Dipartimento Culture e Società - Università degli Studi di Palermo Quaderni Digitali di Archeologia Postclassica diretti da Rosa Maria Carra
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RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA E BIZANTINA NELLA SICILIA OCCIDENTALE
a cura di Emma Vitale
Palermo 2017
Dipartimento Culture e Società - Università degli Studi di Palermo Quaderni Digitali di Archeologia Postclassica diretti da Rosa Maria Carra Volume realizzato con il contributo dei fondi dell’Università degli Studi di Palermo
Comitato Scientifico: Fabrizio Bisconti Carlo Ebanista Vincenzo Fiocchi Nicolai Chiara Maria Lambert Rossana Martorelli Danilo Mazzoleni Philippe Pergola Giuseppe Roma Marcello Rotili COLLANA CON REFEREE
In copertina: Catacomba di Villagrazia di Carini - Galleria XVII. La parete nord con l’arcosolio “delle ancore” In quarta di copertina: Catacomba di Villagrazia di Carini - Veduta generale della galleria XI; Marsala - Area del decumanus maximus. Le tombe dipinte al momento del rinvenimento
Copyright © 2017 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Antipodes s.a.s. via Toscana 2 90144 Palermo www.antipodes.it E mail: info@antipodes.it
ISBN 978-88-99751-16-6
Emma Vitale (a cura di), Ricerche di archeologia cristiana e bizantina nella Sicilia occidentale, Antipodes, Palermo 2017. La stesura dei testi risale al mese di gennaio 2017.
INDICE
Introduzione di Rosa Maria Bonacasa Carra
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Catacomba di Villagrazia di Carini. La galleria XII: indagini archeologiche e problemi della conservazione di Emma Vitale
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Catacomba di Villagrazia di Carini. Le tombe pavimentali della galleria XI di Fortunatina Vaccaro
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Lilybaeum. Sepolture urbane con scritture epigrafiche non esposte di Giuseppe Falzone
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Rosa Maria Bonacasa Carra Introduzione
Sono ormai trascorsi diciotto anni dall’inizio delle ricerche promosse nella catacomba di Villagrazia di Carini dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, che ha voluto affidare a chi scrive la direzione dello scavo e il coordinamento della edizione dei risultati nelle sedi scientificamente più idonee, ivi compresi i Quaderni Digitali di Archeologia Postclassica (QDAP), di cui presentiamo il settimo volume. Ai Presidenti, ai Segretari ed ai Membri tutti della Commissione, che si sono avvicendati in questi anni, va la nostra riconoscenza per la fiducia accordata e per la costante disponibilità a sostenere i costi non indifferenti dello scavo e della manutenzione del monumento. Dal 25 maggio 2015 la cooperativa di giovani archeologi ArcheOfficina – per una convenzione stipulata con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e sostenuta dall’Arcivescovo di Monreale – ne cura l’apertura e le visite guidate al pubblico. Possiamo dire con orgoglio, che grazie all’impegno di ciascuno di noi, questa catacomba intercettata casualmente negli ultimi anni del XIX secolo, ma poco indagata, e, per ragioni di ordine privato, volutamente dimenticata, oggi occupa un posto di rilievo tra i cimiteri dei primi cristiani noti in Sicilia e nel resto dell’Italia. Questo volume contiene tre contributi, due dei quali sono aggiornamenti proprio sulle ricerche nella catacomba di Villagrazia. Nel primo Emma Vitale ripercorre le vicende dello scavo della galleria XII, avviato già nel 2000, e propone una serie di diagrammi stratigrafici per presentare una lucida periodizzazione delle fasi che si fonda sugli ultimi risultati emersi negli anni 2013-2014. Al momento lo scavo è stato sospeso per ragioni di sicurezza, a causa dei distacchi di alcune parti della volta e delle pareti e per i gravi problemi strutturali che affliggono tutto il settore sud-orientale della catacomba, specialmente il vicino cubicolo X13 che ha subito il cedimento della volta con due gravi episodi di crollo che si sono susseguiti nei mesi di febbraio e novembre del 2015. Da qui è partito nel 2017 un impegnativo progetto di consolidamento, sostenuto dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e seguito nella varie fasi operative dall’Ispettorato per le catacombe della Sicilia occidentale, al momento rappresentato da chi scrive. Nel secondo contributo Fortunatina Vaccaro illustra i risultati delle ultime indagini condotte nella galleria XI che rappresenta l’estremo limite meridionale della catacomba, oltre il quale non sono potuti avanzare i fossores, ben consapevoli della discontinuità geomorfologica del luogo che ospita il monumento. Come, del resto, ho avuto occasione di dimostrare in questi ultimi anni in altra sede (La catacomba di Villagrazia di Carini. Alcune ipotesi sulla ripartizione 7
Rosa Maria Bonacasa Carra
degli spazi funerari esclusivi, in Mare Internum. Archeologia e culture del Mediterraneo, 6.2014 [2016], pp. 79-94), la catacomba di Villagrazia rappresenta l’esempio concreto di un progetto intelligente di architettura romana in negativo, realizzato con cura e competenza nel IV secolo, lo dimostrano le articolate strategie costruttive messe in atto per tutelarne l’integrità nel tempo. Nel lungo periodo in cui il cimitero fu in uso l’originaria fisionomia progettuale è stata modificata sotto la spinta della ricerca continua di nuovi spazi per le sepolture; gli strumenti di indagine fin qui adottati e l’attenta analisi delle consistenze architettoniche superstiti, hanno fatto emergere in questi ultimi anni, con crescente chiarezza, quanto rimane del progetto originario e quanto sia invece l’esito di una lenta, secolare trasformazione. Lo scavo e l’analisi strutturale dei corridoi XI e XII hanno contribuito a chiarire che proprio il settore sud-orientale del cimitero, essendo stato ricavato in un banco di calcarenite poco compatto, è stato più sensibile agli effetti dei mutamenti chimico-fisici che sono intervenuti nel tempo, a causa dei fattori ambientali e delle continue infiltrazioni d’acqua - anche di origine alluvionale - dal terreno soprastante. Il rischio di un irreversibile collasso strutturale che potrebbe rendere inagibile questo settore e con esso buona parte del cimitero, oltre che impedire la futura prosecuzione delle ricerche, ci suggerisce di promuovere, con responsabilità, e prima che sia troppo tardi, un efficace progetto di consolidamento anche delle gallerie XI e XII, da sostenere con convinzione nelle sedi più idonee. Il terzo contributo di Giuseppe Falzone riguarda la rilettura di due note iscrizioni in caratteri greci, dipinte sulle pareti a lastre di calcarenite che rivestivano due tombe gemelle a fossa presenti in un’area funeraria cristiana, che nel corso del VI secolo aveva parzialmente occupato il tracciato del decumano massimo dell’antica Lilibeo. La ricerca evidenzia un tema attuale dell’archeologia relativo alle trasformazioni dei paesaggi urbani tra la tarda antichità e l’alto medioevo, nel quale anche il panorama della Sicilia con le città romane ormai in declino e la presenza di sepolture in urbe dimostra di essere alquanto composito ed articolato. L’autopsia delle due arche è stata effettuata il 17 giugno 2016 grazie alla disponibilità delle colleghe Rossella Giglio, della Soprintendenza di Trapani, e Maria Grazia Griffo del Museo “Baglio Anselmi” di Marsala, che hanno presenziato al sopralluogo. Nella qualità di Direttore responsabile dell’edizione dei QDAP sento di dovere esprimere il mio compiacimento per la collaborazione e ringrazio i colleghi responsabili dell’Archivio fotografico del Museo Archeologico Regionale Lilibeo di Marsala per avere favorito con disinteressata liberalità lo svolgimento della ricerca del dott. Falzone. Le novità emerse dalla revisione, sia del contesto archeologico che del dato epigrafico, attraverso numerosi confronti molto bene argomentati, sono approdate a conclusioni estremamente importanti, nonostante che le due tombe fossero ormai prive della copertura e apparissero con palesi tracce di violazione degli inumati e, ancor più, di deterioramento della pellicola pittorica rispetto alla scoperta avvenuta nel 2002. Innanzi tutto va sottolineato che pur in assenza di elementi di corredo, ragioni di ordine stratigrafico e analogie strutturali, accomunano le due tombe ad un’altra 8
Introduzione
limitrofa che si data tra la fine del VI e la prima metà del VII secolo. L’intero contesto funerario sembra privilegi le deposizioni femminili spesso in associazione con infanti. Le due epigrafi, per la tecnica esecutiva e per i caratteri paleografici oltre che per natura, forma e posizione delle arche in seno al contesto indagato, sono considerate contemporanee ed eseguite da un’unica mano. I testi vengono definiti liturgico-orazionali, per la citazione evangelica della parabola del fariseo e del pubblicano, per l’eco della teologia della croce che risale all’Apostolo Paolo, per i modelli lessicali e sintattici riconducibili all’innografia. La particolare soluzione iconografica della croce iscritta entro un cerchio, ha un contenuto fortemente simbolico connesso all’idea di mediazione fra terra e cielo, mondo spirituale e mondo materiale e trova numerosi confronti, anche in ambito funerario, quale segno di vittoria sulla morte e sul male. Ma ad una osservazione più attenta la croce greca in cerchio risulta essere frequente in diversi contesti bizantini dell’Africa e della Siria. Pertanto le due epigrafi lilibetane sono giustamente definite partecipi di un ampio sentire mediterraneo, si configurano come documenti eccezionali per il formulario e la decorazione, presuppongono una committenza colta, formatasi alla prassi liturgica, scritturistica ed innografica di matrice bizantina. Nel corso del VII secolo la politica dell’imperatore Costante II contro la minaccia islamica nel Mediterraneo confermerà il ruolo strategico della Sicilia, richiamando nell’isola funzionari, strateghi e religiosi portatori di quella cultura di matrice bizantina che cominciamo a conoscere meglio attraverso le testimonianze archeologiche dei cimiteri cristiani di questo periodo.
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Emma Vitale Catacomba di Villagrazia di Carini La galleria XII indagini archeologiche e problemi della conservazione*
ABSTRACT KEYWORDS: catacombs, Villagrazia di Carini, tombe a mensa, loculi, cubicles, archaeological stratigraphy, alteration processes, detachments, deterioration, state of conservation.
The archaeological research in the southeastern area of the Early Christian catacombs of Villagrazia di Carini has been ongoing since 2000 to the present, but in 2014 the structural problems occurred during the excavation of the cubicles X13 and X15 have showed that this sector of the cemetery was cut into a tuff stone bench less compact and durable than the rest of the catacomb. Similarly, the excavation in the corridor XII has provided new informations about the serious effects of the physico-chemical changes that occurred here, over the centuries, by the action of the environmental factors and the continued infiltrations of water from the above ground. The risk of a collapse that would make unusable this part of the cemetery is to be avoided, as this would inhibit the continuation of research in the coming years, in addition to causing the loss of this very interesting area of the site. The corridor XII is distinguished, in fact, for the large number of tombe a mensa and loculi, that are rare, indeed, in the rest of the hypogeum. The south wall of the ambulacrum, in two points, is interrupted by the creation of the cubicles XIII and XVIII, two spacious chambers including in their centre two big pilasters chipped out from the rock to support the ceiling. Unfortunately, the surfaces of the roof and walls of the two cubicles and the corridor XII are lost because of the extensive rock detachments occurred over the centuries, as it is shown by the results of the stratigraphic investigations. The same alteration processes are jeopardizing the intersection of the corridors XII and XV, where a substantial portion of the wall collapsed on the underlying burials, and in the corridor XVII, brought to light recently with the so-called “arcosolium of the anchors�: even more deep and widespread look, here, the phenomena of surface powdering and detachments, related to the tuff walls weakness. A diagnosis of the deterioration and some adequate consolidation works of the ceiling and the structures of the entire southeastern area of the cemetery are therefore needed urgently to cope with its precarious state of conservation and to allow the progress of the investigations.
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Fig. 1. Villagrazia di Carini. Posizione topografica della catacomba in rapporto con le strutture del sopraterra (rilievo 2013)
Emma Vitale
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Catacomba di Villagrazia di Carini. La galleria XII: indagini archeologiche e problemi della conservazione
Il cimitero comunitario paleocristiano scoperto dal Salinas alla fine del XIX secolo presso l’odierno abitato Villagrazia di Carini1, e sistematicamente indagato dall’anno 2000 fino ad oggi dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra in collaborazione con l’Ispettorato alle catacombe della Sicilia Occidentale e con la cattedra di Archeologia Cristiana e Medievale dell’Università di Palermo, costituisce, come si sa, uno dei fronti più rilevanti della ricerca archeologica degli ultimi anni in rapporto alla conoscenza del primo Cristianesimo siciliano, con particolare riferimento al settore nord-occidentale dell’Isola (Fig. 1). Le campagne di scavo che si susseguono senza interruzione nel sito da diciotto anni hanno riportato alla luce lo sviluppo del cimitero in direzione Sud, con un continuo incremento di dati in rapporto alle modalità di frequentazione del monumento, dall’originario impianto progettuale alle successive fasi di trasformazione e di ampliamento per la ricerca di nuovi spazi, dalla scelta di diverse tipologie sepolcrali alle peculiarità del rituale funerario, dagli apparati decorativi pittorici alla produzione epigrafica; gli esiti delle ricerche fin qui condotte sono confluiti in una serie studi dedicati su riviste specializzate, in atti di congressi nazionali e internazionali, e in pubblicazioni a carattere monografico2. Uno dei settori di indagine più recenti e ricchi di sviluppi per il prosieguo della ricerca archeologica è rappresentato dall’estremo settore sud-orientale dell’ipogeo, che ha il suo perno nella direttrice XII (Figg. 2-3) e negli spazi che da essa diramano, denominati XIII, XVI, XVII XVIII e XIX (Figg. 4-5). La galleria XII si estende per complessivi metri 16,50 dal lucernario P8 fino al pozzo P20, in corrispondenza del quale incrocia le gallerie XV e XVII, mentre, in riferimento allo spazio del sopraterra, ricade entro un’area incolta e adibita a pascolo, al confine fra i complessi rurali di Villa Giovanna, che insiste sulla quasi totalità dello sviluppo meridionale del cimitero - e dell’adiacente Baglio Chiavelli (Fig. 1). Desidero esprimere un vivo ringraziamento alla Prof.ssa Rosa Maria Carra, Ispettore della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra per le Catacombe della Sicilia Occidentale, che, con la consueta generosità, in questi anni ha voluto affidarmi la responsabilità dell’indagine stratigrafica nel settore sud-orientale del cimitero, nell’ambito del tirocinio di scavo archeologico per gli studenti dei Corsi di Laurea in Beni Culturali, Beni Culturali Archeologici e Archeologia dell’Università di Palermo. Alle ricerche hanno preso parte attiva le Dott.sse G. Cipriano (galleria XII), D. Morfino (cubicolo XIII) e D. Raia (settori XVI-XVIII). Sono particolarmente grata alla Casa Editrice Antipodes per aver accolto questo studio. * * La documentazione grafica e fotografica qui presentata è tratta dall’Archivio della PCAS. I rilievi, le planimetrie, le sezioni e la restituzione in ambiente Cad sono stati eseguiti dall’arch. Francesco Scirè. *
Salinas 1899. Carra 2006; Carra 2009; Carra 2013; Carra 2014; Carra 2016; Carra et alii 2007; Carra et alii 2009; Carra et alii 2012; Carra, Cipriano 2016; Cipriano 2011-2012; Cipriano 2014; Cipriano, Falzone 2016; Falzone 2014; Vitale 2011; Vitale 2012; Vitale 2013; Vitale 2014. 1 2
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Fig. 2. Villagrazia di Carini. Planimetria generale della catacomba. In rosso il settore sud-est del cimitero (rilievo 2014)
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Catacomba di Villagrazia di Carini. La galleria XII: indagini archeologiche e problemi della conservazione
Fig. 3. La galleria XII dal lucernario P8
Lo scavo del settore sud-est della catacomba è stato condotto negli anni dal 2000 al 2004, nel 2008, nel 2013 e nel 2014. Sotto il profilo metodologico, per ovvie necessità di carattere pratico è stato necessario procedere, come nel resto della catacomba, mediante il progressivo arretramento della sezione stratigrafica fino a una quota che rendesse agevole l’indagine delle sepolture parietali e pavimentali riportate alla luce. Per gli stessi motivi e per la suddivisione della ricerca nel corso di più campagne, anche distanziate fra loro di alcuni anni, le due metà nord e sud del corridoio sono state indagate separatamente. Riteniamo doveroso precisare che i dati di cui ad oggi disponiamo sono da considerarsi del tutto parziali e che molte delle attuali conclusioni dovranno, probabilmente, essere riconsiderate in futuro, dal momento che il livello pavimentale non è stato ancora interamente raggiunto e che la maggior parte delle unità funerarie parietali resta ancora non indagata. Al termine della campagna del luglio 2014, infatti, imprescindibili esigenze di sicurezza hanno impedito la prosecuzione dello scavo in questa regione del cimitero. La rimozione dei forti interri che la ostruivano ha infatti rivelato l’esistenza di un ampio fenomeno di degrado e di distacco del banco roccioso, evidente soprattutto a livello della volta e della parte alta delle pareti, che, se non sarà arginato in tempi brevi mediante adeguati interventi diagnostici e conseguenti, mirate azioni di consolidamento strutturale, non soltanto continuerà a rappresentare un ostacolo per la continuazione della ricerca, ma soprattutto costituirà in misura crescente un rischio concreto per l’integrità e per l’esistenza stessa del monumento3. Un primo rilevamento dei caratteri morfostrutturali del banco roccioso in cui è scavato l’ipogeo è prospettato nel Rapporto geologico preliminare e nel relativo Piano delle indagini geognostiche eseguiti nel 2007 dal Dott. Maurizio Bombace (Dipartimento Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e della P.I.) contestualmente all’avvio di una fase di monitoraggio tramite l’apposizione di vetrini-spia in diversi punti della catacomba. Se, soprattutto a causa delle trasformazioni moderne, apparivano non ottimali le condizioni dei settori più prossimi all’ingresso (gallerie IIII), ancora più urgente veniva considerata la messa in atto di verifiche sistematiche, anche strumentali, soprattutto nelle gallerie più meridionali, dove “scarso” veniva valutato il contributo delle colonne che supportano gli ambienti “ai fini strutturali di sostegno della volta, sia per la 3
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