RASSEGNA STAMPA DEL 23 SETTEMBRE 2020

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PRIMO PIANO

L’Italia alle urne

Mercoledì 23 settembre 2020

A Venezia confermato Brugnaro Trento e Mantova al centrosinistra

I

n 13 dei 15 capoluoghi di provincia chiamati al voto domenica e lunedì, la partita è stata - e continuerà ai ballottaggi - quasi esclusivamente tra centrosinistra e centrodestra (sfida terminata 3-2 al primo turno). Anche alle comunali infatti il grande assente è stato il Movimento 5 stelle, "medaglia d’argento" solo a Matera e Andria. Nei tre capoluoghi di regione la gara tra destra e sinistra è già terminata - per ora, in attesa dello scrutinnio ad Aosta - 1-1, con Venezia che si conferma nelle mani di Luigi Brugnaro, e Trento che rimane in quota Pd. Nella "Serenissima", il sindaco uscente con la sua coalizione di centrodestra ha conquistato un largo 54%, contro un quasi 30 di Pier Paolo Baretta (Pd) e sottosegretario al ministero dell’Economia. A Trento invece Palazzo Geremia rimane in mano agli inquilini dello scorso quinquennio, anche se con un cambio di vertice: a sedere sulla poltrona del sindaco sarà Franco Ianeselli. Ad Aosta la partita è ancora aperta, e capire chi - tra destra e sinistra - segnerà il secondo goal incuriosisce molti. Dove nessuno ha raggiunto il 50% più uno dei voti sarà ballottaggio, con appuntamento per gli elettori fissato per domenica 4 e lunedì 5 ottobre. In 10 capoluoghi si rimane quindi in attesa del secondo turno, con situazioni in stallo su cui fare pronostici potrebbe non essere prudente. È il caso di Bolzano dove il sindaco uscente di sinistra Renzo Caramaschi ha totalizzato il 34%, e lo sfidante del centrodestra Roberto Zanin il 33. Qui a spostare l’ago della bilancia sarà il terzo in classifica, Luis Walcher della Svp. A ballare invece è la sedia di Giuseppe Falcomatà, già primo cittadino di Reggio Calabria, che però è fermo poco sotto il 37, seguito dal leghista Antonio Minicuci con il 34 e Anglea Marcianò - rappresentante di una coalizione di destra - che vanta il 13%. Ad Arezzo Alessandro Ghinelli non si riconferma subito sindaco per tre punti, con il dem Luciano Ralli fermo al 35. A Chieti sarà ballottaggio tra il candidato di centrodestra Fabrizio di Stefano e Diego Pietro Ferrara del centrosinistra: qui molto dipenderà dalle liste civiche, che con Bruno Di Iorio e Paolo De Cesare vantano quasi il 35 % dei voti. A Crotone la sfida è tra il centrodestra, con Antonio Manica al 42,4 e Vincenzo Voce, che con le sue quattro civiche raggiunge il 36. Civiche che hanno riscosso un grande successo a Fermo, dove Paolo Calcinaro, già sindaco negli ultimi cinque anni, ha

I risultati nei capoluoghi

BOLZANO

Caramaschi 34,0% Zanin 33,1%

AOSTA lo spoglio avviene oggi

VENEZIA*

Brugnaro 54,12% Baretta 29,29%

LECCO

Ciresa 48,71% Gattinoni 41,67%

MACERATA

Parcaroli 52,7% Ricotta 32,8%

MANTOVA

TRANI*

Palazzi 70,8% Rossi 22,1%

Bottaro 65,60% Palumbo 16,13%

AREZZO

ANDRIA*

Ghinelli 47,0% Ralli 35,1

Bruno 38,27% Coratella 21,16%

R. CALABRIA*

pe Ciresa al 48,7 e il dem Mauro Gattinoni con il 41,7. A Matera compaiono i 5 stelle, e la corsa (ieri sera ancora incerta) diventa a tre, con il candi-

Sassone 30,71% Bennardi 26,88% Manica 42,15% Voce 35,47%

TRENTO

Ianeselli 54,66% Merler 30,22%

FERMO

Calcinaro 71,41% Interlenghi 14,77%

CHIETI*

Di Stefano 34,78% Ferrara 24,88%

dato forte di Forza Italia, Rocco Luigi Sassone, al 30,5, il pentastellato Domenico Bennardi al 27,9 e l’uomo del centrosinistra Giovanni Schiuma

al 20,3. M5s anche ad Andria, con Michele Coratella al 21, che sfiderà la dem Giovanna Bruno, vicina al 40. A Mantova, Trani e Macerata non ci sarà invece bisogno di andare alle urne tra due domeniche, perché nelle prime due i sindaci sono andati al centrosinistra: Mattia Palazzi ha sbancato con il 70% nel Comune lombardo; 65% per il suo collega Amedeo Bottaro, che ha vinto nella città pugliese. Mentre nel Comune marchigiano ha avuto la me-

Eletto Sindaco

glio il centrodestra con Sandro Parcaroli. Nei capoluoghi siciliani e sardi chiamati alle urne l’appuntamento al voto è fissato per il prossimo mese: a Enna e ad Agrigento il 4 e il 5, a Nuoro il 24 e il 25. Piccola curiosità: a Lesina, città della provincia di Foggia di 6mila abitanti, c’era un solo candidato e per 58 voti non è stato raggiunto il quorum, quindi il sindaco non è stato eletto. (G.Sar.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL «LABORATORIO» NEI COMUNI

Pomigliano, candidato 5s-Pd al ballottaggio Ma i consensi pentastellati franano ancora A

Pomigliano è sbarcata, nella settimana precedente il voto, metà dei ministri e viceministri M5s. Dal padrone di casa Di Maio al capo dello Sport Spadafora, dalla titolare del Lavoro Catalfo al numero due alle infrastrutture Cancelleri. Un tour senza soluzione di continuità a sostegno del candidato sindaco Gianluca Del Mastro, papirologo indicato dal Movimento insieme al Pd e a una vasta coalizione di nove liste complessive, una delle quali rappresentativa di alcuni transfughi del centrodestra cittadino. Il massiccio investimento governativo ha avuto effetto: Del Mastro si piazza in testa al primo turno con una percentuale stimata intorno al 41%, un punto avanti a Elvira Romano, vicesindaca di centrodestra candidatasi però con una coalizione di civiche organizzata da Lello Russo, primo cittadino uscente arrivato al secondo mandato. Al ballottaggio ci sarà quindi la sfida che la città intera aveva previsto. Del Mastro, scelto dall’ex ministro Boni-

soli come presidente dell’importante ente "Ville vesuviane", è il "Conte di Pomigliano" che il Pd ha accettato di buon grado per dare vita al «laboratorio» disegnato a Roma da Di Maio e Zingaretti. Romano, avvocato, gli oppone una campagna basata sulla «competenza amministrativa» e su u-

do sono consolidati i risultati di una ventina di sezioni su 40, oscilla intorno al 10% (come il Pd, d’altra parte). Cinque anni fa, quando il Movimento corse da solo per il Comune guidato dal numero due di Di Maio, Dario De Falco, arrivò quasi al 18. Un altro segno di disaffezione è il numero

Nella città di Di Maio il concorrente «unitario» in testa col 41% ma il Movimento al 10. Per i giallo-rossi secondo turno anche a Giugliano. E vittoria a Caivano na marea montante di palloncini, manifesti e gadget rosa da cui si riconosce che è in corso un suo comizio. M5s, dunque, raggiunge l’obiettivo di non restare fuori dai giochi nella città del ministro Di Maio. Ma il prezzo della disaffezione, il Movimento, lo paga anche qui. La lista a 5 stelle, quan-

esiguo di preferenze, appena 1.337, che la pomiglianese Valeria Ciarambino ha preso come candidata al Consiglio regionale. Ancora alle Europee dell’anno scorso il Movimento godeva qui di consensi sopra il 44,5%. In compenso, la candidatura di Del Mastro tiene con la buona prova delle ci-

viche. In vista di un ballottaggio tiratissimo, sotto osservazione le scelte dei due outsider sconfitti al primo turno: l’ex renziano Vincenzo Romano e il presidente uscente del Consiglio comunale, Maurizio Caiazzo, messosi a capo di una coalizione tradizionale di centrodestra. Per ora Di Maio esulta e mette Pomigliano nella lista delle "buone pratiche" da imitare. Insieme al «laboratorio» di Caivano, dove M5s (pur con il 4,5% dei consensi di lista) vince al primo turno accettando il candidato sindaco democratico Enzo Falco e una coalizione che comprende renziani, mastelliani e verdi. E insieme al «laboratorio» di Giugliano, che vede M5s-Pd-civiche andare al ballottaggio testa a testa guidati dall’esponente dem Nicola Pirozzi, contrapposto ad un’altra coalizione di centrosinistra a trazione renziana e capeggiata da Antonio Poziello. Anche a Giugliano, però, i 5s non vanno oltre il 5,7%. Marco Iasevoli © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ANALISI DEL VOTO REGIONALE. AREA DI GOVERNO AL 57%, «PARTITI DI MAGGIORANZA SOTTOSTIMATI A LIVELLO NAZIONALE»

L’istituto Cattaneo: Pd primo partito. Ma trionfano ovunque le "liste dei presidenti"

I

l voto reale delle Regionali 2020 fotografa una immagine completamente diversa da quella dei sondaggi pre-elettorali, che descrivevano un Pd in affanno e un centrodestra pronto alla spallata. Numeri alla mano, infatti, il voto delle liste nelle 7 Regioni in cui i cittadini si sono recati alle urne regala al Pd il posto di primo partito, davanti alla Lega e a Fdi. Nella sua consueta analisti post voto, l’Istituto Cattaneo ha sommato i voti di tutti i partiti dell’area di governo (centrosinistra e M5s) che raggiungono il 57% dei consensi reali. E lo fanno nonostante il crollo del M5s, a fronte del 43% del centrodestra. Dati che spingono l’istituto bolognese ad affermare che ci sia «una tendenziale sottostima in questo momento del voto per i partiti di governo nei sondaggi» nazionali. Nei fatti, il centrosinistra ha perso un’altra Regione, le Marche, tanto è vero che Fabio Rampelli (Fdi), contesta la lettura del 3 a 3 e del

pareggio. E tuttavia, sommando i voti delle liste nelle sette Regioni in cui si è votato (4 grandi, Veneto, Toscana, Campania e Puglia; 2 medie, Liguria e Marche, e la minuscola Val d’Aosta) il Pd raggranella 1.769.336 voti (19,8%) a fronte di 1.237.285 (13,9%) della Lega e dei 948mila di Fdi. Certo al partito di Salvini, o meglio al centrodestra, andrebbero aggiunti i 915mila voti della Lista Zaia (addirittura il quarto partito nazionale, in un Veneto ormai diventato «Zaiastan»). Sono un caso anche i 141.629 voti della Lista Toti in Liguria, che ne fanno il primo partito del centrodestra in Regione. Ancora, nel centrodestra va segnalato l’ulteriore declino di Fi che raccoglie solo 481.981 voti, con l’umiliazione del 3,56% del Veneto (73.244 voti), che pure per due decenni era stato un feudo «azzurro». Discorso analogo può essere fatto per il centrosinistra, che in Campania e Puglia si è presentato con moltissime liste, 15 in entram-

be le regioni. Ad esempio in Puglia le tre liste con esplicito riferimento a Emiliano hanno raccolto 253.584 voti (15,12%) a fronte dei 289mila voti del Pd (17%). E in Campania la sola lista "De Luca Presidente" ha incassato 313.639 voti (13,31%), andando vicino al Pd (398mila voti) e addirittura superandolo, se si somma l’insieme delle altre civiche che si rifanno a De Luca. Come detto, nell’area di governo va registrato il nuovo arretramento di M5s da Nord a Sud, rispetto alle Europee di un anno fa (e a maggior ragione rispetto alle politiche del 2018). Ad esempio, in Liguria il Movimento in un anno è sceso da 122.536 voti a 48.722; in Veneto da 220.429 a 55.281; in Puglia da 419.344 voti a 165.243; nella Campania di Di Maio e Fico da 739.541 voti a 233.947. Deludente anche Italia Viva: nella stessa Toscana del fondatore Matteo Renzi è arrivata al 4,46% (insieme a +Europa); nelle Marche al

Il primo turno si chiude in sostanziale parità, con 10 capoluoghi al ballottaggio. I 5 stelle ancora in corsa solo ad Andria e Matera Vittoria progressista anche a Trani, il centrodestra prende Macerata

Centrosinistra Centrodestra M5S Civica

*dati non definitivi

Luigi Brugnaro (centrodestra) rieletto sindaco di Venezia al primo turno, durante la conferenza stampa di ieri / Andrea Merola

stravinto con il 71%, seguito da Renzo Interlenghi, fermo a meno del 15. A Lecco sarà ballottaggio tra destra e sinistra, con Giusep-

MATERA*

CROTONE*

Falcomatà 36,16% Minicuci 34,14%

FONTE: Eligendo

COMUNALI

3,17%; in Puglia all’1,08; in Liguria al 2,41% (con +Europa); in Veneto addirittura allo 0,60%; e solo in Campania è oltre la soglia ipotetica del Germanicum, con un buon 7,37%. Al netto dunque delle liste dei presidenti, i voti raccolti dai partiti sono i seguenti: Pd 1.769.336 voti (19,8%); Lega 1.237.285 (13,9%); Fdi 948.643 (10,6%); Lista Zaia 915.359 (10,3%); M5s 658.050 (7,4%); Fi 481.981 (5,4%); Iv+Eu, 373.935 (4,2%); Cambiamo 141.629 (1,6%). Come già accennato, infine, l’Istituto Cattaneo, dopo aver calcolato su quota 57% l’area di governo, osserva che «questo dato non può essere proiettato immediatamente al livello nazionale». Tuttavia, «segnala un equilibrio diverso da quello rilevato dai sondaggi», a partire da quelli «degli ultimi mesi sulle intenzioni di voto per il Parlamento» che sottostimerebbero dunque il centrosinistra e M5s presi complessivamente. (r.r.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Val d’Aosta, Pd spiazza la Lega: pronti a governare La Lega avanza in Valle d’Aosta, ma il sogno di Salvini di spostare il risultato finale della tornata elettorale sul 4 a 3 potrebbe infrangersi su un accordo a sorpresa tra progressisti e autonomisti valdostani. Il M5s, fermo al 3,9%, e il centrodestra Fi-Fdi, al 5,6%, restano fuori dal Consiglio regionale. Dopo un’assenza di due anni rientra invece il Pd con 4 consiglieri (su 35) e potrebbe diventare l’anello decisivo per governare la Valle. «Siamo pronti a governare questa splendida terra nel nome dell’Autonomia, del rinnovamento, del lavoro e della bellezza», ha esultato Salvini. Ma il lusinghiero 24% ottenuto dai suoi, con un avanzamento di 7 punti rispetto a due anni fa, rischia di non bastare in assenza della stampella degli alleati naturali del centrodestra. Lo ha capito subito il segretario del Pd Nicola Zingaretti dichiarando la «totale disponibilità a dare vita alla giunta anche in Valle D’Aosta: sono possibili diverse maggioranze e siamo pronti a formare un governo con le forze autonomiste per fermare le destre nazionaliste». Il presidente della Regione e la Giunta dovranno uscire infatti da una votazione del Consiglio. Union Valdotaine, al 15,8 per cento (nel 2018 era al 19), tenterà di mettere nell’angolo la Lega costruendo una maggioranza con il Progetto civico progressista (15,2%), di cui il Pd è uno degli azionisti, e con altri frammenti della galassia autonomista (Alliance, Valle d’Aoste Unie e Stella Alpina). «L’accordo con autonomisti e progressisti, in opposizione a populisti e nazionalisti, è per noi naturale e prioritario», conferma il presidente dell’Uv, Erik Lavevaz.


PRIMO PIANO

Mercoledì 23 settembre 2020

Opposizioni e voto

MAURIZIO CARUCCI

I

rapporti di forza nella coalizione di opposizione rischiano di cambiare gli equilibri interni. La mancata "spallata" al governo Conte, il successo di Giorgia Meloni nelle Marche e il crollo dell’azzurro Caldoro contro De Luca in Campania (assieme al generale calo di Forza Italia) sono tra gli argomenti che animano il centrodestra dopo le Regionali. «Questa presunta eterna competizione tra me e Matteo Salvini appassiona i giornalisti – ricorda in tv la leader di Fratelli d’Italia –. Mi pare sia chiaro a tutti come stanno le cose: i partiti competono sempre tra loro, però ho spiegato 100 volte che non mi interessa in alcun modo crescere a scapito degli alleati, ma per raggiungere maggioranze solide. Fdi ha dimostrato di non voler andare al governo a tutti i costi. Ho le idee molto chiare su cosa voglio fare». Prova a stemperare Meloni, svicolando dalle accuse - più o meno velate - dei leghisti di aver scelto in Puglia il candidato sbagliato, Fitto, spingendo così molti elettori al voto disgiunto. Meloni viene descritta - anche dalla stampa estera - come «una leader sempre più popolare» sulla scena italiana e anche come figura emergente della coalizione, ma è scaltra nel non cantar vittoria. Numeri alla mano, in effetti, la Regione andata a Emiliano è l’unica in cui si registra il sor-

Leghisti e Fdi evitano le polemiche Meloni: costruiamo coalizione solida Così la Lega LE REGIONALI Liguria 2015 2020 Marche 2015 2020 Veneto 2015 2020

POLITICHE ED EUROPEE % 40

30

13,02% 22,38% 17,83% 16,92%

Toscana 2015 2020

16,02%

20

17,35% 10

0

21,78%

Campania 2015 2020

34,26%

20,25% 17,14%

4,09% Politiche 2013 Puglia 2015

5,63%

6,15% Europee 2014

Politiche 2018

Valle d’Aosta 2018 17,07% 23,9% 2020

2,42%

2020

Europee 2019

9,57%

anche Fi registra un dato accetto al 5,17% rispetto al 17,82% tabile, l’8,91% (5 anni fa era del 2015, che faceva ben speraall’11,37%). Silvio Berlusconi rire per il futuro. Ma sul come rimane silente, ma nel partito azsollevarsi c’è incertezza. «I rizurro, ancor più ridimensionasultati non ci soddisfano pieto, si mastica anamente – maro. In Veneto, commenta la dove Fdi si attecapogruppo alsta al 9,55%, la Camera, MaForza Italia crolriastella Gelmila al 3,56%, anni – e da domacora più giù del ni andrà avviata 5,87% scorso. una riflessione Pure in Liguria costruttiva». E si ferma al uno dei vincito5,27% dal 12,6% ri delle Regionadel 2015. li, il governatore Matteo Salvini (Lega) Giovanni Toti, iPer Fi è un vero flop rispetto al potizza un futupassato: in Campania il candiro che passi da «un allargadato azzurro Stefano Caldoro è mento del centrodestra oltre stato surclassato da Vincenzo l’ala sovranista». © De Luca e il partito è precipita-

CENTRODESTRA Dopo il risultato "a metà", aria di riflessione nei tre partiti. Specie dentro Fi, precipitata ai minimi. Salvini: noi primo partito, e rivendica la Conferenza delle Regioni Oggi riunione fra i vertici

RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: Eligendo, il dato delle Politiche è relativo alla Camera; Europee Italia+estero

passo di Fdi (secondo partito, dopo il Pd, al 12,63%) sul Carroccio che intanto - Campania a parte e senza contare Veneto e Liguria, dove i numeri sono sfalsati dall’effetto delle "liste dei presidenti" - arretra dalle Europee 2019, ma cresce sulle politiche del 2018 e sulle precedenti regionali. Il segretario del Carroccio, anche se ha mancato il successo in Toscana, al Tg1 rivendica di essere il «primo partito» e ricorda che «in Puglia e in Campania avevamo zero consiglieri regionali: oggi passiamo da 0 a sei, vorrei sempre sconfitte così. E sono posti dove abbiamo perso, per cui serve un ripensamento dell’offerta del

centrodestra». È, il suo, un accenno a una riflessione da fare dentro il partito, galvanizzato però dal trionfo di Zaia in Veneto. Per fare il punto, Salvini oggi riunisce i "colonnelli" e i segretari regionali, a Roma. «Il voto è sovrano - continua Salvini -. Il centrodestra governa 14 regioni su 20. Chiediamo che il governo ci coinvolga. Ci ascolti, visto che rappresentiamo la maggioranza degli italiani». E, intanto, la Lega reclama la presidenza della Conferenza delle Regioni, ora in mano al dem Bonaccini. In tutte le sei Regioni maggiori, comunque, Meloni aumenta i consensi, dando filo da torcere alla Lega salviniana e portando a casa 29 consiglieri rispetto ai 6 delle elezioni del 2015. E la Puglia è l’unica Regione dove

Così FRATELLI D’ITALIA LE REGIONALI Liguria 2015

POLITICHE ED EUROPEE % 7

2020 Veneto 2015 2020 Toscana 2015 2020 Campania 2015 2020

6

10,87%

2020 Marche 2015

6,44%

3,07% 5

6,51% 18,66%

3,67%

4

«Ha vinto solo Conte» «Comunque, in estrema sintesi, le elezioni le ha vinte l’unico che non ha partecipato: Giuseppe Conte». Lo ha scritto su Twitter Guido Crosetto, ex deputato di Fdi.

4,35%

3

2,60%

2

9,55% 1

3,82%

0

13,5%

1,96% Politiche 2013 Puglia 2015

5,47% 5,98%

2020

Europee 2014

2,45% 12,63%

Politiche 2018

Europee 2019

Valle d’Aosta 2018 2,92%* 5,7%* 2020 *in coalizione con Fi

INTERVISTA AL CAPOGRUPPO LEGHISTA AL SENATO, MASSIMILIANO ROMEO

«Nessuna frenata, restiamo forti Non torneremo un partito del 7%» VINCENZO R. SPAGNOLO

peravamo di poter strappare qualche Regione in più al centrosinistra, ma in generale il bilancio è positivo: siamo passati da 46 a 70 consiglieri regionali, per la prima volta entriamo in Campania e Puglia e abbiamo vinto anche in moltissimi comuni al Sud». C’è rammarico e voglia di guardare avanti nelle considerazioni post voto di Massimiliano Romeo. Il capogruppo della Lega al Senato non nasconde l’amaro in bocca: «Ovviamente avremmo preferito vincere anche in Toscana e Puglia, ma sapevamo che erano obiettivi difficili». La sconfitta in Toscana brucia di più? Matteo Salvini in campagna elettorale si diceva ottimista. Bisogna trarre insegnamento da ciò che avviene. Come l’Emilia Romagna, la Toscana si è confermata una roccaforte "rossa" difficile da espugnare, un sistema controllato dal centrosinistra. Comunque rispettiamo la volontà popolare, ha vinto Giani e la nostra candidata gli ha fatto gli auguri di buon governo. E la Puglia? Sulla scelta di Fitto c’era stata discussione nel centrodestra. Un altro candidato avrebbe fatto di più? Inutile ragionare col senno di poi. Credo che, in tempi di Covid, siano stati premiati alcuni governatori e sindaci uscenti. Probabilmente, con un altro candidato, avremmo avuto un risultato simile. Il progetto della Lega a caratura nazionale ne esce frenato? Non direi. Chi spera che la Lega torni ad essere un partito del 7%, sogna. La realtà è tutt’altra: lavoriamo per superare la vecchia antitesi Nord-Sud e gli elettori lo sanno, come mostrano i risultati in territori come Calabria, Sicilia, Umbria e ora nelle Marche, ex regione "rossa" dove siamo il primo partito della coalizione. Governiamo come centrodestra in 15 regioni su 20. E anche in Campania e Puglia, dove abbiamo perso, come Lega abbiamo preso i primi consiglieri re-

gionali. Una politica dei piccoli passi che alla fine paga. Il calo di popolarità nei sondaggi, i processi giudiziari imminenti. Non c’è un appannamento della leadership di Salvini, a fronte della crescita di esponenti come Luca Zaia? Io non lo vedo. Chi confronta gli esiti delle scorse Europee con le Regionali, paragona mele con pere. E chi vagheggia divisioni interne, perde solo tempo. Salvini è il leader della Lega e Zaia una risorsa, un valore aggiunto. Non mi pare di aver capito che abbia velleità a livello nazionale. Senz’altro lavorerà in sinergia con Salvini per riportare al centro della politica il tema dell’autonomia, finito nel dimenticatoio. L’ascesa di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni vi mette in difficoltà? Potrebbe mettere in discussione la guida del centrodestra? Capisco che il gioco ora sia mettere Salvini contro Meloni o contro Zaia. Ma chi lo fa, ri-

peto, perde solo del gran tempo. L’importante è che il centrodestra sia oggi maggioranza in Italia. In un Paese democratico, forse sarebbe il caso di sciogliere le Camere e andare al voto. Non è il solo, nel suo partito, a ipotizzare elezioni anticipate. Ma mi pare di aver capito che Salvini non la pensi così. Non sono il solo a ritenere che questo Parlamento non sia più legittimato per via della riforma costituzionale, ma anche perché vi siede un alto numero di eletti di un movimento, quello dei 5 stelle, che in realtà ormai nel Paese ha scarso consenso. Ciò detto, concordo con Salvini ritenendo improbabile che si vada al voto anticipato. C’è il Recovery plan da varare e poi il voto per il presidente della Repubblica. Per giunta c’è chi argomenta, e non senza ragione, come la legislatura sia ormai "blindata" perché, dopo il taglio, per molti parlamentari questo sarà l’ultimo "giro di giostra". I risultati della tornata elettorale rendono più solido il governo Conte?

In epoca di governo gialloverde, quando nelle regionali noi drenavamo i consensi persi a destra dai 5 stelle, i commentatori dicevano: il governo adesso rischia. Ora che è il Pd a drenare i voti persi a sinistra da M5s, non si capisce perché il governo ne esca rafforzato. Due pesi e due misure che non si spiegano. Pensate mai allo strappo agostano di un anno fa? Vi siete pentiti della scelta di uscire da quel governo con M5s? Mah, forse ci sarà pure qualcuno che ci ripensa con qualche rimpianto. Non certo io. Anzi, se ci fosse qualcuno, lo farei riflettere su un aspetto: se ora, in epoca Covid, fossimo stati al governo, tutto il mondo ci avrebbe dato addosso, altro che senso di responsabilità... Da domani, cosa farete? La nostra parte, come sempre, con un’opposizione costruttiva ma ferma, lavorando senza sosta per andare in futuro al governo del Paese.

«Passiamo comunque da 46 a 70 consiglieri regionali Zaia? Risorsa, però il leader è Salvini» Le elezioni anticipate? «Opportune, ma legislatura pare blindata»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SI TRATTA DEL MANAGER BERGAMASCO ANGELO LAZZARI

Fondi Lega, un nome salda le inchieste di Milano e Genova Nuovi elementi emergono dall’indagine sull’acquisto di un capannone da parte della Regione Lombardia e che coinvolge commercialisti vicini a Salvini

DAVIDE RE Milano

L

e inchieste sui conti economici della Lega, che vedono impegnate più Procure in Italia, proseguono arricchendosi ogni giorno di nuovi elementi. Da ieri, per esempio, il nome di un manager bergamasco, Angelo Lazzari, che compare sia nelle carte sul caso Lombardia Film Commission (partecipata di Regione Lombardia) che in quelle sui presunti "fondi neri" del Carroccio, sembra collegare l’indagine di Milano a quella di Genova sui famosi 49 milioni di rimborsi elettorali spa-

riti dai conti del Carroccio, prima di un sequestro preventivo. Un trait d’union insomma tra società coinvolte sia nella vicenda della presunta vendita gonfiata del capannone di Cormano per la Lombardia Film Commission che in quella sui soldi del Carroccio. Intanto, nel fascicolo milanese, che ha portato ai domiciliari i due revisori in Parlamento per la Lega, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni (i quali hanno chiesto al Riesame la revoca dei domiciliari), e l’altro contabile Michele Scillieri, gli accertamenti proseguono anche con l’ipotesi investigativa di

Guido CROSETTO Ex deputato di Fratelli d’Italia

Fonte: Eligendo, il dato delle Politiche è relativo alla Camera; Europee Italia+estero

«S

9

presunti finanziamenti illeciti. Anche se allo stato non è contestato il finanziamento illecito. Il collegamento è stato trovato grazie ad un’informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, depositata nell’inchiesta dell’aggiunto di Milano Fusco e del pm Civardi, in cui si parla di Lazzari come «socio unico di Ivad sarl (Lussemburgo) e socio di minoranza di Sevenbit srl, società risultate coinvolte nelle indagini sul riciclaggio dei fondi del partito "Lega Nord"». E il «nominativo di Lazzari», si legge ancora nelle carte, è emerso anche nell’inchiesta

milanese. Lazzari è venuto a galla «in relazione alla compagine societaria di un’altra società risultata partecipata e amministrata» da Di Rubba, già ex presidente di LFC. Ossia la Taac srl, una delle società «veicolo» attraverso le quali sarebbero passati gli 800mila euro drenati con la presunta vendita gonfiata dell’immobile. Taaac che è «domiciliata presso lo studio commercialista di Scillieri». L’indagine milanese è delicatissima e si concentra su una serie di movimentazioni finanziarie sospette tra società dei contabili, imprese, Lega e «entità» collegate. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo CIANI Coordinatore nazionale Demos

«Dicevano 6 a 0...» «Dicevano che sarebbe finita 6-0 o 5-1, ma la coalizione di centrosinistra esce dalle regionali rafforzata. Propaganda e fake news non sempre pagano»

Solo la Lega a Lesina ma il voto non è valido A Lesina, in provincia di Foggia, l’unico candidato sindaco, il leghista Primiano Di Mauro, non ce la fa perché le lezioni non sono valide a Lesina. Di Mauro era il solo candidato sindaco in lizza nel comune pugliese: la presenza di una sola lista richiede il quorum del 50% che non è stata raggiunta per una sessantina di voti. L’affluenza alle comunali è stata del 49,01%. E dire che il segretario della Lega, Matteo Salvini, aveva dato il risultato per scontato: «Un sindaco in Puglia lo avremo comunque», aveva detto in occasione della visita nel paese. La scelta del mancato quorum è stata voluta da molti cittadini, invitati apertamente all’astensione da un apposito comitato e a non accettare la scheda delle comunali. Infatti al referendum l’affluenza è stata più alta (60,52%). Di conseguenza, a Lesina, l’amministrazione comunale sarà retta da un commissario.


PRIMO PIANO

Mercoledì 23 settembre 2020

Opposizioni e voto

MAURIZIO CARUCCI

I

rapporti di forza nella coalizione di opposizione rischiano di cambiare gli equilibri interni. La mancata "spallata" al governo Conte, il successo di Giorgia Meloni nelle Marche e il crollo dell’azzurro Caldoro contro De Luca in Campania (assieme al generale calo di Forza Italia) sono tra gli argomenti che animano il centrodestra dopo le Regionali. «Questa presunta eterna competizione tra me e Matteo Salvini appassiona i giornalisti – ricorda in tv la leader di Fratelli d’Italia –. Mi pare sia chiaro a tutti come stanno le cose: i partiti competono sempre tra loro, però ho spiegato 100 volte che non mi interessa in alcun modo crescere a scapito degli alleati, ma per raggiungere maggioranze solide. Fdi ha dimostrato di non voler andare al governo a tutti i costi. Ho le idee molto chiare su cosa voglio fare». Prova a stemperare Meloni, svicolando dalle accuse - più o meno velate - dei leghisti di aver scelto in Puglia il candidato sbagliato, Fitto, spingendo così molti elettori al voto disgiunto. Meloni viene descritta - anche dalla stampa estera - come «una leader sempre più popolare» sulla scena italiana e anche come figura emergente della coalizione, ma è scaltra nel non cantar vittoria. Numeri alla mano, in effetti, la Regione andata a Emiliano è l’unica in cui si registra il sor-

Leghisti e Fdi evitano le polemiche Meloni: costruiamo coalizione solida Così la Lega LE REGIONALI Liguria 2015 2020 Marche 2015 2020 Veneto 2015 2020

POLITICHE ED EUROPEE % 40

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13,02% 22,38% 17,83% 16,92%

Toscana 2015 2020

16,02%

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Campania 2015 2020

34,26%

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4,09% Politiche 2013 Puglia 2015

5,63%

6,15% Europee 2014

Politiche 2018

Valle d’Aosta 2018 17,07% 23,9% 2020

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Europee 2019

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anche Fi registra un dato accetto al 5,17% rispetto al 17,82% tabile, l’8,91% (5 anni fa era del 2015, che faceva ben speraall’11,37%). Silvio Berlusconi rire per il futuro. Ma sul come rimane silente, ma nel partito azsollevarsi c’è incertezza. «I rizurro, ancor più ridimensionasultati non ci soddisfano pieto, si mastica anamente – maro. In Veneto, commenta la dove Fdi si attecapogruppo alsta al 9,55%, la Camera, MaForza Italia crolriastella Gelmila al 3,56%, anni – e da domacora più giù del ni andrà avviata 5,87% scorso. una riflessione Pure in Liguria costruttiva». E si ferma al uno dei vincito5,27% dal 12,6% ri delle Regionadel 2015. li, il governatore Matteo Salvini (Lega) Giovanni Toti, iPer Fi è un vero flop rispetto al potizza un futupassato: in Campania il candiro che passi da «un allargadato azzurro Stefano Caldoro è mento del centrodestra oltre stato surclassato da Vincenzo l’ala sovranista». © De Luca e il partito è precipita-

CENTRODESTRA Dopo il risultato "a metà", aria di riflessione nei tre partiti. Specie dentro Fi, precipitata ai minimi. Salvini: noi primo partito, e rivendica la Conferenza delle Regioni Oggi riunione fra i vertici

RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: Eligendo, il dato delle Politiche è relativo alla Camera; Europee Italia+estero

passo di Fdi (secondo partito, dopo il Pd, al 12,63%) sul Carroccio che intanto - Campania a parte e senza contare Veneto e Liguria, dove i numeri sono sfalsati dall’effetto delle "liste dei presidenti" - arretra dalle Europee 2019, ma cresce sulle politiche del 2018 e sulle precedenti regionali. Il segretario del Carroccio, anche se ha mancato il successo in Toscana, al Tg1 rivendica di essere il «primo partito» e ricorda che «in Puglia e in Campania avevamo zero consiglieri regionali: oggi passiamo da 0 a sei, vorrei sempre sconfitte così. E sono posti dove abbiamo perso, per cui serve un ripensamento dell’offerta del

centrodestra». È, il suo, un accenno a una riflessione da fare dentro il partito, galvanizzato però dal trionfo di Zaia in Veneto. Per fare il punto, Salvini oggi riunisce i "colonnelli" e i segretari regionali, a Roma. «Il voto è sovrano - continua Salvini -. Il centrodestra governa 14 regioni su 20. Chiediamo che il governo ci coinvolga. Ci ascolti, visto che rappresentiamo la maggioranza degli italiani». E, intanto, la Lega reclama la presidenza della Conferenza delle Regioni, ora in mano al dem Bonaccini. In tutte le sei Regioni maggiori, comunque, Meloni aumenta i consensi, dando filo da torcere alla Lega salviniana e portando a casa 29 consiglieri rispetto ai 6 delle elezioni del 2015. E la Puglia è l’unica Regione dove

Così FRATELLI D’ITALIA LE REGIONALI Liguria 2015

POLITICHE ED EUROPEE % 7

2020 Veneto 2015 2020 Toscana 2015 2020 Campania 2015 2020

6

10,87%

2020 Marche 2015

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«Ha vinto solo Conte» «Comunque, in estrema sintesi, le elezioni le ha vinte l’unico che non ha partecipato: Giuseppe Conte». Lo ha scritto su Twitter Guido Crosetto, ex deputato di Fdi.

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2,45% 12,63%

Politiche 2018

Europee 2019

Valle d’Aosta 2018 2,92%* 5,7%* 2020 *in coalizione con Fi

INTERVISTA AL CAPOGRUPPO LEGHISTA AL SENATO, MASSIMILIANO ROMEO

«Nessuna frenata, restiamo forti Non torneremo un partito del 7%» VINCENZO R. SPAGNOLO

peravamo di poter strappare qualche Regione in più al centrosinistra, ma in generale il bilancio è positivo: siamo passati da 46 a 70 consiglieri regionali, per la prima volta entriamo in Campania e Puglia e abbiamo vinto anche in moltissimi comuni al Sud». C’è rammarico e voglia di guardare avanti nelle considerazioni post voto di Massimiliano Romeo. Il capogruppo della Lega al Senato non nasconde l’amaro in bocca: «Ovviamente avremmo preferito vincere anche in Toscana e Puglia, ma sapevamo che erano obiettivi difficili». La sconfitta in Toscana brucia di più? Matteo Salvini in campagna elettorale si diceva ottimista. Bisogna trarre insegnamento da ciò che avviene. Come l’Emilia Romagna, la Toscana si è confermata una roccaforte "rossa" difficile da espugnare, un sistema controllato dal centrosinistra. Comunque rispettiamo la volontà popolare, ha vinto Giani e la nostra candidata gli ha fatto gli auguri di buon governo. E la Puglia? Sulla scelta di Fitto c’era stata discussione nel centrodestra. Un altro candidato avrebbe fatto di più? Inutile ragionare col senno di poi. Credo che, in tempi di Covid, siano stati premiati alcuni governatori e sindaci uscenti. Probabilmente, con un altro candidato, avremmo avuto un risultato simile. Il progetto della Lega a caratura nazionale ne esce frenato? Non direi. Chi spera che la Lega torni ad essere un partito del 7%, sogna. La realtà è tutt’altra: lavoriamo per superare la vecchia antitesi Nord-Sud e gli elettori lo sanno, come mostrano i risultati in territori come Calabria, Sicilia, Umbria e ora nelle Marche, ex regione "rossa" dove siamo il primo partito della coalizione. Governiamo come centrodestra in 15 regioni su 20. E anche in Campania e Puglia, dove abbiamo perso, come Lega abbiamo preso i primi consiglieri re-

gionali. Una politica dei piccoli passi che alla fine paga. Il calo di popolarità nei sondaggi, i processi giudiziari imminenti. Non c’è un appannamento della leadership di Salvini, a fronte della crescita di esponenti come Luca Zaia? Io non lo vedo. Chi confronta gli esiti delle scorse Europee con le Regionali, paragona mele con pere. E chi vagheggia divisioni interne, perde solo tempo. Salvini è il leader della Lega e Zaia una risorsa, un valore aggiunto. Non mi pare di aver capito che abbia velleità a livello nazionale. Senz’altro lavorerà in sinergia con Salvini per riportare al centro della politica il tema dell’autonomia, finito nel dimenticatoio. L’ascesa di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni vi mette in difficoltà? Potrebbe mettere in discussione la guida del centrodestra? Capisco che il gioco ora sia mettere Salvini contro Meloni o contro Zaia. Ma chi lo fa, ri-

peto, perde solo del gran tempo. L’importante è che il centrodestra sia oggi maggioranza in Italia. In un Paese democratico, forse sarebbe il caso di sciogliere le Camere e andare al voto. Non è il solo, nel suo partito, a ipotizzare elezioni anticipate. Ma mi pare di aver capito che Salvini non la pensi così. Non sono il solo a ritenere che questo Parlamento non sia più legittimato per via della riforma costituzionale, ma anche perché vi siede un alto numero di eletti di un movimento, quello dei 5 stelle, che in realtà ormai nel Paese ha scarso consenso. Ciò detto, concordo con Salvini ritenendo improbabile che si vada al voto anticipato. C’è il Recovery plan da varare e poi il voto per il presidente della Repubblica. Per giunta c’è chi argomenta, e non senza ragione, come la legislatura sia ormai "blindata" perché, dopo il taglio, per molti parlamentari questo sarà l’ultimo "giro di giostra". I risultati della tornata elettorale rendono più solido il governo Conte?

In epoca di governo gialloverde, quando nelle regionali noi drenavamo i consensi persi a destra dai 5 stelle, i commentatori dicevano: il governo adesso rischia. Ora che è il Pd a drenare i voti persi a sinistra da M5s, non si capisce perché il governo ne esca rafforzato. Due pesi e due misure che non si spiegano. Pensate mai allo strappo agostano di un anno fa? Vi siete pentiti della scelta di uscire da quel governo con M5s? Mah, forse ci sarà pure qualcuno che ci ripensa con qualche rimpianto. Non certo io. Anzi, se ci fosse qualcuno, lo farei riflettere su un aspetto: se ora, in epoca Covid, fossimo stati al governo, tutto il mondo ci avrebbe dato addosso, altro che senso di responsabilità... Da domani, cosa farete? La nostra parte, come sempre, con un’opposizione costruttiva ma ferma, lavorando senza sosta per andare in futuro al governo del Paese.

«Passiamo comunque da 46 a 70 consiglieri regionali Zaia? Risorsa, però il leader è Salvini» Le elezioni anticipate? «Opportune, ma legislatura pare blindata»

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SI TRATTA DEL MANAGER BERGAMASCO ANGELO LAZZARI

Fondi Lega, un nome salda le inchieste di Milano e Genova Nuovi elementi emergono dall’indagine sull’acquisto di un capannone da parte della Regione Lombardia e che coinvolge commercialisti vicini a Salvini

DAVIDE RE Milano

L

e inchieste sui conti economici della Lega, che vedono impegnate più Procure in Italia, proseguono arricchendosi ogni giorno di nuovi elementi. Da ieri, per esempio, il nome di un manager bergamasco, Angelo Lazzari, che compare sia nelle carte sul caso Lombardia Film Commission (partecipata di Regione Lombardia) che in quelle sui presunti "fondi neri" del Carroccio, sembra collegare l’indagine di Milano a quella di Genova sui famosi 49 milioni di rimborsi elettorali spa-

riti dai conti del Carroccio, prima di un sequestro preventivo. Un trait d’union insomma tra società coinvolte sia nella vicenda della presunta vendita gonfiata del capannone di Cormano per la Lombardia Film Commission che in quella sui soldi del Carroccio. Intanto, nel fascicolo milanese, che ha portato ai domiciliari i due revisori in Parlamento per la Lega, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni (i quali hanno chiesto al Riesame la revoca dei domiciliari), e l’altro contabile Michele Scillieri, gli accertamenti proseguono anche con l’ipotesi investigativa di

Guido CROSETTO Ex deputato di Fratelli d’Italia

Fonte: Eligendo, il dato delle Politiche è relativo alla Camera; Europee Italia+estero

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presunti finanziamenti illeciti. Anche se allo stato non è contestato il finanziamento illecito. Il collegamento è stato trovato grazie ad un’informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, depositata nell’inchiesta dell’aggiunto di Milano Fusco e del pm Civardi, in cui si parla di Lazzari come «socio unico di Ivad sarl (Lussemburgo) e socio di minoranza di Sevenbit srl, società risultate coinvolte nelle indagini sul riciclaggio dei fondi del partito "Lega Nord"». E il «nominativo di Lazzari», si legge ancora nelle carte, è emerso anche nell’inchiesta

milanese. Lazzari è venuto a galla «in relazione alla compagine societaria di un’altra società risultata partecipata e amministrata» da Di Rubba, già ex presidente di LFC. Ossia la Taac srl, una delle società «veicolo» attraverso le quali sarebbero passati gli 800mila euro drenati con la presunta vendita gonfiata dell’immobile. Taaac che è «domiciliata presso lo studio commercialista di Scillieri». L’indagine milanese è delicatissima e si concentra su una serie di movimentazioni finanziarie sospette tra società dei contabili, imprese, Lega e «entità» collegate. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo CIANI Coordinatore nazionale Demos

«Dicevano 6 a 0...» «Dicevano che sarebbe finita 6-0 o 5-1, ma la coalizione di centrosinistra esce dalle regionali rafforzata. Propaganda e fake news non sempre pagano»

Solo la Lega a Lesina ma il voto non è valido A Lesina, in provincia di Foggia, l’unico candidato sindaco, il leghista Primiano Di Mauro, non ce la fa perché le lezioni non sono valide a Lesina. Di Mauro era il solo candidato sindaco in lizza nel comune pugliese: la presenza di una sola lista richiede il quorum del 50% che non è stata raggiunta per una sessantina di voti. L’affluenza alle comunali è stata del 49,01%. E dire che il segretario della Lega, Matteo Salvini, aveva dato il risultato per scontato: «Un sindaco in Puglia lo avremo comunque», aveva detto in occasione della visita nel paese. La scelta del mancato quorum è stata voluta da molti cittadini, invitati apertamente all’astensione da un apposito comitato e a non accettare la scheda delle comunali. Infatti al referendum l’affluenza è stata più alta (60,52%). Di conseguenza, a Lesina, l’amministrazione comunale sarà retta da un commissario.


PRIMO PIANO

Mercoledì 23 settembre 2020

«Pd-M5s, non deludete l’Italia»

La parola all’ex premier

Prodi: avete valori comuni, ma ora serve un progetto sul futuro. Così vincerete le prossime elezioni Guai a una legge proporzionale, sarebbe una condanna per il Paese e la morte della democrazia ARTURO CELLETTI

«I

paci davvero di incidere sul futuro. Penso a un riaccorpamento etico del Paese con un grande piano di lotta all’evasione fiscale. E penso alla grande questione giovanile. Ai diritti: una scuola che funziona. E ai doveri: un grande progetto di servizio civile obbligatorio. I nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno bisogno di esperienze e di sentirsi davvero comunità. Finora questo progetto sul futuro però non si è visto. È vero: questi punti non sono stati nemmeno sfiorati. Ma è il momento. Basta giochini. Basta estenuanti confronti su qualche opera pubblica. La sfida è solo una: il futuro del Paese. E solo su questo si può fondare una alleanza. Il primo banco di prova poteva essere sui fondi del Mes ma sono emerse solo rigidità. Quei soldi ci servono, è una pazzia anche solo pensare di farne a meno. E non è politica, è solo buonsenso. E il buonsenso è il primo pilastro di ogni governo.

n fila ai seggi ho visto la speranza di un Paese. Sì, dietro questa partecipazione, così forte e anche così inattesa, c’è un’Italia che si fida». Romano Prodi non si ferma su quello che è successo, «sul governo che si consolida, sui risultati che rafforzano Conte». Ragiona subito su quello che succederà. Sulle sfide che attendono il premier e le due forze politiche che lo sostengono. E sulle insidie che dovranno schivare. E allora il Professore si rivolge subito a Conte, al Pd e al Movimento 5 stelle con un messaggio destinato a fare titolo: «C’è un Paese da cambiare, non va deluso». Dietro questo appello prende forma una scommessa ambiziosa e al tempo stesso complicata. «Nel Pd e nel M5s ci sono anche valori unificanti, ma ora serve un salto di qualità. Serve un grande progetto di rinascita morale. Servono decisioni di respiro...». Prodi insiste: «È inutile discutere ancora sulle controversie del passato: queste non possono che dividere. È, invece, il mo«Una pazzia non mento di tirare fuori idee sul futuprendere i soldi del ro. Perché riuscirci Mes. Conte? Deve avere vuol dire risollevaforza perché - recita un re l’Italia e anche vincere le prossidetto calabrese - "chi me elezioni». pecora si fa il lupo se la L’Italia che cosa si mangia». E sul deve aspettare da un’alleanza PdRecovery fund M5s? «individuare subito I cittadini sono le priorità e metterle stanchi di chi proin fila» mette il taglio delle tasse e non lo realizza, di chi accarezza i sentimenti superficiali. Vuole un progetto grande. Di prospettiva. E vuole anche obiettivi scomodi, ma ca-

Lei però conosce le diffidenze. Provo allora a spiegarmi: un prestito a tasso zero lo prendi e basta. Poi se il creditore dovesse fare il furbo (e non sarà così) lo ridai indietro. È la meravigliosa mentalità contadina. Conte ha la forza che serve? Non lo so se ce l’ha, ma so che ce la deve avere. C’è un proverbio calabrese che mi viene in mente: Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia. E intanto la partita sul Recovery Fund è già partita. Disporremo di 200 miliardi e sono arrivate proposte per 600. Non va bene. Non funziona. La strada è individuare le priorità e poi metterle in fila. Non il contrario. E tocca a Conte e ai ministri economici di Pd e M5s, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, fare sintesi. Anche su questo si valuteranno il governo e le due forze che lo sostengono. Anche perché c’è un colossale debito pubblico che fa paura. Il debito pubblico si vince solo con due strumenti: molta crescita e un po’ di inflazione. Sull’inflazione non

possiamo agire ma sulla crescita sì: le risorse ci sono e la responsabilità è nostra. Vede, nel mio governo il debito calava a vista d’occhio perché avevamo individuato le priorità. Ora tocca a Conte. Lei diceva: il governo si consolida, ma... Cosa la preoccupa? Non la vittoria del Sì, ma quello che potrebbe venire dopo: una legge elettorale proporzionale. Serve invece un sistema maggioritario che obblighi a mettersi insieme per il futuro del Paese. Ma purtroppo si dichiara già di voler andare nella direzione opposta. Un sistema proporzionale condannerebbe l’Italia a una nuova stagione di instabi-

lità. Una lista di nominati sarebbe una tragedia per la democrazia. Così il nostro Paese non si salva. E poi... E poi che cosa? Insisto: non può essere il partito che decide chi sarà eletto. I partiti devono essere obbligati a selezionare, scegliere e puntare su candidati capaci di vincere nel loro collegio. Devono essere eletti dai loro elettori. Serve allora un profondo cambio di rotta anche perché oggi il rapporto tra parlamentare e cittadino non esiste più. Oggi i parlamentari non li conosci, non sai do-

Nella foto Romano Prodi, già capo del governo (per 2 volte) e della Commissione Europea, nonché "padre" dell’Ulivo

ve trovarli, spesso non hanno più nemmeno un luogo dove incontrare i cittadini. Come legge questo voto nelle Regioni? È un voto che ridimensiona le forze populiste e che dà fiducia alle strutture più democratiche. Il Pd riguadagna terreno. Salvini, ma anche il M5s, fanno un netto passo indietro. E poi è un voto che punisce severamente gli scissionisti. L’elettorato non ama le frammentazioni: quasi istintivamente capisce che non vanno bene. Le interpreta come forme di personalismo e tende a premiare o il partito più grande o chi rappresenta la continuità. Quando Renzi «Renzi? Lo paragonai a fondò Italia Viva lei fu severo: uno yogurt, ma avevo "somiglia a uragione e mi dispiace. no yogurt che L’elettorato non ama le ha scadenza frammentazioni e punisce ravvicinata". Aveva ragione? gli scissionisti. Salvini a Non credevo di marcia indietro. I populisti avere una così profonda culescono ridimensionati, casearia... il Pd riguadagna terreno tura Forse all’epoca C’è voglia di politici mi espressi ancapaci di decidere e che con troppa violenza, ma adi garantire continuità» vevo ragione e mi dispiace. La gente premia i governatori: Zaia, De Luca, Toti... C’è forse voglia di presidenzialismo? C’è voglia di politici capaci di decidere e di garantire continuità. I cinesi dicono: "Voi dite dite, ma noi facciamo le cose". La crisi della democrazia sta in una crescente incapacità della politica di decidere. In Italia c’è un governo centrale sempre in crisi e di conseguenza le Regioni sono viste come un punto di riferimento. I cittadini riconoscono a chi le guida una capacità che non riconoscono a chi siede in Parlamento. Bisogna per questo dare forza al Parlamento e al governo centrale. Anche su questo si misurerà un’alleanza chiamata a risollevare il Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA

LE PROSSIME TAPPE DI POLITICA ECONOMICA

Aziende e credito, un piano strategico da definire sull’intervento pubblico ANGELO DE MATTIA

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assata la sbornia della campagna elettorale, adesso tornano a suonare le campane delle "cose da fare" in campo economico. Fra i temi finora passati un po’ in sordina fioccano i progetti sull’estensione della presenza pubblica in economia. La Cassa Depositi e Prestiti è impegnata in una serie di operazioni che vanno dal ruolo che dovrebbe assumere in Autostrade dopo che i Benetton avranno deciso se procedere alla scissione o alla vendita di Aspi a quello ipotizzato nella rete unica per l’operazione Tim-Open Fiber o, ancora, nell’ex Ilva o in Alitalia, forte del "patrimonio allo scopo" di 40 miliardi assegnato dallo Stato alla Cassa. Occorre comunque avere presente che quest’ultima é considerata da Eurostat fuori dal perimetro del debito pubblico per cui occorre una grande attenzione per evitare che una sua eventuale configurazione come strumento del Tesoro costituisca un elemento per rivedere tale classificazione, con tutte le ovvie negative conseguenze. Incombono, poi, su queste iniziative le norme europee sul divieto di aiuti di stato, nonché sulla concorrenza e sul libero mercato. Ma vi é di più: dal governo o, comunque, dal ministero dello Sviluppo economico si sarebbe assunta l’iniziativa della costituzione di una "banca pubblica d’investimento", funzione che alcuni vorrebbero attribuita al Mediocredito centrale che é già un vero e proprio istituto di credito ed è stato rilanciato, negli ultimi tempi, con l’opera, in particolare, dell’ad Bernardo Mattarella; altri ritengono che, concretandosi tale qualifica nell’attribuzione propria di "ente di promozione nazionale", la funzione andrebbe conferita invece alla Cdp, che di fatto già possiede tale attribuzione e la cui scelta sarebbe più si-

mile a quella operata in diversi altri Paesi deltiva e trasparente disciplina delle nomine in iml’Unione. Si dimentica, però, che la Cassa é soprese pubbliche. Ma, prima ancora, non esiste per ora alcun dilo un "intermediario finanziario non bancario", segno strategico e operativo, da passare poi al vanon una vera banca, benché la suddetta qualiglio del Parlamento, sull’estensione, i caratteri, fica, alla luce dei compiti svolti, appaia riduttii vincoli di questa va. Secondo alcune cronache, queste Dai tanti progetti sulla Cdp all’idea nuova fase dell’intervento pubblico, nonmodifiche compordi una banca pubblica ché sul mandato e sui terebbero anche spod’investimento, in "ballottaggio" fra limiti dell’operatività stamenti di manager della Cdp. Nel recenad alto livello, aprenMediocredito e la Cassa stessa te intervento all’esedo la pagina delle noI dubbi su un nuovo ingresso nel cutivo dell’Abi, il Gomine pubbliche sensistema bancario. Tutte operazioni vernatore Ignazio Viza che finora il goverche andrebbero meglio chiarite e sco ha manifestato no abbia predisposto forti dubbi sull’opuna organica, oggetdiscusse nelle sedi istituzionali

POSITIVO UN ADDETTO ALLA SICUREZZA

Michel (Consiglio Ue), negativo, in quarantena Il vertice fra i leader slitta ai primi d’ottobre Il vertice straordinario dei 27 leader Ue, previsto per giovedì e venerdì, dovrà attendere. Il presidente del Consiglio Europeo, il belga Charles Michel, "prigioniero" della quarantena da Covid-19, ha deciso di far slittare il vertice alla settimana prossima, all’1 e 2 ottobre. La notizia è arrivata a sorpresa, dal profilo Twitter del portavoce. Michel ha saputo che un addetto alla sicurezza, col quale era stato in contatto ravvicinato all’inizio della settimana scorsa, è risultato positivo. Il presidente si sottopone regolarmente ai test e lunedì è risultato

negativo. In osservanza delle leggi sanitarie del Belgio, però, da ieri è in quarantena, con un annullamento a cascata degli appuntamenti previsti in preparazione del summit. Michel, che aveva convocato il vertice soprattutto per affrontare lo spinoso dossier delle relazioni tra l’Ue e la Turchia, ha avuto la notizia del contagio del suo body-guard subito dopo una videoconferenza col presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e la cancelliera Angela Merkel, che è stata subito informata.

portunità che lo Stato intervenga nel sistema bancario assumendo la diretta proprietà di intermediari, mentre meno preclusiva é apparsa la sua posizione sulla banca pubblica di sviluppo, anche se ha richiesto una profonda valutazione dell’utilità di un tale soggetto e dei modi con i quali realizzarlo. Perplessità sono state espresse sulla costituzione di un "polo bancario pubblico" orientato prevalentemente al Mezzogiorno. In effetti, si tratta di considerazioni che andrebbero articolate e meglio chiarite. Se a ciò si aggiungono i problemi che stanno emergendo a proposito di alcuni aspetti della normativa e dei controlli sulle Bcc, dei possibili interventi sulle piccole Popolari, delle aggregazioni in generale e della delicata questione dei prestiti deteriorati - materie attribuite non solo alla regolamentazione secondaria propria delle diverse Autorità, ma anche al legislatore italiano e a quello comunitario - i temi economicofinanziari sui quali si esigerebbe una posizione chiara e tempestiva del governo vedono ampiamente allargato il loro perimetro. "Maiora premunt"? Il Recovery plan, la legge di Bilancio, prima ancora le conseguenze delle votazioni sono all’apice dell’attenzione politica e sociale? Certamente. Ma la pur innegabile "gerarchia" dei temi non può portare a trascurare quelli sopra indicati; né, a maggior ragione, potrebbe mai essere l’occasione per la quale queste ultime tematiche vengano affrontate "clam", segretamente, per poi offrire bella e fatta una soluzione. In tutte le fasi della storia in cui l’intervento pubblico in economia ha subito un’estensione o una ritrazione ciò é avvenuto con ampi coinvolgimenti, nella trasparenza e nel rispetto, delle sedi istituzionali. I giorni post-voto devono essere dunque illuminanti al riguardo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

INTERVISTA «Si uniscano su grande piano di lotta all’evasione I fondi Ue? Ci sono 200 miliardi da spendere e già proposte per 600 Non va bene Quanto al debito pubblico, si vince con molta crescita e un po’ d’inflazione»

L’Ue a Roma: la manovra «rifletta il Recovery» «Le politiche di bilancio degli Stati membri dovranno continuare a sostenere la ripresa per tutto il 2021». Lo affermano il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, e il commissario all’Economia Paolo Gentiloni in una lettera all’Italia e a tutti gli altri Stati. Nella lettera, i due commissari sottolineano che «la clausola di salvaguardia» che ha sospeso il Patto di Stabilità dallo scorso marzo «resterà attiva per tutto il 2021». Solo dopo, «quando le condizioni economiche lo consentiranno, sarà il momento di politiche di bilancio volte a ottenere politiche di bilancio prudenti a medio termine». Nella lettera, tuttavia, Gentiloni e Dombrovskis mettono anche chiari paletti. Anzitutto, le misure prese dagli Stati dovranno essere «ben mirate e temporanee», inoltre «la pianificazione di bilancio 2021 dovrà nella misura più ampia possibile tener conto dell’attuazione delle riforme e degli investimenti previsti nel quadro della Facility per la ripresa e le resilienza (Rff, il cuore del Piano di ripresa da 750 miliardi, ndr)». Con la richiesta di «fornire informazioni sugli introiti e le spese relative alla Rff incluse nei piani di bilancio». Infine, la lettera sottolinea che «la Commissione presterà particolare attenzione alla qualità delle misure di bilancio» e «terrà in conto considerazioni di sostenibilità finanziaria». Le prossime tappe sono quelle del Semestre europeo: la presentazione delle bozze di Bilancio a ottobre, le previsioni d’autunno e poi una revisione della situazione nella primavera del 2021. (G.M.D.R.)


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ANNO 134- N° 225

VENEZIA MESTRE

Mercoledì 23 Settembre 2020

Mestre La bomba non ferma il cantiere del Campus

L’intervista Marco Buticchi: «L’ombra di Iside il mio omaggio a Belzoni»

Calcio Suarez, esame farsa per la cittadinanza Ipotesi indagine della Figc sulla Juve

Favaro a pagina 23

Milletti e Priolo a pagina 24

Gasparon a pag. XXI

www.gazzettino.it

Brugnaro fa il bis, naufraga il centrosinistra `Venezia, confermato

con il 54%. Lo sfidante fermo al 29. Pd ai minimi Davide Scalzotto

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uigi Brugnaro ha (ri)conquistato Venezia al primo turno: sindaco con il 54 per cento dei voti, il 25% in più dello sfidante Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd al ministero dell’Economia che ha cercato quella che lui stesso ha definito «una scalata impossibile». Una vittoria netta, sulla scia di quella - nettissi-

ma - di Luca Zaia in Veneto: e il parallelismo tra i due ci sta. Un successo personale e della sua lista, i “fucsia” secondo la felice campagna di marketing che 5 anni fa gli cucì addosso Mauro Ferrari, guru della comunicazione politica. Stavolta Brugnaro non ha avuto bisogno di alcun “guru”, ha fatto tutto mettendo in campo 5 anni di governo della città, correndo a destra e a manca a inaugurare cavalcavia, strade, campi sportivi, piste ciclabili, bus e vaporetti ecologici, presentando una classe dirigente che se nel 2015 (...) Segue a pagina 2

Il commento

L’intervista

Un sindaco e la città alla ricerca di un altro futuro

«La nostra “civica” una carta nazionale per il centrodestra»

Tiziano Graziottin

«Vedremo se saremo bravi da portare un messaggio nazionale: la trasversalità e la proposta civica credo siano l’unico modo con cui il centrodestra possa tornare al governo». Così Luigi Brugnaro in un’intervista. Fullin a pagina 2

E RICONFERMATO Luigi Brugnaro

ra un outsider, oggi è un leader. Cinque anni dopo quella discesa in campo per sbarrare la strada a Felice Casson («se la Sinistra (...) Segue a pagina 27

Veneto a trazione-Zaia: 42-9 Maggioranza schiacciante in consiglio, con 25 fedelissimi. All’opposizione pochi seggi. Raddoppiano le donne

Le interviste

Meloni (FdI): «Salvini? Premier è chi ha più voti» Mario Ajello

«S

alvini continua a definirsi il prossimo premier del Centrodestra? Noi abbiamo una regola non scritta ma riconosciuta da tutti: il leader del partito che prenderà più voti nella coalizione di centrodestra sarà il nostro premier. Tutti gli altri discorsi lasciano il tempo che trovano. Dopodiché naturalmente noi siamo particolarmente fieri della crescita di Fratelli d’Italia che continua e si consolida con un secondo presidente di Regione e dati in crescita in tutte le regioni». Segue a pagina 17

`

Il governatore

E parte l’avviso al governo: «Ora ci dovete ascoltare» Alda Vanzan

E

adesso l’autonomia. Luca Zaia, rieletto presidente della Regione del Veneto per la terza (e ultima) volta consecutiva con un risultato storico, il più alto di sempre e di tutti, avvisa il Governo: «Non dare l’autonomia alla nostra Regione vorrebbe dire chiudere ogni rapporto con i veneti. Se il 76 per cento che ho preso ha un significato, è che i veneti li devi ascoltare». Dodici ore dopo l’esito elettorale, Zaia è di nuovo al K3, (...) Segue a pagina 4

Per la proclamazione definitiva degli eletti potrebbero volerci anche due settimane. Ma secondo la stima dell’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale, nell’aula dell’undicesima legislatura siederanno, oltre al governatore Luca Zaia e allo sfidante Arturo Lorenzoni, 41 rappresentanti di centrodestra (24 dei quali della Lista Zaia) e 8 esponenti di centrosinistra. Rispetto al totale, 27 saranno i debuttanti (oltre la metà dell’assemblea) e 18 le donne (quasi il doppio dello scorso quinquennio, segno che la doppia preferenza di genere ha funzionato). Molte le riconferme ma anche le sorprese delle urne. Da Giorgetti alla Gardini, da Valdegamberi a Bisato e da Venturini ad Azzalin ecco chi sono i promossi e i bocciati di questa tornata elettorale in Veneto. Pederiva e Vanzan da pagina 7 a pagina 11

I personaggi Marcato (Lega) e Possamai (Pd) oltre 11mila preferenze

Guerini (Pd): «Fondi Ue, tutti vanno coinvolti» Alberto Gentili

«È Il mastino e il millennial: i re del voto PIù VOTATI Roberto Marcato e Giacomo Possamai.

Cozza e Vanzan a pagina 10

interesse dell’intero esecutivo che le risorse siano spese bene per permettere il rilancio del Paese. Ed è già in atto un lavoro collegiale, tra presidente del Consiglio e ministri, per definire i progetti da finanziare. Ebbene, questo lavoro deve restare collegiale: la regia non può che essere larga e, pur facendo perno su palazzo Chigi, deve coinvolgere tutti i ministri interessati. Senza contare che è indispensabile un confronto con il Parlamento e il Paese». Così in un’intervista il ministro della Difesa Guerini. Segue a pagina 15

Il libro

Emergenza Covid

Il segreto che salverà la terra spiegato ai ragazzi

Coprifuoco alle 22 e mascherine: la stretta di Londra

Un’avventura tra le calli labirintiche di Venezia che vuole dare uno squarcio d’ottimismo per il futuro e appassionare i ragazzi raccontando il mondo che verrà. Più pulito e attento all’ambiente, dove l’energia sarà a buon mercato e non inquinerà più grazie all’idrogeno. È il libro scritto da Marco Alverà, famiglia veneziane e amministratore delegato di Snam.

Prove di lockdown in Gran Bretagna. Pub e ristoranti chiusi alle dieci, lavoro da casa per tutti quelli che possono, meno eccezioni alla “regola del sei” e soprattutto l’obbligo di indossare le mascherine per i camerieri, i clienti dei ristoranti quando non sono seduti, i commessi dei negozi, il personale dei locali, i passeggeri dei taxi. Il tutto da domani, giovedì, con multe da 200 sterline almeno per chi non si copre il viso e da 10mila sterline per gli esercenti che non rispettano le regole. Marconi a pagina 19

Crema a pagina 22 REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 ∆ *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE ∆

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Primo Piano

ELEZIONI2020 LA SFIDA VENEZIA Luigi Brugnaro ha (ri)conquistato Venezia al primo turno: sindaco con il 54 per cento dei voti, il 25% in più dello sfidante Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd al ministero dell’Economia che ha cercato quella che lui stesso ha definito «una scalata impossibile». Una vittoria netta, sulla scia di quella - nettissima - di Luca Zaia in Veneto: e il parallelismo tra i due ci sta. Un successo personale e della sua lista, i “fucsia” secondo la felice campagna di marketing che 5 anni fa gli cucì addosso Mauro Ferrari, guru della comunicazione politica. Stavolta Brugnaro non ha avuto bisogno di alcun “guru”, ha fatto tutto mettendo in campo 5 anni di governo della città in cui ha risanato il bilancio, correndo a destra e a manca a inaugurare cavalcavia, strade, campi sportivi, piste ciclabili, bus e vaporetti ecologici, presentando una classe dirigente che se nel 2015 era di neofiti, rimarcando la sua natura di “uomo delle istituzioni” ma non mancando di criticare quella parte di governo (la parte pentastellata soprattutto) accusata di non essere al fianco della città.

I CONFRONTI La sua campagna elettorale è stata questa, al punto che i suoi avversari lo hanno accusato di aver scansato i confronti diretti. Lui, del resto, sapeva benissimo che un confronto a 9 si sarebbe trasformato in uno scontro 8 contro 1. E così, mentre i suoi avversari mettevano in campo una campagna elettorale basata soprattutto sull’anti-Brugnaro, lui tirava diritto mettendo in campo proprio la sua persona, cambiando anche slogan: dal “ghea podemo far” del 2015 all’insegna della speranza a un “avanti con fiducia” all’insegna di una promessa per il futuro. Il tutto nell’annus horribilis di Venezia, quello degli incidenti delle navi da crociera, dell’Aqua Granda e del Covid che in laguna ha dato il colpo di grazia a una città già in ginocchio, ma che ha voglia di risollevarsi. E su questo ha spinto Brugnaro, sulla rinascita, sulla ripartenza, sull’orgoglio. Un risultato figlio sì del “fare” e del “comunicare”, ma anche di

Mercoledì 23 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Le elezioni regionali I risultati Luigi BRUGNARO

Marco GASPARINETTI

66.750

54,1%

Luigi Brugnaro Sindaco

37.916

31,7%

Lega Salvini

14.806

12,4%

Fratelli d'Italia

7.855

6,6%

Forza Italia

3.255

2,7%

Mov. 5 Stelle

Lista Civica le Città

1.148

1,0%

Movimento 5 Stelle

Centrodestra

Pier Paolo BARETTA

Liste Civiche Terra e Acqua 2020

Sara VISMAN

Stefano ZECCHI

4.848

4,1%

Italia Viva-Partito Socialista Italiano-Civica

4.308

3,6%

Liste Civiche

0,5%

553

0,5%

Maurizio CALLEGARI

570

0,5%

570

0,5%

3,5%

4,9%

605

Civica Sitran

4.305

5.907

0,6%

3,9%

Giovanni "Andrea" MARTINI

Verde Progressista

783

4.716

3,5%

19,2%

0,6%

3,9%

4.228

22.964

Partito comunista dei lavoratori (Pcl)

807

4.822

Partito dei Veneti

Liste Civiche

Sinistra

Marco SITRAN

3,5%

29,3%

Partito Democratico

4,1%

4.344

36.092

Centrosinistra

5.005

Alessandro BUSETTO

Italia in Comune-Volt

952

0,8%

Tutta la Città Insieme!

3.023

2,5%

Idea Comune

789

0,7%

Per Mestre e Venezia

1.083

0,9%

Liste Civiche

Liste Civiche Italia Giovane SolidaleVox Italia-Partito Valore Umano

L’Ego-Hub

Brugnaro si riprende Venezia i “fucsia” sono il primo partito L’imprenditore riconquista la poltrona di sindaco `La sua lista “colorata” sfiora il 32&, togliendo voti senza passare per il ballottaggio, con il 54,2% dei voti anche agli alleati: Lega (12,3%), FdI (6,5%) e FI (2,6%) `

una maturazione politica che gli ha fatto serrare il patto con Luca Zaia, puntando sull’effetto election day e sul traino garantito dal governatore. Il “modello Venezia” lanciato da Brugnaro è chiaro: un centrodestra a guida civica. Un progetto che il sindaco imprenditore vorrebbe esportare anche livello nazionale.

I PARTITI E il verdetto delle urne gli ha dato ragione: la sua lista ha sfio-

rato il 32 per cento, relegando la Lega a poco sopra il 12 e l’astro nascente dei Fratelli d’Italia al 6.5. Praticamente scomparsa Forza Italia, che non è riuscita a raggiungere il 3 per cento. I “fucsia” insomma come la “Lista Zaia”: la lista del leader comanda, anche se in maniera meno netta che in Regione e con scenari diversi. «Brugnaro rischia di mettersi ai polsi il laccio dei partiti», dicevano i più diffidenti, forti anche di un accordo che prevede la

poltrona di vice sindaco ad Alberto Tomaello, segretario provinciale del Carroccio. I rapporti in Consiglio - dove la maggioranza è a quota 19 - raccontano in via non ufficiale che i brugnariani dovrebbero avere 14 seggi (più il sindaco), la Lega 5, Fratelli d’Italia 2 e Forza Italia 1. E questo in attesa della composizione della Giunta. Ma Brugnaro punta su un patto di acciaio, forte dell’esperienza di 5 anni fa, quando l’alleanza che lo sostenne perse qualche pezzo.

L’intervista Luigi Brugnaro indaco Brugnaro, la sua amministrazione sarà civica o di centrodestra? «La guida del Comune è civica, come lo era stata prima. Sostenuta dal centrodestra ma civica come confermano i voti che con il 33 per cento fanno dei Fucsia il primo gruppo in Consiglio comunale. Una sicurezza per i cittadini, perché governeremo per tutti e contro nessuno. E poi, c’è un allineamento tra la città e la Regione che non si era mai visto. Si può ricominciare a sognare».

S

In più occasioni ha parlato di estendere l’esperienza al resto del Paese. Ne è ancora convinto? «Il nostro successo e il successo di Zaia testimoniano che si vuole andare da un’altra parte. Vedremo se saremo bravi da portare un messaggio nazionale: la trasversalità e la proposta civica credo siano l’unico modo con cui il centrodestra possa tornare al governo. La nostra non è un’alleanza di comodo: siamo convinti che il Paese debba cambiare marcia. Deve vincere il lavoro, la fatica, non la paghetta sociale».

Il sindaco pensa “nazionale”: «La lista civica è la chiave per governare anche a Roma» Che differenze ci sono rispetto al 2015? «L’altra volta mi ero candidato perché eravamo di fronte a una situazione imbarazzante, la ribellione all’idea che fosse un magistrato ad amministrare la città. Questa volta c’è un passo in più. La città ha preso coscienza, con candidati di alto spessore civico e questa grande alleanza con Zaia. Con lui abbiamo una certa affinità da parecchi anni. E a Venezia vince il partito della concretezza, del fare. Apriremo anche all’opposizione, con la possibilità di fare proposte migliorative purché fattibili». Cosa farà domani? «Porto a scuola mia figlia e poi

vado a dormire. Sono in piedi da novembre dell’anno scorso e non mi sono mai fermato. Prima l’acqua alta, poi la riparazione e i ri-

«IL SUCCESSO DI ZAIA E MIO TESTIMONIANO CHE SI VUOLE ANDARE IN UN’ALTRA DIREZIONE: VEDREMO DI PORTARE IL MESSAGGIO»

sarcimenti ai danneggiati e poi il covid. In questi ultimi giorni abbiamo fatto ripartire le scuole. È stato durante la campagna elettorale e qualcuno si è lamentato che non andavo ai dibattiti. La verità è che nella gestione delle emergenze i sindaci sono stati lasciati da soli». Da dove partirà? «Dal rilancio della città e del lavoro, Porto Marghera, le bonifiche. Sul porto siamo molto preoccupati, c’è gente che non prende lo stipendio da febbraio. Poi un altro tema sarà la sicurezza e andremo giù molto pesante. Questa volta vogliamo in strada non solo i nostri vigili ma anche la polizia di Stato, vogliamo un presidio forte su Mestre, la stazione e

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Marghera. Non starò più zitto con il governo, mantengano le promesse. In questi due ultimi anni con la sicurezza ci siamo probabilmente fatti carico di cose che non ci competono, ora tocca anche agli altri. Che ci siano stati dei risultati per la nostra polizia locale è fuori dubbio. Chiedo una commissione aperta, voglia-

mo vedere quante sono le denunce dei singoli corpi di polizia, perché le nostre denunce e gli arresti li sappiamo, vogliamo conoscere anche i numeri degli altri. Non ci stiamo più a fare la parte degli eroi solitari e silenziosi. Qui lo Stato è mancato. L’autonomia non la chiede Zaia, la chiedono i veneti e la chiedono i veneziani».


3

Primo Piano

L’OPPOSIZIONE Già, il 2015: allora al primo turno fu Brugnaro a dover rincorrere Felice Casson, candidato del centrosinistra, che affrontò il ballottaggio col 38.01 contro il 28.56 del patròn della Reyer Basket. Al secondo turno, la rimonta: Brugnaro vinse col 53.21. Stavolta l’impresa gli è riuscita già al primo turno, con un risultato migliore di 5 anni fa. Complice anche un’opposizione divisa, un centrosinistra che ha cercato fino alla fine un candidato spendibile trovandolo poi in Pier Paolo Baretta, il quale ha iniziato a scalare la montagna senza però riuscire a coalizzare un fronte ampio contro Brugnaro, frammentato tra civiche ed esuli dal Pd. Non sono bastate le calate in laguna di mezzo governo, da ultimo il ministro dell’Economia Gualtieri. Gli stessi leader dem veneziani che contano anche a Roma non si sono spesi come Baretta pensava. E per il centrosinistra è stata una Caporetto, con il sottosegretario fermo a un risultato nettamente inferiore a quello di Casson 5 anni fa. A parziale consolazione, la conferma nel “fortino” del centro storico, dove la municipalità è andata al candidato del centro sinistra con ampio margine. Né è andata meglio ai 5Stelle, la cui candidata - Sara Visman è stata scelta in zona cesarini, fermandosi sotto il 4 per cento e superata dall’outsider civico Marco Gasparinetti, avvocato con un piede a Bruxelles, che ha intercettato lo spirito anti-Brugnaro in laguna. La vittoria dell’imprenditore, insomma, nasce sì dall’innegabile vantaggio di cui gode un sindaco uscente, ma anche da una strategia politica e di comunicazione nuova. «A Venezia sta accadendo qualcosa di straordinario» aveva detto pochi giorni fa in una intervista a Il Gazzettino, riferendosi proprio a quel “modello” di alleanza tra civica e centrodestra. Ca’ Farsetti, la sede del Comune sul Canal Grande, sarà sua per altri 5 anni. La scommessa sarà la tenuta del patto con i partiti davanti alle scelte strategiche per la città. «Io non ho tessere, sono un uomo libero», ripete. E questo, per i compagni di viaggio, è un messaggio chiaro su chi terrà in mano il pallino. Davide Scalzotto

Mercoledì 23 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Disfatta a sinistra: Baretta si ferma al 29% staccato di 25 punti Sfida senza storia: il centrosinistra lontano dal `Pd al 19%. Lo sconfitto: «Ha pesato l’effetto 38% ottenuto da Casson al primo turno nel 2015 Zaia. Per noi questo è un punto di partenza» `

MINIMO STORICO MESTRE Il miracolo, alla fine, non c’è stato. L’exit poll che lunedì pomeriggio aveva riaperto uno spiraglio alle chance di Pier Paolo Baretta è stato nettamente smentito dai fatti, ovvero dai voti che hanno dato al suo avversario Luigi Brugnaro la vittoria al primo turno con la maggioranza assoluta del 54,1%. Una sconfitta con poche attenuanti, per l’esponente di governo che pure aveva accettato di correre una gara che si presentava tutta in salita. E non solo perché si trattava di sfidare la potenza di fuoco e l’abilità comunicativa di Luigi Brugnaro: prima di Baretta il centrosinistra si era diviso - non è una novità - su altre candidature, da Gabriella Chiellino al rettore uscente di Ca’ Foscari Michele Bugliesi.

CORSA IN SALITA Alla fine, a pochi mesi dalle elezioni (originariamente previste a primavera) e alla vigilia del lockdown la scelta era ricaduta sul sottosegretario al Mef. Che non è stato neppure fortunato: a fine maggio, con le città

Il suo successo è stato travolgente, tranne in gran parte della città storica, dove il voto per Baretta ha sfiorato il 50 per cento. «Basta con l’“arriva Brugnaro, il provinciale, quello che viene dalla periferia”, a risolvere i problemi del centro storico. È finita questa storia. Io i cassonetti a Venezia non li pulisco più. Se veramente avete a cuore il futuro del centro storico di Venezia e ci abitate, basta mangiare e mettere in tasca. Che si tirino su le maniche». Chi si sente di ringraziare? «Ringrazio Forza Italia e il coordinatore Michele Zuin che mi ha dato fiducia fin dal primo giorno nel 2015. E poi la Lega con Andrea Tomaello, Fratelli d’Italia, il mio amico Renato Boraso, poi voglio ringraziare Roberto Panciera, già assessore della giunta Orsoni, che in mio appoggio ha formato una lista di spessore. Ringrazio la squadra che mi ha sostenuto, che ha fatto la gavetta ed è pronta per un altro giro. Da ultimo, Stefania e i miei figli». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Baretta assicura di avere dormito bene lunedì notte, dopo avere sperato nel miracolo. E alla fine, da politico navigato, cer-

PORTOGRUARO Fuori il sindaco uscente, Maria Teresa Senatore. A Portoguaro sarà ballottaggio fra il candidato del centrosinistra, Stefano Santandrea, e il candidato della Lega Florio Favero. Le previsioni della vigilia hanno trovato conferma alle urne. L’incognita, prima delle elezioni, riguardava chi avrebbe sfidato al secondo turno Santandrea, sostenuto da centrosinistra compatto. La partita reale era infatti tra il sindaco uscente, Maria Teresa Senatore, e il candidato della Lega, Florio Favero, che si opponeva al secondo mandato della prima cittadina. Alla fine, tra i due, l’ha spuntata Favero. A metà pomeriggio, con 11 sezioni scrutinate, Favero risultava addirittura in vantaggio sul candidato del centrosinistra. Poi le percentuali si sono capovolte e Santandrea, fino alla fine dello spoglio, non ha più abbandonato la prima posizione. In serata, il più votato è risultato Santandrea, medico di base in pensione, che ha ottenuto, assieme alle liste del Partito Democratico, Articolo Uno, Città per l’uomo, Tutta un’altra Portogruaro e Per Stefano Santandrea Sindaco, il 37 per cento circa dei voti. Favero si è fermato al 30 per

ca di vedere il bicchiere mezzo pieno. «Davanti avevamo una montagna difficilissima da scalare, in condizioni difficili, con un tempo limitato a poche settimane di vera campagna elettorale. E con risorse inarrivabili rispetto all’avversario», come

Stefano Santandrea Centrosinistra

37,02% Florio Favero

Fuori il sindaco uscente Il ballottaggio sarà tra Lega e Centrosinistra NEL VENETO ORIENTALE

LA RIPARTENZA

Portogruaro

EFFETTO ZAIA

Portogruaro

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IN SELLA Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro

appena riaperte dopo la quarantena, era caduto sulle scale di casa fratturandosi un polso. Ora Baretta - e con lui il centrosinistra, è caduto di nuovo e l’infortunio dal punto di vista politico non fa meno male: a conti fatti il Pd, un tempo egemone a Venezia, scende sotto la soglia del 20%, ben al di sotto del 38% che cinque anni fa porto Felice Casson al ballottaggio poi vinto a sorpresa da Brugnaro, in grado di recuperare in due settimane dieci punti percentuali di svantaggio. Una débacle, figlia forse dello smarrimento vissuto dai militanti dopo lo choc della sconfitta del 2015 e dall’abbandono della politica attiva da parte dello stesso Casson. E non è molto consolante che anche i partner di Governo del M5S abbiano ottenuto poco meno del 4%, portando a Ca’ Farsetti una sola rappresentante, la candidata sindaca Sara Visman per la quale il risultato è «quantomeno positivo, perché ci permette di continuare con i progetti iniziati gli anni scorsi».

cento, garantendosi la possibilità di un secondo turno. Il candidato della Lega ha superato di 4 punti Maria Teresa Senatore, il cui risultato si è attestato al 26 per cento. Più sotto i candidati delle civiche Graziano Padovese e Ennio Vit, che hanno ottenuto rispettivamente il 4,5 per cento e il 2,2 per cento dei voti. «Sono soddisfatto del risultato ottenuto», ha detto Santandrea. «Siamo la prima coalizione. La mia squadra – ha aggiunto - si è dimostrata un gruppo coeso molto motivato fin dall’inizio e questo è ciò che abbiamo raccolto. Ora affrontiamo il ballottaggio come sempre insieme e uniti e valuteremo in questi giorni le possibili alleanze». «Siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto - il commento di Favero Abbiamo fatto una bella campagna elettorale, intelligente, misurata nei toni, inattaccabile. Abbiamo presentato un buon programma, approfondito, dettagliato e articolato». Amaro il commento della Senatore, sostenuta dalla sua lista civica, da Forza Italia e da Fratelli d’Italia: «Abbiamo dato cuore e anima al nostro progetto. O noi non siamo riusciti a farci conoscere e capire oppure i cittadini hanno preferito, come sembra, i partiti». (t.inf.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

to Zaia che nei giorni scorsi aveva paertecipato con Brugnaro a un’affollata kermesse all’Arsenale. Rispetto a cinque anni fa, prosegue, quando al ballottaggio Brugnaro aveva stravinto ovunque, tranne un paio di sezioni di Marghera, il voto «è molto articolato». «C’è una chiara prevalenza di Brugnaro e della sua lista in terraferma e una prevalenza mia e nostra in centro storico. Questo sarà motivo di riflessione». Ma il centrosinistra del candidato sconfitto dovrà riflettere anche sulla dispersione dei voti al proprio interno: alla coalizione di Baretta, che pure annoverava a proprio interno Verdi, candidati di Articolo Uno ed esponenti moderati come l’ex sindaco Ugo Bergamo, hanno voltato le spalle altre forze della sinistra. A cominciare dal gruppo dell’ex Pd Giovanni Andrea Martini, che dopo aver lanciato la propria candidatura al Pd ha preferito fare corsa a sè. Ma anche altre liste di ispirazione civica hanno finito per fare concorrenza al centrosinistra rifiutando di riconoscersi nelle sigle che da oltre mezzo secolo erano state al governo della città.

Centrodestra

30,55% Maria Teresa Senatore Centrodestra

25,84% Graziano Padovese

sottolineato più volte da Baretta nelle ultime settimane. Il sottosegretario cerca di vedere qualche elemento positivo nell’esito delle elezioni: «I dati significativi sono che non c’è stato il plebiscito che ci si aspettava di Brugnaro, il cui suo risultato dipende molto dall’apporto di Zaia, che ha ottenuto un ottimo risultato in città, mentre la Lega di Salvini non va oltre l’11». Lo stesso exit poll di lunedì, ipotizza Baretta, non avrebbe tenuto conto dell’effet-

Il traino di Zaia non basta Sartoretto costringe Marcon al secondo turno PARTITA APERTA

4,44%

CASTELFRANCO Nonostante un risultato migliore per la Lega rispetto a cinque anni fa, il sindaco uscente Stefano Marcon dovrà andare al ballottaggio per confermarsi alla guida del municipio di Castelfranco Veneto. Il traino delle regionali, dove Luca Zaia ha segnato un exploit storico, non è bastato. E pensare che per quasi tutta la giornata di ieri Marcon è stato sopra il 50%, salvo poi scendere al 47,38% quando sono stati scrutinati i voti del centro cittadino. È una vittoria nettissima, che non consente però al sindaco uscente di riconfermarsi al primo turno. Se la vedrà tra 2 settimane con l’avvocato Sebastiano Sartoretto, candidato sindaco per il centrosinistra, arrivato al 25,06%, con il quale andrà al ballottaggio. Al terzo posto, con il 17,54% dei voti, l’ex sindaco Maria Gomierato, candidata a capo di una coalizione civica composta da “Noi la Civica” e “Castelfranco Rinasce” di Maria Grazia Azzolin. Al quarto posto il giovane Lorenzo Angelo Zurlo della civica “Punto d’Incontro” che ha ottenuto il 6,76%. All’ultimo si piazza il Movimento 5 Stelle con Cristian Bernardi fermatosi al 3,27%.

Comitati Civici

2,14% Castelfranco Veneto Stefano Marcon Centrodesta

47,38% Sebastiano Sartoretto Centrosinistra

25,06% Maria Gomierato

Lista Azzolin Gomierato Sindaco

17,54% Lorenzo Angelo Zurlo Punto d’Incontro

6,76% Cristian Bernardi

Movimento 5 Stelle

3,27%

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Castelfranco Veneto

7 Frazioni in Comune Città del Lemene

Ennio Vit

Per Baretta però il risultato delle Comunali non deve andare disperso: «Questa è una città nella quale abbiamo portato un punto di partenza - dice - continueremo in consiglio con un’opposizione rigorosa e costruttiva e continueremo a lavorare nel territorio». Lui stesso, assicura, rimarrà in Consiglio comunale come punto di riferimento dell’opposizione, al contrario di quanto avvenuto a suo tempo con Casson che dopo il ballottaggio si dimise da consigliere. «Non commetteremo conclude Baretta - l’errore di cinque anni fa». (a.fra.)

NUOVO APPUNTAMENTO Il 4 e 5 ottobre i cittadini di

Castelfranco dovranno dunque scegliere il prossimo sindaco tra Marcon e Sartoretto. In casa Lega il risultato ottenuto è stato notevole. Nel centrosinistra invece si festeggia per aver evitato una vittoria secca della Lega al primo turno, cosa che a un certo punto della giornata sembrava possibile. Delusione nelle fila della coalizione civica di Maria Gomierato che puntava ad aggiudicarsi il secondo posto, e dunque il ballottaggio.

GLI SCENARI In questo quadro è già partita la sfida per il ballottaggio. Maria Gomierato, così come il grillino Bernardi hanno già dato indicazione di voto: «Sosteniamo Sartoretto». Meno esplicito Zurlo, ma la direzione sembra la stessa. Stefano Marcon dunque dovrà vedersela contro tutti gli altri schieramenti uniti. Decisivo sarà anche e soprattutto il voto di quel 40% di aventi diritto che non sono andati a votare. Su 30.559 solamente 18.595 sono andati alle urne, con un’affluenza del 60,85%. Mancano all’appello quasi 12 mila voti che potrebbero essere davvero determinanti ai fini del risultato. La sfida insomma è aperta e il risultato non così scontato. La città dovrà di fatto dare un voto al governo leghista degli ultimi 10 anni, ai 2 sindaci Dussin e Marcon, alla Lega. Giuliano Pavan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

L’OPPOSIZIONE Già, il 2015: allora al primo turno fu Brugnaro a dover rincorrere Felice Casson, candidato del centrosinistra, che affrontò il ballottaggio col 38.01 contro il 28.56 del patròn della Reyer Basket. Al secondo turno, la rimonta: Brugnaro vinse col 53.21. Stavolta l’impresa gli è riuscita già al primo turno, con un risultato migliore di 5 anni fa. Complice anche un’opposizione divisa, un centrosinistra che ha cercato fino alla fine un candidato spendibile trovandolo poi in Pier Paolo Baretta, il quale ha iniziato a scalare la montagna senza però riuscire a coalizzare un fronte ampio contro Brugnaro, frammentato tra civiche ed esuli dal Pd. Non sono bastate le calate in laguna di mezzo governo, da ultimo il ministro dell’Economia Gualtieri. Gli stessi leader dem veneziani che contano anche a Roma non si sono spesi come Baretta pensava. E per il centrosinistra è stata una Caporetto, con il sottosegretario fermo a un risultato nettamente inferiore a quello di Casson 5 anni fa. A parziale consolazione, la conferma nel “fortino” del centro storico, dove la municipalità è andata al candidato del centro sinistra con ampio margine. Né è andata meglio ai 5Stelle, la cui candidata - Sara Visman è stata scelta in zona cesarini, fermandosi sotto il 4 per cento e superata dall’outsider civico Marco Gasparinetti, avvocato con un piede a Bruxelles, che ha intercettato lo spirito anti-Brugnaro in laguna. La vittoria dell’imprenditore, insomma, nasce sì dall’innegabile vantaggio di cui gode un sindaco uscente, ma anche da una strategia politica e di comunicazione nuova. «A Venezia sta accadendo qualcosa di straordinario» aveva detto pochi giorni fa in una intervista a Il Gazzettino, riferendosi proprio a quel “modello” di alleanza tra civica e centrodestra. Ca’ Farsetti, la sede del Comune sul Canal Grande, sarà sua per altri 5 anni. La scommessa sarà la tenuta del patto con i partiti davanti alle scelte strategiche per la città. «Io non ho tessere, sono un uomo libero», ripete. E questo, per i compagni di viaggio, è un messaggio chiaro su chi terrà in mano il pallino. Davide Scalzotto

Mercoledì 23 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Disfatta a sinistra: Baretta si ferma al 29% staccato di 25 punti Sfida senza storia: il centrosinistra lontano dal `Pd al 19%. Lo sconfitto: «Ha pesato l’effetto 38% ottenuto da Casson al primo turno nel 2015 Zaia. Per noi questo è un punto di partenza» `

MINIMO STORICO MESTRE Il miracolo, alla fine, non c’è stato. L’exit poll che lunedì pomeriggio aveva riaperto uno spiraglio alle chance di Pier Paolo Baretta è stato nettamente smentito dai fatti, ovvero dai voti che hanno dato al suo avversario Luigi Brugnaro la vittoria al primo turno con la maggioranza assoluta del 54,1%. Una sconfitta con poche attenuanti, per l’esponente di governo che pure aveva accettato di correre una gara che si presentava tutta in salita. E non solo perché si trattava di sfidare la potenza di fuoco e l’abilità comunicativa di Luigi Brugnaro: prima di Baretta il centrosinistra si era diviso - non è una novità - su altre candidature, da Gabriella Chiellino al rettore uscente di Ca’ Foscari Michele Bugliesi.

CORSA IN SALITA Alla fine, a pochi mesi dalle elezioni (originariamente previste a primavera) e alla vigilia del lockdown la scelta era ricaduta sul sottosegretario al Mef. Che non è stato neppure fortunato: a fine maggio, con le città

Il suo successo è stato travolgente, tranne in gran parte della città storica, dove il voto per Baretta ha sfiorato il 50 per cento. «Basta con l’“arriva Brugnaro, il provinciale, quello che viene dalla periferia”, a risolvere i problemi del centro storico. È finita questa storia. Io i cassonetti a Venezia non li pulisco più. Se veramente avete a cuore il futuro del centro storico di Venezia e ci abitate, basta mangiare e mettere in tasca. Che si tirino su le maniche». Chi si sente di ringraziare? «Ringrazio Forza Italia e il coordinatore Michele Zuin che mi ha dato fiducia fin dal primo giorno nel 2015. E poi la Lega con Andrea Tomaello, Fratelli d’Italia, il mio amico Renato Boraso, poi voglio ringraziare Roberto Panciera, già assessore della giunta Orsoni, che in mio appoggio ha formato una lista di spessore. Ringrazio la squadra che mi ha sostenuto, che ha fatto la gavetta ed è pronta per un altro giro. Da ultimo, Stefania e i miei figli». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Baretta assicura di avere dormito bene lunedì notte, dopo avere sperato nel miracolo. E alla fine, da politico navigato, cer-

PORTOGRUARO Fuori il sindaco uscente, Maria Teresa Senatore. A Portoguaro sarà ballottaggio fra il candidato del centrosinistra, Stefano Santandrea, e il candidato della Lega Florio Favero. Le previsioni della vigilia hanno trovato conferma alle urne. L’incognita, prima delle elezioni, riguardava chi avrebbe sfidato al secondo turno Santandrea, sostenuto da centrosinistra compatto. La partita reale era infatti tra il sindaco uscente, Maria Teresa Senatore, e il candidato della Lega, Florio Favero, che si opponeva al secondo mandato della prima cittadina. Alla fine, tra i due, l’ha spuntata Favero. A metà pomeriggio, con 11 sezioni scrutinate, Favero risultava addirittura in vantaggio sul candidato del centrosinistra. Poi le percentuali si sono capovolte e Santandrea, fino alla fine dello spoglio, non ha più abbandonato la prima posizione. In serata, il più votato è risultato Santandrea, medico di base in pensione, che ha ottenuto, assieme alle liste del Partito Democratico, Articolo Uno, Città per l’uomo, Tutta un’altra Portogruaro e Per Stefano Santandrea Sindaco, il 37 per cento circa dei voti. Favero si è fermato al 30 per

ca di vedere il bicchiere mezzo pieno. «Davanti avevamo una montagna difficilissima da scalare, in condizioni difficili, con un tempo limitato a poche settimane di vera campagna elettorale. E con risorse inarrivabili rispetto all’avversario», come

Stefano Santandrea Centrosinistra

37,02% Florio Favero

Fuori il sindaco uscente Il ballottaggio sarà tra Lega e Centrosinistra NEL VENETO ORIENTALE

LA RIPARTENZA

Portogruaro

EFFETTO ZAIA

Portogruaro

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IN SELLA Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro

appena riaperte dopo la quarantena, era caduto sulle scale di casa fratturandosi un polso. Ora Baretta - e con lui il centrosinistra, è caduto di nuovo e l’infortunio dal punto di vista politico non fa meno male: a conti fatti il Pd, un tempo egemone a Venezia, scende sotto la soglia del 20%, ben al di sotto del 38% che cinque anni fa porto Felice Casson al ballottaggio poi vinto a sorpresa da Brugnaro, in grado di recuperare in due settimane dieci punti percentuali di svantaggio. Una débacle, figlia forse dello smarrimento vissuto dai militanti dopo lo choc della sconfitta del 2015 e dall’abbandono della politica attiva da parte dello stesso Casson. E non è molto consolante che anche i partner di Governo del M5S abbiano ottenuto poco meno del 4%, portando a Ca’ Farsetti una sola rappresentante, la candidata sindaca Sara Visman per la quale il risultato è «quantomeno positivo, perché ci permette di continuare con i progetti iniziati gli anni scorsi».

cento, garantendosi la possibilità di un secondo turno. Il candidato della Lega ha superato di 4 punti Maria Teresa Senatore, il cui risultato si è attestato al 26 per cento. Più sotto i candidati delle civiche Graziano Padovese e Ennio Vit, che hanno ottenuto rispettivamente il 4,5 per cento e il 2,2 per cento dei voti. «Sono soddisfatto del risultato ottenuto», ha detto Santandrea. «Siamo la prima coalizione. La mia squadra – ha aggiunto - si è dimostrata un gruppo coeso molto motivato fin dall’inizio e questo è ciò che abbiamo raccolto. Ora affrontiamo il ballottaggio come sempre insieme e uniti e valuteremo in questi giorni le possibili alleanze». «Siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto - il commento di Favero Abbiamo fatto una bella campagna elettorale, intelligente, misurata nei toni, inattaccabile. Abbiamo presentato un buon programma, approfondito, dettagliato e articolato». Amaro il commento della Senatore, sostenuta dalla sua lista civica, da Forza Italia e da Fratelli d’Italia: «Abbiamo dato cuore e anima al nostro progetto. O noi non siamo riusciti a farci conoscere e capire oppure i cittadini hanno preferito, come sembra, i partiti». (t.inf.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

to Zaia che nei giorni scorsi aveva paertecipato con Brugnaro a un’affollata kermesse all’Arsenale. Rispetto a cinque anni fa, prosegue, quando al ballottaggio Brugnaro aveva stravinto ovunque, tranne un paio di sezioni di Marghera, il voto «è molto articolato». «C’è una chiara prevalenza di Brugnaro e della sua lista in terraferma e una prevalenza mia e nostra in centro storico. Questo sarà motivo di riflessione». Ma il centrosinistra del candidato sconfitto dovrà riflettere anche sulla dispersione dei voti al proprio interno: alla coalizione di Baretta, che pure annoverava a proprio interno Verdi, candidati di Articolo Uno ed esponenti moderati come l’ex sindaco Ugo Bergamo, hanno voltato le spalle altre forze della sinistra. A cominciare dal gruppo dell’ex Pd Giovanni Andrea Martini, che dopo aver lanciato la propria candidatura al Pd ha preferito fare corsa a sè. Ma anche altre liste di ispirazione civica hanno finito per fare concorrenza al centrosinistra rifiutando di riconoscersi nelle sigle che da oltre mezzo secolo erano state al governo della città.

Centrodestra

30,55% Maria Teresa Senatore Centrodestra

25,84% Graziano Padovese

sottolineato più volte da Baretta nelle ultime settimane. Il sottosegretario cerca di vedere qualche elemento positivo nell’esito delle elezioni: «I dati significativi sono che non c’è stato il plebiscito che ci si aspettava di Brugnaro, il cui suo risultato dipende molto dall’apporto di Zaia, che ha ottenuto un ottimo risultato in città, mentre la Lega di Salvini non va oltre l’11». Lo stesso exit poll di lunedì, ipotizza Baretta, non avrebbe tenuto conto dell’effet-

Il traino di Zaia non basta Sartoretto costringe Marcon al secondo turno PARTITA APERTA

4,44%

CASTELFRANCO Nonostante un risultato migliore per la Lega rispetto a cinque anni fa, il sindaco uscente Stefano Marcon dovrà andare al ballottaggio per confermarsi alla guida del municipio di Castelfranco Veneto. Il traino delle regionali, dove Luca Zaia ha segnato un exploit storico, non è bastato. E pensare che per quasi tutta la giornata di ieri Marcon è stato sopra il 50%, salvo poi scendere al 47,38% quando sono stati scrutinati i voti del centro cittadino. È una vittoria nettissima, che non consente però al sindaco uscente di riconfermarsi al primo turno. Se la vedrà tra 2 settimane con l’avvocato Sebastiano Sartoretto, candidato sindaco per il centrosinistra, arrivato al 25,06%, con il quale andrà al ballottaggio. Al terzo posto, con il 17,54% dei voti, l’ex sindaco Maria Gomierato, candidata a capo di una coalizione civica composta da “Noi la Civica” e “Castelfranco Rinasce” di Maria Grazia Azzolin. Al quarto posto il giovane Lorenzo Angelo Zurlo della civica “Punto d’Incontro” che ha ottenuto il 6,76%. All’ultimo si piazza il Movimento 5 Stelle con Cristian Bernardi fermatosi al 3,27%.

Comitati Civici

2,14% Castelfranco Veneto Stefano Marcon Centrodesta

47,38% Sebastiano Sartoretto Centrosinistra

25,06% Maria Gomierato

Lista Azzolin Gomierato Sindaco

17,54% Lorenzo Angelo Zurlo Punto d’Incontro

6,76% Cristian Bernardi

Movimento 5 Stelle

3,27%

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Castelfranco Veneto

7 Frazioni in Comune Città del Lemene

Ennio Vit

Per Baretta però il risultato delle Comunali non deve andare disperso: «Questa è una città nella quale abbiamo portato un punto di partenza - dice - continueremo in consiglio con un’opposizione rigorosa e costruttiva e continueremo a lavorare nel territorio». Lui stesso, assicura, rimarrà in Consiglio comunale come punto di riferimento dell’opposizione, al contrario di quanto avvenuto a suo tempo con Casson che dopo il ballottaggio si dimise da consigliere. «Non commetteremo conclude Baretta - l’errore di cinque anni fa». (a.fra.)

NUOVO APPUNTAMENTO Il 4 e 5 ottobre i cittadini di

Castelfranco dovranno dunque scegliere il prossimo sindaco tra Marcon e Sartoretto. In casa Lega il risultato ottenuto è stato notevole. Nel centrosinistra invece si festeggia per aver evitato una vittoria secca della Lega al primo turno, cosa che a un certo punto della giornata sembrava possibile. Delusione nelle fila della coalizione civica di Maria Gomierato che puntava ad aggiudicarsi il secondo posto, e dunque il ballottaggio.

GLI SCENARI In questo quadro è già partita la sfida per il ballottaggio. Maria Gomierato, così come il grillino Bernardi hanno già dato indicazione di voto: «Sosteniamo Sartoretto». Meno esplicito Zurlo, ma la direzione sembra la stessa. Stefano Marcon dunque dovrà vedersela contro tutti gli altri schieramenti uniti. Decisivo sarà anche e soprattutto il voto di quel 40% di aventi diritto che non sono andati a votare. Su 30.559 solamente 18.595 sono andati alle urne, con un’affluenza del 60,85%. Mancano all’appello quasi 12 mila voti che potrebbero essere davvero determinanti ai fini del risultato. La sfida insomma è aperta e il risultato non così scontato. La città dovrà di fatto dare un voto al governo leghista degli ultimi 10 anni, ai 2 sindaci Dussin e Marcon, alla Lega. Giuliano Pavan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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ANNO 134- N° 225

VENEZIA MESTRE

Mercoledì 23 Settembre 2020

Mestre La bomba non ferma il cantiere del Campus

L’intervista Marco Buticchi: «L’ombra di Iside il mio omaggio a Belzoni»

Calcio Suarez, esame farsa per la cittadinanza Ipotesi indagine della Figc sulla Juve

Favaro a pagina 23

Milletti e Priolo a pagina 24

Gasparon a pag. XXI

www.gazzettino.it

Brugnaro fa il bis, naufraga il centrosinistra `Venezia, confermato

con il 54%. Lo sfidante fermo al 29. Pd ai minimi Davide Scalzotto

L

uigi Brugnaro ha (ri)conquistato Venezia al primo turno: sindaco con il 54 per cento dei voti, il 25% in più dello sfidante Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd al ministero dell’Economia che ha cercato quella che lui stesso ha definito «una scalata impossibile». Una vittoria netta, sulla scia di quella - nettissi-

ma - di Luca Zaia in Veneto: e il parallelismo tra i due ci sta. Un successo personale e della sua lista, i “fucsia” secondo la felice campagna di marketing che 5 anni fa gli cucì addosso Mauro Ferrari, guru della comunicazione politica. Stavolta Brugnaro non ha avuto bisogno di alcun “guru”, ha fatto tutto mettendo in campo 5 anni di governo della città, correndo a destra e a manca a inaugurare cavalcavia, strade, campi sportivi, piste ciclabili, bus e vaporetti ecologici, presentando una classe dirigente che se nel 2015 (...) Segue a pagina 2

Il commento

L’intervista

Un sindaco e la città alla ricerca di un altro futuro

«La nostra “civica” una carta nazionale per il centrodestra»

Tiziano Graziottin

«Vedremo se saremo bravi da portare un messaggio nazionale: la trasversalità e la proposta civica credo siano l’unico modo con cui il centrodestra possa tornare al governo». Così Luigi Brugnaro in un’intervista. Fullin a pagina 2

E RICONFERMATO Luigi Brugnaro

ra un outsider, oggi è un leader. Cinque anni dopo quella discesa in campo per sbarrare la strada a Felice Casson («se la Sinistra (...) Segue a pagina 27

Veneto a trazione-Zaia: 42-9 Maggioranza schiacciante in consiglio, con 25 fedelissimi. All’opposizione pochi seggi. Raddoppiano le donne

Le interviste

Meloni (FdI): «Salvini? Premier è chi ha più voti» Mario Ajello

«S

alvini continua a definirsi il prossimo premier del Centrodestra? Noi abbiamo una regola non scritta ma riconosciuta da tutti: il leader del partito che prenderà più voti nella coalizione di centrodestra sarà il nostro premier. Tutti gli altri discorsi lasciano il tempo che trovano. Dopodiché naturalmente noi siamo particolarmente fieri della crescita di Fratelli d’Italia che continua e si consolida con un secondo presidente di Regione e dati in crescita in tutte le regioni». Segue a pagina 17

`

Il governatore

E parte l’avviso al governo: «Ora ci dovete ascoltare» Alda Vanzan

E

adesso l’autonomia. Luca Zaia, rieletto presidente della Regione del Veneto per la terza (e ultima) volta consecutiva con un risultato storico, il più alto di sempre e di tutti, avvisa il Governo: «Non dare l’autonomia alla nostra Regione vorrebbe dire chiudere ogni rapporto con i veneti. Se il 76 per cento che ho preso ha un significato, è che i veneti li devi ascoltare». Dodici ore dopo l’esito elettorale, Zaia è di nuovo al K3, (...) Segue a pagina 4

Per la proclamazione definitiva degli eletti potrebbero volerci anche due settimane. Ma secondo la stima dell’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale, nell’aula dell’undicesima legislatura siederanno, oltre al governatore Luca Zaia e allo sfidante Arturo Lorenzoni, 41 rappresentanti di centrodestra (24 dei quali della Lista Zaia) e 8 esponenti di centrosinistra. Rispetto al totale, 27 saranno i debuttanti (oltre la metà dell’assemblea) e 18 le donne (quasi il doppio dello scorso quinquennio, segno che la doppia preferenza di genere ha funzionato). Molte le riconferme ma anche le sorprese delle urne. Da Giorgetti alla Gardini, da Valdegamberi a Bisato e da Venturini ad Azzalin ecco chi sono i promossi e i bocciati di questa tornata elettorale in Veneto. Pederiva e Vanzan da pagina 7 a pagina 11

I personaggi Marcato (Lega) e Possamai (Pd) oltre 11mila preferenze

Guerini (Pd): «Fondi Ue, tutti vanno coinvolti» Alberto Gentili

«È Il mastino e il millennial: i re del voto PIù VOTATI Roberto Marcato e Giacomo Possamai.

Cozza e Vanzan a pagina 10

interesse dell’intero esecutivo che le risorse siano spese bene per permettere il rilancio del Paese. Ed è già in atto un lavoro collegiale, tra presidente del Consiglio e ministri, per definire i progetti da finanziare. Ebbene, questo lavoro deve restare collegiale: la regia non può che essere larga e, pur facendo perno su palazzo Chigi, deve coinvolgere tutti i ministri interessati. Senza contare che è indispensabile un confronto con il Parlamento e il Paese». Così in un’intervista il ministro della Difesa Guerini. Segue a pagina 15

Il libro

Emergenza Covid

Il segreto che salverà la terra spiegato ai ragazzi

Coprifuoco alle 22 e mascherine: la stretta di Londra

Un’avventura tra le calli labirintiche di Venezia che vuole dare uno squarcio d’ottimismo per il futuro e appassionare i ragazzi raccontando il mondo che verrà. Più pulito e attento all’ambiente, dove l’energia sarà a buon mercato e non inquinerà più grazie all’idrogeno. È il libro scritto da Marco Alverà, famiglia veneziane e amministratore delegato di Snam.

Prove di lockdown in Gran Bretagna. Pub e ristoranti chiusi alle dieci, lavoro da casa per tutti quelli che possono, meno eccezioni alla “regola del sei” e soprattutto l’obbligo di indossare le mascherine per i camerieri, i clienti dei ristoranti quando non sono seduti, i commessi dei negozi, il personale dei locali, i passeggeri dei taxi. Il tutto da domani, giovedì, con multe da 200 sterline almeno per chi non si copre il viso e da 10mila sterline per gli esercenti che non rispettano le regole. Marconi a pagina 19

Crema a pagina 22 REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 ∆ *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE ∆

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2

Primo Piano

ELEZIONI2020 LA SFIDA VENEZIA Luigi Brugnaro ha (ri)conquistato Venezia al primo turno: sindaco con il 54 per cento dei voti, il 25% in più dello sfidante Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd al ministero dell’Economia che ha cercato quella che lui stesso ha definito «una scalata impossibile». Una vittoria netta, sulla scia di quella - nettissima - di Luca Zaia in Veneto: e il parallelismo tra i due ci sta. Un successo personale e della sua lista, i “fucsia” secondo la felice campagna di marketing che 5 anni fa gli cucì addosso Mauro Ferrari, guru della comunicazione politica. Stavolta Brugnaro non ha avuto bisogno di alcun “guru”, ha fatto tutto mettendo in campo 5 anni di governo della città in cui ha risanato il bilancio, correndo a destra e a manca a inaugurare cavalcavia, strade, campi sportivi, piste ciclabili, bus e vaporetti ecologici, presentando una classe dirigente che se nel 2015 era di neofiti, rimarcando la sua natura di “uomo delle istituzioni” ma non mancando di criticare quella parte di governo (la parte pentastellata soprattutto) accusata di non essere al fianco della città.

I CONFRONTI La sua campagna elettorale è stata questa, al punto che i suoi avversari lo hanno accusato di aver scansato i confronti diretti. Lui, del resto, sapeva benissimo che un confronto a 9 si sarebbe trasformato in uno scontro 8 contro 1. E così, mentre i suoi avversari mettevano in campo una campagna elettorale basata soprattutto sull’anti-Brugnaro, lui tirava diritto mettendo in campo proprio la sua persona, cambiando anche slogan: dal “ghea podemo far” del 2015 all’insegna della speranza a un “avanti con fiducia” all’insegna di una promessa per il futuro. Il tutto nell’annus horribilis di Venezia, quello degli incidenti delle navi da crociera, dell’Aqua Granda e del Covid che in laguna ha dato il colpo di grazia a una città già in ginocchio, ma che ha voglia di risollevarsi. E su questo ha spinto Brugnaro, sulla rinascita, sulla ripartenza, sull’orgoglio. Un risultato figlio sì del “fare” e del “comunicare”, ma anche di

Mercoledì 23 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Le elezioni regionali I risultati Luigi BRUGNARO

Marco GASPARINETTI

66.750

54,1%

Luigi Brugnaro Sindaco

37.916

31,7%

Lega Salvini

14.806

12,4%

Fratelli d'Italia

7.855

6,6%

Forza Italia

3.255

2,7%

Mov. 5 Stelle

Lista Civica le Città

1.148

1,0%

Movimento 5 Stelle

Centrodestra

Pier Paolo BARETTA

Liste Civiche Terra e Acqua 2020

Sara VISMAN

Stefano ZECCHI

4.848

4,1%

Italia Viva-Partito Socialista Italiano-Civica

4.308

3,6%

Liste Civiche

0,5%

553

0,5%

Maurizio CALLEGARI

570

0,5%

570

0,5%

3,5%

4,9%

605

Civica Sitran

4.305

5.907

0,6%

3,9%

Giovanni "Andrea" MARTINI

Verde Progressista

783

4.716

3,5%

19,2%

0,6%

3,9%

4.228

22.964

Partito comunista dei lavoratori (Pcl)

807

4.822

Partito dei Veneti

Liste Civiche

Sinistra

Marco SITRAN

3,5%

29,3%

Partito Democratico

4,1%

4.344

36.092

Centrosinistra

5.005

Alessandro BUSETTO

Italia in Comune-Volt

952

0,8%

Tutta la Città Insieme!

3.023

2,5%

Idea Comune

789

0,7%

Per Mestre e Venezia

1.083

0,9%

Liste Civiche

Liste Civiche Italia Giovane SolidaleVox Italia-Partito Valore Umano

L’Ego-Hub

Brugnaro si riprende Venezia i “fucsia” sono il primo partito L’imprenditore riconquista la poltrona di sindaco `La sua lista “colorata” sfiora il 32&, togliendo voti senza passare per il ballottaggio, con il 54,2% dei voti anche agli alleati: Lega (12,3%), FdI (6,5%) e FI (2,6%) `

una maturazione politica che gli ha fatto serrare il patto con Luca Zaia, puntando sull’effetto election day e sul traino garantito dal governatore. Il “modello Venezia” lanciato da Brugnaro è chiaro: un centrodestra a guida civica. Un progetto che il sindaco imprenditore vorrebbe esportare anche livello nazionale.

I PARTITI E il verdetto delle urne gli ha dato ragione: la sua lista ha sfio-

rato il 32 per cento, relegando la Lega a poco sopra il 12 e l’astro nascente dei Fratelli d’Italia al 6.5. Praticamente scomparsa Forza Italia, che non è riuscita a raggiungere il 3 per cento. I “fucsia” insomma come la “Lista Zaia”: la lista del leader comanda, anche se in maniera meno netta che in Regione e con scenari diversi. «Brugnaro rischia di mettersi ai polsi il laccio dei partiti», dicevano i più diffidenti, forti anche di un accordo che prevede la

poltrona di vice sindaco ad Alberto Tomaello, segretario provinciale del Carroccio. I rapporti in Consiglio - dove la maggioranza è a quota 19 - raccontano in via non ufficiale che i brugnariani dovrebbero avere 14 seggi (più il sindaco), la Lega 5, Fratelli d’Italia 2 e Forza Italia 1. E questo in attesa della composizione della Giunta. Ma Brugnaro punta su un patto di acciaio, forte dell’esperienza di 5 anni fa, quando l’alleanza che lo sostenne perse qualche pezzo.

L’intervista Luigi Brugnaro indaco Brugnaro, la sua amministrazione sarà civica o di centrodestra? «La guida del Comune è civica, come lo era stata prima. Sostenuta dal centrodestra ma civica come confermano i voti che con il 33 per cento fanno dei Fucsia il primo gruppo in Consiglio comunale. Una sicurezza per i cittadini, perché governeremo per tutti e contro nessuno. E poi, c’è un allineamento tra la città e la Regione che non si era mai visto. Si può ricominciare a sognare».

S

In più occasioni ha parlato di estendere l’esperienza al resto del Paese. Ne è ancora convinto? «Il nostro successo e il successo di Zaia testimoniano che si vuole andare da un’altra parte. Vedremo se saremo bravi da portare un messaggio nazionale: la trasversalità e la proposta civica credo siano l’unico modo con cui il centrodestra possa tornare al governo. La nostra non è un’alleanza di comodo: siamo convinti che il Paese debba cambiare marcia. Deve vincere il lavoro, la fatica, non la paghetta sociale».

Il sindaco pensa “nazionale”: «La lista civica è la chiave per governare anche a Roma» Che differenze ci sono rispetto al 2015? «L’altra volta mi ero candidato perché eravamo di fronte a una situazione imbarazzante, la ribellione all’idea che fosse un magistrato ad amministrare la città. Questa volta c’è un passo in più. La città ha preso coscienza, con candidati di alto spessore civico e questa grande alleanza con Zaia. Con lui abbiamo una certa affinità da parecchi anni. E a Venezia vince il partito della concretezza, del fare. Apriremo anche all’opposizione, con la possibilità di fare proposte migliorative purché fattibili». Cosa farà domani? «Porto a scuola mia figlia e poi

vado a dormire. Sono in piedi da novembre dell’anno scorso e non mi sono mai fermato. Prima l’acqua alta, poi la riparazione e i ri-

«IL SUCCESSO DI ZAIA E MIO TESTIMONIANO CHE SI VUOLE ANDARE IN UN’ALTRA DIREZIONE: VEDREMO DI PORTARE IL MESSAGGIO»

sarcimenti ai danneggiati e poi il covid. In questi ultimi giorni abbiamo fatto ripartire le scuole. È stato durante la campagna elettorale e qualcuno si è lamentato che non andavo ai dibattiti. La verità è che nella gestione delle emergenze i sindaci sono stati lasciati da soli». Da dove partirà? «Dal rilancio della città e del lavoro, Porto Marghera, le bonifiche. Sul porto siamo molto preoccupati, c’è gente che non prende lo stipendio da febbraio. Poi un altro tema sarà la sicurezza e andremo giù molto pesante. Questa volta vogliamo in strada non solo i nostri vigili ma anche la polizia di Stato, vogliamo un presidio forte su Mestre, la stazione e

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Marghera. Non starò più zitto con il governo, mantengano le promesse. In questi due ultimi anni con la sicurezza ci siamo probabilmente fatti carico di cose che non ci competono, ora tocca anche agli altri. Che ci siano stati dei risultati per la nostra polizia locale è fuori dubbio. Chiedo una commissione aperta, voglia-

mo vedere quante sono le denunce dei singoli corpi di polizia, perché le nostre denunce e gli arresti li sappiamo, vogliamo conoscere anche i numeri degli altri. Non ci stiamo più a fare la parte degli eroi solitari e silenziosi. Qui lo Stato è mancato. L’autonomia non la chiede Zaia, la chiedono i veneti e la chiedono i veneziani».


3

Primo Piano

L’OPPOSIZIONE Già, il 2015: allora al primo turno fu Brugnaro a dover rincorrere Felice Casson, candidato del centrosinistra, che affrontò il ballottaggio col 38.01 contro il 28.56 del patròn della Reyer Basket. Al secondo turno, la rimonta: Brugnaro vinse col 53.21. Stavolta l’impresa gli è riuscita già al primo turno, con un risultato migliore di 5 anni fa. Complice anche un’opposizione divisa, un centrosinistra che ha cercato fino alla fine un candidato spendibile trovandolo poi in Pier Paolo Baretta, il quale ha iniziato a scalare la montagna senza però riuscire a coalizzare un fronte ampio contro Brugnaro, frammentato tra civiche ed esuli dal Pd. Non sono bastate le calate in laguna di mezzo governo, da ultimo il ministro dell’Economia Gualtieri. Gli stessi leader dem veneziani che contano anche a Roma non si sono spesi come Baretta pensava. E per il centrosinistra è stata una Caporetto, con il sottosegretario fermo a un risultato nettamente inferiore a quello di Casson 5 anni fa. A parziale consolazione, la conferma nel “fortino” del centro storico, dove la municipalità è andata al candidato del centro sinistra con ampio margine. Né è andata meglio ai 5Stelle, la cui candidata - Sara Visman è stata scelta in zona cesarini, fermandosi sotto il 4 per cento e superata dall’outsider civico Marco Gasparinetti, avvocato con un piede a Bruxelles, che ha intercettato lo spirito anti-Brugnaro in laguna. La vittoria dell’imprenditore, insomma, nasce sì dall’innegabile vantaggio di cui gode un sindaco uscente, ma anche da una strategia politica e di comunicazione nuova. «A Venezia sta accadendo qualcosa di straordinario» aveva detto pochi giorni fa in una intervista a Il Gazzettino, riferendosi proprio a quel “modello” di alleanza tra civica e centrodestra. Ca’ Farsetti, la sede del Comune sul Canal Grande, sarà sua per altri 5 anni. La scommessa sarà la tenuta del patto con i partiti davanti alle scelte strategiche per la città. «Io non ho tessere, sono un uomo libero», ripete. E questo, per i compagni di viaggio, è un messaggio chiaro su chi terrà in mano il pallino. Davide Scalzotto

Mercoledì 23 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Disfatta a sinistra: Baretta si ferma al 29% staccato di 25 punti Sfida senza storia: il centrosinistra lontano dal `Pd al 19%. Lo sconfitto: «Ha pesato l’effetto 38% ottenuto da Casson al primo turno nel 2015 Zaia. Per noi questo è un punto di partenza» `

MINIMO STORICO MESTRE Il miracolo, alla fine, non c’è stato. L’exit poll che lunedì pomeriggio aveva riaperto uno spiraglio alle chance di Pier Paolo Baretta è stato nettamente smentito dai fatti, ovvero dai voti che hanno dato al suo avversario Luigi Brugnaro la vittoria al primo turno con la maggioranza assoluta del 54,1%. Una sconfitta con poche attenuanti, per l’esponente di governo che pure aveva accettato di correre una gara che si presentava tutta in salita. E non solo perché si trattava di sfidare la potenza di fuoco e l’abilità comunicativa di Luigi Brugnaro: prima di Baretta il centrosinistra si era diviso - non è una novità - su altre candidature, da Gabriella Chiellino al rettore uscente di Ca’ Foscari Michele Bugliesi.

CORSA IN SALITA Alla fine, a pochi mesi dalle elezioni (originariamente previste a primavera) e alla vigilia del lockdown la scelta era ricaduta sul sottosegretario al Mef. Che non è stato neppure fortunato: a fine maggio, con le città

Il suo successo è stato travolgente, tranne in gran parte della città storica, dove il voto per Baretta ha sfiorato il 50 per cento. «Basta con l’“arriva Brugnaro, il provinciale, quello che viene dalla periferia”, a risolvere i problemi del centro storico. È finita questa storia. Io i cassonetti a Venezia non li pulisco più. Se veramente avete a cuore il futuro del centro storico di Venezia e ci abitate, basta mangiare e mettere in tasca. Che si tirino su le maniche». Chi si sente di ringraziare? «Ringrazio Forza Italia e il coordinatore Michele Zuin che mi ha dato fiducia fin dal primo giorno nel 2015. E poi la Lega con Andrea Tomaello, Fratelli d’Italia, il mio amico Renato Boraso, poi voglio ringraziare Roberto Panciera, già assessore della giunta Orsoni, che in mio appoggio ha formato una lista di spessore. Ringrazio la squadra che mi ha sostenuto, che ha fatto la gavetta ed è pronta per un altro giro. Da ultimo, Stefania e i miei figli». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Baretta assicura di avere dormito bene lunedì notte, dopo avere sperato nel miracolo. E alla fine, da politico navigato, cer-

PORTOGRUARO Fuori il sindaco uscente, Maria Teresa Senatore. A Portoguaro sarà ballottaggio fra il candidato del centrosinistra, Stefano Santandrea, e il candidato della Lega Florio Favero. Le previsioni della vigilia hanno trovato conferma alle urne. L’incognita, prima delle elezioni, riguardava chi avrebbe sfidato al secondo turno Santandrea, sostenuto da centrosinistra compatto. La partita reale era infatti tra il sindaco uscente, Maria Teresa Senatore, e il candidato della Lega, Florio Favero, che si opponeva al secondo mandato della prima cittadina. Alla fine, tra i due, l’ha spuntata Favero. A metà pomeriggio, con 11 sezioni scrutinate, Favero risultava addirittura in vantaggio sul candidato del centrosinistra. Poi le percentuali si sono capovolte e Santandrea, fino alla fine dello spoglio, non ha più abbandonato la prima posizione. In serata, il più votato è risultato Santandrea, medico di base in pensione, che ha ottenuto, assieme alle liste del Partito Democratico, Articolo Uno, Città per l’uomo, Tutta un’altra Portogruaro e Per Stefano Santandrea Sindaco, il 37 per cento circa dei voti. Favero si è fermato al 30 per

ca di vedere il bicchiere mezzo pieno. «Davanti avevamo una montagna difficilissima da scalare, in condizioni difficili, con un tempo limitato a poche settimane di vera campagna elettorale. E con risorse inarrivabili rispetto all’avversario», come

Stefano Santandrea Centrosinistra

37,02% Florio Favero

Fuori il sindaco uscente Il ballottaggio sarà tra Lega e Centrosinistra NEL VENETO ORIENTALE

LA RIPARTENZA

Portogruaro

EFFETTO ZAIA

Portogruaro

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IN SELLA Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro

appena riaperte dopo la quarantena, era caduto sulle scale di casa fratturandosi un polso. Ora Baretta - e con lui il centrosinistra, è caduto di nuovo e l’infortunio dal punto di vista politico non fa meno male: a conti fatti il Pd, un tempo egemone a Venezia, scende sotto la soglia del 20%, ben al di sotto del 38% che cinque anni fa porto Felice Casson al ballottaggio poi vinto a sorpresa da Brugnaro, in grado di recuperare in due settimane dieci punti percentuali di svantaggio. Una débacle, figlia forse dello smarrimento vissuto dai militanti dopo lo choc della sconfitta del 2015 e dall’abbandono della politica attiva da parte dello stesso Casson. E non è molto consolante che anche i partner di Governo del M5S abbiano ottenuto poco meno del 4%, portando a Ca’ Farsetti una sola rappresentante, la candidata sindaca Sara Visman per la quale il risultato è «quantomeno positivo, perché ci permette di continuare con i progetti iniziati gli anni scorsi».

cento, garantendosi la possibilità di un secondo turno. Il candidato della Lega ha superato di 4 punti Maria Teresa Senatore, il cui risultato si è attestato al 26 per cento. Più sotto i candidati delle civiche Graziano Padovese e Ennio Vit, che hanno ottenuto rispettivamente il 4,5 per cento e il 2,2 per cento dei voti. «Sono soddisfatto del risultato ottenuto», ha detto Santandrea. «Siamo la prima coalizione. La mia squadra – ha aggiunto - si è dimostrata un gruppo coeso molto motivato fin dall’inizio e questo è ciò che abbiamo raccolto. Ora affrontiamo il ballottaggio come sempre insieme e uniti e valuteremo in questi giorni le possibili alleanze». «Siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto - il commento di Favero Abbiamo fatto una bella campagna elettorale, intelligente, misurata nei toni, inattaccabile. Abbiamo presentato un buon programma, approfondito, dettagliato e articolato». Amaro il commento della Senatore, sostenuta dalla sua lista civica, da Forza Italia e da Fratelli d’Italia: «Abbiamo dato cuore e anima al nostro progetto. O noi non siamo riusciti a farci conoscere e capire oppure i cittadini hanno preferito, come sembra, i partiti». (t.inf.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

to Zaia che nei giorni scorsi aveva paertecipato con Brugnaro a un’affollata kermesse all’Arsenale. Rispetto a cinque anni fa, prosegue, quando al ballottaggio Brugnaro aveva stravinto ovunque, tranne un paio di sezioni di Marghera, il voto «è molto articolato». «C’è una chiara prevalenza di Brugnaro e della sua lista in terraferma e una prevalenza mia e nostra in centro storico. Questo sarà motivo di riflessione». Ma il centrosinistra del candidato sconfitto dovrà riflettere anche sulla dispersione dei voti al proprio interno: alla coalizione di Baretta, che pure annoverava a proprio interno Verdi, candidati di Articolo Uno ed esponenti moderati come l’ex sindaco Ugo Bergamo, hanno voltato le spalle altre forze della sinistra. A cominciare dal gruppo dell’ex Pd Giovanni Andrea Martini, che dopo aver lanciato la propria candidatura al Pd ha preferito fare corsa a sè. Ma anche altre liste di ispirazione civica hanno finito per fare concorrenza al centrosinistra rifiutando di riconoscersi nelle sigle che da oltre mezzo secolo erano state al governo della città.

Centrodestra

30,55% Maria Teresa Senatore Centrodestra

25,84% Graziano Padovese

sottolineato più volte da Baretta nelle ultime settimane. Il sottosegretario cerca di vedere qualche elemento positivo nell’esito delle elezioni: «I dati significativi sono che non c’è stato il plebiscito che ci si aspettava di Brugnaro, il cui suo risultato dipende molto dall’apporto di Zaia, che ha ottenuto un ottimo risultato in città, mentre la Lega di Salvini non va oltre l’11». Lo stesso exit poll di lunedì, ipotizza Baretta, non avrebbe tenuto conto dell’effet-

Il traino di Zaia non basta Sartoretto costringe Marcon al secondo turno PARTITA APERTA

4,44%

CASTELFRANCO Nonostante un risultato migliore per la Lega rispetto a cinque anni fa, il sindaco uscente Stefano Marcon dovrà andare al ballottaggio per confermarsi alla guida del municipio di Castelfranco Veneto. Il traino delle regionali, dove Luca Zaia ha segnato un exploit storico, non è bastato. E pensare che per quasi tutta la giornata di ieri Marcon è stato sopra il 50%, salvo poi scendere al 47,38% quando sono stati scrutinati i voti del centro cittadino. È una vittoria nettissima, che non consente però al sindaco uscente di riconfermarsi al primo turno. Se la vedrà tra 2 settimane con l’avvocato Sebastiano Sartoretto, candidato sindaco per il centrosinistra, arrivato al 25,06%, con il quale andrà al ballottaggio. Al terzo posto, con il 17,54% dei voti, l’ex sindaco Maria Gomierato, candidata a capo di una coalizione civica composta da “Noi la Civica” e “Castelfranco Rinasce” di Maria Grazia Azzolin. Al quarto posto il giovane Lorenzo Angelo Zurlo della civica “Punto d’Incontro” che ha ottenuto il 6,76%. All’ultimo si piazza il Movimento 5 Stelle con Cristian Bernardi fermatosi al 3,27%.

Comitati Civici

2,14% Castelfranco Veneto Stefano Marcon Centrodesta

47,38% Sebastiano Sartoretto Centrosinistra

25,06% Maria Gomierato

Lista Azzolin Gomierato Sindaco

17,54% Lorenzo Angelo Zurlo Punto d’Incontro

6,76% Cristian Bernardi

Movimento 5 Stelle

3,27%

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Castelfranco Veneto

7 Frazioni in Comune Città del Lemene

Ennio Vit

Per Baretta però il risultato delle Comunali non deve andare disperso: «Questa è una città nella quale abbiamo portato un punto di partenza - dice - continueremo in consiglio con un’opposizione rigorosa e costruttiva e continueremo a lavorare nel territorio». Lui stesso, assicura, rimarrà in Consiglio comunale come punto di riferimento dell’opposizione, al contrario di quanto avvenuto a suo tempo con Casson che dopo il ballottaggio si dimise da consigliere. «Non commetteremo conclude Baretta - l’errore di cinque anni fa». (a.fra.)

NUOVO APPUNTAMENTO Il 4 e 5 ottobre i cittadini di

Castelfranco dovranno dunque scegliere il prossimo sindaco tra Marcon e Sartoretto. In casa Lega il risultato ottenuto è stato notevole. Nel centrosinistra invece si festeggia per aver evitato una vittoria secca della Lega al primo turno, cosa che a un certo punto della giornata sembrava possibile. Delusione nelle fila della coalizione civica di Maria Gomierato che puntava ad aggiudicarsi il secondo posto, e dunque il ballottaggio.

GLI SCENARI In questo quadro è già partita la sfida per il ballottaggio. Maria Gomierato, così come il grillino Bernardi hanno già dato indicazione di voto: «Sosteniamo Sartoretto». Meno esplicito Zurlo, ma la direzione sembra la stessa. Stefano Marcon dunque dovrà vedersela contro tutti gli altri schieramenti uniti. Decisivo sarà anche e soprattutto il voto di quel 40% di aventi diritto che non sono andati a votare. Su 30.559 solamente 18.595 sono andati alle urne, con un’affluenza del 60,85%. Mancano all’appello quasi 12 mila voti che potrebbero essere davvero determinanti ai fini del risultato. La sfida insomma è aperta e il risultato non così scontato. La città dovrà di fatto dare un voto al governo leghista degli ultimi 10 anni, ai 2 sindaci Dussin e Marcon, alla Lega. Giuliano Pavan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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del NordEst

ANNO 134- N° 225

VENEZIA MESTRE

Mercoledì 23 Settembre 2020

Mestre La bomba non ferma il cantiere del Campus

L’intervista Marco Buticchi: «L’ombra di Iside il mio omaggio a Belzoni»

Calcio Suarez, esame farsa per la cittadinanza Ipotesi indagine della Figc sulla Juve

Favaro a pagina 23

Milletti e Priolo a pagina 24

Gasparon a pag. XXI

www.gazzettino.it

Brugnaro fa il bis, naufraga il centrosinistra `Venezia, confermato

con il 54%. Lo sfidante fermo al 29. Pd ai minimi Davide Scalzotto

L

uigi Brugnaro ha (ri)conquistato Venezia al primo turno: sindaco con il 54 per cento dei voti, il 25% in più dello sfidante Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd al ministero dell’Economia che ha cercato quella che lui stesso ha definito «una scalata impossibile». Una vittoria netta, sulla scia di quella - nettissi-

ma - di Luca Zaia in Veneto: e il parallelismo tra i due ci sta. Un successo personale e della sua lista, i “fucsia” secondo la felice campagna di marketing che 5 anni fa gli cucì addosso Mauro Ferrari, guru della comunicazione politica. Stavolta Brugnaro non ha avuto bisogno di alcun “guru”, ha fatto tutto mettendo in campo 5 anni di governo della città, correndo a destra e a manca a inaugurare cavalcavia, strade, campi sportivi, piste ciclabili, bus e vaporetti ecologici, presentando una classe dirigente che se nel 2015 (...) Segue a pagina 2

Il commento

L’intervista

Un sindaco e la città alla ricerca di un altro futuro

«La nostra “civica” una carta nazionale per il centrodestra»

Tiziano Graziottin

«Vedremo se saremo bravi da portare un messaggio nazionale: la trasversalità e la proposta civica credo siano l’unico modo con cui il centrodestra possa tornare al governo». Così Luigi Brugnaro in un’intervista. Fullin a pagina 2

E RICONFERMATO Luigi Brugnaro

ra un outsider, oggi è un leader. Cinque anni dopo quella discesa in campo per sbarrare la strada a Felice Casson («se la Sinistra (...) Segue a pagina 27

Veneto a trazione-Zaia: 42-9 Maggioranza schiacciante in consiglio, con 25 fedelissimi. All’opposizione pochi seggi. Raddoppiano le donne

Le interviste

Meloni (FdI): «Salvini? Premier è chi ha più voti» Mario Ajello

«S

alvini continua a definirsi il prossimo premier del Centrodestra? Noi abbiamo una regola non scritta ma riconosciuta da tutti: il leader del partito che prenderà più voti nella coalizione di centrodestra sarà il nostro premier. Tutti gli altri discorsi lasciano il tempo che trovano. Dopodiché naturalmente noi siamo particolarmente fieri della crescita di Fratelli d’Italia che continua e si consolida con un secondo presidente di Regione e dati in crescita in tutte le regioni». Segue a pagina 17

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Il governatore

E parte l’avviso al governo: «Ora ci dovete ascoltare» Alda Vanzan

E

adesso l’autonomia. Luca Zaia, rieletto presidente della Regione del Veneto per la terza (e ultima) volta consecutiva con un risultato storico, il più alto di sempre e di tutti, avvisa il Governo: «Non dare l’autonomia alla nostra Regione vorrebbe dire chiudere ogni rapporto con i veneti. Se il 76 per cento che ho preso ha un significato, è che i veneti li devi ascoltare». Dodici ore dopo l’esito elettorale, Zaia è di nuovo al K3, (...) Segue a pagina 4

Per la proclamazione definitiva degli eletti potrebbero volerci anche due settimane. Ma secondo la stima dell’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale, nell’aula dell’undicesima legislatura siederanno, oltre al governatore Luca Zaia e allo sfidante Arturo Lorenzoni, 41 rappresentanti di centrodestra (24 dei quali della Lista Zaia) e 8 esponenti di centrosinistra. Rispetto al totale, 27 saranno i debuttanti (oltre la metà dell’assemblea) e 18 le donne (quasi il doppio dello scorso quinquennio, segno che la doppia preferenza di genere ha funzionato). Molte le riconferme ma anche le sorprese delle urne. Da Giorgetti alla Gardini, da Valdegamberi a Bisato e da Venturini ad Azzalin ecco chi sono i promossi e i bocciati di questa tornata elettorale in Veneto. Pederiva e Vanzan da pagina 7 a pagina 11

I personaggi Marcato (Lega) e Possamai (Pd) oltre 11mila preferenze

Guerini (Pd): «Fondi Ue, tutti vanno coinvolti» Alberto Gentili

«È Il mastino e il millennial: i re del voto PIù VOTATI Roberto Marcato e Giacomo Possamai.

Cozza e Vanzan a pagina 10

interesse dell’intero esecutivo che le risorse siano spese bene per permettere il rilancio del Paese. Ed è già in atto un lavoro collegiale, tra presidente del Consiglio e ministri, per definire i progetti da finanziare. Ebbene, questo lavoro deve restare collegiale: la regia non può che essere larga e, pur facendo perno su palazzo Chigi, deve coinvolgere tutti i ministri interessati. Senza contare che è indispensabile un confronto con il Parlamento e il Paese». Così in un’intervista il ministro della Difesa Guerini. Segue a pagina 15

Il libro

Emergenza Covid

Il segreto che salverà la terra spiegato ai ragazzi

Coprifuoco alle 22 e mascherine: la stretta di Londra

Un’avventura tra le calli labirintiche di Venezia che vuole dare uno squarcio d’ottimismo per il futuro e appassionare i ragazzi raccontando il mondo che verrà. Più pulito e attento all’ambiente, dove l’energia sarà a buon mercato e non inquinerà più grazie all’idrogeno. È il libro scritto da Marco Alverà, famiglia veneziane e amministratore delegato di Snam.

Prove di lockdown in Gran Bretagna. Pub e ristoranti chiusi alle dieci, lavoro da casa per tutti quelli che possono, meno eccezioni alla “regola del sei” e soprattutto l’obbligo di indossare le mascherine per i camerieri, i clienti dei ristoranti quando non sono seduti, i commessi dei negozi, il personale dei locali, i passeggeri dei taxi. Il tutto da domani, giovedì, con multe da 200 sterline almeno per chi non si copre il viso e da 10mila sterline per gli esercenti che non rispettano le regole. Marconi a pagina 19

Crema a pagina 22 REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 ∆ *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE ∆

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23-SET-2020 Estratto da pag. 27

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