POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2, DBC VICENZA - CONTIENE INSERTO REDAZIONALE
QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE A.N.A. “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA ANNO XXXIII - N. 99 - FEBBRAIO 2014
Sul Ponte di Bassano
Un turbine di speranza di Flavio Gollin
P
otrebbe essere il titolo della copertina di Gerolimetto e l’augurio per l’anno appena iniziato; in questo caso potremmo anche accontentarci di una leggera brezza ma purtroppo intorno a noi non si vede dondolare una foglia. Ma cosa sarà mai successo a questa nostra Italia, quella degli inventori, degli artisti, dei poeti e dei tanti prodotti che un tempo ne fecero un’eccellenza e che oggi ci ritroviamo in casa con un’altra bandiera? L’Italia risorta alla grande dopo due guerre mondiali, dopo la fame e la miseria che questi due grandi conflitti avevano lasciato. Un colpo di reni e su, grazie alle idee dei nostri cervelli, al coraggio di tanti imprenditori, ai sacrifici dei nostri emigranti e delle famiglie, alla rinuncia dei contadini alla loro terra perché qualcuno vi costruisse tanti posti di lavoro. Gli italiani di allora avevano capito che senza lavoro non si poteva risorgere. Questa sì che era crescita; ma forse qualcuno ha dimenticato il vero significato del termine che non vuol dire aumento della criminalità, della disoccupazione, della povertà, della disuguaglianza, degli scandali, delle contestazioni; e il risultato? Carceri piene, fabbriche vuote e famiglie disperate. E la cosa non è che non ci riguardi come alpini, prima di tutto perché si tratta della nostra amata Patria che i nostri padri hanno costruito con tanto sangue, versato nelle trincee del Carso, dell’Orti-
gara e del Grappa e poi perché anche nelle case dove c’è un cappello alpino c’è chi ha perso il lavoro o non l’ha mai trovato, c’è la quotidiana paura di non far mangiare i figli per l’intero mese, c’è qualche vedova che piange chi, dalla disperazione, ha detto “basta”, ci sono anziani che hanno vissuto guerra e fame, che hanno fatto risorgere il Paese e si vedono anche decurtare quell’obolo che con orgoglio ritirano allo sportello della Posta, mentre la fedele compagna della loro solitudine parla di pensioni d’oro. C’è anche chi, davanti alla fabbrica chiusa implora lavoro e chi, per tutto ciò, sta manifestando nelle strade sperando che qualcuno lo ascolti, ma dicono che si tratta di piccole minoranze mentre Papa Francesco non fa percentuali e dice che un uomo che perde il lavoro perde anche la sua dignità. Peccato che le parole di un Pontefice che con l’esempio sta seminando e seminando valori trovino chi dovrebbe farne tesoro in tutt’altre faccende affaccendato. E intanto le multinazionali rifanno i conti, le nazionali se ne vanno all’estero e quelle che non lo possono fare chiudono i battenti. Allora, se è vero che non c’è futuro senza storia, il nostro domani va cercato ancora una volta sullo sfondo della foto di copertina, dove ventimila ragazzi dalle loro urne, oggi imbiancate, possono ancora insegnarci qualcosa, e se ci fermiamo un momento ad ascoltarli, forse all’orizzonte, con un soffio di speranza, potremo veder ritornare la vecchia e grande Italia di appena qualche anno fa.
Ag. BASSANO DEL GRAPPA - Alberico Torresan
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Sul Ponte di Bassano dal presidente Giuseppe Rugolo
Non siate invisibili
I
n una società appiattita e rivoltata su se stessa, da più parti viene invocato come uno dei rimedi necessari per superare questa crisi, il dedicarsi al volontariato, inteso come superamento dell'egoismo imperante di quest'era. Ora parlare agli alpini di volontariato è come sfondare una porta aperta anzi, sempre aperta, anche se ricordarlo non fa mai male, perché a volte c'è il pericolo che quello che si fa magari da anni, diventi un monotono ripetersi di azioni sempre uguali col rischio di perdere di efficacia e di incisività. Si sente quindi l'esigenza di una ancor più profonda assunzione di responsabilità di ciò che siamo e soprattutto di ciò che rappresentiamo per la società in cui viviamo ed operiamo. Se è vero infatti che gratifica il sentirsi dire: "...per fortuna che ci siete ancora voi alpini...", nel contempo la stessa frase ci deve far riflettere profondamente, perché sta a significare che la società da noi si aspetta ancora qualcosa in più; non “di più” in senso quantitativo ma qualitativamente. Sappiamo del resto che la solidarietà non si misura a chili o metri, ma a passione, amore e generosità, e che soprattutto si accompagna volentieri alla sensibilità di animo; cosa che gli alpini praticano, sia pur in forme diverse, fin dalla fondazione dell'A.N.A.. Quello che ora chiedo a voi alpini della “Monte Grappa” è di farlo con uno spirito nuovo, aggiornato ai tempi repentinamente mutati, chiedendovi in sostanza di continuare ad essere in mezzo alla gente pronti e disponibili come sempre ma con una nuova coscienza di alpini dei tempi moderni. Dobbiamo tutti renderci conto che il rischio di scomparire come dei dinosauri è reale ma abbiamo il dovere di ribellarci a quello che può sembrare un destino ineluttabile e crudele. L'unica strada percorribile è l'impegno non scontato ma cosciente, parlando e coinvolgendo le nuove generazioni nelle nostre molteplici attività, grandi o piccole che siano. Per avere qualche possibilità di successo dobbiamo però usare un “linguaggio” nuovo ed aggiornato ai tempi; non basta più il fare ma bisogna anche “esserci”, convinti di trasmettere il nostro immenso tesoro fatto di altruismo e generosità. Vincere l'indifferenza di un giovane ed avvicinarlo alle nostre cose significa essere riusciti a non passare inosservati e quindi non essere stati scontati se non addirittura monotonamente ripetitivi; significa non essere invisibili. Nella società, invisibile è colui che si adatta, che non si sbilancia e si adegua all'andazzo generale delle cose subendo passivamente le decisioni che altri prendono per lui. Noi, ed è la nostra storia che ce lo insegna, siamo sempre stati artefici del nostro destino ed architetti del nostro futuro. Adesso è giunto il tempo di nuovi progetti non meno importanti e non meno preziosi di quelli fin qui realizzati; dobbiamo solo crederci. Lo so che non sarà facile ma.....noi siamo gli alpini!! Andate e......non siate invisibili!!!
Cima Grappa
di Cesare Gerolimetto
PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE ANA “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA Anno XXXIII - N. 99 - Febbraio 2014 Direttore Responsabile: Flavio Gollin Comitato di Redazione: J. Cristofari - P. Demeneghi F. Grego - A. Guadagnin - G. Idrio M. Sartore - I. Zordan Direzione, Redazione, Amministrazione: Sezione A.N.A. “Monte Grappa” Via Angarano, 2 36061 Bassano del Grappa Impaginazione e stampa: Laboratorio Grafico BST Via Lanzarini, 25/b - Romano d'Ezzelino (VI) www.graficabst.com Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n. 2/ 81 Reg. P. - 9/4/ 81 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza Tassa pagata - Taxe perçue E-mail: redazione@anamontegrappa.it Sito della Sezione: www.anamontegrappa.it
SOMMARIO • Lettere al Direttore
pag.
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• L’opinione
pag.
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• Una pagina di storia
pag. 6-7
• Dal nostro museo
pag.
8
• Assemblea di fine anno
pag.
9
• M. Coston - cimitero di guerra
pag. 12-13
• Cronache sez.li e dei Gruppi
pag.
14
del giornale, eria, la Redazione et gr Se la o, iv tt re Il Consiglio Di tive, ro, le Attività Spor Co il a, nd Ba la la Protezione Civile, tti un ani augurano a tu ov Gi po up Gr il , il Museo
o 2014 Sereno e Prosper 3
Sul Ponte di Bassano
Lettere al direttore Secondo me l’esperienza della 6 giorni è stata unica: ci ha permesso di imparare cose nuove associazioni di volontariato e le loro attività, abbiamo stretto tra di noi e con loro una forte amicizia. Quindi se un giorno queste associazioni avessero bisogno, sanno che possono fare affidamento anche su di noi. E non solo associazioni ma anche enti pubblici e istituzionali come il Comune di Bassano, i Vigili del Fuoco e il personale dell’Ospedale San Bassiano si sono adoperati per questa breve ma intensa formazione. È senz’altro un’esperienza da ripetere e questo è merito soprattutto degli alpini guidati da Fabrizio Busnardo e di tutti i volontari che hanno dedicato il loro tempo per accompagnarci in questa bella avventura. Thomas
Ringrazio tutte le associazioni che hanno partecipato alla settimana e credo che se il Paese funzionasse con un po' di Spirito Alpino, forse non succederebbero chissà quali miracoli, ma probabilmente ci accorgeremmo di più del nostro passato, di chi abbiamo vicino, di che cosa succede intorno a noi. Avremmo forse più cura di quello e di chi ci circonda. Alpini di Bassano, meritate davvero un sentito “Grazie” per questa vostra iniziativa. Perchè anche voi non vi stancate mai di seminare. Francesca Quello che scrivete sulla vostra esperienza è la ciliegina sulla torta. L’interesse che vi si leggeva in volto durante la 6 giorni bastava a premiare il nostro lavoro. Speriamo di essere riusciti a darvi una piccola parte di ciò che dovrebbero dare le nostre Istituzioni nazionali. Per fortuna le amministrazioni locali, prima fra tutte quella di Bassano, hanno capito che si tratta di un investimento dagli interessi altissimi, perché siete voi i nuovi cittadini e sarete voi i nuovi imprenditori, lavoratori, padri e madri di famiglia. La nostra amata Italia è già nelle vostre mani.
Sette giorni...quel che basta per costruire un legame...una catena con quattro anelli legati strettamente l'uno all'altro: condivisione (vivere assieme), rispetto (ogni singola stella alpina è unica), obbedienza (le regole sono fatte per dare un senso a ciò che stiamo costruendo), impegno (due mani e due gambe per dare, costruire innalzando nuovi orizzonti. Una settimana che accende una scintilla, le basi essenziali per non spezzare mai ciò che ci unisce. Grazie per questa esperienza meravigliosa che mi avete permesso di vivere, un'esperienza che mi ha dato il coraggio di lanciarmi ed affrontare le sfide, un'esperienza ricca di insegnamenti, un'esperienza che mi ha dato così tanto che a parole non posso descrivere. Vi ringrazio immensamente perché con voi mi sono sentita sempre me stessa senza dovermi mai nascondere e che mi ha permesso di trovare degli amici meravigliosi ... Grazie con tutto il cuore. Chiara
Il 6 novembre scorso i nostri cari amici alpini di Bassano del Grappa, sono venuti a trovarci nella nuova Scuola dell'Infanzia di Casumaro. Rivederli è stato bello quanto rivedere parenti ed amici a cui si tiene tanto. La loro allegria e il grande spirito comunitario, già a noi noti, hanno riempito ogni spazio. Dopo aver fatto visita ai ragazzini della scuola primaria e aver apposto la targa alla Scuola dell’Infanzia (che per noi sarà sempre "Stella Alpina"), ci hanno donato un magnifico Crocefisso. Una volta ancora Nostro Signore è testimone di tanta solidarietà. Un momento bellissimo ed emozionante è stato quando gli alpini, unitamente ai bambini e alle maestre, hanno cantato "Sul Cappello " e l'Inno Nazionale. Per i bambini gli alpini sono ormai cari zii e nonni, se ne parla sempre, e quando li si incontra la festa è assicurata. È stata una mattinata indimenticabile e, alla loro partenza, si è percepito un grande vuoto, ma anche una sensazione benefica di calore e soddisfazione. Grazie Girolamo e grazie a tutti gli amici alpini. Per voi infinita riconoscenza. Lorenza Direttrice della Scuola “Stella Alpina” di Casumaro
Quando mi sono iscritta alla “sei giorni” ero quasi pentita di non aver invitato qualche amico, ma alla fine non mi dispiace di averla assaporata senza conoscenti. La settimana con gli Alpini è stata un po' come una musica: lenta alla mattina quando ci si ritrovava per cominciare la giornata; importante quando ci siamo trovati tutti vestiti di verde; ufficiale quando abbiamo camminato in montagna e abbiamo partecipato alla cerimonia di Cima Grappa; allegra nei momenti con le associazioni e le autorità, più monotona quando la pasta degli alpini portava un po’di stanchezza; sorprendente in tutti i momenti della giornata Come un sugo, e di sugo ne abbiamo visto un bel po'! Ma eccome se ne è valsa la pena assaggiare la pasta “alpina”. Sono rimasta davvero toccata dalle testimonianze dei donatori di midollo e di sangue, ed anche dalla lezione tenuta dalle dottoresse dell'ospedale di Bassano. Interessante ascoltare le autorità, la Protezione Civile e tutte le associazioni. Emozionante attraversare il fiume Brenta; istruttive la mattinata alla fattoria “Conca d' Oro” e le arrampicate in Valle S. Felicita. Emozionante ammirare i cani della squadra cinofila! Ed altrettanto spegnere il fuoco con i Vigili, e ascoltare gli operatori del 118. Sabato e domenica a Cima Grappa è stato come fare un salto nel passato, anche noi protagonisti della cerimonia non è da poco. Pensare a quello che hanno passato i soldati che lì hanno combattuto; forse abbiamo smarrito il senso del ricordo. Il dolore permea nei luoghi: un silenzio ampio invade lo spazio, e se anche non ne sapessi nulla di ciò che è accaduto comunque riusciresti a percepire che qualcosa ha attraversato quella terra.
Cara Direttrice, incontrando gli alpini, sicuramente qualche occhio lucido sotto il cappello l’avrà notato! Ecco, questo non è il nostro prego, ma il nostro grazie per averci dato la possibilità di donare ancora.
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Sul Ponte di Bassano l'opinione
Uno sport tutto italiano di Piero Demeneghi
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Colletta Alimentare, un’iniziativa di solidarietà che ha visto, alle porte di tanti supermercati e negozi d’Italia, la presenza di soci alpini volontari a raccogliere generi alimentari offerti dai clienti a chi – e sono tanti – si trova in difficoltà anche a soddisfare le esigenze dell’alimentazione quotidiana. Basta poi sfogliare il libro verde della solidarietà alpina per avere un’idea del tanto di bene che viene fatto; un libro che si va ingrossando di anno in anno , pagina dopo pagina, nel raccontare di iniziative o anche di semplici gesti di solidarietà di cui si rendono protagonisti sezioni, gruppi o semplici soci alpini. Tra l’altro quest’anno è ricorso il ventennale dell’Asilo Sorriso di Rossosch, in Russia, un vero e proprio fiore all’occhiello dell’Associazione, frutto della generosità degli Alpini, ma anche della volontà di ricordare i tragici eventi bellici attraverso un’opera di pace destinata alle nuove generazioni da educare nel segno dell’amicizia e della solidarietà laddove gli uomini si sono duramente combattuti. Ispirandosi agli stessi ideali che hanno animato la costruzione dell’Asilo Sorriso, è in fase di progettazione il restauro del ponte di NIkolajevka, ora Livenka, che vide il passaggio delle nostre truppe alpine in marcia verso la salvezza dopo che, a prezzo di molto sangue, riuscirono a rompere l’accerchiamento. Ancora una volta il sangue dei caduti ispira nei vivi, loro eredi, la realizzazione di un’opera come il ponte che collega due rive di un fiume, ma idealmente stabilisce rapporti di amicizia e di solidarietà. Stiamo per celebrare il centenario dell’inizio della Grande Guerra di cui le nostre montagne sono state teatro. A Cima Grappa, come ad Asiago, sull’Ortigara e in tanti altri posti meno famosi, la pietà dei nostri padri ha voluto accogliere i caduti dell’uno e dell’altro fronte. Ebbene, proprio il rispetto e l’omaggio che noi sempre attribuiamo anche ai vinti è una di quelle cose che suscitano ammirazione e plauso da parte dei tanti stranieri che vengono a visitare i luoghi teatro della Grande Guerra. Tutti rimangono edificati dalla cura e dal rispetto che circondano i sacrari militari dove stanno le spoglie dei loro compatrioti caduti. Questi fatti che abbiamo citato costituiscono argomento di poca importanza per i media i quali vi dedicano al massimo qualche secondo nelle testate dei TG nazionali o qualche trafiletto nelle pagine dei quotidiani che fanno opinione. Evidentemente non valgono quanto gli scandali e le ruberie di cui si compiacciono di parlare, a conferma dell’adagio secondo il quale fa rumore l’albero che cade, non la foresta che cresce. Ciononostante questi stessi fatti dovrebbero indurci ad un atteggiamento più positivo verso noi stessi, ad essere un po’ più fieri dell’italianità da esibire non soltanto in occasione dei successi della Nazionale di calcio o della Ferrari, ma anche in tante altre circostanze che, se fanno meno rumore, non per questo assumono meno valore.
uno sport nazionale, soprattutto in questi tempi di crisi, dir male di noi stessi come italiani. Il fenomeno (estraneo per esempio tra i nostri vicini d’Oltralpe) sembra accompagnarci da tempo immemorabile, complici un livello di identità nazionale piuttosto basso, ma anche i media che si compiacciono di criticare un po’ tutta la nostra storia e il nostro costume passato e presente risalendo addirittura a quella mancata Riforma protestante la quale viceversa avrebbe ispirato un alto senso civico e un più marcato orgoglio nazionale in altri paesi europei. Senza andare a scomodare la storia, su cui ci sarebbe tanto da dire in rapporto a meriti e demeriti di ciascun popolo del nostro continente, sta di fatto che, quando qualcosa non va, ricorre il ritornello, da strada o da osteria, “Siamo italiani!” con un evidente tono autodenigratorio. L’espressione sottintende che altrove le cose andrebbero decisamente meglio, tutto funzionerebbe secondo le regole, nessuno tirerebbe a fregare il prossimo e così via. Beninteso, abbiamo seri motivi per essere severi critici di noi stessi, il che, entro determinati limiti, può anche essere positivo, perché ci rende consapevoli dei nostri mali collettivi e ci induce a curarli. Se tuttavia la sana autocritica svolge una funzione positiva, diventa dannosa quando si riduce a quasi compiaciuta autodenigrazione, fenomeno – come dicevo – non raro nel Bel Paese. Quasi non ci fosse alcun motivo per essere, almeno un po’ fieri di noi stessi e segnare qualche punto a nostro vantaggio di fronte ai partner dell’Europa e del mondo intero. Non è positiva l’autodenigrazione davanti ai nostri vicini europei, soprattutto perché finiamo per consolidare in loro certi pregiudizi che già circolano sugli italiani. Ovvio che, insistendo nel dir male di noi stessi, i nostri interlocutori non possono che confermare. “Se siete voi a dirlo…” così sono indotti più o meno pensare e confermare. Invece abbiamo dei buoni motivi anche per essere fieri di questo nostro Paese, acciaccato quanto si vuole, ma sempre capace di sorprendere e di esprimere valori che altrove non sono poi così scontati. Non andiamo a scomodare la storia o le glorie del passato o l’immenso patrimonio d’arte e di cultura per non correre il rischio di cadere nella vuota retorica. Limitiamoci al presente e alla prosaica quotidianità. C’è un’Italia silenziosa, estranea alle logiche del potere e della cosiddetta casta dei politici, che nella discrezione promuove e realizza piccole grandi cose, inimmaginabili in altre realtà apparentemente più ordinate, più efficienti e più civili della nostra. Restiamo nell’ambito familiare della nostra Associazione. Mentre stiamo scrivendo queste righe, si è da poco conclusa la
Raduno della Brigata Alpina Cadore
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al 20 al 22 settembre a Belluno si è tenuto il 4° Raduno della disciolta Brigata Alpina Cadore. Il quinquennale appuntamento tra gli ex appartenenti della Brigata è stato anticipato di un anno per festeggiare il 60° anniversario di fondazione della Cadore. La voglia di tornare sui luoghi dei vent’anni è stato forte e le penne nere che hanno prestato servizio nella Brigata dal 1953 al 1997 hanno invaso Belluno. Domenica hanno sfilato ancora una volta per le strade cittadine, reparto per reparto, guidati dai loro ex comandanti. È stato per tutti un
piacevole tuffo nel passato per ritrovare vecchi amici, ufficiali e sottufficiali che dopo tanto tempo si sono abbracciati come compagni di naja. Dopo la sfilata, in cui era presente anche il Vessillo della Sezione ANA “Monte Grappa”, il lungo corteo si è riunito nel cortile della Fantuzzi per consumare il rancio, l’ultimo, perché la caserma tra qualche mese passerà definitivamente sotto la tutela del Ministero dell’Interno. Un altro pezzo della Brigata Cadore che se ne va. Alfeo Guadagnin
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Sul Ponte di Bassano una pagina di storia
Il capitano Enrico Busa, eroe dimenticato di Alfeo Guadagnin
E
nrico Busa nacque a Salcedo il 5 agosto del 1889 da famiglia borghese. L’abbiamo conosciuto tramite il capolavoro di Paolo Monelli “Le scarpe al sole”, in cui l’autore traccia di Busa un quadro di grande umanità sia nei confronti dei colleghi che dei propri uomini. Monelli, a differenza di altri ufficiali più famosi con cui ha combattuto, cita ripetutamente il capitano Enrico Busa con aneddoti in gran parte goliardici, ma lo disegna anche come uomo di grande coraggio, destinandolo a perenne ricordo. Monelli comandante della 299ª Compagnia del Battaglione Cuneo e Busa comandante della 300ª del M. Marmolada combatterono fianco a fianco dal giugno del 1917 sull’Ortigara fino al dicembre dello stesso anno quando, sulle Melette di Foza, i loro reparti resistettero strenuamente ai prepotenti attacchi austro-ungarici. Il 3 dicembre, alla viglia dell’attacco imperiale, i due amici si ritrovarono ancora una volta. Busa era stremato, il viso tirato, la lunga barba nera lo invecchiava di qualche anno ed aveva perso la proverbiale voglia di scherzare, tanto che Monelli ricorda: “Presentimenti". Dice il Capitano Busa: «Doman quei che xe sul Tondarecar i lo perde, mi vago al contrattacco, sparo sora a lori e ai todeschi, e ghe lasso la ghirba»”. Sotto il fuoco d’artiglieria nemico fin dalle primissime ore del mattino, gli alpini del IV Raggruppamento attesero l'attacco delle fanterie nemiche come una liberazione dal bombardamento distruttivo a cui erano sottoposti. Dalle 6,30 il fuoco fu di un'intensità mai vista dall'inizio dell'offensiva, caddero copiosamente varie granate a gas lacrimogeno e asfissiante e, per la prima volta dall’inizio degli attacchi, i reparti italiani dovettero indossare le maschere antigas. Il fuoco austriaco si riversò in particolar modo sui monti Tondarecar e Badenecche, tenuti dai bersaglieri del 4° Reggimento, reparti che in quel momento non davano garanzie di resistenza. Il Comando della 29ª Divisione, preoccupato per la situazione creatasi nelle linee dei fanti piumati, in procinto di cadere da un momento all’altro, inviò da Malga Lora dove era in riserva, la 300ª compagnia del “M. Marmolada” per contrattaccare la furia nemi-
ca. Il Capitano Enrico Busa, veterano di mille battaglie, partì con la sua Compagnia conscio della missione senza speranza a cui andava incontro, ma in quel momento il suo unico obiettivo era quello di arginare il nemico in attesa dell'arrivo di rinforzi più cospicui. La Compagnia, nel tragitto da Malga Lora al Tondarecar, fu colpita duramente dall’artiglieria austriaca ed arrivò sulle posizioni dei bersaglieri quando questi stavano per cedere. Il Capitano non esitò: «Savoia!» e i pochi che restavano della 300ª si slanciarono contro gli attaccanti. Ciò che accadde in seguito ce lo racconta ne “L’Alpino” dei primi anni venti il sottotenente della 300ª Compagnia Rinaldo Rinaldi: ”E veniamo all'episodio più importante della mia naja alpina e al fatto d'armi che purtroppo si concluse con la distruzione del mio Battaglione. Nelle primissime ore del 4 dicembre1917 il nemico inizia un bombardamento infernale. Allarme e ordini alla Compagnia di tenersi pronta a rioccupare le posizioni dove qualche giorno prima un reparto di bersaglieri ci aveva dato il cambio. Il capitano Busa con calma assoluta e incurante del pericolo si ferma in una posizione un po' più elevata della mia, per poter meglio osservare il terreno e rendersi conto della situazione. Qualche istante dopo una pallottola gli trapassa le tempie. Cade fulminato ai miei piedi. Mi chinai su di lui, quasi non credessi ai miei occhi ed ebbi l'impulso di tappare con le mani le sue tempie forate quasi potessi evitare che una vita così preziosa si disperdesse con quel fiotto rosso.” Rinaldi, ferito a sua volta, cadde prigioniero del nemico e ritornò in Patria a guerra finita. Busa venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Comandante di una Compagnia, in un aspro combattimento accerchiato dall’avversario, opponeva col proprio reparto la più ostinata difesa a ripetuti attacchi e persisteva nella resistenza, dando prova del più grande valore, finché, colpito a morte, cadde gloriosamente sul campo. Monte Castelgomberto, 4 dicembre 1917.” Il Gruppo Alpini di Salcedo, dal 1923, porta orgogliosamente il nome del suo eroico concittadino.
Ospedale da campo 088
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algrado siano passati quasi cent’anni dalla fine della Grande Guerra, restano ancora dei segni del passaggio e della sofferenza dei nostri soldati. Bassano del Grappa ed i paesi della Pedemontana furono le immediate retrovie del fronte. Truppe in arrivo ed in partenza, artiglierie, mezzi e materiali; la vita quotidiana dei paesi fu sconvolta e la popolazione sfollata in zone sicure del centro e del sud Italia. Grandi edifici come le scuole furono requisiti dall’Esercito per installarvi magazzini ed ospedali, come le scuole elementari Mazzini che furono trasformate in ospedale, e di ciò se ne è ampiamente a conoscenza grazie alle varie pubblicazioni uscite nel corso degli anni. Credo però, che pochi si siano accorti della medesima destinazione avuta dall’Istituto delle Suore Canossiane in via Santissima Trinità. Sulla facciata, se si presta attenzione, è ancora possibile scorgere la scritta “OSPEDALE DA CAMPO N. 088”, che il tempo e le intemperie hanno quasi cancellato. In quel luogo furono ricoverati centinaia di feriti provenienti dall’Altopiano di Asiago e dal Grappa, in particolare ufficiali e militari del-
la Brigata Basilicata provenienti dal Monte Tomba, immolatisi nella drammatica battaglia d’arresto del novembre 1917.
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Sul Ponte di Bassano una pagina di storia
Teleferiche e trenino nella sistemazione difensiva del Grappa di Gianni Idrio
L
in vetta. Vennero aperte o ampliate moltissime mulattiere. Furono create due potenti stazioni di pompaggio dell’acqua (una in valle S. Felicita a Romano e l’altra in valle S. Liberale a Paderno) per rifornire le truppe combattenti mille metri più in alto. Non va trascurato il fatto che il Grappa è montagna carsica dove l’acqua è praticamente introvabile. Ma i problemi di natura logistica non finivano certo qui. Le disposizioni del Comando della 4^ Armata imponevano una dotazione (per ogni giornata di fuoco) di 400 colpi per ogni pezzo di piccolo calibro, di 200 per quelli medi e 80 per i grossi, con una previsione di ben 9 giornate di fuoco per la battaglia decisiva. Fatto un rapido calcolo, tutto questo munizionamento richiedeva che alcune migliaia di tonnellate fossero giornalmente trasportate dalla pianura alle batterie in linea, con uno sbalzo di almeno 1.000 metri di quota. Come fare? Per garantire rapidità, sicurezza (sempre relativa) ed economicità ai rifornimenti fu adottata una soluzione molto razionale: un sistema (oggi diremmo) integrato di ferrovia e teleferiche. Fu realizzata una “decauville” (ferrovia a scartamento ridotto) che partiva da Rossano e per Riviera S. Vito di Bassano attraversando Romano, Semonzo, Borso, S. Eulalia, finiva in località S. Lucia a Crespano, dotata di 28 stazioni di carico/scarico, situate tutte in prossimità delle teleferiche. Ben 80 furono, a regime, le teleferiche installate tra Brenta e Piave, di varia dimensione e portata. La più potente partiva da quota 440 in località Brusamosca (Crespano), passava in fianco al Santuario del Covolo e finiva a malga Ardosetta, dopo aver colmato un dislivello di 1.000 metri. Da lì proseguiva, con un’altra linea, fino all’imboccatura della Galleria Vittorio Emanuele. Tempi di realizzazione? 105 giorni! Per completare il quadro del sistema difensivo va aggiunto che esistevano ben 3 linee di resistenza in direzione Nord-Sud ed altre 3 in direzione Est-Ovest (in particolare la cosiddetta “linea degli Inglesi” e la “linea del Mussolente”). Ne riparleremo.
’immane disastro di Caporetto ebbe inizio a partire dalle prime ore del 24 ottobre 1917. Non ci volle molto, nemmeno agli Alti Comandi dell’Esercito Italiano, per capire le dimensioni di quella disfatta. Superficialità ed incapacità di comando da un lato (italiano) ed acume tattico dall’altro (austro-tedesco) formarono una miscela esplosiva che portò a conseguenze gravissime: 250.000 prigionieri, 3.500 bocche da fuoco perdute, la 2^ Armata distrutta o fuori combattimento, l’intera regione friulana, la provincia di Belluno e mezza provincia di Treviso in mano degli occupanti, molti paesi evacuati ed oltre 500.000 profughi. Bisognava arginare, tamponare, bloccare un’avanzata che sembrava inarrestabile e devastante. Consegnare tutto il Veneto agli austrotedeschi o tentare la difesa ad oltranza sul Piave e sul Grappa? Come è noto, fu scelta questa seconda ipotesi, per le ragioni che il gen. Giardino ha ben spiegato nei suoi tre volumi del 1929. Tutto questo, oggi, è storia vissuta, consacrata e sofferta. Ma non altrettanto conosciuti risultano essere gli sforzi, i sacrifici, i progetti messi in atto per creare una struttura difensiva che fosse in grado di costituire un argine ad un fiume in piena, quale sembrava la 14a Armata imperiale. La materia è vastissima e la documentazione, forse perché troppo ampia, non è stata ancora completamente acquisita e studiata. Le retrovie del Grappa, ossia la zona pedemontana tra Bassano ed il Piave, erano pronte a sostenere un adeguato sforzo bellico in appoggio alle prime linee, con i necessari rifornimenti? Ovviamente no, o almeno non subito, ma lo furono in tempi brevissimi (specie se confrontati con quelli d’oggi). In cinque mesi il Gruppo Lavoratori Gavotti realizzò a Cima Grappa quel gioiello di arte militare che è la Galleria Vittorio Emanuele III. In sei mesi venne messa in funzione la strada “Giardino” che da Semonzo porta
Comitato Adunata 2008
ufficialmente sciolto il Comitato Adunata Nazionale 2008 che si ÈPaolostato era costituito nel marzo 2007. Ne facevano parte: Bortolo Busnardo, Casagrande, Flavio Gollin, Fabrizio Busnardo, Silverio gen. Vecchio
(segretario gen. ANA), Silvano Spiller (cons. naz. ANA), Sebastiano Favero (cons. naz. ANA), Carlo Bordignon, Gian Pietro Zara, Pietro Lago, Antonio Spenga, Giovanni Ceccon, Lamberto Zen, Ruggero Gnesotto, Gianpaolo Bizzotto (sindaco di Bassano). La chiusura economica positiva ha permesso di devolvere significativi aiuti a opere di solidarietà (Abruzzo, Emilia e Conca d’Oro), alla nostra Protezione Civile, al restauro della nostra sede e del museo: tutto come al punto XI dell’atto costitutivo. Alla riunione di chiusura erano presenti anche il presidente della Sezione Rugolo, nonché il nostro commercialista dott. Giuseppe Guarise e il maresciallo Pasquale Cesare che hanno curato gli aspetti fiscali e amministrativi. Particolarmente gradita la presenza del membro del Comitato e oggi presidente nazionale Sebastiano Favero. Non è mancato un pensiero al grande assente Bortolo Busnardo, che per primo ha voluto lasciare a Bassano e alla storia alpina questa indimenticabile magica adunata. Flavio Gollin
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Sul Ponte di Bassano dal museo
Antonio Poli un artigliere alpino “garibaldino” di Goffredo Pogliani
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razie al generoso lascito dei fratelli Poli (Sergio, Giancarlo, Luciano, Gianfranco e Giuseppe) di Romano d’Ezzelino , un rarissimo cappello alpino arricchisce i cimeli del nostro museo. In un primo momento non mi resi conto del significato storico del cappello ma lo strano fregio in ottone con l’effige di Garibaldi al posto del tondino con il numero del reggimento, stimolò la mia curiosità: era un fregio insolito e a me sconosciuto. Il cappello è appartenuto a Antonio Poli, nato a Crosara il 28 febbraio1921 e incorporato nel 1° Rgt Art. Alp. Gruppo” Aosta” operante in Montenegro e, dopo l’8 settembre 1943, inquadrato nella Divisione “Garibaldi” Trovai scarsissime informazioni sul misterioso fregio; il testo dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore lo dava per istituito nel luglio 1948 e utilizzato per soli 5 mesi. Sicuramente il distintivo risale al 1945 o poco dopo,visto che il Poli fu congedato nel 1946. Inoltre contattai un caro amico, il figlio del gen. Piero Zavattaro Ardizzi già comandante di Battaglione nella Garibaldi, che mi confermò tale datazione. La rarità del fregio mi indusse a rispolverare i particolari eventi che coinvolsero la Divisione Alpina Taurinense e la Divisione di Fanteria Venezia nella Campagna balcanica. Fu una Campagna caratterizzata da inenarrabili crudeltà, patimenti, malattie e imboscate continue, ma il peggio arrivò l’8 settembre 1943: le due Divisioni italiane, si trovarono isolate in Montenegro, senza ordini né rifornimenti, attaccate dai partigiani di Tito, dai Cetnici croati e Ustascia serbi e ora anche dagli ex alleati tedeschi. Erano completamente isolate e circondate da popolazioni ostili Cosa fare? I comandanti organizzarono assemblee con la truppa per decidere e fu unanime la volontà di non arrendersi ai tedeschi. I tentativi tedeschi di annientare le due Divisioni fallirono sempre. Ma da soli e isolati era impossibile resistere a lungo: bisognava allearsi con i partigiani di Tito e così fu fatto; non c’era altra possibilità di sopravvivenza. La “Taurinense” e la ”Venezia”, con altri militari sbandati, formarono quindi la Divisione “Garibaldi” nell’ambito dell’esercito di liberazione jugoslavo. Fortunosamente si riuscì poi a collegarsi, via radio, con il Comando del nuovo Esercito italiano costituitosi a Bari e arrivarono i fondi dall’Italia: molti milioni di lire che foraggiarono anche i partigiani di Tito ( 24 milioni di lire mai restituiti). Paradossalmente la lira italiana continuava ad avere corso in Jugoslavia. La “Venezia” ebbe il generoso contributo della Gianna da Casalecchio sul Reno, la tenutaria del bordello itinerante che seguiva le truppe, versò tutto l’incasso dicendo “vi
restituisco le vostre decadi” e si prodigò poi come infermiera in un ospedale da campo; catturata dai tedeschi, mori in un lager. I rapporti con l’esercito di liberazione jugoslavo non furono facili: molti ufficiali italiani furono da essi fucilati per fatti avvenuti prima dell’8 settembre e permanevano vecchi rancori. Nel corso dell’offensiva tedesca dell’agosto 1944 il maresciallo Tito ordinò ai suoi reparti di sganciarsi e tornare a casa senza avvertire gli italiani che, ignari, sarebbero rimasti i soli a ritardare l’avanzata tedesca. L’ordine venne intercettato dal Comandante della Taurinense gen. Carlo Ravnich che riuscì a sottrarsi abilmente alla morsa tedesca per vie impervie ritenute impraticabili, beffando gli jugoslavi e i tedeschi. Questo è il testo della telefonata di “Foca” (nome in codice di Tito) “Tutti i commissari politici siano lasciati liberi, devono salvarsi da questa offensiva. I reparti che sono prossimi ai rispettivi centri territoriali rientrino a casa. Gli italiani lasciamoli sul monte Dormitor. Speriamo che i tedeschi si accontentino di quella grossa unità e ci lascino in pace”. La Garibaldi non ricambiò l’ingeneroso comportamento dell’alleato, salvando proprio il maresciallo Tito dalla cattura con un’azione temeraria che costò gravi perdite. Non riuscì invece a salvare anche la sua elegante uniforme dono di Stalin, e dovette recarsi a incontrare Churchill in abiti borghesi. La Garibaldi rientrò a Brindisi l’11 marzo1945, perfettamente inquadrata e in armi, e subito inserita nel Gruppo di Combattimento “Folgore” fino al termine della guerra. Solo un terzo delle due Divisioni rientrò in Patria, basta questo freddo dato numerico per intuire il tributo di sangue e sacrificio dato da questi umili soldati ! Tanto eroismo non fu adeguatamente riconosciuto: i “garibaldini” erano partigiani monarchici in un momento storico che esiliava i Savoia. Toccò loro la sorte di tutti i reduci, un rientro malinconico senza alcun segno di riconoscenza. Erano i reduci della guerra fascista e andavano dimenticati. Ma questi furono gli uomini che, rimboccatisi le maniche, ricostruirono l’Italia dalle macerie. Alcuni ufficiali non rinnovarono il giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana in quanto si sentivano vincolati al precedente giuramento al Re, a tutti non fu riconosciuto il grado che avevano legittimamente rivestito come comandanti di unità” garibaldine”. Furono congedati a Firenze il 21 maggio 1946 indossando l’uniforme inglese e il cappello alpino ornato del fregio” garibaldino”. Purtroppo si conosce poco delle vicende personali dall’artigliere Antonio Poli, per la sua ritrosia a parlarne quando era in vita. Per quanto riportato da un famigliare era sopraffatto dal pianto quando si accennava alla guerra, ma credo che le sue vicende possano essere sintetizzate dai nastrini delle decorazioni che ornano il suo cappello : 3 Croci al Merito di Guerra, 2 medaglie per la partecipazione alle guerre 1940-1943 e 1943-1945 e una medaglia di Bronzo al Valore Militare con la seguente motivazione: “Animato da purissimo amore di patria, fra i primi iniziava volontariamente in terra straniera una nuova campagna in contrasto con gli umilianti ordini dei tedeschi e partecipava poi alle azioni di guerra del suo reparto. nella dura e difficile lotta, combattendo strenuamente, percorreva migliaia di chilometri lacero e scalzo, spesso soffredo fame, sete e gelo, opponendo la forza dell’orgoglio agli abitanti ostili che lo volevano disarmato, le armi al nemico che superiore in forze e mezzi lo volevano distrutto, la saldezza dell’animo a quanti volevano piegare i suoi sentimenti di italianità. Montenegro,8 settembre 1943 - 8 marzo 1945.
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Assemblea di fine anno
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omenica 15 dicembre si è svolta a San Giuseppe di Cassola l’annuale assemblea sezionale di fine anno. Consiglio, capigruppo, autorità locali e alpini si sono ritrovati all’interno della Caserma San Zeno da dove, dopo l’alzabandiera, è partita la sfilata che li ha portati all’Auditorium Vivaldi. Il lungo e ordinato corteo, coordinato sempre dal cerimoniere Piazzetta, era accompagnato dalla banda sezionale. Erano presenti il sen. Pasinato in rappresentanza del Sindaco di Cassola, il sindaco di Bassano Cimatti, l’assessore regionale Donazzan, il capitano Ianzini del 7° Rgt. Alpini e il vice comandante dei Carabinieri maresciallo Baù. I lavori dell’assemblea sono stati preceduti dai saluti da parte degli ospiti. In particolare Pasinato, nel dare il benvenuto a nome dell’Amministrazione ha elogiato i Gruppi Alpini del Comune di Cassola per la loro sempre pronta disponibilità. Dopo il cap. Iannuzzi che ha portato il saluto del Comandante del 7° Alpini, è intervenuta Elena Donazzan che, in pochi minuti, ha toccato diversi argomenti: la situazione economica nella quale si trova il nostro Paese con la mancanza di lavoro e aziende che ogni giorno chiudono i battenti; le celebrazioni del centenario della Grande Guerra che vedrà gli alpini della Monte Grappa in prima linea come custodi del Grappa, cittadini di Bassano e conterranei del Presidente nazionale. Come sempre, l’ultimo pensiero l’Assessore lo ha dedicato al Tricolore e a tutti i simboli nei quali ci riconosciamo. Presidente dell’assemblea è stato nominato Carlo Bordignon, già Presidente della Sezione e segretario il consigliere Matteo Bergamo. Molto atteso, naturalmente, era l’intervento del presidente Giuseppe Rugolo; una relazione morale nel vero senso del termine. Rugolo ha iniziato con un pensiero alla società nella quale oggi viviamo, dove spesso prevale l’apparire piuttosto che l’essere, dove i media preferiscono presentarci un mondo giovanile ben diverso da quello che vorremmo vedere, sia come cittadini che come alpini. Anticipando un po’ la relazione dell’assemblea dei delegati del prossimo marzo, il Presidente ha ricordato tutte le attività sezionali, dando risalto allo spirito che le anima, soprattutto quelle rivolte alla solidarietà: gli aiuti in Emilia e nelle nostre case di riposo, le iniziative del Gruppo Giovani, il banco alimentare ecc. E qui non è mancato un punto di orgoglio sulla fiducia che i cittadini nutrono nei confronti degli alpini ai quali affidano le loro offerte senza timore. Ne è un esempio il recente “Banco Alimentare” che, nel territorio della Sezione ha visto un incremento sulla raccolta del 12% rispetto allo scorso anno con un totale di 34.615 kg. di prodotti alimentari. Non sono mancati gli elogi anche alle attività che danno lustro alla nostra Sezione come la Protezione Civile, sempre pronta e addestrata, il progetto scuole con le numerose visite di scolaresche ai luoghi della memoria, il museo continuamente arricchito con nuovi cimeli e meta di centinaia di migliaia di visitatori, il giornale sezionale, sem-
pre brillante grazie alla direzione e alla sua qualificata Redazione, il coro, portavoce della Sezione entro e fuori confine, la banda che ci accompagna nelle manifestazioni e che, con la sua scuola, continua a formare nuovi elementi e infine i Gruppi sportivi con le loro iniziative e i loro successi. Il Presidente ha poi messo al corrente l’assemblea sui nuovi incarichi all’interno del Consiglio con Damiano Rinaldo alle attività sportive, Stefano La Grotta al parco automezzi sezionale e Gianni Idrio ai rapporti con il Centro Studi ANA. Al termine di numerosi e partecipati interventi, gli alpini si sono trasferiti nella sala mensa della scuola media per il pranzo natalizio. Flavio Gollin
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Attività sportive 41° Campionato nazionale di Pulfero (UD)
neare che la pattuglia vincitrice si è aggiudicata anche il 3° posto assoluto nella classifica finale del Campionato Nazionale. Nella categoria degli aggregati (amici degli alpini) la Sezione di Bassano ha conseguito il 1° posto con la pattuglia femminile composta da Cesca Lucia, Mocellin Fiorenza e Battaglia Graziana. Nella classifica per Sezioni la Monte Grappa si è piazzata al 5° posto sulle 31 partecipanti. Soddisfazione quindi per tutti i componenti e rappresentanti sezionali presenti per una partecipazione che ha fatto registrare ottimi risultati.
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nche la nostra sezione ha partecipato, con sei pattuglie, al Campionato nazionale A.N.A. di Marcia di Regolarità in montagna a pattuglie che si è svolto a Pulfero (UD) nella splendida cornice delle Valli del Natisone nei giorni 20 e 21 luglio 2013. L’evento ha registrato una grandissima partecipazione data la presenza di ben 142 pattuglie da tre componenti ciascuna in rappresentanza di 31 Sezioni. Nella giornata di sabato 20 luglio ha avuto luogo la cerimonia di apertura del campionato alla quale hanno presenziato il presidente nazionale Sebastiano Favero ed il presidente della commissione sportiva nazionale Onorio Miotto. Erano inoltre presenti le autorità locali ed i responsabili delle Sezioni partecipanti. Dopo la santa Messa celebrata nella grotta di San Giovanni d’Antro, splendida bellezza naturalistica locale, sono seguite la sfilata d’apertura e l’accensione del braciere. Il giorno successivo si è svolta la gara su un tracciato di circa 18 km. che si snodava su sentieri e strade forestali. La partenza è stata data da un imbandieratissimo ponte sul Natisone con arrivo nel caratteristico Borgo di Cicigolis. Ottimi risultati per la nostra Sezione che ha conseguito la vittoria nella categoria B con la pattuglia composta da Silvestri Francesco, Frison Giandomenico e Gnesotto Mario ed il secondo posto con la pattuglia Perizzolo Giuseppe, Andreatta Samuele e Bonato Giampietro. Da sottoli-
Memorial Bortolo Busnardo
svolta il 15 settembre sul Monte Grappa con partenza e arrivo in località Campo Croce (q. 1000 s.l.m.) lungo un percorso che ha toccato il Sacrario di Cima Grappa e diversi luoghi storici che furono teatro delle vicende della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Vi hanno preso parte 101 concorrenti divisi in 29 pattuglie di tre componenti e 7 coppie in rappresentanza di 7 Sezioni del 3° Raggruppamento. La gara ha visto la vittoria della pattuglia della Sezione di Vicenza formata da Carlo Cecchetto, Severino Comberlato e Nicola Michieloni. Secondo posto per la pattuglia della Sezione Monte Grappa con Renzo Silvello, Franco Piccolotto e Antonio Rostirolla che hanno vinto anche il Trofeo “Memorial Bortolo Busnardo” riservato alla prima pattuglia classificata della Sezione di Bassano. Il terzo posto è andato ad un’altra pattuglia della Sezione di Vicenza composta da Roberto Marchesini, Giuseppe Bittarello e Fernando Repele. Nella categoria “aggregati” (amici degli alpini) la vittoria è andata alla pattuglia di Bassano composta da Lucia Cesca, Graziana Battaglia e Fiorenza Mocellin. Nella categoria “coppie” ha vinto ancora la Sezione di Vicenza con Antonio Zuin e Rosanna Pianegonda. Alla premiazione erano presenti il presidente della Sezione di Bassano Giuseppe Rugolo, il consigliere nazionale addetto alle attività sportive ANA Onorio Miotto e i Sindaci di Borso e Crespano.
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a Sezione ANA Monte Grappa, con il supporto del Coordinamento Sportivo sezionale e la collaborazione del Gruppo Alpini di Casoni, ha organizzato la 1^ Marcia di Regolarità in montagna “Memorial Bortolo Busnardo” valida quale 10° Campionato Triveneto ANA. La gara si è
Addestramento Protezione Civile
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l 21 settembre scorso, in località Campo Croce di Borso presso la “casara” Bortolo Busnardo, si è tenuto il primo corso motosega al quale hanno partecipato una decina di volontari. L’attestazione alla formazione è stata possibile grazie alla presenza di due formatori regionali: il dott. Igor Rodeghiero e Eugenio Pasqualon; inoltre erano presenti Daniela Rebeschini e Tina Dal Fior della squadra sanitaria e i nostri due soci di Valrovina Italo Giudici e Francesco Crestani. La giornata si è svolta con una preparazione teorica, una esercitazione pratica, con prove di montaggio e smontaggio della motosega, taglio di una pianta e test finale con rilascio attestato. Non poteva mancare la cucina curata dagli alpini di San Zenone guidati da Pio Torresan. Fabrizio Busnardo
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Formazione continua
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a formazione dei volontari di PC è alla base dei programmi di formazione del Dipartimento, della Regione e della Provincia sulle varie tematiche. La principale è senza dubbio il tema della “sicurezza del volontario di PC”. Molto è stato scritto in merito all’applicazione del D. Lgs 81/2008 ai volontari di PC, successivamente sono stati emanati ulteriori decreti al fine di chiarire alcuni dubbi interpretativi. Nel 2013, organizzati dalla Provincia di Vicenza, sono stati organizzati corsi base e di sicurezza con la partecipazione di Pio Torresan, Alberto Grego, Vincenzo Alban, Diego Geremia, mentre Busnardo e Geremia, hanno seguito un corso di 40 ore organizzato dal 3 RGPT per “referente ANA nei campi di accoglienza” o, impropriamente, “capo-campo”. Infatti, come successo negli ultimi eventi sismici, il Dipartimento ha dato la gestione/organizzazione di alcuni campi di accoglienza (250 sfollati) all’ANA che li ha gestiti dall’inizio, sia nella fase di allestimento, fino alla fine fase di smontaggio e ripristino dello stato dei luoghi. Il corso, della durata di 40 ore, è stato tenuto presso la sede alpini di Padova, mentre la prova finale, con progettazione di un campo di accoglienza e una serie di domande, è stata tenuta a
Motta di Livenza. Il corso ha trattato argomenti che andavano dall’organizzazione del sistema nazionale di PC, alla colonna mobile ANA, alla psicologia dell’emergenza, alla progettazione e realizzazione di un campo in tutti i suoi aspetti: logistica, impianti, sanità cucina, …. Altro corso di 20 ore organizzato dalla Regione Veneto è stato “volontario sicuro”, per formare i “formatori” in materia di sicurezza generale a cui ha partecipato, per la Sezione Monte Grappa, il coordinatore Busnardo Fabrizio. I nostri volontari hanno seguito inoltre corsi appropriati sia di base, che specifici –motosega, motopompa, sicurezza con lo scopo di disporre di nuovi “formatori”. Il programma autunnale proseguirà in primavera con corsi motosega, primo soccorso, motopompa e montaggio/smontaggio delle nuove tende pneumatiche da svolgersi presso il magazzini di Motta di Livenza, e poi corso anti-incendio a rischio elevato di 16 ore, con esame finale presso il Comando VVFF di Vicenza, da svolgersi gennaio/febbraio 2014. L’invito quindi a tutti i volontari di PC a dare la propria disponibilità. Fabrizio Busnardo
La nuova sede della Protezione Civile Alpina
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avorita da una bella giornata di sole, si è tenuta, sabato 18 ottobre 2013, la cerimonia inaugurale della nuova sede della Protezione Civile dell’ANA Monte Grappa, dell’ANC, dell’ARI e dell’AIB, presso l’ex caserma Fincato. Il coordinatore dell’unità di P.C. ing. Fabrizio Busnardo ha gestito la significativa cerimonia, alla quale sono intervenute numerose autorità civili e militari tra cui il gen. Biagio Abrate. Busnardo ha illustrato nei dettagli gli sforzi e le centinaia di ore di lavoro, assolutamente gratuite come d’uso per gli alpini, che stanno alla base di questa ulteriore realizzazione; ha ringraziato tutti i volontari che hanno partecipato a questa importante iniziativa, che vede ora la PC avere una sede operativa ed un magazzino dove mettere al riparo le proprie attrezzature, dopo che l’amministrazione comunale di Cassola aveva ritenuto opportuno non rinnovare la convenzione con la Sezione per l’uso dei locali nella ex caserma San Zeno. L’immobile dato in uso gratuito, ma temporaneo, è stato reso agibile con l’impegno e la dedizione di molti volontari, ma si è concretizzato per la volontà dell’Amministrazione comunale di Bassano che ha creduto in questo progetto: dare una sede sia ai volontari della PC; un luogo ideale sia per l’ubicazione viaria, sia per la disponibilità di aree scoperte adatte alle esercitazioni. Un merito va all’assessore alla PC e nostro socio, ing. Andrea Zonta, che ha accolto da subito la richiesta e si è adoperato presso i tecnici degli uffici comunali per la formalizzazione degli accordi.
Il presidente Rugolo ha sottolineato, con legittimo orgoglio, come si sia trattato di lavoro a costo zero perché generosamente offerto dai volontari. “Siamo qui per con-dividere, cioè per usare assieme, questa sede che sentiamo come casa nostra. Non vogliamo nulla, ma esigiamo almeno il rispetto, quello stesso rispetto col quale ci inginocchiamo nel fango, quando portiamo soccorso alle popolazioni colpite da qualche calamità. Questa è l’unica, vera moneta con la quale gli Alpini desiderano essere pagati. In primavera, quando feci il primo sopralluogo, ero un po’ titubante! Oggi, quello che sembrava solo un sogno è divenuto realtà concreta. Grazie a tutti coloro che lo hanno reso possibile.” Prima di Rugolo avevano preso la parola il sindaco di Bassano dr. Stefano Cimatti, per esprimere la sua delusione per la piega che sta prendendo la sorte dell’ex caserma Monte Grappa, dovuta a problemi di natura politico-amministrativa “romana”. Non sono mancate parole di apprezzamento e soddisfazione da parte di Mara Bizzotto - parlamentare europeo - di Stival – assessore regionale alla P.C., di Dino Secco – vicepresidente della Provincia di Vicenza, del gen. Anniballi in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri (in congedo), di Emanuele Magrin per l’Associazione Radioamatori e di Orazio D’Incà – coordinatore Triveneto della Protezione Civile ANA. G. Idrio - F. Busnardo
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Sul Ponte di Bassano
Monte Coston: Enrico Picaglia e il Cimitero di guerra di Ivano Zordan
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cimiteri di guerra, predisposti nelle immediate retrovie del versante nord-ovest del Monte Grappa, e utilizzati fino agli inizi degli Anni Trenta, si trovavano dislocati in vari siti: presso l’Osteria del Campo, dedicato al S. Ten. Edgardo Cortese M.O., con 5000 sepolture di cui 3000 di soldati austriaci; in Valpiana, presso Ponte S. Lorenzo, dedicato al Soldato Giannottino Luigi M.O., con complessivi 3000 caduti italiani-austriaci; sul Col Moschin,con pochi caduti della Brigata Perugia; a Cason de Meda, di cui non si hanno dati certi;a Cancellalto, dedicato alla M.O. Cap. Vittorio Leonardi con 3000 caduti italiani più un numero imprecisato di austriaci; presso il Cason di Monte Coston (ora Malga Pat) con 255 caduti. L’elenco dei sepolti in quest’ultimo cimitero, compilato il 10.12.18 dal Cappellano Militare del 240° Reggimento Fanteria, è agli atti al Comune di Borso e riporta i nomi di 195 Fanti (82 della Brigata Pesaro, 50 della Brigata Cremona, 23 della Compagnia Mitraglieri, 16 della Brigata Modena, 9 della Brigata Massa Carrara, 16 di altre Brigate: Cuneo, Roma, Re), di 12 militi dei Reparti Assalto, di 10 Genieri, di 7 Artiglieri, di 2 addetti ai Servizi, di 1 Alpino(Imperial Noè Simone del 4° Alpini) e 27 Austroungarici. Fra i sepolti in questo luogo figura il Sottotenente Alberto Cadlolo del 240° Rgt. Della Brigata Pesaro che verrà nel ’21 insignito di M.O. al V.M. Diciottenne, era nato il 13 agosto 1899, studente liceale, interruppe gli studi per arruolarsi nel giugno1917. Aspirante nel marzo 1918, ed inviato al 240° Rgt fanteria della Brigata Pesaro, parte-
cipò ai combattimenti sul Monte Pertica con il grado di sottotenente, distinguendosi particolarmente nella Battaglia del Solstizio. Il 24 ottobre 1918, venne affidato alla Brigata Pesaro il compito di attaccare e conquistare le posizioni nemiche sul Monte Pertica. Due Compagnie del II Battaglione ebbero l’ordine di attaccare per prime. Al Comando del suo plotone, il sottotenente Cadlolo uscì alla testa dei suoi soldati dalla trincea di quota 1504 e, profittando della nebbia, mosse verso il nemico, raggiungendo, nonostante l’intenso fuoco avversario, la cima del Pertica. Ferito da schegge di bomba a mano ad un ginocchio, non desistette e sventolando un fazzolettino tricolore, si trascinò ancora avanti seguito dai suoi. Una fucilata lo colpì in fronte, mentre balzava sulla trincea conquistata. In alcuni documenti si trova anche il nome dell’aspirate M.O. Giovanni Lipella, che non figura però fra i nominativi dell’elenco stilato dal cappellano militare. Il numero maggiore dei sepolti appartiene alla Brigata di Fanteria Pesaro, costituita all’inizio del 1917 fra le colline asolane, formata dal 239° e il 240° reggimento. Prima di giungere sul Grappa aveva partecipato alla Battaglia dell’Ortigara del giugno in zona M. Zebio, lasciando sul campo 23 ufficiali e 555 militari, alla Battaglia della Bainsizza dell’agosto, alla ritirata di Caporetto. Decimata per permettere la ritirata della terza Armata, il 30 novembre passa il Piave, riposa fra San Zenone e Casoni di Mussolente, arrivando l’8 dicembre a riordinarsi a Borso del Grappa. Borso adotterà per un anno questi giovani fanti provenienti da varie regioni d’Italia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Sicilia, Calabria, che erano stati addestrati nel Lazio, nelle caserme di Viterbo e Civitavecchia. Il 15 dicembre, i Reggimenti della Pesaro salgono sul Grappa e combattono nella zona di Val Poise; tra il 20 e il 22 dicembre il 239° conquista il Monte Asolone; nei primi mesi del 1918 opera nella zona di Bocchette, Val dei Pez, Ca’Tasson. Subisce perdite spaventose tra il 15 e 16 giugno del 1918 per difendere le prime linee sul Monte Asolone. Negli ultimi giorni di guerra opera sul Monte Pertica pagando un altissimo tributo di caduti. A fine guerra, il Cimitero di Cason di Monte Coston venne intitolato alla Medaglia d’Argento Capitano Enrico Picaglia (18.9.189225.10.1918), più volte decorato al valor militare, reduce dalla Libia, caduto tra l’Asolone e il Col della Berretta il 25 ottobre 1918, alla testa della II Compagnia del IX Reparto d’assalto. Della morte del capitano Enrico Picaglia ne dà notizia con forte commozione alla madre il Maggiore Messe Giovanni, in data 14 novembre 1918: “Gentile signora,quale parola potrò dirle che abbia la potenza di attenuare il suo dolore sottile? Per la mamma che ha perduto l’unico suo figliolo non esistono parole di conforto. Possa però quest’ora di gloria che investe la Patria nostra portare un po’ di balsamo all’animo suo straziato, possa la meravigliosa ed eroica fine del nostro valorosissimo compagno farle sentire meno l’acerbo dolore. Pensi nessuno ha contribuito più di lui a questa vittoria fiammeggiante. Fiamma nera purissima s’è scagliato contro il nemico dieci volte più forte più forte e lo ha sferzato e distrutto con impeto travolgente. Fiero di una bellezza eroica insuperabile è caduto da prode e negli istanti della sua vita gli occhi suoi dolcissimi avevano avuto lampi di gioia perché vedevano il nemico sozzo e violatore piegare inesorabilmente sotto la spinta impetuosa delle sue fiamme nere. Nessuno può essere più orgoglioso di lei per aver dato alla Patria la parte migliore della propria vita.
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Sul Ponte di Bassano Le rimetto la motivazione per la quale alla memoria del suo valoroso figliuolo è stata proposta la medaglia d’argento al valore. Perdoni se non le scrivo più lungamente, sono a letto da più di quindici giorni per una ferita alla gamba riportata in uno degli ultimi e vittoriosi combattimenti. Anche a nome di tutto il Reparto l’espressione più viva della più profonda stima. Maggiore Giovanni Messe”. Sul motivo di questa inCapitano Enrico Picaglia. titolazione non si trova un supporto documentale. Risulta un po’ strano che il cimitero sia stato dedicato al Picaglia. Sarebbe l’unico caduto del IX Reparto assaltatori qui sepolto, in quanto i molti altri del IX erano a Val Piana. Il capitano Picaglia, infatti, era morto in Val delle Saline, più vicino a Val Piana. Il cappellano militare del 240° Pesaro non lo iscrive nel dicembre 1918 fra i caduti sepolti nel Cimitero di Monte Coston.Inoltre, il diario storico del IX Reparto assaltatori riporta come luogo di sepoltura la scritta “N.I.”, cioè Non Individuato o Non Identificato. La vicenda è piena di misteri che il colonnello Bellò Gianni scrive di aver risolto, in parte, con l’uso del ragionamento e la provvidenziale testimonianza del pronipote del Picaglia, sig. Claudio da Ancona. E formula alcune ipotesi: - secondo la prima ipotesi, il corpo del capitano non è mai stato trovato, come testimonia una lettera pervenuta alla mamma del capitano Picaglia, scritta da una donna di Pove, che riferiva di aver saputo dagli arditi lì accampati che il corpo del figlio non era mai stato trovato e questo concorda con l’annotazione del Diario storico: “N.I” - secondo la seconda ipotesi, si può pensare che i resti del capitano siano stati rinvenuti dopo la fine della guerra, magari nella primavera del ‘19 e quindi portati nel cimitero di Cason di Monte Coston. Si può supporre che l’importante tomba con il suo nome, come risulta dalle foto del ’19, sia stata un lenimento allo strazio dei familiari e non c’è la certezza che abbia custodito le ossa del capitano Picaglia. La donna nella foto che piange sulla tomba di Enrico Picaglia è la promessa sposa Matilde Sorbelli da Modena, poi sposata in Borbolini.
Il colonnello Gianni Bellò conclude la sua relazione, in occasione della commemorazione che annualmente viene organizzata dal Gruppo alpini di Borso del Grappa, tenuta il 25 agosto 2013 presso l’ex Cimitero militare, dicendo: “Ora il Capitano, come gli altri caduti qui sepolti, riposa al Sacrario di Cima Grappa, in un loculo, ma chi c’è all’interno? Forse lui, forse un povero austroungarico ignoto? Non serve e non cercheremo la risposta; le due anime riposano in pace, nell’unità dei popoli europei da loro costruita … con la vita”. Si ringrazia il colonnello Gianni Bellò per le fotografie e per le notizie fornite.
La zona del cimitero di Monte Coston.
Testimonianze da conservare
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cippo del Col della Berretta che si trovava in condizioni disastrose: un grosso lavoro di trasporto riparazione e restauro della lapide di oltre un quintale, reso possibile anche dall’aiuto dell’amico Giustino Zen. L’impegno dei nostri giovani amici non è passato inosservato, meritando riconoscimenti dal Comando del Multinational CIMIC Group di Motta di Livenza, dal presidente dell’ Associazione Nazionale Incursori Esercito Passafiume e dal comandante Roberto Vannacci del IX Repato d’Assalto Col Moschin. “Ma il riconoscimento più grande-dicono i ragazzi- è quello che arriva dai nostri Caduti, coloro che ci hanno dato una Patria e una libertà e che dal Cielo avranno sicuramente visto e apprezzato il nostro lavoro”. In retro copertina alcune immagini degli interventi.
nche la scorsa estate Anna e Davide Zen, accompagnati dal padre Claudio, hanno continuato il lavoro di restauro delle lapidi e dei cippi collocati sui luoghi della memoria del massiccio del Grappa e del nostro territorio. Il viaggio di lavoro è partito da San Giacomo dove una lapide ricorda i suoi Caduti per salire su Col Averto dove è ricordato un soldato della Caserma Monte Grappa che nel 1970 ha perso la vita nello spegnimento di un grosso incendio, e poi sul Monte Pertica, a Ca’Tasson, al Sacrario austroungarico di Cima Grappa. Successivamente la squadra si è portata a Ponte S. Lorenzo presso la colonna romana che ricorda il massimo punto dell’avanzata austriaca, sull’ Asolone dove la lapide ricorda la Medaglia d’Oro degli Arditi Ciro Scianna. Ma la soddisfazione più grande è stato il ripristino del
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Sul Ponte di Bassano
La nostra sezione in Germania
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on mancano i motivi per ribadire la necessità di coltivare l’amicizia tra i popoli al fine di mantenere i buoni rapporti di pace. Ne danno una dimostrazione pratica da oltre cinquant’anni, e precisamente dal 1960, gli alpini di Cavaso, ai quali sono andati, via via, unendosi gli alpini e i vertici della Sezione per cui, da anni ormai, si può dire che amicizia e concordanza di vedute accomuni tutte le penne nere bassanesi con i riservisti di Germania. Una prova di ciò sta nello scambio di visite che va intensificandosi tra gli amici tedeschi, che si distinguono per l’impeccabile organizzazione, e la Sezione ANA Monte Grappa, dove magari sono prioritari il volontariato e la solidarietà. L’ultima visita in terra bavarese risale allo scorso mese di giugno con una delegazione della quale faceva parte anche il presidente sezionale Giuseppe Rugolo. Come sempre calorose sono state l’accoglienza e l’ospitalità, come quella del segretario del Gruppo Willi Ruhstorfer che ha aperto le porte della sua casa per alloggiare parte della comitiva e, assieme al capogruppo Christian Albrecht ha fatto da guida per tutto il programma. Indispensabile come sempre è stata la collaborazione dell’interprete professor Umberto Patuzzi La delegazione ha potuto assistere alla suggestiva “festa dei fuochi” (il nostro pan e vin) che i tedeschi organizzano in occasione del solstizio, ma la parte più interessante del programma è stata senz’altro la visita alla caserma di Regen, dove gli alpini hanno potuto sparare con il fucile automatico, con la mitragliatrice e con la pistola. Una bella sorpresa, infine, è stato il trasferimento a bordo di un autobus degli anni ‘50 che fa parte di un interessante museo visitato prima del rientro in Italia. E anche quest’anno, la prima domenica di settembre, non potevano mancare gli amici tedeschi sul Monte Tomba nella ricorrenza nata come commemorazione del sacrificio dei soldati italiani e francesi durante la Grande Guerra ma poi, dal 1980, allargata a tutti coloro che combatterono in questi luoghi nei vari schieramenti. Alla cerimonia iniziarono così a prendere parte delegazioni di Austria, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania e, grazie al comune amico prof. Antonio Dal Fabbro attuale capogruppo ANA di Budapest, fu possibile conoscere i Riservisti tedeschi che, si è scoperto, condividevano i nostri stessi principi, tra i quali appunto una vera Europa unita. Se nel tempo la partecipazione delle altre delegazioni straniere è diminuita, mai è mancata la rappresentanza tedesca che quest’anno ha visto la presenza di Franz-Xaver Wenzl, Karl Langer, Willi Ruhstorfer del Gruppo Dingolfing–Landau, Reinhard Mohaupt, Hermann Hof-
stetter del Gruppo di Landshut e poi, assieme a Dal Fabbro, Georg Strasser, Wolfgang Genschwürger e Martin Mailänder. Ruggero Gnesotto
Chi sono i Riservisti? In Germania tutti coloro che con qualsiasi grado hanno prestato servizio nelle Forze Armate, possono chiedere di entrare nella Riserva. Si tratta di un’unica associazione suddivisa in sezioni regionali, un organo di collegamento tra l’ambiente civile e quello militare che si occupa di informare, riunire e rappresentare tutti coloro che vi appartengono. Il riservista, anche se lavoratore, ha l’obbligo all’addestramento in alcuni periodi dell’anno prefissati e gode, come il suo datore di lavoro, di un solido sistema assistenziale. Esistono anche programmi di istruzione per l’avanzamento di grado. Varie sono le attività programmate, organizzate dagli stessi riservisti che assumono la direzione delle esercitazioni come l’addestramento al tiro con l’impiego gratuito delle strutture, dei poligoni, delle armi e delle munizioni militari. L’Associazione dei Riservisti, quindi, opera in stretto contatto con le Forze Armate e i suoi componenti, in servizio o nelle cerimonie civili e militari, vestono la divisa militare.
Premio Uti Fabris
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abato 14 settembre, presso la sede sezionale, sono state consegnate le tre borse di studio agli studenti figli di soci alpini o donatori di sangue che si sono diplomati con il massimo dei voti. Erano presenti il presidente Rugolo, il vice Gambaretto, dall’assessore di Bassano Beraldin, il rappresentante dell’RDS Battocchio e i capigruppo Barletta (Alpini) e Favero (Donatori). La prima borsa di studio di € 500 è andata a Beatrice Zen, figlia di Michele del Gruppo Donatori di Fellette, diplomata all’Istituto T. C. e per Geometri L. Einaudi con 97/100. La seconda (€ 300) a Elisabetta Bianchin, figlia dell’alpino Renato del Gruppo Alpini di Liedolo, diplomata al Liceo Brocchi. E sempre del Liceo Brocchi di Bassano, con 89/100, la terza classificata (200) Valeria Rossi, figlia di Vittorio. Alfeo Guadagnin
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Sul Ponte di Bassano
Ritorno a Rossosch
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gono a Livenka, che per noi rimarrà sempre Nikolajewka, per deporre un fiore, per una preghiera e per un ricordo che il consigliere Urbano Cervellin ha preparato a nome di tutti. In poche righe sono riassunti i sacrifici vissuti dai nostri soldati, gli affetti lasciati a casa, ma anche quelli delle isbe che hanno dato loro un giaciglio e un pezzo di pane, i sentimenti di chi ha visto cadere i compagni uno ad uno nella ritirata e la speranza di poter riportare a baita ciò che rimane di loro.
na delegazione della nostra Sezione, formata da una quarantina di persone tra alpini e famigliari, ha partecipato al ventesimo compleanno dell’asilo ”Sorriso” di Rossosch (Russia) lo scorso settembre. Un’esperienza unica che tocca il cuore in ogni sua parte perché in quei luoghi si è consumato un sacrificio gigantesco che a distanza di settant’anni non sa ancora trovare una spiegazione. Molti in questi anni hanno avuto modo di leggere testimonianze e testimonianze di sopravissuti, qualcuno in casa si è creato una vera e propria biblioteca e ancora si chiede “Perché”. Ma non è solo la memoria della tragedia del ‘43 a portare gli alpini a Rossosch, ci sono anche le testimonianze che tutti gli alpini d’Italia hanno lasciato per onorare i Caduti: quel monumento vivente che oggi compie vent’anni e che per gli alpini bassanesi rappresenta qualcosa di più. Anche questa volta, giungendo all’asilo, il pensiero va a chi tra i primi ha pensato e si è dedicato a questa nobile iniziativa, a chi ha tracciato le prime linee del progetto e a chi ha arricchito il parco con quel monumento dai mille significati; tutto generosamente firmato “ Sezione Monte Grappa”. Una grande soddisfazione quella che si prova, ma poi risalendo sul pullman si ritorna a pensare a chi ha lasciato la giovane vita lungo le rive del Don, sotto il ponte della ferrovia o sotto la neve della interminabile steppa. Così gli alpini bassanesi giun-
Flavio Gollin
Conco - 90 anni!
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gruppo Gian Luca Tomat che hanno voluto essere presenti in questa importante ricorrenza. A seguire tanti gagliardetti dei vari Gruppi preceduti da quelli dei Gruppi di Conco, Rubbio e Valrovina, che celebravano anche l’annuale festa mandamentale; e poi molti alpini e consiglieri sezionali. La sfilata, accompagnata dalla Banda A. Boscato di Fontanelle, si è conclusa presso la chiesa parrocchiale dove è stata celebrata la santa Messa. Al termine, presso il Monumento, si è proceduto all’alzabandiera e all’Onore ai Caduti. Tutti si sono ritrovati poi presso il tendone per il pranzo sempre magistralmente preparato dal Gruppo Donne e dalla Pro Conco. Durante il pranzo hanno portato i loro saluti il capogruppo, il Sindaco e, a nome anche dei colleghi presenti, il rappresentante della Sezione consigliere Gabriele Peruzzo. Per concludere la giornata, la banda della Sezione ANA Monte Grappa ha intrattenuto il pubblico con i più bei brani della tradizione alpina. Una festa pienamente riuscita grazie alla partecipazione e alla collaborazione di autorità, alpini, simpatizzanti, Gruppi, consiglieri alpini e donatori e di chi ha curato l’ impeccabile cucina.
a lunga Bandiera che scendeva dal campanile già dalla mattinata di venerdì 13 settembre e il Tricolore di luci che illuminava il Monumento ai Caduti, annunciavano, assieme a tante altre bandiere, i festeggiamenti del 90° di fondazione del Gruppo Alpini di Conco nato appunto nel 1923. La catena dei volontari si è messa in moto per tempo per creare le condizioni ottimali per la buona riuscita dell’evento. Nella serata di sabato, un nutrito pubblico ha assistito all’interno della chiesa parrocchiale al concerto del coro “La Vose del Tèsena” di Sandrigo diretto dal M. Pellanda e del coro “L’Eco della Valli” di Lusiana diretto dal m.o Pinaroli. Al termine delle eccellenti esibizioni, hanno portato i loro saluti il sindaco prof.ssa Graziella Stefani e il capogruppo Giampaolo Colpo. È seguito un momento conviviale curato dal Gruppo Donne e dalla Pro Conco. Particolarmente gradita è stata la presenza del consigliere mandamentale Gaetano Oriella e del presidente del R.D.S. Giovanni Negrello. Domenica mattina gli alpini hanno sfilato per le vie del paese con partenza dalla pineta di Conco di Sopra: in testa il Gonfalone del Comune seguito dal Vessillo della Sezione e da quello della Sezione di Udine accompagnato dagli Alpini di Magnano in Riviera e dal capo-
Giampaolo Colpo
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Sul Ponte di Bassano
Santa Croce
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Presidente Nazionale ANA Leonardo Caprioli in un discorso del 1993 proclamava che «… Così pesante è la dimenticanza che nella Bibbia diviene la maledizione massima: “il suo nome sarà dimenticato”. … Probabilmente c’è chi, in buona fede, è convinto che sia sufficiente operare e che non occorra documentare. Non è così: quando si fa, è necessario anche documentare, perché la mancanza di testimonianze, ad un certo punto, non è più colmabile.» Anche il Gruppo S.Croce era inesorabilmente avviato sulla strada della biblica condanna, sennonché frutto dell’entusiasmo, dopo la favolosa Adunata Nazionale del 2008 in Bassano del Grappa, venne la bella notizia riportata sulla rivista nazionale “L’Alpino” del 15 giugno 1938. Buon frutto anche perché i soci del Gruppo più anziani sono tutti troppo giovani perché ricordino lo storico fatto del ’38. Il merito della scoperta va all’incaricato per la documentazione storica, ma con il decisivo aiuto dello storico ANA di Imola Giuseppe Martelli. Questo ci ha permesso di festeggiare nel 2013 il 75° Anniversario di fondazione. A parte le poche notizie sulla rivista nazionale, oggi non abbiamo altre testimonianze, neppure nell’archivio storico sezionale distrutto dalla piena del Brenta del 1966; perciò ben poco conosciamo sulla vita e sui primi passi del nuovo Gruppo. Nel museo sezionale c’è un vecchio Gagliardetto verde, ma esso non mostra sul retro lo stemma sabaudo, obbligatorio per Legge in quegli anni. Il caro trofeo gentilmente concesso in occasione della nostra festa ed esposto in Sede, ci permette di dedurre che il Gruppo, dopo la caduta del regime fascista nel 1943, non fu sciolto (notizia peraltro confermata da un anziano ex-capogruppo ormai novantenne), ma recuperò il suo Gagliardetto e continuò nel dopoguerra fino a naturale esaurimento e rifondazione del 1969. Le celebrazioni sono iniziate, venerdì 8 novembre u.s., con un grande concerto nella Chiesa parrocchiale: i tre cori partecipanti sono stati lungamente applauditi, il Coro ANA Edelweiss, l’Ezzelino e quello
di casa Coro parrocchiale “A.Gabrieli”. La seconda fase, sabato 9, si è svolta davanti al Monumento ai Caduti, restaurato per l’occasione con stuccatura, sabbiatura e fissaggio dei nomi. Anche questa cerimonia ha visto una buona partecipazione per l’alzabandiera e l’onore ai Caduti: oltre alla schiera di Alpini, con più di trenta Gagliardetti, erano presenti le massime Autorità del Comune, il Presidente della Sezione ANA G.Rugolo, il Signor Parroco di S.Croce che ha benedetto il nuovo manufatto e buon numero di ragazzi della vicina Scuola Elementare ‘A.Canova’. La Santa Messa, molto partecipata, ha coronato la serata. La festa ha avuto termine domenica 10 con un sontuoso pranzo per i Soci Alpini e simpatizzanti. La partecipazione è stata imponente; era presente il Presidente Sezionale con vari Consiglieri, tutti gli ex-capogruppo in vita, una rappresentanza dei Gruppi ANA di Torbole Casaglia (Brescia), di Egna (Bolzano), di Enego e gli amici di Casoni di Luzzara sempre molto legati al Gruppo S.Croce. Tutti hanno ricevuto il gradito omaggio del Guidoncino preparato per l’occasione, persino il nostro Socio benemerito Marco Beraldin, reduce di Nikolajewka, che non ha potuto per l’età molto avanzata muoversi dalla sua dimora in Francia, ma è voluto essere presente in spirito collegato telefonicamente. Il Gruppo di Santa Croce ha voluto festeggiare i suoi 75 anni di vita in forma quasi privata e famigliare, evitando ogni altra manifestazione esterna abituale come sagre, pubblicità e inutili sfilate, ma vivendo intensamente la propria gioia intima, la propria immensa soddisfazione per il felice traguardo raggiunto. Giuseppe Zonta
Il nostro Vessillo in Austria
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taglia della Meletta di Gallio e l’ultima domenica di ottobre, nella ricorrenza dei defunti, vi celebra una partecipata cerimonia.
na delegazione della Sezione formata da Diego D’Agostino, Ardengo Guadagnin e Giuseppe Bortignon ha rappresentato la nostra Sezione a Lebring nei pressi di Graz (Austria) dove c’è un cimitero della Prima Guerra Mondiale. Qui riposano anche 24 soldati italiani, fatti prigionieri e costretti a lavorare nel locale campo di addestramento. L’Associazione della Croce Nera Austriaca cura questo cimitero e il 6 giugno di ogni anno, anniversario della bat-
Banco Alimentare 2013
Nei supermercati del territorio della Sezione Monte Grappa vicentino e trevigiano che hanno aderito all’iniziativa, sono stati raccolti 34.615 kg. di prodotti con un incremento del 12% rispetto al 2012.
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Sant’Eulalia 80 anni del “Monumento Rusticano”
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l 22 ottobre 1933 veniva inaugurato il monumento di Sant’Eulalia. Un’opera voluta dall’intera popolazione per ricordare i Caduti della Grande Guerra. Una storia straordinaria immortalata nei versi del pievano don Giuseppe Panozzo, personaggio altrettanto straordinario che, con questa iniziativa, riuscì a tenere unita tutta la comunità. Una pietra di trecento quintali, sopra una rudimentale slitta di legno, percorse quasi due chilometri: dalla borgata di Cassanego fino alla piazza del paese, spinta e frenata per dodici giorni dalle forti braccia di chi aveva appena deposto il fucile o, quantomeno, aveva sentito da vicino il tuono delle granate. Domenica 20 ottobre, alpini, autorità e cittadini si sono ritrovati nella piazza che, da ottant’anni, ospita ”sasso e acqua”: il sasso del Monte Sacro e quell’acqua che aveva abbeverato i muli e dissetato i soldati in partenza e di ritorno dal fronte. Il monumento si presentava pulito e profumato, vestito a festa dagli alpini, suoi gelosi e orgogliosi custodi. L’alpino aveva ritrovato lo sguardo di un tempo, quello che Francesco Rebesco aveva voluto donargli nello scolpirlo, uno sguardo che arriva fino lassù, dove riposano gli eroi. Dopo la sfilata per le vie del centro, i partecipanti hanno assistito all’alzabandiera e alla deposizione corona alle quali è seguita la santa Messa celebrata, alla presenza del pievano don Manuel, da don Giancarlo, figlio del maestro Antonio Gambasin autore, nel 1986, di una pubblicazione ricca di foto dell’epoca: “S. Eulalia e il Monumento ai Caduti”. Il celebrante, durante l’omelia ha ricordato questa vicenda come la storia della concordia, grazie alla quale ogni cosa diventa possibile. Erano presenti i Sindaci di Borso, Crespano, Paderno e Fossalta di Portogruaro con i rispettivi Gonfaloni, il Vessillo della Sezione accompagnato dal presidente Rugolo e da una trentina di gagliardetti in rappresentanza di altrettanti Gruppi, i Vessilli di AVIS, AIDO e della Associazione Artiglieri. La sfilata e la cerimonia erano accompagnate dalla Banda di Crespano che, anche nel lontano 1928, aveva accolto il masso al suo arrivo nella piazza.
Sono seguiti il saluto del capogruppo Quinto Fuga e gli interventi del sindaco di Borso Ivano Zordan e del presidente della Sezione Rugolo. Il Sindaco ha iniziato il suo intervento ricordando il messaggio che Valentino Fabbian di Cassanego aveva lasciato sul masso prima della sua rimozione “di qui non ti muovi o sasso”; “una sfida - ha proseguito il sindaco - che compattò il paese e che diede il via alla eccezionale impresa.…e questo monumento infatti parla di coraggio, fantasia, sacrificio, rischio, ma anche di tanta soddisfazione per aver ottenuto un risultato unico nel suo genere”. L’intervento del Sindaco si è concluso con un forte pensiero ai giovani “…ai quali questi monumenti non riescono più a parlare in tempi dove c’è tanta distrazione, in tempi nei quali prevale l’indifferenza verso i valori civili della Patria, delle Istituzioni, della Bandiera, dei simboli come questi marmi sui quali è scritto il sacrificio di coloro che sono caduti e la tragedia vissuta da tante famiglie”. Il presidente Rugolo ha concluso gli interventi ricordando le lapidi che si sono aggiunte solo dopo pochi anni dalla costruzione del monumento a memoria di chi è partito per un’altra guerra e mai più ritornato. Ha elogiato gli Alpini di Sant’Eulalia per l’impegno nel valorizzare quest’opera e chi, alla cerimonia, ha pensato di invitare anche i bambini che, giocando attorno al monumento, possono ascoltare la storia del loro paese. La cerimonia si è conclusa con un pensiero floreale al camposanto del paese che un tempo, come cimitero militare, ospitò le spoglie dei nostri Caduti. Flavio Gollin La straordinaria storia in versi scritta da don G. Panozzo è disponibile presso il Gruppo Alpini di Sant’Eulalia.
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Breganze 90 anni di attività alpina
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l 21 e 22 settembre il Gruppo di Breganze ha festeggiato il 90° di fondazione. Come racconta soddisfatto il capogruppo Luca Brian tutto è andato nel migliore dei modi: “Abbiamo pensato da subito che, protagonisti di queste due giornate, fossero tutti i nostri soci e per questo, tre mesi prima, abbiamo proposto loro di mettere a disposizione due foto del servizio militare per una mostra fotografica intitolata appunto “La nostra Naja”. La mostra, allestita presso la sede, sarebbe stata un’ottima occasione per visitare la nostra e loro casa e la risposta di alpini e cittadini è stata ottima. Molti soci hanno consegnato i loro ricordi di naia; in qualche caso si trattava di vere e proprie chicche, come le foto che li ritraevano in udienza al Santo Padre Giovanni Paolo II, ma non meno interessanti erano quelle della vita quotidiana al campo o in caserma”. La sera del sabato, presso il Cinema Teatro Verdi, è stato dato spazio agli alpini breganzesi di oggi e di ieri che con il loro servizio in armi stanno o hanno servito la Patria. Il socio colonnello Cristoni, rientrato da poco dall’Afghanistan come Comandante del 9° Rgt. Alpini, è stato protagonista di una conferenza sulla missione ISAF, assieme al cap. guastatore paracadutista Marco Marcelli e al giornalista della riserva Paolo Rolli. Nel corso della serata i soci Giovanni Battista Faresin, Giulio Miotti, Mario Saggin, Romeo Sperotto, Giovanni Tapparello e Roberto Tonello, che 50 anni fa sono intervenuti nei soccorsi del Vajont, hanno ricevuto un riconoscimento da parte del direttivo del Gruppo. Grande è stata l’emozione in sala quando qualcuno di loro ha raccontato aneddoti su quella notte del 9 ottobre 1963. Domenica mattina, con il paese imbandierato, ha avuto luogo la sfilata che, dalla sede, si è snodata fino al monumento ai Caduti. Per l’occasione erano stati coinvolti gli esercizi pubblici in uno speciale concorso che premiava le tre migliori vetrine allestite a tema alpino. Per Onorina Gasparotto, presidente dei Commercianti di Breganze: “…gli alpini rappresentano una istituzione importantissima e
benemerita per tutta la comunità. Dal 1923 l’attività del Gruppo ANA, con i suoi quasi 500 iscritti, si intreccia costantemente con le altre attività dell’associazionismo breganzese come quella delle “Botteghe di Breganze” e l’invito del capogruppo a partecipare al 90°, naturalmente a modo nostro, è stato accolto con entusiasmo” Anche il sindaco avv. Silvia Covolo, nel suo intervento, ha definito il Gruppo Alpini una vera e propria istituzione senza la quale l’ attività amministrativa non sarebbe la stessa. Il presidente sezionale Giuseppe Rugolo ha portato il saluto della della Sezione Monte Grappa ed ha ricordato cosa rappresentano 90 anni di storia per un Gruppo Alpini. Dopo la Santa Messa, durante la quale è stato benedetto il nuovo gagliardetto, i partecipanti si sono ritrovati presso l’Oratorio don Bosco per il pranzo sociale. Nell’occasione è stato premiato Umberto Guerra per i suoi sessant’anni e più di attività associativa nei ruoli di segretario, tesoriere, vice e, per sei anni, capogruppo. Erano presenti anche alpini del Gruppo ANA di Masi (TN) che hanno voluto ricordare con una targa il profondo legame che li lega agli alpini di Breganze. Simone Battistello
Alla festa del 90° c’era anche Sebastiano Sperotto, l’ultima sua uscita con la camicia sezionale e con quel cappello alpino che, una volta tornato a casa, ha baciato e consegnato alla adorata moglie Giuliana. Poi, martedì 22 ottobre, un Duomo gremito fino all’inverosimile l’ha accolto per l’ultimo saluto. Erano presenti anche il presidente sezionale Giuseppe Rugolo e il suo predecessore Carlo Bordignon, consiglieri sezionali e tanti alpini con i loro gagliardetti, la Protezione Civile sezionale, il Gonfalone del
Comune e il Vessillo della P.C. di Farra della quale faceva parte. “Sebastiano Sperotto, 6° Reggimento Artiglieria da Montagna”; così ha voluto essere chiamato per l’ultima volta e ancora una volta ha risposto “Presente”! come lo era stato nel consiglio sezionale e in occasione dell’adunata nazionale di Bassano, ma anche nella protezione civile, nel consiglio comunale e nella squadra dei nonni vigili. Luca Brian capogruppo
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Breganze Il colonnello Cristoni lascia L’Aquila
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l colonnello Riccardo Cristoni, socio del Gruppo di Breganze, il 13 settembre scorso ha lasciato il comando nel 9° Reggimento Alpini per assumere l’incarico di Capo Ufficio Stampa del Capo di Stato Maggiore della Difesa in Roma. Durante il suo comando il 9° Alpini è stato in missione di pace in Afganistan e nell’inverno 2012-2013 ha fornito un considerevole aiuto alle popolazioni abruzzesi colpite dall’emergenza neve. Alla cerimonia dell’avvicendamento erano presenti il Vessillo della nostra Sezione con il consigliere mandamentale Antonio Baù, il gagliardetto del Gruppo Alpini di Breganze con il capogruppo Luca Brian e alcuni soci alpini breganzesi.
Conco Inaugurazione Casa Alpina
presentati delle Istituzioni Toniolo e Finco, i presidenti della Sezione Giuseppe Rugolo e del R.D.S. Giovanni Negrello; da tutti sono giunte parole di apprezzamento per il risultato ottenuto. Il taglio del nastro ha concluso la parte ufficiale; è seguito un ricco buffet curato dal Gruppo Donne. Per l’utilizzo della Casa Alpina telefonare al numero 339-6356410 o visitare il sito www.casaalpinadelverde.it.
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’inclemenza del tempo, che sabato 25 maggio ha fatto rivedere anche la neve decisamente fuori stagione, non ha fermato Alpini e Donatori di Sangue che avevano organizzato l’inaugurazione della Casa Alpina del Verde. Il progetto è nato grazie all’idea di Enzo Angonese e Carlo Pilati di Conco i quali, passando davanti alla ex malga abbandonata, avevano pensato di utilizzarla come casa di montagna per gruppi e associazioni. Dopo l’approvazione della Amministrazione Comunale proprietaria dello stabile, nell’estate 2010 il progetto di ristrutturazione ha preso avvio, con il coinvolgimento dei Gruppi Alpini e Donatori di Sangue e di tanti altri volontari per un totale di oltre 100 persone e 4.500 ore di lavoro. All’inaugurazione hanno partecipato molti cittadini, numerosi alpini e donatori con i rispettivi gagliardetti. Non potevano mancare gli amici del Gruppo di Magnano in Riviera, legati a Conco da grande amicizia. Dopo una breve ma suggestiva sfilata accompagnata dalla Banda A. Boscato di Fontanelle, sotto il provvidenziale tendone messo a disposizione dal Gruppo di Rubbio, è stata celebrata la Messa allietata dai canti della Schola Cantorum prof. F. Girardi. Negli interventi che sono seguiti da parte dei capigruppo Alpini e Donatori e del sindaco prof. Graziella Stefani è stato elogiato il grande lavoro svolto per la realizzazione dell’opera. Alla cerimonia erano presenti anche i rap-
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Valrovina
’adunata nazionale di Piacenza è stata, per gli alpini Pietro Schirato, 82 anni Battaglione Bassano, e Francesco Tosin, 74 anni 7° Rgt. Alpini, la 50^ adunata nazionale consecutiva partecipata assieme. Il capogruppo Alberto Tosin ha voluto consegnare ai due soci, visibilmente commossi, la medaglia di quest’ultimo evento in “formato oro” come riconoscimento non solo per questo traguardo, ma anche per il loro impegno all’interno del Gruppo e nei lavori dell’asilo di Rossosch. Tosin è stato anche capogruppo ed ha partecipato anche all’intervento in Albania.
Belvedere
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stato concluso senza problemi anche per chi era alle prime armi, con la riconoscenza delle suore e in particolare di suor Claudia che si è aggregata al gruppo fornendo supporto morale e materiale. Anche questa volta sono gli alpini a dire grazie alla comunità per aver avuto un’altra occasione per lasciare un segno nel nome della solidarietà, questa volta rivolta ai più piccoli che all’inizio del nuovo anno, si sono trovati accolti da una scuola vestita a festa.
uando c’è bisogno di aiuto, la porta più facile da bussare è quella degli alpini e la risposta è sempre la stessa: “Presente!” Questa volta si trattava di ritinteggiare la parte esterna della Scuola Materna di Belvedere. Sotto la guida di Renato Formenton, una nutrita squadra di volontari ha rimesso a nuovo i seicento metri quadri di facciate sfidato per tre intere giornate il sole di agosto. Grazie anche alle attrezzature messe a disposizione da Sergio Briotto, il lavoro è
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Sul Ponte di Bassano
Friola
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accompagnato per un lungo tratto di strada, abbiamo potuto vedere un vecchio ponte tibetano e le trincee scavate dai soldati, siamo riusciti a vedere anche due camosci che scendevano a gran velocità dal monte! Dopo un abbondante pranzo in malga, ci siamo incamminati per un sentiero panoramico per raggiungere il pullman che ci ha riportati a casa. Eravamo tutti un po’ tristi nel lasciare il Monte Grappa ma anche felici per la bella esperienza vissuta con gli alpini. Sono stati due giorni divertenti ed istruttivi perché abbiamo imparato a camminare sui sentieri e avuto tante informazioni sulla Prima Guerra Mondiale grazie a Giuseppe; inoltre è stato bello stare tutti insieme. Sarebbe bello poter tornare ancora sul Monte Grappa! Grazie Alpini!
ei giorni di venerdì 27 e sabato 28 settembre siamo stati, assieme alle nostre maestre, sul Monte Grappa con gli alpini di Friola e con gli alpini e donatori di Pozzoleone. Venerdì mattina appena arrivati a scuola abbiamo caricato i nostri bagagli sul pullman e, dopo l’alzabandiera, siamo partiti per Cima Grappa: un viaggio piacevole tra canti e panorami stupendi. In località Campo Solagna ci aspettavano gli alpini tra i quali il maresciallo Giuseppe che per due giorni è stato la nostra guida alpina. Ci siamo messi in cammino attraverso un vecchio accampamento militare dove si potevano vedere molti resti della Prima Guerra Mondiale: una vecchia ambulanza, un cannone, del filo spinato, alcune lattine, la ghiacciaia e una piccola galleria. Siamo poi ripartiti con il nostro pullman e a mezzogiorno siamo giunti a Cima Grappa dove era previsto il pranzo al sacco in compagnia degli alpini e la visita al Sacrario; il maresciallo Giuseppe ci ha spiegato come è stato costruito e ci ha raccontato la storia del Generale Giardino e del soldato Peter Pan qui sepolti. Scendendo dal Sacrario abbiamo percorso una lunga galleria fino al museo della Grande Guerra e alla sala dove hanno proiettato un video molto interessante sulle battaglie. Da Cima Grappa poi, attraverso un percorso piuttosto impegnativo, siamo giunti a malga “Val Vecia”; anche qui abbiamo trovato gli alpini ad aspettarci per sistemarci nelle camere. La sera ci siamo molto divertiti a cantare e a ballare con gli alpini che, abbiamo scoperto, sono anche degli ottimi cuochi! Sabato mattina, dopo la colazione e l’alzabandiera, siamo partiti per un’escursione percorrendo delle vecchie mulattiere; lungo il tragitto abbiamo incontrato un gruppo di simpatici asini che ci hanno
Alunni 4 A e B
Pozzoleone
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i è finalmente conclusa con un definitivo ritorno a baita l'odissea della foto datata 27/05/XII, secondo il calendario fascista, o 1934, secondo il calendario gregoriano, che ritrae Alfredo Benincasa, classe 1897, scomparso nel 1971, già capogruppo degli alpini di San Candido, nell’atto di ringraziare un ufficiale del Gruppo Artiglieria da Montagna "Belluno" per la consegna del gagliardetto al Gruppo cadorino. Tutto era iniziato con il ritrovamento di quell’immagine in un mercatino di antiquariato da parte di Albino Viero, consigliere del Gruppo di Pozzoleone il quale, grazie alle indicazioni sul retro, nel maggio 2010 aveva consegnato la foto all'allora capogruppo di San Candido Paolo Trentenaglia in occasione dell'adunata di Bergamo ("Sul Ponte di Bassano" n. 91, maggio 2011). Quest’ultimo, a sua volta, ha consegnato la foto alla figlia di Alfredo, Letizia, che ha voluto conoscere l'alpino Viero per ringraziarlo del bel regalo. Il nostro consigliere ha accettato l'invito e si è recato a trovare la signora Letizia che gestisce un Hotel a San Candido; la signora, visibilmente commossa, non sapeva come spiegare la gioia per aver ricevuto il prezioso ricordo del padre Alfredo. E soddisfatto anche Viero per aver visto così premiato il nobile gesto compiuto. Lucio Tamiello
San Marco Raccolta alimentare
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ontinua la solidarietà. Il 19 settembre gli alpini del Gruppo San Marco hanno risposto alla richiesta della Caritas per una raccolta alimentare. Grazie alla disponibilità della direzione del supermercato Alì ma soprattutto alla fiducia che i cittadini nutrono nei confronti delle penne nere, sono stati consegnati 1300 kg di prodotti da destinare a persone e famiglie bisognose. Fausto Zonta
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Sul Ponte di Bassano
Crespano
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er la prima volta si è avuta un’iniziativa congiunta tra Gruppi Alpini ed Amministrazioni Comunali della destra e della sinistra Piave. Tramite l’organizzazione di una gara di marcia non competitiva, si sono potuti raccogliere fondi per l’acquisto di una nuova autoambulanza da destinare al SUEM. L’idea, nata da un gruppo di giovani di S. Vito di Valdobbiadene, ha trovato immediato sostegno presso le amministrazioni comunali di Pederobba, Cavaso, Possagno,Paderno e Crespano, oltre ai relativi Gruppi Alpini e Pedemontana Emergenza. Alle 17.30 di venerdì 6 settembre 2013 dalla piazza di Valdobbiadene, alla presenza del sindaco Bernardino Zambon, è partita la marcia che è poi transitata per Pederobba (sindaco Raffaele Baratto), Cavaso ( sindaco Giuseppe Scriminich), Possagno (sindaco Gianni De Paoli), Paderno (vicesindaco Michelon) giungendo infine a Crespano (sindaco Annalisa Rampin) dove si è percorso l’ultimo tratto. Proprio questa parte finale si è rivelata la più impegnativa, con un tratto in forte salita e con traguardo al Castegner dea Madoneta, presso la baita degli Alpini di Crespano. In questo ultimo segmento di percorso si è aggiunto ai partecipanti anche il presidente della Sezione M. Grappa Giuseppe Rugolo.
È ben comprensibile come al termine ci sia voluta una consistente opera di… recupero gastronomico. Il bilancio della manifestazione è risultato lusinghiero, per cui non si esclude una riedizione della simpatica iniziativa. Piero Torresan capogruppo
Solagna Un alpino al comando del IX Rgt. Col Moschin
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l 20 e 21 settembre a Livorno si è celebrato il 60° di fondazione del IX Reg. Col Moschin Reparto Incursori Esercito. Dal 1998 il Reparto ha la cittadinanza onoraria a Solagna a memoria degli Arditi che hanno combattuto sul Grappa. Alle celebrazioni erano presenti il sindaco di Solagna Carlo Nervo, il vice Roberto Ferracin, il col. Gennaro Bellò, il capogruppo degli Alpini Giulio Nervo e l’assessore regionale Elena Donazzan. Gli ospiti hanno potuto ammirare l’alto grado di preparazione di questo speciale Corpo nella loro “Base a mare” nella tenuta di San Rossore vicino a Livorno. Per l’anniversario si sono lanciati simultaneamente 60 paracadutisti. È stata anche l’occasione per osservare lo scafo che nel 2012 ha battuto il record di traversata New YorkBermuda e conoscere i precedenti comandanti, come il sen. gen. Franco Angioni primo Comandante della missione italiana in Libano e l’attuale col. Roberto Vannacci. Il comando è passato ora al col. Pietro Addis già paracadutista alpino (nella foto con il gen. Angioni e Giulio Nervo). Fidenzio Grego
Un pezzo di SMALP a Bassano
A
trent’anni dal primo giorno alla Scuola Militare Alpina, si sono ritrovati il 13 luglio 2013 una quarantina di ex allievi del 112° AUC. Al raduno ha partecipato anche il generale Biagio Abrate che, allora Capitano, è stato il Comandante di questo corso. In un momento di raccoglimento sono stati ricordati i commilitoni “andati avanti” tra i quali Marzio Tremaglia, figlio del ministro Tremaglia, che del corso è stato un grande animatore. Abrate ha ricordato quanto sia stata importante la formazione di Ufficiali di Comando che, dopo il servizio, sono diventati validi imprenditori e amministratori. Sono seguiti i saluti del capo-corso, ten. Claudio Sartori e dell’organizzatore del meeting ten. Luca Maria Chenet. Non poteva mancare una visita al Museo degli Alpini e un momento conviviale ricco di ricordi e di promesse di nuovi incontri.
Feltre
D
opo 40 anni si sono ritrovati a Feltre gli alpini del 3° ‘73 della 66a Compagnia del Btg. Feltre. Erano presenti l’allora capitano e oggi colonnello Roberto Ridolfi e il maresciallo Francesco Mungo, oggi v. presidente della locale Sezione ANA.
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Sul Ponte di Bassano
Avvenimenti
CAMPO CROCE DI BORSO Un gruppo di Paracadutisti, alpini e non, si è ritrovato a quota mille per commemorare gli Arditi del Grappa e ricordare il 30° della Missione di Pace in Libano e il 20° di quella in Mozambico. Era presente anche il presidente nazionale onorario gen. C.A. Italico Cauteruccio. Purtroppo la visibilità non ha permesso lo spettacolare lancio previsto sulla conca della suggestiva località montana.
VALROVINA: 50° di matrimonio del socio alpino Bruno Marcolin e Vittorina Schirato, qui con i figli Diego e Fabio e le rispettive consorti.
BORSO: Antonio Dalle Fratte (Decimo), classe 1916, 7° Reggimento Alpini, reduce della 2a Guerra Mondiale sul Fronte greco e sul Fronte occidentale, ha voluto festeggiare il 97° compleanno con gli alpini. Erano naturalmente presenti figlie, genero, nipoti e pronipoti. Decimo non vuole parlare di “cose brutte” e racconta solo di aver ferrato tanti muli e di essere tornato dalla Francia a piedi. Come “cose belle” invece ricorda i canti degli alpini e quelli di gioventù.
SANT'EULALIA: è arrivato Matteo Ziliotto, qui in braccio al papà Francesco 7° Alpini Btg. Feltre 12/00 con il padrino Marco Puppetti Btg. Log. Julia 4/01.
FONTE: Franco Giusto e Dino Martignago hanno festeggiato i futuri alpini Leonardo e Veronica qui con il cappello di nonno Carlo Guolo.
SAN MICHELE: Bisnonno Remigio, nonno Gabriele e papà Stefano festeggiano il nuovo alpino Antonio.
SALCEDO: L’alpino Luca Basili ha felicemente sposato Claudia Fogal. Festeggiati dal piccolo Alessandro, dal padre Giovanni, dal fratello Domenico e dagli alpini del Gruppo.
Scarponcini e Stelle Alpine ROSSANO VENETO: è nato il piccolo Giammarco, nipotino di ben 2 nonni alpini, Aldo Marcon e Angelo Guarda. CAVASO DEL TOMBA: è nata Arianna Rech, figlia del socio Luca.
FONTE ALTO: il 5 ottobre si sono sposati cons. sezionale Matteo Bergamo e Feltracco Elisa, qui ritratti con i rispettivi papà e gli amici alpini.
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LONGA: è nato Leonardo, nipote del consigliere e tesoriere del Gruppo Michele Bizzotto. è nato Giacomo, figlio di Daniele Cogo, nipote di Luigino e pronipote di Bortolo.
Sul Ponte di Bassano
CASELLA D’ASOLO: è arrivata tra noi Marisol Gatto accolta dagli alpini papà Filippo e nonno Pietro.
POVE: 50° di matrimonio del socio alpino Lolato Domenico con Wilma Ferraro.
SAN ZENO: 55° di matrimonio del socio Bortolo Baggio con Lidia Bisinella.
Sono andati avanti: alle famiglie degli scomparsi le più sentite condoglianze. Belvedere
Belvedere
Borso
Borso
Borso
Breganze
Breganze
Breganze
Orfeo Marchetti classe 1933
Giuseppe Piotto classe 1931
Giuseppe Gollin classe 1945
Guido Guadagnin classe 1925
Marco Parolin classe 1970
Bortolo Rossato classe 1925
Pietro Saggin classe 1926
Sebastiano Sperotto classe 1946
Ca' Rainati
Cavaso
Cismon
Conco
Cusinati
Friola
Loria
Loria
Walter Vettorello classe 1961
Egidio Foggiato classe 1941
Tranquillo Righes classe 1926
Franco Poli classe 1935
Giuseppe Munari classe 1938
Graziano Rigon classe 1946
Emilio Andreola classe 1932
Sergio Baron classe 1953
Marchesane
Mure Di Molvena
Nove
Nove
Nove
Nove
Nove
Nove
Luigino Tosin classe 1924
Giorgio Mezzomo classe 1940
Ernesto Bernardi classe 1929
Angelo Caron classe 1927
Lodovico Costa classe 1924
Francesco Pietro Marcon classe 1941
Mario Scremin classe 1917
Aronne Zaminato classe 1923
Pagnano
Possagno
Possagno
Pove
Romano
Rosà
Rossano
Rossano
Daniele Canciani classe 1944
Alberto Dorbolò classe 1940
Angelo Vardanega classe 1962
Pompeo Vidale classe 1934
Domenico Bortoli classe 1942
Giovanni Tizian classe 1933
Gino Conte classe 1928
Daniele Marchetti classe 1980
S. Giorgio di Perlena
San Marco
San Marco
San Marco
San Zenone
Stroppari
Stroppari
Valstagna
Valerio Girolamo classe 1945
Andrea Basso classe 1967
Giovanni Zanon classe 1943
G. Battista Rossi classe 1936
Mario Marostica classe 1927
Antonio Fortunati classe 1933
Antonio Lago classe 1934
Narciso Chiomento classe 1921
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