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Ucraina, una guerra pericolosamente internazionalizzata

UCRAINA, UNA GUERRA PERICOLOSAMENTE INTERNAZIONALIZZATA

di Giuseppe Provenza

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L’11 ottobre 2021 la cancelliera tedesca Merkel aveva reso noto che nel corso di colloqui telefonici con i presidenti di Francia, Russia e Ucraina era stato concordato un incontro dei ministri degli esteri dei quattro paesi per discutere sul conflitto nel Donbass, l’area, al confine con la Federazione Russa, in cui si fronteggiano dal 2014 le forze armate dell’Ucraina, approvvigionate da Stati Uniti e NATO, e le formazioni militarizzate delle due regioni del Donbass autoproclamatesi indipendenti, la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk, sostenute militarmente ed economicamente con uomini e mezzi della Federazione Russa.

L’incontro non si è mai tenuto, anzi quell’annunzio ha segnato l’inizio di una crescente tensione internazionale.

Quella che si sta svolgendo in Ucraina è, infatti, una guerra ufficialmente non internazionale, ma che in realtà ha pesanti riflessi che non è esagerato definire mondiali per il confronto che lì si è materializzato fra Federazione Russa e Stati Uniti.

L’opportunità dell’incontro fra i quattro ministri degli esteri si era manifestata in seguito al riacutizzarsi del conflitto nel mese di settembre del 2021, durante il

quale le due parti avevano emanato comunicati con cui si accusavano reciprocamente di aver violato la tregua, causando feriti sia fra i civili che fra i militari.

Prima di esaminare questo riacutizzarsi del conflitto, ricostruiamo i fatti dalle origini.

La crisi in Ucraina aveva avuto inizio nel febbraio del 2014 in seguito alla così detta “rivoluzione di maidan” e alla conseguente caduta del governo ucraino filo russo, sostituito da un governo filo occidentale. Quell’evento aveva provocato pesanti dimostrazioni nelle regioni russofone confinanti con la Russia, il Donbass, che chiedevano l’indipendenza.

A questi fatti seguì in marzo l’invasione della Crimea da arte della Russia.

In aprile le regioni di Donetsk e Lugansk proclamarono la propria indipendenza confermata in maggio da referendum.

Alla dichiarazione d’indipendenza il governo ucraino rispose con l’intervento militare che diede inizio ad una guerra senza esclusione di colpi da entrambe le parti, con scontri e bombardamenti che provocarono un gran numero di vittime fra militari e civili e ingenti distruzioni di edifici pubblici e privati.

Nel luglio del 2014 il conflitto aveva causato anche l’abbattimento di un aereo di linea della Malaysia Airlines da parte di un missile di fabbricazione russa, apparentemente lanciato da postazioni separatiste.

Contemporaneamente, sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti adottavano sanzioni economiche nei confronti della Federazione Russa.

Le ragioni del conflitto sono sia economiche che di politica internazionale.

Il Donbass è costituito dalle regioni più ricche del paese. Sono zone industriali, con prevalenza di industrie pesanti, che proprio nella Russia hanno un importante sbocco commerciale che non intendono perdere a causa della politica del governo centrale, così come l’Ucraina non è disposta a perdere la parte più ricca del proprio territorio.

Dall’altra parte la Russia, perduto il controllo sul governo ucraino, non intende veder scivolare il paese verso l’occidente, intrattenendo rapporti commerciali con l’Unione Europea, con possibilità che ne diventi membro, e rapporti militari con la NATO, con possibilità di entrare a far parte dell’alleanza militare, divenendo una grave minaccia.

La gravità del conflitto spinse le parti, Ucraina, Russia, e repubbliche separatiste, a riunirsi, sotto l’egida dell’OSCE, a Minsk, capitale della Bielorussia, dove il 5 settembre 2014 firmarono il cessate il fuoco.

Il mancato rispetto di questo, tuttavia, rese necessario un nuovo accordo firmato sempre a Minsk l’11 febbraio 2015, questa volta fra i capi di stato di Ucraina, Russia, Francia e Germania (in linguaggio giornalistico il “quartetto di Normandia”), sempre con la supervisione dell’OSCE (così detto accordo di Minsk II).

Un ulteriore accordo per il cessate il fuoco si è successivamente raggiunto il 22 luglio 2020, con validità a partire dal giorno 27.

Va tuttavia sottolineato che mai si è potuto realizzare un vero cessate il fuoco, ma piuttosto una belligeranza contenuta che si è protratta con fasi alterne fino ad oggi, continuando a causare morti, feriti, catture di militari e civili, questi ultimi sequestrati per ottenere lo scambio di prigionieri, e distruzioni anche di moltissime abitazioni civili.

Le cifre dei 7 anni di guerra sono impressionanti: almeno 14mila morti, come si è detto fra militari e civili, molte migliaia di feriti, 1,8 milioni di sfollati interni verso l’Ucraina occidentale (quarto paese nel mondo per sfollati interni, dopo Siria, Yemen e Iraq), e 2milioni di rifugiati nella Federazione Russa.

In seguito a ciò il ministro degli esteri ucraino aveva dichiarato «Non può essere deciso nulla sull’Ucraina, senza l’Ucraina». (1)

Era stato l’inizio di un nuovo riscaldamento della temperatura.

In aprile gli atteggiamenti di Stati Uniti da una parte e Federazione Russa dall’altro, erano diventati allarmanti, con un considerevole ammasso di militari da parte russa ai confini con l’Ucraina e con l’ingresso di due navi da guerra nel Mar Nero, da parte americana.

La situazione era successivamente peggiorata in seguito alle esercitazioni militari NATO “Rapid trident 2021” in territorio ucraino, riguardo alle quali si era pronunciato anche il presidente bielorusso Lukashenko che aveva accusato gli Stati Uniti di aver istituito centri di addestramento in Ucraina, che, secondo lui, equivarrebbero a vere e proprie basi militari. «[Gli USA] stanno dispiegando truppe della NATO in Ucraina. Servendosi del pretesto di avviare nuovi centri di addestramento, gli Stati Uniti, di fatto, stanno creando basi militari in Ucraina» (fonte Sicurezza Internazionale, 27 settembre 2021).

D’altro canto, secondo il recente rapporto “Moscow Mercenaries’ wars” del Center for Strategic and International Studies (CSIS) (2) , al culmine del conflitto hanno operato nel Donbass da 2.500 a 5.000 mercenari russi. Alcuni di questi, come risulterebbe documentato in un video prodotto dal quotidiano francese Le Monde, apparterrebbero alla ben nota compagnia militare Wagner, la cui presenza risulterebbe nello stesso video in vari luoghi ove si svolgono o si sono svolte guerre civili, come Siria, Libia e vari paesi dell’Africa centrale. (3)

Era stato l’allarmante deteriorarsi della situazione in Ucraina, con gli atteggiamenti reciprocamente provocatori fra Russia da una parte e Stati Uniti e Nato dall’altra, ad indurre i presidenti di Russia Francia ed Ucraina e la cancelliera tedesca a concordare l’incontro fra i ministri degli esteri dei loro paesi di cui si è scritto in apertura, incontro superato in uno scenario in cui protagonisti sono ormai soltanto Russia e Stati Uniti, con il concorso degli altri paesi della NATO e l’Ucraina vittima designata.

Sul finire di novembre e l’inizio di dicembre, infatti, da parte degli Stati Uniti è stato reso noto un notevole movimento, documentato, di truppe russe ai confini con l’Ucraina dove si erano ammassati fino a 175mila soldati in previsione, secondo gli esperti militari americani, di una invasione in gennaio.

Da qui l’organizzazione di un incontro in video chiamata, fra Biden e Putin, tenutosi il 7 dicembre, preceduto da un’intensa attività diplomatica di Biden, con Regno Unito, Germania, Francia ed Italia, volta ad ottenere dagli alleati l’adesione a pesanti sanzioni nei confronti della Russia in caso di invasione, così da presentarsi all’incontro in posizione di forza.

È stato in virtù di questo appoggio che, Biden, nel corso dell’incontro, avrebbe minacciato le pesanti sanzioni economiche concordate con gli alleati che sarebbero in grado di causare danni gravi all’economia russa.

Da parte di Putin sarebbero state richieste garanzie che l’Ucraina non entrerà nella NATO, richiesta che sembra improbabile che venga accettata da Biden.

Alla preoccupazione da parte dei paesi europei sul rischio che scoppi una guerra in Europa che non sia più interna per divenire ufficialmente internazionale, si aggiunge, a questo punto, un’altra preoccupazione di carattere economico. Non va dimenticato che la Russia fornisce a svariati paesi europei petrolio e gas

che potrebbero venire a mancare. Il rischio che ciò avvenga ha infatti già causato il rialzo del prezzo di questi due beni, con conseguenze non indifferenti per le economie dei paesi dell’Europa Occidentale.

Ciò che in ogni caso rincresce è che l’Ucraina sia ormai divenuta il luogo in cui Russia e Stati Uniti hanno deciso di fronteggiarsi mostrando i muscoli. La speranza è che, fra queste due parti, non si superino i limiti della contesa verbale ed economica e si scelga la via del dialogo pacifico e costruttivo.

Soprattutto l’auspicio è che si torni a pensare esclusivamente ai danni sugli esseri umani prodotti da questa conflitto, come tutti i conflitti privo di umanità.

Che si cominci a pensare alla ricostruzione, a ridare una casa a chi l’ha avuta distrutta, a portare aiuti materiali e morali a chi ha perduto familiari, a riportare a casa quasi quattro milioni di persone costrette ad abbandonare familiari, amici, lavoro, abitazione per fuggire da una guerra che probabilmente ha favorito, come sempre avviene, gli affari di pochissimi e le ambizioni di qualche governante, causando morte e gettando nella disperazione milioni di innocenti.

Giuseppe Provenza - Coordinamento Europa di Amnesty International Italia. Membro del Gruppo Amnesty Italia 233

Note:

(1) - https://twitter.com/OlegNikolenko_/status/1376569877117468683

(2) - CSIS report: Moscow’s Mercenary Wars The Expansion of Russian Private Military Companies https://russianpmcs.csis.org

(3) - Mercenaires russes Wagner : enquête vidéo sur l’« armée fantôme » de Vladimir Poutine https://www.lemonde.fr/international/video/2021/04/04/mercenaires-russes-wagner-enquete-video-surl-armee-fantome-de-vladimir-poutine_6075520_3210.html

Riservisti delle Forze di Difesa Territoriale Ucraine in un’esercitazione alla periferia di Kiev. Dicembre 2021 © OKSANA PARAFENIUK

REGIONE DI LVIV, UCRAINA - 20 SETTEMBRE 2021 - Un cartello è visto durante le esercitazioni militari ucraino-americane RAPID TRIDENT - 2021 nei locali del Centro internazionale per il mantenimento della pace e la sicurezza dell’Accademia nazionale delle forze terrestri intitolato a Hetman Petro Sahaidachnyi, Lviv Regione, Ucraina occidentale. © SERHII HUDAK/ UKRINFORM/BARCROFT MEDIA via Getty Images

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