5 minute read

Un flusso di pensiero

Di Giacomo Dusi

Advertisement

Torre di controllo di un aeroporto X – Ore 08:00. La prima ondata di partenze è andata, si è al lavoro da ormai un’ora ma il ricordo del cuscino è ancora molto intenso nella mente.

“Chi vuole un caffè?”

“Io sì grazie, senza zucchero, lo bevo amaro come la vita!”

Battuta inflazionatissima ma che si sente spesso ripetere perché si, è vero, molto spesso la vita ci mette davanti degli ostacoli difficili da superare: salute, relazioni, figli, imprevisti. Può capitare di sentirsi scarichi, demotivati, incapaci di reagire; inoltre, spesso, il nostro orgoglio ci porta ad insistere nell’andare avanti da soli perché “io non ho bisogno di nessuno!”

Purtroppo, l’aviazione commerciale, nonostante i pochi anni di vita vissuta (stiamo parlando di poco più di 100 anni), ha già dovuto fare i conti più volte con degli incidenti volutamente causati da persone che non sono state in grado di vedere altra via di fuga dai loro problemi che non l’autodistruzione. Sicuramente l’ultimo eclatante incidente a riguardo è stato quello del volo Germanwings 9525 (25 marzo 2015 - 150 vittime) e prima di questo, andando a ritroso, la lista è molto lunga:

• LAM Mozambique Airlines 470 – 29 novembre 2013 –

33 occupanti: 33 vittime

• Egypt Air 990 – 31 ottobre 1999 – 217 occupanti:

217 vittime

• Silk Air 185 – 19 dicembre 1997 – 104 occupanti:

104 vittime

• Royal Air Maroc 630 – 21 agosto 1994 – 44 occupanti:

44 vittime

• Japan Airlines 350 – 9 febbraio 1982 – 174 Occupanti:

24 vittime, 77 feriti

Questi eventi sono tutti stati tutti dichiarati atti di deliberato omicidio-suicidio di uno dei due piloti in cockpit. Così come anche nel nostro mondo ATS non sono mancati atti auto-distruttivi o rivolti verso terze persone.

Cosa porti la mente umana a gesti così estremi sicuramente non è facile da comprendere, ma quello che il nostro mondo deve imparare a riconoscere sono i segni premonitori prima che il fatto possa essere compiuto.

Tutti noi CTA abbiamo sicuramente affrontato prima dell’ingresso in ENAV o in AMI dei test e dei colloqui psicologici così che, se siamo qui ora è perché sicuramente in quel preciso momento la nostra salute mentale era in ottima forma. Ma le malattie mentali sono senza dubbio le più subdole, viaggiano in incognito e possono celarsi dietro comportamenti all’apparenza del tutto normali o comunque giustificabili. Con il tempo però a fare da bilancia.

Ancora, lungo il nostro percorso lavorativo incontriamo costantemente degli AME (Esaminatori Aero Medici) che valutano, essenzialmente, il nostro stato di salute da un punto di vista fisico. È infatti difficile, durante quei pochi attimi a disposizione, rilevare anche eventuali sofferenze di tipo psicologico. Per tale ragione, quale formazione dovrebbero avere dunque gli AME? Una sorta di tuttologia della conoscenza umana? È chiaro come una valutazione psicologica richieda degli approfondimenti ben diversi da un esame diagnostico o da una visita ambulatoriale.

Assistenza Al Volo - ANNO XLVIII - NUMERO 1/2023

Cosa si può fare quindi per tutelare il nostro settore?

Partiamo innanzitutto con l’imparare a chiedere aiuto per noi; ad offrire aiuto ad un collega che sappiamo essere in difficoltà.

Il peer-support program messo in piedi sia da ANACNA che da ENAV è senza ombra di dubbio la nostra prima ancora di salvezza. Quando la vita ci sembra amara come il nostro caffè della mattina impariamo allora ad essere umili, a comprendere come sia importante non affrontare tutto da soli.

Ad esempio, il nostro lavoro ci insegna a lavorare come un team, perché sappiamo benissimo che ciò ci aiuta a portare a casa la migliore sequenza di arrivi o partenze.

Il peer-support è quel team-working di cui abbiamo bisogno per fare un po’ di ordine nella nostra vita. I peer sono persone come tutti gli altri, non sono dei supereroi che risolveranno i nostri problemi, ma ci daranno essi la possibilità di abbassare lo stato di tensione che ci affligge. Il peer ha infatti una formazione specifica per interagire con i colleghi; è cosciente dei suoi limiti, ma sarà certamente in grado di guidarci verso professionisti della salute mentale che possano dare il supporto necessario.

Arriva qui il punto dolente della nostra società: lo psicologo.

Quanti di noi, che non hanno mai avuto occasione prima, sarebbero pronti ad andare dallo psicologo domani mattina? Quanti non avrebbero timore nel dire apertamente “no scusa, domani alle 10 non posso perché sono dallo psicologo”?

Purtroppo nella nostra cultura questa figura “mitologica” viene vista come un qualcosa di negativo: “Lo psicologo cura i matti, io sto benissimo!”

Il retaggio culturale nei confronti di questo professionista sicuramente non agevola il percorso casa-studio di ognuno di noi. Tutti andiamo in palestra per prenderci cura del nostro corpo, ma pochi vanno dallo psicologo per prendersi cura della propria mente.

Essere supportati da un professionista nell’affrontare alcuni momenti della vita può aiutarci a trovare la chiave di volta per imparare a gestire il momento nel modo migliore, senza innescare escalation di emozioni che possano diventare ingestibili. La scelta del professionista a cui affidarsi è di fondamentale importanza. Innanzitutto c’è da considerare che non è mai possibile rivolgersi a persone che si conoscono o che hanno rapporti stretti con persone a noi care: il professionista deve poter essere il più possibile oggettivo nell’accogliere le nostre parole. Ma come scelgo quindi con chi parlare?

La scelta è molto personale, ma per farla bisogna un po’ seguire quello che si pensa ci possa far sentire più a nostro agio. Innanzitutto si può partire nel definire se ci si sente più portati a parlare con un uomo o con una donna.

Lo step successivo potrebbe essere quello di approfondire anche on-line i tipi di orientamenti psicoterapeutici per capire quale secondo noi potrebbe metterci maggiormente a nostro agio.

I 3 approcci più comuni da trovare possono essere: Psicoanalisi e psicodinamica, Psicoterapia cognitivo-comportamentale, Psicoterapia sistemico-relazionale.

A grandi linee è possibile dire ad esempio che nella psicoanalisi classica il terapista, mantenendo un atteggiamento distaccato, interpreta il flusso di pensieri che gli viene presentato. Negli altri 2 approcci invece il terapista interagisce in modo più attivo con il paziente e lo supporta fornendogli degli strumenti che lo possano aiutare a superare l’ostacolo che sta affrontando. Anche in questo caso è lasciato alla sensibilità personale comprendere cosa si ritiene più adatto per sé. Va ovviamente ricordato che uno psicologo “non è per sempre”; in qualsiasi momento, se viene a mancare il clima di fiducia, empatia e collaborazione tra paziente e terapeuta è possibile interrompere gli incontri e orientarsi verso un altro professionista. Tranquilli, lo psicologo non si offende! Arrivando infine alla parte più “venale” della scelta di uno psicologo, i costi possono variare dai 40€ ai 110€ variabili in base all’area geografica in cui ci si trova, alle specializzazioni conseguite dal terapeuta e dagli anni di esperienza pregressa.

Nota dolente purtroppo per noi che siamo abituati ad utilizzare la polizza sanitaria aziendale: a partire dal 2021 gli ultimi 2 capitolati assicurativi non hanno più compreso le sedute di psicoterapia se non nei soli casi di gravi patologie cliniche che possano necessitare di un sostegno anche di tipo psicologico. In un momento storico per la nostra professione in cui si sente spesso parlare di wellbeing, stress & fatigue management e salute mentale dei CTA, il ripristinare l’accesso gratuito, fatte salve le eventuali franchigie, alle sedute di psicoterapia potrebbe dare una buona spinta al miglioramento della qualità della vita di tutti noi.

Buon caffè, zuccherato, a tutti!

This article is from: