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{Saggio}
Daniela Sandovalli
Viaggio alla scoperta della mafia
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Copyright Š 2019 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it
In copertina: disegno di Daniela Sandovalli Fotografie di Davide Gnoffo, Daniela e Natale Sandovalli ISBN: 978-88-99751-74-6
Daniela Sandovalli, Viaggio alla scoperta della mafia, Antipodes, Palermo 2019
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Dedicato a tutti coloro che, ovunque nel mondo, hanno lottato e lottano per combattere la mentalitĂ mafiosa.
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Introduzione Questa guida nasce con lo scopo di dare al turista un quadro generale e semplice su un fenomeno complesso ed articolato come quello della mafia. Spesso i pregiudizi e la cattiva informazione distolgono il turista dal visitare la Sicilia, terra meravigliosa ricca di storia e di cultura. Molti sono i luoghi comuni e le convinzioni radicate spesso anche negli stessi abitanti del luogo così da incutere perplessità e timore nel viaggiatore che intraprende un cammino alla scoperta dell’Isola del sole.
Cercheremo di dare risposta alle curiosità più diffuse mettendo in luce i diversi aspetti del fenomeno mafioso e i suoi mutamenti nell’arco degli anni.
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Per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale. Giovanni Falcone, Cose di Cosa Nostra, 1991
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Cenni storici L’origine della mafia, nonostante i pareri contrastanti, si può collocare attorno all’anno 1860 e il termine “mafioso” utilizzato in quel periodo, stava ad indicare una persona di potere caratterizzata da un atteggiamento prepotente e arrogante. Da lì a poco fu il raggrupparsi di questi personaggi che diede inizio all’associazione mafiosa come la intendiamo oggi. Queste “bande organizzate” vanno a costituire un potere parallelo, sostituendosi allo Stato. Mentre da una parte questi gruppi incutono timore attraverso intimidazioni e ricatti, dall’altra promettono protezione assicurano benefici convincendo così i cittadini che solo grazie a loro potranno ottenere ciò che è loro dovuto. I mafiosi diffondono l’odio per il nuovo regime e promuovono azioni allo scopo di risolvere i problemi locali senza fare ricorso allo Stato. Successivamente, in modo lento e discreto, cercano di conquistare i comuni, infiltrandosi nella pubblica amministrazione e nell’apparato giudiziario occupando posti di potere che gli permetteranno ottenere più facilmente la realizzazione dei loro progetti mafiosi. Questo passaggio, dalla negazione del potere dello Stato all’entrare a farne parte, deriva dai diversi obiet8
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tivi che l’organizzazione si poneva ai tempi della sua origine e che poi andarono mutando con l’avvento dell’industrializzazione. Inizialmente l’agricoltura e l’allevamento erano le più grandi fonti di guadagno e le terre da coltivare e i prodotti agricoli, i beni più preziosi. Era dunque su quello che i mafiosi volevano il controllo. Conquistarono intanto il rispetto dei cittadini liberandoli da una serie di piccoli delinquenti che rubavano bestiame o danneggiavano coltivazioni. Successivamente furono loro stessi ad utilizzare questi metodi per accaparrarsi il dominio e la gestione del territorio. I mafiosi iniziarono ad imporre obblighi e divieti, a dettare regole di comportamento, esigendo rispetto e pretendendo favori. Per velocizzare il loro arricchimento e gestire al meglio le loro attività illecite, iniziarono ad avvicinarsi alla classe politica mediante intrecci di complicità e accordi fino ad ottenere un generale controllo delle istituzioni locali assicurandosi posti di potere dai quali manovrare personaggi ed eventi. Questo fu particolarmente utile a partire dal 1950 quando gli interessi mafiosi si spostarono dalle campagne alle cittadine dove lo sviluppo delle industrie e il crescente processo di urbanizzazione favoriscono la prima mutazione di Cosa Nostra, che si muove alla ricerca di nuovi e lucrosi affari. È quindi nel campo 9