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Fisco come supporto per lo sviluppo e non penalizzante per le imprese

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È prossimo l’avvio dell’iter parlamentare di approvazione della Riforma fiscale. Il testo dovrebbe concludere l’esame al Senato entro agosto, per dare avvio ai lavori sui decreti attuativi a partire da settembre. L’iniziativa di modifica rappresenta un importante passo avanti per il nostro Paese, poiché mira a semplificare il sistema tributario, ridurre la pressione fiscale e fornire un ambiente favorevole alle imprese edili. Un’occasione per una gestione più equa delle risorse che aiuti ad agevolare l’industria, nell’ottica di una crescita del benessere comunitario, assicurando maggiori garanzie nei confronti di un Fisco che appare troppo spesso vessatorio verso le imprese.

L’apertura del Governo alla collaborazione, unitamente alla ricezione delle proposte avanzate dall’Ance fanno ben sperare. È, infatti, lodevole l’attenzione alla tutela di beni fondamentali come “la casa” e il riferimento agli interventi di risparmio energetico e messa in sicurezza sismica degli immobili. Tanto più in considerazione degli obiettivi previsti nell’ambito del Green Deal europeo. Ma occorre rivalutare l’esperienza del Superbonus e dei bonus fiscali, non demonizzandola, puntando invece al suo miglioramento. Gli strumenti di agevolazione hanno consentito l’accesso a tutti i contribuenti, inclusi i ceti meno abbienti. L’inserimento di un principio di detassazione renderebbe fattibili operazioni complesse di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, altrimenti bloccate sul nascere dalle imposte per l’acquisto di beni vetusti troppo alte, che rendono l’affare economicamente poco vantaggioso.

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Una soluzione plausibile potrebbe essere rendere strutturale la detrazione Irpef pari al 50% dell’Iva pagata sull’acquisto di immobili in classe energetica elevata, che è ancora attuabile ma solo sino al 31 dicembre. Se, come detto, la prosperità economica è un bene da preservare e il supporto allo sviluppo dell’industria può permettere il raggiungimento di tale obiettivo, aspetti quali la locazione sono invece da ricalibrare. In un mercato degli affitti squilibrato, che rende inaccessibili alle famiglie gli immobili situati nelle città, l’estensione della cedolare secca per le locazioni di immobili abitativi non promosse dalle persone fisiche rischia di minare gli assetti economici sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Una politica efficace delle locazioni deve puntare a due aspetti: da un lato potenziare l’offerta di abitazioni in locazione, in modo da allineare il mercato italiano al mercato europeo, caratterizzato da proposte quantitativamente molto più alte; dall’altro migliorare la qualità per soddisfare le nuove esigenze abitative che, nel corso degli ultimi tempi, hanno subito un’evoluzione importante. Bisogni che possono essere garantiti solo dagli operatori professionali in grado di fornire soluzioni di qualità e che invece vengono penalizzati con tassazioni elevate. Aspetto quest’ultimo che si combina con un altro boccone amaro da digerire: la proroga dello split payment.

Una decisione che peserà sulla situazione finanziaria delle imprese di costruzioni, già alle prese con gravi problemi di liquidità dovuti ai ritardi nell’erogazione delle compensazioni per il caro materiali, ma sopra ogni cosa mette in discussione il principio di neutralità dell’Iva per le imprese. È elemento di rassicurazione la volontà ribadita dal Governo di coinvolgere direttamente le Associazioni di categoria nell’attuazione dei principi della Delega. Questo dà la possibilità ad Ance di intervenire sulle criticità individuate per avvicinarsi al pensiero, forse utopico, di un sistema fiscale equo che sia strumento per uno sviluppo economico sostenibile a tutela del benessere della società.

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