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Editoriale

EDITORIALE

di Liliana Maniscalco

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Certe volte accade per ragioni meramente dettate dal caso, altre per convinzioni politiche, culturali ideologiche o per il luogo in cui si è nati o si è vissuti. Essere o diventare difensori dei diritti umani è però sempre una condizione che permea l’esistenza di chi vive secondo la convinzione per cui la frase secondo la quale “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” deve essere una realtà e non una irraggiungibile utopia.

Non è necessario esperire condizioni estreme di violazione per essere una di queste figure: Amnesty International, con la sua membership, gli attivisti e i gruppi locali ne costituisce ad esempio un’intera comunità.

Difensore dei diritti umani è dunque una persona che, individualmente o insieme ad altre, agisce per promuovere o proteggere i diritti umani. I difensori dei diritti umani (in inglese Human Rights Defenders, acronimo HRD) sono quelle donne e quegli uomini che agiscono altresì in maniera pacifica.

HRD è stato il leggendario Martin Ennals, segretario generale di Amnesty International dal 1968 al 1980, nonchè fondatore di Article 19 e International Alert, ma è molto facile che lo siano semplicemente persone comuni che talvolta incontrano abusi sulla propria strada.

Una di queste è stato per esempio Padre Pino Puglisi, che con la sua educazione ai diritti, naturalmente inscritta nell’ambito della sua missione e vocazione religiosa, è riuscito davvero a danneggiare la cultura mafiosa a Palermo, un altro è il ricercatore Flaviano Bianchini, biologo italiano che ha portato alla luce, nei primi anni del duemila, e denunciato la questione della contaminazione delle acque del río Tzalá nel dipartimento di San Marcos, in Guatemala, unitamente alla grave violazione dei diritti perpetrata contro le popolazioni che vivevano e vivono ancora in quella zona.

Amnesty International in Sicilia, riconosce il valore delle persone che vivono proteggendo la vita degli altri e per questa ragione dedica loro ogni anno un premio nella settimana in cui cade non solo il 10 dicembre, anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, ma soprattutto il 9 , ricorrenza della Dichiarazione sui diritti e le responsabilità degli individui, dei gruppi e delle istituzioni sociali per promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti.

Questa infatti costituisce una pietra miliare nella lotta per una migliore tutela di coloro a rischio di conduzione di attività legittime a favore dei diritti umani, ed è il primo strumento dell’ONU che riconosce l’importanza e la legittimità del lavoro dei difensori dei diritti umani, così come il loro bisogno di avere una protezione migliore.

L’iniziativa si chiama Forum dei difensori dei diritti umani e cresce piano piano negli anni.

Si tratta di una, e mano a mano che il tempo passa, ad oggi ben quattro conferenze premio che hanno come obiettivo quello di portare all’attenzione pubblica le questioni specifiche rispetto alle quali gli e le HRD prescelti nutrono il loro principale interesse, affiancando le loro esposizioni con quelle di esperti di Amnesty International e non.

A Palermo si svolge così il 13 dicembre scorso la conferenza per Stefania Erminia Noce, attivista dei diritti delle donne, femminista convinta, originaria di Licodia Eubea morta per mano del fidanzato, insieme al nonno che cercava di proteggerla, a dicembre del 2011.

La sua morte non è stata inutile perché la giovane ha contagiato, mentre era in vita, tutto un paese che si è costituito nell’associazione SEN (acronimo del suo nome e cognome) che promuove continue attività contro il femminicidio e la discriminazione di genere, e dopo la sua scomparsa, Serena Maiorana, giovane giornalista autrice di “Quello che resta. La storia di Stefania Noce” dedicato alla biografia della studentessa tragicamente scomparsa.

I premi, assegnati a Stefania e Serena, sono affiancati a quello conferito a Rosa Lunetta, una vivace signora di 89 anni che, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, a Palermo, apre le porte a uno sparuto gruppuscolo di univesitari e liceali per scrivere lettere di protesta per le violazioni dei diritti umani come indicato su dossier inviati dal Segretariato Internazionale di Londra. In questo modo Rosa Lunetta dava l’avvio ad Amnesty International in Sicilia.

Ad Agrigento, il 19 Dicembre il Gruppo 283 realizza la conferenza premio che vede come protagonista Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, il dicottenne che perde la vita il 25 settembre 2005 in circostanze misteriose e ripetutamente insabbiate, dopo l’incontro fatale con le volanti Alfa 2 ed Alfa 3 della Polizia di Ferrara. L’iniziativa prevede anche la presentazione dio “Una sola stella nel firmamento. Io e mio figlio Federico Aldrovrandi” un libro di Francesca Avon, edito da Il Saggiatore, che con lucidità al neon racconta fase dopo fase la tragica scomparsa del ragazzo e la reazione dei suoi genitori ad un mondo di provincia omertoso e silenzioso.

Presso il polo di Trapani dell’Università degli studi di Palermo, sempre il 19 Dicembre, Amnesty conferisce il premio Human Rights Defenders a Dacia Maraini per la sua opera letteraria permeata di concetti volti alla tutela dei diritti.

L’appuntamento costituisce l’occasione per presentare l’ultimo libro della scrittrice “Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza” e per discutere di diritti delle donne nel contesto di un corso di tre incontri riservati agli studenti ma con un’apertura alla cittadinanza in occasione dell’appuntamento di chiusura. In gennaio è infine prevista la tappa di Catania. In questo incontro viene presentato il caso di Stefano Cucchi, morto durante un fermo di Polizia a Roma. Premiata la sorella Ilaria e presentata la campagna internazionale di Amnesty contro la tortura.

La convinzione, in base alla quale l’organizzazione ha sviluppato e moltiplicato le iniziative del Forum, è quella che il valore paradigmatico del premio, attraverso il racconto della storia delle persone coinvolte in fatti gravi ma contro i quali si può e deve reagire al fine di non permettere alcuna faglia nel sistema della tutela dei diritti, sia evidente ed inestimabile.

E’ per questo che l’associazione continua a realizzarle, per alimentare un continuo arricchimento delle persone e del proprio territorio nello sviluppo di una cultura sana di reciproco rispetto e protezione.

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