L'autista e le ragazze tristi

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STEFANO SAVALLI

L’AUTISTA E LE RAGAZZE TRISTI


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Copyright © 2018 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it Immagine di copertina di Lampo Ph L’autore si assume la totale responsabilità della correttezza e qualità dei contenuti trattati nel presente volume e solleva l’editore da ogni onere morale e materiale in caso di controversie. I fatti narrati, ispirati ad eventi realmente accaduti, sono frutto della rielaborazione dell’autore pertanto ogni riferimento a persone realmente esistenti è puramente casuale. ISBN: 978-88-99751-50-0

Stefano Savalli, L’autista e le ragazze tristi, Antipodes, Palermo 2018


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Si può essere innamorati di diverse persone per volta e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello Gabriel García Márquez


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PREFAZIONE

a solitudine è figlia dell'indifferenza degli altri; è una condizione che nessuno desidera ma che sovente le carambole della vita possono riservare a ciascuno di noi. L'autore e protagonista di questo racconto conosce la solitudine e la riconosce in chi si imbatte. Ogni suo incontro, ogni suo legame, ogni sua esperienza sono perciò un esercizio di amicizia, di sostegno, di solidarietà, talvolta d'amore. Questa istintiva necessità conduce il nostro protagonista nel complicato, complesso ed assai insidioso campo grigio degli eventi che spesso, benché ispirati dalle migliori intenzioni, rischiano di trasformarsi in episodi configgenti con la morale mutuata dalla Legge. La storia di Stefano è una storia di buone intenzioni che lo conduce ai confini di questa equivocità e lo costringe a dover misurare gli istinti nobili della sua anima con il metro freddo della Legge. La sua vicenda giudiziaria resta sullo sfondo: benché significativa non riesce a superare la potenza dei suoi sentimenti e la convinzione e la piena coscienza di non aver tradito nessun precetto della nostra società. Resta relegata nell'incipit della sua storia ma non per questo impedisce una riflessione sulla gravità del compito di chi, per convenzione, deve giudicare; non riesce così a celare la preoccupazione e il tormento di quanti quella vicenda hanno dovuto indagare, ben consapevoli del fatto che la loro convinzione ed il 5


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loro giudizio muteranno il percorso di vita di chi, suo malgrado, dovrà subirli ed accettarli. Non è perciò una storia di soli sentimenti, è anche una storia di sofferta solitudine che pure la Giustizia ha saputo percepire e riconoscere.

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INTRODUZIONE

lcune persone mi hanno chiesto il motivo per cui ho voluto scrivere questo libro. La mia risposta: “mi sento un cavaliere senza armatura, spogliato del proprio onore, ma orgoglioso di tutto quello che ha fatto”. Gli errori che ho commesso sono stati sempre condizionati dall’ingenuità. Pensavo di non avere colpe, frequentavo delle ragazze, delle prostitute, sì, ma eravamo diventati amici, perché lo Stato avrebbe dovuto punirmi? Questo voglio raccontare: la storia della mia amicizia con Veronica, Nicol, Azzurra... Un'amicizia che è stata indagata dalla magistratura che, dopo avermi umiliato e affranto, ha riconosciuto la bontà delle mie relazioni con queste donne, venute nel mio paese dall'altro capo del mondo. Una signora di una certa età, che spesso ho accompagnato nei suoi viaggi da una punta all’altra di questa nostra isola, un giorno mi ha detto: “devi essere orgoglioso di come sei, hai un grande cuore, e le persone come te inciampano sempre nei problemi causati dall’ingenuità. Avete sempre una particolarità: aiutare il prossimo, anche se non dovrebbe essere aiutato”. La mia vita è sempre stata condizionata dalla timidezza. La condizione di timido porta spesso alla mancanza di relazione con l’altro sesso. Crescere da soli può comportare un cancro nell’anima. Arrivi a un certo punto che hai bisogno di relazionarti con l’altro. 7


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Molti, dall’alto del loro perbenismo, mi hanno chiesto se fosse proprio necessario cercare una relazione amichevole con delle prostitute. Non rinnego questa mia particolare scelta per un semplice motivo: non ho mai visto nulla di negativo nell’aiutare queste persone. Ma come spesso può capitare nella vita le buone intenzioni e le illusioni vengono portate via dal vento di una volontà di giustizia a tutti i costi, che spesso condanna severamente la sincerità dei sentimenti che spingono alle azioni. Questo passaggio della mia vita mi ha riempito di fango, d'infamia... spesso quando mi capita di parlarne con amici oppure con persone che mi chiedono di questo periodo, mi vergogno di questi fatti, pur avendo fatto del bene mi sento sporco, come se avessi fatto del male a qualcuno. La notte, quando sono solo con me stesso, con l’oscurità risale un rimorso di coscienza che piano piano tortura la mia anima, la mia mente. Se io avessi raccontato alla ragazza venuta dall’est dei miei problemi giudiziari, sicuramente lei avrebbe potuto fare una scelta migliore per la sua vita. Forse non mi avrebbe scelto come suo uomo per iniziare una relazione e sposarci. Forse quella relazione ancora esisterebbe. Oggi quel rimorso mi blocca, mi sono chiuso in me stesso, ho una grande paura a iniziare una relazione con un’altra donna. Mi sento psicologicamente insicuro. In questo libro c’è il mio coming out, il mio “uscire dal nascondiglio” per liberarmi finalmente da questo peso.

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IO

on posso dire di avere vissuto grandi emozioni. Ho trascorso una buona parte dei miei sabato sera davanti alla TV, in compagnia di pizza e Coca Cola. Ho sempre condotto una vita tranquilla, semplice. Mai avrei pensato che sarei entrato in un cerchio di cui non avrei più trovato l’uscita. Posso dire che durante buona parte della mia giovinezza, fino ai venticinque anni circa, a causa della mia probabilmente eccessiva riservatezza, non mi sono creato quelle possibilità che permettono ad un ragazzo di socializzare con i suoi coetanei. Sicuramente, quindi, ciò che mi ha trattenuto dall’avere una vita più o meno uguale ad altri miei coetanei è stata la timidezza; e poi, il non riuscire a trovare un lavoro. L’essere timido e la mancanza di lavoro hanno costituito un cocktail micidiale. Di fronte alle ragazze mi sentivo un uomo di serie b. Accadeva che mi sentivo guardato in modo strano, mi facevano sentire quasi come un appestato, messo da parte. Poi c’erano anche quelle ragazze che magari ci provavano; in quel caso mi chiedevo: ”ma questa ci sta provando veramente? O forse sono io che me lo immagino?”. Nel dubbio rimanevo senza capirci nulla. Sono cresciuto da solo, figlio unico, con un’eccessiva protezione da parte dei miei genitori. Crescendo da solo mi sono creato una vita parallela che mi ha permesso di sopravvivere, ma allo stesso tempo mi ha complicato la vita reale. Nel relazionarmi con i miei amici non ho mai avuto problemi, anzi quando uscivo con loro mi sentivo in un branco, protetto dal gruppo. 9


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Crescendo vedevo i miei amici con le fidanzate; mi invitavano a uscire insieme a loro. A me sembrava brutto, mi sembrava di dovere tenere la candela. Vedevo tante ragazze che fisicamente mi piacevano, dico “fisicamente” perché tutte queste sono rimaste mie fantasie, non sono mai riuscito a scambiare delle frasi con loro. Mi ricordo di una commessa bellissima, lavorava in un negozio di scarpe del mio paese, ci passavo davanti spessissimo e la guardavo sempre attraverso la vetrina. La vedevo nel negozio che si occupava dei clienti che provavano le scarpe. Una bellissima ragazza bionda con un fisico da favola; mi ero riproposto di entrare per comprare un paio di scarpe se eventualmente mi avessero chiamato a partecipare al programma della Rai “Scommettiamo Che?”. Avrei avuto un argomento di cui parlare, la trasmissione televisiva appunto, sempre se avessi avuto il coraggio di parlare. Di ragazze come questa ce ne sono state tante, e tante; mi ricordo di una ragazza che vidi al matrimonio di un parente, eravamo seduti allo stesso tavolo. La guardavo ma non riuscivo a scambiare nemmeno una sola battuta con lei, come se la mia lingua fosse stata incollata; e poi di un’altra che lavorava presso una parrucchiera. Alla fine erano tutte fantasie che rimanevano nel mio cervello. Crescendo, guardavo i miei coetanei abbracciati sui muretti che si baciavano con le loro ragazze e mi chiedevo spesso: “perché io no?”. A questa domanda, al tempo della mia giovinezza, pensavo di non trovare risposta. Poi cominciai a uscire con la comitiva di un amico; a volte uscivo con loro e mi sentivo a mio agio. Più passavano gli anni più veniva fuori l’istinto sessuale, credo cosa normalissima in tutti i maschi. Iniziando a lavorare, quindi ad avere qualche soldo in tasca, 10


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