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Baby mamme e povertà educativa /Attualità

BABY MAMME E POVERTÀ EDUCATIVA

di Anna Maria Giorgi-Hellström

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Poiché il mondo si è impegnato a porre fine ai matrimoni precoci entro il 2030, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per evitare che a milioni di ragazze venga sottratta l’infanzia da questa pratica disumana

Anju Malhotra Consigliere Principale in materia di Genere e Sviluppo, UNICEF

Matrimoni e gravidanze precoci costringono ogni anno milioni di adolescenti, spesso poco più che bambine, ad abbandonare gli studi. L’analfabetismo e la mancanza di istruzione le condannano alla sottomissione al marito e alla sua famiglia. Spesso leggi arretrate vietano ad una ragazza che ha messo al mondo un figlio di tornare a frequentare la scuola.

Le gravidanze precoci registrano un alto rischio di parti difficili e di mortalità di madri e bambini sia durante la gravidanza che durante il parto. Il ricorso all’aborto, praticato da persone che non hanno una

preparazione adeguata oppure in ambienti che non raggiungono uno standard medico minimo, rimane un rischio altissimo nelle gravidanze non volute di queste adolescenti.

La situazione oggi

Gli ultimi dieci anni hanno visto una riduzione significativa dei matrimoni precoci a livello globale. Grazie agli sforzi compiuti in vari paesi, circa 25 milioni di bambine sono state salvate da una vita senza futuro. Secondo le recenti stime di UNICEF, tra le giovani donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni, poco più di una su cinque (21%) si è sposata quando aveva meno di 18 anni. Dieci anni fa il rapporto era di una su quattro (25%).

Ma se questi dati mostrano un trend positivo e offrono una speranza per il futuro, l’UNICEF ci conferma che ogni anno ci sono ancora 12 milioni di spose bambine. Al ritmo attuale, di qui al 2030, saranno oltre 150 milioni le ragazze che si sposeranno prima del 18° compleanno.

Un breve sguardo sul mondo ci dice che:

Circa 650 milioni di donne oggi in vita hanno alle spalle un matrimonio contratto quando erano bambine.

Nell’ultimo decennio è nell’Asia meridionale che si è registrato il calo più sensibile nel numero dei matrimoni precoci: si è passati dal 50% al 30%, dovuto in larga parte ai progressi avvenuti in India. Le ragioni sono da ritrovare nell’incremento dei tassi d’istruzione femminile e negli investimenti sull’adolescenza da parte dei governi locali. Una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica portata avanti con coraggio e determinazione ha dato risultati positivi nel diffondere il concetto di illegalità dei matrimoni precoci e di conoscenza dei danni che questi provocano.

Uno dei paesi dove è ancora elevato il numero di spose bambine è l’Afghanistan. Una ricerca recente dell’UNICEF mette in luce come il principale fattore che incide sul fenomeno delle spose bambine sia il livello di istruzione: in più della metà dei nuclei familiari in cui si segnalano matrimoni precoci (il 56%) nessun membro della famiglia ha avuto un’istruzione. Per contro dove c’è un migliore livello di istruzione, il tasso di matrimoni precoci scende al 36%. (Child Marriage in Afghanistan, luglio 2018, UNICEF)

E mentre il subcontinente indiano ha intrapreso questa strada di battaglia contro i matrimoni precoci, nell’Africa Subsahariana la diminuzione di matrimoni precoci ha visto solo un calo limitato negli ultimi dieci anni. Ma qualche segnale positivo arriva anche dal continente africano. In Etiopia – che era fra i 5 Stati africani con la maggior percentuale di matrimoni precoci – si è verificato un calo del 30% nell’ultimo decennio.

In America Latina in questi ultimi anni si sono fatti notevoli progressi in campo legislativo, ad esempio in Ecuador si è arrivati a portare l’età minima per il matrimonio delle bambine da 12 a 18 anni. Per contro in alcuni paesi come Costa Rica, Guatemala, El Salvador e Repubblica Dominicana alcuni cavilli della legge permettono ancora il matrimonio per minorenni se c’è il consenso dei genitori o del giudice. In Nicaragua rimane purtroppo un dato molto preoccupante, soprattutto nelle zone rurali più povere una ragazza su tre si sposa prima dei 18 anni e il 10% delle baby spose ha meno di 15 anni.

Baby mamme in Italia: le baraccopoli intorno a Roma

In Italia non esistono studi o statistiche a livello nazionale, forse perché il fenomeno è attribuito solo a comunità rom o famiglie di recente immigrazione.

Presentata all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) alla vigilia della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne il 25 novembre 2017, un’indagine dell’Associazione “21 luglio”, Non ho l’età. I matrimoni precoci nelle baraccopoli della città di Roma, mette in luce il contesto di deprivazione socio-economica delle baraccopoli e mostra come le condizioni economiche svantaggiate siano più importanti dei motivi culturali nel causare matrimoni tra minori.

La ricerca riguarda sette baraccopoli alla periferia di Roma e un palazzo occupato abitati da più di 3000 persone e prende in considerazione i matrimoni avvenuti dal 2014 al 2016. I risultati mostrano che, sul totale dei 71 matrimoni riscontrati nel periodo di riferimento, il tasso di unioni precoci è del 77%, numero che supera il record mondiale detenuto dal Niger (76%) e di gran lunga il tasso più alto detenuto in Europa come quello della Georgia (17%) e della Turchia (14%).

È da notare che nel caso dei matrimoni forzati e combinati l’interruzione del percorso scolastico è indicata come una delle conseguenze più dannose del matrimonio in giovane età; per contro, quando l’unione è voluta dagli sposi (il 49% dei casi sul campione analizzato) è vero il contrario: è il fallimento dell’esperienza scolastica che contribuisce alla scelta del matrimonio precoce. L’indagine rileva inoltre che nel 72% dei matrimoni tra minorenni gli sposi avevano un’età tra i 16 e i 17 anni, e nel 28% dei casi tra i 12 e i 15 anni. In genere incide in modo determinante: una ragazza su due si sposa tra i 16 e i 17 anni, una su cinque tra i 13 e i 15 anni. Una ragazza con un’istruzione scolastica elementare è doppiamente esposta al matrimonio precoce rispetto ad una coetanea con istruzione superiore.

Uno studio della banca mondiale mette in evidenza che il dramma delle spose bambine in molti Paesi in via di sviluppo rappresenta ancora un grave freno allo sviluppo complessivo della società con pesanti impatti economici e non solo. Il superamento di questa pratica è incluso nel Goal 5 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Foto tratta dal Report: “Non ho l’età. I matrimoni precoci nelle baraccopoli della città di Roma”, Associazione 21 luglio Onlus - Nov. 2017 / © Giovanni Pulice

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