La Psicologia Può Essere una Scienza della Mente?

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La Psicologia Può Essere una Scienza della Mente? B. F. Skinner

Harvard University

Nel seguente articolo Burrhus Frederic Skinner suggella l'attività di sei decadi come psicologo sperimentalista. Il fatto che abbia completato l'elaborato la sera prima della sua scomparsa attribuisce una connotazione emotiva ad uno scritto che senza dubbio si regge su contenuti funzionalmente vigorosi. Concludendo un percorso, intrapreso da tempo, di analisi critica della condizione della psicologia, Skinner procede in un excursus che abbraccia il rapporto della storia dell'uomo e della sua evoluzione, con il cammino delle scienze. Sembra che Skinner scinda volutamente le due descrizioni per evidenziare la contraddittorietà insita nel riunire ciò che si è precedentemente diviso: si tratta quindi di un'unità indiscernibile . E per evidenziare questo Skinner fonda la sua analisi nell'analisi del linguaggio, veicolo della cultura, e terreno per ogni scambio. In quanto evento sociale il linguaggio è un comportamento osservabile, e come ogni comportamento è sensibile alle molteplici forme dell'apprendimento (nelle differenti contingenze di rinforzamento): il processo chiave dell'evoluzione della specie umana. L'analisi del comportamento linguistico rispecchia quindi anche i danni e i rimedi commessi dall'uomo nel fondare le proprie scienze, e nella "patologia linguistica", nelle "reificazioni del vuoto" (Anchisi, 1980), sono riscontrabili le traduzioni (ad es. inconscio, mente, sé) degli errori commessi dal cognitivismo o della psicanalisi, per citarne alcune. La forza di tali concetti risiede nello sviluppo della risposta comune, o per dirla con parole di Skinner, nell'uso del vernacolo e nello sfruttamento degli operanti verbali: "Difficilmente può esserci qualcosa di più familiare del comportamento umano" (Skinner, 1987). Skinner conclude richiamando l'attenzione all'importanza e alla funzionalità del "sano atteggiamento sperimentale" (Skinner, 1948), e portandoci a riflettere sul fatto che i nostri problemi sono colpa del nostro mondo, un mondo che abbiamo fatto noi stessi e che dobbiamo cambiare per consentire la sopravvivenza della specie. "La psicologia ha molto da guadagnare limitandosi alla materia a lei accessibile e lasciando il resto della storia ala fisiologia" (Skinner, 1987). Mauro Leoni. Molti psicologi, come i filosofi prima di essi, hanno guardato all'interno di loro stessi per le spiegazioni del loro comportamento. Hanno provato sentimenti[sentito sensazioni] e osservato processi mentali attraverso l'introspezione. L'introspezione non è mai stata, tuttavia, molto soddisfacente. I filosofi hanno riconosciuto la sua inadeguatezza mentre insistevano sul fatto che ciò nonostante è l'unico mezzo per l'auto-conoscenza. Gli psicologi provarono in passato a migliorarlo utilizzando osservatori addestrati e gli "strumenti di ottone"[?ottoni] di cui William James aveva una così bassa opinione. L'introspezione non è stata usata ancora per lungo tempo. Gli psicologi cognitivisti possono vedere le rappresentazioni e possono anche argomentare che sono le uniche cose che possono essere viste, ma non affermano di vedere loro stessi mentre le elaborano. Invece, chi, come gli psicoanalisti, affronta lo stesso problema con processi che non possono essere visti perché sono inconsci, si indirizza verso la teoria. Le teorie necessitano di conferma[rafforzamento, corroborazione], comunque, e per questo molti si sono interessati alla neuroscienza, dove i processi possono dirsi ispezionati piuttosto che introspezionati. Se la mente è "ciò che il cervello fa", il cervello può essere studiato come è studiato qualsiasi altro organo. Alla fine la neuroscienza dovrebbe dirci cosa significa costruire una rappresentazione della realtà, depositare un'informazione in memoria, tradurre un'intenzione in azione, provare gioia o dolore, trarre una conclusione logica, e così via. Ma il cervello da avvio al comportamento come si dice facciano la mente o il sé? Il cervello è parte del corpo e ciò che fa è parte di ciò che il corpo fa. Ciò che il cervello fa è parte di ciò che deve essere spiegato. Da dove ha origine il corpo-più-cervello, e perché cambia in modi così indefinibili da momento a momento? Non possiamo trovare risposte ad un quesito di questo tipo nel corpo-più-cervello stesso, nemmeno se osservato introspettivamente o con gli strumenti o i metodi della fisiologia.

Il comportamento dell'organismo come insieme è il prodotto di tre tipi di variazione e selezione. La prima, la selezione naturale, è responsabile dell'evoluzione della specie e perciò del comportamento della specie. Tutti i tipi di variazione hanno alcuni errori, e uno di essi è particolarmente critico per la selezione naturale: Prepara una specie solamente per 

Questo articolo è stato completato il 17 Agosto 1990, la sera precedente la morte del Dr. Skinner. È servito come base per il punto principale del suo discorso al novantottesimo Congresso Annuale dell'American Psychologist Association (APA) a Boston, MA, ed è stato scritto per essere pubblicato sull'American Psychologist.  Traduzione e presentazione a cura di Mauro Leoni.


un futuro che assomigli al passato di selezione. Il comportamento della specie è efficace solo in un mondo che assomigli abbastanza accuratamente a quello in cui la specie si è evoluta. Questo errore è stato corretto dal secondo tipo di evoluzione e selezione, il condizionamento operante, attraverso il quale le variazioni nel comportamento dell'individuo vengono selezionate dalle caratteristiche dell'ambiente che non sono sufficientemente stabili da giocare un ruolo nell'evoluzione. Nel condizionamento operante, il comportamento è rinforzato, nel senso che viene corroborato o viene aumentata la probabilità che si presenti, da certi tipi di conseguenze, le quali hanno inizialmente acquisito il potere di rinforzare attraverso la selezione naturale. Un secondo errore nelle variazione nella selezione è critico per il condizionamento operante: La selezione deve essere al servizio della variazione. Il processo è pertanto solitamente lento. Questo non era un problema per la selezione naturale, perché l'evoluzione poteva impiegare milioni di anni, ma un repertorio di comportamento operante deve essere costruito nel corso della durata della vita. Il condizionamento operante deve risolvere il "problema della prima istanza": Quanto e perché le risposte compaiono prima che siano state rinforzate? Il problema è stato in parte risolto dall'evoluzione dei processi attraverso i quali gli individui traggono vantaggio dal comportamento già acquisito da altri. L'imitazione ne è un esempio. Questa porta l'imitatore spesso in contatto con le conseguenze rinforzanti responsabili del comportamento imitato. Il comportamento dell'imitatore è "innescato" nel senso che viene fatto apparire per la prima volta e solitamente quando è più probabile che venga rinforzato. A questo punto la specie umana sembra avere preso un cammino evolutivo unico. Altre specie imitano, ma se modellano il comportamento da imitare, è solamente prodotto della selezione naturale. La conseguenza del modeling (o modellamento), il comportamento dell'imitatore, è troppo remoto da servire come un rinforzatore operante. Solamente nella specie umana il comportamento dell'imitatore rinforza il modeling. La specie subisce un ulteriore ed unico cambiamento evolutivo quando la sua muscolatura vocale passa sotto il controllo operante e quando il comportamento vocale inizia ad essere modellato (shaped) e mantenuto dalle sue conseguenze rinforzanti. Le persone potrebbero quindi innescare il comportamento degli altri sia dicendo loro cosa fare sia mostrandoglielo. (In un passo presumibilmente successivo, le conseguenze rinforzanti temporanee sono state sommate per permettere al comportamento di rimanere in vigore con maggiori probabilità fino a che le conseguenze per le quali è stato innescato possano entrare in gioco. Aggiungere rinforzamenti temporanei in questa direzione è insegnare.) Il consiglio può essere utile in più di una occasione, ed è spesso dato o insegnato in modo tale da venire tramandato da persona a persona o da generazione a generazione. Le massime ("great sayings"1) e i proverbi ("sayings put forth"2) sono degli esempi. Descrivono piuttosto conseguenze generiche di rinforzamento  una moneta (come tante altre cose) risparmiata è una moneta (come tante altre cose) guadagnata. Le regole sono detti trasmessi da gruppi, solitamente con conseguenze di rinforzamento più forti. La legge dei governi e della religione descrive le contingenze (solitamente negative) di rinforzamento mantenute da queste istituzioni. Hanno l'effetto di avvertimento: Obbedendo alla legge una persona evita di comportarsi in modi che sarebbero puniti. Le leggi della fisica e delle chimica ("le regole per l'azione reale") descrivono le contingenze di rinforzamento mantenute dall'ambiente fisico.

Il modeling, informare, e insegnare sono funzioni degli ambienti sociali dette culture. Le differenti culture emergono da differenti contingenze di variazione e selezione e si differenziano nel grado in cui aiutano i propri membri a risolvere i loro problemi. I membri che li risolvono hanno maggiori probabilità di sopravvivere, e con essi sopravvivono le consuetudini della cultura. In altre parole la cultura si evolve, in una terza tipologia di variazione e selezione. (Le culture che modellano e mantengono il comportamento operante sono esclusivamente umane. Le società animali hanno molte caratteristiche simili, ma solamente come prodotto delle contingenze della sopravvivenza.) L'evoluzione culturale non è un processo biologico, ma come tipo di variazione e selezione presenta gli stessi errori. Il fatto che una cultura prepari un gruppo solamente per un mondo che somigli al mondo in cui la cultura si è evoluta è la fonte della nostra attuale preoccupazione per il futuro di una terra abitabile. Il processo di variazione e selezione ha un terzo errore: Le variazioni sono casuali e le contingenze di selezione accidentali. Ciò che si è evoluto non è una singola specie che si è sviluppata lentamente ma milioni di differenti specie, che competono ognuna contro l'altra per un posto nel mondo. Il prodotto del condizionamento operante non è un singolo e coerente repertorio ma migliaia di repertori più piccoli, i cui conflitti tra l'uno e l'altro devono in qualche modo essere risolti. L'evoluzione degli ambienti sociali non ha prodotto una singola cultura ma plurime culture spesso in conflitto.

Sebbene il controllo operante della muscolatura vocale sia esclusivo della specie umana, raramente se non mai viene menzionato come la sua caratteristica distintiva. La presenza o l'assenza di "coscienza" o "intelligenza conscia" è citata 1 2

"Grandi detti". "Detti che germogliano".


più frequentemente. Il ruolo giocato dalla mente/cervello è sempre stato un problema nel comparare le specie. Cartesio escluse l'"uomo" dal suo modello meccanico dell'organismo, e Fallace, a differenza di Darwin, non credeva che l'evoluzione potesse spiegare la mente umana. I neuroscienziati hanno espresso simili considerazioni. I teorici dell'evoluzione hanno suggerito che l'"intelligenza conscia" sia un tratto evoluto, ma non hanno mai dimostrato come una variazione non fisica potesse derivare dall'essere selezionata[dalla selezione di una contingenza] da una contingenza fisica di sopravvivenza. (La proposta semplicemente spinge la fastidiosa distinzione fisico-metafisico un passo al di fuori del visibile.) È stato detto che non potremo mai sapere come una mente conscia si sia evoluta in quanto non sopravvivrà nulla da scoprire per i paleontologi, se non[?] il controllo operante dalle muscolatura vocale e il mostrare, il dire, e l'insegnare che segue l'essere sopravvissuti, ed è possibile che questi spieghino l'introspezione e anche ciò che è possibile "vedere" con il suo aiuto. La radice spectio3 suggerisce visione. Diciamo che "guardiamo" e "vediamo" ciò che sta accadendo dentro noi stessi, ma non è stato scoperto nessun occhio interiore. Possiamo evitare di specificare un tipo di organo parlando di osservare, badare, o notare piuttosto che vedere, ed è significativo che osservare, badare, e notare, e meno comunemente scorgere, significhino tanto dire quanto vedere. Molto dipende da cosa significa percepire una qualche parte del mondo con un qualche tipo di organo. Le teorie input-output, come i modelli stimolo-risposta o elaborazione dell'informazione, creano una sottile differenza tra percepire e fare. Diciamo di percepire il mondo prima di agire su di esso. L'analisi sperimentale del comportamento assegna, tuttavia, un ruolo molto differente allo stimolo. Una risposta operante può comparire con maggiori probabilità in presenza di uno stimolo che era presente quando la risposta è stata rinforzata. Percepire è un prodotto della variazione e della selezione tanto quanto fare. È una parte del fare. Per ragioni simili, la selezione naturale spiega la prontezza con cui gli animali rispondono istantaneamente alle caratteristiche dell'ambiente che sono state cruciali per la sopravvivenza della loro specie, come la vista, l'udito[il suono?], o l'odore del cibo o l'opportunità sessuale, o la minaccia di pericolo, incluso il pericolo per un familiare. Gli animali presumibilmente "ricevono" gli stimoli che urtano contro di loro, ma è possibile che essi rispondano solamente a quelli stimoli che hanno giocato un ruolo nelle contingenze della selezione. (Non possiamo sapere se se gli animali nonverbali[?] vedono gli stimoli che non hanno mai avuto un tale ruolo, perché dovremmo predisporre le contingenze contenenti tali stimoli in modo da scoprirlo.) Noi stessi possiamo vedere con rispetto cose in cui non siamo passati all'azione pratica (vediamo, per esempio, cose che sono fuori dalla nostra portata) ma forse solamente perché ne abbiamo parlato a riguardo. Vedere le cose senza ulteriore azione è essere consapevoli di esse. (La radice in aware (consapevole) si trova anche in wary (prudente); noi siamo prudenti verso cose che hanno avuto un ruolo di contingenze negative di selezione.) La parola conscio, usata più spesso di consapevole, significa co-conoscenza (Latino: conscientia4) oppure "conoscere con altri" una allusione alle contingenze verbali che necessitano per essere consci. Tutto questo è particolarmente importante quando ciò che osserviamo è all'interno del nostro corpo, il tipo di visione alla quale solitamente riserviamo il termine introspezione. Ma cosa vediamo realmente? Gli psicologi che sono a disagio con la natura metafisica della vita mentale dicono spesso che ciò che vediamo con l'introspezione deve essere il cervello, ma questo è improbabile. Non abbiamo nervi sensoriali che vanno in zone rilevanti del cervello; un chirurgo può operare senza anestesia. Nessuna contingenza di selezione avrebbe stimolato l'evoluzione di tali nervi prima dell'avvento del comportamento verbale, e questo è accaduto molto in ritardo nell'evoluzione della specie. È più probabile che ciò che vediamo attraverso l'introspezione siano i primi stadi del nostro comportamento, le tappe che occorrono prima che il comportamento inizi ad agire sull'ambiente. Percepire è una di queste tappe; vediamo le cose prima di rispondere ad esse in qualsiasi altro modo, e vediamo che le stiamo vedendo quando non stiamo facendo null'altro. Le contingenze necessarie sono fornite dalle persone che ci chiedono se vediamo le cose. Il vero inizio dell'azione è un altro precedente stadio. Non solleva nessuna domanda sulla disponibilità di nervi sensoriali perché dovremmo essere in grado di vedere i precedenti stadi con i nervi necessari per completare l'azione. (È anche possibile che a volte non stiamo introspezionando per niente, invece stiamo rispondendo all'ambiente esterno, come se "Sto per andare…" significasse "In situazioni come questa sono solitamente andato…".) I Greci dicevano di avere scoperto la mente, ma è più probabile che siano stati i primi a parlare diffusamente di quello che vedevano dentro loro stessi e in tal modo si sono create le contingenze necessarie per l'introspezione. Le "Grandi Conversazioni"[?] dell'Accademia di Platone avrebbero creato le contingenze sotto cui sarebbero stati visti sempre più numerose origini del comportamento. Deve essere stato un mondo sconcertante. Noi vediamo il mondo pubblico attorno a noi, ma inoltre lo sentiamo, lo ascoltiamo, lo gustiamo, e lo odoriamo. Non facciamo niente di tutto ciò con un mondo interiore ma lo "vediamo". Non sorprende che i Greci lo chiamassero metafisico. Sfortunatamente, ciò che hanno visto si è verificato proprio nel tempo e nel posto per essere frainteso a causa di ciò che fecero successivamente, ed è stato per tale motivo semplice supporre che avessero scoperto un sé iniziale o una mente. Se quello che hanno visto era semplicemente una parte iniziale di ciò che avrebbero fatto poi, comunque, non era causa del resto che fecero più di quanto il backswing[?] di un giocatore di golf sia causa del colpo che batte la palla. Le parti iniziali del comportamento influenzano quelle successive, ma è il comportamento come tutto che è prodotto della variazione e della selezione. 3 4

Dal latino: Spectio, spectionis = osservazione; Specto o specio = osservare Dal latino: Conscius = cum scio


Tale analisi dell'introspezione e del "conscio" introspezionato necessita attente considerazioni, naturalmente, ma ogni sforzo dovrebbe essere fatto per preservarla perché dispensa da ogni necessità di aggrapparsi ad un tipo di conoscenza speciale o ad un tipo speciale di sostanza conosciuta. Rimane all'interno del mondo della fisica e della chimica e delle scienze della variazione e della selezione. Evita ogni proposta di una rottura nel processo della variazione e della selezione.

Due scienze consolidate, ciascuna con un soggetto definito chiaramente, hanno una relazione con il comportamento umano. Una è la fisiologia del corpo-più-cervello  un contenuto di organi, tessuti, e cellule, e i cambiamenti elettrici e chimici che avvengono all'interno di essi. L'altra è un gruppo di tre scienze implicate nella variazione e selezione che determina la condizione di quel corpo-più-cervello in ogni momento: la selezione naturale del comportamento delle specie (etologia), il condizionamento operante del comportamento dell'individuo (l'analisi del comportamento), e l'evoluzione degli ambienti sociali che innescano il comportamento operante e ampliano enormemente la sua portata[varietà] (una parte dell'antropologia). Potrebbe dirsi che le tre scienze siano correlate in questo modo: La psicologia studia il prodotto di cui le scienze della variazione e della selezione studiano la produzione. Il corpo lavora come fa a causa delle leggi della fisica e della chimica: fa ciò che fa a causa della sua esposizione alle contingenze di variazione e selezione. La fisiologia ci dice come lavora il corpo; le scienze della variazione e della selezione ci dicono perché c'è un corpo che lavora in quel modo. Le due scienze osservano principi causali molto differenti. Il corpo-più-cervello obbedisce alle leggi della fisica e della chimica. Non ha libertà e non compie scelte. Nessun'altra immagine di "uomo-macchina" (in questo caso una macchina biochimica) è mai stata così ben sostenuta. Qualche neuroscienziato ha controbattuto che il cervello deve possedere caratteristiche strutturali che lasciano spazio a libertà di scelta, creatività, e cose simili, ma facendo così essi discutono su ciò che il cervello fa piuttosto che sulla sua struttura. È stato anche detto che la selezione e la variazione possono verificarsi nel cervello, ma sebbene il cervello, come ogni altra parte del corpo, subisca variazioni, le contingenze di selezione sono nell'ambiente. Più conosciamo circa il corpo-più-cervello come macchina chimica, meno diventa interessante la sua relazione con il comportamento. Se c'è una libertà, deve essere cercata nella casualità della variazioni. Se sono create nuove forme di comportamento sono create dalla selezione. Gli errori nella variazione e nella selezione sono fonte di problemi affascinanti. Dobbiamo adattarci a nuove situazioni, risolvere conflitti, trovare rapide soluzioni. Una rigida [?legale?] struttura biochimica non fa niente di tutto questo. Le simulazioni computerizzate del comportamento umano sono macchine elettroniche progettate per comportarsi come si comporta la macchina biochimica del corpo. Noi sappiamo come sono state progettate e costruite, e perciò non ci interroghiamo sulle origini. Per la stessa ragione, tuttavia, le simulazioni non sono di particolare interesse per gli analisti del comportamento. Le cose interessanti nella vita provengono dalle bizzarrie della variazione e della selezione, nella costruzione della macchina. L'analisi del comportamento è l'unica delle tre scienze della variazione e selezione ad essere state studiate in modo esauriente in laboratorio. Gli etologi osservano il comportamento sul campo e ricostruiscono l'evoluzione dalle testimonianze che sopravvivono dai tempi remoti. L'etologia è supportata da una scienza di laboratorio, la genetica, ma nessuno ha mai prodotto una nuova specie con un repertorio comportamentale innato in condizioni di laboratorio. L'evoluzione di una cultura è anche in primo luogo una questione di inferenze dalla storia. È la velocità che crea la differenza; solo il condizionamento operante opera in modo sufficientemente veloce da essere osservato dall'inizio alla fine. Per la stessa ragione è l'unica delle tre scienze ad essere maggiormente utilizzata per gli scopi pratici nella vita quotidiana. È quindi difficile capire perché il condizionamento operante non ha richiamato più attenzione. Il ruolo della variazione e della selezione nel comportamento dell'individuo è spesso semplicemente ignorato. La sociobiologia, per esempio, salta dal socio- al bio-, passando sopra al collegamento[??] individuale. Molti psicologi che hanno studiato il comportamento hanno anche negato variazione e selezione. La Legge dell'Effetto di Thorndike giunse vicino[?], ma il suo esperimento suggerì che le variazioni erano errori dei tentativi e delle conseguenze[?]. Watson, Lashley, e Hull, si rivolsero alla formazione delle abitudini e allo stimolo e alla risposta. La proposta di Tolman, come l'orientamento all'obiettivo (goal orientation) o l'utilità soggettiva attesa, proiettarono copie delle conseguenze passate nel futuro come attrazioni che sembravano attirare il comportamento. L'analisi del comportamento è la più giovane delle tre scienze (le teorie della selezione naturale e l'evoluzione delle culture risalgono alla metà del diciannovesimo secolo e l'analisi del comportamento solamente alla fine del primo terzo del ventesimo), ma l'immaturità non spiegherà perché è stata così frequentemente disdegnata. Una spiegazione migliore può essere che il suo campo è stato occupato per così a lungo da quella teoria straordinariamente intrigante di una mente o di un sé originanti internamente.

Non parliamo il linguaggio della neuroscienza e dell'analisi del comportamento nella vita quotidiana. Non possiamo vedere il cervello e sappiamo molto poco sulla storia di variazione e selezione responsabile per un dato caso di


comportamento. Invece, usiamo un linguaggio che è giunto nell'esistenza molto tempo prima che ci fossero filosofi o scienziati di ogni tipo. È propriamente detto vernacolo. La parola significa, come la sua radice significava per i Romani, linguaggio di familiare, della vita quotidiana. Lo parliamo tutti. È il linguaggio dei quotidiani, delle riviste, dei libri, delle radio, e della televisione. Quando si parla del comportamento dell'individuo è il linguaggio degli scienziati comportamentisti  psicologi, sociologi, antropologi, scienziati politici, ed economisti. William James ha scritto i Principi della Psicologia5 in vernacolo. I comportamentisti lo parlano nella loro vita quotidiana (e i giovani comportamentisti devono imparare a fare questo senza imbarazzo). Il vernacolo si riferisce a molti sentimenti e stati mentali. In Inglese, per esempio, diciamo che facciamo ciò che sentiamo (feel) di fare o ciò che abbiamo bisogno (need) di fare per soddisfare i nostri desideri. Diciamo che abbiamo fame e che stiamo pensando di mangiare qualcosa. È facile supporre che i riferimenti siano ad una mente iniziatrice, ma, come abbiamo visto, le allusioni utili sono alle contingenze di selezione antecedenti o agli inizi dell'azione. Da "Ho fame" inferiamo che una persona non mangia da qualche tempo e che probabilmente mangerà quando il cibo sarà disponibile. Da "Sto pensando di mangiare qualcosa" inferiamo la probabilità di fare qualcosa che renderà il cibo disponibile. Attraverso l'uso del vernacolo con le sue allusioni alla storia personale e alla probabilità di azione, la psicologia è emersa come una professione effettiva, essenziale, e altamente rispettata. Il tentativo di utilizzare gli apparenti riferimenti ad una mente iniziatrice e di rivestire il vernacolo col linguaggio di una scienza è stato, tuttavia, un errore. Watson e gli altri primi comportamentisti pensarono che l'errore risiedesse nell'uso dell'introspezione. Con quanta cura potevano essere sentiti sentimenti o visti i processi mentali? Anticipando il positivismo logico, essi argomentarono che un evento visto da una sola persona non ha posto nella scienza. Il problema, tuttavia, non era l'introspezione. Era il sé o la mente iniziatrice a cui l'introspezione sembrava avere accesso. Nel contatto faccia-a-faccia con un'alta persona i riferimenti ad un sé iniziatore sono inevitabili. C'è un "tu" e c'è un "io". Io vedo quello che "tu" fai e ascolto ciò che "tu" dici e tu vedi ciò che "io" faccio e ascolti quello che "io" dico. Non vediamo le storie della selezione responsabili per ciò che è fatto e quindi inferiamo un'origine interna, ma l'utilizzo felice del vernacolo nella pratica della psicologia non offre alcun supporto per il suo uso nella scienza. Non c'è posto per un sé o una mente in una analisi del comportamento scientifica. Cosa ce ne facciamo[?], quindi, del fatto che per cento anni gli psicologi hanno provato a costruire proprio una tale scienza della mente? Cosa circa la brillante analisi che è stata fatta dell'intelligenza o l'affermazione di valore del concetto di utilità soggettiva attesa o le equazioni che sono state scritte per descrivere lo spazio psicologico? Sono state parti di una ricerca di qualcosa che non esiste? Sembra di essere costretti a dire di si, ma non tutto è perduto. L'intelligenza, mai introspezionabile, è chiaramente un'inferenza dal comportamento campionato nei test di intelligenza, e un'analisi dei differenti tipi di intelligenza è un'analisi dei diversi tipi di comportamenti. La previsione (expectation), un altro tipo di "spectio6", non può assolutamente significare vedere il futuro e deve essere il prodotto di precedenti contingenze di rinforzamento. Utilità significa vantaggio o uso, l'atto o il significato di fare qualcosa in modo tale che le conseguenze seguano. Lo spazio psicologico è uno spazio reale dal momento che entra sotto il controllo delle contingenze di rinforzamento; è in discussione il grado in cui uno stimolo presente quando una risposta è rinforzata generalizza in tal modo quegli stimoli simili che attualmente non esercitano controllo. In breve, gli psicologi hanno involontariamente analizzato le contingenze di rinforzamento, le reali contingenze responsabili del comportamento erroneamente attribuite ad un originatore interno. Ma cosa dire degli illustri filosofi che hanno cercato attraverso i secoli di seguire le ingiunzioni dell'Oracolo di Delfi e di conoscere se stessi attraverso l'introspezione? C'è una giustificazione affine o hanno cercato di seguire inutilmente un fuoco fatuo? Dire così potrebbe sembrare un po' di rude arroganza se non c'era un parallelo illuminante[?]. Uomini e donne ugualmente illustri hanno cercato molto a lungo e con grande dedizione un altro Creatore, scritto stavolta con la C maiuscola, le cui imprese ascritte[?] sono anche state discusse dalla scienza. È stato Darwin, chiaramente, che ha fatto la differenza. Questa tiene sia per l'origine del comportamento tanto quanto per l'origine delle specie. Dopo quasi un secolo e mezzo, l'evoluzione non è tuttora compresa a fondo. È strenuamente contrastata dai difensori del creatore. Come conseguenza, è ancora impossibile insegnare realmente biologia in molte scuole Americane. Al suo posto è stato proposto di insegnare una scienza della creazione. Il ruolo della variazione e della selezione nel comportamento dell'individuo patisce la stessa opposizione. La scienza cognitiva è la scienza della creazione della psicologia, nella misura in cui lotta per mantenere la posizione di una mente o di un sé. La storia della psicologia è informativa. È iniziata, cento anni fa, con una ricerca introspettiva della mente. Watson attaccò l'introspezione nel suo manifesto comportamentista del 1913, e per questa o altre ragioni l'introspezione fu fondamentalmente abbandonata. I comportamentisti si rivolsero allo studio del comportamento per la propria ragione, e gli psicologi non-comportamentisti volsero al comportamento di insegnanti, studenti, terapeuti, clienti, bambini che crescono anno dopo anno, persone in gruppi, e così via. Gli psicologi cognitivi tentarono di restaurare lo status quo. Il comportamentismo, dichiararono, era morto. Non potevano voler dire che gli psicologi non avrebbero più studiato il comportamento, degli animali in laboratorio e di insegnanti, studenti, terapeuti, clienti, e così via. Quello che speravano fosse morto era il ricorrere alla selezione per 5 6

Principles of Psychology. Vedi sopra e nota 1.


mezzo delle conseguenze nella spiegazione del comportamento. La mente o, mancando questa, il cervello deve essere riposto nella sua legittima[?]posizione. A causa della sua similarità con il vernacolo la psicologia cognitiva era semplice da comprendere e quella che è stata chiamata la rivoluzione cognitivista per un periodo ha avuto successo. Questo può aver accelerato la velocità con cui gli analisti del comportamento si sono tirati fuori dall'establishment, trovando le proprie associazioni, tenendo i propri meeting, pubblicando i propri giornali. Essi sono stati accusati di costruire i propri ghetti, ma stavano semplicemente accettando il fatto che avevano poco da guadagnare dallo studio di una mente creativa. La psicologia cognitiva era lasciata come la compagna scientifica di una professione e come il puntello scientifico dell'educazione, della clinica, dello sviluppo, del sociale, e di molti altri campi della psicologia. L'aiuto che è stato dato loro non è cospicuo. Una versione raffinata del vernacolo per lo studio della vita mentale è scarsamente più utile della precedente versione, specialmente quando la teoria inizia a rimpiazzare l'introspezione. Sarebbe stata molto più utile l'analisi del comportamento. Avrebbe aiutato in due modi, facendo luce sulle contingenze di rinforzamento a cui il vernacolo allude, e rendendo possibile progettare ambienti migliori  ambienti personali che avrebbero risolto[potuto risolvere] i problemi dell'esistenza e ambienti o culture più vasti in cui ci sarebbero stati[potuti essere] meno problemi. Una comprensione migliore della variazione e della selezione vorrà dire una professione più vantaggiosa[redditizia], ma se l'analisi del comportamento sarà chiamata psicologia è una questione che spetta al futuro decidere.

Bibliografia della presentazione: 1. Anchisi, R. (1980). Il linguaggio come patologia: i fondamenti dell'analisi comportamentale in Wittgenstein. Giornale italiano di analisi e modificazione del comportamento, 2, 13-19. 2. Skinner, B. F. (1948). Walden Two. New York: MacMillan. (trad. it. a cura di L.Lumbelli. Walden Due. (1995). Firenze: La Nuova Italia). 3. Skinner, B.F. (1987). Whatever happened to psychology as the science of behaviour? American Psychologist, 42, 1-7.


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