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Rischio idrogeologico

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Una priorità nazionale che, secondo i dati Ispra 2021, vede coinvolto circa il 94% dei comuni italiani

Dopo le recenti alluvioni di inizio maggio, che hanno colpito diverse zone dell’Emilia-Romagna, delle Marche e della Toscana, si riaccende l’attenzione sul rischio idrogeologico in Italia, uno dei Paesi europei maggiormente esposti a eventi — purtroppo anche drammatici — quali frane, alluvioni ed erosione della costa, che determinano degradazione del suolo e cambiamenti alla morfologia del territorio. Negli ultimi anni, complici gli effetti del cambiamento climatico, si registra un notevole incremento di fenomeni calamitosi con un progressivo aumento del rischio per la popolazione. Da maggio 2013, la Protezione civile ha dichiarato ben 135 stati di emergenza per eccezionali eventi meteorologici, alluvioni e frane.

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Secondo il rapporto sul dissesto idrogeologico redatto dall’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale) nel 2021, il 93,9% dei comuni italiani (7.423) risulta a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera. Sono oltre 8 milioni gli italiani che vi- vono in zone ad alta pericolosità: 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni si concentrano nel centro-nord del Paese e, nello specifico, nelle regioni EmiliaRomagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria. Le famiglie a rischio sono quasi 548 mila per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni. Rispetto al 2017, la superficie nazionale potenzialmente soggetta a queste calamità ha avuto un incremento rispettivamente del 4% e del 19%. Il 28% delle frane italiane sono fenomeni a cinematismo rapido (crolli, colate rapide di fango e detrito), caratterizzati da velocità elevate, fino ad alcuni metri al secondo, e da elevata distruttività, spesso con gravi conseguenze in termini di perdita di vite umane. Altre tipologie di movimento (colate lente, frane complesse), caratterizzate da velocità moderate o lente, possono causare ingenti danni a centri abitati e infrastrutture lineari di comunicazione.

Analizzando i territori a pericolosità idraulica, invece, risulta che il 5,4% del territorio nazionale ricade in aree a pericolosità/probabilità elevata per una superficie potenzialmente allagabile di circa 16.224 kmq; tale superficie in caso di scenario di pericolosità/probabilità media si estende fino a più di 30.195 kmq, ossia il 10% del territorio nazionale, per arrivare a oltre 42.375 kmq in caso di scenario di pericolosità/probabilità bassa con una percentuale di territorio nazionale allagabile pari al 14% della superficie totale.

Gli edifici e complessi di edifici a rischio frane in Italia sono oltre 1,8 milioni, di cui 223 mila in aree a pericolosità molto elevata. Le regioni con il numero più elevato di edifici a rischio frane in aree a pericolosità alta e media sono Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Sicilia, mentre i valori più elevati di percentuale rispetto al totale regionale si registrano in Valle d’Aosta, Liguria, Basilicata, Campania e Abruzzo. Lato alluvioni, il 4,3% degli edifici ricade in aree a pericolosità/probabilità elevata per un totale di edifici esposti di 623.192; in caso di scenario di pericolosità/probabilità media gli edifici esposti sono 1.549.759 ossia il 10,7% del totale degli edifici, per arrivare a 2.703.030 edifici esposti in caso di scenario di pericolosità/probabilità bassa con una percentuale di edifici ricadenti in aree allagabili del 18,6% del numero totale di edifici alla scala nazionale. Sono maggiormente esposti a rischio alluvioni Valle d’Aosta,

Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Toscana. Nel rapporto Ispra troviamo, inoltre, la stima di pericolo relativa agli edifici di interesse storico-artistico. Infatti, degli oltre 213 mila beni architettonici, monumentali e archeologici, quelli potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono oltre 12 mila nelle aree a pericolosità elevata; raggiungono complessivamente le 38.000 unità se si considerano anche quelli ubicati in aree a minore pericolosità. I beni culturali a rischio alluvioni, poco meno di 34 mila nello scenario a pericolosità media, arrivano a quasi 50 mila in quello a scarsa probabilità di accadimento.

Una panoramica sulla provincia di Brescia

Anche nel bresciano, è alto il rischio idrogeologico. Infatti, sul territorio di Brescia e provincia sono oltre 360 mila le persone residenti che vivono in zone ad alto rischio: questa situazione riguarda in particolare 40 mila residenti in un’area di 375 kmq, soprattutto lacustre. I comuni stimati come più fragili sono i territori di Moniga e Sirmione, Manerba, Monte Isola e San Felice, Padenghe, Iseo e Marone, Limone, Seniga, Toscolano Maderno, Idro e Gardone Riviera. Molto più bassa, invece, la presenza di cittadini bresciani residenti in zone a rischio frane: soltanto lo 0,9% della popolazione. Tra i Comuni più a rischio possiamo menzionare Paisco Loveno con il 58,4%, seguito da Saviore dell’Adamello con il 14,6%, Sulzano, 14,5%, Pian Camuno, 13,5%, Braone, 12,6%, Pisogne, 11,7%, Borno, 11,1% e Gianico, 8%.

Spese di sistemazione, Pnrr e fondi europei

L’Italia ha investito risorse importanti per riparare i danni provocati da alluvioni, piogge e frane. Fondi che avrebbero potuto essere impegnati in interventi di prevenzione. In tal senso si è espressa anche la Commissione europea dichiarando che ogni euro speso in attività preventiva permette di ridurre di almeno 4 euro i costi legati all’emergenza, alla ricostruzione e al risarcimento dei danni provocati dalle calamità naturali. I dati della Ragioneria Generale dello Stato riferiti alla spesa in conto capitale dei Comuni per opere di sistemazione del suolo e infrastrutture idrauliche sono aumentati del 66% negli ultimi quattro anni. Secondo gli ultimi dati disponibili della Presidenza del Consiglio dei ministri, per la realizzazione di un intervento di difesa del suolo, sono necessari in media 4,2 anni. Si passa da 2,7 anni per le opere inferiori a 100 mila euro a 8,3 anni per quelle di importo superiore a 5 milioni di euro. Il 57% del tempo è impiegato per le fasi di progettazione, a monte della gara per l’affidamento dei lavori. Un chiaro indicatore dell’esposizione ai rischi naturali dell’Italia è rappresentato dai dati relativi ai destinatari del Fondo di solidarietà dell’Unione Europea, che vedono, negli ultimi 20 anni (2002-2022), l’Italia come maggior benefi-

Le priorità per Ance

La programmazione e la realizzazione di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico sul suolo nazionale possono migliorare ampiamente. Secondo l’Associazione costruttori si deve intervenire sulla governance riportando ad un unico soggetto a livello centrale il coordinamento delle varie istituzioni coinvolte (Ministeri competenti, Regioni, Autorità di bacino, Comuni). Ciò consentirebbe di superare l’incertezza nell’attribuzione delle responsabilità che spesso ha determinato ritardi nella programmazione e realizzazione. È necessario, inoltre, velocizzare al massimo il passaggio dalle risorse ai cantieri, monitorando fin da subito l’iter di attuazione degli interventi e agendo prontamente in caso di ritardi e criticità. Ance suggerisce anche di prevedere un sistema informativo unico, riepilogativo delle diverse linee di finanziamento attraverso il quale gli enti coinvolti possano avere informazioni precise sulle scadenze e sulle modalità di accesso ai finanziamenti. Tale “cruscotto” dovrebbe contenere anche un puntuale monitoraggio degli interventi finanziati che consenta di compiere una puntuale valutazione ex post dell’efficacia delle linee di finanziamento e supportare le scelte politiche di investimento nel medio-lungo periodo.

ciario con oltre tre miliardi di euro ricevuti, pari a circa il 37% dell’importo totale erogato a 28 Paesi europei (8,2 mld).

In questo contesto si è inserito il Pnrr, che riserva al dissesto idrogeologico uno spazio piuttosto limitato, rispetto alla mole di investimenti infrastrutturali previsti. Si tratta di 2,5 miliardi di euro, di cui: z 1,3 miliardi di competenza del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica per progetti in essere finanziati da risorse già esistenti nel bilancio; z 1,2 miliardi (comprensivo di 800 milioni di euro di risorse aggiuntive) assegnati al Dipartimento della Protezione civile. nnn

Oltre all’azione tesa a prevenire interventi calamitosi di vasta e/o grave entità, l’Associazione sottolinea anche l’attenzione – e la relativa strategia - che deve emergere a livello più circoscritto per sanare quelle criticità locali che possono sfociare in danni a cose e persone. In particolare, in territorio bresciano, si ricorda tra gli ultimi esempi eclatanti di pericolo idrogeologico il fatto avvenuto il 24 maggio scorso nel Comune di Rezzato. Il temporale che si è abbattuto sulla città di Brescia e la sua provincia ha provocato non pochi danni. La forte pioggia ha fatto crollare l’argine del Naviglio Grande che si trova in un’area commerciale di via Garibaldi, la strada principale che collega Rezzato a Mazzano. Due auto sono finite in acqua, ma, fortunatamente, dentro all’abitacolo non c’era nessuno, per cui lo smottamento non ha provocato nessun ferito. Un avvenimento di cronaca che è stato preso anche a livello nazionale dall’Associazione come esempio per parlare del tema e segnalare la necessità dell’utilizzo dei fondi del Pnrr non solo per le grandi opere, ma anche per gli interventi diffusi nel territorio.

Vicina alle comunità colpite dalle alluvioni degli scorsi mesi, Ance Brescia ha dato il suo contributo nella campagna di raccolta fondi “RomagnaNostra”, lanciata da Giornale di Brescia e Fondazione della Comunità Bresciana con l’Associazione Comuni Bresciani, ricordando che, come già fatto in occasione del fundraising grazie al quale è stato possibile ricostruire la scuola di Gualdo (paese marchigiano colpito dal terremoto del 2016), i costruttori bresciani mettono a disposizione anche le loro competenze per dare supporto tecnico alle scelte relative al progetto cui si deciderà di destinare i fondi.

SABATO 30 SETTEMBRE 2023

ORE 10.30

Auditorium

Ente sistema edilizia Brescia

Via della Garzetta 51 Brescia

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