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LA CANDELORA

All’inizio della Messa del 2 febbraio si benedicono le candele con un rito che unisce idealmente il Natale e la Pasqua celebrando l’Avvento della Luce Divina. Molti fedeli usano portare la candela, ancora accesa, dalla Chiesa fino a casa, per «illuminare» il proprio cammino e per estendere la benedizione della luce anche alla casa ed ai familiari, specialmente ai malati.

Secondo Beda il Venerabile la processione della Candelora sarebbe un contrapposto alla processione dei Lupercalia dei Romani, e una riparazione alle sfrenatezze che avvenivano in tale circostanza.

Molti usano accendere le candele – benedette durante la Messa della Candelora – durante i temporali ed in occasione di malattie che colpiscono i componenti della famiglia. In molte parrocchie ricorre anche la festività popolare della Madonna della Candelora. Si usa accendere un cero in mano alla statua di Maria e portarla poi in processione. Tradizionalmente, se al ritorno in Chiesa la candela è ancora accesa, è un buon auspicio per i raccolti dell’anno.

La festa delle luci ebbe origine in Oriente con il nome di «Ipapante», cioé «Festa dell’Incontro» di Dio con l’umanità. Nel VI° secolo essa si estese anche all’Occidente: da Roma, dove aveva carattere più penitenziale, alla Gallia con la solenne benedizione e processione delle candele che ha dato il nome alla festa: «candelora». Questa festa chiude le celebrazioni natalizie e, con la profezia di Simeone alla Vergine Maria («anche a te una spada trafiggerà l’anima»), apre il cammino verso la Pasqua.

Per molto tempo questa festa fu dedicata alla Purificazione della SS. Vergine Maria, in ricordo del momento, narrato al capitolo 2 del Vangelo di Luca, in cui Maria, come prescritto dalla legge ebraica, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione. Secondo l’usanza ebraica, infatti, una donna era considerata impura del sangue mestruale per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù. Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l’Epifania).

La riforma liturgica cattolica del 1960 ha restituito alla celebrazione il titolo di «Presentazione del Signore», che aveva in origine. Le antiche scritture stabilivano infatti il diritto di Dio su ogni primogenito maschio in ricordo dell’Esodo ed in ricordo della decima piaga inflitta agli egiziani per la liberazione del popolo dalla schiavitù. Questa piaga fu la più dolorosa per il Faraone ed il popolo d’Egitto perché Dio fece morire il primogenito maschio a tutte le famiglie egiziane. In ricordo di questa piaga i genitori ebrei, quaranta giorni dalla nascita del primo figlio, usavano andare al Tempio e offrire in sacrificio un animale. Nel caso di Maria e Giuseppe un paio di tortore. Con ciò i genitori riscattavano e riavevano per sé il primo figlio perché, per diritto mosaico, alla nascita apparteneva solo al Signore.

La tradizionale benedizione delle candele, che caratterizza la festa nel rito romano, è legata alla figura del vecchio Simeone, un uomo pio molto avanti negli anni al quale lo spirito del Signore aveva rivelato che non sarebbe morto prima di aver visto il Messia. Quando Simeone vide il Bambino Gesù entrare nel Tempio, portato dai genitori, lo prese tra le braccia e profetizzò la sua sofferenza e quella della madre e lo proclamò «Luce delle Genti e Gloria d’Israele».

Da alcuni anni questa festa è particolarmente dedicata ai religiosi e ai consacrati. In essa infatti si ricorda la fedeltà di Dio alle sue promesse e si invoca la fedeltà dei consacrati al dono, fatto una volta per sempre, di servire il Signore nei fratelli e sorelle. La festa viene osservata anche dalla Chiesa ortodossa e da diverse chiese protestanti.

Celebrazioni legate alla luce in questo periodo dell’anno esistevano anche in alcune tradizioni religiose precristiane. Alcuni studiosi ipotizzano che la Candelora cristiana possa essere stata introdotta in sostituzione di una festività preesistente, anche vista la coincidenza del periodo dell’anno con il periodo di 40 giorni dopo la nascita di Gesù.

Nel mondo romano la Dea Februa (Giunone) veniva celebrata alle calende di febbraio (nel calendario romano i mesi seguivano il ciclo della luna. Il primo giorno di ogni mese corrispondeva al novilunio, luna nuova, ed era chiamato calende, da cui deriva il nome calendario). L’assonanza tra la purificazione implicata dal nome della divinità (Februa deriva dal verbo februare, cioè purificare) e dal mese che la onora, da una parte, e, dall’altra, la posteriore festa cristiana della Purificazione della Beata Vergine Maria lascerebbe intendere un collegamento che sostiene l’ipotesi della «sostituzione» cristiana di una festa pagana.

La festa di Imbolc, nella tradizione celtica, segnava il passaggio tra l’inverno e la primavera, ovvero tra il momento di massimo buio e freddo e quello di risveglio della luce.

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