EST Edilizia Sviluppo Territorio - numero 6

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Nov / Dic 2009

Poste Italiane spa - spedizione in abbonamento postale - D.L.353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, CNS VI

6

IL TEATRO Veneto Olimpico IL TEATRO IL MERCATO

SPECIALE GEO OIKOS - Il Veneto in vetrina Nuovi scenari della viabilità


Ponte ferroviario sul fiume Po Ostiglia (MN)

CARPENTERIA METALLICA PROGETTAZIONE COSTRUZIONI CHIAVI IN MANO

G R U P P O

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OMBA Impianti & Engineering spa Stabilimento e Uffici Produttivi: 36040 Torri di Quartesolo (VI) - Italy Via della Croce, 10 Tel. +39 0444 261211 Fax +39 0444 381002 omba@omba.biz

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EST

indica un territorio reale come il Veneto di oggi e ideale come il Veneto che vogliamo

EST

segnala una direzione, verso oriente, verso un’area destinata allo sviluppo e a cui l’economia del Veneto da sempre guarda e che si va allargando a Nord come a Sud

EST

vuol dire essere, esserci per essere protagonista

EST

afferma il ruolo dell’edilizia quale motore dell’economia

EST

è la rivista del mondo delle costruzioni promossa da ANCE Veneto e dalle Associazioni Provinciali

Edilizia Sviluppo Territorio UN TERRITORIO DA ESPLORARE EST è un progetto culturale che si declina in un percorso guidato e che ha come riferimento un’idea, o meglio un’idealità. Un territorio ideale che ha nelle sue città la sua forza. Un percorso che vuole richiamarsi al Rinascimento e che trova in luoghi simbolici la propria sostanza. Così si entra da una Porta (Editoriale) e si arriva in un Teatro (In primo piano), dove ci si rappresenta e ci si confronta attraverso un tema (In scena), Gli attori (la politica) e il Dietro le quinte (i commenti dei tecnici). In coda l’anticipazione sul tema in scena nel prossimo numero: In cartellone e, a volte, la possibilità di approfondire temi trattati nei numeri scorsi ne La replica Si attraversano un Labirinto (L’inchiesta), il Palazzo comunale (l’indagine sui comuni del Veneto) e La torre (osservatorio). Si attraversa La Piazza (Gli articoli di approfondimento): luogo del confronto e delle idee per nuove tematiche. Ci si ferma a riflettere sul Mercato (focus economico) e ad ammirare da un Belvedere (inserto architettura) le opere che verranno, siano esse case, viadotti, scuole, ospedali. Si riparte dalla complessità del Cantiere con i suoi materiali, le macchine, la tecnologia e le innovazioni. Il percorso si chiude con nuove notizie, strumenti per approfondire le conoscenze attingendo alla Biblioteca e si conclude con l’informazione “locale” scandita dai rintocchi del Campanile (Ance news), in attesa del prossimo viaggio…

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Editoriale Fuga dall’immobilismo italiano

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qualche

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Nord-Est

dell’Italia,

e

principalmente il Veneto, è battuto da squadre di preparatissimi agenti governativi, tedeschi e austriaci,

che vengono a illustrare a gruppi di selezionati imprenditori e professionisti come i loro Paesi siano pronti ad accoglierli (loro, le famiglie e soprattutto le fabbriche) offrendo condizioni da noi inimmaginabili. Non solo e non tanto di tipo economico (aiuti e sovvenzioni), ma, soprattutto, percorsi autorizzativi per i nuovi insediamenti certi e celeri e rapporti con il fisco chiari, univoci, e rapidi. Per restare agli aspetti economici un nostro imprenditore che intenda avvalersi del contributo comunitario

di Stefano Pelliciari Presidente ANCE Veneto

è costretto a una attività quantitativamente e qualitativamente alienante e a sostenere costi altissimi di intermediazione per arrivare al risultato in tempi lunghissimi e di fatto imprevedibili. Viceversa il governo della Carinzia si impegna a erogare il contributo in 30-60 giorni perché tutto il lavoro è già stato fatto prima dal Governo e, quindi, senza costi per l’investitore. Il Governo della Sassonia si impegna a mettere a disposizione le aree per l’insediamento già pronte e a prezzi bassissimi e a rilasciare i permessi in tempi da record, dai 7 ai 20 giorni, a seconda dei casi. Tutti questi Paesi, compresa la Svizzera, propongono interessanti facilitazioni per i primi anni di attività della nuova azienda. Tutti, poi, evidenziano come il mercato del lavoro risulti, da loro, molto più “semplice” del nostro, che sta diventando una ulteriore debolezza. Mi chiedo, ci chiediamo come sia possibile parlare di competitività delle imprese in un territorio che fa di tutto per non esserlo. E se il territorio non è competitivo rispetto ad altri simili e vicini non solo non potrà attrarre investimenti e imprese, ma passo dopo passo perderà anche quelle che ha. Per questo motivo riteniamo esenziale un impegno straordinario di semplificazione burocratica e amministrativa. Deve essere considerato il primo obiettivo di qualunque governo nazionale e regionale, ma anche di qualunque forza politica che ha a cuore l’interesse della popolazione e crede nello sviluppo. Con quali strumenti affrontiamo sfide come quelle dell’infrastrutturazione? E come possiamo sperare di vincere la “gara” appena iniziata di poter ospitare le Olimpiadi? Come sistema imprenditoriale appoggiamo programmi e iniziative, ma non possiamo nascondere a noi e a chi decide che senza un cambiamento repentino e radicale sul piano della gestione amministrativa il futuro non potrà essere come vorremmo che fosse.



Nov / Dic 2009 Anno I Numero

06

Edilizia Sviluppo Territorio

IL TEATRO Il tema del momento sul palcoscenico di EST

VENETO OLIMPICO

In Scena

13 RIPROGETTARE LO SVILUPPO. Tre condizioni: tempi certi, decisioni rapide e procedure snelle

Gli Attori

20 TROPPA BUROCRAZIA BLOCCA GLI INVESTIMENTI > Intervento di Stefano Pelliciari, Presidente ANCE Veneto

22 CERTEZZA DEI TEMPI: LA RISPOSTA DEL PIANO CASA IN VENETO > Intervento di Renzo Marangon, Assessore alle Politiche per il Territorio

24 UNA SOLUZIONE: INCENTIVARE IL RAPPORTO PUBBLICO PRIVATO > Intervento di Mariano Carraro, Segretario ai Lavori Pubblici della Regione Veneto

Dietro le quinte

26 LE COSTRUZIONI ATTRAVERSO IL TUNNEL DELLA CRISI. Al Construction Day di Verona nuova luce sul mercato e sul futuro del settore 28 LA RIQUALIFICAZIONE URBANA È NECESSARIA PER RINNOVARE LE NOSTRE CITTÀ > Intervista a Bruno Gabrielli, Professore di Urbanistica all’Università di Genova

Replica Di nuovo a proposito del Patto di Stabilità 5

30 IMPRESE TRADITE DAI RITARDI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE > Intervista a Giorgio Dal Negro, Presidente Anci Veneto, Associazione nazionale dei Comuni italiani

31 PATTO DI STABILITÀ, IL CREL INSEGUE IL «MODELLO LOMBARDO» > Intervista a Marino Finozzi, Presidente del Consiglio Regionale del Veneto e del Crel

IL TEATRO Il Veneto nella morsa creditizia LA TORRE IL MERCATO

Perchè conviene un modello di sviluppo sostenibile

35 GEO OIKOS - Il Veneto in vetrina

Venti anni dopo la caduta del muro di Berlino Intervista al console tedesco Jürgen Bubendey

35

IL VENETO IN VETRINA

TROPPA BUROCRAZIA BLOCCA GLI INVESTIMENTI

20


71

MOBILITÀ: UNO SCENARIO IN MOVIMENTO

A colloquio con Giuseppe Fasiol, Commissario Straordinario per l’Attuazione dell’Intesa Generale Quadro nel settore dei Trasporti

IL BELVEDERE

Il Focus dedicato all’architettura

LA TORRE L’Osservatorio a 360° sul mondo dell’economia

ANCE VENETO ASSOCIAZIONE REGIONALE COSTRUTTORI EDILI

LA PIAZZA Libere opinioni

EST Edilizia Sviluppo Territorio

47 PUNTARE AL FUTURO Un restauro eccezionale trasforma la seicentesca Punta della Dogana in un museo di arte contemporanea 51 MEMORIA E INNOVAZIONE: TADAO ANDO FA DIALOGARE PASSATO E FUTURO 54 IL PROGETTO ARCHITETTONICO di Tadao Ando 56 ETICA E IMPRESA: TRA PENSIERO E REALTÀ Il nuovo libro di Joaquín Navarro-Valls 60 UN RIGOROSO APPROCCIO INTERDISCIPLINARE: IL COMMENTARIO AL PIANO CASA DELLA REGIONE VENETO 62 SOCIAL HOUSING E PRIVATO SOCIALE IN VENETO: L’ESPERIENZA DEL CERV

Proprietà Editoriale

ANCE Veneto Piazza De Gasperi Alcide, 45/A 35131 Padova (PD) info@anceveneto.it

IL MERCATO Le soluzioni per essere competitivi

Editore

65 PICCOLE E GRANDI OPERE TRA LUCI E OMBRE 66 PIÙ SPRINT ALLE PICCOLE OPERE

> Intervista a Massimo Giorgetti, Assessore ai Lavori Pubblici Regione Veneto

67 MIGLIORARE LA NORMATIVA SULLE OPERE PUBBLICHE: L’OBIETTIVO DI ANCE VENETO

S.I.C.E.T.A. S.r.l. Via Bonifacio, 8 31100 Treviso

> Intervista a Stefano Pelliciari, Presidente ANCE Veneto

69 VENETO ON THE ROAD La situazione delle infrastrutture stradali

Direttore Responsabile Zelio Pirani

71 MOBILITÀ: UNO SCENARIO IN MOVIMENTO

> A colloquio con Giuseppe Fasiol, Commissario Straordinario per l’Attuazione dell’Intesa Generale Quadro nel settore dei Trasporti

Direttore Editoriale

Alfredo Martini

73 L’ITALIA VIAGGIA AD ALTA VELOCITÀ

Redazione

A cura di Strategie & Comunicazione est@strategiecomunicazione.com

Progetto Grafico e impaginazione

IL CANTIERE L’innovazione e i materiali

LA BIBLIOTECA

78 A CHE COSA SERVE LA FORMAZIONE ALLA SICUREZZA? > Riflessione di Claudio Tombari, Dir. di Edilscuola-ESEV di Verona e Responsabile del progetto 16oreprima 84

IL CAMPANILE

87

Aurora Milazzo

Stampa

UTVI Tipolito Srl - Vicenza

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O.E.P.I. s.n.c. - Piazza Cittadella, 9 37122 Verona Tel. 045 59 60 36 r.a. Fax 045 80 01 490

75 UN RUOLO DI CONTROLLO PER GLI ENTI BILATERALI > Intervento di Daniele Verdesca, Direttore FORMEDIL

Recensioni, segnalazioni, news

ANCE Informa

PUNTARE AL FUTURO

Un restauro eccezionale trasforma la seicentesca Punta della Dogana in un museo di arte contemporanea

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Settembre 2009 Nasce un nuovo spazio di confronto sul web della rivista EST – Edilizia, Sviluppo e Territorio Nasce il primo Social Network, promosso dai Costruttori Edili, che ti rende partecipe!

Clicca su www.estmagazine.it Social perché è la piattaforma di dibattito interattiva, aperta ai temi attuali e futuri di EST. Sul sito troverai tutte le anticipazioni dei numeri in uscita della rivista! Network perché è la rete che ti mette in collegamento con tutti coloro che partecipano alla discussione e che si aggiornano sugli argomenti che coinvolgono il territorio. Con il Social Network, EST vuole rendere ancora più concreti i principi su cui la rivista poggia le fondamenta e da dove continua la sua messa in opera. EST è una rivista dove far maturare idee e proposte, sviluppata per orientare, per discutere, per riallacciare fili e con questi intrecciare un tessuto in cui imprese, istituzioni e società civile possano recuperare una capacità forte di trovare soluzioni e di “fare” sviluppo. E proprio dall’intreccio tra queste linee guida e l’apertura verso l’innovazione, uno dei principi di cui Ance Veneto si fa promotrice, nasce questo Social Network dedicato, sfruttando le potenzialità che oggi ci offre il Web. I costruttori veneti, tramite la voce di EST e del Social Network ad essa collegato, si presentano come soggetto collettivo in grado di assumere un ruolo propositivo, di essere interlocutore privilegiato di ogni pensiero, di ogni invenzione, di ogni progetto che abbia a cuore la crescita economica e sociale della nostra Regione.

Dai voce alle tue idee! Partecipa e iscriviti su www.estmagazine.it

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Come iscriversi al social social network network di di Da Settembre EST può essere sfogliata e scaricata selezionando gli articoli di interesse su un social network dedicato. Inoltre i lettori potranno lanciare proposte, alla redazione, collaborare allaglicostruzione della rivista. Da Settembrescrivere EST può essere sfogliata e scaricata selezionando articoli di interesse su un social network dedicato. Inoltre i lettori potranno collaborare Progressivamente verranno avviatilanciare blog eproposte, forum scrivere sui temialladiredazione, maggiore attualitàallae costruzione della rivista. Progressivamente verranno avviati blog e forum temi di maggiore attualità e valore sociale ed economica, anche lanciati e proposti daisuilettori. valore socialeèed economica, anchedel lanciati e proposti L’auspicio è l’ampliamento del dibattito L’auspicio l’ampliamento dibattito e dai lo lettori. sviluppo di una socializzazione dei e lo sviluppoedidello una socializzazione deiogni contenuti e dello con cuiprogettato ogni numeroedirealizzato. EST viene contenuti spirito con cui numero dispirito EST viene progettato e realizzato. Vi aspettiamo su www.estmagazine.it Vi aspettiamo su www.estmagazine.it

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IL TEATRO Il tema del momento sul palcoscenico di EST

Riprogettare lo sviluppo

Tre condizioni:

pubbliche e riqualificazione, ecco due aspetti importanti del futuro scenario di sviluppo. è una consapevolezza che trova riscontro sia nel dibattito che nelle iniziative che caratterizzano le relazioni tra pubblico e privato. I progetti e le proposte non mancano. Siamo di fronte ad uno scenario in forte movimento, come dimostrano gli oltre cento progetti presentati in occasione di Geo Oikos, la manifestazione voluta dall’assessorato all’urbanistica e alle politiche del territorio della Regione per esporre la capacità progettuale in corso, da cui partire per proporre l Veneto ha grandi potenzialità. Le idee non il Veneto come laboratorio e attirare investimenti. mancano, le opportunità di una crescita e di una “La nostra - ha spiegato l’Assessore Renzo Marangon nuova fase di sviluppo non solo sono possibili, ma - è una regione che si sta trasformando, per cui abbiamo sono al centro dei processi di trasformazione oggetto ritenuto interessante organizzare un momento di di analisi e di scelte politiche. è un processo che va riflessione su come siamo e su come saremo e fornire così maturando sotto la spinta di esigenze che partono lo stimolo ad un confronto sulle diverse progettualità dal mondo imprenditoriale e dalla consapevolezza territoriali. Il territorio oggi rappresenta uno dei fattori che nei prossimi anni la regione e il suo territorio di competitività per lo sviluppo economico e quello del saranno protagonisti di trasformazioni rilevanti. La città Veneto per caratteristiche ambientali e qualità della vita è diffusa che caratterizza il Veneto tende a ridefinirsi sul senz’altro trainante.” La manifestazione aspira a divenire piano dei rapporti tra vecchie e nuove localizzazioni. un momento di marketing territoriale a cadenza annuale, Il territorio diventa il fulcro delle scelte politiche. Le finalizzata ad interessare operatori pubblici e privati dinamiche demografiche, la necessità di consolidare che si occupano di pianificazione urbana e territoriale, risultati economici in termini di tenuta competitiva, progettazione, grandi opere sia rispetto alle altre regioni italiane sia in un agone Grazie ad un intervento pensato in sintonia con la cultura ruraleinfrastrutturali e servizi. Una vetrina ma anche un’occasione di riflessione e di europeo che richiede alleanze e prospettive aperte ad della zona il quartiere Brenta Nova acquista una nuova fisionomia proposte. Ma questo non basta, perché per condurre coalizioni territoriali di tipo nuovo, spingono verso una in porto i progetti, per poter concretamente contare su ridefinizione degli attuali equilibri urbanistici. Da un lato investimenti privati, bisogna fare i conti con le condizioni alcuni grandi programmi infrastrutturali, dall’altro la drammatiche della gestione amministrativa. Oggi nel necessità di rispondere ad una domanda sociale di opere

tempi certi, decisioni rapide e procedure snelle

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Semplicità ed espressività: riqualificare rispettando il territorio

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IN SCENA nostro Paese e anche nel Veneto non sembrano esservi le condizioni per attuare concretamente il processo di trasformazione, di rendere effettivi i programmi e le iniziative messe in campo. I tempi decisionali e le modalità con cui si procede nel percorso ad ostacoli delle autorizzazioni, le incertezze su quando e come si potrà operare rendono di fatto impossibile qualunque business plan e di conseguenza non consentono a nessun investitore di disporre degli elementi essenziali per valutare il proprio investimento. È questo un punto nevralgico, un collo di bottiglia che se non viene

Il territorio oggi rappresenta uno dei fattori di competitività per lo sviluppo economico e quello del Veneto per caratteristiche ambientali e qualità della vita è senz’altro trainante. superato rende assai difficile poter sperare di essere pronti ad affrontare una competizione economica che si va facendo sempre più aspra e difficile. Il confronto con le altre amministrazioni a livello europeo ci penalizza fortemente e quel che è peggio è che l’evoluzione in atto non sembra andare nella direzione auspicata di una semplificazione. Facilitare il ricorso ad investimenti privati, riportare gli investitori internazionali in Italia e consentire che le opportunità che stanno maturando nel Veneto trovino riscontri finanziari favorevoli è un obiettivo sia di chi governa che del mondo imprenditoriale. Al fine di trovare delle soluzioni, di individuare dei percorsi virtuosi Ance Veneto ha organizzato un workshop intitolato: Una sola priorità: garantire la certezza dei tempi di attuazione dei progetti, al quale hanno partecipato imprenditori, amministratori locali ed esponenti della Regione. Un seminario nel corso del quale sono emerse le numerose criticità che caratterizzano il nostro sistema decisionale ed autorizzativo. I termini della questione e le problematiche sono state evidenziate in particolare dagli interventi del Presidente dei costruttori Stefano Pelliciari che ha chiesto una riflessione rapida e soluzioni in grado di restituire piena responsabilità ai singoli attori eliminando ogni procedura duplicativa o percorsi da gioco dell’oca, ovvero di continui rinvii tra i diversi livelli di governo. Questioni sulle quali del resto sembrano concordare anche molti funzionari di enti locali e amministratori comunali, che spesso si trovano a dover rinunciare o a veder passare mesi se non anni per avviare un appalto o dare il via a un cantiere. La

semplificazione costituisce una priorità riconosciuta da chi governa e da chi opera dipendendo dalle decisioni delle amministrazioni pubbliche. Appare inoltre essenziale restituire la certezza dei tempi attraverso una responsabilizzazione piena degli attori pubblici. La complessità normativa nel nostro Paese ha un effetto paralizzante e facilita i contenziosi, la conflittualità sia tra amministrazioni che tra pubblico e privato. Così si è visto che ad oggi la soluzione passa per il commissariamento. L’esperienza del Passante viene assunta come un modello, come una risposta. Ben vengano allora i commissari, ma si avvii contemporaneamente un percorso di profondo rinnovamento che abbia come obiettivo quello di dare fiducia ai diversi soggetti, ai cittadini, agli imprenditori alle amministrazioni locali, come avviene nei maggiori paesi dell’Occidente. La Regione e la Provincia forniscano gli indirizzi, definiscano i Piani territoriali generali, poi lascino alle amministrazioni locali di gestire la trasformazione sul loro territorio. Egualmente, si dia la possibilità ai privati di svolgere la loro funzione, evitando vincoli paralizzanti, ma responsabilizzandoli e attuando una seria ed efficace azione di controllo, assai carente nel nostro Paese. L’esigenza è sentita sia dal pubblico che dal privato, la disponibilità a individuare un percorso condiviso è stata manifestata a più livelli. Ora vanno trovate le modalità e le soluzioni, senza le quali vi è il rischio che molti progetti restino sulla carta o abbiano dei tempi di realizzazione non compatibili con le esigenze dello sviluppo e della competizione economica.


Piano casa ed olimpiadi In attesa che ciò avvenga appare utile sostenere la soluzione delle nomine di commissari a cui affidare la responsabilità di opere e progetti che hanno una particolare rilevanza soprattutto per quanto riguarda le grandi opere infrastrutturali, senza escludere la possibilità di ricorrevi anche per progetti di trasformazione o per programmi di edilizia sociale. Egualmente appare importante verificare alcune novità sui tempi decisionali. Ad esempio per quanto riguarda l’attuazione della legge regionale sul Piano Casa che, come sostiene l’Assessore Marangon, è finora l’unico provvedimento in grado di stabilire i tempi di inizio di un’opera: 30 giorni dopo la presentazione della domanda. Una sfida immediata arriva dalla possibile candidatura di Venezia come sede della prossima edizione dei Giochi Olimpici nel 2020. Sicuramente si tratta di una splendida opportunità non solo per la città, già di per sé celebre e celebrata, ma per tutta la regione che troverebbe in questo evento un'occasione di sviluppo e una importante visibilità. Il Sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha manifestato più volte il suo ottimismo in merito alla scelta della Serenissima come luogo dei prossimi Giochi Olimpici e ha espresso la sua convinzione che la città sia perfettamente in grado di sostenere una grande affluenza di gente come quella stimata e di organizzare i 302 eventi previsti per questa edizione. La candidatura è sostenuta anche a livello di Amministrazione Provinciale e di Regione. Venezia ha come primo concorrente “in casa” Roma; qualora dovesse primeggiare dovrà superare la concorrenza di città straniere del peso di Tokyo o Istanbul, ma se dovesse ottenere il posto senza dubbio ciò significherebbe per la Regione un’opportunità straordinaria. Si tratta di un’occasione sotto diversi punti di vista, non ultimo quello della semplificazione delle procedure e di un cambiamento di mentalità nei rapporti tra istituzioni, che necessariamente dovranno collaborare e trovare nuovi equilibri, anche tra pubblico e privato. L’auspicio è che anche questo aspetto venga preso in considerazione nello strutturare il progetto e nella prosecuzione della “partita”. Ance Veneto sostiene la candidatura di Venezia, ma chiede di agire in una logica di squadra contribuendo con 5 “regole d’oro”, nella convinzione che per vincere si debba agire in un certo modo puntando sulla valorizzazione di alcune specifiche risorse. 15


IN SCENA

Olimpiadi a Venezia nel

Le Olimpiadi a Venezia. Sembra un paradosso. Una città di meno di 100 mila abitanti pretende di organizzare uno degli eventi mondiali più importanti. Ma la sua forza è nel simbolo e nella sua “unicità”. Venezia è realmente una città “fantastica” ovvero che è parte delle fantasie e dei sogni di centinaia di milioni di persone. Così Venezia, una città che forse più di ogni altra è veramente sentita come un tesoro mondiale, si candida ad organizzare le Olimpiadi. Sembrerebbe una sfida impossibile ma questo non è, perché Venezia e il Veneto hanno le risorse, le capacità, la volontà per realizzare un progetto dal quale potrebbero nascere molte opportunità. Le Olimpiadi sono viste come opportunità e come fattore di accelerazione di quello sviluppo infrastrutturale e di capitale fisso di cui il Veneto ha prioritario bisogno. Certo molte sono le criticità che non riguardano tanto la nostra regione quanto il sistema amministrativo italiano. Così le Olimpiadi potrebbero diventare l’occasione per “cambiare registro”, per eliminare le incrostazioni, per rimettere con i piedi per terra un sistema di regole e di comportamenti che appare capovolto rispetto agli obiettivi di una normale, efficiente società moderna. Per questo riteniamo che la candidatura di Venezia debba essere sostenuta. Ma allo stesso tempo crediamo che per “vincere” ci si debba dare delle regole e soprattutto ci debba essere una volontà comune di fare squadra, di porre al centro l’intera regione. Ad essa si deve fare riferimento come un insieme, come un soggetto unico a sostegno di Venezia. è una peculiarità propria dei veneti il senso forte di un’identità che tuttavia troppo spesso diventa chiusura e favorisce contrapposizioni e sterili campanilismi. Se si vuole puntare alla vittoria dobbiamo rinunciarvi. è una condizione di base, è la pietra miliare su cui costruire qualunque progetto. Il contributo di EST al dibattito parte da questa convinzione e si sviluppa in cinque regole auree che sottoponiamo all’attenzione e al confronto di tutti coloro che credono in questa opportunità. di Alfredo Martini 16


Un’opportunità

per l’intera regione 3. La gestione di un evento straordinario richiede procedure straordinarie L’occasione delle Olimpiadi deve essere vista soprattutto sul fronte dell’efficienza della programmazione e della gestione dei processi di trasformazione, valorizzando le esperienze commissariali già sperimentate, mettendo mano in termini di forte semplificazione delle regole, creando una collaborazione istituzionale volta ad accelerare i tempi dell’intero processo amministrativo. è questa una condizione essenziale che riguarda sia l’acquisizione delle risorse che la concreta attuazione dei programmi.

1. Fare squadra Qualunque progetto deve basarsi sulla convinzione che è necessaria una collaborazione istituzionale totale, evitando la contrapposizione di micro interessi e guardando al bene comune dell’intera popolazione , della società e dell’economia veneta. Fare squadra vuol dire affidare a Venezia la leadership in una logica bipartisan, sapendo coinvolgere i rappresentanti di tutte le province, così come i rappresentanti del mondo imprenditoriale e della società civile e chiamando la Regione a svolgere il ruolo di partner. Il coinvolgimento istituzionale deve essere bilanciato dall’individuazione di un management incaricato di realizzare il progetto, di valore assoluto, prestigioso e capace, estraneo a logiche di parte e lontano da qualunque ipotesi di interesse particolare.

4. Creare un rapporto di fiducia tra pubblica amministrazione e imprenditoria privata Il nostro sistema continua a scontare una condizione deficitaria sul piano dei rapporti tra pubblico e privato soprattutto in termini di fiducia reciproca. Per questo deve assolutamente essere trovata una piattaforma innovativa basata su poche regole condivise attinenti ai comportamenti sia delle pubbliche amministrazioni, che delle imprese e dei diversi operatori economici. è essenziale creare un clima che faciliti l’individuazione delle soluzioni e consenta procedure condivise evitando blocchi, intoppi e contestazioni. L’esperienza dimostra che se si anticipano i problemi si facilitano i processi e si ottengono più facilmente i risultati attesi.

2. Un forte coinvolgimento della società civile

5. Il ruolo fondamentale dei veneti nel mondo

Le Olimpiadi sono un’occasione, ma anche un evento che spesso sconvolge la vita di migliaia di persone. Come ha dimostrato l’esperienza del Passante di Mestre è essenziale saper gestire il rapporto con la cittadinanza. è pertanto essenziale creare una struttura che “parli” alla gente, che comunichi i vantaggi e illustri il progetto, sapendolo calare sul territorio. Va assolutamente costruito un piano informativo e di comunicazione diffuso che sappia coinvolgere la società civile e sappia tenere uniti gli interessi particolari, sapendo affermare con forza il valore dei vantaggi generali.

Se è vero che alla fine la partita si vince sul piano delle relazioni politiche e istituzionali, così come sulla attendibilità e sui risultati in termini di offerta di impianti, servizi, infrastrutture, recettività e quant’altro è necessario a garantire il successo della manifestazione, è anche vero che un sostegno da parte dell’opinione pubblica mondiale è sicuramente importante. Per questo invitiamo a considerare fin da subito come un fattore strategico le reti profonde e capillari rappresentate dai nostri concittadini sparsi nei diversi continenti.


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GLI ATTORI

Troppa burocrazia blocca gli investimenti Stefano Pelliciari, Presidente ANCE Veneto

A 20


È

un dato noto che in molti Paesi della Comunità Europea i tempi e il lavoro della Pubblica Amministrazione sono più rapidi. In queste settimane il Veneto è diventato meta di numerose delegazioni composte da rappresentanti di alcune regioni della Germania, dell’Austria e della Slovenia venuti per pubblicizzare i loro territori e per attirarvi investitori. Ho avuto modo, dunque, di entrare in contatto con una delegazione della Carinzia, regione non molto lontana dal Veneto, che proponeva opportunità di investimento in vari settori, dall’industria all’edilizia abitativa, agli alberghi. Il rappresentante austriaco presentava proposte pratiche in cui costi e tempi erano effettivi, specificava cioè in quanti giorni l’Amministrazione Pubblica della Carinzia si impegna a rendere esecutivi i progetti. Un’azienda che si è insediata in Carinzia può ottenere l’autorizzazione edilizia in sei giorni lavorativi e tutte le pratiche per far partire la realizzazione in 80 giorni dalla richiesta. I rappresentanti che vengono in Italia ci mostrano chiaramente quanto i loro territori siano più competitivi dei nostri. Il loro motto potrebbe essere riassunto da uno slogan “Venite a lavorare da noi perché vi consentiamo di lavorare e di farlo subito”. In Italia le cose sono drammaticamente diverse. Qui per fare qualsiasi cosa c’è bisogno di mille autorizzazioni. Il nostro è un Paese in cui l’Amministrazione Pubblica non riesce a pagare i debiti, l’Iva e i lavori alle imprese per colpa del Patto di Stabilità. Il Patto c’è in tutta Europa, ma in Italia non funziona e crea grandissimi ostacoli. Io non credo che il problema sia della burocrazia che non funziona, il problema è che dal dopoguerra ad oggi lo Stato ha prodotto troppe norme che ci ritardano e non ci permettono di competere con nessun Paese europeo. È necessario snellire le pratiche burocratiche: la burocrazia comporta dei costi aggiuntivi, nonché ritardi. Se un investitore vuole costruire un albergo la Pubblica Amministrazione deve essere in grado di dirgli in quanto tempo gli può affidare l’incarico e quando potranno iniziare i lavori, altrimenti l’investitore userà il suo capitale altrove. Si tratta di un danno economico mostruoso perché spesso le autorizzazioni devono essere concesse da numerosi Enti diversi facendo perdere tempo e denaro. Emblematico è il caso di Venezia: l’autorizzazione deve essere concessa dal Comune, dalla Provincia, dalla Soprintendenza, poi dalla Commissione di salvaguardia che spesso non va

d’accordo con il Comune e con la Soprintendenza. È necessario cambiare le norme. Anche sulle iniziative come il Piano Casa gli enti locali non riescono a cogliere le facilitazioni, non in termini di arricchimento dei privati ma di velocizzazione delle pratiche burocratiche. Io insisto sulla necessità di avere un territorio competitivo. Porto un esempio personale: alcuni anni fa, prima della crisi, mi si è presentata l’occasione per una grossa operazione di riqualificazione immobiliare. Tra i vari soggetti che se ne erano interessati c’era un fondo di investimento americano che intendeva portare avanti l’operazione. Il progetto, il luogo e la spesa erano confacenti alle esigenze dei potenziali investitori, l’unica richiesta era la certezza dei tempi dell’investimento. Come tutti i fondi di investimento che funzionano in modo regolare, infatti, avevano bisogno di conoscere con esattezza i tempi di realizzazione dell’opera. Io ho dovuto ammettere che non ero in grado di dare loro queste certezze e l’Amministratore Delegato del fondo è voluto andare di persona dal Sindaco dell’importante città in cui il progetto sarebbe stato realizzato per presentarlo. Il Sindaco ne era entusiasta, ma alla richiesta dell’Amministratore Delegato di sapere con certezza quando sarebbero potuti iniziare i lavori, il sindaco, imbarazzato, ha ammesso che probabilmente sarebbero stati necessari sei, sette o otto mesi dalla presentazione del progetto. L’Amministratore Delegato ha risposto: “No, guardi, mi dica anche due anni, l’importante è che ci sia la certezza che tra due anni si possa iniziare”. Il Sindaco ha fatto presente che non dipendeva solo da lui ma anche dal Ministero dell’Ambiente e dalla Commissione di salvaguardia. Alla fine non si è fatto più nulla. L’investitore però in quella occasione mi ha raccontato che la settimana precedente aveva fatto un investimento a New York con una operazione da 700 milioni di dollari. Lui, come stava facendo in quel momento, era andato dal Sindaco di New York e gli aveva chiesto in quanto tempo gli avrebbe fornito l’autorizzazione per far iniziare i lavori. Il Sindaco gli ha risposto senza indugi che entro 12 mesi dalla presentazione della domanda avrebbero potuto iniziare. Inoltre gli avrebbero rilasciato subito una fideiussione per cui se entro 12 mesi l’Amministrazione non fosse stata pronta a dare l’autorizzazione lui avrebbe ottenuto 700 milioni di risarcimento. Ovviamente l’operazione è partita immediatamente. 21


GLI ATTORI

Certezza C dei tempi: la risposta del Piano Casa in Veneto Renzo Marangon, Assessore alle Politiche per il Territorio

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on la stesura della legge regionale per il Piano Casa in Veneto (l. r. Veneto n. 14/2009) abbiamo approvato una normativa che permette di stabilire tempi certi per gli investimenti. Il nostro è un primo tentativo, ma la difficoltà di applicazione della legge è strettamente correlata al modus operandi della nostra pubblica amministrazione. In Veneto ci sono 581 comuni e posso dire con rammarico che, soprattutto nei comuni più piccoli, si incontra spesso un totale ostruzionismo. Eppure la legge prevede tempi certi. Nei suoi due anni di durata ne monitoreremo i risultati in modo da poterne eventualmente estendere gli aspetti positivi anche ad altre normative. I tredici articoli che compongono la legge 14 contengono tutte le indicazioni necessarie per essere operativi, inoltre abbiamo fissato un tempo certo: trenta giorni. Dopo i trenta giorni si possono iniziare i lavori. Bisogna tenere conto del fatto che la legge è stata varata per favorire l’apertura dei cantieri: non è una legge urbanistica, ma è comunque una legge che ha effetti urbanistici. In questo momento la legge regionale 14 è l’unica che prevede un tempo certo di intervento. In tutte le altre non si parla di tempi. Tra alcuni mesi potremo fare un monitoraggio per valutare se la legge ha effettivamente messo in moto un meccanismo positivo conteggiando quanti cantieri medi e piccoli sono stati aperti e quanti interventi sono stati fatti rispetto all’edificato già presente. Volevo sottoporre, infine, alla vostra attenzione tre elementi presenti nella legge regionale veneta per il Piano Casa: il primo è che con questa legge i comuni hanno la grande possibilità di fare delle operazioni di riqualificazione, soprattutto nei centri storici, e di definire nuovi spazi. Il secondo elemento è che l’ampiezza e la flessibilità delle norme presenti nella legge regionale 14, per i due anni previsti, offrirà ad ogni operatore del settore molte possibilità lavorative in grado di soddisfare bisogni differenti. Il terzo elemento che è bene ricordare è che questa legge va in deroga a tutti i regolamenti comunali, provinciali e regionali, ma non può andare in deroga alla legge dello Stato. Credo che la Regione Veneto, entro i limiti imposti dalle leggi dello Stato, non potesse fare di più. Mi auguro che in questa fase di crisi emerga con forza il carattere veneto: è necessario fare leva sulle famiglie affinché si rendano conto che è preferibile migliorare la propria casa, rimettendo in moto l’economia.


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GLI ATTORI

Una soluzione: incentivare il rapporto pubblico privato Mariano Carraro, Segretario ai Lavori Pubblici della Regione Veneto

N

el 2003 è entrata in vigore una nuova legge, la numero 27, che regolamenta i lavori pubblici in Veneto. Questa legge sostituiva una precedente norma, la legge 42 del 1984, sui lavori pubblici e sulle costruzioni in zona sismica. Nell’elaborazione della nuova legge era stata fatta particolare attenzione a riportare le disposizioni della vecchia legge in materia di costruzioni in zona sismica; questa prevedeva che le costruzioni in zona sismica dovessero ottenere un’autorizzazione del Genio Civile e il controllo venisse fatto a campione. 24

Partendo dal presupposto che non tutta l’edilizia poteva essere controllata dal Genio Civile si pensava in questo modo di rendere gli uffici preposti al controllo maggiormente efficienti. Il controllo a campione era stato introdotto nel 1984 perché c’era stato un notevole aumento dell’edilizia in zona sismica. La norma rimase invariata nella legge 27, ma fu impugnata perché in contrasto con il decreto 380 del 2001, il Testo Unico in materia di edilizia. Il Testo Unico considera la sicurezza un aspetto essenziale, che non può essere lasciato al libero arbitrio del professionista;


questi è tenuto nei suoi progetti a rispettare le norme, ma la legge prevede che ci sia anche il controllo di un ufficio pubblico. La norma della legge 27 fu dunque modificata e fu introdotto il controllo generalizzato. In conseguenza di ciò nel 2004 si dovette affrontare un periodo critico: le Amministrazioni si organizzarono affidando alcune consulenze alle Università in modo da offrire un serio aiuto agli uffici del Genio Civile nell’azione di controllo di tutta l’attività edilizia. Dopo qualche tempo abbiamo trovato un escamotage: fu inserito un emendamento e fu reintrodotto, forse in maniera un po’ nascosta, il controllo a campione: la situazione critica durò, dunque, solo alcuni mesi. Nel nostro Paese ci sono troppe norme e la situazione è indubbiamente complessa. C’è chi imputa la colpa della crisi nell’avanzamento delle procedure ai funzionari pubblici, ma in realtà a determinare la situazione di stallo è il sistema delle norme. Per fare

Per quel che mi riguarda nel giro di circa due anni e mezzo di attività sono riuscito a far partire un centinaio di interventi per un valore di un centinaio di milioni di euro

fronte ai ritardi in Veneto è stata introdotta la figura del commissario, introduzione che ha dato i suoi frutti. Io ho dato il mio contributo per quanto riguarda la laguna di Venezia con l’analisi dei progetti destinati al disinquinamento della laguna. Ce ne sono molti già finanziati, ma purtroppo sono altrettanti quelli ancora fermi. Attraverso le deroghe che sono attribuite ai commissari è possibile in qualche misura far sì che gli interventi vengano accelerati. Non si tratta però di una soluzione ordinaria: il commissario è, infatti, straordinario e questo comporta alcuni problemi, come ad esempio il carico eccezionale di lavoro a cui viene sottoposto (io intervengo come commissario su più di trecento progetti). Chi opera su interventi molto importanti si concentra su una sola opera, come ad esempio il passante di Mestre. Gli ampliamenti a Mestre e Marghera sono legati ad interventi in una zona di interesse nazionale per l’inquinamento quale è quella di Porto Marghera. Quando si scava un centimetro cubo di fango ci sono un milione di norme da osservare. Norme che sono derogabili dal commissario. Ho parlato con l’ex direttore della Direzione della qualità della vita del Ministero dell’Ambiente, che mi ha sconsigliato di ricorrere alla deroga: è giusto optare per una procedura accelerata, ma tenendo fede ad alcuni capisaldi. Ci sono norme che non sono derogabili come, ad esempio, le disposizioni in materia di inquinamento e le disposizioni in tema di Dia: in questi casi interviene direttamente la normativa europea. Resta il fatto che le deroghe consentono comunque di accelerare le procedure. Per quel che mi riguarda nel giro di circa due anni e mezzo di attività sono riuscito a far partire, non a portare a realizzazione, un centinaio di interventi per un valore di un centinaio di milioni di euro. È un risultato abbastanza positivo. In conclusione: in Italia si è costruito un sistema normativo gravoso e dal quale è necessario sciogliersi. In Veneto abbiamo iniziato a percorrere questa strada: pur senza aspettarci dei miracoli, abbiamo realizzato provvedimenti legislativi e amministrativi che tagliano gli ostacoli che si frappongono ad una rapida e celere realizzazione delle opere pubbliche e private. Recentemente è stato detto che il Veneto sconta un ritardo rispetto alla media nazionale per quanto riguarda il partenariato tra pubblico e privato. In una fase in cui le risorse pubbliche sono modeste bisogna assolutamente incentivare il rapporto pubblicoprivato per realizzare le opere pubbliche di cui c’è estremamente bisogno. 25


DIETRO LE QUINTE

Le costruzioni attraverso il tunnel della crisi Al Construction Day di Verona nuova luce sul mercato e sul futuro del settore

I

l settore delle costruzioni è uno dei più duramente colpiti dalla crisi economica in atto, che si è rivelata “molto di più” di una crisi ciclica, come ha sottolineato Lorenzo Bellicini, direttore del CRESME, durante la presentazione del XVII Rapporto sul mercato delle costruzioni, nell’ambito del Construction Day, a Verona. L’evento, tenutosi il 12 e 13 novembre scorsi, ideato e promosso nell’ambito della collaborazione tra Veronafiere e Cresme, è stato un’importante occasione di dibattito e confronto fra gli esperti del settore sull’attuale situazione del mercato, delle normative, e soprattutto delle opportunità future. Lo scenario presentato dal CRESME ha messo in luce un “calo produttivo impressionante e una sostanziale sottovalutazione di quanto avvenuto, ma ancora sta avvenendo”, che colpisce per la velocità e l’entità che lo caratterizza. Qualche numero. Gli investimenti che nel 2008 si erano ridotti del 4,7%, e per le nuove costruzioni del 6,2%, alla fine del 2009 si ridurranno di un ulteriore 10%, che 26

per le nuove costruzioni sarà del 14,5%. Il comparto più colpito è la nuova edilizia residenziale, che vede ridotti gli investimenti del 19,2%. Le previsioni per il 2010 non sono rincuoranti: un ulteriore calo, anche se più ridotto, del 2,8% porterà la riduzione complessiva del settore al 18% negli ultimi quattro anni. Di fronte ad un tale scenario, i cui effetti sul mercato del lavoro sono quantificabili in un calo dei lavoratori dipendenti pari a 250.000 unità, è possibile affermare che il prossimo anno sarà l’anno decisivo, sia in termini occupazionali che in termini di capacità competitiva delle imprese. I livelli di efficienza e la capacità strategico operativa di stare sui mercati emergenti diventeranno elementi chiave della competizione e della selezione che avverrà nel 2010. Queste le tematiche affrontate negli altri incontri previsti dal Contruction Day, che hanno focalizzato l’attenzione sull’importanza di cogliere le opportunità offerte dallo sviluppo delle economie emergenti, ma anche dalle nuove normative che puntano alla


qualificazione del settore. Il convegno su La riqualificazione urbana: scenari ed opportunità per le imprese ha focalizzato l’attenzione su uno dei settori più interessanti nel prossimo futuro, dove sarà possibile giocare la partita della ripresa della produzione residenziale. Le nuove normative incentrate sul risparmio energetico e sulla “bioedilizia” hanno improvvisamente reso inadeguati gran parte degli immobili esistenti, comportando un ripensamento della pianificazione del territorio in termini di riqualificazione dell'esistente, attraverso interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione. Si apre così una nuova stagione di importanti opportunità sia per le imprese di costruzione che per la riqualificazione del territorio. Nello specifico, gli incentivi previsti per la demolizione e ricostruzione secondo precisi canoni di risparmio energetico, sia per immobili residenziali che non residenziali, favoriscono processi di trasformazione e di riqualificazione soprattutto nelle aree urbane, come è avvenuto nella Regione Veneto, creando inoltre nuove condizioni per un modo più “sostenibile” di costruire. Proprio al Costruire al tempo del risparmio energetico è stato dedicato un altro incontro a Verona, durante il quale si è analizzato il cambiamento che sta avvenendo nel modo di costruire, grazie alla normativa che impone, sin dalla fase della progettazione, una valutazione sulle più opportune soluzioni da adottare, con una particolare attenzione all'utilizzo delle energie rinnovabili (fotovoltaico, geotermia, ecc.). Risparmio energetico, sostenibilità e soprattutto maggiore qualità per tutto il settore delle costruzioni. è quanto prevedono le Norme Tecniche entrate in vigore a partire da luglio scorso, attraverso la ridefinizione dei principi che debbono regolare progetto, esecuzione e collaudo delle costruzioni. Il tema è stato al centro della discussione dell’ultimo convegno del Construction Day, dedicato a Il cantiere responsabile: attori e nuove norme tecniche per le costruzioni, che ha affrontato la questione di come “garantire la durabilità” delle opere nel tempo, attraverso la garanzia delle prestazioni dei materiali e soprattutto la verifica delle responsabilità degli operatori coinvolti. Questo faciliterà un percorso di selezione qualitativa, soprattutto per quanto riguarda gli appalti pubblici, che caratterizzerà l’intera ripresa del mercato.

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DIETRO LE QUINTE

Biblioteca civica Cesare Pavese, Casa della Conoscenza - Casalecchio Di Reno (Bo)

La riqualificazione urbana è necessaria per rinnovare le nostre città Intervista a Bruno Gabrielli, Professore di Urbanistica, Università di Genova

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Durante il Construction Day si è tenuto un convegno su La riqualificazione urbana: scenari ed opportunità per le imprese cui lei ha partecipato come relatore. Cosa è emerso durante il dibattito, quali sono stati i temi affrontati? I temi affrontati nel dibattito sono stati numerosi, si è partiti da un unico punto tematico e lo sviluppo dello stesso ha comportato il richiamo ad altri temi a cascata. Il nucleo tematico era dato dal Piano Casa di recente approvazione da parte della Regione Veneto che favorisce incrementi di volume delle costruzioni esistenti. Una legge che ha aspetti positivi ed altri negativi. Gli svantaggi riguardano il rischio che il provvedimento si concretizzi in un consolidamento indiscriminato dello “sprawl” edilizio che caratterizza tutta Europa, ed in particolare il Veneto. Si tratta di un fenomeno che induce in primo luogo all’uso del mezzo privato, che ha come ricaduta la perdita di socialità (mancanza di spazi collettivi), un complesso uso dei pubblici servizi e rileva difficoltà nella distribuzione territoriale degli stessi e, infine, che comporta uno spreco di territorio e di infrastrutture primarie per la dispersione o non attuazione delle reti (fognaria, acquedottistica, ecc,). Tuttavia occorre aggiungere che la legge veneta delega ai Comuni l’applicazione puntuale del provvedimento consentendo così di operare le scelte territoriali. Gli aspetti positivi riguardano la massa di investimenti che comporta una misura incentivante il settore edilizio, anche se è difficile valutare la reale portata. I settori che certamente vengono interessati sono la piccola e media impresa. Se ben indirizzati dal Comune, gli incentivi possono aiutare un processo di densificazione di ambiti che necessitano di un potenziamento di servizi. Ciò detto, dato che il tema connesso al Piano Casa era la riqualificazione urbana è stato argomentato che tale connessione è forzata e in grande misura inesistente, in quanto mentre il piano casa comporta un rilancio del settore edilizio che interessa singole costruzioni, la riqualificazione urbana interessa invece ambiti urbani di una certa consistenza al fine di innovare interi assetti urbanistici. Durante il convegno si è fatto riferimento ai casi di riqualificazione urbana in Italia, che hanno interessato numerose città mediopiccole, mentre gli unici casi di riqualificazione di città grandi sono Genova e Torino, per cui si è operato in maniera radicale. Si è inoltre accennato agli strumenti adottati, nella maggior parte dei casi programmi amministrativi come ad esempio i “piani strategici”. Si è così posto in evidenza come il piano urbanistico tradizionale sia uno strumento obsoleto sì, ma necessario. Ciò significa che l’innovazione nel piano è un obiettivo da perseguire e che va perseguito dagli addetti ai lavori e dalle amministrazioni locali in quanto non sono in larga misura necessarie nuove leggi. Si tratta di annullare le cause dei processi di burocratizzazione (l’eccesso normativo) e puntare a strumenti di pianificazione semplici, chiari, gestibili e fattibili. Resta il fatto che la via da percorrere è la riqualificazione urbana, e non la nuova urbanizzazione, per evitare nuovi sprechi di suolo e

rinnovare le nostre città che sono antiche (patrimonio da tutelare) ma anche “vecchie” (patrimonio da rinnovare).

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Di fronte a uno scenario che si è rivelato cupo per le costruzioni la riqualificazione urbana può essere una soluzione per risollevarsi dalla crisi? Il settore delle costruzioni soffre oggi di una stasi dovuta non solo ai fattori di crisi generale, ma anche agli alti costi delle case e delle opere di costruzione. Occorre sottolineare il fatto che la domanda di abitazioni non è più dovuta ad aumento demografico, ma alla frammentazione (e quindi aumento) dei nuclei familiari, nonché alla richiesta di miglioramento delle condizioni abitative (case nuove o rinnovate e abbandono di case vecchie economicamente non rinnovabili). Infine anche da una nuova domanda sociale che nasce dalla maggiore mobilità dei cittadini sul territorio e da una assai accentuata diversificazione dei bisogni sociali. Questa domanda è decisamente meglio convogliabile in operazioni di riqualificazione, perché è proprio in grande misura alimentata dalla qualità urbana, nel senso che più la riqualificazione riesce a migliorarla, più cresce l’attrattività locale. In ampia misura, dunque, la riqualificazione urbana è un potente strumento per risollevare dalla crisi il settore delle costruzioni, dato che si rendono necessari cospicui investimenti in un settore che, come noto, è quello che più efficacemente agisce da volano per tanti altri (cemento, ferro, legno, ecc.).

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Lenuovenormativeincentratesulrisparmioenergetico e sulla “bioedilizia” hanno improvvisamente reso inadeguati gran parte degli immobili esistenti, comportando un ripensamento della pianificazione del territorio. Secondo lei il Piano Casa è un provvedimento utile o vi sarebbero altri provvedimenti da prendere? Per risparmio energetico e “bioedilizia” certamente il Piano Casa può dimostrarsi efficace per gli incentivi che offre. Tuttavia non è detto che i benefici attesi siano tutti conseguibili. Occorrerà dunque ricorrere ad altri provvedimenti: non solo incentivi per gli utilizzatori ma anche incentivi per i produttori (maggior produzione uguale a diminuzione costi dei materiali).

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Nel caso della Regione Veneto secondo lei si sta facendo qualcosa in materia di riqualificazione del territorio? Ci può fare degli esempi? Per quel che vedo sulla stampa specializzata ed in giro per le città venete, mi sembra di capire che qualcosa si muove, ma è certo che occorrerebbe un impulso maggiore ed una accelerazione. Conosciamo i freni perenni al cambiamento, ma viene sottovalutato che un freno non insignificante è costituito dalla mediocre preparazione professionale. In tutti i suoi aspetti, la riqualificazione abbisogna di professionalità che l’Università non fornisce e che è del tutto necessaria per far muovere i processi e garantire la qualità. di Viola Moretti

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Set / Ott 2009 N°

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REPLICA ...di nuovo a proposito del Patto di Stabilità IL TEATRO Il Veneto nella morsa creditizia LA TORRE IL MERCATO

Perchè conviene un modello di sviluppo sostenibile Venti anni dopo la caduta del muro di Berlino Intervista al console tedesco Jürgen Bubendey

«Imprese tradite dai ritardi della Pubblica Amministrazione» Intervista a Giorgio Dal Negro, Presidente Anci Veneto, Associazione nazionale dei Comuni italiani

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Il Crel, la Conferenza regionale sulle dinamiche economiche e del lavoro, ha recentemente affidato a Veneto Sviluppo l’incarico di studiare uno strumento finanziario per anticipare i crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione. Quali sono i dettagli dell’iniziativa? Il ruolo di Veneto Sviluppo è in fase di studio. È molto importante che il Crel abbia preso in forte considerazione il tema dei ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazone. Il nostro obiettivo è elaborare un documento d’intesa con le banche che agevoli i pagamenti. L’Anci caldeggia la presa di posizione del presidente del Crel Marino Finozzi. In questa fase, in cui il sistema bancario è ancora preoccupato di salvaguardare il proprio conto economico dalle distorsioni della finanza inquinata, occorre innanzitutto tranquillizzare le banche stesse perché si facciano garanti della Pubblica Amministrazione.

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Dall’osservatorio del Crel, quali sono le principali problematiche o conseguenze dei vincoli del Patto di Stabilità locale sia sull’attività delle imprese che su quella dei Comuni? Il Patto andrebbe rivisto per quanto concerne l’aspetto finanziario. Un Comune per ogni sua delibera deve prevedere una corrispondente copertura finanziaria. Il Patto di Stabilità non frena l’adozione della delibera e l’assegnazione dei lavori, ma ha l’effetto di frenare l’esecuzione dei pagamenti. Le conseguenze più gravi, quindi, sono per le imprese, che vengono in qualche modo tradite. L’aspetto più paradossale è che in molti casi, in Veneto, non c’è nemmeno un problema di liquidità da parte dei Comuni. Le imprese non possono reggere alla dilazione dei loro crediti all’infinito. È questa la vera emergenza. Certo, in alcuni casi, c’è anche un problema di lentezza della burocrazia. Sono convinto però che, risolti i problemi legati al Patto di Stabilità, i Comuni si sentirebbero obbligati a intervenire per rimuovere i restanti impasse.

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Le istituzioni locali, a cominciare dall’Anci Veneto, possono fare lobby per far sì che il Patto possa essere rivisto oppure l’unica soluzione rimane, come qualche Comune ha già fatto, sforare il Patto? Condivido a pieno l’impostazione europea del Patto di Stabilità in generale, che impone obiettivi di rigore dei conti pubblici. Il Patto deve essere modificato, invece, nella sua applicazione, o meglio nei suoi effetti, a livello locale. La spesa pubblica destinata agli investimenti, in particolare, non dovrebbe essere toccata dai vincoli. Quando un Comune investe in un edificio scolastico non contrae un debito. La scuola, intesa come costruzione, è un bene che copre il valore dell’investimento. Non condivido, invece, la scelta di alcuni Comuni di sforare il Patto. Le leggi vanno rispettate. L’Anci rappresenta interessi generali e non può accettare che si crei un conflitto tra Comuni che sforano e Comuni che rispettano il patto. La ribellione alle regole, ancorché sbagliate e da rivedere, non è mai un comportamento esemplare.

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Quali sono, in generale, gli obiettivi del Crel? Il Crel è un’istituzione fondamentale. La consultazione tra le diverse categorie economiche e istituzionali è la prassi che dovrebbe essere seguita per ogni decisione pubblica. In una situazione di crisi, poi, il suo ruolo è ancora più essenziale.

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Come cambieranno le sue funzioni con la riforma federalista? Passata la crisi, il Crel potrebbe cambiare d’abito, ma spero mantenga le sue funzioni. Su certi temi non si possono prendere decisioni da sole e quando, con il federalismo, il potere decisionale della Regione aumenterà, allora il Crel diventerà un organo ancora più incisivo. di Giuseppe Bucca


Patto di Stabilità, il Crel insegue il «modello lombardo» Intervista a Marino Finozzi, Presidente del Consiglio Regionale del Veneto e del Crel

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Presidente Finozzi, il Crel ha recentemente affidato a Veneto Sviluppo l’incarico di studiare uno strumento finanziario per anticipare i crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione al fine di ovviare al problema del congelamento dei pagamenti pubblici per effetto del Patto di Stabilità. In cosa consisterà, in linea di massima, il ruolo di Veneto Sviluppo? Come sappiamo il Patto di Stabilità ha un impianto molto rigido. La finanziaria regionale è stata individuata come referente svincolato dalle norme che lo disciplinano, ha al suo interno la partecipazione di molte banche, le più presenti in Veneto, e pertanto gli abbiamo assegnato il compito di fare una raccolta di capitale liquido in un fondo che faccia da punto di riferimento per le amministrazioni locali. Il suo ruolo sarà anche quello di fare servizio a una realtà estremamente frammentata. Poiché i tempi sono un fattore decisivo so che si sta già facendo l’istruttoria sulla disponibilità delle banche a costituire questo fondo anticipi.

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Secondo l’osservatorio della Conferenza regionale sulle dinamiche economiche e del lavoro, quali sono le principali problematiche o conseguenze dei vincoli del Patto di Stabilità locale sia sull’attività delle imprese che su quella della Pubblica Amministrazione? Dicevo prima della rigidità. La situazione più avvilente è quella di Enti virtuosi con bilanci sani e dotazioni di liquidità che non possono saldare fatture di lavori previsti, approvati, realizzati e collaudati a imprese già letteralmente prostrate dalla restrizione degli affidamenti bancari e dalla caduta del mercato.

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In quali altri modi gli organi regionali, a cominciare dal Crel, potrebbero intervenire, fermo restando che si tratta di una normativa comunitaria

vincolante, per limare i vincoli, spesso irrazionali, del Patto sull’esempio dell’iniziativa già promossa con Veneto Sviluppo? Ho apprezzato la scelta della Regione Lombardia, votata da tutti, di istituire in Finanziaria il Patto di Stabilità regionale, che ha il pregio di non trasgredire gli obiettivi generali di rientro dal debito fissati dal governo, ma lo fa con un quadro di riferimento che rende flessibile il meccanismo delle spese per investimenti degli Enti Locali e, soprattutto, introduce finalmente una premialità per gli enti virtuosi e per gli interventi coerenti con la programmazione regionale.

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Qual è, in generale, il ruolo del Crel? Il Crel ha svolto in questi anni un lavoro prezioso che, per competenza fissata dalla legge, non può andare oltre un potere di indirizzo. Questa sua apparente debolezza, in realtà, si è rivelata una forza in quanto con la varietà di rappresentanze che lo compongono, dalla Giunta regionale ai consiglieri anche di opposizione, dalle categorie economiche ai sindacati, dalle banche alla cooperazione, dalle università alle professioni e al terzo settore, ha potuto svolgere un ruolo di aggregazione di sistema e di condivisione. Tutti i progetti di legge e le idee passate per il CREL hanno trovato poi un binario veloce di attuazione.

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Come sono cambiate le sue funzioni e come cambieranno in futuro nella prospettiva di una riforma sempre più federalista dello Stato italiano? Il Crel per queste sue caratteristiche di facilitatore di sistema e di pratica della sussidiarietà orizzontale fin da quando è nato è stato proiettato in una prospettiva che lo trasforma in organo statutario. Questa legislatura è stata una sperimentazione in previsione dello statuto regionale, di cui sono soddisfatto. di Giuseppe Bucca 31


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Il Veneto in vetrina

In un momento di grande trasformazione della società veneta, dove la mancanza di una “rete” di collegamento tra le diverse istituzioni e i centri di produzione e ricerca rischia di compromettere l’evoluzione del sistema policentrico veneto generando tante diverse “separatezze”, l’ente Regione, in collaborazione con le Province del Veneto, intende costruire delle iniziative capaci di incentivare il confronto e il dibattito su temi di comune interesse e realizzare forme efficaci di “multi-level governance”. La recente legge urbanistica regionale con le novità introdotte in termini di criteri e procedure per la formazione degli strumenti di “governo del territorio”, così come la realizzazione del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, evidenziano la necessità di ispirarsi al “metodo del confronto e della concertazione” come strumento per perseguire, in modo coordinato e condiviso, scelte strategiche di assetto del territorio coerenti con l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile e durevole del territorio, come auspicato da tutte le politiche ai diversi livelli. Esporre e valutare in una rassegna i lavori e i progetti territoriali, urbanistici, edilizi e ambientali più importanti riguardanti il territorio e le città, piccole e grandi, ha lo scopo di mettere a disposizione uno spazio di confronto con il duplice obiettivo di ricercare una identità generale della realtà territoriale veneta e di offrirsi come vetrina aperta alle altre regioni e all’Europa. La rassegna Geo Oikos, nell’attivare un dialogo tra le diverse istituzioni e i vari attori interessati, viene a configurarsi come un’efficace iniziativa di marketing territoriale necessaria a comunicare e interpretare le esigenze e gli obiettivi delle strategie di sviluppo della pianificazione urbana e territoriale.

Una manifestazione a sostegno dello sviluppo e della qualità progettuale Geo Oikos si è svolta presso Verona Fiere dall'11 al 12 novembre “Geo Oikos - come ha sottolineato Renzo Marangon Assessore all'Urbanistica della Regione Veneto - è una rassegna di 150 stand, fra cui 40 gli espositori veronesi. L'idea nasce nel contesto del PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento), che disegna il Veneto del futuro. Con questa manifestazione intendiamo presentare agli operatori di settore, i più ambiziosi progetti in cui gli enti pubblici e i privati si sono impegnati e si impegneranno in futuro”. “Veronafiere - ha aggiunto Giovanni Mantovani, Direttore Generale Veronafiere - dedica sempre maggiore attenzione a questo settore attraverso le sue manifestazioni di riferimento, e per questo ha sposato l’iniziativa della Regione e delle Province venete, che intendono offrire agli addetti ai lavori e ai cittadini tutte le informazioni più importanti relative al futuro del territorio. La nostra piattaforma promozionale aiuterà le istituzioni a far conoscere al meglio i progetti da realizzare o in via di realizzazione”.

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PTRC, un piano per decidere Il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) rappresenta un quadro di riferimento strategico per lo sviluppo, la valorizzazione, la competitività e l’integrazione territoriale del Veneto su scala europea. Il suo compito non è solo quello di riordinare e rafforzare le funzionalità del territorio regionale, ma è anche quello di mettere in figura la civitas del Terzo Veneto. Il percorso del Piano Il percorso del PTRC è composto da tappe successive e coordinate. La prima risale al 2004, quando è stata presentata la “Carta di Asiago. I fondamenti per il buon governo del territorio”, seguita dal “Documento Programmatico Preliminare per le Consultazioni” discusso nel Palazzo del Bo di Padova. Nel 2005 le “Questioni e Lineamenti di Progetto” sono state illustrate presso la Fondazione Querini Stampalia di Venezia e nel 2006 si è dibattuto il documento “Dalla Carta di Asiago il percorso per il futuro governo del territorio”. Infine, durante il seminario tenutosi a Ca Tron di Roncade nel giugno 2007, è stato presentato “Studi e contributi – Raccolta”, il primo compendio dei contributi specifici raccolti dopo l’incontro di Asiago del 2 marzo 2007. Tale percorso ha evidenziato quanto sia importante applicare i principi della complementarietà e della concorrenza tra i diversi strumenti disciplinari, che devono essere sempre più integrati, organizzati non per livelli ma per competenze e orientati al raggiungimento di obiettivi concreti. Costruzione della community vision Per rendere competitivo un territorio nel rispetto delle sue caratteristiche peculiari è necessario sviluppare una visione comunitaria condivisa, definibile come diffuso senso di interesse e partecipazione nella costruzione di un futuro comune e credibile. Il Piano deve quindi entrare nell’immaginario e nelle aspettative di ciascuno, attraverso un percorso interattivo che veda coinvolte non solo le amministrazioni ma anche le forze sociali, economiche e culturali. In questo contesto è importante l’idea di copianificazione, come modo per far dialogare le forze che agiscono sul territorio e per creare quelle alleanze che sono necessarie al successo del Piano.


Allo scopo di creare una community vision, il Piano ha sviluppato, accanto ad una dimensione propositiva, un approccio legato all’ascolto attraverso la creazione di una serie di istituzioni e occasioni destinate al confronto tra i diversi attori. A titolo di esempio, basti citare l’Ufficio per il Coordinamento delle Province, il Tavolo Interregionale per lo sviluppo territoriale sostenibile, la concertazione tra le Segreterie Regionali e i seminari tematici. Con lo stesso obiettivo, la comunicazione grafica e verbale del Piano è stata ideata in modo da catturare l’attenzione degli interlocutori attraverso strumenti visivi e multimediali in grado di descrivere i contenuti pianificatori superando i tecnicismi del linguaggio disciplinare.

Obiettivi del Piano Per comprendere appieno il disegno pianificatorio sotteso dal nuovo PTRC è necessario conoscere i contenuti valoriali che lo caratterizzano. Tali valori, che potremmo altresì chiamare obiettivi-mondo del Piano, consistono nel: - far sì che il futuro “torni di moda”; - dare centralità alle “regole”, quale mezzo per sviluppare azioni coerenti con il buon governo del territorio; - mettere in figura il “Terzo Veneto”, già prefigurato dal Programma Regionale di Sviluppo (PRS) attraverso gli strumenti della prassi urbanistica.

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Per quanto riguarda il primo obiettivo, è necessario essere consapevoli del fatto che un progetto orientato al futuro non è oggi particolarmente popolare visto che esiste una generalizzata tendenza ad assolutizzare il presente e a bloccare in tal modo lo svilupparsi di una cultura della responsabilità e del senso del rischio a più ampio orizzonte temporale. Al contrario, il Piano è di per sé uno strumento progettuale fortemente sbilanciato verso il futuro che ha lo scopo di creare spazi dove condividere valori ed obiettivi comuni, spazi dove parole come cooperazione, rete e squadra diventano capisaldi di una rinnovata politica imprenditiva e dove idealità, interessi ed identità regionale trovano una rinnovata sintesi.

In relazione al secondo obiettivo va sottolineato il fatto che da diverso tempo si è compreso come la pianificazione territoriale debba recuperare una dimensione di senso e dotarsi di regole che siano in grado di guidare e costruire, in modo ottimale, i luoghi della contemporaneità. In effetti, la moderna pianificazione non può più essere intesa in senso ridotto, come attività il cui scopo prevalente è quello di mettere ordine tra le pietre e razionalizzare il posizionamento delle funzioni urbane, ma deve riuscire ad interpretare l’immaginario collettivo, ripercorrendo e riattualizzando i motivi che hanno spinto la comunità veneta ad abitare questo territorio e a creare le sue numerose città come luoghi di memoria, storie ed emozioni in cui le persone scambiano non solo merci, ma anche parole e ricordi.

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In questa dimensione, la funzione delle regole è quella di coniugare ragione e visione, passato e futuro, umanesimo e tecnologia, e di chiudere la lunga stagione spontaneista del disegno pianificatorio per inaugurarne un’altra dove qualità del vivere e dell’abitare diventino leve centrali per la promozione della competitività del sistema veneto nello Spazio di Sviluppo Europeo. Con riferimento al terzo obiettivo, il PRS si prefigge l’inserimento del Veneto nelle reti infrastrutturali scientifiche e finanziarie che si stanno formando a livello europeo e impone lo sviluppo di una qualità sociale senza la quale ogni obiettivo di ammodernamento risulta vano. Inoltre, il PRS sottolinea come sia improponibile pensare al futuro in termini di pura e semplice continuità rispetto al passato e come un elemento di discontinuità vada ricercato nell’idea di uno sviluppo basato su fattori qualitativi più che quantitativi. Attraverso l’individuazione di una serie di innovazioni normative e di progetti-bandiera, il PTRC si pone lo scopo di delineare la società del Terzo Veneto, una società che sta cercando di adeguarsi ai mutamenti strutturali determinati dalla competizione economico-territoriale nel nuovo scenario europeo. La civitas del Terzo Veneto, descritta come multipolare, colta, aperta, elegante, solidale ed efficiente, ha la necessità di creare un raccordo tra la sua dimensione locale e lo spazio globale, tra servizi di eccellenza sviluppati a livello metropolitano e valorizzazione dell’ambiente, tra una forte “ricapitalizzazione” della città ed un’ azione costante improntata alla ricerca della qualità totale. La visione tratteggiata dal nuovo PTRC, adottata il 7 agosto 2007 dalla Giunta Regionale, intende affrontare tali tematiche per contrappunto, in modo monumentale ma leggero, concreto ma suggestivo.

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Le tavole di vision del piano La vision del Piano viene delineata complessivamente in 7 tavole la cui matrice è costituita dai “venetini”, che sono delle rappresentazioni di sintesi dei dati e delle analisi effettuate, e dalla rappresentazione del Veneto, in scala 1 : 250.000, con sovrapposti tematismi , proposte e orientamenti. Più specificatamente, le tavole sono riferite all’uso del suolo, alla biodiversità, all’energia, risorse e ambiente, alla mobilità, allo sviluppo economico sia produttivo che ricettivo in termini turistici e culturali, alla crescita sociale e culturale. Progettare il futuro Affermava il Presidente della Regione Veneto nel “Documento Programmatico Preliminare del nuovo PTRC” del 2004: “Nelle società aperte e libere chi governa non si può sottrarre al dovere di progettare il futuro. Questa operazione ha però bisogno, da un lato, di operatori professionalmente capaci e, dall’altro, di regole condivise. Il progetto, in questa dimensione, diventa momento di incontro e di scontro su argomenti veri”. Il nuovo PTRC si configura, in questo senso, come strumento strategico per interpretare e dare forma alla civitas del Terzo Veneto, nel segno della qualità, dell’identità e della competitività. Il PTRC inoltre, trovando nell’intreccio tra spazio, economia e società l’ambito su cui articolare le proprie politiche di governo territoriale, rappresenta il quadro di riferimento principale per riflettere sulle aspirazioni della società veneta, definirne i tempi e le risorse di realizzazione, promuovere i punti di forza del territorio e tutelarne il patrimonio. Transettorialità, trasversalità, governance territoriale e cooperazione per competenza caratterizzano una logica che intende superare i limiti dell’approccio settoriale e della pianificazione per livelli per ottenere risultati concreti. Come abbiamo visto, gli assi fondamentali

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attorno ai quali si articola il PTRC sono le città, motori di futuro, il paesaggio, in un’ottica meno idealista e più pragmatica che sia in grado di valorizzare i nuovi paesaggi della quotidianità, ed infine la montagna, come area integrata da valorizzare. Su queste direttrici fondamentali si innestano i temi della biodiversità e della lotta ai cambiamenti climatici. Ecco quindi un Piano per decidere, un Piano delle utopie possibili, un Piano di pragmatismo visionario. Un Piano i cui ultimi destinatari sono i cittadini veneti ed il cui obiettivo principale è la progettazione di un ordine territoriale in grado di rifletterne l’identità, le capacità, la competitività e i sogni. Romeo Toffano

Il progetto strategico Greenways: Boschi e Fiumi della Repubblica di Venezia L’11 novembre 2009 alle 14 in Sala Mozart a Geo-Oikos è stato presentato lo stato di avanzamento del progetto Greenways Boschi e Fiumi della Repubblica di Venezia. Presenti all’incontro l’Assessore Regionale alle politiche del territorio Renzo Marangon e l’architetto Romeo Toffano, Dirigente Regionale alla Pianificazione territoriale.

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CASA BARCA: Esempio di implementazione delle iniziative del Progetto: si tratta infatti di un sistema abitativo mobile, ideale per la qualificazione del paesaggio di lagune e fiumi in quanto intervento reversibile e a bassissimo impatto ambientale.

In particolare l’architetto Toffano ha sottolineato l’importanza strategica del progetto che nonostante “costi poco” ha grande “valore” al pari di progetti dagli ingenti investimenti in strutture. Le parole chiavi del progetto Greenways: Boschi e Fiumi della Repubblica di Venezia sono infatti la contaminazione tra progettualità pubblica e privata, la contaminazione tra professionalità diverse, dall’urbanistica, alla comunicazione territoriale alle tecnologie e il massimo rispetto per un concetto di paesaggio che non si limita ad interventi strutturali ma valorizza la storia e l’identità delle popolazioni presenti. Durante l’incontro è stata sottolineata la valenza strategica del progetto che vuole stimolare un circuito virtuoso di sviluppo delle aree boschive e dei fiumi del Veneto integrando attività di promozione turistica ad investimenti rispettosi dell’identità del territorio. Oggi il progetto è focalizzato prevalentemente nei territori del Veneto e del Friuli Orientale, interessando ben 40 amministrazioni. Redazione Geo Oikos


Un Parco destinazione europea d'eccellenza Il Parco Regionale dei Colli Euganei non poteva mancare alla vetrina della Regione Veneto presso la Fiera di Verona nella cornice di Geo-Oikos. Dopo l’importante riconoscimento ottenuto dal progetto comunitario Eden, dedicato al tema "Turismo e aree protette", con la designazione a destinazione europea d’eccellenza, il Parco ha consolidato il proprio ruolo di risorsa fondamentale per lo sviluppo di una soft economy veneta. Attuare tutte le iniziative che possono promuovere l’identità territoriale del Parco Regionale dei Colli Euganei in termini di qualità, innovazione e sostenibilità è da tempo una priorità per il nostro Ente, un obiettivo che stiamo perseguendo con successo grazie all’appoggio e alla lungimiranza della Regione Veneto. Promuovere il marketing territoriale attivando il dialogo tra le diverse istituzioni e tra i portatori di interesse è, infatti, un’azione fondamentale per riuscire ad affrontare la trasformazione in atto della società veneta. Al riguardo va sottolineata l’esperienza positiva dei Parchi del Veneto che hanno

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anticipato questa tendenza attraverso il “sistema parchi” attivato dalla Regione Veneto. Iniziativa che è riuscita a creare una solida connessione tra le aree protette della Regione dando vita ad una serie di azioni comuni che stanno iniziando a dare i primi importanti risultati. Una “rete” di contatti che la Presidenza sta promuovendo personalmente a livello nazionale nella veste di Coordinatore Regionale dei Parchi del Veneto di Federparchi. Dall’esperienza acquisita nell’arco del mandato alla Presidenza del Parco Regionale dei Colli Euganei ho potuto constatare la potenza della collaborazione tra realtà diverse. Il recente Convegno Nazionale organizzato dal nostro Parco in occasione del ventennale dalla sua istituzione è stata l’occasione per testare gli ottimi risultati che nascono dal coinvolgimento. In questo contesto sono state presentate le linee guida per la programmazione del prossimo futuro del Parco che sono state definite attraverso un percorso partecipato che ha coinvolto oltre un centinaio di attori locali rappresentanti di associazioni di categoria, ordini professionali, gruppi

di base e della società civile che vive, lavora e rappresenta interessi nel contesto dei Colli Euganei. Una tangibile dimostrazione del nostro lavorare in team è Casa Marina a Galzignano Terme: edificio rurale affidatoci nel 2000 dalla Regione, divenuto oggi il centro nevralgico dell’attività di educazione naturalistica. Si parla di 13mila presenze solo nel 2008, oltre il 70% delle quali costituito da alunni provenienti dai distretti scolastici del territorio e delle regioni limitrofe, numeri in crescita anche per quanto concerne la presenza di gruppi, famiglie e turisti italiani e non. La diversità e l’elasticità delle proposte, infatti, riesce a dare risposta alle molteplici esigenze degli utenti che trovano la propria dimensione sia nella posizione strategica che nell’organizzazione logistica e didattica, quanto nell’ospitalità offerta. Nonostante il supporto dato dall’Ostello di Valle San Giorgio, con i suoi 50 posti letto, l’aumento delle richieste ha evidenziato la necessità di


migliorare e ampliare gli spazi dedicati alla didattica e all’aggregazione. Alla luce di questo l’Ente Parco ha ritenuto opportuno realizzare nuovi spazi destinati alla didattica e all’ospitalità in modo da migliorarne e differenziarne la fruizione. L’intervento è stato realizzato nell’ottica dello sviluppo sostenibile, privilegiando nuove tecniche e materiali costruttivi che vanno a rispondere ai requisiti prescritti dalla bioarchitettura. Sistemi costruttivi che stiamo fortemente promuovendo nel territorio del Parco. La lunga esperienza in ambito educativo ci ha portato ad essere scelti come capofila del progetto “A scuola nei parchi”, approvato dalla Giunta regionale su proposta dell’Assessore ai parchi e alle aree protette Flavio Silvestrin, il cui protocollo d’intesa sarà firmato a breve con l’Ufficio scolastico per il Veneto. Il nostro Ente provvederà, d’intesa con gli altri parchi regionali, alla cura degli aspetti organizzativi e amministrativi per la buona riuscita delle azioni definite dal progetto. Lavorare di concerto con le diverse realtà del territorio ci ha permesso di dare un fondamentale apporto ai diversi comparti produttivi dei Colli Euganei quali, tra gli altri, la viticoltura, con la quale operiamo per un’apertura ai mercati nazionali ed internazioni, e l’olivicoltura che negli ultimi tre anni ha raddoppiato la superficie coltivata recuperando aree abbandonate a beneficio, non solo dell’economia locale, ma anche dell’ambiente e della componente paesaggistica. La nostra rete sentieristica, 16 sentieri cartografati per uno sviluppo complessivo di 150 Km, è considerata una tra le maggiori attrazioni offerte dal Parco Regionale dei Colli Euganei e vede l’annuale presenza di una moltitudine di persone quali turisti, scolaresche, fondisti e altro, che possono così apprezzare da vicino le peculiarità botaniche, zoologiche, geomorfologiche, storiche e paesaggistiche del territorio. L’ultimo progetto avviato dall’Ente per promuovere, anche a livello mondiale, i percorsi del territorio è un sistema di geolocalizzazione di itinerari turistici, inserito nel Sito Web del Parco Regionale dei Colli Euganei, www.parcocollieuganei.com. Attualmente sono tre i percorsi che gli utenti possono scaricare gratuitamente e nelle tracce GPS di ogni sentiero sono compresi tutti i PDI (punti di interesse), ovvero informazioni aggiuntive sulle peculiarità dell’itinerario completi di foto, video e altri contributi multimediali, percorsi rintracciabili anche su www.giscover.com. L’Ente Parco è orientato verso il futuro e verso tutti quegli interventi che possano garantire la sostenibilità ambientale nella fruizione e nella conoscenza del Parco Regionale dei Colli Euganei. Chiara Matteazzi, Presidente Parco Regionale dei Colli Euganei

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IL BELVEDERE Il focus dedicato all’architettura con l’inserto fotografico da conservare

Puntare al futuro Un restauro eccezionale trasforma la seicentesca Punta della Dogana in un museo di arte contemporanea

Semplicità ed espressività: riqualificare rispettando il territorio Grazie ad un intervento pensato in sintonia con la cultura rurale della zona il quartiere Brenta Nova acquista una nuova fisionomia



Venezia - Interno di Punta della Dogana Š Palazzo Grassi SpA. Foto: ORCH, orsenigo_chemollo


Interno di Punta della Dogana Š Palazzo Grassi SpA. Foto: ORCH, orsenigo_chemollo

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Memoria ed innovazione: Tadao Ando fa dialogare passato e futuro

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a nuova vita di Punta della Dogana, da giugno scorso restituita alla città di Venezia come centro di arte contemporanea, nasce dall’incontro tra la volontà del Comune, la ricchezza e la sensibilità artistica del magnate francese François Pinault e il genio architettonico del giapponese Tadao Ando. Nell’aprile 2007 infatti la François Pinault Foundation - già proprietaria dello storico Palazzo Grassi che ospita mostre di arte contemporanea attingendo prevalentemente alla ricca collezione del suo proprietario - si aggiudica il bando per la trasformazione di Punta della Dogana in centro d’arte con una convenzione con in Comune di Venezia della durata di trentatre anni. I lavori di restauro di quella che un tempo era conosciuta anche come Dogana da Mar vengono affidati a Tadao Ando, architetto permeato dalla tradizione nipponica, ma anche fortemente influenzato dagli influssi del modernismo occidentale che amplifica la sua attenzione per i contrasti tra interno ed esterno, ombra e luce. Una delle sue cifre caratterizzanti, oltre la propensione per le soluzioni pure, è il ricorso al calcestruzzo - definito da Ando il “marmo dell’architettura contemporanea” - che, >

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< utilizzato nel lavoro di restauro di Punta della Dogana per creare nuove pareti divisorie interne, rappresenta un elemento fortemente innovativo. I lavori di restauro iniziano nel gennaio del 2008 e proseguono fino al marzo del 2009: l’idea di base del progetto è quella di creare un dialogo tra la vecchia storia dell’edificio, le esigenze e il gusto del presente con l’intento di “far galleggiare” questo straordinario edificio verso il futuro, come ha sottolineato lo stesso Ando. La forma triangolare del complesso, legata alla sua caratteristica posizione sulla punta ovest di Dorsoduro, sulla lingua di terra che divide il Canal Grande dal Canale della Giudecca, allude già di per sé in qualche modo al vettore del movimento. I lavori di costruzione della Dogana erano iniziati, su progetto di Giuseppe Baroni, nel 1677 nel luogo in cui, già dal XV secolo erano situati i magazzini del sale. La struttura aveva poi subito nei secoli restauri e trasformazioni: il lavoro di Ando ha anzitutto puntato sull’eliminazione delle invadenti partizioni aggiunte nel tempo, con l’idea di inserire nuovi volumi e piani che evidenzino le differenti stratificazioni del complesso strutturale originario conservando per il visitatore lo spettacolo prodotto dalla scorrere del tempo. Gli interni sono stati ripartiti in lunghi rettangoli, con una serie di pareti parallele; al centro invece è stato mantenuto un ampio spazio quadrato, frutto di un intervento successivo alla costruzione originale, nel quale è stata realizzata un sorta di “scatola di calcestruzzo”, Il cubo, che ha una superficie omogenea per materia e colore ed è stato realizzato da manodopera altamente specializzata, crea un vistoso contrasto con le pareti di mattoni e le capriate che sono state riportate a vista. Al centro del cubo l’architetto ha optato per un pavimento in masegni, la tradizionale pavimentazione veneziana, mentre nelle altre zone i pavimenti - sotto i quali passano i 28 km di serpentine che garantiscono il riscaldamento della struttura sono stati realizzati in cemento (al primo piano)

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Nei progetti di restauro e mantenimento di edifici antichi, portare ai massimi livelli la qualità già in essere dell’edificio, generando al contempo nuovi valori e spazi vitali per l’edificio stesso, è forse l’opera più creativa possibile nel mondo di oggi. Un mondo in cui un gioco di figure e forme superficiali prevale nel cerchio dell’architettura contemporanea. (Tadao Ando)

e in linoleum (al piano terra). Anche le finestre e le venti porte monumentali che corrono lungo le facciate esterne sono state ripensate facendo dialogare la tradizione dell’artigianato veneziano con elementi di modernità architettonica. Realizzate in acciaio e vetro hanno sostituito completamente quelle precedente, per altro non originali, e sono state ispirate allo stile dell’architetto e designer veneziano Carlo Scarpa. Le 130 capriate che formano lo scheletro della copertura originaria sono state quasi completamente recuperate: sono stati consolidati circa 9.000 metri quadrati di superficie lignea e sono state posate 90.000 tegole di cui la metà originali. Ma i numeri di Punta delle Dogana non sono finiti: la superficie, che ammonta a 5.000 metri quadrati, è divisa in nove navate larghe circa 10 metri e alte, sotto trave, 7 metri. All’esterno la terrazza del


belvedere, che offre una vista a 360 gradi, si trova a 9 metri di altezza, mentre la torre con i due Atlanti, opera di Bernardo Falcone, e la statua della Fortuna, sulla punta di Dorsoduro, raggiunge i 28 metri. Per la sua caratteristica posizione nella laguna - basti pensare che ben l’80% del perimetro di Punta della Dogana confina con le acque - l’intera logistica del cantiere è stata gestita via mare, movimentando 10.000 tonnellate di materiali grazie ad un porto provvisorio, ad aree di cantiere allestite su palafitte e al ricorso a chiatte e pontoni. L’incarico di General Contractor è stato affidato alla DottorGroup di Treviso, che ha svolto il lavoro in soli 13 mesi consegnando con sei giorni di anticipo. L’impresa ha avuto cura di attrezzare per i lavoratori una mensa interna allestita su palafitte e un’infermeria con infermieri specializzati in medicina del lavoro per assicurare in tutte le fasi la qualità e la sicurezza delle condizioni di lavoro per gli operai. Un progetto stupefacente, per mole e bellezza del risultato ottenuto, che ha avuto un costo di circa 20 milioni di euro. Punta della Dogana ospita, dal 6 giugno 2009, l’esposizione Mapping the studio.

Per la sua caratteristica posizione nella laguna l’intera logistica del cantiere è stata gestita via mare, movimentando 10.000 tonnellate di materiali grazie ad un porto provvisorio, ad aree di cantiere allestite su palafitte e al ricorso a chiatte e pontoni.

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o c i n o t do t n A e o t i h ada T c i r d a o t t e g o r Il p Quando lavoriamo con progetti che hanno a che fare con la rivitalizzazione dell’architettura del passato, che ne preservano e restaurano la struttura ad uso delle generazioni future, dobbiamo ascoltare attentamente la storia e la memoria dell’edificio per poter dar vita ad una nuova energia che intrecci l futuro con il passato. (Tadao Ando)

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In seguito alla ristrutturazione di Palazzo Grassi, ho avuto la fortuna di ricevere l’incarico per un altro importante progetto a Venezia, la ristrutturazione di Punta della Dogana. Sono sinceramente onorato di avere avuto l’opportunità di lavorare ancora con François Pinault e con i Veneziani, fra cui il sindaco Massimo Cacciari. L’edificio di Punta della Dogana è caratterizzato da una struttura semplice e razionale. Il volume crea un triangolo, diretto riferimento alla forma della punta dell’isola di Dorsoduro, mentre gli interni sono ripartiti in lunghi rettangoli, con una serie di pareti parallele. Con profondo rispetto per questo edificio emblematico, tutte le partizioni aggiunte nel corso delle ristrutturazioni precedenti sono state diligentemente rimosse, al fine di ripristinare le forme originali della primissima costruzione. Riportando alla luce le pareti in mattoni e le capriate, lo spazio ritrova la propria energia e rimanda alle antiche usanze marinare. Al centro dell’edificio, uno spazio quadrato occupa due navate, conseguentemente a una ristrutturazione precedente. In via eccezionale, abbiamo mantenuto questa struttura, in cui è stata inserita una “scatola di calcestruzzo” che trasforma considerevolmente lo spazio. Grazie all’incontro e alla giustapposizione di elementi antichi e nuovi, l’edificio sa riunire il passato, il presente e il futuro. Il nostro approccio di base alla ristrutturazione esterna dell’edificio ha previsto inoltre un attento recupero delle facciate originali, fatte salve le aperture, che sono state completamente sostituite. Il design delle nuove porte e finestre, nonostante la modernità degli elementi in acciaio e in vetro, attinge di fatto all’artigianato veneziano tradizionale. Nella fase iniziale del progetto ho pensato di costruire, accanto all’ingresso su Campo della Salute, una coppia di colonne di cemento che simboleggiassero il dialogo


tra Storia e Futuro. Nonostante la proposta abbia sollevato un dibattito inaspettatamente ampio tra la popolazione della città di Venezia, intendevo realizzarle come monumento che avrebbe annunciato la rinascita del luogo in cui sorgevano. Nel corso della progettazione tuttavia è emerso che una parte delle linee tecniche di comunicazione e di servizi della città sono interrate nel sito in cui sarebbero state costruite le colonne e alla fine ho dovuto rinunciare alla mia idea. I progetti di restauro di architetture storiche raramente procedono secondo i programmi stabiliti in fase iniziale. Le difficoltà e i vincoli che emergono in corso d’opera sono innumerevoli. Credo tuttavia che questo confronto, questo dialogo tra Vecchio e Nuovo, rappresenterà nell’immediato futuro una forza trainante che determinerà il futuro della città. Da parte mia, sono fermamente deciso a trattare di questo tema per tutta la mia carriera di architetto. 55


LA TORRE

L’osservatorio a 360° sul mondo dell’economia

Etica e impresa: tra pensiero e realtà Il nuovo libro di Joaquín Navarro-Valls

I

al tempo stesso di spettatore privilegiato e di l tema del rapporto tra etica e imprenditorialità protagonista di più di vent’anni di storia delle costituisce un aspetto rilevante della relazioni tra la Sante Sede e il mondo danno alle riflessione sullo sviluppo e sulle modalità in sue riflessioni e ai suoi scritti uno spessore che cui esso vada perseguito. Un tema a cui anche li rende difficili da collocare nelle coordinate recentemente hanno dedicato attenzione uomini canoniche della scrittura. Il libro che ha dato alle di fede come lo stesso Pontefice, filosofi e uomini stampe alcune settimane fa per la Mondadori (A politici. Ci eravamo ripromessi di avviare anche passo d’uomo. Ricordi, incontri e riflessioni tra storia sulla nostra rivista una riflessione. L’uscita del e attualità) infattioperai un testo ricco edcontro imprevedibile libro Una autobiografico di Navarro Valls A passo sezione ricca di spunti sugli argomenti più diversi. La rivoltaè degli britannici i per i rimandi e le citazioni che contiene. Il volume d’uomo ce ne fornisce lo spunto e inizieremo colleghi italiani: cosa ne pensano gli imprenditori veneti? Gli itinerari in giro per la regione attraverso nasce come una raccolta di scritti giornalistici un ragionamento individuando alcuni brani e le parole dello scrittore Roberto e infine soluzioni e proposte peraltri l’housing e per una «La - alcuni inediti, uscitisociale sul quotidiano raccontando il suo percorso comeFerrucci anticipazioni nuova cittadella universitaria. Repubblica» - ma l’effetto finale è quello di un di una intervista che contiamo di realizzare nei ibrido eccezionale: un testo che è insieme di prossimi mesi e di offrire prossimamente ai nostri storia ed attualità (come recita coerentemente lettori. il sottotitolo) che, senza indulgere a dettagli L’intensità e la pienezza della vita intellettuale, biografici eccessivamente privati, racconta la vita spirituale e culturale di uomo come Joaquín e il pensiero di un uomo che ha lavorato a stretto Navarro-Valls sono difficili da racchiudere in poche contatto per vent’anni con un pontefice molto note biografiche. La sua posizione eccezionale 56

Iniziative per il sociale e una camminata per Venezia...


amato quale è stato Giovanni Paolo II. Storia, filosofia, scienze naturali, antropologia, politica: le discipline chiamate in causa sono molte e altrettanti i fatti – spesso molto distanti tra loro – di cui si parla. La divisione in quattro sezioni sistematizza in modo abbastanza generico gli articoli: si tratta di quattro contenitori estremamente elastici (Incontri; L’uomo e la modernità; Questioni globali; Laicità, valori e scienza). Quel che conferisce vera coesione al volume è la solidità dell’impianto interpretativo del suo autore, la sua capacità, alimentata da una cultura filosofica raffinata, di perseguire l’ideale dei classici che vedeva nella conoscenza umana «un’adeguazione tra pensiero e realtà». Scrive Navarro-Valls nella Prefazione al volume: «Gli avvenimenti e la concretezza di un fatto

«Il germe di ogni solida imprenditorialità, alla fine, sta proprio nel cogliere il valore intrinsecamente umano del lavoro che permette ad ognuno di guadagnare una vera e propria pienezza di essere e, di conseguenza, un vero e proprio incremento di benessere per sé e per gli altri. Un lavoro ben fatto e ben ultimato è così sempre una conquista collettiva, con una relativa indipendenza – sia ben chiaro, soltanto relativa – dai risultati raggiunti». (p. 91)

di politica internazionale o di uno di cronaca o di un ricordo personale non sono delle cause esclusivamente occasionali per scrivere qualcosa. Non si tratta neanche di trovare l’argomento più idoneo per esplicitare un principio o un valore, ma di fare qualcosa di completamente diverso. È il singolo avvenimento, è la singola circostanza – per quanto piccola e separata dal resto possa apparire – che sollecitano direttamente la curiosità e l’interesse dell’opinione pubblica, del lettore prima e, poi, di chi scrive. Dentro lo spazio quotidiano emerge una motivazione universale e ideale che stimola la capacità interpretativa fino a mettere lo scrittore alla prova, fino ad alimentare il bisogno d’interpretare la realtà nel suo risvolto ultimo, partendo però da quel caso lì, da quello specifico accadimento o da quella specifica e unica vicenda. Ogni scrittore trova se stesso chiamato in causa da un evento peculiare, da una disamina etica, da un anniversario che si celebra, da una discussione politica, e così via, perché è partendo da lì che lo scrittore avverte il bisogno e la volontà di dare un senso alle situazioni, vedendo in esse soltanto un particolare tassello dell’intero puzzle della vita cui va applicata la razionalità per far emergere la parziale verità del tutto nascosta nel contingente. […] Mediante il pensiero, poi, si può trovare una possibile lettura interpretativa di ogni singolo caso, in modo da far emergere il senso autentico che permette la contestualizzazione e l’interpretazione delle vicende. A volte lo sforzo si fermerà soltanto a delle ipotesi; altre volte, invece giungerà sino a far affiorare un significato compiuto, ma certo l’evento da sé non trova una sua reale collocazione e una sua reale posizione nell’insieme, senza l’interpretazione che la ragione ne dà e senza che si offra all’opinione pubblica come comprensibile». Date queste premesse è possibile comprendere il senso della presenza di riflessioni che spaziano dalle sollecitazioni provenienti dalle questioni di bioetica, all’omicidio, nel 2007, di una studentessa inglese a Perugia, passando per riflessioni sulla scienza, l’universo, l’ecologia, il lavoro, le vacanze, la laicità, il terrorismo. I piccoli accadimenti del mondo o della vita personale, divengono motivo di una riflessione intensa, sempre sostenuta da una scrittura comprensibile e piana che riesce a citare Hobbes e Kant senza diventare oscura. In questo modo anche una visita allo zoo, fuoriprogramma durante un viaggio, offre lo spunto per un’analisi 57


LA TORRE

Joaquín Navarro-Valls è nato in Spagna a Cartegena nel 1936. Nel 1961 si è laureato in medicina, conseguendo poi un dottorato in psichiatria. Il suo interesse per il mondo della comunicazione, legato inizialmente alla sua professione di medico, si è concretizzato prima in una laurea in giornalismo, nel 1968, poi in una in Scienze della Comunicazione (1980). Dopo essere stato a lungo corrispondente estero per alcune riviste e giornali («Nuestro Tempo» e «Madrid ABC») è divenuto membro del Consiglio Direttivo della Stampa Estera in Italia (1979). Tra il 1983 e il 1984 è stato Presidente dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. La fama mondiale e la più grande sfida della sua carriera sono però legate alla scelta di Giovanni Paolo II di affidargli, nel 1984, la Direzione della Sala Stampa della Santa Sede ruolo che ha mantenuto fino al 2006, un anno l’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI. In quegli anni ha fatto parte della Delegazione della Santa Sede alle conferenze internazionali dell’Organizzazione delle Nazione Unite al Cairo (1994), Copenhagen (1995) Beijing (1995) e Istambul (1996). Oggi, dopo aver ottenuto numerosissimi riconoscimenti, tra cui 5 lauree honoris causa, è tornato all’antica passione della medicina in qualità di Presidente dell’Advisory Board della Università Campus Bio-Medico di Roma.

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del rapporto tra l’uomo e il mondo animale; il polo di attenzione di tutti i testi contenuti in A passo d’uomo è appunto l’essere umano. Scrive ancora Navarro-Valls: «In questi articoli, in effetti, l’unica vera costante ideale di fondo è di tipo antropologico. Certo, non si tratta di un interesse soltanto culturale per l’uomo, ma di una motivazione autenticamente metafisica per la persona, per la sua realtà universale e per i suoi bisogni effettivi». Di grande fascino, oltre che di spessore politico e storico, la sezione dedicata agli Incontri che apre il volume. Ci sono ovviamente Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, colti nei loro momenti pubblici e privati, ma anche Gorbaciov, Reagan, Fidel Castro, Madre Teresa di Calcutta e Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, di cui NavarroValls è membro laico. Anche in questo caso la precisione e la cura della lettura storica e politica dei fatti non impediscono all’autore di dedicare un’attenzione viva e mai banale alle persone di cui parla, allontanandosi anni luce dalle descrizioni di maniera: l’umanità di Gorbaciov, l’ironia di Fidel Castro, la trasformazione del cardinale Joseph Ratzinger in Papa Benedetto XVI, il sorriso di Madre Teresa vivono sulla pagina grazie all’umanità con cui Navarro-Valls racconta di loro, procedendo con la lentezza che richiede un ascolto attento e un’osservazione partecipe, a passo d’uomo, arrivando però al fondo delle cose.

di Federica Paoli


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LA PIAZZA Libere opinioni

Un rigoroso approccio interdisciplinare: il Commentario al Piano Casa della Regione Veneto

C

on un intervento tempestivo, ma al tempo stesso rigoroso e puntuale, è stato dato Finalità e incentivi: i rapporti con gli alle stampe nel mese di settembre per le strumenti urbanistici vigenti edizioni del Corriere del Veneto un utile e dettagliato “Il ‘piano casa’ della Regione Veneto non è una legge urbanistica, e commentario alla legge regionale n. 14 dell’8 luglio neppure una legge edilizia: è stato concepito come strumento di 2009, che disciplina a livello locale limiti e regole politica economica per il sostegno dell’intero settore edilizio in una dell’applicazione del così detto Piano Casa. A curarne fase di grave crisi generale. In questo contesto, differenziandosi l’uscita l’avvocato Bruno Barel, docente di Diritto da altre leggi regionali e dalla stessa Intesa Stato-Regioni ed Enti Europeo nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università locali del 31 marzo 2009, non si limita all’edilizia residenziale, di Padova, l’architetto Vincenzo Fabris, dirigente ma si estende a tutti gli edifici esistenti, quale che sia la loro della Direzione Urbanistica della Regione Veneto e il destinazione d’uso, fatti salvi i limiti espressamente indicati. Tende Dottor Roberto Travaglini di Confindustria Vicenza. Il dunque a preservare nel tempo e a riqualificare l’intero patrimonio volume, dal titolo: Il Piano Casa del Veneto, la legge della edilizio esistente, favorendo in particolare l’ammodernamento regione Veneto 8 Luglio 2009, n.14, come sottolineato tecnologico e il miglioramento architettonico, con una dichiarata finalità ambientale di promozione delle tecniche di bioedilizia anche dall’Assessore regionale alle Politiche per il e del risparmio energetico mediante l’utilizzo di fonti di energia Territorio Renzo Marangon nella prefazione al volume, rinnovabile. Questi obiettivi generali vengono perseguiti agendo è frutto del lavoro di un gruppo con competenze lungo quattro direttrici: interdisciplinari composto da venti architetti e a) agevolare l’ampliamento degli edifici esistenti avvocati che hanno riversato nel testo competenze b) agevolare la sostituzione (mediante demolizione e ricostruzione) legateUna allasezione “vasta esperienza accumulata sia all’interno ricca di spunti sugli argomenti più diversi. rivolta degli operai contro i conLa ampliamento degli edifici britannici esistenti da oltre 20 anni dell’amministrazione pubblica, regionale e comunale, c) agevolare l’ampliamento delle ricettive all’aperto colleghi italiani: cosa ne pensano gli imprenditori veneti? Gli itinerari in giro per la attrezzature regione attraverso sia nella libera professione, sia nel mondo delle imprese”. d) agevolare la costruzione di pensiline e tettoie su edifici le parole dello scrittore Roberto Ferrucci e infine soluzioni e proposte per l’housing sociale e per una Senza la pretesa di risolvere tutti problemi interpretativi residenziali esistenti finalizzate all’installazione di impianti nuova universitaria. che la legge fa sorgere, il commentario noncittadella solo fotovoltaici. contribuisce alla riflessione in materia urbanistica (a Gli incentivi consistono nel permettere la realizzazione degli interventi previsti, entro i limiti quantitativi massimi fissati, questo proposito si legga la bella introduzione dal in deroga alle previsioni di tutti gli strumenti urbanistici e titolo Ritorno al futuro. Dall’urbanistica d’emergenza territoriali vigenti, siano essi comunali provinciali o regionali, e dei ad una rigenerazione della riforma urbanistica) ma regolamenti comunali, purché gli interventi vengano avviati al più offre soprattutto un valido supporto all’applicazione presto, al massimo entro un biennio.” pratica della legge. Il commentario assolve dunque

Iniziative per il sociale e una camminata per Venezia...

(Osservazioni generali, p. 30) 60


L’interpretazione della legge e il suo impatto sui principi e sull’assetto della disciplina urbanistica

Il ‘Piano Casa’ è una straordinaria quanto necessaria occasione per ri-valutare tutta la strumentazione inventata per gestire il territorio e la città. una duplice funzione: da un lato alimenta un importante quanto necessario dibattito in termini di programmazione territoriale e snellimento burocratico, dall’altro consente di orientarsi nell’applicazione di una legge che, puntando all’essenzialità e alla semplificazione del proprio dettato, pone talvolta questioni interpretative sia per quanti intendano avvalersene sia per i Comuni chiamati a disciplinarne alcuni aspetti specifici. Il commentario si presenta diviso in due parti, seguite da un’appendice. La sezione introduttiva affronta alcune questioni di carattere generale che vanno dalla genesi della legge al ruolo della Regione e dei Comuni nelle misure di attuazione, riflettendo anche sui rapporti della l.r. 14 con gli altri strumenti urbanistici vigenti, sul suo impatto sui principi e sull’assetto della disciplina urbanistica nonché sulle implicazioni delle misure adottate sul piano dei diritti civili dei soggetti coinvolti. Infine l’ultimo paragrafo delle Osservazioni generali si concentra sulla questione interpretativa più rilevante e delicata, ovvero il significato da attribuire all’ambigua espressione “prima casa di abitazione” ampiamente

“La concisione estrema della legge rende indispensabile un’opera di coordinamento particolarmente delicata con l’insieme della disciplina urbanistica vigente, nella quale essa viene ad inserirsi. Ciò vale ad esempio per l’interpretazione di nozioni usate dalla legge ma non definite, per le quali non resta che fare rinvio al comune significato desumibile dal piano regolatore o dal regolamento edilizio di ciascun Comune, come ad esempio per la determinazione del concetto di “volume” o di “superficie coperta”. “Se l’obiettivo fondamentale di incentivare gli investimenti privati nel settore edilizio induce a privilegiare per quanto possibile un’interpretazione all’insegna del ‘favor operarum’, occorre nondimeno tenere ben presente che il legislatore stesso ha avuto consapevolezza dei rischi per il buon governo del territorio insiti nella propria iniziativa ed ha fissato il punto di equilibrio in alcuni punti fermi. Il più importante sta nel tentativo di distinguere fra incremento quantitativo del patrimonio edilizio esistente e invarianza delle destinazioni d’uso, nel rispetto delle destinazioni di zona decise dagli strumenti urbanistici e territoriali vigenti. L’ampliamento deve infatti condividere la destinazione d’uso in atto dell’edificio esistente, e non è consentito se tale destinazione d’uso è incompatibile con le destinazioni ammesse nella zona in cui esso è ubicato”. (Osservazioni generali, p. 35)

utilizzata in varie sedi dal legislatore. La seconda parte del volume è di natura prevalentemente analitica e consiste in una dettagliata e puntuale messa a fuoco degli elementi più importanti o controversi dell’articolato con l’intento di prevenire questioni, dubbi e problematiche interpretative. L’appendice, infine, rappresenta un utile strumento per gli operatori del settore perché raccoglie gli atti e le leggi più significative richiamate nel Piano Casa divise in quattro sezioni: La genesi del “piano casa”; Misure regionali di attuazione; Atti richiamati o collegati; Analisi economica (Relazione di Cresme Ricerche del maggio 2009). Come sottolineato dai curatori stessi del volume, questo lavoro, pur non risparmiando alcune critiche al dettato della l.r. 14, ha un intento ed un approccio positivi che mirano a valorizzare tutte le potenzialità di una legge che ha, nel suo essere volutamente breve e “snella”, un punto di forza che rischia talvolta di generare alcune difficoltà interpretative e applicative cui il commentario cerca di offrire alcune risposte.

di Marta Alteri 61


LA PIAZZA

Social housing e privato sociale in Veneto: l’esperienza del cerv "Il social housing costituisce un ambito di mercato importante e un tema di forte rilevanza sociale. La nostra rivista vi dedica la massima attenzione ed è aperta a tutti i contributi. Per qUesto motivo ospitiamo qUesto contributo che racconta un'esperienza del mondo cooperativo, che crediamo possa contribuire a sviluppare un dibattito fecondo e possa stimolare la pubblicazione di altre esperienze."

I

l termine “social housing” ha una connotazione molto ampia. Ha assunto negli anni accezioni e applicazioni diverse in Europa, a seconda del contesto nazionale. Non esistono quindi soluzioni predefinite, e si può trarre spunto dalle migliori pratiche che le esperienze di Social Housing hanno complessivamente prodotto. Il “diritto alla casa” è sancito costituzionalmente in Belgio, Spagna, Grecia, Portogallo, Finlandia, Olanda, Svezia e con legge in Francia, Danimarca e Regno Unito. Forte di questa tradizione, il Comitato di Coordinamento Europeo per l’Edilizia Sociale (CECODHAS), definisce il Social Housing “offrire alloggi e servizi con forte connotazione sociale, per chi non riesce a soddisfare il proprio bisogno abitativo sul mercato (per ragioni economiche o per assenza di un’offerta adeguata), cercando di rafforzare la loro condizione”. In ogni modo, per quanto concerne l’Italia, a partire dal 1998 le responsabilità relative al fabbisogno abitativo sono state delegate alle Regioni, che ora gestiscono autonomamente obiettivi, finanziamenti e modalità d’intervento, ed all’interno di questa configurazione esistono tre attori principali: lo Stato, le cooperative ed i privati. L’esperienza riportata qui di seguito riguarda 62

un’importante realtà tra le cooperative edilizie operanti nel Veneto: il CERV (Consorzio per l’Edilizia Residenziale Veneta). Fondato nel 1978, il consorzio aggrega ad oggi 10 cooperative edilizie, verso le quali esercita funzioni di assistenza, ed ha realizzato oltre 2000 abitazioni in proprietà ai soci e più di 150 alloggi destinati alla locazione a canoni moderati. Ha costruito in tutti i capoluoghi del Veneto, compresa Venezia insulare, ed in molti comuni delle rispettive province. Il CERV cerca di soddisfare la richiesta abitativa e garantire un risparmio sull’acquisto o un canone moderato per l’affitto, costruendo laddove le case hanno prezzi proibitivi per le fasce sociali a basso reddito (ad es. Cortina d’Ampezzo e Venezia), anche grazie al minor costo delle aree nelle quali vengono effettuati i programmi costruttivi. La nostra intervista all’Arch. Claudio Pianegonda - Presidente del CERV -, non poteva tuttavia prescindere da una domanda relativa alla lettura dell’attuale momento di crisi economica da parte di un attore del privato sociale. Nell’affrontare il tema delle politiche messe in atto per fronteggiare la recessione, Pianegonda ha complessivamente buone parole per l’operato del Governo, ed in particolare del Ministro Tremonti, anche se ritiene che non siano


ancora state gettate le basi per una reale ripresa economica, che a suo avviso parte necessariamente dalla formula: Persone - Lavoro - Famiglia. Pur avendo registrato un calo del fatturato del 40% dal 2008 al 2009, il CERV afferma che l’aspetto più preoccupante “è la ripercussione che la crisi sta avendo attualmente sul lavoro”. L’instabilità lavorativa ha colpito infatti in modo particolarmente duro le province industriali di Vicenza e Treviso, generando una profonda paura del futuro e scoraggiando così molti di coloro che desideravano acquistare una casa. Tale situazione è stata aggravata dalla difficoltà di ottenere credito dalle banche, che ha paralizzato parzialmente il mercato. I tempi di crisi sembrano comunque aver colto piuttosto preparate le cooperative che hanno puntato ormai da qualche anno sulla costruzioni di immobili per la locazione a canoni moderati, poiché se da una parte si è ridotto il numero di famiglie disposte ad acquistare una casa, c’è dall’altra una crescente richiesta di affitti. Una scelta impegnativa per chi è abituato a costruire case, sia per via del conseguente aumento di responsabilità e di risorse, che per il fatto che le cooperative edilizie in Italia devono sostenere un’IVA del 10% sui contratti di locazione. Pianegonda afferma infatti che ritenere che “l’80% della popolazione italiana è proprietaria della casa in cui abita”, e che per questo motivo il problema abitativo sarebbe risolto, mette in evidenza quanto questo dato sia incerto, e non tenga conto delle dinamiche evolutive del bisogno e del prodursi di nuove famiglie. In Veneto, ad esempio, si vengono a creare ogni anno circa 35.000 mila nuovi nuclei famigliari, dovuti a matrimoni, convivenze, divorzi ed immigrazione. Dunque, nonostante le stime parlino di un invenduto che si aggira intorno ai 50/80.000 alloggi, in Veneto non mancano le opportunità di costruire ed assicurare maggiore stabilità alle famiglie del futuro. Rispetto alla questione abitativa di Venezia, Pianegonda afferma francamente che “Il diritto alla casa, pur non contemplato dalla nostra Costituzione, è implicito nel diritto di cittadinanza, che comprende non solo i diritti della persona ma anche quelli della residenza. La cura del Comune per favorire la permanenza dei cittadini nel suo territorio non è un atto illuminato, o di buona amministrazione, è bensí l’assolvimento di un obbligo irrinunciabile”. Per quanto riguarda la scelta dei metodi costruttivi e dei materiali impiegati, l’introduzione delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni è vista con estremo favore da parte del CERV. Da tempo il consorzio punta su un buon isolamento termico,

acustico e sismico, e conferisce molta importanza anche alla luminosità dei locali, il migliore orientamento, una bella vista e “soluzioni progettuali per rendere socialmente piacevole l’abitare”. L’ambizione è dunque quella di riuscire a dialogare con i progettisti ed essere talmente esigenti da ottenere “case belle e facili da costruire”, soluzioni progettuali con ampie dotazioni a verde, edifici armoniosi e massima funzionalità tra gli edifici e tra gli alloggi, “moderando l’accumulo di tensione sociale causato dalla prossimità abitativa”. La tecnologia energetica indubbiamente costa più dei metodi tradizionali, ma permette un innegabile risparmio a lungo termine e questo dovrebbe bastare a sfatare l’idea che costruire con criteri di efficienza energetica sia riservato al beneficio delle fasce sociali più benestanti. Affermazioni che fanno riflettere su quanto in passato, all’interno del residenziale assistito, i progettisti siano stati autori di opere ispirate a criteri architettonici estremamente lontani dal tessuto locale, se non dichiaratamente ideologici. Ad ogni modo, se prima dell’introduzione delle Nuove Norme Tecniche gli standard del CERV superavano persino quelli richiesti dalle precedenti normative, ora i limiti imposti sono notevolmente impegnativi anche per loro. Da un punto di vista più squisitamente commerciale, esiste una comunione di intenti e di interessi tra settore privato e privato sociale delle costruzioni dovuto al semplice dato di fatto che “abbiamo bisogno delle imprese per costruire, dando lavoro dunque anche al privato”, anche se lo Stato italiano registra un primato negativo in Europa, rispetto all’impegno nell’edilizia sociale. Il CERV punta comunque al futuro, alle “belle case” che intende realizzare nel centro storico di Venezia, a Vicenza, Verona, al Lago di Garda, ed alla ricostruzione di parte del patrimonio edilizio pubblico esistente, che dovrà essere adeguato agli attuali standard energetici ed urbanistici. Il settore delle cooperative, oltre all’opportunità di costruire, offre al settore privato una possibile interpretazione innovativa delle modalità di intervento sul territorio, ovvero puntando sulle persone e le loro famiglie, dunque su un’urbanistica che tenga conto delle caratteristiche delle comunità. Suggerisce così la possibilità di riconfigurare alcuni settori del mercato privato ed avviare una ripresa economica delle imprese che, già avviata sul piano della qualità, della sicurezza e dell’efficienza energetica, si realizzi anche attraverso l’integrazione delle costruzioni nel tessuto sociale del territorio.

di Rufo Iannelli 63


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IL MERCATO

Le soluzioni per essere competitivi

Piccole e Grandi opere tra luci e ombre S

più interlocutori istituzionali a livello ragionale, ma anche e è vero che il deficit infrastrutturale nazionale e di Unione europea. Uno scenario - come caratterizza un po’ tutto il Paese è altrettanto evidenzia Giuseppe Fasiol nell’intervista rilasciata ad vero che il Veneto, per la sua collocazione «EST» - in forte movimento, che sicuramente necessita di geografica, essendo regione leader per flussi turistici un presidio costante della Regione per accelerare i tempi e di attraversamento delle merci sia verso Oriente che e garantire il superamento di criticità di tipo tecnico e verso il Nord d’Europa, soffre più di altre regioni. A ciò procedurale su cui spesso è la volontà politica a fare la si aggiunga che nell’attuale fase congiunturale il rilancio differenza. Un maggiore ottimismo pervade l’orizzonte di investimenti e di programmi di opere pubbliche e di dei piccoli lavori, grazie ad una forte collaborazione e utilità sociale può contribuire in maniera consistente a sinergia tra la Regione e il sistema di rappresentanza ridare fiato all’economia e a contrastare efficacemente imprenditoriale, ma anche con il mondo finanziario. la crisi in atto. La questione è al centro del dibattito Ciò sta consentendo di rimettere in moto il mercato tra politica, amministrazione regionale e operatori dei lavori pubblici e attivare meccanismi e iniziative economici. Da un lato ci sono le grandi opere, dall’altro volteLa a rivolta sostenere le piccole colpite daii ritardi una domanda di investimenti per sostenere il mercato Una sezione ricca di spunti sugli argomenti più diversi. degli operaiimprese britannici contro dei pagamenti, anche a causa del Patto di stabilità delle piccole opere, che spesso consentono un reale colleghi italiani: cosa ne pensano gli imprenditori veneti? Gli itinerari in giro per la regione attraverso e del credit crunch. Il dialogo che si è concretizzato in più e soprattutto rapido superamento di tante criticità a le parole dello scrittore Roberto Ferrucci e infine soluzioni e proposte per l’housing sociale e per una provvedimenti, se ha riguardato più attori, sicuramente livello di territorio. nuova cittadella universitaria. ha visto protagonisti l’assessore regionale ai Lavori Dopo il Passante l’attesa è per opere essenziali come la Pubblici Massimo Giorgetti e il Presidente di Ance Veneto Pedemontana e la nuova Romea, il potenziamento della Stefano Pelliciari. Nelle due interviste che seguono A4 e della Venezia - Trieste, così come il completamento emerge con chiarezza l’avvio di un percorso condiviso del sistema ferroviario metropolitano. Tutte opere che sta producendo risultati importanti e originali che che comunque richiedono tempo e una gestione costituiscono dei modelli anche per altre regioni. delle risorse in forte sinergia tra contributi pubblici e investimenti privati. Senza contare il coinvolgimento di di C.R.

Iniziative per il sociale e una camminata per Venezia...

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IL MERCATO

Più sprint alle piccole opere Intervista a Massimo Giorgetti, Assessore ai Lavori Pubblici Regione Veneto e grandi opere. Oggi il Veneto ha tante piccole e medie imprese che lavorano nel settore delle costruzioni, che per struttura non sono attrezzate per concorrere sui grandi mercati, ma svolgono una funzione economica e sociale importantissima. Ad esempio tutte le piccole imprese artigiane, che danno lavoro e creano indotto. Ebbene in questi anni, parallelamente alla grande opera di infrastrutturazione che abbiamo intrapreso con il Passante di Mestre, il Mose, le grandi autostrade e il project financing che sta caratterizzando la nostra regione, ci siamo concentrati nello sviluppo del settore dedicato alle piccole imprese.

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In questo momento particolarmente delicato per l’economia del Paese e per il settore delle costruzioni nello specifico, un’azione mirata nel comparto dei lavori pubblici può rivelarsi decisiva per accompagnare il settore nella ripresa, dando nuova linfa vitale alle imprese. Quali sono le forze messe in campo dalla Regione Veneto e gli obiettivi che intendete raggiungere? Gli interventi che in questi anni, come Regione Veneto e come Assessorato ai Lavori Pubblici in particolare, abbiamo effettuato sono sempre stati improntati a una profonda collaborazione e concertazione con le imprese edili e con tutto il comparto economico che rappresentano, perchè riteniamo che questo sia uno dei settori primari per la nostra economia. Gli interventi sono stati sostanzialmente di due tagli: uno strategico, con la collaborazione del Governo, che riguarda le grandi infrastrutture della nostra Regione. Un altro, cui tengo particolarmente, riguarda le piccole

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Nello specifico, quali interventi avete previsto a supporto delle opere piccole e medie? Primo fra tutti sottolineo il tentativo, poi recepito in qualche modo dal codice degli appalti, di semplificare tutte le procedure sotto soglia, poiché è evidente che tutte le opere di competenza dei Comuni (dal rifare i marciapiedi, agli impianti sportivi, agli spogliatoi) non solo aumentano la qualità della vita di un territorio, ma costituiscono uno spazio di lavoro in cui le piccole imprese possono trovare quella linfa vitale per poi entrare nei mercati europei e internazionali che corrono sopra soglia. In linea con questa logica, c’è poi il Piano Regionale delle Opere Pubbliche sotto i 500mila euro che il governo regionale ha predisposto. In un momento di crisi economica come questo, noi abbiamo ritenuto opportuno aumentare gli investimenti dedicati alle opere sotto i 500mila euro, creando così lavoro per le imprese locali. Oggi abbiamo raccolto più di 2.500 domande e stiamo predisponendo un finanziamento di circa 200mln di euro che servirà per realizzare nei prossimi 4 mesi questo tipo di interventi, secondo la filosofia che mette al primo posto il servizio al cittadino. Piuttosto che investire in cassa integrazione in deroga o in contributi di altro tipo alle imprese, crediamo che il miglior investimento sia


quello di dare lavoro alle imprese stesse. Si tratta di uno strumento attraverso cui quasi 600 Comuni del Veneto potrebbero dare lavoro a un’impresa, che potrebbe così trovare le risorse per superare la difficile fase economicofinanziaria, nell’attesa di una reale e significativa ripresa economica. Questo è un tassello che si collega al Piano Casa regionale, cioè alla possibilità di ampliare dal 20 al 40% tutte le prime case, che ha come primo obiettivo quello di rimettere in moto tutto il settore privato. La Regione Veneto ha già approvato da circa due mesi la norma che sostanzialmente mette tutti i cittadini nelle condizioni di avere delle procedure semplificate per questo tipo di interventi.

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Una nota dolente per le imprese che tentano di uscire dal tunnel della crisi è rappresentata dall’accesso al credito. In che modo la Regione Veneto si sta muovendo per fornire un sostegno in questo senso? In un momento di difficoltà di credito come questo, un intervento particolarmente significativo è stato la costituzione di un fondo fidi presso le banche, dedicato esclusivamente alle imprese di costruzione, il Fondo di Garanzia Veneto Sviluppo. Abbiamo messo in moto gli investimenti, circa 300mln di euro, per l’edilizia popolare pubblica. Si tratta di interventi che mettono a disposizione tutta una serie di fondi, ma oltre a questo, e ugualmente importante, abbiamo obbligato le nostre aziende per l’edilizia residenziale, gli ATER del Veneto, a privilegiare l’acquisto degli alloggi sul mercato piuttosto che avviare nuove procedure di costruzione e progettazione. In questo momento in cui c’è molto invenduto, infatti, gli ATER possono trovare sul mercato abitazioni a prezzi convenienti, uguali ai costi che avrebbero per la nuova costruzione, e quindi dare fiato anche qui alle imprese. Questa soluzione, inoltre, consente di dare anche un servizio ai cittadini: comprare un alloggio già esistente significa poter dare le chiavi in mano entro l’anno a chi ha diritto ad usufruire di questo tipo di edilizia, rispetto ai 4-5 anni che servono per costruire nuovi alloggi. Questi in sintesi gli interventi che credo più significativi e un po’ più innovativi rispetto a quelli tradizionali. Come Regione Veneto ci auguriamo che questo piccolo contributo, soprattutto in termini innovativi, costituisca un punto di riflessione e magari anche di iniziativa, nell’interesse di una categoria che è fondamentale dal punto di vista economico, non solo per la nostra regione ma anche per tutto il nostro Paese. di Luigia Taderi

Migliorare la normativa sulle Opere Pubbliche: l’obiettivo di ANCE Veneto Intervista a Stefano Pelliciari, Presidente ANCE Veneto

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Relativamente all’importante ruolo che un’associazione di settore può svolgere nei confronti delle Istituzioni, attraverso proposte e iniziative legate all’interesse della categoria ma anche al mercato in generale, ci può illustrare qual è l’attività che l’ANCE regionale svolge nell’ambito dei rapporti con la Regione Veneto? ANCE Veneto crede che il ruolo dell’associazione regionale sia quello di sviluppare sempre più un sistema di relazioni di natura economico-giuridica con le istituzioni regionali, al fine di condividere progetti, proposte, interventi di natura economico-finanziaria legati alla nostra attività. In questa logica, ci siamo proposti in questi anni di diventare una sorta di agenti economici del territorio e quindi una parte sociale attiva nello sviluppo delle attività della Regione, non solo svolgendo un’azione di rappresentanza degli interessi della categoria, ma diventando anche una sorta di partner tecnico e politico e un promotore di interventi delle istituzioni regionali. L’obiettivo è stato quello di rendere ANCE Veneto un interlocutore sia come promotore di iniziative e di idee che come elaboratore di norme anche dal punto di vista tecnico e giuridico, affiancando la Regione e gli uffici anche nell’attività di stesura delle norme, per quanto di nostra competenza.

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Relativamente al settore delle opere pubbliche, che riveste un ruolo di particolare importanza nell’attuale congiuntura economica, quali sono le attività, le proposte e i progetti messi in atto da Ance Veneto? Nell’ambito dei lavori pubblici abbiamo iniziato un’attività forte nel 2002-2003 aiutando e spronando la Regione ad approvare una legge regionale sui lavori pubblici, poi modificata nel 2007 e purtroppo cassata da una sentenza >

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della Corte Costituzionale (sentenza n. 401). Sia le parti eliminate che le quelle mantenute sono state poi riprese in ambito nazionale dal codice degli appalti attualmente in vigore. In quegli anni abbiamo anche realizzato un regionale prezzario, di riferimento per tutte le opere pubbliche di interesse territoriale, che è uno strumento assolutamente importante soprattutto se messo in relazione ai sistemi di aggiudicazione dei lavori pubblici con i criteri del cosiddetto massimo ribasso. Sempre nell’ambito delle opere pubbliche è nata anche la nostra attività relativa alle cosiddette opere di urbanizzazione a scomputo. Siamo riusciti ad ottenere dalla Regione Veneto degli atti di indirizzo rivolti ai Comuni e finalizzati ad uniformare i comportamenti dei Comuni stessi nell’ambito dell’applicazione della norma. In questo momento abbiamo in corso di approvazione una Legge Obiettivo regionale, che assomiglia molto a quella nazionale, ma calata nel territorio veneto. Questa legge dovrebbe servire ad accelerare e regolamentare l’iter delle opere pubbliche infrastrutturali di media dimensione, le opere per così dire di secondo livello, in modo che vengano realizzate in tempi e modi organizzati e ben definiti. Nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica siamo riusciti quest’anno a rinnovare il cosiddetto Piano Triennale con un regolamento innovativo. In questi giorni sono stati emessi i bandi per questo tipo di edilizia e l’avvio delle procedure consentirà di produrre importanti effetti sull’economia ma anche in particolare sulle imprese di costruzione.

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Per supportare il lavoro delle imprese vostre associate avete intenzione di mettere in atto particolari iniziative? Abbiamo collaborato ad una iniziativa fondamentale: la costituzione e il lancio del “Fondo Veneto Casa”, che è un fondo immobiliare etico nato sulla logica del fondo nazionale, con la partecipazione economica della Regione Veneto e di alcune fondazioni bancarie regionali. Questo fondo, dopo aver ottenuto tutte le approvazioni della Banca d’Italia, sta partendo e speriamo che abbia risorse sufficienti a diventare un’ulteriore possibilità di sviluppo per la nostra categoria. Recentemente poi la Regione Veneto ha approvato il cosiddetto Piano Casa regionale. Anche qui il contributo dell’ANCE è stato da una parte politico, per fare in modo che l’iter andasse avanti, e dall’altra di affiancamento tecnico per quanto ci è stato richiesto nella definizione della norma. Purtroppo l’esito, che poi è derivato da una mediazione politica, non è stato esattamente quello che noi ci proponevamo, ma la legge è stata fatta e adesso

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è assolutamente necessario e utile che la nostra associazione si impegni e non perda di vista l’importanza del legislatore regionale

speriamo che venga applicata, come speriamo che i Comuni si rendano conto di avere in mano uno strumento che serve sicuramente come misura anti-crisi e anti-ciclica da un punto di vista economico. Siamo riusciti per la prima volta anche ad ottenere un fondo di garanzia per il settore delle costruzioni. La Regione ha messo a disposizione circa 5 milioni di euro che abbiamo chiesto e ottenuto nell’ambito di un accordo con il nostro Confidi regionale per poter mettere in condizione le imprese del nostro settore di accedere con regole specifiche al credito, soprattutto in questo momento molto difficile.

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Può darci una sua valutazione in merito ai rapporti instaurati da Ance Veneto con le istituzioni regionali? Quello che vorrei sottolineare è che in questi anni Ance Veneto si è posto come interlocutore privilegiato dell’istituzione Regione che, in seguito alle modifiche recenti dell’ordinamento, è legislatore di moltissime materie che ci riguardano. è assolutamente necessario e utile che la nostra associazione si impegni e non perda di vista l’importanza del legislatore regionale. Credo che partendo dalla Regione, e all’interno delle regioni, sia più facile la mediazione politica. Noi siamo spesso chiamati o ci proponiamo come mediatori politici non solo tra maggioranza e minoranza, ma anche all’interno della maggioranza e all’interno della minoranza, per far capire, far conoscere e discutere i problemi del settore, in modo che il legislatore possa proporre norme in linea con le problematiche esistenti. Finora questa linea si è dimostrata un buon esempio di collaborazione con le istituzioni e in particolare con il sistema politico regionale, che spero possa avere una ricaduta positiva per tutto il Paese. di Giulia de Rita


Veneto L on the

road

La situazione delle infrastrutture stradali

unga e diritta correva la strada… recita una popolare canzone italiana. A leggere il Piano dei Trasporti della Regione Veneto sembra in effetti che la situazione della viabilità sia ormai in discesa. Entro la fine del 2011 la maggior parte delle grandi infrastrutture stradali e l’intero Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale dovrebbero avviarsi a compimento, o per lo meno giungere a buon punto. Per quanto riguarda alcuni interventi relativi al potenziamento delle infrastrutture stradali è confermata la previsione di realizzazione e completamento, come già nel precedente Piano. è questo il caso della Superstrada Pedemontana Veneta - asse viario di particolare importanza in quanto permette di creare un’alternativa alla sempre più trafficata Autostrada A4 - e la cui realizzazione, sotto il profilo finanziario, avverrà attraverso l’istituto del project financing con contributo pubblico. Il project financing è, secondo il Piano, lo strumento utilizzato anche per la realizzazione dell’autostrada regionale medio padana veneta a pedaggio Nogara (Vr) - Mare Adriatico che si snoda nelle province di Verona e Rovigo. A tali interventi vengono aggiunti, nell’ambito della programmazione triennale 2009-2011, quelli relativi al Grande Raccordo Anulare di Padova, del costo complessivo di 520 milioni e del nuovo sistema delle tangenziali venete Verona-Vicenza-Padova, del costo complessivo pari a poco più di 2,6 miliardi. Si tratta anche qui di interventi che vedranno il ricorso a finanziamenti privati. Un’opera questa dagli importanti effetti sulla vita locale e sulla mobilità regionale in grado di ridurre la congestione nelle aree urbane interessate. Per quanto riguarda le ferrovie, i lavori relativi al SFMR permetteranno di migliorare le prestazioni del nodo ferroviario nell’area centrale veneta, e, nello stesso tempo, di costruire un sistema di trasporto ad elevato livello di complementarietà tra ferro e gomma. Tale sistema si propone come obiettivo il miglioramento della qualità dei servizi regionali ferroviari attraverso una maggior frequenza dei convogli ferroviari, un potenziamento dei punti di interscambio fra mezzi di trasporto e una maggiore offerta di convogli ferroviari con caratteristiche metropolitane, realizzata anche tramite acquisizione di nuovo materiale rotabile. Gli interventi infrastrutturali finanziati con la prima fase di attuazione del SFMR prevedono la ristrutturazione di 23 stazioni esistenti, la realizzazione di 11 nuove fermate ferroviarie, l'eliminazione di 60 passaggi a livello, un nuovo svincolo autostradale e alcuni interventi di potenziamento delle linee e dell’impiantistica ferroviarie >

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distribuiti su circa 150 km di linee, interessando i territori di 3 Province e di 23 Comuni. Un anno è già trascorso e cosa è successo nel frattempo? Iniziamo dalla Pedemontana, la strada che dovrebbe collegare l’A4 con la A27 Venezia-Belluno, tra Montecchio Maggiore (Vicenza) e Spresiano (Treviso), per una lunghezza di circa 90 chilometri. La buona notizia è che i lavori dovrebbero iniziare a Marzo del prossimo anno dato che la regione Veneto, dopo aver affidato la concessione per la progettazione, realizzazione e gestione della superstrada a pedaggio all’associazione temporanea di imprese Sis Scpa (di Torino) e Itinere Infraestructuras Sa (spagnola), ha anche chiesto ed ottenuto dal Governo la nomina di Commissario straordinario in modo da accelerare la procedura. L’incarico è stato affidato a Silvano Vernizzi, già Commissario straordinario per il Passante di Mestre. Il progetto esecutivo doveva essere firmato a Novembre, ma è scalato a Gennaio. Le previsioni sono di aprire i cantieri in primavera e di finire i lavori in circa 5 anni. In base alla concessione, il costo totale della Superstrada Pedemontana Veneta, compresi gli oneri finanziari e gestionali, è previsto ammontare a 2 miliardi e 391 milioni di euro, mentre il costo della sola opera viaria è di 1 miliardo e 400 milioni di euro. Più ad est, per ovviare al problema della viabilità congestionata della A4, è stato programmato l’intervento di realizzazione della terza corsia, un collegamento oggi classificato come "viabilità extraurbana secondaria" - che riveste un'importanza primaria per lo sviluppo delle comunicazioni nel comparto nord orientale della regione Friuli Venezia Giulia. Per questo motivo l'intervento di adeguamento a sezione autostradale è stato inserito nel Primo Programma Nazionale Infrastrutture Strategiche nell'ambito dell'Intesa Quadro Ministero Infrastrutture e Trasporti - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il raccordo, infatti, è stato riconosciuto come un'opera di completamento del Corridoio Stradale 5 e dei Valichi Confinari. Il progetto preliminare dell'allargamento a tre corsie dell'A4 e della ristrutturazione a sezione autostradale del raccordo Villesse - Gorizia viene presentato all'approvazione del Ministero Infrastrutture e successivamente da questo al CIPE nel primo semestre del 2003. I decreti di approvazione del CIPE, esperita la procedura per la Valutazione di Impatto Ambientale, vengono emessi rispettivamente in data 18.03.2005 e 27.05.2005 pubblicati successivamente sulla «Gazzetta Ufficiale» rispettivamente in data 06.09.2005 e 31.01.2006. Nel

settembre 2008 - a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza per la A4 e la Villesse-Gorizia - le competenze connesse alle fasi approvative ed esecutive degli interventi di adeguamento strutturale delle due arterie vengono trasferite a un Commissario delegato con pieni poteri operativi, che ridisegna la mappatura dei tempi di realizzazione delle singole tratte, individuando i nuovi obiettivi. Il tracciato comprende: la costruzione della terza corsia su 95 chilometri circa di cui 55 in Veneto e 40 in Friuli Venezia Giulia, la ristrutturazione di 7 svincoli autostradali, la realizzazione di due nuovi svincoli autostradali (Caselli di Meolo e di Alvisopoli), la ristrutturazione del nodo di interconnessione con la A23 (nodo di Palmanova), la costruzione di alcuni tratti di viabilità di adduzione (variante alla Strada Statale numero 352), la ristrutturazione dei caselli di Portogruaro e Lisert. Il tutto per un investimento pari a oltre due miliardi di euro. Per ora, solo uno dei dei sei lotti ha visto iniziare i lavori, quello di Villesse-Gorizia. Per la tratta tra Quarto d’Altino e San Donà è stata aggiudicata la gara d’appalto integrato e si sta per avviare la costruzione del casello di Meolo e solo dopo si procederà con il tratto San Donà Portogruaro, in fase di progettazione definitiva. Le altre opere riservate alla viabilità sono ancora indietro per cause diverse. Per la Nogara - Mare a Gennaio si saprà se il Progetto preliminare verrà approvato dal CIPE, consentendo l’avvio della gara con project finnacing ed un finanziamento di 50 milioni dalla regione. Stessa situazione per il Sistema delle Tangenziali Venete, anch’esso in standby per l’approvazione del Ministero dell’Ambiente. Entrambe le opere ricorreranno al contributo dei privati per le risorse mancanti. Volendo sintetizzare, quindi, siamo di fronte ad una realtà ricca di iniziative in movimento, ma irta di ostacoli, molti dei quali riguardano le procedure, spesso troppo lente.

di Mimosa Martini 70


Mobilità: uno scenario in movimento A colloquio con Giuseppe Fasiol, Commissario Straordinario per l’Attuazione dell’Intesa Generale Quadro nel settore dei Trasporti

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La mobilità resta una delle grandi questioni irrisolte. La mobilità come fattore strategico per lo sviluppo e la competitività del sistema veneto è una necessità sempre più assillante ed urgente. E questa mobilità poggia soprattutto su alcune grandi opere. Il punto lo facciamo con Giuseppe Fasiol che dal suo osservatorio dell’Assessorato competente della Regione segue ogni giorno l’evoluzione di programmi, progetti e stati di avanzamento proprio delle grandi opere. Comincerei dalle buone notizie, ovvero dal Passante, che possiamo considerare ormai un’operazione di successo. Dopo dieci mesi possiamo dire che gli obiettivi di alleggerire il traffico locale connesso al nodo di Mestre e rendere più veloce e funzionale il flusso di trasferimento di lunga percorrenza est-ovest sono pienamente raggiunti.

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Bene veniamo ora alle altre priorità, iniziando dalla Pedemontana. A che punto siamo? Il contratto con il consorzio di imprese che si è aggiudicato la gara è stato firmato il 21 Ottobre, stiamo lavorando al progetto definitivo che sarà pronto entro Gennaio, così che contiamo di aprire i cantieri entro la primavera. Si tratta di un’opera complessa, le previsioni sono che i lavori durino 2340 giorni.

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Per poter disporre dell’infrastruttura dovremo quindi aspettare circa sei anni. Sbaglio o si tratta del progetto attualmente più avanti come tempi di attuazione? Se consideriamo le opere di nuova realizzazione sì, ma vi sono interventi importanti che riguardano innanzitutto la >

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terza corsia dell’autostrada Venezia – Trieste. Dei sei lotti dell’autostrada tra Veneto e Friuli i lavori sono iniziati nell’ultimo lotto a Nord quello di Villesse-Gorizia. In territorio veneto è stato approvato il progetto definitivo relativo alla tratta tra Quarto d’Altino e San Donà che costituisce la principale emergenza. Egualmente si sta per avviare la costruzione del casello di Meolo. Poi toccherà al tratto San Donà – Portogruaro. Sta procedendo anche la Valdastico Sud, con previsioni di completamento entro due anni, mentre siamo in attesa che venga risolta la questione relativa alla nuova Romea, che è collegata al progetto Civitavecchia - Orte - Mestre. La partita è gestita dall’ANAS che ha definito il tracciato, sostanzialmente per quanto riguarda il Veneto corrispondente a quello indicato dalla Regione nel 2003. Il nodo critico riguarda l’allaccio di Mestre. Originariamente il progetto prevedeva di agganciare la nuova autostrada al previsto tunnel che non si farà più. Le soluzioni su cui si sta lavorando sono due: agganciarsi alla tangenziale oppure al Passante e questa seconda ipotesi appare decisamente la più realistica e funzionale. L’aspetto più delicato riguarderà il passaggio sul territorio dei comuni del Brenta dove con molta probabilità sarà necessario prevedere una galleria che salvaguardi l’ambiente urbano che è caratterizzato da un equilibrio paesaggistico ed è ricco di edifici storico monumentali. Esigenze di cui si sono già fatte portavoce le comunità locali. Attualmente è in corso l’istruttoria sul progetto preliminare e la definizione da parte della commissione VIA è stata fissata per il 23 dicembre.

Tra le opere strategiche dobbiamo considerare anche quello che noi chiamiamo il “sistema tangenziali” e che riguarda in primis il rafforzamento della A4 da Peschiera fino a Padova 72

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Solo grandi opere? Tra le opere strategiche dobbiamo considerare anche quello che noi chiamiamo il “sistema tangenziali” e che riguarda in primis il rafforzamento della A4 da Peschiera fino a Padova. Si tratta di un’insieme di complanari destinate al traffico locale, inserite nella Legge Obiettivo in occasione della Legge Finanziaria del 2008. Parliamo di 2 miliardi di opere da affidare con procedura di Project Financing e siamo in attesa che il Ministero dell’Ambiente completi l’istruttoria per la VIA. Infine il CIPE dovrebbe approvare il progetto preliminare relativo alla Nogara Mare per cui è previsto lo stanziamento di 50 milioni da parte della Regione. Anche in questo caso si tratta di un Project Financing e, se si esclude questo contributo pubblico, il restante finanziamento dovrebbe arrivare da risorse private. Il valore del costo dell’opera è stimato in un miliardo e 200 milioni.

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Qual è invece la situazione sul fronte ferroviario? Le opere importanti sono due e i lavori procedono, anche se i tempi di attuazione appaiono piuttosto lunghi. Rimane bloccata ancora la questione relativa al progetto preliminare della Venezia - Trieste. Recentemente in un incontro anche con il Commissario dell’Unione Europea si è provveduto a fissare una nuova scadenza, la fine del 2010. Resta da definire il tracciato che la Regione Veneto ha chiesto che venga collocato a ridosso del litorale e non dell’autostrada. Per quanto riguarda la Milano Verona e in particolare la sistemazione del nodo della città scaligera, che è sicuramente strategico in quanto crocevia fondamentale sulla direttrice del Brennero, essa dovrebbe venire inserita nella Legge Obiettivo con l’approvazione della Legge Finanziaria 2010. Vediamo se si riescono a recuperare delle risorse. Per quanto riguarda il tratto Verona - Padova il finanziamento per ora dovrebbe riguardare soltanto il progetto.

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Ritardi, difficoltà di risorse, problemi tra enti e con le comunità locali. Una eventuale candidatura di Venezia ad organizzare le Olimpiadi 2010 potrebbe aiutare ad accelerare i processi e diventare un fattore decisivo per accrescere la dotazione infrastrutturale del Veneto? Credo che sia prematuro parlarne. Conviene aspettare una decisione a livello nazionale. di Martino Almisisi


L’Italia viaggia ad alta velocità

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reni che schizzano a 300 chilometri orari lungo lo Stivale facendoci sentire non più figli di un dio minore ma cittadini europei a pieno titolo. Mostri d’acciaio che sfrecciano come missili tra una città e l’altra del Bel Paese esaltando la tecnologia italiana e l’ineguagliabile eleganza delle linee di Giugiaro. Sono i treni del futuro, o meglio dell’Alta Velocità. E che una volta terminati i lavori del tratto appenninico, consentiranno di partire da Roma-Tiburtina per sbarcare a Milano-Rogoredo nel tempo lampo di sole 2 ore e 45 minuti, giusto il tempo di leggere qualche giornale, consumare un leggero snack o scambiare qualche parola col dirimpettaio. “è la Ferrovia, bellezza” verrebbe quasi da dire con uno scatto d’orgoglio scendendo non nella misteriosa Casablanca di Bogart ma nella più pirotecnica Napoli, dopo un viaggio di appena un’ora e 15 minuti da Roma-Termini. Roba da fantascienza, fino ad una manciata di anni addietro. Una rivoluzione, quella dell’Alta Velocità, realizzata con tecnologia made in Italy, ed in grado di unire finalmente il Sud con il Nord, come sognato dai padri del Risorgimento (cominciando da Garibaldi e Cavour), grazie soprattutto ai modernissimi nuovi treni ordinati dall’Ad, della Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti che ha presentato i nuovi piani alla stampa. Un programma ambizioso in grado di rilanciare, a prezzi competitivi, la sfida al trasporto aereo, in primis l’Alitalia, grazie ad un’offerta articolata di tariffe

stracciate che consentono di raggiungere il Duomo di Milano, partendo dal Colosseo, con 79 euro in seconda classe rispetto ai 100 della prima. O, se si colgono le offerte a/r in giornata (35% di sconto ora) pagando 99 euro in seconda e 149 in prima dal 13 dicembre. In particolare, sulla tratta più appetitosa Roma-Milano, l’offerta cresce del 40% con 72 Frecciarossa (contro i 52 attuali), un numero pari a quello dei voli quotidiani della ex compagnia di bandiera. Di questi, 28 Eurostar fast, ovvero no-stop consentiranno di unire la Città Eterna alla capitale finanziaria del Paese in 2 ore e 59 minuti. Ad onta, insomma, dell’Alitalia, che, a parte i ritardi abituali del passato (da quelli logistici o per i bagagli per finire alle condizioni meteorologiche) costringe i passeggeri a sottostare anche alle tariffe fisse dei taxi (40 euro per Fiumicino, 60 a Milano da Malpensa alla Fiera e addirittura 85 per qualsiasi altra destinazione). Detto però tutto quanto di bene c’è da dire sulla rivoluzione copernicana annunciata da Moretti, al fine di recuperare il gap tecnologico con gli altri Paesi europei, è il caso di sottolineare i non pochi “buchi neri” del nostro sistema ferroviario. Guardando cioè senza veli d’ipocrisia alle altre facce della medaglia. Si può dal capitolo relativo alla secessione ferroviaria per restare in tema di liberalizzazioni, con il Piemonte che punta i piedi contro Trenitalia ed ha già messo a gara il trasporto locale. O, per accendere i riflettori sui drammi strutturali del >

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IL MERCATO <

nostro Paese, al calvario di lacrime e sangue vissuto ogni giorno dai nostri quattro milioni di pendolari, costretti a spostarsi per motivi di lavoro su treni sporchi, spesso insicuri e fuori orario. “Per viaggiare efficienti e puliti - è la denuncia impietosa che emerge dall’ultimo reportage della Tv di Stato sullo spinoso capitolo Ferrovie - basta far sapere che sul treno c’è un giornalista”. Già, perché se è vero che Moretti assicura che attraverso il via alla gara per i treni di nuova generazione l’Italia avrà “i migliori treni al mondo”, toglierà finalmente le auto dalla strade e migliorerà anche la presenza di C02 (un programma che dovrebbe consentire alle Ferrovie di rispondere alla sfida globale coprendo il 65% della popolazione italiana, fino all’80-85% con le radiali), sul fronte opposto il popolo dei pendolari è già pronto a salire sulle barricate denunciando il collasso delle linee regionali. Si mette così in evidenza, senza mezzi termini, l’asimmetria tecnologica tra l’Alta Velocità e le linee ordinarie anche rispetto a quelle europee. Ma non è finita. Mentre le Ferrovie hanno già fatto sapere per bocca di Moretti che sono pronte a risarcire subito le 31 vittime del disastro di Viareggio (in attesa dell’accertamento di responsabilità anche penali relativi al clamoroso mercato nero dei pezzi di ricambio), a tenere sui carboni

ardenti i vertici dell’Azienda sono anche le critiche che provengono dal mondo delle imprese sui programmi di sviluppo ferroviario. Cominciando, solo per citare gli esempi più eclatanti, dal taglio dei fondi per l’AltaVelocità Milano-Trieste (che rimane fuori “anche se dicono alla Ferrovie - restano operativi il tratto MilanoTreviglio e poi il pezzo Padova-Venezia”). Per non parlare, per restare in tema, della persistente velocità ridotta con la quale marcia la Roma-Venezia rispetto alla tratta Roma-Milano. Per quanto riguarda più da vicino

Per viaggiare efficienti e puliti basta far sapere che sul treno c’è un giornalista invece il Veneto, in questo momento si sta operando, dopo l’approvazione dei finanziamenti da parte del Cipe, per lo sbottigliamento del sistema ferroviario in eccesso rispetto al nodo di Milano. In pratica - dicono gli esperti - significa creare una linea alternativa rispetto ai flussi metropolitani mantenendo separati i flussi di traffico per l’Av rispetto alle cosiddette linee dedicate. Critiche vengono espresse anche dal veronese Franco Muller, rappresentante di Confindustria Veneto nel Comitato per l’Alta Velocità per il tratto Brescia- Trieste: “Del Corridoio 5 che collegherà l’Italia ad Est con la Slovenia e ad ovest con la Francia - afferma - si parla da diversi anni, ma si è realizzato poco. Entro pochi mesi saranno collegate Torino e Milano e continuando fino ad est il collegamento arriverà fino a Treviglio, ma tutto ciò rappresenta solo un terzo del percorso di questa infrastruttura nel nostro Paese. Con il finanziamento della tratta Treviso-Brescia , è probabile che possano partire i primi cantieri il prossimo anno. Verona e Veneto intendono essere poi presenti ad Expo 2015 e quindi sarebbe auspicabile che per quella data almeno la nostra regione fosse collegata a Milano con convogli ad alta velocità”. Intanto, anche se il Cipe ha dato il disco verde nel giugno scorso al piano infrastrutture per 3,1 miliardi (tra le opere al via anche la Brebemi e il Frejus), a preoccupare sono i ritardi nel Contratto di Programma Rfi per il 2009: “Si tratta - sottolinea il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti - del documento che indica le infrastrutture da realizzare con le risorse assegnate dalla passata finanziaria, in assenza del quale le opere non possono essere avviate. Quindi - conclude il presidente dei costruttori senza nascondere la delusione - le risorse previste per interventi ferroviari dalla legge finanziaria non potranno essere impiegate prima del 2010”.

di Guglielmo Quagliarotti 74


IL CANTIERE L’innovazione e i materiali

Un ruolo di controllo per gli Enti Bilaterali Daniele Verdesca, Direttore FORMEDIL

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effettivamente adottato ed efficacemente attuato na delle novità di maggior rilievo in materia uno dei possibili modelli di organizzazione e gestione di sicurezza per quanto riguarda il settore della sicurezza (SGSL) previsti dall'articolo 30 dello dell'edilizia è rintracciabile nelle modifiche stesso TUS. In pratica, l'innovativa disposizione affida apportate dal decreto correttivo (D.Lgs. 106/2009) al controllo degli stessi così detti “corpi intermedi” all'articolo 51 del TUS (Testo Unico Sicurezza: D.Lgs. della società (le parti sociali tramite gli enti paritetici) 81/2008), espressamente dedicato agli organismi la gestione e la verifica che la salute e la sicurezza sul paritetici, là dove assegna agli enti bilaterali un ruolo di luogo di lavoro siano effettivamente applicate e rese controllo e verifica para-pubblico, al pari di quanto già attive non, invece, ridotte a mero adempimento accaduto per le Casse edili,. Al di la degli aspetti legati Una sezione ricca di spunti sugli argomenti più diversi. Laerivolta degli operai britannici contro i burocratico. allacolleghi formazione, il nodo fondamentale della norma italiani: cosa ne pensano gli imprenditori veneti? Gli itinerari in giro per la regione attraverso Questo principio di sussidiarietà verticale si basa riguarda la possibilità per le imprese di richiedere agli le parole dello scrittore Roberto Ferrucci e infine soluzioni e proposte per l’housing sociale e per una sul presupposto che i miglioramenti che si possono enti paritetici una specifica attestazione che comprovi cittadella universitaria. apportare nei processi gestionali ed applicativi della lo svolgimento delle attività e dei servizi nuova di supporto sicurezza all'interno delle imprese possano realizzarsi al sistema delle imprese (formazione e consulenza per unicamente se i soggetti che li attuano non siano l'individuazione di soluzioni tecniche ed organizzative coloro che effettuano i controlli e quindi erogano le dirette a garantire e migliorare la tutela della salute e sanzioni. sicurezza sul lavoro). Il nuovo Testo Unico introduce In questa ottica gli organismi paritetici, ossia gli anche una specifica “asseverazione”, ossia, di fatto, enti gestiti dalle stesse rappresentanze datoriali e una “certificazione” che l'impresa richiedente abbia

Iniziative per il sociale e una camminata per Venezia...

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IL CANTIERE L'asseverazione rilasciata dagli enti paritetici costituirà elemento di particolare rilevanza all'interno della programmazione degli organismi di vigilanza (ASL e DPL) delle loro visite ispettive

sindacali, possono ricevere maggiore “apertura” da parte delle imprese poiché il rilevare un “deficit” organizzativo nella gestione della sicurezza porta ad un lavoro di supporto per il suo miglioramento e non, come nel caso delle ispezioni, all'erogazione di una sanzione. Non è un caso, infatti, che sempre nel comma 3-bis del nuovo TUS, il legislatore abbia previsto che l'asseverazione rilasciata dagli enti paritetici costituirà elemento di particolare rilevanza all'interno della programmazione degli organismi di vigilanza (ASL e DPL) delle loro visite ispettive. È possibile ipotizzare, quindi, che il sistema di vigilanza, visti i limitati organici di cui dispone, volgerà la sua attenzione verso quelle imprese (cantieri) che non si sono affidate alle “cure” degli enti paritetici e che, di conseguenza, non potranno esibire l'attestazione dei servizi usufruiti o l'asseverazione dell'effettiva adozione degli SGSL. Non si può non sottolineare come sia ancora prematuro poter prevedere i risultati dell'effettiva applicazione del nuovo meccanismo. È però indubbio che esso possa trovare ulteriore linfa nei vantaggi che presenta nella lotta al dumping sociale, ossia alla concorrenza scorretta tra imprese 76

basata sulla riduzione delle garanzie di salute e sicurezza per i lavoratori. Essendo gli enti paritetici di emanazione contrattuale, potrebbero essere le stesse imprese “sane” a voler entrare nel meccanismo, ad effettiva protezione da quelle “scorrette”, che non ne potranno usufruire. è opportuno evidenziare come, ancora una volta, benchè il principio previsto dal TUS sia valido per tutti i settori, sarà nell'edilizia che esso troverà la prima e concreta attuazione. Questo perché è ben noto come il comparto delle costruzioni sia l'unico effettivamente dotato di un sistema paritetico attivo ed in grado di effettivamente concretizzare le disposizioni in oggetto, pur con tutte le comprensibili difficoltà che potranno sorgere nella fase iniziale. Oltre 200 Scuole Edili e Comitati Paritetici Territoriali (CPT) delle parti sociali di settore, infatti, sono già attivi, su tutto il territorio italiano; vista la caratterista di micro diffusione dei cantieri, non è difficile ipotizzare che il sistema delle ASL/DPL e degli enti bilaterali dell'edilizia sperimenterà per primo l'applicazione territoriale di questo nuovo principio della mutua collaborazione tra istituzioni e parti sociali.



IL CANTIERE Abbiamo chiesto a Claudio Tombari, già direttore per molti anni di Edilscuola-ESEV di Verona, e attualmente responsabile del progetto Formedil “16oreprima”, una riflessione sul tema della formazione alla sicurezza. Conoscendolo da tempo, sapevamo che il suo contributo non sarebbe stato né scontato, né convenzionale. Lo offriamo volentieri ai nostri lettori, confidando che possa servire ad aprire su queste colonne un dibattito su un tema assolutamente centrale quale la sicurezza e la formazione in edilizia.

A che cosa serve la formazione alla sicurezza S

ussistono certamente diversi modi formali, retorici e moralisti per rispondere alla domanda del titolo. Un imprenditore serio e non ipocrita potrebbe però semplicemente e sinceramente rispondere “per mettermi in regola con la legge”. Risposta peraltro del tutto legittima. Formare alla sicurezza è diventato infatti, in particolare dopo il 1994 con il D.lgs 626 e in modo crescente negli anni recenti, un obbligo preciso, ricorrente, esteso e una prescrizione cui il legislatore e gli organismi di vigilanza annettono un’importanza decisiva. Di conseguenza sta purtroppo crescendo una “rincorsa alla certificazione” che, sull’onda delle filosofie dei cosiddetti sistemi-qualità, formalizza, ma non forma, si muove nell’ambito del virtuale, ma non del virtuoso, sistema l’apparenza, ma non cambia la sostanza. Insomma si manda in formazione l’addetto e si cerca di conseguire la relativa certificazione “perché bisogna”, ma mantenendo un radicato scetticismo sull’utilità sostanziale del “rito formativo”. Questa sorta di scetticismo sommesso, ma assai percepibile in molti imprenditori, trova fondamento nei modi concreti con cui in questi quindici anni si è fatta la formazione alla sicurezza. Spesso predicatoria, quasi sempre normativistica, sovente astratta e deduttiva,

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“Smettiamo di fare i vecchi errori: facciamone di nuovi!” Jules Verne svincolata - e tendenzialmente schizofrenica - rispetto al vissuto lavorativo dei soggetti in formazione, mirata a dimostrare di aver svolto un insegnamento più che ad aver prodotto e verificato un reale apprendimento, pertanto rituale, unidirezionale e spesso priva di momenti di verifica e valutazione. Sono a mio parere questi difetti strutturali della formazione alla sicurezza sin qui svolta a indurre molti di noi a pensare che, così com’è fatta, non sia gran chè utile, non produca grande valore aggiunto e veri vantaggi, almeno in chi la frequenta e la utilizza. Produce invece indubbi vantaggi in chi la eroga, ma questa è un’altra storia. I difetti strutturali di cui sopra non sono di poco conto ove si rifletta sul fatto che la formazione alla sicurezza,


almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere una formazione tesa a produrre mutamenti di comportamenti personali a seguito di assunzione di nuove consapevolezze. Se questo è lo scopo – ambizioso e non facile da raggiungere – chi forma dovrebbe applicare in modo ancor più rigoroso e controllato alcuni criteri correntemente usati nella formazione degli adulti, quali il partire dal vissuto, il far emergere la motivazione intrinseca, lo scegliere di preferenza strade induttive (dal particolare al generale, dal concreto all’astratto), la verifica puntuale passo dopo passo degli apprendimenti, i feed-back successivi all’intervento formativo. Il cammino è molto più impervio rispetto alla lineare trasmissione ex cathedra di “catechismi” normativi, ma non c’è alternativa, se si vuole che la formazione produca cambiamenti veri nel modo di lavorare. Si parlava di motivazione personale all’apprendimento. È importante, dal momento che tutti sappiamo che senza motivazione non c’è apprendimento possibile. La maggior parte di noi non ha alcuna motivazione ad imparare la sicurezza, ma quel poco o tanto di homo faber che è in noi possiede spesso la motivazione a lavorare meglio, a svolgere meglio, con più successo e in situazioni più difficili, i compiti del proprio ruolo professionale. È un sentimento del tutto umano quello che ci induce a pensare positivo e collocare il proprio lavoro trasformativo tra le cose buone e vitali, e a considerare invece scaramanticamente i rischi lavorativi tra le cose negative che possono capitare. Pertanto è da qui che bisogna partire: dalla motivazione personale a lavorare meglio, con più professionalità, più sicuri di sé…e, a seguire, dimostrare che “lavorare bene” e “lavorare in sicurezza” (analizzando pianificando prima il processo di lavoro, prevedendo i rischi - che possono attenere la sicurezza, ma anche gli imprevisti e le varianze del lavoro - , ragionando sempre sulle conseguenze di ciò che fa, non lasciando nulla al caso) rappresentano i due elementi-base che definiscono il “lavorare professionale”. Avremo fatto un bel passo avanti quando la finiremo di adoperare la locuzione “formazione alla sicurezza” e cominceremo a parlare di “formazione a lavorare bene e in sicurezza” ove “bene” e “in sicurezza” sono insiemi tendenzialmente coincidenti. Ogni volta che in una interazione si costruiscono competenze (conoscenze, capacità) si attua un processo di formazione. Se le competenze attengono applicazioni lavorative (o comunque socialmente spendibili) si parla di “formazione professionale”. Un corso per montatori di ponteggi (D.lgs 235/03) è un corso di formazione professionale o un corso di formazione alla sicurezza?

“Già, perché io di cantieri ormai ne ho girati tanti, in Italia e fuori: delle volte ti sotterrano sotto i regolamenti e le precauzioni, neanche tu fossi un deficiente oppure un bambino appena nato, specialmente all’estero…” P. Levi, La chiave a stella, Einaudi 1978

Anche se alcuni non sono d’accordo, è ovviamente un corso di formazione professionale in quanto assume il principio per cui l’unico modo serio per insegnare a montare i ponteggi in sicurezza è insegnare a montare i ponteggi come si deve, in modo professionalmente corretto. E così per i corsi di Primo Soccorso (competenze professionali relative a come intervenire, ecc), e via di seguito. Non si riesce in definitiva a trovare un criterio per distinguere la formazione alla sicurezza dalla formazione professionale in generale e di conseguenza considerarla in modo autonomo. La sicurezza in questo caso è solo il contenuto tecnico dell’attività di formazione professionale, allo stesso livello di altri (es. lettura del disegno tecnico, pianificazione del cantiere, conduzione della gru, contabilità) Chi scrive svolge, per conto di Formedil nazionale, il compito di responsabile del progetto “16oreprima” per la formazione, prima dell’inizio del lavoro, degli operai al primo ingresso in edilizia dopo il 1° gennaio 2009. I corsi di 16 ore, che nel corso del 2009 sono stati frequentati da circa 20.000 nuovi operai, sono stati progettati a partire dall’idea di non ripetere i vecchi errori, di evitare la formazione alla sicurezza rituale e inutile, di cercare di fare una buona formazione professionale. Hanno forse rappresentato in qualche modo un momento di svolta nel modo di fare formazione. Siamo consapevoli che l’innalzamento dei livelli di qualità professionale può offrire un buon contributo al miglioramento del modo di lavorare in salute e sicurezza. Un contributo per l’appunto, perché il problema è complesso, ha tanti aspetti e tante cause, ma è quello che ci compete come formatori. Certamente è un percorso più lungo, ma non vediamo scorciatoie. 79


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LA BIBLIOTECA Recensioni, segnalazioni, news

di Federica Paoli

Promuovere la lettura: la sesta edizione di “La Casa sull’Albero” H

a preso il via il 26 settembre scorso e proseguirà fino al 18 aprile 2010 la sesta edizione del progetto “La Casa sull’Albero” realizzato dal Polo bibliotecario Biblomarca con il contributo della Regione Veneto e della Provincia di Treviso. La manifestazione quest’anno coinvolgerà, con circa cinquanta appuntamenti tra seminari, laboratori ed incontri di lettura, 15 biblioteche (12 nel trevigiano, 2 nel vicentino e una nel veneziano). La manifestazione, oltre a promuovere la formazione, punta alla riflessione sulle buone pratiche legate alla diffusione della lettura e sulle derive che la lettura segue col mutare del contesto sociale in cui s’inserisce. Il Polo Biblomarca, tra i promotori dell’iniziativa, è uno dei poli bibliotecari della Provincia di Treviso, nato per esigenze legate allo sviluppo di un programma informatico comune per la gestione dei servizi bibliotecari, che nel tempo ha sviluppato altri progetti di cooperazione. Caratterizzato da una conformazione territoriale periferica rispetto al capoluogo ha trovato la propria forza proprio nell'iniziativa di biblioteche medio/piccole proiettate però verso un servizio bibliotecario al passo con i tempi. Il programma della manifestazione è scaricabile dal sito www.lacasasullalbero.eu.

Terminato il restauro della Cappella dell’Arca a Padova D

opo un restauro durato circa venti mesi, torna allo splendore cinquecentesco la Cappella dell'Arca nella Basilica di Sant'Antonio a Padova. I lavori sono stati realizzati, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e del Venetian Heritage, dalla Veneranda Arca di Sant’Antonio, l’Ente a cui è affidato il compito di provvedere alla conservazione e al miglioramento degli edifici monumentali della Basilica e degli altri stabili annessi (il Convento con i suoi chiostri, la Biblioteca Antoniana, il Museo, l’Oratorio di S. Giorgio e la Scoletta del Santo). I complessi interventi di restauro hanno riguardato gli altorilievi progettati con ogni probabilità da Tullio Lombardo la cui realizzazione avvenne, per mani diverse, tra il 1505 e il 1577, nonché l’altare, l’Arca tombale di Sant’Antonio e il ricco apparato devozionale della Cappella. Le spoglie del Santo, a cui ogni anno rendono omaggio circa quattro milioni di pellegrini e che nell’aprile del 2008 erano state traslate nella Cappella di San Giacomo, torneranno definitivamente nella loro sede originaria nel 2010.

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Con il rigassificatore la Provincia di Rovigo ottiene il premio Pimby A

meno di un mese dall’entrata in funzione del rigassificatore, avvenuta il 20 ottobre scorso, la Provincia di Rovigo ha ottenuto, il 18 novembre, il premio Pimby, riconoscimento che l'Associazione Pimby (Please In My BackYard) conferisce alle Amministrazioni locali che hanno scelto di realizzare grandi opere sostenibili nel proprio territorio. L’Associazione nasce con lo scopo di promuovere il dialogo tra le amministrazioni pubbliche e la cittadinanza, al fine progettare percorsi decisionali che consentano di ricucire lo scollamento tra cittadini e amministrazioni locali e centrali. Dopo un iter lungo e complesso, iniziato nel 1999, grazie ad un’azione sinergica portata avanti da Edison, dalla Provincia di Rovigo e dalle altre istituzioni coinvolte è stato possibile dare vita ad un’infrastruttura strategica che sarà capace, da sola, di coprire il 10% del fabbisogno nazionale di gas. Il terminale, la prima struttura offshore al mondo per la ricezione, stoccaggio e rigassificazione del gas naturale liquefatto, è situato al largo delle coste venete, ha una capacità di rigassificazione di 8 miliardi di metri cubi di gas l'anno e contribuisce alla diversificazione e alla sicurezza delle fonti energetiche in Italia. Al di là del valore economico e ambientale il rigassificatore rappresenta una best practice che deve il suo successo anche alla volontà di coinvolgere tutti gli attori locali in un progetto di investimento condiviso. L'accordo tra il territorio e l’azienda che gestisce il rigassificatore - Terminale GNL Adriatico Srl, società partecipata da Qatar Terminal Limited (45%), ExxonMobil Italiana Gas (45%) e Edison (10%) - prevede forme di collaborazione quali la condivisione dei dati relativi al monitoraggio ambientale, la promozione di opportunità di formazione a sostegno dell'occupazione nel territorio e la cooperazione con il mondo della pesca professionale per il ripopolamento e il monitoraggio ittico, oltre che per la sicurezza della navigazione.

IGP e DOP: i prodotti veneti ottengono nuovi riconoscimenti T

ra il 25 e il 26 novembre nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea sono stati pubblicati i regolamenti 1132 e 1137 firmati dal Commissario Mariann Fischer Boel, relativi alla registrazione della denominazione IGP Indicazione Geografica Protetta - dei Marroni di Monfenera e dell’Insalata di Lusia. Presto giungeranno anche altri riconoscimenti perché è in dirittura d’arrivo, dopo la pubblicazione del disciplinare nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione, l’ufficializzazione della DOP - Denominazione d’Origine Protetta - per l’Aglio Bianco Polesano, per i Marroni di Combai e per il Formaggio Piave e l’IGP per la Pesca di Verona. Il Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, entusiasta per la notizia, si diverte a creare una metafora ad affetto: i prodotti veneti che hanno meritato questi riconoscimenti sono vere “poesie” e i loro produttori “poeti” ai quali augurare ottimi affari. Sulla stessa lunghezza d’onda il vicepresidente della Giunta regionale Franco Manzato che sottoscrive e rilancia: i nostri produttori “sono anche gli interpreti della cultura del territorio, capaci di coniugare lavoro, tradizione, innovazione e qualità, esprimendo una civiltà e una capacità fatta di valori: i valori del Veneto, le sue salde radici, fondamenta del futuro”. 85



IL CAMPANILE Ance informa

Il tutoring di ANCE Veneto

Progetti

come antidoto al credit crunch

Un servizio di consulenza e assistenza aziendale per aiutare le imprese nel rapporto con le banche

di ANCE VENETO PROGETTI

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Il documento elaborato con il supporto dei professionisti i scrive crisi, si legge credit crunch. La stretta messi a disposizione di Ance Veneto Progetti non creditizia, il maggior rigore con il quale le si sostituisce alla certificazione di bilancio né a un banche concedono prestiti, sta indistintamente documento di revisione contabile, ma è un report condizionando tutte le imprese. Persino le aziende più dettagliato che contiene tutte informazioni essenziali in virtuose e con i conti in ordine, si vedono richiedere grado di rassicurare le banche sulla solidità dell’impresa un numero sempre crescente di garanzie e documenti e quindi rispondere con efficacia alla maggiore richiesta a seguito di una legittima richiesta di liquidità. Proprio di garanzie da parte del sistema creditizio. per aiutare l’imprenditore a dialogare con il sistema Il dossier non comporta alcuna assunzione di garanzie da bancario, Ance Veneto Progetti ha avviato un servizio di parte di Ance Veneto, non ha alcuna rilevanza fiscale, né tutoring economico-aziendale. si configura come business plan o budget. La situazione Dopo i risultati positivi raggiunti da una prima fase di d’allarme, non ancora rientrata del tutto, sul fronte dei sperimentazione, che ha coinvolto 14 aziende e che si cosiddetti crediti deteriorati che mettono a repentaglio è conclusa a dicembre, l’iniziativa entra a pieno regime il conto economico stesso delle banche, influendo in tal dal 2010 e si rivolge a tutte le aziende associate ad Ance modo ulteriormente sulla disponibilità di credito, rende Veneto. Il servizio, offerto in abbonamento periodico, semplicemente essenziale ripensare i rapporti con il prevede l’affiancamento in azienda di professionisti sistema finanziario. contabili, dottori commercialisti iscritti all’Albo del Le imprese, che hanno sempre maggiori difficoltà nel Veneto, che elaboreranno un dossier periodico, secondo mantenere un ordinato un format predefinito, in grado di porre in evidenza Le Associazioni territoriali puntano sul Piano Casa.flusso di liquidità necessario per soddisfare i fabbisogni della posto quelle variabili chiave che sono tenute principalmente Incontri, dibattiti e seminari per capire come mettere in atto il provvedimento nelgestione migliorecorrente, dei modi. che molto spesso le scelte di investimento sono state conto dalle banche al momento dell’autorizzazione rinviate al futuro, devono orientarsi verso una più ampia del prestito. In sintesi, il dossier si compone di un condivisione di informazioni che vada oltre al dato Conto economico gestionale (almeno fino al margine annuale di bilancio, ma sappia fornire dati gestionali operativo), un progetto dei flussi di cassa operativi, un continuativi e tempestivi. documento che fotografi la situazione patrimoniale Ance Veneto Progetti propone una “ricetta” vincente (riferita almeno al circolante netto operativo) e per quegli imprenditori che, convinti del proprio ruolo l’elaborazione di indicatori gestionali selezionati (indici e del proprio business, sapranno approfittare di questo operativi). momento di crisi per fare un salto di qualità culturale nella conduzione degli affari. maggiori informazioni:

Il Piano Casa al centro degli incontri autunnali

Per ancevenetoprogetti@anceveneto.it

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IL CANTIERE MERCATO IL CAMPANILE

VERONA SUD.

Da zona industriale a spazio dedicato alla cultura di ANCE VERONA

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a storica zona industriale di Verona, da decenni fatiscente, diventerà luogo di cultura e incontro per la cittadinanza: tra pochi anni si potrà assistere a una commedia, a un concerto o a un convegno, ma anche a defilè di moda e mostre d’arte e sarà possibile pattinare sul ghiaccio; un’ampia area verrà destinata a giardino per passeggiare. Anche gli ex Magazzini generali, di fronte alla Fiera, verranno completamente trasformati. La Fondazione Cariverona,

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infatti, proprietaria dell’intero complesso – esteso 100mila metri quadrati e con 300mila metri cubi di fabbricati – , ha dato il via libera al recupero totale delle strutture, interamente vincolate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. A firmare il progetto di restauro è stato l’architetto svizzero-italiano Mario Botta, noto in tutto il mondo come autore di riqualificazioni di ex siti industriali, ma anche come progettista di nuovi edifici e palazzi, quali il museo Mart di Rovereto. I lavori prenderanno il via fra un anno e il costo si aggirerà intorno ai 30 milioni di euro. Per portare a termine la riqualificazione saranno necessari quattro o cinque anni. Botta ha illustrato la scelta per il recupero evidenziando la sua volontà di «trasformare il vecchio sedime dell’intero complesso industriale degli ex Magazzini Generali in uno spazio per la città, limitando al minimo le demolizioni all’interno del lotto e rinunciando anche a costruire ex novo edifici lungo viale del Lavoro». Il giardino a roseto, formato da un parterre di aiuole, sarà delimitato da una serie di porticati pensati per collegare le varie aree funzionali del complesso, tra cui la stessa Fiera, che sarà connessa all’area degli ex Magazzini tramite un nuovo sottopassaggio. Il progetto secondo l’architetto Botta si articolerà in tre fasi: «Si comincerà dal giardino-roseto insieme ai porticati e al sottopassaggio, quindi si passerà alla cupola, che ha un diametro di 100 metri. L’ex stazione frigorifera, all’esterno, resterà intatta. Verrà invece sfruttato lo spazio sottoterra, scavando per sei metri e mezzo». Grazie al progetto strutturale preliminare, firmato dall’architetto Modena, all’intera struttura verranno assegnate tre funzioni distinte. Al primo piano ci sarà uno spazio espositivo di 3.000 metri quadrati. Al piano terra e nell’area sottostante verranno creati un anfiteatro da 2.000 posti e una sala banchetti da circa 1.000 posti, che sarà ricavabile grazie a un sistema flessibile per spostare le gradinate, facendole arretrare. In pratica, si otterrà un’enorme sala con due funzioni: con le tribune potrà essere usata come anfiteatro e ospitare spettacoli teatrali e musicali, convegni e defilè di moda. Nella versione senza tribune, quindi a sala piana, sarà possibile allestire banchetti (con una zona laterale riservata alla cucina), oppure si potrà usare lo spazio per mostre e mercati o come sala da ballo. Al piano terra, nell’anello circolare attorno alla sala, ci sarà un foyer con locali accessori per i grandi eventi, biglietteria, guardaroba, caffetteria, sale d’attesa, negozi e servizi. Al primo piano, a quota sette metri e 60, verrà realizzato uno spazio espositivo, disposto a cerchio, con sale a forma di trapezio alternate a gallerie rettangolari.



IL CANTIERE MERCATO IL CAMPANILE

Seminario sulle

prescrizioni e controlli in cantiere delle opere in cemento armato di ANCE VENEZIA

Scuola Edile:

consegna degli attestati per l’anno formativo 2008/2009 di ANCE VENEZIA

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NCE Venezia ha collaborato all’organizzazione di un seminario – tenutasi lo scorso 11 dicembre – sul tema delle prescrizioni e controlli in cantiere delle opere in cemento armato alla luce delle disposizioni delle Norme Tecniche per le Costruzioni. Il convegno, che si inserisce nel più ampio Progetto Concrete, è stato patrocinato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e realizzato in collaborazione con gli Ordini degli ingegneri e degli architetti di Venezia. La giornata di studio ha consentito l’approfondimento di quelle prescrizioni del D.M. 14 gennaio 2008 che riguardano la certificazione del processo di produzione e l’adozione di livelli di durabilità, quali strumenti di accrescimento della responsabilità di tutti i soggetti che partecipano al processo di costruzione, dai produttori di materiali ai professionisti della progettazione.

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l giorno 4 dicembre scorso presso la sede del Centro Formazione Maestranze Edili si è svolta la cerimonia per la consegna degli attestati – riferiti all’anno formativo 2008/2009 – di qualifica a 50 allievi che hanno frequentato e superato la prova finale con esito positivo dei corsi per caposquadra, muratore, collaboratore restauratore dei beni culturali. Sono inoltre stati consegnati gli attestati di partecipazione agli allievi dei corsi di aggiornamento professionale per conduzione in sicurezza della gru e conduzione in sicurezza delle macchine movimento terra. Il presidente, geom. Renato Errico, ha ricordato che la formazione professionale nell’edilizia svolge un ruolo di primaria importanza quale patrimonio essenziale per garantire la qualità del costruire nonché per assicurare sempre il più alto livello sotto il profilo della sicurezza.


Luciano Boscolo Cucco di ANCE VENEZIA

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uciano Boscolo Cucco amministratore unico dell’azienda La Dragaggi, tra le imprese leader nel settore delle opere marittime, è stato premiato a New York come ambasciatore della lingua italiana e uomo dell’anno Ilica, l’associazione che vuole promuovere la lingua e la cultura italiana negli Stati Uniti. Il premio è stato ritirato in occasione della presentazione ufficiale del progetto del Mose in America, presso la St. John’s University di New York. Luciano Boscolo Cucco oltre ad essere imprenditore capace e un appassionato di mare, ama molto le tradizioni locali e in particolare la sua città natale, Chioggia. Il prestigioso riconoscimento – in passato attribuito a personalità della cultura e della scienza – ha premiato Luciano Boscolo Cucco per il suo costante e generoso impegno per la salvaguardia e la conoscenza delle tradizioni e delle peculiarità del nostro territorio.

Nasce Annual 2010,

volume dedicato alle imprese associate ad Ance Padova di ANCE PADOVA La tradizionale cena degli Auguri degli imprenditori associati ad Ance Padova, svoltasi venerdì 11 dicembre presso il Golf Club La Montecchia, è stata occasione per la presentazione in anteprima da parte del Presidente Tiziano Nicolini del volume Annual 2010. Un progetto, promosso più di anno fa dall’imprenditrice e Consigliere di Ance Padova Silvana Mason Cazzaro, che muove dall'intento di offrire alle Istituzioni, alle Committenze pubbliche e private, al mondo delle professioni e ai principali operatori dei mercati economici, uno strumento di conoscenza e di valorizzazione delle imprese di costruzione che aderiscono ad Ance Padova. Sono aziende che hanno spesso radici lontane nel tempo e che hanno saputo costruire, trasformare e modernizzare il territorio, contribuendo in modo decisivo all'affermazione e al progresso dell'edilizia nella provincia di Padova. Scorrendo Annual 2010, tradotto anche in lingua inglese, ci si confronta con imprese di diverse dimensioni, attività, competenze. Per ciascuna impresa sono riportati i dati anagrafici, le caratteristiche ( volume di affari, aree di attività, attestazioni Soa, etc),

oltre ad una sintetica presentazione accompagnata da alcune immagini fotografiche di opere eseguite. Un DNA produttivo ricco e variegato, fatto di tante piccole e medie aziende, ma anche di alcune che oggi si collocano tra le più importanti realtà produttive dell'industria dell'edilizia in Italia. Annual 2010, che contiene le introduzioni del Presidente di Ance Padova e dei Presidenti dell'Ance Paolo Buzzetti, di Confindustria Padova Francesco Peghin e della Camera di Commercio di Padova Roberto Furlan, verrà presentato ufficialmente alla stampa nel mese di gennaio. 91



Patto di stabilità.

Trentin: “I mancati o parziali pagamenti stanno provocando gravissimi danni” di ANCE VICENZA

Chi paga le conseguenze del Patto sono le imprese” sono le dure parole del Presidente dei costruttori edili vicentini, Maurizio Trentin. Gli effetti distorsivi del Patto di Stabilità, che congela i pagamenti alle imprese anche da parte di quei Comuni (ed enti) che avrebbero i soldi a bilancio, sono sotto gli occhi di tutti. Si allarga il numero delle pubbliche amministrazioni che rinviano all'anno prossimo la liquidazione delle somme dovute agli appaltatori a causa delle rigide regole imposte dal Patto. Un effetto domino che, in un momento economico difficile come l’attuale, sta fortemente penalizzando la stabilità finanziaria delle imprese di costruzioni, più esposte nei confronti della pubblica amministrazione. Da qui l’azione del presidente della Sezione costruttori edili di Confindustria Vicenza, Maurizio Trentin, che ha preso carta e penna e ha scritto a sindaci e rappresentanti degli enti pubblici locali, imprese associate e vertici dell'Ance. “Così non si può andare avanti, servono nuove regole - sostiene Trentin -. Chi paga le conseguenze del

A differenza di altri Paesi della Ue, che per affrontare la crisi economica hanno avviato programmi straordinari a favore delle piccole e medie opere, nel nostro Paese non vengono onorati neppure i contratti relativi ai lavori ordinari.

Patto sono le imprese. I mancati o parziali pagamenti stanno provocando gravissimi danni. Siamo di fronte a una norma che nei fatti induce gli enti locali a scegliere tra due opzioni: la violazione del patto o la violazione dei contratti d’appalto sottoscritti. Non è corretto che, per rispettare la legge, le amministrazioni pubbliche debbano violare i contratti presi”. Il contenimento dei pagamenti dei lavori pubblici già eseguiti e fatturati dalle imprese rischia di creare un cortocircuito. “A differenza di altri Paesi della Ue, che per affrontare la crisi economica hanno avviato programmi straordinari a favore delle piccole e medie opere, nel nostro Paese non vengono onorati neppure i contratti relativi ai lavori ordinari - prosegue Trentin -. Noi costruttori chiediamo almeno i soldi che ci sono dovuti dalle amministrazioni per i lavori svolti. è evidente che in tutto questo c’è qualcosa che non va. La pubblica amministrazione ha le mani legate nei pagamenti, ma fino a quando noi dovremo essere le vittime di questa situazione? Come si può pensare a delle aziende che lavorano e non incassano?”. Per superare l’impasse del Patto di Stabilità, rende noto Trentin, bisogna giungere a modificare la normativa vigente, lavorando uniti: sistema associativo e pubblica amministrazione devono fare sistema. “Questa norma, così com'è, fa male tanto agli enti pubblici quanto alle imprese. Bisogna perciò costruire un percorso comune. Sono fiducioso che qualcosa possa cambiare. Le amministrazioni pubbliche sono consapevoli che questo Patto crea disfunzioni sia a loro che a noi costruttori”.

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PIETRA DESIGN è soluzioni sempre nuove per le pavimentazioni e i rivestimenti esterni ed interni in pietra naturale. Un’azienda specializzata, dove costante collaborazione, tra personale altamente qualificato da una parte, cliente e progettista dall’altra, offre una garanzia superiore sia nelle nuove costruzioni, sia per interventi di ripristino, con un servizio frutto di una solida esperienza. Vivere la Pietra Naturale non è solamente una questione di carattere estetico. Significa affidarsi al calore e all’autenticità di un materiale naturale, significa schierarsi dalla parte dell’ecologia, significa dare continuità alla tradizione storica. Costruire, rivestire, arredare con la Pietra Naturale vuol dire affidarsi ad un materiale ineguagliabile per qualità, bellezza e durata. Le elevate prestazioni delle Pietre Naturali derivano dagli ottimi requisiti fisico-meccanici che esse posseggono, tali da preferirne l’utilizzo praticamente in ogni luogo ed in qualsiasi condizione climatica. L’ingelività, la resistenza agli sbalzi termici, l’elevata resistenza all’usura, e la straordinaria compattezza, sono solamente alcune tra le numerose caratteristiche che risultano indispensabili nella valutazione delle Pietre Naturali in relazione al loro impiego in architettura e nell’arredo urbano. Questi straordinari requisiti costituiscono una sicura garanzia ed un termine di paragone vincente nel raffronto con altri materiali normalmente utilizzati in edilizia.

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Efficienza energetica e risparmio energetico secondo Schneider Electric Il reale significato dell’efficienza energetica e le modalità per una sua attuazione non sono ancora una conoscenza diffusa. Cominciamo col fare chiarezza sui due approcci che in Schneider Electric vengono definiti rispettivamente di Efficienza Energetica Passiva (Passive Energy Efficiency) e Efficienza Energetica Attiva (Active Energy Efficiency). Per molti il concetto di controllo dei consumi energetici ruota intorno ai fattori termici dell’edificio, con interventi quali l’isolamento, la posa di doppi vetri e altre misure contro la dispersione di calore. Per altri la parola chiave è invece l’illuminazione, spesso limitando il tutto all’installazione di sistemi a basso consumo. Infine, per chi ha bisogni importanti in termini di riscaldamento la soluzione consiste nella scelta di caldaie efficienti. Quelle elencate sono tutte contromisure passive perchè non intervengono sull’effettivo risparmio dell’energia consumata. Diversamente l’Efficienza Energetica Attiva (Active Energy Efficiency) si ottiene non solo installando dispositivi e strumenti a basso impatto energetico, ma anche con un controllo degli stessi, che permetta di ottimizzare il consumo energetico; il controllo e monitoraggio è fondamentale per ottenere il massimo livello di efficienza energetica, ad esempio, per quel che riguarda l’illuminazione, questo può avvenire tramite temporizzatori, crepuscolari, rilevatori di movimento, presenza e/o luminosità. È facile comprendere come interventi per automatizzare impianti che permettano di misurare, controllare e analizzare l’utilizzo dell’energia, offrano risultati concreti nel tempo ad un costo relativamente modesto, se comparati anche ai costi ed investimenti in competenze tecniche necessarie a gestire in sicurezza soluzioni nel solo perimetro termico. La maggior parte delle soluzioni di controllo possono essere ammortizzate in pochissimi anni, dati i costi sempre crescenti dell’energia. Un ulteriore elemento che spinge ad implementare piani di Active Energy Efficiency è il rispetto, sempre più pressante, degli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto: nel settore dell’edilizia ad esempio è certo che, se non si interverrà energeticamente anche sugli edifici esistenti, oltre che sui nuovi, sarà impossibile raggiungere gli obiettivi entro il 2020.

www.schneider-electric.it

L’Unione Europea ha ratificato il Protocollo di Kyoto nel 2002 e si è impegnata a ridurre le emissioni di gas effetto serra dell’8% riducendo le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020. La domanda crescente di energia, l’inquinamento del pianeta e il riscaldamento derivante dalla produzione e dall’uso della stessa energia impongono a tutti di affrontare la sfida energetica. Grazie alla sua esperienza e competenza Schneider Electric è in grado di offrire ai propri clienti un approccio veramente integrato all’Efficienza Energetica attiva, mediante prodotti, servizi e soluzioni per i settori industria, infrastrutture, terziario, residenziale e data center, che consentono di ridurre fino al 30% i consumi di energia elettrica. Non si può fermare la crescita del fabbisogno di energia della popolazione mondiale, ma si può cambiare il modo di utilizzarla. Affrontiamo insieme la sfida energetica.

Trasporti 27 %

Residenziale 16 %

Commerciale 8%

Industria 49 %

49 % Riscaldamento locali 16 % Riscaldamento acqua 7 % Illuminazione 7 % Raffreddamento 5 % Refrigerazione 5 % Cottura Combustibile 4 % Elettronica 62 % 4 % Lavaggio/Asciugatura 3 % Altro Elettricità 38 %

23 % Riscaldamento locali 17 % Illuminazione 10 % Riscaldamento acqua 8 % Raffreddamento 6 % Elettronica 5 % Refrigerazione Combustibile 4 % Ventilazione 50 % 4 % Cottura 23 % Altro Elettricità 50 %

40 % Calore Processo 27 % Caldaie 13 % Sistemi a motore 5 % Riscaldamento edifici 4 % Illuminazione e altro 4 % CHP Combustibile 2 % Raffreddamento processo 9 % Altro 85 % Elettricità 17 %

Percentuali di consumi energetici che mostrano le aree chiave dell’utilizzo di energia divise per tipo.




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