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La Convenzione internazionale sui diritti dell\u2019infanzia e dell\u2019adolescenza /Approfondimento

LA CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA

di Renata Toninato e Maria Teresa De Riz

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Il 20 novembre 1989 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC), un documento che riflette una nuova visione del bambino e dell’adolescente che non sono solo bisognosi di attenzioni e cure, ma portatori di diritti.

Secondo la CRC i minori sono titolari di propri diritti, parte di una famiglia e di una comunità, alla cui vita partecipano assumendosi responsabilità appropriate alla loro età e maturità.

I principi fondamentali della Convenzione sono la Non discriminazione in quanto i diritti sanciti spettano ad ogni bambino ed adolescente indipendentemente dalla nazione, religione, gruppo etnico o sociale ecc. e il Superiore interesse del minore che prevede che in ogni azione legislativa, provvedimento giuridico o iniziativa deve essere prioritario cosa è migliore per i bambini e gli adolescenti.

La CRC prevede diritti legati al nascere e crescere in modo sano, ad avere assicurati tutti gli elementi base per la sopravvivenza e lo sviluppo fisico e intellettivo (provision), diritti legati alla protezione da abusi, sfruttamenti, negligenze (protection) e diritti che promuovano lo sviluppo e la partecipazione (promotion). La CRC non punta solo alla cura materiale, ma vuole che bambini e adolescenti crescano in un contesto favorevole al loro divenire adulti e cittadini e spinge i ragazzi ad assumersi responsabilità nella partecipazione alla vita sociale e nella difesa dei loro diritti secondo il loro livello di maturazione.

La Convenzione è il trattato internazionale più ratificato.

Nel 2000 la Convenzione si è arricchita di due Protocolli Facoltativi: il Protocollo sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati e il Protocollo sulla vendita dei minori, la prostituzione e la pornografia minorile. Nel 2012 è stato adottato un terzo Protocollo, entrato in vigore nell’aprile del 2014, relativo alle procedure di presentazione di comunicazioni.

La povertà

La povertà è una situazione devastante che nega i diritti fondamentali per crescere armonicamente come individui e come esseri sociali: il diritto di nascere e crescere in modo sano, di aver assicurati tutti gli elementi base per la sopravvivenza, (alloggio, cibo, acqua), il diritto all’istruzione, ad essere protetti da abusi, sfruttamenti, negligenze e nega il diritto all’espressione, alla partecipazione, alla libertà di pensiero e associazione perché difficilmente i poveri possono far sentire la loro voce: diritti fondamentali per crescere armonicamente come individui e come esseri sociali.

Il livello di povertà viene indicato come povertà relativa e povertà assoluta.

La povertà relativa esprime le difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi, in rapporto al livello economico medio di vita dell’ambiente o della nazione, individuato attraverso il consumo pro-capite o il reddito medio.

La povertà assoluta è la più dura condizione di povertà, nella quale non si dispone o si dispone con grande difficoltà o intermittenza delle risorse primarie per il sostentamento, come l’acqua, il cibo, il vestiario e l’abitazione. Nel 2018, la Banca Mondiale considera in condizioni di povertà di chi vive con meno di 1,90 dollari al giorno cioè il 9,6% della popolazione mondiale, secondo le Nazioni Unite.

Italia: bambini e adolescenti in condizione di povertà

Secondo l’Istat (rapporto Istat del 26 giugno 2018) nel 2017 i minori in condizione di povertà assoluta erano 1 milione 208 mila (12,1%; nel 2016 12,5%). Un bambino su otto vive in condizioni di deprivazione, senza il diritto ad un’infanzia felice. Nelle famiglie in cui è presente almeno un figlio minore, l’incidenza della povertà assoluta è pari al 10,5% e rimane molto diffusa tra quelle con tre o più figli minori (20,9%).

La condizione di povertà relativa per i minori si conferma su valori elevati, pari al 21,5% sia pure in calo rispetto al 2016 (22,3) come rende noto il rapporto Istat del giugno 2018.

Vittime dei conflitti

Una situazione particolarmente difficile è quella dei minori coinvolti nei conflitti. La guerra acuisce i problemi economici e la povertà, ma non solo. I minori sono uccisi e mutilati dallo scoppio di bombe lanciate su zone popolose. A volte sono arruolati come kamikaze o costretti a diventare bambini soldato.

Attacchi contro scuole, ospedali, docenti, studenti e personale medico negano anche ai minori l’accesso alle cure mediche e all’istruzione.

Spesso i gruppi armati, ma anche le forze governative, saccheggiano gli edifici scolastici e gli ospedali o li utilizzano come caserme, centri di controllo, luoghi di detenzione o di arruolamento per ragazze e ragazzi.

Per questo motivo in migliaia sono costretti a lasciare la loro casa per cercare protezione e asilo in un altro paese o vivere da sfollati in un campo profughi all’interno della loro stessa patria.

Minori non accompagnati (MSNA)

Alcune volte essi arrivano alla loro nuova destinazione senza adulti o genitori o perché sono morti a causa della guerra, o perché, non potendo scappare, hanno deciso di mandare i propri figli all’estero per motivi di sicurezza. I ragazzi possono essere allontanati per evitare l’arruolamento forzato, come nel caso dei minori eritrei, per poter andare a scuola oppure per chiedere asilo e facilitare così il successivo ricongiungimento familiare. A volte, però, si ritrovano da soli perché la fuga è stata improvvisa e scomposta e, nell’esodo di massa, le famiglie si sono disperse, senza poi riuscire a ritrovarsi.

I minori “non accompagnati”, così vengono chiamati, si trovano in una situazione di particolare fragilità e vulnerabilità, poiché non vi è nessuno che si prenda cura di loro, sono vittime potenziali di abusi sessuali o cadono vittime della criminalità organizzata.

Al 31 dicembre 2017 risultavano essere presenti nelle strutture di accoglienza 18.300 MSNA. 1 Circa 5.800 risultavano irreperibili, in transito verso altre destinazioni europee, e quindi fortemente a rischio di essere sfruttati nei cantieri, nei campi o nel mercato della prostituzione e privi delle tutele e della protezione offerte dal sistema di accoglienza nazionale.

Il 7 aprile 2017 è stata approvata alle Camere la legge n. 47 “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”, entrata in vigore il 6 maggio 2017. Una legge avanzata anche rispetto agli altri paesi europei che comprende misure di protezione del minore che vanno dalla prima accoglienza alle disposizioni previste per l’integrazione nella società nazionale. Per monitorare l’applicazione della legge, è stato istituito anche un Tavolo comprendente associazioni e organizzazioni non governative della società civile a cui partecipa anche il Coordinamento Minori di Amnesty International Italia.

immagine gratis - Pixabay

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