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Il valore di una firma /Editoriale

IL VALORE DI UNA FIRMA

di Andrea Cuscona

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“Questa petizione davvero serve a qualcosa? Che cosa può fare la mia firma?”. Ammettiamolo: chi si dedica al volontariato ha sentito e letto mille volte queste legittime domande da parte di chi si avvicina ad un tavolino per strada o di chi vuole condividere un appello online. Rispondere in maniera tecnica è utile, ma serve ancor più capire davvero il valore che assume ogni singola firma. Per comprendere meglio quanto sia importante ciascuno di noi e quanto sia dirompente la forza di quel gesto (ritenuto spesso inutile) occorre, innanzitutto, intraprendere un percorso intimo. Non ha importanza che sia breve o lungo, purché si faccia il passo.

Per rendere l’idea, credo sia giusto riflettere prima su alcuni dati. Nel 2016 appena trascorso il Mondo è stato dilaniato da conflitti ancora aperti, la situazione dei migranti ha assunto proporzioni enormi, in ognuno dei 365 giorni dell’anno i diritti umani sono stati violati nelle maniere più atroci, quotidianamente qualcuno ha visto la propria dignità calpestata. I numeri non sono tutto, forse siamo abituati a percepirli come “freddi”, ma dobbiamo leggere le cifre pensando sempre che dietro ad ogni unità c’è (o c’era) una persona in carne ed ossa. In attesa del prossimo rapporto annuale 2016/17 stilato da Amnesty, facciamo riferimento a quello 2015/16 ed estrapoliamo solo una sintesi:

• 160: i paesi nei quali AI ha svolto ricerca o ricevuto informazioni da fonti credibili su violazioni dei diritti umani nel corso del 2015

• 60.000.000: le persone che si trovano lontano dalle loro case, molte delle quali da diversi o molti anni (*)

• almeno 113: paesi nei quali la libertà d’espressione e di stampa sono state sottoposte a restrizioni arbitrarie

• almeno 30: i paesi che hanno rimandato illegalmente rifugiati verso paesi in cui sarebbero stati in pericolo

• almeno 19: i paesi nei quali sono stati commessi crimini di guerra o altre violazioni delle “leggi di guerra”

• almeno 36: i paesi nei quali gruppi armati hanno commesso abusi

• almeno 156: i difensori dei diritti umani morti durante la detenzione o altrimenti uccisi (**)

• almeno 61: i paesi i cui governi hanno messo in carcere prigionieri di coscienza, ossia persone che avevano solamente esercitato i loro diritti e le loro libertà, più di un terzo dei paesi esaminati da AI

• almeno 88: i paesi nei quali si sono svolti processi iniqui

• almeno 122: i paesi nei quali vi sono stati maltrattamenti e torture

• almeno 20: i paesi, quattro dei quali nel 2015, che hanno riconosciuto per legge i matrimoni o altre forme di relazione tra persone del medesimo sesso.

(*) Fonte: Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati

(**) Fonte: Front Line Defenders

Dunque? Dunque occorre lottare con forza, attivarsi, tenere alta la guardia, non arrendersi e continuare ad indignarsi. Ci sono tanti modi per far parte della grande comunità globale dei difensori dei diritti umani e la firma (su carta o via web) non è affatto un gesto inutile. Per capirlo, forse, basterebbe guardare il sorriso delle tante vittime di violazioni che vedono una luce in fondo al tunnel anche grazie al lavoro di Amnesty, ascoltare le loro dichiarazioni colme di gratitudine, leggere i ringraziamenti che giungono da ogni parte del Mondo. Per poter realizzare tutto questo serve una mano, la stessa mano che impugna una penna per firmare un appello. Grazie al lavoro di Amnesty, alle pressioni sui governi, ai nostri ricercatori, alle mobilitazioni, ai flash mob, alle iniziative e a tanto altro ancora abbiamo fatto sì che nel 2016:

• sia stata sospesa la condanna a due anni per lo scrittore egiziano Ahmed Nàgi

• il Ciad abbia elevato a 18 anni l’età minima per sposarsi

• in India sia stato scarcerato da detenzione illegale un noto difensore dei diritti umani del Kashmir

• il Sudafrica risarcirà le vittime della strage della miniera di Marikana

• due ragazze marocchine siano state rilasciate dal carcere sol perchè sorprese a baciarsi in pubblico

• in Bahrein sia stato prosciolto un attivista politico

• in Gambia siano tornati in libertà 19 oppositori dopo le elezioni

• l’Irlanda risarcirà una donna cui era stato impedito di abortire

• in Mauritania siano stati rilasciati 10 attivisti del movimento antischiavista

C’è moltissimo da fare, indubbiamente. Ho citato solo alcune delle centinaia di buone notizie, limitandomi a quelle giunte in dicembre, non tanto per celebrare il lavoro quotidiano svolto da Amnesty, quanto per evidenziare il fatto che senza l’apporto decisivo delle firme di tutti questi risultati non sarebbero stati possibili. Ecco qui il “percorso intimo” di cui scrivevo poco sopra: capire quanto siamo importanti, gli uni per gli altri. In conclusione, l’invito che rivolgo a chi ancora non si è messo alla prova é: non fatevi abbindolare dal disfattismo, perchè è una sirena ingannevole nel mare magnum della vita. Piuttosto, come ha detto qualcuno ben più importante di me, “è meglio accendere una luce che maledire l’oscurità”: ecco, le luci possiamo essere noi, uniti nella lotta per i diritti umani.

Coraggio!

IN EVIDENZA https://www.amnesty.it/appelli/corri-con-giulio/

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