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Per molto tempo ancora
Di Giuseppe Carucci
È ancora il mestiere più bello del mondo? Prima di rispondere “that’s affirmative” come ci verrebbe naturale, devo definire il perimetro della domanda. Altrimenti suona un po’ boomer, buongiornissimo caffè, altro che Var, ai miei tempi era meglio etc.
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Occorre fare un netto distinguo tra ciò che rende il nostro un lavoro meraviglioso, e cosa lo rende confortevole. Faccio parte di quella fascia di età per la quale ho il previlegio di poter dire che sono controllore del traffico aereo da più di metà della mia vita. Cito il dato solo perché senza un termine di paragone col passato è impensabile giudicare il presente. La zona di comfort nella quale ci piace sguazzare è una gran bella piscina, fatta di assicurazione sanitaria, pensione integrativa, turni meno pesanti che in ospedale e con un salario più interessante di quello di un/a infermiere/a.
vetrate specchiate delle torri di controllo. Non sarebbe strano svolgere una mansione solo per i benefit, però è un dato di fatto che col passare del tempo questi siano diventati sempre più difficili da mantenere. Le logiche commerciali imperanti in ogni settore non ci risparmiano, anzi, è inevitabile esserne soggetti visti gli enormi margini di profitto. È che suona un po’ come se fossimo accusati di aver vissuto molto a lungo nella bambagia e ora ci presentassero il conto, troppo salato visto che a pagarlo sono anche persone arrivate solo per il dolce. Una parte degli elementi a corollario del nostro ruolo sono stati trattati come privilegi, implicitamente quindi concessioni, o comunque spese inutili.
Non è questione di giusto o sbagliato. Se ancora si pone la questione in questi termini non si è capito che il problema è lavorare bene oggi per domani, recriminare è utile quanto una pista chiusa.
Ma non sono questi i soli motivi per i quali si svolge questa professione. Se così fosse, e magari per qualcuno purtroppo lo è, equivarrebbe a togliere tutto il fascino dalle nostre voci da “uomo radar” (e per fortuna anche donna, ma i giornali anni fa ci battezzarono al maschile, intendevano essere umano?).
Sarebbe un banalizzare il mistero che tutti, da ogni punto dell’aeroporto, cercano di scrutare dietro le
A distanza di qualche anno però è doveroso fare un’analisi onesta di questa visione, e noi dobbiamo esserne non solo testimoni ma parte attiva. Ci sono aspetti squisitamente sindacali che lasciamo affrontare a chi ci rappresenta … certo che se fossero tutti colleghi sarebbe meglio, ma è un argomento ancora diverso.
Come controllori del traffico aereo dobbiamo ricordarci della motivazione intima che ci spinge a stare in frequenza, delle soddisfazioni che ci danno le cuffie, dell’adrenalina che sovente ci accompagna a casa ben oltre l’orario di lavoro, della bella sensazione di far parte di una grande famiglia senza confini geografici, delle piccole grandi manie che ognu- no di noi sperimenta in famiglia a causa del lavoro, della maglietta per bimbi con scritto “God invented ATCOs ‘cause pilots need superheroes too”, degli stimoli di una professione che pretende sempre il massimo dell’aggiornamento, che dà la possibilità di formarsi e svolgere mansioni diverse.
Non da ultimo dovremmo essere grati ai nostri peer e alla struttura che li forma: le forze di polizia non hanno nulla del genere e quando si trovano a dover gestire un qualsiasi evento critico sono in balia degli eventi, col rischio che parlarne possa costare loro molto caro, e non farlo ancora peggio!
Cosa siamo disposti a mettere sul piatto della bilancia? In altri termini, cosa siamo pronti a riconoscere come privilegio? Probabilmente nulla, ma messi davanti a una scala di priorità metteremmo in cima alla lista la lucidità con la quale ci rechiamo in turno, dalla quale dipende in gran parte la nostra prestazione in linea operativa.
Difficile conciliare più flessibilità, più giorni lavorativi, meno certezza nelle ciclicità e al contempo la compensazione della fatica, anche perché impariamo a mantenere la nostra soglia di stress sotto controllo soprattutto grazie al tempo libero, al riposo e alle nostre famiglie che già sacrifichiamo durante le notti e le feste.
Viene subito in mente anche l’aspetto economico. È così importante? Certo che lo è, ma in ogni caso secondario rispetto al carico di lavoro durante l’esercizio delle funzioni. Dato per assodato che il giusto compenso è fondamentale, non basta senza il numero adeguato di colleghi così da poter gestire il traffico, le attività a corollario come la pianificazione strategica e la sicurezza operativa, la formazione e l’aggiornamento. Ecco, con ogni probabilità questi sono i capisaldi sui quali sono gettate le fondamenta delle nostre case, quelle nelle quali abita la persona prima ancora del controllore.
Non chiediamo molto, e siamo pronti a spendere tutta la nostra passione per meritarcelo.
Possiamo ancora dire che il nostro è il più bel mestiere del mondo, senza ombra di dubbio. E con un po’ di impegno lo resterà per molto tempo ancora.