibo anche ai pazienti degli altri reparti segnalati dal medico come particolarmente bisognosi (in totale da 60 a 70 pasti al giorno).

Tilde Barone tilbar@inwind.it tel. (+39) 333 7122535 e Giuseppina Ricciardi tel. (+39) 338 7728989

L’Associazione è iscritta nelle liste dell’Agenzia delle Entrate fra i possibili beneficiari del 5x1000 del gettito fiscale sui redditi. Al momento della dichiarazione dei redditi, per devolvere il 5x1000 basta apporre la propria firma e il codice fiscale dell’Assocciazione 93143850233 - nell’apposito spazio del Modello IRPEF. Un sentito GRAZIE a tutti coloro che nel 2007 hanno scelto di beneficiare la nostra associazione. I contributi raccolti attraverso questa forma di finanziamento saranno interamente impiegati a favore dell’Ospedale e dei Progetti sostenuti dagli “Amici di Angal”.

Questo “fondo” permette di ricoverare le persone che non possono pagare la sia pur modesta retta chiesta dall’Ospedale e di fornire gratuitamente i farmaci per le malattie croniche (es. diabete, cardiopatie, ecc.), i cosiddetti “farmaci salvavita”. Aiutaci a sostenere il Progetto “Samaritan Fund”, che comporta una spesa annua di 10.100 euro.

Realizzazione grafica: Elisabetta Origlia - Studio regi e Majuscole, Torino

Per ulteriori notizie sul progetto: piero@amicidiangal.org.

Fotografie: Disegno: Erica Titotto Stampa: Tipografia Gravinese, Torino

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I Progetti

Il St. Luke’s Hospital

L’Ospedale ha un raggio d’azione di circa 50 km, con un Assistenza degli orfani da AIDS bacino d’utenza di circa 300.000 persone. Attualmente dispone di 280 posti letto, con un tasso medio di occupa- Offre un aiuto diretto alle famiglie locali che accolgozione superiore al 100% (molti pazienti giacciono in terra no e si prendono cura di questi orfani. su delle stuoie). E’ dotato di un Laboratorio di analisi chiL’AIDS è un problema preminente negli Stati africamiche e microbiologiche, di una Sala di Radiologia e di ni, per la sua diffusione difficilmente controllabile, per una Sala operatoria. l’impossibilità dei Paesi di affrontarne economicamente le cure, con il risultato di un gran numero di bambini orfani abbandonati a sé stessi. La scelta di un aiuto economico diretto ai nuclei familiari locali si è dimostrato il mezzo migliore per tutelare l’infanzia, evitando di intaccare la solida struttura sulla quale si fonda la comunità africana e soprattutto salvaguardando la cultura dell’accoglienza degli orfani, colonna portante della società tribale. Le varie situazioni vengono seguite in particolare da due collaboratori locali, estremamente fidati e motivati, che due volte al mese incontrano la famiglia affidataria, consegnano la somma di denaro e raccolgono notizie Per il buon funzionamento dell’Ospedale occorre: particolari. Con cadenza semestrale il Dr. Marsiaj e sua moglie • risolvere il problema della carenza di personale medico L’Ospedale impiega 151 persone, fra cui 3 soli medici, controllano lo stato di salute, nutrizione, benessere degli che devono fronteggiare più di 10.000 ricoveri all’anno. orfani assistiti (235 al 31 dicembre 2006). Puoi aiutarci a sostenere un altro bambino orfano con una donazione di 200 euro all’anno (poco più di 50 cent. al giorno), provvedendo in questo modo alle sue elementari necessità (sostentamento, vestiti, cure mediche, istruzione).

• supplire al calo del contributo statale, mantenendo basse le rette ospedaliere I fondi a disposizione dell’Ospedale provenivano per il 52% dal Governo ugandese, per il 14% dalle rette ospedaliere (che l’Amministrazione cerca di contenere al massimo) e per il 34% dalle donazioni. Attualmente, però, il contributo statale è stato ridotto al 45% e si ipotizza che possa essere addirittura sospeso. Il contributo dell’Associazione “Amici di Angal”, già fondamentale, potrebbe perciò diventare determinante e condizionare l’esistenza stessa dell’Ospedale!

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News dagli Amici di Angal a cura della sezione torinese dell’Associazione “Amici di Angal”

GENNAIO 2008

In questo numero:

Il St. Luke’s Hospital

2

I Progetti

2

Testimonianze Per chi, perché tornare (di Claudia Marsiaj)

4

La mia esperienza di “solar man” (di Giorgio Rodolfi) I fili delle donne: Klaùdia racconta Il nostro primo Natale ad Angal

6

L’angolo della fiaba La storia del leone e della iena

7

L’Associazione “Amici di Angal”

Un po’ di storia…

Operazione Proteine Fa capo al Centro Nutrizionale (Nutrition Unit) interno all’Ospedale, che fornisce, da quando è stato istituito, tre pasti al giorno ad alto contenuto proteico ai bambini con forme gravi di malnutrizione. L’attività del Centro, avviata e coordinata da Claudia Marsiaj, coinvolge le 2

• Sopperire alle necessità dell’Ospedale di Angal. • Sostenere i Progetti di assistenza e cura rivolti ai bambini e ai malati più poveri. • Creare una rete di medici generici o specialisti e di professionisti, disposti a prestare gratuitamente la loro opera ad Angal per periodi brevi (ad esempio il periodo delle ferie). • Organizzare ad Angal stages di studio per medici italiani sulle realtà sanitarie in Africa. • Favorire l’invio di medici o di tecnici ugandesi in Italia, per approfondire particolari tecniche che possano essere applicate ad Angal a vantaggio della qualità dell’assistenza agli ammalati degenti nell’Ospedale.

• Diventare Socio dell’Associazione con il versamento della quota annuale di 50 euro. • Svolgere un’opera di sensibilizzazione.

Il St. Luke’s Hospital è sorto per opera dei Padri Missionari Comboniani negli anni ‘60 del secolo scorso ed è stato seguito dal punto di vista sanitario dal CUAMM-Medici con l’Africa (ONG di Padova), che vi ha inviato medici italiani per un programma di cooperazione. Mario Marsiaj è stato fra i primi e, dopo numerosi anni di permanenza ininterrotta ad Angal (dal 1966 al 1973), ha continuato a tornarvi per periodi più o meno lunghi, accompagnato e coadiuvato nella sua attività dalla moglie Claudia.

I contributi possono essere inviati con bonifico bancario a: ASSOCIAZIONE AMICI DI ANGAL - ONLUS Unicredit Banca Agenzia di Arbizzano - Negrar (Vr) c/c n. 000005412019 ABI: 02008 CAB: 59601 CIN: L IBAN: IT 31 L 02008 59601 000005412019

Ricovero gratuito per i bambini

Assistenza agli ammalati di AIDS Questo Progetto si è reso possibile a seguito dell’offerta, da parte del Governo ugandese, dei farmaci per la cura dell’AIDS. Si tratta indubbiamente di un contributo importante ma non risolutivo: occorrono personale addestrato (medici, infermieri, un laboratorista) e un laboratorio attrezzato (apparecchiature per la conta dei linfociti ecc.). Aiutaci a sostenere il Progetto “Assistenza agli ammalati di AIDS”, che comporta una spesa mensile per il personale di 1.600 euro.

Permette di ricoverare tutti i bambini malati, anche per lunghi periodi, chiedendo solo il contributo simbolico di 1 euro. Avviato nel 1998, quando ci si è resi conto che molti bambini venivano portati all’Ospedale in condizioni gravissime, perché i genitori non avevano i soldi per il ricovero, ha permesso di salvare moltissime vite.

Open Hospital Si tratta di un Progetto informatico che non è strettamente gestito dalla nostra Associazione, ma che merita una menzione speciale per le sue ripercussioni di enorme portata sul funzionamento dell’Ospedale di Angal. Il Progetto “Open Hospital”, gestito interamente dall’Associazione Informatici Senza Frontiere (www. informaticisenzafrontiere.org) e diretto dal suo presidente Girolamo Botter, è frutto del lavoro congiunto di varie persone, tra cui insegnanti e studenti dell’Istituto Volterra di San Donà di Piave (www.istitutovolterra.it). Il Progetto è finalizzato a creare un sistema di data-entry per registrare gli ingressi dei pazienti al St.Luke’s Hospital di Angal, conservarne le schede sanitarie, registrare gli esami di laboratorio, gestire il magazzino di medicinali… insomma, un vero e proprio sistema informativo per l’Ospedale. Open Hospital è in fase di sperimentazione al St. Luke, dove è installato in vari PC client e in un server con database centrale. Viene correntemente utilizzato dal personale infermieristico. Uno dei prossimi obiettivi in questo ambito sarà tentare di fornire all’Ospedale una connettività ad Internet sufficientemente stabile e a costi contenuti, in modo da garantire un costante monitoraggio delle attività del software e dell’utenza, il ripristino da remoto in caso di problemi del software, gli aggiornamenti necessari sia al software che ai sistemi operativi, un help-desk il più possibile efficiente per il personale dell’Ospedale che si trovasse di fronte a problemi nell’utilizzo.

Aiutaci a sostenere il Progetto “Ricovero gratuito per i bambini”, che è il più oneroso e necessita costantemente di fondi (più di 30.000 euro all’anno).

Samaritan Fund Il Notiziario è a cura della sezione torinese dell’Associazione, coordinata da

È possibile anche effettuare donazioni on-line in modo rapido, gratuito e sicuro attraverso il sistema di pagamento paypal (www.paipal.com).

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• Impegnarti in una donazione regolare a sostegno dei singoli Progetti.

Ulteriori informazioni si possono richiedere a: Amici di Angal ONLUS Via Vivaldi 3 - 37020 Arbizzano- Negrar (Vr) tel. (+39) 045 7513296 sito web: www.amicidiangal.org e-mail: info@amicidiangal.org

Come contribuire

(Ai sensi dell’art.14 del D.L. n.35 del 14 marzo 2005, convertito in Legge con L. n.80 del 14 maggio 2005, le offerte fatte alle ONLUS con assegno o bonifico bancario sono deducibili dal reddito complessivo dichiarato fino alla misura del 10%).

Da quando nel 2000 il programma di cooperazione del CUAMM si è concluso, il Dr. Marsiaj segue personalmente la delicata fase di africanizzazione dell’Ospedale, trascorrendo circa quattro mesi all’anno ad Angal, a fianco dei colleghi africani, per aiutarli a rendersi progressivamente autonomi nella gestione e nell’amministrazione. Non avendo più una ONG alle spalle, per poter reperire i fondi necessari a “far vivere” l’Ospedale e portare avanti i vari Progetti avviati nel frattempo, è stato necessario costituire un’Associazione, divenuta ONLUS nel 2004.

• Partecipare agli eventi di raccolta fondi.

Aiutaci a sostenere il Progetto “Operazione Proteine”, che comporta una spesa annua di 9.500 euro.

A TORINO Il nostro primo obiettivo è ampliare il numero degli aderenti al Gruppo di appoggio, che si è costituito recentemente: solo aumentando le nostre forze potremo moltiplicare e diversificare gli eventi utili a far conoscere l’Associazione e a sostenerne in vario modo gli scopi. TI ASPETTIAMO! Tilde e Giuseppina

Un’opera da non “chiudere in un sacchetto” (di Marco Foletti)

Fondata nel 2001 dal Dr. Mario Marsiaj e da sua moglie Claudia Bertoldi, l’Associazione gravita intorno all’attività dell’Ospedale St. Luke di Angal, nel Nord Ovest dell’Uganda, zona di savana molto povera e molto densamente popolata. Oltre al sostegno dell’Ospedale, l’Associazione è impegnata in vari Progetti a favore soprattutto dei bambini.

• provvedere ad un continuo, razionale aggiornamento tecnologico della struttura, attraverso strumentari e corsi d’istruzione per il loro utilizzo Grazie ai fondi raccolti dall’Associazione, negli ultimi anni si sono potute eseguire alcune importanti migliorie nell’Ospedale, quali: - impianto fognario - costruzione di un padiglione di isolamento - ampliamento del reparto di Pediatria - elettrificazione a pannelli solari - ristrutturazione del “Centro Nutrizionale” (Nutrition Unit), creato da Claudia Marsiaj nel 1968 all’interno dell’Ospedale - avvio dell’informatizzazione dei servizi ospedalieri.

Gli obiettivi dell’Associazione “Amici di Angal” Che cosa puoi fare tu

mamme in lezioni di educazione nutrizionale, seguendole nella preparazione del cibo e istruendole sull’utilizzo delle risorse alla loro portata. Dal Centro viene inoltre distribuito il cibo anche ai pazienti degli altri reparti segnalati dal medico come particolarmente bisognosi (in totale da 60 a 70 pasti al giorno).

Tilde Barone tilbar@inwind.it tel. (+39) 333 7122535 e Giuseppina Ricciardi tel. (+39) 338 7728989

L’Associazione è iscritta nelle liste dell’Agenzia delle Entrate fra i possibili beneficiari del 5x1000 del gettito fiscale sui redditi. Al momento della dichiarazione dei redditi, per devolvere il 5x1000 basta apporre la propria firma e il codice fiscale dell’Assocciazione 93143850233 - nell’apposito spazio del Modello IRPEF. Un sentito GRAZIE a tutti coloro che nel 2007 hanno scelto di beneficiare la nostra associazione. I contributi raccolti attraverso questa forma di finanziamento saranno interamente impiegati a favore dell’Ospedale e dei Progetti sostenuti dagli “Amici di Angal”.

Questo “fondo” permette di ricoverare le persone che non possono pagare la sia pur modesta retta chiesta dall’Ospedale e di fornire gratuitamente i farmaci per le malattie croniche (es. diabete, cardiopatie, ecc.), i cosiddetti “farmaci salvavita”. Aiutaci a sostenere il Progetto “Samaritan Fund”, che comporta una spesa annua di 10.100 euro.

Realizzazione grafica: Elisabetta Origlia - Studio regi e Majuscole, Torino

Per ulteriori notizie sul progetto: piero@amicidiangal.org.

Fotografie: Disegno: Erica Titotto Stampa: Tipografia Gravinese, Torino

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I Progetti

Il St. Luke’s Hospital

L’Ospedale ha un raggio d’azione di circa 50 km, con un Assistenza degli orfani da AIDS bacino d’utenza di circa 300.000 persone. Attualmente dispone di 280 posti letto, con un tasso medio di occupa- Offre un aiuto diretto alle famiglie locali che accolgozione superiore al 100% (molti pazienti giacciono in terra no e si prendono cura di questi orfani. su delle stuoie). E’ dotato di un Laboratorio di analisi chiL’AIDS è un problema preminente negli Stati africamiche e microbiologiche, di una Sala di Radiologia e di ni, per la sua diffusione difficilmente controllabile, per una Sala operatoria. l’impossibilità dei Paesi di affrontarne economicamente le cure, con il risultato di un gran numero di bambini orfani abbandonati a sé stessi. La scelta di un aiuto economico diretto ai nuclei familiari locali si è dimostrato il mezzo migliore per tutelare l’infanzia, evitando di intaccare la solida struttura sulla quale si fonda la comunità africana e soprattutto salvaguardando la cultura dell’accoglienza degli orfani, colonna portante della società tribale. Le varie situazioni vengono seguite in particolare da due collaboratori locali, estremamente fidati e motivati, che due volte al mese incontrano la famiglia affidataria, consegnano la somma di denaro e raccolgono notizie Per il buon funzionamento dell’Ospedale occorre: particolari. Con cadenza semestrale il Dr. Marsiaj e sua moglie • risolvere il problema della carenza di personale medico L’Ospedale impiega 151 persone, fra cui 3 soli medici, controllano lo stato di salute, nutrizione, benessere degli che devono fronteggiare più di 10.000 ricoveri all’anno. orfani assistiti (235 al 31 dicembre 2006). Puoi aiutarci a sostenere un altro bambino orfano con una donazione di 200 euro all’anno (poco più di 50 cent. al giorno), provvedendo in questo modo alle sue elementari necessità (sostentamento, vestiti, cure mediche, istruzione).

• supplire al calo del contributo statale, mantenendo basse le rette ospedaliere I fondi a disposizione dell’Ospedale provenivano per il 52% dal Governo ugandese, per il 14% dalle rette ospedaliere (che l’Amministrazione cerca di contenere al massimo) e per il 34% dalle donazioni. Attualmente, però, il contributo statale è stato ridotto al 45% e si ipotizza che possa essere addirittura sospeso. Il contributo dell’Associazione “Amici di Angal”, già fondamentale, potrebbe perciò diventare determinante e condizionare l’esistenza stessa dell’Ospedale!

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GENNAIO 2008

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I Progetti

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Testimonianze Per chi, perché tornare (di Claudia Marsiaj)

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La mia esperienza di “solar man” (di Giorgio Rodolfi) I fili delle donne: Klaùdia racconta Il nostro primo Natale ad Angal

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L’angolo della fiaba La storia del leone e della iena

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L’Associazione “Amici di Angal”

Un po’ di storia…

Operazione Proteine Fa capo al Centro Nutrizionale (Nutrition Unit) interno all’Ospedale, che fornisce, da quando è stato istituito, tre pasti al giorno ad alto contenuto proteico ai bambini con forme gravi di malnutrizione. L’attività del Centro, avviata e coordinata da Claudia Marsiaj, coinvolge le 2

• Sopperire alle necessità dell’Ospedale di Angal. • Sostenere i Progetti di assistenza e cura rivolti ai bambini e ai malati più poveri. • Creare una rete di medici generici o specialisti e di professionisti, disposti a prestare gratuitamente la loro opera ad Angal per periodi brevi (ad esempio il periodo delle ferie). • Organizzare ad Angal stages di studio per medici italiani sulle realtà sanitarie in Africa. • Favorire l’invio di medici o di tecnici ugandesi in Italia, per approfondire particolari tecniche che possano essere applicate ad Angal a vantaggio della qualità dell’assistenza agli ammalati degenti nell’Ospedale.

• Diventare Socio dell’Associazione con il versamento della quota annuale di 50 euro. • Svolgere un’opera di sensibilizzazione.

Il St. Luke’s Hospital è sorto per opera dei Padri Missionari Comboniani negli anni ‘60 del secolo scorso ed è stato seguito dal punto di vista sanitario dal CUAMM-Medici con l’Africa (ONG di Padova), che vi ha inviato medici italiani per un programma di cooperazione. Mario Marsiaj è stato fra i primi e, dopo numerosi anni di permanenza ininterrotta ad Angal (dal 1966 al 1973), ha continuato a tornarvi per periodi più o meno lunghi, accompagnato e coadiuvato nella sua attività dalla moglie Claudia.

I contributi possono essere inviati con bonifico bancario a: ASSOCIAZIONE AMICI DI ANGAL - ONLUS Unicredit Banca Agenzia di Arbizzano - Negrar (Vr) c/c n. 000005412019 ABI: 02008 CAB: 59601 CIN: L IBAN: IT 31 L 02008 59601 000005412019

Ricovero gratuito per i bambini

Assistenza agli ammalati di AIDS Questo Progetto si è reso possibile a seguito dell’offerta, da parte del Governo ugandese, dei farmaci per la cura dell’AIDS. Si tratta indubbiamente di un contributo importante ma non risolutivo: occorrono personale addestrato (medici, infermieri, un laboratorista) e un laboratorio attrezzato (apparecchiature per la conta dei linfociti ecc.). Aiutaci a sostenere il Progetto “Assistenza agli ammalati di AIDS”, che comporta una spesa mensile per il personale di 1.600 euro.

Permette di ricoverare tutti i bambini malati, anche per lunghi periodi, chiedendo solo il contributo simbolico di 1 euro. Avviato nel 1998, quando ci si è resi conto che molti bambini venivano portati all’Ospedale in condizioni gravissime, perché i genitori non avevano i soldi per il ricovero, ha permesso di salvare moltissime vite.

Open Hospital Si tratta di un Progetto informatico che non è strettamente gestito dalla nostra Associazione, ma che merita una menzione speciale per le sue ripercussioni di enorme portata sul funzionamento dell’Ospedale di Angal. Il Progetto “Open Hospital”, gestito interamente dall’Associazione Informatici Senza Frontiere (www. informaticisenzafrontiere.org) e diretto dal suo presidente Girolamo Botter, è frutto del lavoro congiunto di varie persone, tra cui insegnanti e studenti dell’Istituto Volterra di San Donà di Piave (www.istitutovolterra.it). Il Progetto è finalizzato a creare un sistema di data-entry per registrare gli ingressi dei pazienti al St.Luke’s Hospital di Angal, conservarne le schede sanitarie, registrare gli esami di laboratorio, gestire il magazzino di medicinali… insomma, un vero e proprio sistema informativo per l’Ospedale. Open Hospital è in fase di sperimentazione al St. Luke, dove è installato in vari PC client e in un server con database centrale. Viene correntemente utilizzato dal personale infermieristico. Uno dei prossimi obiettivi in questo ambito sarà tentare di fornire all’Ospedale una connettività ad Internet sufficientemente stabile e a costi contenuti, in modo da garantire un costante monitoraggio delle attività del software e dell’utenza, il ripristino da remoto in caso di problemi del software, gli aggiornamenti necessari sia al software che ai sistemi operativi, un help-desk il più possibile efficiente per il personale dell’Ospedale che si trovasse di fronte a problemi nell’utilizzo.

Aiutaci a sostenere il Progetto “Ricovero gratuito per i bambini”, che è il più oneroso e necessita costantemente di fondi (più di 30.000 euro all’anno).

Samaritan Fund Il Notiziario è a cura della sezione torinese dell’Associazione, coordinata da

È possibile anche effettuare donazioni on-line in modo rapido, gratuito e sicuro attraverso il sistema di pagamento paypal (www.paipal.com).

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• Impegnarti in una donazione regolare a sostegno dei singoli Progetti.

Ulteriori informazioni si possono richiedere a: Amici di Angal ONLUS Via Vivaldi 3 - 37020 Arbizzano- Negrar (Vr) tel. (+39) 045 7513296 sito web: www.amicidiangal.org e-mail: info@amicidiangal.org

Come contribuire

(Ai sensi dell’art.14 del D.L. n.35 del 14 marzo 2005, convertito in Legge con L. n.80 del 14 maggio 2005, le offerte fatte alle ONLUS con assegno o bonifico bancario sono deducibili dal reddito complessivo dichiarato fino alla misura del 10%).

Da quando nel 2000 il programma di cooperazione del CUAMM si è concluso, il Dr. Marsiaj segue personalmente la delicata fase di africanizzazione dell’Ospedale, trascorrendo circa quattro mesi all’anno ad Angal, a fianco dei colleghi africani, per aiutarli a rendersi progressivamente autonomi nella gestione e nell’amministrazione. Non avendo più una ONG alle spalle, per poter reperire i fondi necessari a “far vivere” l’Ospedale e portare avanti i vari Progetti avviati nel frattempo, è stato necessario costituire un’Associazione, divenuta ONLUS nel 2004.

• Partecipare agli eventi di raccolta fondi.

Aiutaci a sostenere il Progetto “Operazione Proteine”, che comporta una spesa annua di 9.500 euro.

A TORINO Il nostro primo obiettivo è ampliare il numero degli aderenti al Gruppo di appoggio, che si è costituito recentemente: solo aumentando le nostre forze potremo moltiplicare e diversificare gli eventi utili a far conoscere l’Associazione e a sostenerne in vario modo gli scopi. TI ASPETTIAMO! Tilde e Giuseppina

Un’opera da non “chiudere in un sacchetto” (di Marco Foletti)

Fondata nel 2001 dal Dr. Mario Marsiaj e da sua moglie Claudia Bertoldi, l’Associazione gravita intorno all’attività dell’Ospedale St. Luke di Angal, nel Nord Ovest dell’Uganda, zona di savana molto povera e molto densamente popolata. Oltre al sostegno dell’Ospedale, l’Associazione è impegnata in vari Progetti a favore soprattutto dei bambini.

• provvedere ad un continuo, razionale aggiornamento tecnologico della struttura, attraverso strumentari e corsi d’istruzione per il loro utilizzo Grazie ai fondi raccolti dall’Associazione, negli ultimi anni si sono potute eseguire alcune importanti migliorie nell’Ospedale, quali: - impianto fognario - costruzione di un padiglione di isolamento - ampliamento del reparto di Pediatria - elettrificazione a pannelli solari - ristrutturazione del “Centro Nutrizionale” (Nutrition Unit), creato da Claudia Marsiaj nel 1968 all’interno dell’Ospedale - avvio dell’informatizzazione dei servizi ospedalieri.

Gli obiettivi dell’Associazione “Amici di Angal” Che cosa puoi fare tu

mamme in lezioni di educazione nutrizionale, seguendole nella preparazione del cibo e istruendole sull’utilizzo delle risorse alla loro portata. Dal Centro viene inoltre distribuito il cibo anche ai pazienti degli altri reparti segnalati dal medico come particolarmente bisognosi (in totale da 60 a 70 pasti al giorno).

Tilde Barone tilbar@inwind.it tel. (+39) 333 7122535 e Giuseppina Ricciardi tel. (+39) 338 7728989

L’Associazione è iscritta nelle liste dell’Agenzia delle Entrate fra i possibili beneficiari del 5x1000 del gettito fiscale sui redditi. Al momento della dichiarazione dei redditi, per devolvere il 5x1000 basta apporre la propria firma e il codice fiscale dell’Assocciazione 93143850233 - nell’apposito spazio del Modello IRPEF. Un sentito GRAZIE a tutti coloro che nel 2007 hanno scelto di beneficiare la nostra associazione. I contributi raccolti attraverso questa forma di finanziamento saranno interamente impiegati a favore dell’Ospedale e dei Progetti sostenuti dagli “Amici di Angal”.

Questo “fondo” permette di ricoverare le persone che non possono pagare la sia pur modesta retta chiesta dall’Ospedale e di fornire gratuitamente i farmaci per le malattie croniche (es. diabete, cardiopatie, ecc.), i cosiddetti “farmaci salvavita”. Aiutaci a sostenere il Progetto “Samaritan Fund”, che comporta una spesa annua di 10.100 euro.

Realizzazione grafica: Elisabetta Origlia - Studio regi e Majuscole, Torino

Per ulteriori notizie sul progetto: piero@amicidiangal.org.

Fotografie: Disegno: Erica Titotto Stampa: Tipografia Gravinese, Torino

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Testimonianze

Un’opera da non “chiudere in un sacchetto” La mia esperienza di “solar man” di Marco Foletti di Giorgio Rodolfi Marco Foletti è un giovane studente di Torino, iscritto al 5° anno di Medicina. Ha accompagnato Mario e Claudia Marsiaj nella loro recente missione ad Angal. Spesso l’unico compromesso che la nostra vita ci offre per sperimentare la realtà dell’Africa è quello di effettuare solo un breve soggiorno, e così è stato anche per me. Dunque, animato dalle migliori intenzioni, sono partito per Angal. Ora che sono ritornato in Italia, mi è inevitabile ripensare alle sensazioni e ai ricordi forti che una realtà così diversa, a volte drammatica, mi ha lasciato. Ho fatto molte cose in quel mese: aiutato in sala operatoria, frequentato la pediatria e la Nutrition Unit, visitato gli orfani…e sono tornato cambiato. Però, pensando a ciò che si è fatto, si finisce spesso per dimenticare quelli che non partono, coloro per i quali non si è trattato solo di una parentesi, ma della vita comune: il personale dell’Ospedale e gli abitanti di Angal. A loro, prima di partire, lasciamo i nostri migliori auguri e un sacchetto pieno di medicine nuove e costose, appena portate dall’Italia, insieme a qualche schematica “istruzione per l’uso”. Pochi giorni prima di tornare in Italia, ho ritrovato un sacchetto di quelli: lasciato inutilizzato, proprio come un anonimo medico italiano l’aveva lasciato cinque anni prima. I farmaci, nuovi e costosi, erano tutti scaduti.

Giorgio Rodolfi, una delle colonne dell’Associazione, è da anni il responsabile dell’impianto a pannelli solari, che fornisce l’energia per l’illuminazione dell’Ospedale e per altri servizi di fondamentale importanza.

Mi presento: sono un “solar man”, come a Klaùdia piace chiamarmi, cioè l’uomo (uno dei tanti) che dal sole ricava l’energia. Da 15 anni ormai mi occupo di volontariato nel settore tecnico, sia in proprio, sia per conto di Ong e Onlus. Questa attività mi ha condotto in una moltitudine di Stati africani, dal Camerun all’Uganda, dalla Repubblica dell’Africa Centrale al Ciad, alla Tanzania, all’Etiopia, al Mozambico. Tuttavia l’attrazione che ha esercitato su di me l’Uganda di Angal è stata tale che da più anni questa è diventata pressoché la mia meta fissa! Complici Mario e Claudia Marsiaj, a cui mi lega un affetto profondo, oltre al comune sforzo di alleviare (impossibile risolvere) le difficoltà dei nostri sfortunati fratelli di pelle scura. Ad Angal la mia attività fu ed è dedicata quasi esclusivamente alla produzione e utilizzazione dell’energia elettrica ricavata dai raggi solari mediante l’uso di pannelli fotovoltaici. La base di partenza della mia attività risale alla seconda missione da me compiuta ad Angal, quando fui chiamato perché il quadro di controllo elettrico si era guastato. Già in quel primo intervento notai che l’installazione aveva bisogno di un radicale rinnovamento. L’intervento fu attuato con la successiva missione richiesta dal Dr. Marsiaj, al quale esposi la necessità di un rifacimento totale dell’impianto, che egli accettò manifestandomi completa fiducia, di cui gli serbo riconoscenza. Da allora l’impianto elettrico ha subìto numerosi interventi, che hanno consentito di sostituire l’energia solare a quella dei generatori diesel per l’illuminazione dei reparti, per l’uso notturno della Sala operatoria e della Sala Parto, per l’impiego di arricchitori d’ossigeno in tre reparti; è stato inoltre possibile sostituire i frigoriferi a cherosene con altri a compressore elettrico. Da tre anni sono attivi 3 gruppi fotovoltaici, ma già si avverte la necessità di un quarto gruppo, per far fronte

E questo ritrovamento mi ha portato a riflettere…E’ dunque davvero utile fermarsi per così brevi periodi? Si lascia davvero qualcosa al momento della partenza? Se ripenso a quanti sono rimasti ad Angal, credo che per dare loro davvero qualcosa sia necessaria una presenza costante, capace di trasmettere una formazione sia professionale sia organizzativa che rimanga nel tempo. L’Africa regala a tutti, senza distinzioni, emozioni forti; chi parte credendo di dare, spesso torna scoprendosi debitore. Ad Angal ho imparato che per sdebitarci l’Africa ci chiede di metterci in gioco fino in fondo, per lungo tempo. Solo così la nostra opera non rimarrà chiusa in un sacchetto nel buio di un armadio, ma diventerà strumento nelle mani degli Africani, per poter essere così usata giorno per giorno. 5

alle nuove utenze: si veda l’introduzione dell’informatica in Ospedale, il prossimo impiego di nuovi computer (si parla di altri 7), l’adozione di nuove macchine di laboratorio, come la recente camera climatica per le colture. A questo punto si pone l’interrogativo fondamentale: come far fronte alle crescenti necessità con le scarse forze a disposizione? Oltre a me, che sono animato da tanta buona volontà ma devo fare i conti anche con… tanta età, nel nostro staff tecnico lavorano due validi ed esperti collaboratori locali: uno a sua volta anziano, che non può garantire una presenza sicura date le sue precarie condizioni di salute; l’altro giovane e sicuramente affidabile, preparato in discipline tecniche nell’ottima scuola di Gulu, quindi con tutti i requisiti per diventare la colonna dei servizi tecnici dell’Ospedale, ma che potrebbe legittimamente ambire ad un futuro professionale più soddisfacente di quello che gli si offre ad Angal. Spesso ho assistito impotente al naufragio di altre realtà tecniche simili a quella di Angal proprio per la carenza di risorse umane. Mi attendo che si discuta su questo punto e che si possano prendere i dovuti provvedimenti, magari legati alla stessa attività informatica in crescita nell’Ospedale e al suo debutto nella vicina scuola tecnica. Ma una cosa è certa: in un ambiente di frontiera come quello di Angal, per un giovane che abbia a cuore il suo futuro, la prospettiva di una crescita professionale è più importante del raggiungimento di immediati traguardi economici.

per antiche superstizioni. Il mio gruppo sanguigno è zero positivo: compatibile con qualsiasi altro gruppo. In un batter d’occhio mi trovo su un lettino accanto alla donna appena operata. Un tubicino va dalla mia vena alla sua, le nostre mani si toccano. Chiudo gli occhi, mi gira un po’ la testa; non sono molto forte. Poi le Suore premurose mi fanno bere qualcosa...forse del latte ben zuccherato. Quando usciamo dall’ospedale ci accorgiamo che il cielo si sta tingendo di rosa: è quasi l’alba. Ci avviamo verso la chiesa della Missione e ci sediamo sui gradini. Davanti a noi, a perdita d’occhio, si stende la savana. Il cielo diventa quasi rosso e poi, di colpo, ecco il sole! Sembra quasi scagliato verso il cielo. La savana improvvisamente si anima di suoni e di colori. Ci stringiamo la mano. E’ l’inizio di un nuovo giorno: il nostro primo Natale in Africa, l’inizio della nostra avventura umana in questa terra che improvvisamente non sentiamo più estranea. Le donne africane sono entrate di prepotenza nella mia vita, a partire da quel primo Natale. Donne coraggiose, capaci di partorire senza un lamento; donne forti: capaci di accettare senza lacrime la morte del loro bambino. Quante ne ho viste passare davanti alla mia casa con un figlio, morto, legato dietro alle spalle, per riportarlo al villaggio, spesso lontano parecchi chilometri! Donne pazienti, sempre in cammino:verso la boscaglia in cerca di legna; verso il fiume a prendere l’acqua; verso il mercato, con grossi cesti sulla testa, per comperare o vendere i prodotti del loro campo; verso l’ospedale con i loro bambini ammalati. Donne mai rassegnate: capaci di enormi sacrifici per mandare i figli a scuola. Donne sempre pronte a sorridere, nonostante tutto.

I fili delle donne: Klaùdia racconta Il nostro primo Natale ad Angal Un villaggio in mezzo alla savana, nel nord dell’Uganda, a 2 gradi dall’equatore. Una notte stellata come se ne vedono soltanto in Africa. E’ la vigilia di Natale, il nostro primo Natale in Africa. Aspettavamo l’inizio della Messa di mezzanotte, che doveva essere celebrata nella cappella delle Suore; nel cuore un po’ di nostalgia per le nostre famiglie in Italia. Un tocco leggero alla finestra : “ Dottore, si prepari per un cesareo urgente. La donna è stata portata in barca attraverso il lago Alberto. Non c’è tempo da perdere”. Era la voce di Suor Emma. Poi la Messa al lume di candela, soli io e Pierino, nostro figlio di appena due anni, in un ambiente ancora estraneo. Metto a letto Pierino e aspetto Mario con ansia. “Com’è andata?” ... “Appena in tempo; il bambino è salvo, ma la mamma è in pericolo: ha una grave emorragia.” Naturalmente non c’è banca del sangue in quel piccolo ospedale in mezzo alla savana. Non c’è tempo per cercare i parenti, comunque sempre restii a donare il sangue,

conti sono... I rac

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L’angolo della fiaba Il maestro Domenico Manano, diplomato alla Makerere University di Kampala, è un Alùr molto anziano e molto malato. Tuttavia, quando gli ho chiesto di raccogliere alcune favole perché potessimo far conoscere la cultura della sua gente, è stato molto felice di collaborare. Attingendo alla tradizione orale, le ha trascritte in un inglese piuttosto difficile da interpretare: lo ha fatto, con molta pazienza e professionalità, la cara amica Gabriella Gozzi. Klaùdia

La storia del leone e della iena

Il leone e la iena erano grandi amici. Si volevano un gran bene. Un giorno decisero di procurarsi del bestiame per il loro futuro; il leone comprò un bel toro castrato, la iena una mucca gravida e li portarono al bufalo perché se ne occupasse e li tenesse nel suo recinto insieme agli altri animali dell’allevamento. Quando il leone andò a controllare il suo animale, trovò che la mucca aveva partorito un vitellino e, guardando il bufalo con occhi minacciosi, affermò che il vitello gli apparteneva. La iena, avvertita dal bufalo di questa pretesa, si recò dall’amico leone per chiarire amichevolmente la cosa e fu ricevuta con grande cordialità e invitata a mangiare con lui. Quando però la iena gli chiese come mai pretendeva di essere il proprietario del vitello, il leone la mise in guardia dal continuare a fargli delle domande stupide: il vitello era veramente suo. La iena allora se ne andò indignata e decise di fargli causa per essersi appropriato del suo vitello con l’imbroglio, portandolo di fronte alla corte di giustizia, presieduta dal coniglio, che era il re del regno animale. Il giorno dell’udienza i due contendenti arrivarono puntuali con due testimoni, gli stessi per entrambi: erano l’antilope e il bufalo. La iena spiegò come erano andate le cose, poi il coniglio interrogò i testimoni. Sentì per prima la povera antilope, la quale, terrorizzata dallo sguardo del leone che aveva gli occhi iniettati di sangue, non riuscì a spiccicare parola. Poi interrogò il bufalo, che, altrettanto spaventato, invece di dire la verità affermò di aver ricevuto in consegna due mucche; pertanto non poteva sapere di chi fosse quella che aveva partorito il vitello. Nell’aula tutti erano terrorizzati di fronte all’atteggiamento iroso del leone, giurati compresi e compreso il coniglio, che però, essendo il re, aveva a protezione una guardia del corpo, l’elefante. Quando toccò al leone dare la propria versione, disse che entrambi avevano comprato una mucca, ma la sua era più grossa di quella della iena, perché era gravida. Il vitello pertanto gli apparteneva. Di fronte ad una questione così difficile da giudicare, poiché nessuno dei due testimoni aveva testimoniato in modo certo a favore o della querelante o dell’imputato, il coniglio disse alla corte che la sentenza doveva essere rimandata al mattino seguente alle 8. Raccomandò la massima puntualità, pena la perdita della causa per chi avesse tardato anche solo di un minuto. Il mattino successivo l’aula era piena zeppa di animali interessati a udire chi fosse giudicato innocente, ma il coniglio non si vedeva. Arrivò in aula soltanto a mezzogiorno, tutto grondante di sudore, come se avesse fatto una lunga corsa. Si scusò del ritardo: aveva dovuto assistere il padre – disse - che aveva cominciato ad avere le doglie ed aveva appena partorito. “Ma come?– sbottò il leone – Possono i maschi partorire?”. A questo punto il coniglio replicò: “Ti sei dato da solo la sentenza per il tuo caso. Se sai che i maschi non possono partorire, perché stai reclamando il vitello come tuo? Perciò tu, iena, va’ a prendere il tuo vitello. Hai vinto la causa con assoluta certezza”.

.. .com e i p o nti

dell’Ospedale e invece… alle due sono entrata in sala parto con l’ennesimo biberon e la nurse di turno con estrema noncuranza mi ha detto: “Ethò (E’ morto)!! Non me ne sono accorta perché ero molto occupata”. E così Per chi, perché tornare nessuno l’ha visto morire, nessuno l’aveva visto nascere, di Claudia Marsiaj questo bambino senza nome, forse figlio di Oroci, la Mia madre, Claudia, mi ha scritto stasera [29 novembre pazza del villaggio. Vissuto 10 giorni fra l’indifferenza di tutti, è stato 2007, n.d.r.]. Stanno tornando da Angal, e immagino che la tentazione a volte sia di dire “per sempre”. Naturalmente accompagnato al cimitero da una folla di mamme, di so che non ce la faranno a restare lontani dall’Africa più di lavoratori dell’Ospedale, di infermiere, alla quale si qualche mese, anche perché qui - da molti punti di vista - è aggiungeva, a mano a mano che si snodava il corteo, la ancora peggio. Da noi le donne vengono fatte a pezzi, gli gente del villaggio. Mi sarei messa a urlare o a ridere. Era assassini diventano star e i bambini, anziché essere abban- mezzogiorno, il sole picchiava forte, gli operai che avevadonati davanti agli ospedali, vengono depositati direttamen- no scavato la fossa grondavano sudore, i bambini usciti te nei cassonetti. Spazzatura. E’ una lettera cruda, ma mi dalla scuola buttavano fiori di buganvillea… per un bambino che prima non aveva suscitato la pietà di nessuno. pare che faccia capire alcune cose: le condivido volentieri. Ma mi aspettava ancora la morte di Kevina, consumaPiero Marsiaj ta dall’aids, e quella di Kolbert, il peggiore kwashorkor Caro Piero, [malattia da malnutrizione, n.d.r.] che abbia mai visto, anche questo periodo di nostra presenza ad Angal sta volgendo al termine. (…) Vorrei rendervi partecipi di gonfio come un palloncino, con la pelle screpolata e piaalcuni avvenimenti, che riguardano da vicino le persone, gata, e quella di Nema, 10 anni, distrutta da una setticela vita del villaggio, la mentalità degli Alùr, il nostro rap- mia partita dai tagli (tea-tea) fatti dallo stregone lungo le braccia e le gambe. porto con loro. Sono successe alcune cose che ci hanno profondamente turbati e che hanno reso questo periodo uno dei più pesanti per noi. A due passi dall’Ospedale, una notte, un gruppo di persone armate di bastoni ha ammazzato a legnate un giovane ladro, che da tempo disturbava il villaggio ed era diventato la vergogna dei propri familiari. Attorno a questo fatto si è innalzato un muro di omertà, che non ha lasciato nessuno spazio per far luce su questo atroce regolamento di conti. Nessuno ha visto e invece molti hanno visto, nessuno sa e tutti sanno. Questa è la legge che deve Per fortuna c’è Consolate ( si chiama proprio così!), essere amministrata all’interno del clan. Ogni volta che qualcuno mi porge la mano per le vie che dal kwashorkor sta uscendo, sta ricominciando a di Angal, mi chiedo se quella mano, poche sere fa, abbia mangiare e a giocare, segno inequivocabile di ripresa. E c’è Ali, un concentrato di disgrazie, compreso un brandito un bastone. Il giorno dopo la vita è ripresa caratteraccio che lo rende inviso a tutti, al quale abbiamo come se nulla fosse accaduto e invece… sono accadute potuto procurare una capanna, assicurare il cibo e anche ancora altre cose. Abbandonato sul pavimento di cemento delle cuci- una badante; un bel cambiamento di vita da quando nette dietro alla Maternità, una mattina è stato trovato viveva trascurato e mal sopportato dal suo clan. E c’è Celestino, il vecchio barbone, che viveva sotto la un bambino appena nato, col cordone ombelicale strappato. Si sa che la madre è Oroci, una povera demente che tettoia ora dell’Ospedale, ora di qualche capanna, e venivive in giro, non ha casa, non accetta aiuti ed era stata va a mangiare in Nutrition Unit. Gli abbiamo fatto costruire una piccola capanna in un posto bellissimo, vista aggirarsi nei pressi dell’Ospedale. Solo l’ostetrica Selsa ha preso a cuore questo bambino e sulla collina dietro all’Ospedale, da dove si ammira la l’ha sistemato in un angolo della sala parto (qui non esiste savana sterminata e si scorge, molto lontano, il Nilo. Da una nursery), dove io e Francesca ci siamo alternate a dargli lì il suo spirito indipendente può spaziare. Sono andata il biberon e a coccolarlo. E’ vissuto 10 giorni, fra bambini fin lassù e ho avuto una bella sorpresa: ha un vicino, che nascevano in continuazione: uno, attaccato all’ossige- povero come lui e altrettanto malandato, che lo aiuta e no, tentava disperatamente di vivere, due di quattro gemel- gli fa da mangiare quando sta male. E’ tra i più poveri che si scopre la più autentica solili morivano, in un reparto che ha estremo bisogno di essedarietà. re ristrutturato e dotato di nuovi letti… un incubo! E’ per loro che, nonostante tutto, continueremo a Avevamo deciso di battezzarlo il pomeriggio del giorno 15… l’avremmo chiamato Luca, come il protettore tornare. 4

Questo caso richiama un proverbio Alùr che dice: “Può capitare che un uomo grande e grosso strappi il bastone dalla mano di un ragazzo e lo percuota con questo”. La condotta del coniglio, che nel formulare il giudizio non si fa condizionare dall’importanza del leone, ci insegna che tutti coloro a cui spetta emettere sentenze su casi giudiziari non devono essere ingiusti, lasciandosi influenzare o, peggio, corrompere. TUTTI SONO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE. 7


Testimonianze

Un’opera da non “chiudere in un sacchetto” La mia esperienza di “solar man” di Marco Foletti di Giorgio Rodolfi Marco Foletti è un giovane studente di Torino, iscritto al 5° anno di Medicina. Ha accompagnato Mario e Claudia Marsiaj nella loro recente missione ad Angal. Spesso l’unico compromesso che la nostra vita ci offre per sperimentare la realtà dell’Africa è quello di effettuare solo un breve soggiorno, e così è stato anche per me. Dunque, animato dalle migliori intenzioni, sono partito per Angal. Ora che sono ritornato in Italia, mi è inevitabile ripensare alle sensazioni e ai ricordi forti che una realtà così diversa, a volte drammatica, mi ha lasciato. Ho fatto molte cose in quel mese: aiutato in sala operatoria, frequentato la pediatria e la Nutrition Unit, visitato gli orfani…e sono tornato cambiato. Però, pensando a ciò che si è fatto, si finisce spesso per dimenticare quelli che non partono, coloro per i quali non si è trattato solo di una parentesi, ma della vita comune: il personale dell’Ospedale e gli abitanti di Angal. A loro, prima di partire, lasciamo i nostri migliori auguri e un sacchetto pieno di medicine nuove e costose, appena portate dall’Italia, insieme a qualche schematica “istruzione per l’uso”. Pochi giorni prima di tornare in Italia, ho ritrovato un sacchetto di quelli: lasciato inutilizzato, proprio come un anonimo medico italiano l’aveva lasciato cinque anni prima. I farmaci, nuovi e costosi, erano tutti scaduti.

Giorgio Rodolfi, una delle colonne dell’Associazione, è da anni il responsabile dell’impianto a pannelli solari, che fornisce l’energia per l’illuminazione dell’Ospedale e per altri servizi di fondamentale importanza.

Mi presento: sono un “solar man”, come a Klaùdia piace chiamarmi, cioè l’uomo (uno dei tanti) che dal sole ricava l’energia. Da 15 anni ormai mi occupo di volontariato nel settore tecnico, sia in proprio, sia per conto di Ong e Onlus. Questa attività mi ha condotto in una moltitudine di Stati africani, dal Camerun all’Uganda, dalla Repubblica dell’Africa Centrale al Ciad, alla Tanzania, all’Etiopia, al Mozambico. Tuttavia l’attrazione che ha esercitato su di me l’Uganda di Angal è stata tale che da più anni questa è diventata pressoché la mia meta fissa! Complici Mario e Claudia Marsiaj, a cui mi lega un affetto profondo, oltre al comune sforzo di alleviare (impossibile risolvere) le difficoltà dei nostri sfortunati fratelli di pelle scura. Ad Angal la mia attività fu ed è dedicata quasi esclusivamente alla produzione e utilizzazione dell’energia elettrica ricavata dai raggi solari mediante l’uso di pannelli fotovoltaici. La base di partenza della mia attività risale alla seconda missione da me compiuta ad Angal, quando fui chiamato perché il quadro di controllo elettrico si era guastato. Già in quel primo intervento notai che l’installazione aveva bisogno di un radicale rinnovamento. L’intervento fu attuato con la successiva missione richiesta dal Dr. Marsiaj, al quale esposi la necessità di un rifacimento totale dell’impianto, che egli accettò manifestandomi completa fiducia, di cui gli serbo riconoscenza. Da allora l’impianto elettrico ha subìto numerosi interventi, che hanno consentito di sostituire l’energia solare a quella dei generatori diesel per l’illuminazione dei reparti, per l’uso notturno della Sala operatoria e della Sala Parto, per l’impiego di arricchitori d’ossigeno in tre reparti; è stato inoltre possibile sostituire i frigoriferi a cherosene con altri a compressore elettrico. Da tre anni sono attivi 3 gruppi fotovoltaici, ma già si avverte la necessità di un quarto gruppo, per far fronte

E questo ritrovamento mi ha portato a riflettere…E’ dunque davvero utile fermarsi per così brevi periodi? Si lascia davvero qualcosa al momento della partenza? Se ripenso a quanti sono rimasti ad Angal, credo che per dare loro davvero qualcosa sia necessaria una presenza costante, capace di trasmettere una formazione sia professionale sia organizzativa che rimanga nel tempo. L’Africa regala a tutti, senza distinzioni, emozioni forti; chi parte credendo di dare, spesso torna scoprendosi debitore. Ad Angal ho imparato che per sdebitarci l’Africa ci chiede di metterci in gioco fino in fondo, per lungo tempo. Solo così la nostra opera non rimarrà chiusa in un sacchetto nel buio di un armadio, ma diventerà strumento nelle mani degli Africani, per poter essere così usata giorno per giorno. 5

alle nuove utenze: si veda l’introduzione dell’informatica in Ospedale, il prossimo impiego di nuovi computer (si parla di altri 7), l’adozione di nuove macchine di laboratorio, come la recente camera climatica per le colture. A questo punto si pone l’interrogativo fondamentale: come far fronte alle crescenti necessità con le scarse forze a disposizione? Oltre a me, che sono animato da tanta buona volontà ma devo fare i conti anche con… tanta età, nel nostro staff tecnico lavorano due validi ed esperti collaboratori locali: uno a sua volta anziano, che non può garantire una presenza sicura date le sue precarie condizioni di salute; l’altro giovane e sicuramente affidabile, preparato in discipline tecniche nell’ottima scuola di Gulu, quindi con tutti i requisiti per diventare la colonna dei servizi tecnici dell’Ospedale, ma che potrebbe legittimamente ambire ad un futuro professionale più soddisfacente di quello che gli si offre ad Angal. Spesso ho assistito impotente al naufragio di altre realtà tecniche simili a quella di Angal proprio per la carenza di risorse umane. Mi attendo che si discuta su questo punto e che si possano prendere i dovuti provvedimenti, magari legati alla stessa attività informatica in crescita nell’Ospedale e al suo debutto nella vicina scuola tecnica. Ma una cosa è certa: in un ambiente di frontiera come quello di Angal, per un giovane che abbia a cuore il suo futuro, la prospettiva di una crescita professionale è più importante del raggiungimento di immediati traguardi economici.

per antiche superstizioni. Il mio gruppo sanguigno è zero positivo: compatibile con qualsiasi altro gruppo. In un batter d’occhio mi trovo su un lettino accanto alla donna appena operata. Un tubicino va dalla mia vena alla sua, le nostre mani si toccano. Chiudo gli occhi, mi gira un po’ la testa; non sono molto forte. Poi le Suore premurose mi fanno bere qualcosa...forse del latte ben zuccherato. Quando usciamo dall’ospedale ci accorgiamo che il cielo si sta tingendo di rosa: è quasi l’alba. Ci avviamo verso la chiesa della Missione e ci sediamo sui gradini. Davanti a noi, a perdita d’occhio, si stende la savana. Il cielo diventa quasi rosso e poi, di colpo, ecco il sole! Sembra quasi scagliato verso il cielo. La savana improvvisamente si anima di suoni e di colori. Ci stringiamo la mano. E’ l’inizio di un nuovo giorno: il nostro primo Natale in Africa, l’inizio della nostra avventura umana in questa terra che improvvisamente non sentiamo più estranea. Le donne africane sono entrate di prepotenza nella mia vita, a partire da quel primo Natale. Donne coraggiose, capaci di partorire senza un lamento; donne forti: capaci di accettare senza lacrime la morte del loro bambino. Quante ne ho viste passare davanti alla mia casa con un figlio, morto, legato dietro alle spalle, per riportarlo al villaggio, spesso lontano parecchi chilometri! Donne pazienti, sempre in cammino:verso la boscaglia in cerca di legna; verso il fiume a prendere l’acqua; verso il mercato, con grossi cesti sulla testa, per comperare o vendere i prodotti del loro campo; verso l’ospedale con i loro bambini ammalati. Donne mai rassegnate: capaci di enormi sacrifici per mandare i figli a scuola. Donne sempre pronte a sorridere, nonostante tutto.

I fili delle donne: Klaùdia racconta Il nostro primo Natale ad Angal Un villaggio in mezzo alla savana, nel nord dell’Uganda, a 2 gradi dall’equatore. Una notte stellata come se ne vedono soltanto in Africa. E’ la vigilia di Natale, il nostro primo Natale in Africa. Aspettavamo l’inizio della Messa di mezzanotte, che doveva essere celebrata nella cappella delle Suore; nel cuore un po’ di nostalgia per le nostre famiglie in Italia. Un tocco leggero alla finestra : “ Dottore, si prepari per un cesareo urgente. La donna è stata portata in barca attraverso il lago Alberto. Non c’è tempo da perdere”. Era la voce di Suor Emma. Poi la Messa al lume di candela, soli io e Pierino, nostro figlio di appena due anni, in un ambiente ancora estraneo. Metto a letto Pierino e aspetto Mario con ansia. “Com’è andata?” ... “Appena in tempo; il bambino è salvo, ma la mamma è in pericolo: ha una grave emorragia.” Naturalmente non c’è banca del sangue in quel piccolo ospedale in mezzo alla savana. Non c’è tempo per cercare i parenti, comunque sempre restii a donare il sangue,

conti sono... I rac

6

L’angolo della fiaba Il maestro Domenico Manano, diplomato alla Makerere University di Kampala, è un Alùr molto anziano e molto malato. Tuttavia, quando gli ho chiesto di raccogliere alcune favole perché potessimo far conoscere la cultura della sua gente, è stato molto felice di collaborare. Attingendo alla tradizione orale, le ha trascritte in un inglese piuttosto difficile da interpretare: lo ha fatto, con molta pazienza e professionalità, la cara amica Gabriella Gozzi. Klaùdia

La storia del leone e della iena

Il leone e la iena erano grandi amici. Si volevano un gran bene. Un giorno decisero di procurarsi del bestiame per il loro futuro; il leone comprò un bel toro castrato, la iena una mucca gravida e li portarono al bufalo perché se ne occupasse e li tenesse nel suo recinto insieme agli altri animali dell’allevamento. Quando il leone andò a controllare il suo animale, trovò che la mucca aveva partorito un vitellino e, guardando il bufalo con occhi minacciosi, affermò che il vitello gli apparteneva. La iena, avvertita dal bufalo di questa pretesa, si recò dall’amico leone per chiarire amichevolmente la cosa e fu ricevuta con grande cordialità e invitata a mangiare con lui. Quando però la iena gli chiese come mai pretendeva di essere il proprietario del vitello, il leone la mise in guardia dal continuare a fargli delle domande stupide: il vitello era veramente suo. La iena allora se ne andò indignata e decise di fargli causa per essersi appropriato del suo vitello con l’imbroglio, portandolo di fronte alla corte di giustizia, presieduta dal coniglio, che era il re del regno animale. Il giorno dell’udienza i due contendenti arrivarono puntuali con due testimoni, gli stessi per entrambi: erano l’antilope e il bufalo. La iena spiegò come erano andate le cose, poi il coniglio interrogò i testimoni. Sentì per prima la povera antilope, la quale, terrorizzata dallo sguardo del leone che aveva gli occhi iniettati di sangue, non riuscì a spiccicare parola. Poi interrogò il bufalo, che, altrettanto spaventato, invece di dire la verità affermò di aver ricevuto in consegna due mucche; pertanto non poteva sapere di chi fosse quella che aveva partorito il vitello. Nell’aula tutti erano terrorizzati di fronte all’atteggiamento iroso del leone, giurati compresi e compreso il coniglio, che però, essendo il re, aveva a protezione una guardia del corpo, l’elefante. Quando toccò al leone dare la propria versione, disse che entrambi avevano comprato una mucca, ma la sua era più grossa di quella della iena, perché era gravida. Il vitello pertanto gli apparteneva. Di fronte ad una questione così difficile da giudicare, poiché nessuno dei due testimoni aveva testimoniato in modo certo a favore o della querelante o dell’imputato, il coniglio disse alla corte che la sentenza doveva essere rimandata al mattino seguente alle 8. Raccomandò la massima puntualità, pena la perdita della causa per chi avesse tardato anche solo di un minuto. Il mattino successivo l’aula era piena zeppa di animali interessati a udire chi fosse giudicato innocente, ma il coniglio non si vedeva. Arrivò in aula soltanto a mezzogiorno, tutto grondante di sudore, come se avesse fatto una lunga corsa. Si scusò del ritardo: aveva dovuto assistere il padre – disse - che aveva cominciato ad avere le doglie ed aveva appena partorito. “Ma come?– sbottò il leone – Possono i maschi partorire?”. A questo punto il coniglio replicò: “Ti sei dato da solo la sentenza per il tuo caso. Se sai che i maschi non possono partorire, perché stai reclamando il vitello come tuo? Perciò tu, iena, va’ a prendere il tuo vitello. Hai vinto la causa con assoluta certezza”.

.. .com e i p o nti

dell’Ospedale e invece… alle due sono entrata in sala parto con l’ennesimo biberon e la nurse di turno con estrema noncuranza mi ha detto: “Ethò (E’ morto)!! Non me ne sono accorta perché ero molto occupata”. E così Per chi, perché tornare nessuno l’ha visto morire, nessuno l’aveva visto nascere, di Claudia Marsiaj questo bambino senza nome, forse figlio di Oroci, la Mia madre, Claudia, mi ha scritto stasera [29 novembre pazza del villaggio. Vissuto 10 giorni fra l’indifferenza di tutti, è stato 2007, n.d.r.]. Stanno tornando da Angal, e immagino che la tentazione a volte sia di dire “per sempre”. Naturalmente accompagnato al cimitero da una folla di mamme, di so che non ce la faranno a restare lontani dall’Africa più di lavoratori dell’Ospedale, di infermiere, alla quale si qualche mese, anche perché qui - da molti punti di vista - è aggiungeva, a mano a mano che si snodava il corteo, la ancora peggio. Da noi le donne vengono fatte a pezzi, gli gente del villaggio. Mi sarei messa a urlare o a ridere. Era assassini diventano star e i bambini, anziché essere abban- mezzogiorno, il sole picchiava forte, gli operai che avevadonati davanti agli ospedali, vengono depositati direttamen- no scavato la fossa grondavano sudore, i bambini usciti te nei cassonetti. Spazzatura. E’ una lettera cruda, ma mi dalla scuola buttavano fiori di buganvillea… per un bambino che prima non aveva suscitato la pietà di nessuno. pare che faccia capire alcune cose: le condivido volentieri. Ma mi aspettava ancora la morte di Kevina, consumaPiero Marsiaj ta dall’aids, e quella di Kolbert, il peggiore kwashorkor Caro Piero, [malattia da malnutrizione, n.d.r.] che abbia mai visto, anche questo periodo di nostra presenza ad Angal sta volgendo al termine. (…) Vorrei rendervi partecipi di gonfio come un palloncino, con la pelle screpolata e piaalcuni avvenimenti, che riguardano da vicino le persone, gata, e quella di Nema, 10 anni, distrutta da una setticela vita del villaggio, la mentalità degli Alùr, il nostro rap- mia partita dai tagli (tea-tea) fatti dallo stregone lungo le braccia e le gambe. porto con loro. Sono successe alcune cose che ci hanno profondamente turbati e che hanno reso questo periodo uno dei più pesanti per noi. A due passi dall’Ospedale, una notte, un gruppo di persone armate di bastoni ha ammazzato a legnate un giovane ladro, che da tempo disturbava il villaggio ed era diventato la vergogna dei propri familiari. Attorno a questo fatto si è innalzato un muro di omertà, che non ha lasciato nessuno spazio per far luce su questo atroce regolamento di conti. Nessuno ha visto e invece molti hanno visto, nessuno sa e tutti sanno. Questa è la legge che deve Per fortuna c’è Consolate ( si chiama proprio così!), essere amministrata all’interno del clan. Ogni volta che qualcuno mi porge la mano per le vie che dal kwashorkor sta uscendo, sta ricominciando a di Angal, mi chiedo se quella mano, poche sere fa, abbia mangiare e a giocare, segno inequivocabile di ripresa. E c’è Ali, un concentrato di disgrazie, compreso un brandito un bastone. Il giorno dopo la vita è ripresa caratteraccio che lo rende inviso a tutti, al quale abbiamo come se nulla fosse accaduto e invece… sono accadute potuto procurare una capanna, assicurare il cibo e anche ancora altre cose. Abbandonato sul pavimento di cemento delle cuci- una badante; un bel cambiamento di vita da quando nette dietro alla Maternità, una mattina è stato trovato viveva trascurato e mal sopportato dal suo clan. E c’è Celestino, il vecchio barbone, che viveva sotto la un bambino appena nato, col cordone ombelicale strappato. Si sa che la madre è Oroci, una povera demente che tettoia ora dell’Ospedale, ora di qualche capanna, e venivive in giro, non ha casa, non accetta aiuti ed era stata va a mangiare in Nutrition Unit. Gli abbiamo fatto costruire una piccola capanna in un posto bellissimo, vista aggirarsi nei pressi dell’Ospedale. Solo l’ostetrica Selsa ha preso a cuore questo bambino e sulla collina dietro all’Ospedale, da dove si ammira la l’ha sistemato in un angolo della sala parto (qui non esiste savana sterminata e si scorge, molto lontano, il Nilo. Da una nursery), dove io e Francesca ci siamo alternate a dargli lì il suo spirito indipendente può spaziare. Sono andata il biberon e a coccolarlo. E’ vissuto 10 giorni, fra bambini fin lassù e ho avuto una bella sorpresa: ha un vicino, che nascevano in continuazione: uno, attaccato all’ossige- povero come lui e altrettanto malandato, che lo aiuta e no, tentava disperatamente di vivere, due di quattro gemel- gli fa da mangiare quando sta male. E’ tra i più poveri che si scopre la più autentica solili morivano, in un reparto che ha estremo bisogno di essedarietà. re ristrutturato e dotato di nuovi letti… un incubo! E’ per loro che, nonostante tutto, continueremo a Avevamo deciso di battezzarlo il pomeriggio del giorno 15… l’avremmo chiamato Luca, come il protettore tornare. 4

Questo caso richiama un proverbio Alùr che dice: “Può capitare che un uomo grande e grosso strappi il bastone dalla mano di un ragazzo e lo percuota con questo”. La condotta del coniglio, che nel formulare il giudizio non si fa condizionare dall’importanza del leone, ci insegna che tutti coloro a cui spetta emettere sentenze su casi giudiziari non devono essere ingiusti, lasciandosi influenzare o, peggio, corrompere. TUTTI SONO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE. 7


Testimonianze

Un’opera da non “chiudere in un sacchetto” La mia esperienza di “solar man” di Marco Foletti di Giorgio Rodolfi Marco Foletti è un giovane studente di Torino, iscritto al 5° anno di Medicina. Ha accompagnato Mario e Claudia Marsiaj nella loro recente missione ad Angal. Spesso l’unico compromesso che la nostra vita ci offre per sperimentare la realtà dell’Africa è quello di effettuare solo un breve soggiorno, e così è stato anche per me. Dunque, animato dalle migliori intenzioni, sono partito per Angal. Ora che sono ritornato in Italia, mi è inevitabile ripensare alle sensazioni e ai ricordi forti che una realtà così diversa, a volte drammatica, mi ha lasciato. Ho fatto molte cose in quel mese: aiutato in sala operatoria, frequentato la pediatria e la Nutrition Unit, visitato gli orfani…e sono tornato cambiato. Però, pensando a ciò che si è fatto, si finisce spesso per dimenticare quelli che non partono, coloro per i quali non si è trattato solo di una parentesi, ma della vita comune: il personale dell’Ospedale e gli abitanti di Angal. A loro, prima di partire, lasciamo i nostri migliori auguri e un sacchetto pieno di medicine nuove e costose, appena portate dall’Italia, insieme a qualche schematica “istruzione per l’uso”. Pochi giorni prima di tornare in Italia, ho ritrovato un sacchetto di quelli: lasciato inutilizzato, proprio come un anonimo medico italiano l’aveva lasciato cinque anni prima. I farmaci, nuovi e costosi, erano tutti scaduti.

Giorgio Rodolfi, una delle colonne dell’Associazione, è da anni il responsabile dell’impianto a pannelli solari, che fornisce l’energia per l’illuminazione dell’Ospedale e per altri servizi di fondamentale importanza.

Mi presento: sono un “solar man”, come a Klaùdia piace chiamarmi, cioè l’uomo (uno dei tanti) che dal sole ricava l’energia. Da 15 anni ormai mi occupo di volontariato nel settore tecnico, sia in proprio, sia per conto di Ong e Onlus. Questa attività mi ha condotto in una moltitudine di Stati africani, dal Camerun all’Uganda, dalla Repubblica dell’Africa Centrale al Ciad, alla Tanzania, all’Etiopia, al Mozambico. Tuttavia l’attrazione che ha esercitato su di me l’Uganda di Angal è stata tale che da più anni questa è diventata pressoché la mia meta fissa! Complici Mario e Claudia Marsiaj, a cui mi lega un affetto profondo, oltre al comune sforzo di alleviare (impossibile risolvere) le difficoltà dei nostri sfortunati fratelli di pelle scura. Ad Angal la mia attività fu ed è dedicata quasi esclusivamente alla produzione e utilizzazione dell’energia elettrica ricavata dai raggi solari mediante l’uso di pannelli fotovoltaici. La base di partenza della mia attività risale alla seconda missione da me compiuta ad Angal, quando fui chiamato perché il quadro di controllo elettrico si era guastato. Già in quel primo intervento notai che l’installazione aveva bisogno di un radicale rinnovamento. L’intervento fu attuato con la successiva missione richiesta dal Dr. Marsiaj, al quale esposi la necessità di un rifacimento totale dell’impianto, che egli accettò manifestandomi completa fiducia, di cui gli serbo riconoscenza. Da allora l’impianto elettrico ha subìto numerosi interventi, che hanno consentito di sostituire l’energia solare a quella dei generatori diesel per l’illuminazione dei reparti, per l’uso notturno della Sala operatoria e della Sala Parto, per l’impiego di arricchitori d’ossigeno in tre reparti; è stato inoltre possibile sostituire i frigoriferi a cherosene con altri a compressore elettrico. Da tre anni sono attivi 3 gruppi fotovoltaici, ma già si avverte la necessità di un quarto gruppo, per far fronte

E questo ritrovamento mi ha portato a riflettere…E’ dunque davvero utile fermarsi per così brevi periodi? Si lascia davvero qualcosa al momento della partenza? Se ripenso a quanti sono rimasti ad Angal, credo che per dare loro davvero qualcosa sia necessaria una presenza costante, capace di trasmettere una formazione sia professionale sia organizzativa che rimanga nel tempo. L’Africa regala a tutti, senza distinzioni, emozioni forti; chi parte credendo di dare, spesso torna scoprendosi debitore. Ad Angal ho imparato che per sdebitarci l’Africa ci chiede di metterci in gioco fino in fondo, per lungo tempo. Solo così la nostra opera non rimarrà chiusa in un sacchetto nel buio di un armadio, ma diventerà strumento nelle mani degli Africani, per poter essere così usata giorno per giorno. 5

alle nuove utenze: si veda l’introduzione dell’informatica in Ospedale, il prossimo impiego di nuovi computer (si parla di altri 7), l’adozione di nuove macchine di laboratorio, come la recente camera climatica per le colture. A questo punto si pone l’interrogativo fondamentale: come far fronte alle crescenti necessità con le scarse forze a disposizione? Oltre a me, che sono animato da tanta buona volontà ma devo fare i conti anche con… tanta età, nel nostro staff tecnico lavorano due validi ed esperti collaboratori locali: uno a sua volta anziano, che non può garantire una presenza sicura date le sue precarie condizioni di salute; l’altro giovane e sicuramente affidabile, preparato in discipline tecniche nell’ottima scuola di Gulu, quindi con tutti i requisiti per diventare la colonna dei servizi tecnici dell’Ospedale, ma che potrebbe legittimamente ambire ad un futuro professionale più soddisfacente di quello che gli si offre ad Angal. Spesso ho assistito impotente al naufragio di altre realtà tecniche simili a quella di Angal proprio per la carenza di risorse umane. Mi attendo che si discuta su questo punto e che si possano prendere i dovuti provvedimenti, magari legati alla stessa attività informatica in crescita nell’Ospedale e al suo debutto nella vicina scuola tecnica. Ma una cosa è certa: in un ambiente di frontiera come quello di Angal, per un giovane che abbia a cuore il suo futuro, la prospettiva di una crescita professionale è più importante del raggiungimento di immediati traguardi economici.

per antiche superstizioni. Il mio gruppo sanguigno è zero positivo: compatibile con qualsiasi altro gruppo. In un batter d’occhio mi trovo su un lettino accanto alla donna appena operata. Un tubicino va dalla mia vena alla sua, le nostre mani si toccano. Chiudo gli occhi, mi gira un po’ la testa; non sono molto forte. Poi le Suore premurose mi fanno bere qualcosa...forse del latte ben zuccherato. Quando usciamo dall’ospedale ci accorgiamo che il cielo si sta tingendo di rosa: è quasi l’alba. Ci avviamo verso la chiesa della Missione e ci sediamo sui gradini. Davanti a noi, a perdita d’occhio, si stende la savana. Il cielo diventa quasi rosso e poi, di colpo, ecco il sole! Sembra quasi scagliato verso il cielo. La savana improvvisamente si anima di suoni e di colori. Ci stringiamo la mano. E’ l’inizio di un nuovo giorno: il nostro primo Natale in Africa, l’inizio della nostra avventura umana in questa terra che improvvisamente non sentiamo più estranea. Le donne africane sono entrate di prepotenza nella mia vita, a partire da quel primo Natale. Donne coraggiose, capaci di partorire senza un lamento; donne forti: capaci di accettare senza lacrime la morte del loro bambino. Quante ne ho viste passare davanti alla mia casa con un figlio, morto, legato dietro alle spalle, per riportarlo al villaggio, spesso lontano parecchi chilometri! Donne pazienti, sempre in cammino:verso la boscaglia in cerca di legna; verso il fiume a prendere l’acqua; verso il mercato, con grossi cesti sulla testa, per comperare o vendere i prodotti del loro campo; verso l’ospedale con i loro bambini ammalati. Donne mai rassegnate: capaci di enormi sacrifici per mandare i figli a scuola. Donne sempre pronte a sorridere, nonostante tutto.

I fili delle donne: Klaùdia racconta Il nostro primo Natale ad Angal Un villaggio in mezzo alla savana, nel nord dell’Uganda, a 2 gradi dall’equatore. Una notte stellata come se ne vedono soltanto in Africa. E’ la vigilia di Natale, il nostro primo Natale in Africa. Aspettavamo l’inizio della Messa di mezzanotte, che doveva essere celebrata nella cappella delle Suore; nel cuore un po’ di nostalgia per le nostre famiglie in Italia. Un tocco leggero alla finestra : “ Dottore, si prepari per un cesareo urgente. La donna è stata portata in barca attraverso il lago Alberto. Non c’è tempo da perdere”. Era la voce di Suor Emma. Poi la Messa al lume di candela, soli io e Pierino, nostro figlio di appena due anni, in un ambiente ancora estraneo. Metto a letto Pierino e aspetto Mario con ansia. “Com’è andata?” ... “Appena in tempo; il bambino è salvo, ma la mamma è in pericolo: ha una grave emorragia.” Naturalmente non c’è banca del sangue in quel piccolo ospedale in mezzo alla savana. Non c’è tempo per cercare i parenti, comunque sempre restii a donare il sangue,

conti sono... I rac

6

L’angolo della fiaba Il maestro Domenico Manano, diplomato alla Makerere University di Kampala, è un Alùr molto anziano e molto malato. Tuttavia, quando gli ho chiesto di raccogliere alcune favole perché potessimo far conoscere la cultura della sua gente, è stato molto felice di collaborare. Attingendo alla tradizione orale, le ha trascritte in un inglese piuttosto difficile da interpretare: lo ha fatto, con molta pazienza e professionalità, la cara amica Gabriella Gozzi. Klaùdia

La storia del leone e della iena

Il leone e la iena erano grandi amici. Si volevano un gran bene. Un giorno decisero di procurarsi del bestiame per il loro futuro; il leone comprò un bel toro castrato, la iena una mucca gravida e li portarono al bufalo perché se ne occupasse e li tenesse nel suo recinto insieme agli altri animali dell’allevamento. Quando il leone andò a controllare il suo animale, trovò che la mucca aveva partorito un vitellino e, guardando il bufalo con occhi minacciosi, affermò che il vitello gli apparteneva. La iena, avvertita dal bufalo di questa pretesa, si recò dall’amico leone per chiarire amichevolmente la cosa e fu ricevuta con grande cordialità e invitata a mangiare con lui. Quando però la iena gli chiese come mai pretendeva di essere il proprietario del vitello, il leone la mise in guardia dal continuare a fargli delle domande stupide: il vitello era veramente suo. La iena allora se ne andò indignata e decise di fargli causa per essersi appropriato del suo vitello con l’imbroglio, portandolo di fronte alla corte di giustizia, presieduta dal coniglio, che era il re del regno animale. Il giorno dell’udienza i due contendenti arrivarono puntuali con due testimoni, gli stessi per entrambi: erano l’antilope e il bufalo. La iena spiegò come erano andate le cose, poi il coniglio interrogò i testimoni. Sentì per prima la povera antilope, la quale, terrorizzata dallo sguardo del leone che aveva gli occhi iniettati di sangue, non riuscì a spiccicare parola. Poi interrogò il bufalo, che, altrettanto spaventato, invece di dire la verità affermò di aver ricevuto in consegna due mucche; pertanto non poteva sapere di chi fosse quella che aveva partorito il vitello. Nell’aula tutti erano terrorizzati di fronte all’atteggiamento iroso del leone, giurati compresi e compreso il coniglio, che però, essendo il re, aveva a protezione una guardia del corpo, l’elefante. Quando toccò al leone dare la propria versione, disse che entrambi avevano comprato una mucca, ma la sua era più grossa di quella della iena, perché era gravida. Il vitello pertanto gli apparteneva. Di fronte ad una questione così difficile da giudicare, poiché nessuno dei due testimoni aveva testimoniato in modo certo a favore o della querelante o dell’imputato, il coniglio disse alla corte che la sentenza doveva essere rimandata al mattino seguente alle 8. Raccomandò la massima puntualità, pena la perdita della causa per chi avesse tardato anche solo di un minuto. Il mattino successivo l’aula era piena zeppa di animali interessati a udire chi fosse giudicato innocente, ma il coniglio non si vedeva. Arrivò in aula soltanto a mezzogiorno, tutto grondante di sudore, come se avesse fatto una lunga corsa. Si scusò del ritardo: aveva dovuto assistere il padre – disse - che aveva cominciato ad avere le doglie ed aveva appena partorito. “Ma come?– sbottò il leone – Possono i maschi partorire?”. A questo punto il coniglio replicò: “Ti sei dato da solo la sentenza per il tuo caso. Se sai che i maschi non possono partorire, perché stai reclamando il vitello come tuo? Perciò tu, iena, va’ a prendere il tuo vitello. Hai vinto la causa con assoluta certezza”.

.. .com e i p o nti

dell’Ospedale e invece… alle due sono entrata in sala parto con l’ennesimo biberon e la nurse di turno con estrema noncuranza mi ha detto: “Ethò (E’ morto)!! Non me ne sono accorta perché ero molto occupata”. E così Per chi, perché tornare nessuno l’ha visto morire, nessuno l’aveva visto nascere, di Claudia Marsiaj questo bambino senza nome, forse figlio di Oroci, la Mia madre, Claudia, mi ha scritto stasera [29 novembre pazza del villaggio. Vissuto 10 giorni fra l’indifferenza di tutti, è stato 2007, n.d.r.]. Stanno tornando da Angal, e immagino che la tentazione a volte sia di dire “per sempre”. Naturalmente accompagnato al cimitero da una folla di mamme, di so che non ce la faranno a restare lontani dall’Africa più di lavoratori dell’Ospedale, di infermiere, alla quale si qualche mese, anche perché qui - da molti punti di vista - è aggiungeva, a mano a mano che si snodava il corteo, la ancora peggio. Da noi le donne vengono fatte a pezzi, gli gente del villaggio. Mi sarei messa a urlare o a ridere. Era assassini diventano star e i bambini, anziché essere abban- mezzogiorno, il sole picchiava forte, gli operai che avevadonati davanti agli ospedali, vengono depositati direttamen- no scavato la fossa grondavano sudore, i bambini usciti te nei cassonetti. Spazzatura. E’ una lettera cruda, ma mi dalla scuola buttavano fiori di buganvillea… per un bambino che prima non aveva suscitato la pietà di nessuno. pare che faccia capire alcune cose: le condivido volentieri. Ma mi aspettava ancora la morte di Kevina, consumaPiero Marsiaj ta dall’aids, e quella di Kolbert, il peggiore kwashorkor Caro Piero, [malattia da malnutrizione, n.d.r.] che abbia mai visto, anche questo periodo di nostra presenza ad Angal sta volgendo al termine. (…) Vorrei rendervi partecipi di gonfio come un palloncino, con la pelle screpolata e piaalcuni avvenimenti, che riguardano da vicino le persone, gata, e quella di Nema, 10 anni, distrutta da una setticela vita del villaggio, la mentalità degli Alùr, il nostro rap- mia partita dai tagli (tea-tea) fatti dallo stregone lungo le braccia e le gambe. porto con loro. Sono successe alcune cose che ci hanno profondamente turbati e che hanno reso questo periodo uno dei più pesanti per noi. A due passi dall’Ospedale, una notte, un gruppo di persone armate di bastoni ha ammazzato a legnate un giovane ladro, che da tempo disturbava il villaggio ed era diventato la vergogna dei propri familiari. Attorno a questo fatto si è innalzato un muro di omertà, che non ha lasciato nessuno spazio per far luce su questo atroce regolamento di conti. Nessuno ha visto e invece molti hanno visto, nessuno sa e tutti sanno. Questa è la legge che deve Per fortuna c’è Consolate ( si chiama proprio così!), essere amministrata all’interno del clan. Ogni volta che qualcuno mi porge la mano per le vie che dal kwashorkor sta uscendo, sta ricominciando a di Angal, mi chiedo se quella mano, poche sere fa, abbia mangiare e a giocare, segno inequivocabile di ripresa. E c’è Ali, un concentrato di disgrazie, compreso un brandito un bastone. Il giorno dopo la vita è ripresa caratteraccio che lo rende inviso a tutti, al quale abbiamo come se nulla fosse accaduto e invece… sono accadute potuto procurare una capanna, assicurare il cibo e anche ancora altre cose. Abbandonato sul pavimento di cemento delle cuci- una badante; un bel cambiamento di vita da quando nette dietro alla Maternità, una mattina è stato trovato viveva trascurato e mal sopportato dal suo clan. E c’è Celestino, il vecchio barbone, che viveva sotto la un bambino appena nato, col cordone ombelicale strappato. Si sa che la madre è Oroci, una povera demente che tettoia ora dell’Ospedale, ora di qualche capanna, e venivive in giro, non ha casa, non accetta aiuti ed era stata va a mangiare in Nutrition Unit. Gli abbiamo fatto costruire una piccola capanna in un posto bellissimo, vista aggirarsi nei pressi dell’Ospedale. Solo l’ostetrica Selsa ha preso a cuore questo bambino e sulla collina dietro all’Ospedale, da dove si ammira la l’ha sistemato in un angolo della sala parto (qui non esiste savana sterminata e si scorge, molto lontano, il Nilo. Da una nursery), dove io e Francesca ci siamo alternate a dargli lì il suo spirito indipendente può spaziare. Sono andata il biberon e a coccolarlo. E’ vissuto 10 giorni, fra bambini fin lassù e ho avuto una bella sorpresa: ha un vicino, che nascevano in continuazione: uno, attaccato all’ossige- povero come lui e altrettanto malandato, che lo aiuta e no, tentava disperatamente di vivere, due di quattro gemel- gli fa da mangiare quando sta male. E’ tra i più poveri che si scopre la più autentica solili morivano, in un reparto che ha estremo bisogno di essedarietà. re ristrutturato e dotato di nuovi letti… un incubo! E’ per loro che, nonostante tutto, continueremo a Avevamo deciso di battezzarlo il pomeriggio del giorno 15… l’avremmo chiamato Luca, come il protettore tornare. 4

Questo caso richiama un proverbio Alùr che dice: “Può capitare che un uomo grande e grosso strappi il bastone dalla mano di un ragazzo e lo percuota con questo”. La condotta del coniglio, che nel formulare il giudizio non si fa condizionare dall’importanza del leone, ci insegna che tutti coloro a cui spetta emettere sentenze su casi giudiziari non devono essere ingiusti, lasciandosi influenzare o, peggio, corrompere. TUTTI SONO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE. 7


Testimonianze

Un’opera da non “chiudere in un sacchetto” La mia esperienza di “solar man” di Marco Foletti di Giorgio Rodolfi Marco Foletti è un giovane studente di Torino, iscritto al 5° anno di Medicina. Ha accompagnato Mario e Claudia Marsiaj nella loro recente missione ad Angal. Spesso l’unico compromesso che la nostra vita ci offre per sperimentare la realtà dell’Africa è quello di effettuare solo un breve soggiorno, e così è stato anche per me. Dunque, animato dalle migliori intenzioni, sono partito per Angal. Ora che sono ritornato in Italia, mi è inevitabile ripensare alle sensazioni e ai ricordi forti che una realtà così diversa, a volte drammatica, mi ha lasciato. Ho fatto molte cose in quel mese: aiutato in sala operatoria, frequentato la pediatria e la Nutrition Unit, visitato gli orfani…e sono tornato cambiato. Però, pensando a ciò che si è fatto, si finisce spesso per dimenticare quelli che non partono, coloro per i quali non si è trattato solo di una parentesi, ma della vita comune: il personale dell’Ospedale e gli abitanti di Angal. A loro, prima di partire, lasciamo i nostri migliori auguri e un sacchetto pieno di medicine nuove e costose, appena portate dall’Italia, insieme a qualche schematica “istruzione per l’uso”. Pochi giorni prima di tornare in Italia, ho ritrovato un sacchetto di quelli: lasciato inutilizzato, proprio come un anonimo medico italiano l’aveva lasciato cinque anni prima. I farmaci, nuovi e costosi, erano tutti scaduti.

Giorgio Rodolfi, una delle colonne dell’Associazione, è da anni il responsabile dell’impianto a pannelli solari, che fornisce l’energia per l’illuminazione dell’Ospedale e per altri servizi di fondamentale importanza.

Mi presento: sono un “solar man”, come a Klaùdia piace chiamarmi, cioè l’uomo (uno dei tanti) che dal sole ricava l’energia. Da 15 anni ormai mi occupo di volontariato nel settore tecnico, sia in proprio, sia per conto di Ong e Onlus. Questa attività mi ha condotto in una moltitudine di Stati africani, dal Camerun all’Uganda, dalla Repubblica dell’Africa Centrale al Ciad, alla Tanzania, all’Etiopia, al Mozambico. Tuttavia l’attrazione che ha esercitato su di me l’Uganda di Angal è stata tale che da più anni questa è diventata pressoché la mia meta fissa! Complici Mario e Claudia Marsiaj, a cui mi lega un affetto profondo, oltre al comune sforzo di alleviare (impossibile risolvere) le difficoltà dei nostri sfortunati fratelli di pelle scura. Ad Angal la mia attività fu ed è dedicata quasi esclusivamente alla produzione e utilizzazione dell’energia elettrica ricavata dai raggi solari mediante l’uso di pannelli fotovoltaici. La base di partenza della mia attività risale alla seconda missione da me compiuta ad Angal, quando fui chiamato perché il quadro di controllo elettrico si era guastato. Già in quel primo intervento notai che l’installazione aveva bisogno di un radicale rinnovamento. L’intervento fu attuato con la successiva missione richiesta dal Dr. Marsiaj, al quale esposi la necessità di un rifacimento totale dell’impianto, che egli accettò manifestandomi completa fiducia, di cui gli serbo riconoscenza. Da allora l’impianto elettrico ha subìto numerosi interventi, che hanno consentito di sostituire l’energia solare a quella dei generatori diesel per l’illuminazione dei reparti, per l’uso notturno della Sala operatoria e della Sala Parto, per l’impiego di arricchitori d’ossigeno in tre reparti; è stato inoltre possibile sostituire i frigoriferi a cherosene con altri a compressore elettrico. Da tre anni sono attivi 3 gruppi fotovoltaici, ma già si avverte la necessità di un quarto gruppo, per far fronte

E questo ritrovamento mi ha portato a riflettere…E’ dunque davvero utile fermarsi per così brevi periodi? Si lascia davvero qualcosa al momento della partenza? Se ripenso a quanti sono rimasti ad Angal, credo che per dare loro davvero qualcosa sia necessaria una presenza costante, capace di trasmettere una formazione sia professionale sia organizzativa che rimanga nel tempo. L’Africa regala a tutti, senza distinzioni, emozioni forti; chi parte credendo di dare, spesso torna scoprendosi debitore. Ad Angal ho imparato che per sdebitarci l’Africa ci chiede di metterci in gioco fino in fondo, per lungo tempo. Solo così la nostra opera non rimarrà chiusa in un sacchetto nel buio di un armadio, ma diventerà strumento nelle mani degli Africani, per poter essere così usata giorno per giorno. 5

alle nuove utenze: si veda l’introduzione dell’informatica in Ospedale, il prossimo impiego di nuovi computer (si parla di altri 7), l’adozione di nuove macchine di laboratorio, come la recente camera climatica per le colture. A questo punto si pone l’interrogativo fondamentale: come far fronte alle crescenti necessità con le scarse forze a disposizione? Oltre a me, che sono animato da tanta buona volontà ma devo fare i conti anche con… tanta età, nel nostro staff tecnico lavorano due validi ed esperti collaboratori locali: uno a sua volta anziano, che non può garantire una presenza sicura date le sue precarie condizioni di salute; l’altro giovane e sicuramente affidabile, preparato in discipline tecniche nell’ottima scuola di Gulu, quindi con tutti i requisiti per diventare la colonna dei servizi tecnici dell’Ospedale, ma che potrebbe legittimamente ambire ad un futuro professionale più soddisfacente di quello che gli si offre ad Angal. Spesso ho assistito impotente al naufragio di altre realtà tecniche simili a quella di Angal proprio per la carenza di risorse umane. Mi attendo che si discuta su questo punto e che si possano prendere i dovuti provvedimenti, magari legati alla stessa attività informatica in crescita nell’Ospedale e al suo debutto nella vicina scuola tecnica. Ma una cosa è certa: in un ambiente di frontiera come quello di Angal, per un giovane che abbia a cuore il suo futuro, la prospettiva di una crescita professionale è più importante del raggiungimento di immediati traguardi economici.

per antiche superstizioni. Il mio gruppo sanguigno è zero positivo: compatibile con qualsiasi altro gruppo. In un batter d’occhio mi trovo su un lettino accanto alla donna appena operata. Un tubicino va dalla mia vena alla sua, le nostre mani si toccano. Chiudo gli occhi, mi gira un po’ la testa; non sono molto forte. Poi le Suore premurose mi fanno bere qualcosa...forse del latte ben zuccherato. Quando usciamo dall’ospedale ci accorgiamo che il cielo si sta tingendo di rosa: è quasi l’alba. Ci avviamo verso la chiesa della Missione e ci sediamo sui gradini. Davanti a noi, a perdita d’occhio, si stende la savana. Il cielo diventa quasi rosso e poi, di colpo, ecco il sole! Sembra quasi scagliato verso il cielo. La savana improvvisamente si anima di suoni e di colori. Ci stringiamo la mano. E’ l’inizio di un nuovo giorno: il nostro primo Natale in Africa, l’inizio della nostra avventura umana in questa terra che improvvisamente non sentiamo più estranea. Le donne africane sono entrate di prepotenza nella mia vita, a partire da quel primo Natale. Donne coraggiose, capaci di partorire senza un lamento; donne forti: capaci di accettare senza lacrime la morte del loro bambino. Quante ne ho viste passare davanti alla mia casa con un figlio, morto, legato dietro alle spalle, per riportarlo al villaggio, spesso lontano parecchi chilometri! Donne pazienti, sempre in cammino:verso la boscaglia in cerca di legna; verso il fiume a prendere l’acqua; verso il mercato, con grossi cesti sulla testa, per comperare o vendere i prodotti del loro campo; verso l’ospedale con i loro bambini ammalati. Donne mai rassegnate: capaci di enormi sacrifici per mandare i figli a scuola. Donne sempre pronte a sorridere, nonostante tutto.

I fili delle donne: Klaùdia racconta Il nostro primo Natale ad Angal Un villaggio in mezzo alla savana, nel nord dell’Uganda, a 2 gradi dall’equatore. Una notte stellata come se ne vedono soltanto in Africa. E’ la vigilia di Natale, il nostro primo Natale in Africa. Aspettavamo l’inizio della Messa di mezzanotte, che doveva essere celebrata nella cappella delle Suore; nel cuore un po’ di nostalgia per le nostre famiglie in Italia. Un tocco leggero alla finestra : “ Dottore, si prepari per un cesareo urgente. La donna è stata portata in barca attraverso il lago Alberto. Non c’è tempo da perdere”. Era la voce di Suor Emma. Poi la Messa al lume di candela, soli io e Pierino, nostro figlio di appena due anni, in un ambiente ancora estraneo. Metto a letto Pierino e aspetto Mario con ansia. “Com’è andata?” ... “Appena in tempo; il bambino è salvo, ma la mamma è in pericolo: ha una grave emorragia.” Naturalmente non c’è banca del sangue in quel piccolo ospedale in mezzo alla savana. Non c’è tempo per cercare i parenti, comunque sempre restii a donare il sangue,

conti sono... I rac

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L’angolo della fiaba Il maestro Domenico Manano, diplomato alla Makerere University di Kampala, è un Alùr molto anziano e molto malato. Tuttavia, quando gli ho chiesto di raccogliere alcune favole perché potessimo far conoscere la cultura della sua gente, è stato molto felice di collaborare. Attingendo alla tradizione orale, le ha trascritte in un inglese piuttosto difficile da interpretare: lo ha fatto, con molta pazienza e professionalità, la cara amica Gabriella Gozzi. Klaùdia

La storia del leone e della iena

Il leone e la iena erano grandi amici. Si volevano un gran bene. Un giorno decisero di procurarsi del bestiame per il loro futuro; il leone comprò un bel toro castrato, la iena una mucca gravida e li portarono al bufalo perché se ne occupasse e li tenesse nel suo recinto insieme agli altri animali dell’allevamento. Quando il leone andò a controllare il suo animale, trovò che la mucca aveva partorito un vitellino e, guardando il bufalo con occhi minacciosi, affermò che il vitello gli apparteneva. La iena, avvertita dal bufalo di questa pretesa, si recò dall’amico leone per chiarire amichevolmente la cosa e fu ricevuta con grande cordialità e invitata a mangiare con lui. Quando però la iena gli chiese come mai pretendeva di essere il proprietario del vitello, il leone la mise in guardia dal continuare a fargli delle domande stupide: il vitello era veramente suo. La iena allora se ne andò indignata e decise di fargli causa per essersi appropriato del suo vitello con l’imbroglio, portandolo di fronte alla corte di giustizia, presieduta dal coniglio, che era il re del regno animale. Il giorno dell’udienza i due contendenti arrivarono puntuali con due testimoni, gli stessi per entrambi: erano l’antilope e il bufalo. La iena spiegò come erano andate le cose, poi il coniglio interrogò i testimoni. Sentì per prima la povera antilope, la quale, terrorizzata dallo sguardo del leone che aveva gli occhi iniettati di sangue, non riuscì a spiccicare parola. Poi interrogò il bufalo, che, altrettanto spaventato, invece di dire la verità affermò di aver ricevuto in consegna due mucche; pertanto non poteva sapere di chi fosse quella che aveva partorito il vitello. Nell’aula tutti erano terrorizzati di fronte all’atteggiamento iroso del leone, giurati compresi e compreso il coniglio, che però, essendo il re, aveva a protezione una guardia del corpo, l’elefante. Quando toccò al leone dare la propria versione, disse che entrambi avevano comprato una mucca, ma la sua era più grossa di quella della iena, perché era gravida. Il vitello pertanto gli apparteneva. Di fronte ad una questione così difficile da giudicare, poiché nessuno dei due testimoni aveva testimoniato in modo certo a favore o della querelante o dell’imputato, il coniglio disse alla corte che la sentenza doveva essere rimandata al mattino seguente alle 8. Raccomandò la massima puntualità, pena la perdita della causa per chi avesse tardato anche solo di un minuto. Il mattino successivo l’aula era piena zeppa di animali interessati a udire chi fosse giudicato innocente, ma il coniglio non si vedeva. Arrivò in aula soltanto a mezzogiorno, tutto grondante di sudore, come se avesse fatto una lunga corsa. Si scusò del ritardo: aveva dovuto assistere il padre – disse - che aveva cominciato ad avere le doglie ed aveva appena partorito. “Ma come?– sbottò il leone – Possono i maschi partorire?”. A questo punto il coniglio replicò: “Ti sei dato da solo la sentenza per il tuo caso. Se sai che i maschi non possono partorire, perché stai reclamando il vitello come tuo? Perciò tu, iena, va’ a prendere il tuo vitello. Hai vinto la causa con assoluta certezza”.

.. .com e i p o nti

dell’Ospedale e invece… alle due sono entrata in sala parto con l’ennesimo biberon e la nurse di turno con estrema noncuranza mi ha detto: “Ethò (E’ morto)!! Non me ne sono accorta perché ero molto occupata”. E così Per chi, perché tornare nessuno l’ha visto morire, nessuno l’aveva visto nascere, di Claudia Marsiaj questo bambino senza nome, forse figlio di Oroci, la Mia madre, Claudia, mi ha scritto stasera [29 novembre pazza del villaggio. Vissuto 10 giorni fra l’indifferenza di tutti, è stato 2007, n.d.r.]. Stanno tornando da Angal, e immagino che la tentazione a volte sia di dire “per sempre”. Naturalmente accompagnato al cimitero da una folla di mamme, di so che non ce la faranno a restare lontani dall’Africa più di lavoratori dell’Ospedale, di infermiere, alla quale si qualche mese, anche perché qui - da molti punti di vista - è aggiungeva, a mano a mano che si snodava il corteo, la ancora peggio. Da noi le donne vengono fatte a pezzi, gli gente del villaggio. Mi sarei messa a urlare o a ridere. Era assassini diventano star e i bambini, anziché essere abban- mezzogiorno, il sole picchiava forte, gli operai che avevadonati davanti agli ospedali, vengono depositati direttamen- no scavato la fossa grondavano sudore, i bambini usciti te nei cassonetti. Spazzatura. E’ una lettera cruda, ma mi dalla scuola buttavano fiori di buganvillea… per un bambino che prima non aveva suscitato la pietà di nessuno. pare che faccia capire alcune cose: le condivido volentieri. Ma mi aspettava ancora la morte di Kevina, consumaPiero Marsiaj ta dall’aids, e quella di Kolbert, il peggiore kwashorkor Caro Piero, [malattia da malnutrizione, n.d.r.] che abbia mai visto, anche questo periodo di nostra presenza ad Angal sta volgendo al termine. (…) Vorrei rendervi partecipi di gonfio come un palloncino, con la pelle screpolata e piaalcuni avvenimenti, che riguardano da vicino le persone, gata, e quella di Nema, 10 anni, distrutta da una setticela vita del villaggio, la mentalità degli Alùr, il nostro rap- mia partita dai tagli (tea-tea) fatti dallo stregone lungo le braccia e le gambe. porto con loro. Sono successe alcune cose che ci hanno profondamente turbati e che hanno reso questo periodo uno dei più pesanti per noi. A due passi dall’Ospedale, una notte, un gruppo di persone armate di bastoni ha ammazzato a legnate un giovane ladro, che da tempo disturbava il villaggio ed era diventato la vergogna dei propri familiari. Attorno a questo fatto si è innalzato un muro di omertà, che non ha lasciato nessuno spazio per far luce su questo atroce regolamento di conti. Nessuno ha visto e invece molti hanno visto, nessuno sa e tutti sanno. Questa è la legge che deve Per fortuna c’è Consolate ( si chiama proprio così!), essere amministrata all’interno del clan. Ogni volta che qualcuno mi porge la mano per le vie che dal kwashorkor sta uscendo, sta ricominciando a di Angal, mi chiedo se quella mano, poche sere fa, abbia mangiare e a giocare, segno inequivocabile di ripresa. E c’è Ali, un concentrato di disgrazie, compreso un brandito un bastone. Il giorno dopo la vita è ripresa caratteraccio che lo rende inviso a tutti, al quale abbiamo come se nulla fosse accaduto e invece… sono accadute potuto procurare una capanna, assicurare il cibo e anche ancora altre cose. Abbandonato sul pavimento di cemento delle cuci- una badante; un bel cambiamento di vita da quando nette dietro alla Maternità, una mattina è stato trovato viveva trascurato e mal sopportato dal suo clan. E c’è Celestino, il vecchio barbone, che viveva sotto la un bambino appena nato, col cordone ombelicale strappato. Si sa che la madre è Oroci, una povera demente che tettoia ora dell’Ospedale, ora di qualche capanna, e venivive in giro, non ha casa, non accetta aiuti ed era stata va a mangiare in Nutrition Unit. Gli abbiamo fatto costruire una piccola capanna in un posto bellissimo, vista aggirarsi nei pressi dell’Ospedale. Solo l’ostetrica Selsa ha preso a cuore questo bambino e sulla collina dietro all’Ospedale, da dove si ammira la l’ha sistemato in un angolo della sala parto (qui non esiste savana sterminata e si scorge, molto lontano, il Nilo. Da una nursery), dove io e Francesca ci siamo alternate a dargli lì il suo spirito indipendente può spaziare. Sono andata il biberon e a coccolarlo. E’ vissuto 10 giorni, fra bambini fin lassù e ho avuto una bella sorpresa: ha un vicino, che nascevano in continuazione: uno, attaccato all’ossige- povero come lui e altrettanto malandato, che lo aiuta e no, tentava disperatamente di vivere, due di quattro gemel- gli fa da mangiare quando sta male. E’ tra i più poveri che si scopre la più autentica solili morivano, in un reparto che ha estremo bisogno di essedarietà. re ristrutturato e dotato di nuovi letti… un incubo! E’ per loro che, nonostante tutto, continueremo a Avevamo deciso di battezzarlo il pomeriggio del giorno 15… l’avremmo chiamato Luca, come il protettore tornare. 4

Questo caso richiama un proverbio Alùr che dice: “Può capitare che un uomo grande e grosso strappi il bastone dalla mano di un ragazzo e lo percuota con questo”. La condotta del coniglio, che nel formulare il giudizio non si fa condizionare dall’importanza del leone, ci insegna che tutti coloro a cui spetta emettere sentenze su casi giudiziari non devono essere ingiusti, lasciandosi influenzare o, peggio, corrompere. TUTTI SONO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE. 7


I Progetti

Il St. Luke’s Hospital

L’Ospedale ha un raggio d’azione di circa 50 km, con un Assistenza degli orfani da AIDS bacino d’utenza di circa 300.000 persone. Attualmente dispone di 280 posti letto, con un tasso medio di occupa- Offre un aiuto diretto alle famiglie locali che accolgozione superiore al 100% (molti pazienti giacciono in terra no e si prendono cura di questi orfani. su delle stuoie). E’ dotato di un Laboratorio di analisi chiL’AIDS è un problema preminente negli Stati africamiche e microbiologiche, di una Sala di Radiologia e di ni, per la sua diffusione difficilmente controllabile, per una Sala operatoria. l’impossibilità dei Paesi di affrontarne economicamente le cure, con il risultato di un gran numero di bambini orfani abbandonati a sé stessi. La scelta di un aiuto economico diretto ai nuclei familiari locali si è dimostrato il mezzo migliore per tutelare l’infanzia, evitando di intaccare la solida struttura sulla quale si fonda la comunità africana e soprattutto salvaguardando la cultura dell’accoglienza degli orfani, colonna portante della società tribale. Le varie situazioni vengono seguite in particolare da due collaboratori locali, estremamente fidati e motivati, che due volte al mese incontrano la famiglia affidataria, consegnano la somma di denaro e raccolgono notizie Per il buon funzionamento dell’Ospedale occorre: particolari. Con cadenza semestrale il Dr. Marsiaj e sua moglie • risolvere il problema della carenza di personale medico L’Ospedale impiega 151 persone, fra cui 3 soli medici, controllano lo stato di salute, nutrizione, benessere degli che devono fronteggiare più di 10.000 ricoveri all’anno. orfani assistiti (235 al 31 dicembre 2006). Puoi aiutarci a sostenere un altro bambino orfano con una donazione di 200 euro all’anno (poco più di 50 cent. al giorno), provvedendo in questo modo alle sue elementari necessità (sostentamento, vestiti, cure mediche, istruzione).

• supplire al calo del contributo statale, mantenendo basse le rette ospedaliere I fondi a disposizione dell’Ospedale provenivano per il 52% dal Governo ugandese, per il 14% dalle rette ospedaliere (che l’Amministrazione cerca di contenere al massimo) e per il 34% dalle donazioni. Attualmente, però, il contributo statale è stato ridotto al 45% e si ipotizza che possa essere addirittura sospeso. Il contributo dell’Associazione “Amici di Angal”, già fondamentale, potrebbe perciò diventare determinante e condizionare l’esistenza stessa dell’Ospedale!

News

News dagli Amici di Angal a cura della sezione torinese dell’Associazione “Amici di Angal”

GENNAIO 2008

In questo numero:

Il St. Luke’s Hospital

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I Progetti

2

Testimonianze Per chi, perché tornare (di Claudia Marsiaj)

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La mia esperienza di “solar man” (di Giorgio Rodolfi) I fili delle donne: Klaùdia racconta Il nostro primo Natale ad Angal

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L’angolo della fiaba La storia del leone e della iena

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L’Associazione “Amici di Angal”

Un po’ di storia…

Operazione Proteine Fa capo al Centro Nutrizionale (Nutrition Unit) interno all’Ospedale, che fornisce, da quando è stato istituito, tre pasti al giorno ad alto contenuto proteico ai bambini con forme gravi di malnutrizione. L’attività del Centro, avviata e coordinata da Claudia Marsiaj, coinvolge le 2

• Sopperire alle necessità dell’Ospedale di Angal. • Sostenere i Progetti di assistenza e cura rivolti ai bambini e ai malati più poveri. • Creare una rete di medici generici o specialisti e di professionisti, disposti a prestare gratuitamente la loro opera ad Angal per periodi brevi (ad esempio il periodo delle ferie). • Organizzare ad Angal stages di studio per medici italiani sulle realtà sanitarie in Africa. • Favorire l’invio di medici o di tecnici ugandesi in Italia, per approfondire particolari tecniche che possano essere applicate ad Angal a vantaggio della qualità dell’assistenza agli ammalati degenti nell’Ospedale.

• Diventare Socio dell’Associazione con il versamento della quota annuale di 50 euro. • Svolgere un’opera di sensibilizzazione.

Il St. Luke’s Hospital è sorto per opera dei Padri Missionari Comboniani negli anni ‘60 del secolo scorso ed è stato seguito dal punto di vista sanitario dal CUAMM-Medici con l’Africa (ONG di Padova), che vi ha inviato medici italiani per un programma di cooperazione. Mario Marsiaj è stato fra i primi e, dopo numerosi anni di permanenza ininterrotta ad Angal (dal 1966 al 1973), ha continuato a tornarvi per periodi più o meno lunghi, accompagnato e coadiuvato nella sua attività dalla moglie Claudia.

I contributi possono essere inviati con bonifico bancario a: ASSOCIAZIONE AMICI DI ANGAL - ONLUS Unicredit Banca Agenzia di Arbizzano - Negrar (Vr) c/c n. 000005412019 ABI: 02008 CAB: 59601 CIN: L IBAN: IT 31 L 02008 59601 000005412019

Ricovero gratuito per i bambini

Assistenza agli ammalati di AIDS Questo Progetto si è reso possibile a seguito dell’offerta, da parte del Governo ugandese, dei farmaci per la cura dell’AIDS. Si tratta indubbiamente di un contributo importante ma non risolutivo: occorrono personale addestrato (medici, infermieri, un laboratorista) e un laboratorio attrezzato (apparecchiature per la conta dei linfociti ecc.). Aiutaci a sostenere il Progetto “Assistenza agli ammalati di AIDS”, che comporta una spesa mensile per il personale di 1.600 euro.

Permette di ricoverare tutti i bambini malati, anche per lunghi periodi, chiedendo solo il contributo simbolico di 1 euro. Avviato nel 1998, quando ci si è resi conto che molti bambini venivano portati all’Ospedale in condizioni gravissime, perché i genitori non avevano i soldi per il ricovero, ha permesso di salvare moltissime vite.

Open Hospital Si tratta di un Progetto informatico che non è strettamente gestito dalla nostra Associazione, ma che merita una menzione speciale per le sue ripercussioni di enorme portata sul funzionamento dell’Ospedale di Angal. Il Progetto “Open Hospital”, gestito interamente dall’Associazione Informatici Senza Frontiere (www. informaticisenzafrontiere.org) e diretto dal suo presidente Girolamo Botter, è frutto del lavoro congiunto di varie persone, tra cui insegnanti e studenti dell’Istituto Volterra di San Donà di Piave (www.istitutovolterra.it). Il Progetto è finalizzato a creare un sistema di data-entry per registrare gli ingressi dei pazienti al St.Luke’s Hospital di Angal, conservarne le schede sanitarie, registrare gli esami di laboratorio, gestire il magazzino di medicinali… insomma, un vero e proprio sistema informativo per l’Ospedale. Open Hospital è in fase di sperimentazione al St. Luke, dove è installato in vari PC client e in un server con database centrale. Viene correntemente utilizzato dal personale infermieristico. Uno dei prossimi obiettivi in questo ambito sarà tentare di fornire all’Ospedale una connettività ad Internet sufficientemente stabile e a costi contenuti, in modo da garantire un costante monitoraggio delle attività del software e dell’utenza, il ripristino da remoto in caso di problemi del software, gli aggiornamenti necessari sia al software che ai sistemi operativi, un help-desk il più possibile efficiente per il personale dell’Ospedale che si trovasse di fronte a problemi nell’utilizzo.

Aiutaci a sostenere il Progetto “Ricovero gratuito per i bambini”, che è il più oneroso e necessita costantemente di fondi (più di 30.000 euro all’anno).

Samaritan Fund Il Notiziario è a cura della sezione torinese dell’Associazione, coordinata da

È possibile anche effettuare donazioni on-line in modo rapido, gratuito e sicuro attraverso il sistema di pagamento paypal (www.paipal.com).

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• Impegnarti in una donazione regolare a sostegno dei singoli Progetti.

Ulteriori informazioni si possono richiedere a: Amici di Angal ONLUS Via Vivaldi 3 - 37020 Arbizzano- Negrar (Vr) tel. (+39) 045 7513296 sito web: www.amicidiangal.org e-mail: info@amicidiangal.org

Come contribuire

(Ai sensi dell’art.14 del D.L. n.35 del 14 marzo 2005, convertito in Legge con L. n.80 del 14 maggio 2005, le offerte fatte alle ONLUS con assegno o bonifico bancario sono deducibili dal reddito complessivo dichiarato fino alla misura del 10%).

Da quando nel 2000 il programma di cooperazione del CUAMM si è concluso, il Dr. Marsiaj segue personalmente la delicata fase di africanizzazione dell’Ospedale, trascorrendo circa quattro mesi all’anno ad Angal, a fianco dei colleghi africani, per aiutarli a rendersi progressivamente autonomi nella gestione e nell’amministrazione. Non avendo più una ONG alle spalle, per poter reperire i fondi necessari a “far vivere” l’Ospedale e portare avanti i vari Progetti avviati nel frattempo, è stato necessario costituire un’Associazione, divenuta ONLUS nel 2004.

• Partecipare agli eventi di raccolta fondi.

Aiutaci a sostenere il Progetto “Operazione Proteine”, che comporta una spesa annua di 9.500 euro.

A TORINO Il nostro primo obiettivo è ampliare il numero degli aderenti al Gruppo di appoggio, che si è costituito recentemente: solo aumentando le nostre forze potremo moltiplicare e diversificare gli eventi utili a far conoscere l’Associazione e a sostenerne in vario modo gli scopi. TI ASPETTIAMO! Tilde e Giuseppina

Un’opera da non “chiudere in un sacchetto” (di Marco Foletti)

Fondata nel 2001 dal Dr. Mario Marsiaj e da sua moglie Claudia Bertoldi, l’Associazione gravita intorno all’attività dell’Ospedale St. Luke di Angal, nel Nord Ovest dell’Uganda, zona di savana molto povera e molto densamente popolata. Oltre al sostegno dell’Ospedale, l’Associazione è impegnata in vari Progetti a favore soprattutto dei bambini.

• provvedere ad un continuo, razionale aggiornamento tecnologico della struttura, attraverso strumentari e corsi d’istruzione per il loro utilizzo Grazie ai fondi raccolti dall’Associazione, negli ultimi anni si sono potute eseguire alcune importanti migliorie nell’Ospedale, quali: - impianto fognario - costruzione di un padiglione di isolamento - ampliamento del reparto di Pediatria - elettrificazione a pannelli solari - ristrutturazione del “Centro Nutrizionale” (Nutrition Unit), creato da Claudia Marsiaj nel 1968 all’interno dell’Ospedale - avvio dell’informatizzazione dei servizi ospedalieri.

Gli obiettivi dell’Associazione “Amici di Angal” Che cosa puoi fare tu

mamme in lezioni di educazione nutrizionale, seguendole nella preparazione del cibo e istruendole sull’utilizzo delle risorse alla loro portata. Dal Centro viene inoltre distribuito il cibo anche ai pazienti degli altri reparti segnalati dal medico come particolarmente bisognosi (in totale da 60 a 70 pasti al giorno).

Tilde Barone tilbar@inwind.it tel. (+39) 333 7122535 e Giuseppina Ricciardi tel. (+39) 338 7728989

L’Associazione è iscritta nelle liste dell’Agenzia delle Entrate fra i possibili beneficiari del 5x1000 del gettito fiscale sui redditi. Al momento della dichiarazione dei redditi, per devolvere il 5x1000 basta apporre la propria firma e il codice fiscale dell’Assocciazione 93143850233 - nell’apposito spazio del Modello IRPEF. Un sentito GRAZIE a tutti coloro che nel 2007 hanno scelto di beneficiare la nostra associazione. I contributi raccolti attraverso questa forma di finanziamento saranno interamente impiegati a favore dell’Ospedale e dei Progetti sostenuti dagli “Amici di Angal”.

Questo “fondo” permette di ricoverare le persone che non possono pagare la sia pur modesta retta chiesta dall’Ospedale e di fornire gratuitamente i farmaci per le malattie croniche (es. diabete, cardiopatie, ecc.), i cosiddetti “farmaci salvavita”. Aiutaci a sostenere il Progetto “Samaritan Fund”, che comporta una spesa annua di 10.100 euro.

Realizzazione grafica: Elisabetta Origlia - Studio regi e Majuscole, Torino

Per ulteriori notizie sul progetto: piero@amicidiangal.org.

Fotografie: Disegno: Erica Titotto Stampa: Tipografia Gravinese, Torino

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