3 minute read

Ritorno al futuro

D i Ivan Anzellotti

co mandante di A320. Scrittore e YouTuber da anni impegnato alla divulgazione di argomenti aeronautici per avvicinare il grande pubblico alle complesse tematiche del trasporto aereo

Advertisement

Due anni di bassa attività ci hanno fatto dimenticare le lunghe attese sulle vie di rullaggio prima del decollo, le ripetute holding prima degli atterraggi e in generale tutte le difficoltà legate al traffico intenso e sempre crescente che ha caratterizzato l’aviazione negli ultimi anni.

Nei pochi voli che ognuno di noi ha svolto durante il lungo periodo di lockdown dovuto al covid, lo spazio aereo diventava tutto a nostra disposizione, senza alcuna restrizione, tanto che volare diretti su punti lontani centinaia di miglia e trovarsi numeri uno in avvicinamento era una costante.

Anche evitare il brutto tempo diventava un gioco da ragazzi con il controllore che ci informava di essere l’unico traffico nel proprio settore di competenza, ergo, avevamo la libertà di fare ciò che volevamo quando volevamo.

Sapevamo però che non sarebbe durata a lungo anzi, in verità lo speravamo, perché il ritorno al traffico caotico da slot di due ore avrebbe significato la fine di una crisi mondiale che ha causato tantissimi morti ed enormi difficoltà a tutti, anche se ci avrebbe sottoposto ad un incremento del carico di lavoro con le conseguenze che conosciamo.

Ma, sebbene pilotare un aereo è un po` come andare in bicicletta, che una volta che hai imparato non scordi più, eravamo tutti coscienti che stavamo perdendo quella dimestichezza necessaria allo svolgimento rapido di operazioni complesse che per anni ci ha consentito di far fronte alla dinamicità del sistema aviazione, ed eravamo certi che con la ripresa dell’attività di volo avremmo tutti sofferto di un certo assopimento delle nostre performance.

In quei voli facili e solitari, mentre mi passavano nella testa questi pensieri riguardo al futuro imminente, riflettevo sulla possibilità che la stessa situazione si sarebbe potuta riscontrare tra i controllori del traffico aereo, non più abituati a vettorare in finale decine di aerei contemporaneamente o a sincronizzare i tanti traffici a terra, ed era plausibile aspettarsi presto qualche incrocio mal riuscito. Difatti, negli scorsi mesi ho riscontrato da entrambe le parti quanto mi aspettavo, piloti persi per le vie di rullaggio o che chiedono all’ATC l’impossibile e controllori distratti da far nascere il (per noi) tormentone “Station Calling?” anche se c’è un unico traffico nell`area di manovra.

Nello scrivere queste righe indirizzo il messaggio prima di tutto a me stesso, come forma di self mentoring, ma intanto mi rivolgo a tutta la platea di piloti e controllori affinché possiamo tutti impegnarci a riflettere profondamente in un periodo dell`anno in cui ancora il traffico estivo non è partito a tutto gas e abbiamo tempo e modo di riorganizzarci, tornare anche sui manuali e magari rivedere e correggere vizi acquisiti nella calma dei cieli vuoti per evitare problemi seri come quelli già sperimentati di recenti negli USA, che fortunatamente non hanno avuto conseguenze tragiche.

È importante ricordarsi che pur con ruoli differenti giochiamo tutti nella stessa squadra e che la partita si vince insieme quando la sicurezza è assicurata. Un fattore di stress aggiuntivo che sta affliggendo la popolazione dei piloti un po’ ovunque è che tante compagnie, nell’aumentare in maniera improvvisa il proprio numero di voli con lo scopo di ritornare ai livelli pre-covid e magari superarli, non ricordano che proprio durante il covid il numero dei piloti è stato drasticamente ridotto con massici licenziamenti non ancora completamente recuperati. Ecco quindi che, seppur il traffico non sia ancora frenetico, il carico di lavoro per i piloti in termini di ore di volo e di servizio ha già raggiunto livelli al limite del possibile, con ripercussioni importanti sulla fatica operazionale e sulla probabilità di commettere errori.

C’è poi un ultimo aspetto da tenere in considerazione: è la programmazione dell’attività di volo giornaliera, spesso vicina ai massimi consentiti dalla legge, che spiega il motivo per cui molti piloti in frequenza siano sempre alla ricerca di un decollo immediato o a tagli in rotta, e si innervosiscono facilmente alla presenza del minimo ritardo perché, per l’effetto farfalla, cinque minuti in più durante un rullaggio possono significare arrivare a destinazione mezz’ora più tardi e come conseguenza finale andare fuori ore, cancellare il volo di rientro e restare a dormire lontani da casa.

Tanti anni fa, quando ero ancora in Alitalia, esisteva un programma per cui ospitavamo i controllori di volo in cockpit allo scopo di mostrare le peculiarità del nostro lavoro poco conosciute dall’altro lato del microfono.

Credo che sarebbe interessante e molto utile organizzare di nuovo delle visite tra cockpit e torri/sale radar in modo che piloti e controllori diventino consapevoli delle problematiche reciproche legate al proprio lavoro e raggiungere un affiatamento tale che non può che portare benefici a tutto il sistema.

This article is from: