Tess

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stile

I consigli di Daniela Lanzetti, Ilaria Marelli, Jeanne Perego, Michela Marzano, Catherine Loewe, Melissa Satta, Nancy Brilli, Paola Saluzzi, Angelo Garini, Maria Latella, Valeria Mazza, Ivan Zazzaroni

MODA&CO Snelle o curvy, i trend L’abito che fa dimagrire Al mare con la Pellegrini

ACCESSORI Dai gioielli alle scarpe è tornata la signora (e l’uomo gioca in borsa)

TESS PIACERI In forma a colpo d’occhio Una bellezza senza età, sul filo dell’eros

Esclusiva giorgio ARMANI «A Como le sete migliori di qualità imbattibile»

Supplemento al numero odierno de La Provincia - Non vendibile separatamente - euro 1,30 + il quotidiano





8-9

il sommario Passerella

Le collezioni spiegate dagli stilisti Armani, Missoni, Etro, Versace, Ferretti, Gucci, Givenchy e Pucci: la moda donna che guarda a Como, in prima persona (pag. 10-19).

Guardaroba

I trend e i capi su cui puntare I “must” invernali illustrati da Valeria Mazza, Maria Latella e altri esperti (pag. 8-9). Foulard in evoluzione (pag. 27). Come abbinare borse & scarpe (pag. 20-21). Otto stili per l’uomo chic (pag. 2223). Voglia di tenerezza formato baby (pag. 28-29). Curvy style e un “sì” colorato (pag. 35-39). Grande freddo con look zarina (pag. 45-46-47). Ti senti Eva Kant o Paperina? (pag. 74-75) C’è uno stile che fa per te...

Arte tessile

Il meglio del made in Como Sul filo di una tradizione che anima la couture: i tessuti comaschi più belli e di tendenza (pag. 50/61). L’eros di Miniartextil spiegato da Luciano Caramel (pag. 79) e i tessuti magici di Jole Veneziani (pag. 36-37).

Star bene

28-29

Il piacere di essere a proprio agio

Dieta a colpo d’occhio (pag. 76-77). A casa e in palestra, stretching per tutte (pag. 90). Giardini d’inverno e spazi per ritrovarsi (pag. 68-69-71, 64-65-66). Le Spa dove ringiovanire (pag. 87-89). In crociera con i costumi comaschi indossati da Federica Pellegrini (pag. 91). L’abito antirughe? Eccolo... (pag. 31).

22-23

Persone

Esercizi di stile in prima persona

direttore responsabile

Dettagli

VERA FISOGNI

DIEGO MINONZIO vicedirettore

BRUNO PROFAZIO coordinamento editoriale

Tutto quanto fa tendenza

fashion consultant

Nei gioielli è l’anno del serpente (pag. 97); i capelli si danno un taglio (pag. 95); il trucco si fa naturale (pag. 85); auto per Lady Cabrio e speciali applicazioni... tecniche (pag. 93-82).

progetto grafico

97 16-17

20

La danza della moda di Daniela Lanzetti (pag. 41-42-43); Jeanne Perego e il “suo” Jorge Bergoglio (pag. 48-49); l’amore “per sempre” di Michela Marzano (pag. 80-81); Catherine Loewe, top model per caso (pag. 86-87); lezioni di rinnovamento da Roberta De Monticelli (pag. 98); Paola Saluzzi, autorevolezza che fa notizia (pag. 32-33); Melissa Satta, Titti Brunetta e Nancy Brilli, le signore della porta accanto (pag. 78). Rosy Cafaro, Silvia Girola Roncoroni e Alessandra Rotta, tre comasche alla conquista del prêt-à-porter (pag. 24-25).

37 La Provincia 5

SERENA BRIVIO ANTONELLA CORENGIA collaboratori

Maddalena Ambrosoli, Arianna Augustoni, Luciano Caramel, Marina Caspani, Michele Ciavarella, Davide Ciccarese, Vittorio Colombo, Alexandra D’Amico, Raffaela D’Angelo, Emanuela Donghi, Angela Giaccardi, Silvia Girola Roncoroni, Roberta De Monticelli, Daniela Lanzetti, Marilena Lualdi, Angelo Garini, Richard Louv, Maddalena Magni, Ilaria Marelli, Bernardino Marinoni, Enrico Marletta, Elena Miroglio Paolo Musso, Francesca Noli, Jeanne Perego, Margherita Rosina, Alessandra Rotta, Cristina Scateni, Alessandra Tuia, Alessandro Vitale.



l’editoriale

1.

I

Profumo di donna

n una delle sue riflessioni più acuminate, Sigmund Freud diceva che l’essere amata è per una donna un bisogno superiore a quello di amare.

Chissà se aveva ragione. Noi, nel nostro piccolo, da tempo ci domandavamo con crescente inquietudine che cosa potessimo escogitare per far sì che le nostre lettrici si sentissero amate dal loro giornale. E allora ci siamo inventati un magazine femminile. Un giocattolo tutto loro, finalmente libero dalle notizie di cronaca, di politica e di sport che da centoventi anni costituiscono, invece, la polpa e il sangue della Provincia quotidiana. Una rivista patinata, di cento pagine, pensata da donne, titolata da donne e impaginata da donne. Chi scrive le ha osservate mentre tessevano e ritessevano sezioni, costruivano e smontavano paragrafi, battibeccavano su questa foto o quella griffe con una passione e una competenza pari solo all’incapacità tutta maschile di capire cosa frullasse veramente nelle loro teste – d’altronde lo diceva anche Dostoevskij: «La donna? Solo il diavolo sa cos’è…» – ma con la certezza che alla fine il risultato sarebbe

stato magnifico. Quale speriamo risulti anche a voi, care lettrici. E visto che viviamo a Como, abbiamo pensato che la cosa più giusta fosse dare un cuore tutto lariano al nostro femminile. A partire dal nome, Tess, che richiama certo un celebre romanzo ottocentesco di Thomas Hardy da cui è stato tratto trenta e passa anni fa un ancor più celebre mélo firmato da Roman Polanski, ma che è soprattutto un nome femminile breve, magico, allusivo nel richiamare il vero genio, il vero talento, la vera eccellenza che ha reso la nostra terra celebre in tutto il mondo: i tessuti, il tessile, la tessitura. Donna, lago, lusso, Como, arte, tessuto. Scoprirete una serie di meravigliose storie di aziende che ci rendono orgogliosi - in mezzo a tanta mediocrità - di essere comaschi. Tess è la loro voce, il contenitore grazie al quale esaltare la nobiltà del loro lavoro, il patrimonio della loro storia, i sogni di una filiera ricca di coraggio e di inventiva. Sarà un piacere tessere assieme anche questa tela.

Tess Senza il tessuto, non c’è la moda. Da questa intuizione muove Tess, che racconta le tendenze fashion dell’inverno con una prospettiva tutta comasca. Riflettori, quindi, sulle aziende del territorio che hanno fatto grande l’arte tessile, ma anche commenti di celebri stilisti da sempre in sintonia con il distretto serico e nuove firme, tutte lariane, del prêtà-porter. E, poiché la moda è cultura, tutte le sezioni, dai trend agli accessori, dal benessere alla cucina, offriranno ai lettori idee guida su cui riflettere, nel comune denominatore dello stile. Del Como St le. (In copertina la modella indossa un abito Armani) stile

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(A cura di Serena Brivio) 4 /1 3 1 0 2 O N R E V N -I AUTUNNO

4.

TENDENZE Donna

tailleur

1.

di Maria Latella*

Le donne che lavorano cercano cose carine, ma comode. È finita l’epoca delle veline, alle quali come direttore della rivista “A” non mai dato una copertina. Ho sempre valorizzato personaggi di spessore. La svolta si vede anche nelle collezioni, all’insegna di un certo rigore, che non rinuncia comunque alla femminilità. Vedi il ritorno del tailleur e del tailleur-pantalone. Personalmente amo ingentilirlo con un tocco di colore. Non porto mai collane, l’anello sempre.

4. Tartan con giacca di pelle per Fausto Puglisi. 5. Lana a lisca di pesce per il più severo dei tailleur, firmato Dolce&Gabbana. 6. Tessuto tapestry per l’ultimo bauletto di Prada.

* Giornalista di Sky ed editorialista de Il Messaggero

2.

5. 1. Tailleur in lana con gonna svasata, di Prada. 2. Cappotto in pelle con stampa maculata, di Burberry. 3. Scarpa stringata con o senza tacco, di Fratelli Rossetti. 4. Anello di Le Corone e orecchini in pietre colorate, con lavorazione a mosaico, di Dolce&Gabbana.

6. 3. di Michele Ciavarella*

4.

rigore

Un capo di culto per i mesi freddi? Non ho difficoltà ad indicare il cappotto da uomo in cammello. Tra le proposte al maschile viste in passerella, segnalo quello con colletto in velluto blu di Prada. A dettare l’alternativa, è sempre Miuccia Prada, con il chiodo, capo che si fa notare per grinta e versatilità. Anche al femminile.

* Direttore moda di Leiweb.it

La Provincia 8


cappotto

7. 8.

di Valeria Mazza*

Cult del prossimo inverno è il tailleur pantalone nero da abbinare alla camicia stampata e al pullover. Sopra un cappotto avvolgente, anni ‘50, in tessuto pregiato: si tratta di un capo senza tempo, che vale l’investimento.

* Ex top model, madre di 4 figli

10. 7-8. Cappotti oversize nel classico color cammello o in giallo esplosivo di Max Mara. 9. Tailleur-pantalone in gabardine di lana, Dsquared. 10. La it-bag 2014 di Cèline opta per il rosa caramella.

9.

11.

giacca di Alexandra d’Amico *

Suggerisco 5 capi per l’autunno inverno. La statement jacket: una giacca giusta per rendere unico ogni look. Assolutamente di pelliccia, la borsa per la prossima stagione. Parole e frasi spiritose rendono divertenti le berrette, da indossare nei colori più vivaci. Scritte, scritte, scritte! Collane e bracciali per esprimere il vostro stato d’animo. Puntate, infine, su stivali gioiello: catene, ornamenti e perline decorano i classici biker boots. 12. 13.

* Fotografa, trendsetter a BLINK@ Eyewear Magazine, rubrica “Inspirational Trend”

La Provincia 9

11. Giacca H&M, Paris Show Collection. 12. Stivali di Zara in pelle, con borchie. 13. Braccialetto Asos. 14. Borsa River Island.

14.


Armani La collezione si intitola “Garçonne” ed è ispirata alla figura immaginaria della maschietta. Sono tornato a un tema a me caro, quello del maschile al femminile. giorgio armani

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Armani

«Sono a Como le sete migliori» In esclusiva: «Produrre un abbigliamento di lusso che sia made in Italy lo considero un dovere morale» Il celebrato stilista milanese apre la sezione del prêt-à-porter che più si affida alla creatività lariana di Serena

D

Brivio

a quando il settimanale americano “Time” gli ha dedicato la copertina, definendo il suo stile “gorgeous”, giocando con il glamour delle proporzioni perfette dei suoi capi, Giorgio Armani è considerato lo stilista per eccellenza. Lo è più che mai oggi, in un mondo in cui anche la moda conta sempre più tecnici e sempre meno artisti. Lo abbiamo intervistato, in esclusiva. Qual è l’ispirazione della collezione inverno? E la palette cromatica? La collezione si intitola “Garçonne” ed è ispirata alla figura immaginaria della maschietta. Sono tornato a un tema a me caro, quello del maschile al femminile, puntando su una certa elegante irriverenza che sottolinea la personalità e l’indipendenza della donna. Mi piaceva raccontare l’idea di una femminilità eterea utilizzando una palette illuminata, che potesse abbracciare il giorno e la sera senza nessuna frattura estetica. Alla base c’è il desiderio di evolvermi in una direzione più morbida rispetto ai tessuti rigidi e agli studi sui volumi ampi fatti in passato. Nella costruzione delle sue collezioni, quanto conta l’apporto del distretto serico comasco? Conta molto. Il mio prodotto più alto è interamente Made in Italy, e questo include la scelta dei tessuti. A Como si realizzano le migliori sete al mondo, di una qualità, per disegni e fattura, imbattibile. Quanto è importante per il made in Italy conservare una filiera integra?

Produrre abbigliamento di lusso interamente made in Italy è più che importante, è un dovere morale. È importante infatti preservare il patrimonio di conoscenze, piccole e grandi, tramandate nei decenni. I miei prodotti migliori possono essere realizzati solo in Italia. Ci vorrebbero però delle politiche fiscali e degli incentivi adeguati affinché le aziende possano lavorare senza subire pressioni. Punti di forza e punti di debolezza del comparto. Il punto di forza è sicuramente la flessibilità nei confronti della richiesta dei clienti - quanto a disegni, colori, pattern - e la qualità. Quanto al prezzo, penso che la qualità vada pagata perché è l’unico modo per mantenerla. Quest’anno ci sarà una donna più forte Più forte, certamente, ma anche più irriverente e per questo molto seducente. Come si può indossare una giacca maschile senza rinunciare alla propria femminilità? Non è il capo in sé a rendere una donna più o meno femminile, ma l’atteggiamento, il modo di porgersi. Sono la grazia naturale, la gentilezza, qualche piccolo vezzo a rendere femminilissimo anche un capo come il blazer: indossandolo a pelle, magari, o con un piccolo cappello. Penso che una donna sappia sempre cosa la rende più

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seducente: è un fatto istintivo. Le donne hanno bisogno dell’abito per svolgere il loro ruolo sociale? Il loro ruolo nella società è ormai assodato, e non sono certo gli abiti a doverlo definire. Le donne, che oggi non devono più lottare per mostrare di avere un valore pari a quello degli uomini, sono più propense a fare emergere i tratti più delicati o inattesi della propria personalità. Dovendo scegliere, qual è il capo assolutamente da comprare per aggiornare il guardaroba? I pantaloni da garçonne con le bretelle che creano una pettorina: un outfit nuovo e trasversale, perfetto la sera con un top, come di giorno sotto la giacca. Borse e bijoux... Pochi, piccoli, scelti sempre in accordo con il look, senza mai esagerare. E una borsa a mano dalla forma geometrica, addolcita dal piccolo manico. Per una serata speciale... Un paio di pantaloni ricamati, a creare un effetto di luminosa gessatura, con un top di velluto nero: una mise essenziale, ma elegantissima. Gli errori da non fare mai? L’errore fondamentale - e questo vale per la donna, ma anche per l’uomo - è quello di non conoscersi e scegliere quindi abiti che non ci rappresentano. Il secondo, che è strettamente ricollegato al primo, è quello di riconoscersi in uno stile che non ci appartiene. Infine, bisognerebbe smettere di credere che basti la moda di stagione per cambiare la vita: la vera eleganza è duratura, non passa mai. Re Giorgio Giorgio Armani è nato a Piacenza: la sua prima collezione risale al 1975. Il 5 aprile 1982 conquistava la copertina del settimanale Usa “Time”. Nel 2014 compirà 80 anni.


Versace Mi sono chiesta come si potrebbe definire oggi il nuovo punk. La risposta è in questa collezione. Ăˆ sexy, forte, coraggiosa e carica di energia. In breve, rappresenta l’essenza di Versace e punta dritta al futuro. donatella versace

New Punk

L’autunno-inverno di Versace prevede proporzioni estremizzate, per creare un contrasto tra silhouette ridotte e forme oversize. I tailleur sono ristretti e indossati sotto a cappotti con le spalle ampie. Sul fronte dei materiali, si va dal vinile lucido alla seta, nei colori nero, rosso, bianco o giallo. Gli stivali sono alla coscia o borchiati fino al polpaccio, mentre le borse a tracolla con la catena in argento mescolano visone a dettagli in metallo super punk. La Provincia 12


Gucci La donna Gucci della collezione autunno-inverno è algida e sexy, spezza il rigore con attitude e vezzi da femme fatale. Indossa abiti dalle forme scultoree ed essenziali, di una graficità pura ma li contamina con dettagli estremi. frida giannini

contrasti in nero

La collezione autunno-inverno gioca sui contrasti. Le silhouette eleganti dal sapore couture sono declinate in materiali forti e inaspettati, tipici della tradizione Gucci, e abbinate ad accessori ispirati all’estetica fetish dello scultore e artista Pop britannico Allen Jones. La palette colori si compone di purple wine, ruggine, verde muschio e celeste carta da zucchero che interrompono e giocano con il nero. Preziose le lavorazioni: pelle liscia o effetto crackle, pitone, cavallino, persiano, seta, lana bouclè, pizzo di lana, pied-de-poule e Principe di Galles sono ri-lavorati in varianti sfumate e con fili di lurex. La Provincia 13



Etro La collezione autunno-inverno racconta un viaggio nel tempo e nello spazio. Gli abiti sono ricchi di suggestioni che vanno dalle porcellane sovietiche ai mandala tibetani, dalle vetrate gotiche agli scialli indiani. Tutto però è delimitato dal nero, che si distorce e si sovrappone producendo inediti effetti minerali e tridimensionali, che ricordano la Op Art. L’apporto del distretto serico nelle nostre collezioni? È per noi fondamentale. Stampiamo tutti i nostri tessuti nel territorio comasco e spaziamo dal velluto al jersey fino alla seta, senza dubbio la fibra tessile che meglio ci rappresenta e che valorizza al massimo i nostri disegni. veronica etro

donne che si distinguono

Colori brillanti definiti dal nero sono protagonisti della palette cromatica. La donna Etro si veste di stampe e di colori: è forte e sicura per definizione, ama distinguersi con eleganza senza lasciarsi troppo condizionare delle mode del momento. Dovendo scegliere, il capo assolutamente da comprare per aggiornare il guardaroba? «Una sciarpa stampata di cachemire leggerissimo per dare un twist anche ai look tinta unita», è il consiglio di Veronica Etro. La Provincia 15


Missoni

La forza dell’identità Angela Missoni : «Guardo sempre a una donna forte Le difficoltà ne fanno emergere la consapevolezza» La filiera tessile? «La ritengo fondamentale per conservare l’esclusività del prodotto moda»

A

ngela Missoni, direttore creativo della collezione donna di Missoni - azienda che ha celebrato, nel 2013, i 60 anni di attività - ha mandato in passerella una donna decisa, autorevole, riflessiva. Da sempre vicina al comparto tessile comasco, la stilista fornisce un’analisi puntuale dei trend, della filiera, delle scelte a cui orientarsi per un guardaroba di valore. Signora Missoni, quali temi ispirano la collezione? Il comfort e la sensualità di underwear e loungewear. Slip dress, dressing gown, tute da casa. L’eleganza libera e languida di modelli che scivolano sul corpo, movimentati da alti spacchi e inaspettate scollature, caldi, voluttuosi e impalpabili come pashmine. I colori che si impongono? Tonalità perlacee, brinate, dal bianco al grigio al rosa, che interagiscono con innesti più aggressivi, esistenziali, metropolitani di grigio cemento, acciaio, alluminio. La dinamicità di lavorazioni a piccoli pattern che digradano al tinta unita. Il comparto tessile su quali punti di forza e di debolezza poggia, a suo giudizio? È fondamentale per conservare un pieno controllo sulla qualità e sull’esclusività del prodotto moda. Nonché per garantire vitalità e internazionale competitività ai nostri know-how. Punti di forza: esperienza radicata nella tradizione, ingegno, cretività, modernità, culto dell’innovazione. L’heritage (l’eredità della tradizio-

ne, ndr), per chi ha la fortuna di averlo è un valore aggiunto nella comunicazione. In passerella sfila una donna forte... La mia è sempre stata una donna forte, direi piuttosto che i tratti complessi, difficili della realtà di oggi hanno un po’ pregiudicato gli aspetti più esteriori, estetizzanti, esuberanti di quella forza, rendendola intima consapevolezza. Come si può indossare un capo maschile senza rinunciare all’identità di donna? Facendolo interagire con accessori estremamente femminili. Scarpe alte e sexy. Gioielli o bijoux spettacolari. Sciarpe o foulard di seta colorata. Giocando con le proporzioni: oversize i pantaloni e sottotaglia, corta e aderente la giacca. O viceversa, oversize la giacca, indossata come una camicia, con le maniche arrotolate e una piccola cintura stretta in vita, su leggings o pantaloni molto aderenti. Quanto conta l’abito nel ruolo sociale femminile? Il nostro tempo ha rotto le demarcazioni tra identità e ruolo, rendendo l’abito un attributo e un contributo espressivo ineludibile, uno strumento di comunicazione a largo raggio. Dovendo scegliere, a quale capo rivolgersi per un guardaroba contemporaneo? La gamma di possibilità è ampia. Può essere il capo spalla, che Missoni propone quest’anno morbido, leggero, fluttuante come un cardigan, con le chiusure a nastro

La Provincia 16

invece dei bottoni che accentuano la versatilità e permutabilità del suo disegno, modificato non stop dall’ambiente circostante e dai movimenti del corpo. Ma possono anche essere calze nere di maglia, che, concepite come collages di piani diversi, opacità e trasparenze, punti rasati e a rete, costituiscono una nota sofisticatamente radicale, aggressiva, accentuando l’unicità degli insieme. Quali consigli per gli accessori? Borse ampie e comode per il giorno, accuratamente studiate nelle coniugazioni di pelli preziose, tonalità, finiture. E piccole preziose clutch, in pelle o tessuto laminato e plissettato per la sera. I gioielli sempre distintivi, spettacolari e unici come opere d’arte o di design, eccentrici nel disegno o interessanti per l’uso inaspettato di materiali, tecniche, luci e colori. E il look per una serata speciale? Applicazioni di micropaillettes o ricami all-over, che tridimensionalizzano il tessuto, arricchicchendolo di luce e movimento. I passi falsi da evitare? Evitare le complicazioni, le ridondanze, il sovraccarico in tutte le sue forme e possibili espressioni. Quella dei mix e delle stratificazioni è un’arte che bisogna essere certe di conoscere. Serena Brivio

Accessorio di punta La borsa in tre colori, a mano o a tracolla, è un must della collezione Missoni 20132014.


Pucci La Pucci Girl ama la bellezza e l’ottimismo. peter dundas

OTTIMISMO STAMPATo

La collezione illumina l’inverno con una palette chiara e solare, post crisi. Protagoniste le stampe anni Sessanta, ripresi dagli archivi della storica maison fiorentina.

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Ferretti È finita la stagione degli show, è tempo di un’eleganza semplice, discreta e leggera. alberta ferretti

LA SIGNORA è TORNATA

In linea con lo spirito del tempo, le forme della collezione Alberta Ferretti autunno-inverno scolpiscono la silhouette con velature gentili, quasi sussurrate. Tutta la collezione è all’insegna di una femminilità romantica, avvolta in chiffon, pizzi, tulle, velluti che rimandano alle eroine vittoriane. La palette è dominata dal bianco, dal nero, dal verde muschio, dal viola intenso e dal rubino. La Provincia 18


Givenchy

Pucci

Una donna dark che non rinuncia ai fiori.

La Pucci Girl ama la bellezza e l’ottimismo.

riccardo tisci

peter dundas

Punk neo romantico

energia STAMPATa

La collezione invernale di Givenchy mischia punk, rock a romantiche stampe floreali e stampati tartan, con qualche sorpresa desunta dai cartoon di Disney. Gli outfit sono pensati per una donna forte e sensuale, che elegge a materiali cult di stagione, pelle nera, voile e velluto.

La collezione illumina l’inverno con una palette chiara e solare, post crisi. Protagoniste le stampe anni Sessanta, riprese dagli archivi della storica maison fiorentina.

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a cura di anna piazzi

décolleté

grigio ma non troppo Il tweed di Miss Agata (Dolce&Gabbana) per il sandalo di Bata.

EFFETTO NOTTE La décolleté di Café Noir si abbina alla borsa a bustina in pelle, di H&M.

Fringe benefits Décolleté scamosciata con plateau (H&M) e borsa Braccialini in pelle di camoscio, a frange.

ALBA CHIARA Décolleté con cinturino asimmetrico, di Zara, con borsa Dior in pelle.

Che freddo fa

tronchetti

Tronchetti decorati in pelliccia, di Fendi e borsa in ecopelle di H&M.

BACI Tacco a punta per i tronchetti a stiletto di Café Noir da abbinare alla Miky Bag di Tod’s disegnata per Rania di Giordania.

PIOTERE AL COLORE In camoscio cobalto il tronchetto zeppato più originale della stagione, di Bagatt, da accostare a una delle borse Baldinini, in camoscio.

Bosco d’autunno In pelle, color Burgundy, gli stivaletti di H&M, perfetti con la borsa in pitone di Dolce&Gabbana.

stringate

E LUCE FU Stivaletti in pelle di Promod e shopper di Zara.

UN CLASSICO Scarpa scamosciata di Nero Giardini, da abbinare a borsa di Missoni.

RIGORE ESOTICO Francesina in pelle con dettagli in pitone, Fratelli Rossetti; con pochette in pitone di Gothique.

GIOVANILE Scarpa Derby con plateau, in pelle, dei Fratelli Rossetti, con borsa della linea “Cartoline” di Braccialini.

AL PASSO con una forte identità

Una scarpa per tutte le occasioni. Purché sia ben costruita, in materiali robusti e di qualità: se i maggiori stilisti puntano a mix in cui il tessuto e i decori (si pensi solo a Dolce&Gabbana) la fanno da padrone, il trend forte è quello di un ritorno al classico. Tacchi meno vertiginosi, plateau ridotti, molti stivali e tronchetti. Anche i mocassini, in tutte le declinazioni possibili, riconquistano terreno. Le borse? Si adeguano… (Anna Piazzi) La Provincia 20


stivali amazzone Per gambe diritte e snelle, con caviglia piccola, ideale il gambale di Zara, con la it bag a quadretti di Prada.

ANNI ‘60 urban chic Cuoio invecchiato per i boots di Simona Barbieri, abbinabili alla shopper in tessuto Army di H&M.

Arrivano a metà coscia i gambali di Strategia. Borsa a frange in pelle di H&M.

mix grintoso

sandali

Per i sandali rossi di H&M, in ecopelle e tessuto, borsa che sa di Sicilia, con i mosaici di Monreale. Di Dolce&Gabbana.

mediterranei Sandali con plateau, pelle e tessuto, di Dolce&Gabbana, con borsa in pelle lucida e manico dei Fratelli Rossetti.

hollywood party Per i sandali da sera “Esterine” di Aldo, con dettagli in metallo dorato, pochette ricamata, di Zara.

oro e argento

aria d’oriente Ankle-boot di Perrone, in velluto e ricami dorati, abbinabile alla busta in perline dorate di H&M.

come re mida

principesca Sandali in pelle e Swarosky di Jimmy Choo; mini-clutch di Alexander McQueen.

Solo una custodia dorata di Marc Jacobs per lo smartphone accompagna i mocassini incrostati di glitter dorati, di Miu Miu.

Francesca Versace in viaggio con Bric’s Ha un cognome famoso, Francesca Versace, figlia di Santo e stilista - con il progetto “Travel Sense” - per l’azienda di pelletteria comasca Bric’s, di Olgiate Comasco. Il concept prende forma dall’interazione tra due interpretazioni del viaggio: quello personale di Francesca, nomade per passione e professione, e quello di Bric’s che, fin dal lontano 1952, ha fatto del viaggio il suo core-business. Cornici e fregi si sovrappongono in un gioco di colori dal grande impatto grafico. Tre le varianti proposte, una giocata sui colori del blu/ arancio/panna/verde e due più invernali: una spazia dalle nuances del prugna con toni di grigio e rosso, l’altra si presenta con le calde sfumature cognac moro. (Accanto La eProvincia 21 alcuni modelli di Francesca Versace)


a cura di anna piazzi e SERENA BRIVIO

GIOVIN SIGNORE Giacca in velluto, su completo-vestaglia, di Alexander McQueen. Borsa Bric’s Travel, in pelle.

NEW CLASSIC Completo quadrettato, in lana, di Fendi. Da abbinare alla Michael’s Bag di Louis Vuitton.

Noblesse oblige

CASUAL

Motivo old China per la giacca da sera di Louis Vuitton. Borsa in pelle rubino di Prada.

Rivisitate e corrette, le geometrie anni Ottanta, si rivedono nell’uomo chic di Armani. Borsa Armani in cotone, con scritta.

UOMINI che giocano in borsa S’impone un guardaroba contemporaneo, per i mesi invernali: linee classiche, pantaloni alla caviglia, a sigaretta, materiali di gran pregio, una palette cromatica orientata al rosso, con alcune variazioni significative sul tema. Il lusso contagia soprattutto le giacche, con profusione di damaschi da gran sera, spesso portati anche in ufficio. L’accessorio più fashion? La borsa. Così trendy e capiente che potrebbe piacere molto alle signore. Maschi eleganti, siete avvisati.... (Anna Piazzi) La Provincia 22


NEL CLAN

Tartan scozzese, in lana

e seta, per l’highlander di Vivienne Westwood. Borsa coordinata, sempre della stilista UK.

GIOVENTù BRUCIATA

SOL LEVANTE

Riedizione dello stile di James Dean, nel completo con giacca in pelle, di Ferragamo. Borsa Dolce&Gabbana.

Collo alla coreana e stampe “giap” nella giacca di damasco di Etro. Borsa in rettile, Dsquared.

«Non toglietemi il completo blu!» di Ivan Zazzaroni*

CORAGGIOSO Serve un gran fisico e carattere per indossare il completo in pelle di Dirk Bikkembergs. Borsa Benetton.

borsalino

SAMSONITE

La moda evolve, ma l’eleganza per me resta il completo blu sartoriale, su misura, con camicia bianca e cravatta nella stessa tinta dell’abito. Lo considero un passepartout per ogni occasione. L’uomo più elegante del calcio? Roberto Mancini, ex bomber diventato uno dei più * ricercati allenatori. Il più “coatto”? Balotelli e, con lui, tutti quelli che si “increstano”. *Giornalista sportivo e giudice di “Ballando con le stelle” di Raiuno

TOD’S


TRE STILISTE

1. Cappottino tre quarti a doppio petto svasato, con tessuto operato, di Rosy Cafaro. 2. Abito con finezze sartoriali che evocano linee rococò, di Rosy Cafaro. 3-4. Pochette in pitone cromato e borsa in pelle di Alessandra Rotta. 5. Miniabito e sciarpa di Silvia Girola Roncoroni, in cachemire e fili d’argento.

con animo glam

Alessandra Rotta, Rosy Cafaro e Silvia Girola Roncoroni Tra accessori, abiti e maglieria una ricerca tutta comasca che sorprende e conquista la ribalta del prêt-à-porter

2.

1.

Elaborazione grafica di Antonella Corengia

3.

5. 4.

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I profili

Alessandra ROTTA

Rosy CAFARO

Silvia Girola RONCORONI

N

N

S

CHI è stilista di borse PRODUZIONE a Como IL BRAND Alessandra Rotta

CHI è stilista, disegna collezioni donna PRODUZIONE in provincia di Como IL BRAND Ventisettebi

elle forme, la percezione ottica della linea archittettonica esalta l’accessorio, che emoziona fin dal primo sguardo. L’estetica è pulita, squadrata e lineare ma ricca nei dettagli e di materiali preziosi. Nella ricerca dei materiali mi oriento al pellame dipinto a mano da esperti artigiani, degno di un prodotto che intende distinguersi. Propongo il coccodrillo e il fascino delle sue alchimie, con tinte accese e vibranti, fantasie bicolori, cromie energetiche per un inverno non convenzionale, per una donna che vuole sperimentare con il proprio look e non passare inosservata. Ecco, quindi, vitelli spazzolati, pelli esotiche pregiate, velluti di seta damascati dai colori cangianti, pellicce dai disegni insoliti ci sorprenderanno e renderanno i nostri accessori dei fedeli alleati per risplendere al meglio nei freddi mesi invernali. La borsa che propongo è pratica sul fronte operativo, decisamente capiente e dotata di tasche interne e tasca cellulare. Nata per la sera, è però di giorno che il suo glamour risalta di più. In linea con il minimalismo contemporaneo, è abbinabile ad ogni outfit, perfetta per il look metropolitano e allo stesso tempo dal tocco ricercato per un evento glamour.

ella collezione “Ventisettebi soft couture” la moda, punto d’incontro tra l’inclinazione a uniformarsi e il desiderio di distinguersi, si fonde con lo stile. «Le mode passano, lo stile resta», diceva Coco Chanel. E così, la donna che veste “Ventisettebi” non si identifica nelle tendenze del momento, ma vuole indossare un prodotto assoluto e senza tempo. Un “distillato” del cambiamento continuo delle passerelle. Gli abitini della nuova collezione inverno strizzano l’occhio alla silhouette anni ’50: lane pettinate dai toni pastello, fili lamè, oro su toni avorio, fino al più classico black. Il pantalone, come la gonna, alza e mette in risalto il punto vita. Si abbina a camicie dai toni make-up e a maglie che rubano lo stile alla più classica delle felpe. Il richiamo ai motivi delle carte da parati, e ai damascati floreali, caratterizzano gli jacquard con cui sono stati realizzati i cappottini bon ton di ispirazione “Colazione da Tiffany”. In “Ventisettebi” il modello dei volumi contiua, come nelle stagioni precedenti, ad accompagnarsi al modello dei valori. La collezione presenta un maggior numero di capi realizzati con filati new life, ecosostenibili, per dare forma a una moda sempre più attenta all’ambiente in cui viviamo.

alessandra rotta

rosy cafaro

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CHI è stilista di maglieria couture PRODUZIONE a Como IL BRAND Lace

entendo la parola inglese “lace” ci viene in mente la sua traduzione italiana: pizzo. Ma a Como usando questo termine ci si riferisce prima di tutto al marchio creato nell’ottobre del 2002. L’etichetta è nata quasi per caso: infatti “Lace” è l’insieme delle iniziali dei nomi dei suoi quattro figli, Laura, Alice, Carlo, Elena. Inizialmente la produzione e la vendita si concentravano molto sulla maglieria realizzata con filati naturali quali cachemire e merinos, ma in seguito sono stati inseriti altri brand e ora si possono trovare anche cappotti, giacche in pelle e pashmine. In particolare per la collezione autunno/inverno 2013 è stato creato un filato speciale 100% naturale, di finissimo cachemire e prezioso argento, che avvolge il corpo in un delicato abbraccio. Il nobile metallo con cui è fatto favorisce la circolazione del sangue, dissipa le cariche elettrostatiche e protegge dalla pioggia impedendo alle gocce di penetrare. Originali sono anche le t-shirt realizzate in fibra di latte, un tessuto leggero, soffice e trasparente come la seta, con proprietà antibatteriche e capacità di traspirazione.

silvia girola roncoroni



Il foulard si rinnova

Indossato come sciarpa o tocco couture imperversa nelle collezioni donna e uomo A Parigi Vuitton s’ispira allo street-style, mentre Gucci rivede il classico bon-ton NUOVI DISEGNI

Sono un mix tra street-style, tradizioni orientali, graffiti metropolitani e disegni astratti. I DESIGNER

Per reinventare i foulard Louis Vuitton s’è affidato all’indonesiano Eko Nugroho, all’inglese Eine e all franco-tunisino El Seed. BON TON

Il foulard più trendy si associa alla borsa, per dare colore a un guardaroba in cui prevalgono i toni scuri e uno stile neo-punk.

COME SI PORTA

Attorno al collo, come una sciarpa svolazzante. Sopra uno sweater o un golf con scollo a “v”. DA COORDINARE

Sì a cinture colorate (sopra, un modello Desigual) se il foulard è monocromo. Evitare di mescolare troppe fantasie. Perfetto un grosso anello d’argento o braccialetti di metallo come ferma-carrè. La Provincia 27

Pensiero astratto di Anna Molteni

Il progetto AM Abstract è una raccolta di immagini fotografiche, frutto di una continua ricerca personale sul tema dell’astratto, nato senza avere la necessità di un riscontro commerciale. Solo in seguito ho pensato potesse essere interessante sperimentare il forte impatto estetico degli scatti riproducendoli su supporto tessile. Scegliere la seta è stato naturale, riquadrare l’immagine in un carré, immediato. Il risultato: prima folgorante, poi incoraggiante. Quei toni densi erano ricchi di suggestioni, con rimandi quasi onirici. La sensazione è facilmente comprensibile: macchie di colore dinamiche nei nostri occhi chiusi, dei bagliori indefiniti. È nata così. AM Abstract SS13. L’inaspettato riscontro ha fatto crescere l’energia per presentare la stagione successiva, ancor più strutturata. La collezione Fall/Winter 13, è composta da “classici” rivisitati della stagione precedente, che accompagnano le nuove corpose sciarpe in pura lana e le impalpabili in misto cashmire.

Alcuni capi della collezione di AM Abstract di Anna Molteni, pensata e prodotta interamente nel distretto comasco.


Y B A B o d n o ero m di Vera

Ten

di Maddalena Ambrosoli*

P

er questa stagione invernale 2013/14 vengono proposti tessuti quali il jersey e la felpa, utilizzati non solo per i capi basic ma anche per gli abitini da bambina, per gli accessori dei bébé come le scarpine e per capi passepartout. Molto richieste per i maschietti sono sempre le t-shirts con stampe particolari (evitando i troppo inflazionati personaggi dei cartoons) e non troppo colorate. Il marchio spagnolo “Bobo Choses”, uno dei brand di maggior interesse, propone per esempio chitarre, trombe, ombrelli e altri disegni legati al mondo della musica in chiave nostalgica. Per le bambine sono molto apprezzate le stampe liberty o i quadretti Vichy, sempre di più in colori diversi dal classico rosa: malva, fango, verde bosco, bluette da abbinare alla maglieria e da portare anche tutti i giorni con leggings e calzamaglie a coste dai colori autunnali. Molto amata anche la maglieria ma con forme più moderne e disegni divertenti, il marchio americano “Oeuf be Good” propone capi in morbida baby alpaca, tutine, pullover e abitini con dettagli particolari come forme di animali o particolari ironici. Il mondo del baby punta su completini spezzati da poter poi riabbinare a piacimento, forme a kimono che ricordano lo stile giapponese molto comode da indossare nei primi mesi di vita perchè aperti sul davanti e corredati da una serie di accessori come sacchi nanna, molto usati nel Nord Europa, acque di colonia per mamma e bambino, bavaglini e portaciucci. Archiviata la solita palette rosa e azzurro anche per i più piccoli! I colori maggiormente richiesti rimangono i neutri, decisamente più unisex, dalle tonalità più classiche come il panna fino a toni più scuri quali il grigio antracite e il prugna. * Buyer e stilista comasca La Provincia 28

Fisogni


10 coccole da indossare

1.

1.

3. 1-2-3. Abitino con tasche a cuore, giacchina con orecchie da asino e tutina con muso da coniglio, tutto 100% baby alpaca by “Oeuf be Good�

2.

4.

5.

4. Tutina in ciniglia di Twin-Set Girl 5. Tutina a maniche lunghe, di cotone felpato, by Stella McCartney 6. Tutina in cotone felpato di Noch Mini Kids

6.

7.

7. Piumino per bambina di Oviesse 8-9. Camicia a quadretti, cardigan di cotone e pantaloni di velluto cinquetasche. Felpa con fiori applicati e bermuda di velluto liscio, per bambina, tutto Il Gufo

10.

8.

9. 10. Piumi in technicolor, unisex, di Benetton

Cardigan e tutina di Chicco La Provincia 29



Arriva l’abito ANTIRUGHE È arricchito con principi attivi quali retinolo e ceramide, il tessuto più tecnologico e ad alta vestibilità dei mesi invernali La stilista comasca Redaelli ne fa materia di haute couture

A sinistra: il completo in Sensitive® Ultralight Firming con effetto idratante; un modello in maglia processo Dinami-Tecs della collezione Autunno/Inverno, con effetto “shaping”.

di Vera Fisogni

C

he l’abito faccia belle, è il sogno di tutte le donne. Ma trovare fibre capaci di idratare e di trasmettere nutrienti - e che promettono «proprietà rassodanti e antirughe», non può che stupire. «Nessuna magia», spiega Roberta Redaelli, stilista comasca, che per la collezione autunno-inverno di haute couture impiega il Sensitive® Ultra light Firming di Eurojersey. «Grazie a un processo innovativo il tessuto viene arricchito con ingredienti attivi come retinolo, ceramide e acidi grassi, poi rilasciati sulla pelle», puntualizza la stilista, i cui capi vestono manager e principesse di tutto il mondo. «Finora la fibra è stata impiegata nell’intimo - continua Redaelli - Noi siamo i primi a proporla nell’abbigliamento». Secondo i dati forniti dal brand comasco, il 95% delle donne che hanno sperimentato il tessuto, ha notato una pelle più soda ed elasti-

ca in 28 giorni. Fuseaux e maglie che coprono dal collo al polso, con funzione di sottogiacca, entrano nella collezione “In Prospettiva” con un impatto che ricorda il jersey di seta, seguendo le forme del corpo. «Nata per lo sportswear, l’ho impiegata in abiti couture con tagli “a vivo” - aggiunge la stilista comasca - : senza orli cuciti». Nel segno dell’innovazione anche la tripla organza e un suggestivo jacquard su cui si imprimono motivi ispirati all’arte, quali il Teatro Olimpico di Vicenza del Palladio, che si fonde a scorci del quadro “In Prospettiva” della comasca Ester Negretti. La Provincia 31

Qui accanto: total look Roberta Redaelli fotografato, come gli altri abiti della collezione, dal comasco Guido Taroni.


PAOLA SALUZZI di Serena Brivio

AUTOREVOLE CON CLASSE

T

ra i volti più apprezzati della tv di informazione, la giornalista Paola Saluzzi, 49 anni, conduce su Sky, dal lunedì al venerdì, il programma di attualità Sky TG 24 Pomeriggio, per il quale è stata premiata la scorsa estate con il Grand Prix Corallo Città di Alghero. Bella e intelligente, è riconosciuta maestra di stile. La incontriamo a margine del convegno economico-finanziario Ambrosetti di Cernobbio. Signora Saluzzi, qual è lo stile di una donna che fa televisione? C’è l’idea che debba apparire maschile per essere presa sul serio... Non è l’abito che rende credibili. Marisa Bellisario, una delle prime grandi manager italiane, si presentò al primo consiglio d’amministrazione in giacca e gonna rosa. Credo che

lo stile mascolino aiuti nel nostro lavoro solo ad essere più veloci. Se devi rincorrere qualcuno, in pantaloni e scarpe basse ce la fai e magari arrivi prima degli altri. Nell’ultima campagna elettorale Ilary Clinton, una delle più influenti donne del mondo politico, ha rifiutato di posare per la copertina di “Vogue America” per non sembrare troppo femminile Io l’avrei consigliata diversamente. Con Michelle Obama anche l’immagine della Casa Bianca è cambiata: voterei subito come presidente una come lei che si fa fotografare nell’orto a zappare. Si può essere autorevoli, a mio giudizio, anche in grembiule. Però sono tornare le giacche con le spalle imbottite da power woman...

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7 pezzi che fanno notizia 1.

3. «Il rosso simbolo della vita, il panna colore dell’anima e il cipria che va con tutto». (Borsa Gucci, prezzo a richiesta; custodia per iPad).

3. 2.

1. «Per gonna e abiti, la mia linea Maginot è a metà o addirittura sotto il ginocchio». (Gonna laccata, H&M). 2. «I tacchi? Anche 15 centimetri, però nascosti sotto il pantalone». (Décolleté in pelle, cinturino e open-toe, Louis Vuitton, prezzo su richiesta).

4.

5.

6.

7. 4. «I capelli? Ultimamente li tengo legati». (Dalle sfilate autunno-inverno 2014). 5. «Adoro il classico tubino nero, illuminato da un gioiello». (Vestito con cerniere, di Zara). 6. «Per il trucco applico un fard leggero e tantissimo mascara». (Make up Chanel; www.chanel.com) 7. «Gli accessori completano sempre il look» (Occhiali Recon Jet).

Ha presente Katharine Hepburn che faceva capitolare gli uomini ai suoi piedi in giacca, camicia e cravatta? Come si può rendere più femminile un tailleur pantalone? Basta un orecchino, un bracciale, una spilla. Mai mettere troppe cose insieme. Come diceva Coco Chanel: «Less is more». Quanto si può concedere alla femminilità in video? Il mio motto è “pettinare con le ciglia” il proprio intervistato: espressione dolce e polso di ferro. Se il dibattito s’infiamma, in qualche caso bisogna cambiare tono, più deciso e maschile, per riportare la calma in studio ed evitare che la situazione degeneri. Si veste in base agli impegni o agli ospiti della giornata? Se devo parlare di un cataclisma o di una tragedia non indosso gioielli, mi sembra così di partecipare al lutto di chi soffre. Griffato o low cost? Stilista più amato? Compro di tutto. Gli abiti che indosso in tv o comunque nelle occasioni speciali sono dalla sartoria Tramontana di Sorrento: fatti su misura per slanciare la silhouette e nascondere i difetti. Lo stilista? Armani è un grande. Le piace fare shopping? Naturale, come a tutte le donne. Deve essere però una piacevole cura per lo spirito, niente di compulsivo. Tornando al tema dell’intervista: è davvero finita l’era di quelle che fanno carriera con ammiccamenti sexy? Questo è un momento di grande sobrietà, che guarda più al contenuto che alla forma. La Provincia 33



Se la forma è sostanza Tagli tattici, materiali hi-tech, colori accesi La riscossa della moda curvy per donne vere .

La top model taglia 44 Kate Upton su Vogue America di giugno. Sotto: Microfibra per le culotte push up di Body & Co e pizzo per il modello di Galbante.

1.

di Elena Miroglio *

L

e taglie forti non devono essere ghettizzate, la moda deve stare al servizio della donna, non viceversa. Non ha senso che sulle riviste patinate compaiano dive o altre protagoniste dello showbiz “ritoccate” al photoshop, bisogna riportare d’attualità bellezze autentiche, non “vituali” che diventano falsi miti. Il made in Italy non deve continuare a omologare, ma valorizzare le diversità. È lo stesso mercato a chiedere di andare in questa direzione: basti pensare che in Italia il 35% della clientela veste oltre la 46. E la taglia più venduta è la 44, mentre continuano a sfilare ragazze sempre più giovani e magre. Forte appoggio anche allo stampato, che esalta il fascino e la personalità. Colori forti e disegni, il messaggio che trasmetto attraverso la collezione “For.Me” di Elena Mirò è forte e chiaro, non sono assolutamente tabù per le curvy. (Testo raccolto da Serena Brivio) * Stilista

2.

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1. Giaccone in panno di lana, con collo di pelo, su abito smanicato coordinato di Marina Rinaldi 2. Jeans shaping e blusa in cotone, tutto di Fiorella Rubino 3. Gonna a 6 pannelli per l’“egg dress” di Elena Mirò

3.


LA MOSTRA

di Bernardino Marinoni

Jole, la signora dell’alta moda Una mostra ricorda il genio della Veneziani emblema del lusso e dell’alta società anni ’50 Tra le sue clienti vip anche Callas, Dietrich e Bosè

S

i cominciò a parlare di alta moda - il futuro “made in Italy” - negli anni Cinquanta, quando maturò la collaborazione tra industriali tessili e sartorie italiane. Se dall’estero grandi stilisti - Dior, Givenchy - commissionavano a Como tessuti innovativi grazie a nobilitazione, tintura, stampa e finissaggio in grado di aggiungere valore al prodotto attraverso l’attività di trasformazione chimica del capo, il collegamento tra un comparto e l’altro si manifestava come specificità della filiera italiana stabilendo un rapporto con l’industria tessile pubblicizzato dalla “carovana della moda”, con abiti indossati da modelle a bordo di vetture Alfa Romeo, che andava da Milano a Vicenza passando per Como e Venezia. Dalle fotografie che corredano la mostra milanese dedicata a Jole Veneziani - “Alta moda e società a Milano” - perviene l’eco della prima affermazione dell’“Italian fashion”, immagine di una moda emergente con spicco della stilista, milanese d’adozione, tra i suoi profeti. Abiti d’epoca, bozzetti, fotografie

La sarta e stilista Jole Veneziani (1901-1989) e alcune immagini della mostra, in corso a Villa Necchi Campiglio, a Milano, fino al 24 novembre.


Promosse i tessuti del Made in Como Nel dopoguerra Jole Veneziani fu una delle più strenue promotrici del sodalizio tra i tessutai italiani (non solo comaschi) e la nascente moda italiana. Fin dalle prime sfilate di Palazzo Pitti, ogni azienda lariana fu accostata a uno o più partner nel mondo della moda, cui fornire i tessuti adatti a confezionare gli abiti che poi sfilarono sulla passerella fiorentina. Era una sinergia intelligente che permetteva ai produttori tessili di farsi conoscere e ai sarti di poter avere bellissimi materiali a costi ridotti o addirittura gratuitamente. Nei primi anni di Pitti addirittura venivano ideate collezioni

di Margherita Rosina*

apposite, che non sfilavano sulle passerelle ma venivano mostrate ai buyers, che miravano a esaltare le potenzialità dei tessuti italiani. Veneziani in particolare collaborò con Giuseppe Scacchi (una ditta non più in attività, ora i suoi archivi sono presso Fiorete di Fino Mornasco), Filande e Tessiture Costa, Taroni (l’archivio Taroni ha ancora delle bellissime foto di abiti Veneziani con tessuto Taroni, scattate da Ugo Mulas). Nella mostra a Villa Necchi, nella stanza dove sono esposti i bozzetti, accanto al disegno di un abito da cocktail con la gonna a palloncino, si legge un’annotazione «taffetas nero di Bernasconi», indizio di un’altra col-

laborazione certa con i setaioli lariani. Per quanto riguarda i cotoni, sfruttò materiali stampati prodotti da Legler, su disegno della “nostra” Carla Badiali. Come a chiudere il cerchio, prima o poi si torna sempre a Como... Di certo una entusiasta sostenitrice del tessile italiano, come era la Veneziani, non fece ricorso a materiali francesi, anche perché in quegli anni era ormai evidente che il prodotto comasco, sia dal punto di vista creativo, sia per ragioni di prezzo, era assolutamente concorrenziale con quello francese. * Direttore del Museo Studio del tessuto-MuST di Como

evocano nelle sale di Villa Necchi l’epoca di rinascita postbellica che a Milano ebbe tra i protagonisti la sarta e imprenditrice che ancora tra le macerie dei bombardamenti aprì l’atelier di via Montenapoleone 8, avviando la produzione di haute couture per la quale nel 1951 Jole Veneziani sarebbe stata inclusa nella storica sfilata fiorentina che fissò la data di nascita dell’alta moda italiana. In un’atmosfera che è stata ricostruita affiancando a oggetti di sartoria le foto degli ambienti originali, la mostra propone un ambiente che non fu soltanto fucina di uno stile unico, ma anche polo lussuoso della mondanità lungo tutti gli anni Cinquanta e Sessanta grazie alla celebrità delle clienti. Nell’albo d’oro dell’atelier Veneziani ci sono state Joséphine Baker e Marlene Dietrich, Maria Callas e Elsa Martinelli, Lucia Bosè e Govanna Ralli, Sandra Milo e Paola Pitagora; per tacere dell’aristocrazia meneghina. Dunque non solo abiti, in esposizione, ma un tempo che oggi sembra favoloso...

I “ritratti” di Porta Musa Si respira quella stessa aria nelle pagine di ritratti a memoria di Carla Porta Musa raccolte in “Amici e maestri” (La Provincia). Di là dei personaggi che la scrittrice comasca aveva schizzato con rara felicità (tra i quali anche una sarta di abiti da gran sera), si muove un mondo che della qualità della vita ha fatto legittima meta per cui l’eleganza ne diventa componente naturale e lo stile parte integrante. Come una necessità che Carla Porta Musa trasponeva nella scrittura, testimonianza diretta e fedele di un’epoca lunga per lei come tutta la vita. (B. Mar.) La Provincia 37



La vie EN ROSE Sopra: Angelo Garini, wedding planner. Sotto: anello “Abbraccio” di Vhernier in oro giallo e il nuovo “B Zero” di Bulgari, con brillantini. Seta stampata in tonalità pastello per l’abito di Atelier Aimée Montenapoleone.

Cipria o confetto, è la tonalità più alternativa all’abito bianco in nozze mai così colorate di Angelo Garini *

L

a tendenza che si imporrà, nei mesi invernali, per quanto riguarda gli allestimenti nuziali, prevede matrimoni molto colorati. Una policromia mai strillata, ma armonica, ottenuta con la mescolanza di fiori di tonalità diverse, materiali eterogenei, tessuti. La palette sarà dunque quella dei toni caldi, dall’arancio, al rosa, dal lilla al fucsia. Si va sempre più affermando anche il trend del matrimonio ecologico, in cui si predilige la scelta - nel ricevimento - di prodotti naturali, tassativamente a Km0, anche con l’intenzione di riqualificare le produzioni artigianali della zona in cui avviene la cerimonia. Per quanto riguarda la location, sono un fautore del matrimonio nel grande albergo: l’inverno si presta, come stagione ideale, per questo genere di ricevimento; il lago, infatti, offre strutture ben qualificate. Ma non trascurerei l’opzione di un evento nuziale in battello, che costituisce sempre un valore aggiunto straordinario, quando l’ambientazione è un lago bello come quello di Como. (Testo raccolto) * Architetto e wedding planner

Nozze a Villa Balbianello, a Lenno (Co) La Provincia

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Organza color cipria e taglio stile impero per la sposa di Max Mara; scollo all’americana e una tonalità sorbetto per Rosa Clara. Fiori in shantung tra i capelli.



o moda e palcoscenic

Una stella IN TEATRO

STESSO CHARME Daniela Lanzetti, comasca, diplomata al Teatro alla Scala di Milano, da 12 anni è nella compagnia del Balletto di Stoccarda, città in cui risiede. Sofisticata e sportiva, come il suo modello – Audrey Hepburn – ha anche posato come modella per Friederman Vogel e Thomas Lempertz. A sinistra: foto di Carlo Pozzoni.

Sulle punte al Balletto di Stoccarda la comasca Lanzetti indossa per noi due abiti da sera di grande fascino tra ori & velluti del Teatro Sociale di Daniela

Lanzetti*

O

re e ore di danza al giorno, in una sala piena di specchi, indosso solo una tutina attillata e un paio di collant rosa che mettono in risalto anche il più piccolo dei difetti. Riuscire a piacersi e ad apprezzare la propria fisicità è forse la sfida più dura per una ballerina, costretta quotidianamente ad una divisa che mette a nudo ogni singola parte del suo corpo. Sottoposta fin da bambina a questa dura disciplina è per me un grosso piacere e una forma di svago vestirmi. E col vestirmi intendo indossare indumenti da strada e non “da teatro”. È bello poter decidere da sé cosa mettersi, assecondare il proprio umore mattutino, la propria ispirazione, i propri gusti lasciandosi guidare nella scelta degli abiti; poter passare nel corso della giornata da un look casual, come quello creato con una maglietta e un jeans, a un look elegante, indossando un abito da sera. Al lavoro questo non mi è permesso perché fare la balleriFoto di Sebastien Galtier


look da danzatrice A destra, un look sportivo, stile “danza”: ballerine maculate di Porselli (www.porselli.it), leggings di Benetton, felpa bijoux di H&M. Make up teatrale con il set Bella Vita di Isadora, ispirato ai colori preferiti di Audrey Hepburn.

Borsa della Audrey Hepburn Bag Collection di Biembi, in ecopelle.

na comporta un abbigliamento esclusivamente sportivo, pratico, dove la comodità e l’essenzialità sono alla base della tenuta di ogni giorno. I coreografi e gli insegnati vogliono infatti vedere le linee del corpo, ed è quindi assolutamente vietato indossare “baggy-clothes” o coprirsi a strati come delle cipolle per camuffare magari un fisico non perfettamente in forma. Sarà forse proprio a causa di questa poca flessibilità a cui devo sottostare in teatro che adoro la moda: permette di esprimermi attraverso ciò che indosso. Io porto un po’ di tutto: dalla tuta sportiva per andare a fare jogging, ai jeans e maglietta quando esco a fare spese e mi trovo a far due passi con gli amici, al tailleur o al vestitino per le occasioni più importanti e distinte. Indosso, ovviamente, anche l’abito da sera. Credo che non ci sia niente di più bello per una donna del sentirsi elegante e sensuale, senza eccedere e senza diventare esuberante o troppo appariscente, almeno nel mio caso, perché odio sentirmi a disagio o fuori luogo. Adoro quell’eleganza semplice alla Audrey Hepburn, quella finezza e quello stile che non passano mai di moda e che incantano ancora migliaia di ragazzine, un po’ come un tutù su un palcoscenico semplice ma magico! Foto di Carlo Pozzoni

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Nella quotidianità trovo che il modo in cui ognuno si veste dica molto di una persona e spesso ne rispecchi anche alcuni lati del suo carattere. Ovviamente a volte le circostanze, gli appuntamenti di lavoro o gli eventi ci condizionano inevitabilmente su cosa indossare. Se qualcuno dovesse chiedermi come passare con eleganza da una tutina di danza ad un abito da sera risponderei: «Indossa ciò che ti fa sentire bene, cerca un abito adatto al tuo corpo, che ti valorizzi, che abbia stile, fallo tuo... e poi “danzaci dentro”!». Come una ballerina fa sul palco con indosso il suo tutù. Rendi il tuo outfit personale, originale, mettendoti a tuo agio con ciò che porti, perché chi ti guarda percepisce come tu ti senti dentro. E quando ci si sente belli dentro non si puo che apparire tali. * Comasca, ballerina del Balletto di Stoccarda

Il servizio fotografico Nel servizio di moda di queste pagine, ambientato al Teatro Sociale di Como, Daniela Lanzetti indossa un abito in pizzo color panna di Ermanno Scervino, stola Yves Salomon, pochette Dra e sandalo Zanotti. Per la gran sera, l’abito lungo blu notte, di Stella McCartney, accessoriato con stola Essentiel, pochette Lotus e décolleté di Zanotti. Il servizio è stato realizzato dal fotografo Fernando Mattaboni. La scelta dei look è a cura di Lina Bernardo, responsabile Tessabit Plinio, nella foto a sinistra.



Dalla Russia con candore

Ispirata alla neve e all’aurora boreale la pelliccia ritorna, anche sui piumini

di Alessandro Vitale *

S

ono molte le ragioni del fascino della Russia, che la moda ciclicamente rilancia, anche nelle collezioni dell’autunno-inverno. Naturalmente sono anche in gran parte soggettive. In genere l’amore per questo Paese nasce, in Occidente, soprattutto fra i giovani, sull’onda di ricordi letterari. In seguito, esplorandone direttamente le maggiori città, il fascino s’intensifica di fronte ai segni lasciati dalla sua densa e tragica storia. A questi aspetti può sovrapporsi poi il fascino dell’immensità di quello che rimane, anche dopo la scomparsa dell’Impero, il più vasto Paese del mondo. La seduzione affiora inattesa dal senso di mistero che suscitano nomi geografici eso-

tici o puramente incomprensibili, di pianure, altipiani, città, penisole, laghi, montagne o mari. Le esplorazioni della Russia, come quelle, innumerevoli e più lontane, alle quali ho partecipato con i geologi e naturalisti valtellinesi Eliana e Nemo Canetta, autentici esploratori contemporanei, o nelle indimenticabili missioni con Ettore Mo, inviato speciale del Corriere della Sera e del fotoreporter Luigi Baldelli, possono fare della Russia un luogo dal fascino insospettato. Ma è soprattutto la gente, nella stragrande maggioranza allegra e cordiale, tanto più ospitale quanto più trovatasi a vivere nelle zone più sperdute e La Provincia 45

Aurora artica In un tono rosa antico il cappotto di Astrakan, di Miu Miu.


11 stili anti-freddo «Una rilettura di capi iconici» 1.

Nel dna Moncler c’è il binomio tra performance e design. La collezione invernale Moncler donna reinterpreta in chiave contemporanea le icone dell’abbigliamento come il trench, la giacca vis-à-vis e il chiodo, mentre la collezione uomo si ispira alla tradizione “hunting” in puro stile britannico. *Remo Ruffini, Presidente Moncler

4. 5.

3. 1. Moncler Gamme Rouge, piumino con tessuto stampato e pelliccia 2. Cappa di visone, Blumarine. 3. Stivali di Jimmy Choo. 4. Gilet di struzzo Twin Set, di Simona Barbieri. 5. Redingote in visone di Alexander McQueen.

6.

6. Giubbino in pelliccia policromo per la proposta più shock, di Fendi. 7. Giacca in eco-fur, della linea “Peluche” di K-Way. 8. Borsa in pelliccia “Blush Speedy 25” di Louis Vuitton. 9. Maxi-collo in volpe, di Ermanno Scervino.

7.

8.

9. La Provincia 46


10.

Fa parte del fascino delle donne russe la cura, spesso ossessiva, del proprio aspetto, anche quando le temperature scendono a livelli polari, a -55° 2.

improbabili del Paese, l’anima viva e vitale della Russia, che la rende un’esperienza incomparabile. Quando si parla della sua gente, è inevitabile pensare al fascino femminile. Non si tratta solo dei volti, interessanti e intensi, dai lineamenti fini (o dagli zigomi alti, soprattutto delle siberiane) delle splendide donne che il destino ha donato a piene mani a questo popolo e che affiorano ovunque, anche dai posti più incredibili. È anche il fascino delle loro abitudini femminili, fatte di attenzione alla moda, all’eleganza e a una minuziosa, spesso ossessiva cura del proprio aspetto esteriore e dell’abbigliamento, particolarmente invernale (ovviamente qui il più importante), che le trasforma non di rado in tante principesse del passato o in modelle del nostro tempo. Non dimenticherò mai le impiegate della città artica di Vorkuta, al 67° di latitudine Nord, o le giovani di Magadan, sul Mar di Ochotsk, porta del Pacifico, o ancora le donne di Yakutsk, a -55°, per la loro fine eleganza. Ma soprattutto non potrò mai dimenticare le operaie delle acciaierie di Norilsk, la città industriale più a Nord del mondo, che ripulitesi e dismesse le tute da lavoro, all’inizio dell’inverno e al sopraggiungere dell’interminabile notte artica, uscivano dalla fabbrica con lunghe e splendide pellicce pregiate, che le faceva assomigliare a tante modelle, protagoniste dei giornali di moda: ma in uno dei posti più inospitali del pianeta. * Scienziato della politica, docente all’Università Statale di Milano, ha insegnato in numerose università russe.

11.

10. Occhiali in visone di Fendi. 11. Effetto optical per il giaccone tre quarti in pelliccia, di Tom Ford. La Provincia 47


«IL MIO AMICO JORGE» Uscirà a fine novembre, il più atteso libro su Papa Francesco, già tradotto in quindici lingue, pensato per i più giovani ma rivolto a tutti i lettori. Ne è autrice la scrittice comasca Jeanne Perego, celebre per aver fatto raccontare Benedetto XVI dal proprio gatto. In esclusiva, ecco come Jeanne vede Jorge...

di Jeanne Perego

N

on passa giorno in cui non ci sia almeno una frase di Papa Francesco ripresa dai media e rilanciata trasversalmente sui social network. È un processo senza soluzione di continuità di articoli, post e tweet che gli rendono omaggio come figura eccezionale in un contesto, quello del Vaticano, spesso tratteggiato come una corte rinascimentale. E poi

si parla di lui come di un grande “comunicatore” capace di trovare espressioni e manifestazioni in grado di far presa su chi lo ascolta. Papa Francesco, in realtà, di eccezionale, nel senso di qualcosa che costituisce eccezione rispetto a una norma, ha poco o nulla. E non è neppure un comunicatore, non è un professionista dell’uso della parola o del gesto. Per rendersene conto bisogna andare a Buenos Aires. Bisogna attraversare La Provincia 48

l’Oceano e arrivare fino alla “fine del mondo” per capire che il modo di agire e di porsi di colui che si è fatto carico del pesante fardello di guidare la Chiesa ai nostri giorni, dopo le eclatanti dimissioni di Benedetto XVI, non è nato il 13 marzo quando è stato eletto 266° successore di Pietro. La presunta eccezionalità di Papa Francesco altro non è che la normalità quotidiana di Jorge Mario Bergoglio, il sacerdote che ha sempre continuato a vedersi come


In libreria e nelle edicole “Il nostro amico Jorge”, edizioni San Paolo (illustrazioni di Giovanni Manna), della scrittrice comasca Jeanne Perego, sarà in edicola (con Famiglia Cristiana e il Giornalino) e in libreria il 28 novembre. Il libro esce in contemporanea anche all’estero in varie lingue (spagnolo, portoghese, sloveno, norvegese, tedesco, etc). In pratica l’opera di Jeanne sarà letta in simultanea dall’Angola al Messico, passando da Italia, Germania, Norvegia e Slovenia. E mentre sono in corso trattative per altre edizioni, “Il nostro amico Jorge” esce anche in sardo (a sinistra nella foto), pubblicato dall’editore Papiros di Nuoro.

Look sobrio e informale Papa Bergoglio, anche nelle occasioni ufficiali, non disdegna di indossare scarpe comode e stringate. Sono uscite di scena, le babbucce in pelle rossa portate dal predecessore, e papa emerito, Benedetto XVI. La new entry? Il borsone nero di cuoio usato come bagaglio a mano in aereo.

tale anche quando ha vestito l’abito cardinalizio. La straordinarietà del Papa argentino sta proprio nel suo essere rimasto sempre coerente con la decisione presa il 21 settembre 1953 nella basilica di San Josè de Flores, quando decise di dedicare la propria vita a portare il messaggio di Gesù tra gli uomini. Con chiarezza, onestà e impegno, gioia. Le parole e i comportamenti che ora incantano tutto il mondo cattolico (e non solo quello) sono che la naturale prosecuzione di quel percorso voluto da Dio per

lui. La sua semplicità, il suo desiderio di essere a contatto con la gente per coglierne le necessità, il suo mettersi a disposizione delle periferie abbandonate, la sua capacità di trovare le parole più adatte all’interlocutore che si trova davanti, sono, di fatto, che le caratteristiche che ogni buon sacerdote dovrebbe avere. E Jorge Mario Bergoglio continua a essere tale, anche ora che porta al dito l’anello piscatorio. Tutto il resto sono chiacchiere di chi, invece, ha perso di vista la meravigliosa semplicità della vita. La Provincia 49

Il suo stile è di moda Rilancio della tenerezza, ritorno a una Chiesa «povera per i poveri», sobrietà, misericordia. A questi punti cardinali si orientano, fin dalla sua elezione, il 13 marzo, i discorsi di Papa Francesco, che trovano applicazione costante nei gesti di Bergoglio, autentico “uomo dell’anno”. Anche per il suo particolarissimo “stile”.


TESSILE & MODA

Una seta da red carpet Taroni Spa

Ci sono anche Dior a Chanel e Valentino tra i clienti dell’azienda Taroni Spa di Grandate fondata nel 1880 La vocazione aziendale illustrata dal presidente Canepa

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ul tappeto rosso degli Oscar, c’è sempre un vasto campionario di sete Taroni. La Duchesse delle ball gown o il raso doppio dei bustier sono tessuti tipici per l’alta moda grazie alle speciali costruzioni seriche, come quelle tradizionali di Taroni Spa di Grandate, azienda forte di una storia iniziata nel 1880. «Lavoriamo da sempre per l’haute couture, oltre che per il prêt-àporter», ricorda Michele Canepa, il presidente, che ha rilevato nel 1999 l’azienda fondata da Amedeo Taroni e si avvale della collaborazione del figlio Maximilian, 32 anni. Avere tra i propri clienti maison come Dior, Chanel e Valentino, dal punto di vista strettamente pratico, cosa significa? «L’haute couture chiede che l’azienda tenga anche 100 diversi colori per articolo, per soddisfare il cliente - spiega Canepa - Poi i tempi di consegna sono strettissimi. Se lo stilista telefona entro le 15, in serata siamo pronti alla spedizione». Nel week end la sartoria confeziona il capo e, voilà, Rania di Giordania può sfoggiare una mise che - magari - il fast fashion è pronto a riproporre in migliaia di esemplari, a prezzi molto contenuti. «Però, attenzione - puntualizza il presidente di Taroni Spa - la differenza tra una seta da haute couture e una simile, la si nota subito». Da cosa? «L’abito non tiene la forma nei mesi successivi, ad esempio...». Nella secolare storia dell’azienda, in cui il 95% della produzione riguarda la seta, preval-

gono i cosiddetti uniti, cioè i tessuti in tinta unita o tinti in pezza. La palette cromatica? «In questo momento lavoriamo la primavera-estate: il rosso è tornato a imporsi». Tanti anche i classici. «Certi “pesi” - spiega Canepa - sono sempre gli stessi ideati dal fondatore della Taroni. Sono tessuti così perfetti, che vengono sempre riproposti, utilizzando i telai antichi». In questo gioca un ruolo decisivo anche la conti-

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nuità tecnica, quell’ “arte della seta” per la quale l’azienda è celebre, che dopo la tessitura - attraverso il dry cleaning - pulisce il tessuto per togliere gomme e olii. Passati quindi semplicemente a vapore, i tessuti di seta non subiscono il finissaggio chimico: utilizzare meno prodotti chimici fa sì che Taroni Spa sia ancora più rispettosa del ciclo industriale, ancora oggi perfettamente ecologico. (Vera Fisogni)


Grandi classici reinventati Europ Marchini srl

Innovazione è la parola chiave della ricerca di Europ l’azienda d’alta gamma fondata da Rizzieri Marchini nel ’59 celebre per i taffetas degradé e gli scultorei jacquard

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gni tessuto per noi ruota intorno all’innovazione. Finita una fiera, si inizia subito a pensare a quella successiva. Si sperimentano mischie, materiali, decorazioni e finissaggi. Occorrono vari tentativi per rinnovare la superficie di armature classiche, un instancabile lavoro di ricostruzione mantenendo quel tocco artigianale che identifica l’autentico stile italiano». Rizzieri Marchini, fondatore e anima di Europ, ha dedicato la sua vita all’arte della seta e dei tessuti serici. Heritage che ha trasmesso ai figli Chiara, Luca, Andrea e Cecilia, seconda generazione alla guida dell’azienda. L’avventura imprenditoriale di Marchini inizia nel dopoguerra con i grandi maestri del distretto puntando subito sull’eccellenza. «Ho preso le valigie - racconta - e sono volato a Parigi, capitale dell’haute couture, un mondo incantato e quasi inaccessibile. La certezza di aver preso la direzione giusta, è arrivata con il primo ordine di Hermes: un foulard stampato, sintesi della miglior tradizione handmade». Oggi Europ è nel mondo, nei mercati tradizionali e in quelli emergenti, decisa a influenzare con le sue collezioni abbigliamento e homewear il lifestyle di lusso. Punto forte: i taffetas degradé, veri e propri masterpiece cromatici dalla mano croccante. «Per esempio: il nostro tessuto qui illustrato, per ogni variante ha circa 14 mila fili al metro tinti in molti colori per ottenere la morbidezza delle sfumature - spiega l’industriale -: ore e ore di lavoro e una particolare sensibilità per ottenere un’armonia

perfetta. Quella qualità unica che cerca la nostra clientela». Lavorazioni rare e preziose anche negli Jacquard con motivi a rilievo, quasi must scultorei per abiti e tessuti d’arredo. Molti di questi effetti, creati in esclusiva per i più celebri brand, rappresentano la recente storia della moda. (Serena Brivio)

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Tessuti Jacquard con motivi in rilievo.


TESSILE & MODA

Un filo magico per il BOLSHOI Tintoria Filati Portichetto

Dalla Tintoria Filati Portichetto di Graziano Brenna il tessuto che veste i teatri più glam del mondo con fascinosi damaschi, broccatelli e velluti ignifughi

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il tempio della musica e del con le normative vigenti. Teatri elegan- l’incantesimo dei filati ha reso indimenballetto raggiunge il top ti e raffinati come le signore, grazie a ticabile anche l’Hotel Armani a Dubai dell’eleganza, proprio come la questo filo magico. Il Bolshoi appunto, e altri edifici prestigiosi: fibre speciali moda femminile, grazie all’e- ma anche la Fenice di Venezia, la Sca- che dal Distretto tessile comasco hanno sperienza lariana. A “vestirlo” è la dit- la di Milano e il San Carlo di Napoli. spiccato il volo nel mondo. (Marilena ta Rubelli, telai a Cucciago e sede in Non solo spettacolo, peraltro, poiché Lualdi) un prestigioso palazzo sul Canal Grande. E l’origine di questo meraviglioso “abbigliamento” che ha reso ancora più magico il teatro è un filato che esce dalla Tintoria Filati Portichetto. L’azienda, guidata da Graziano Brenna, è specializzata nella lavorazione di tintura di ogni tipo di filato da quelli naturali, agli artificiali e sintetici. Ed è già uno spettacolo, quello che ha nel sangue e nella tradizione, perché si distingue anche nella lavorazione delle fibre con effetti speciali rendendo famoso il nome dell’azienda nel mondo tessile, non solo comasco. Senza dimenticare la consolidata esperienza nella nobilitazione delle fibre ignifughe. Particolare importante, anche nella missione Bolshoi, perché alla Rubelli era stato richiesto di realizzare, sulla base di alcuni campioni originali in seta del teatro, un damasco (per i palchi, i retropalchi e le mantovane) e un broccatello (per le tende e i parati), entrambi di colore rosso, e proprio due velluti ignifughi (uno leggero, sempre per tende, ed uno molto resistenI palchi e la platea del Teatro Bolshoi di Mosca. te, per le balaustrate), in linea La Provincia 52


La tecnologia A REGOLA D’ARTE Clerici Tessuto

La Clerici Tessuto, oggi alla quarta generazione è una filiera integrata di tessuti per moda e casa Molti vip hanno indossato le sue magiche creazioni

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a Clerici Tessuto unisce tradizione e tecnologia da quattro generazioni. E si dice che anche Michelle Obama ne sia stata conquistata. Il prodotto Clerici Tessuto è il frutto di diverse sensibilità e del grande savoir-faire delle maestranze interne che gestiscono dalla tessitura alla elaborazione grafica di disegni jacquard e stampa. Un’azienda storica, quella guidata dal presidente Alessandro Tessuto (nella foto con la figlia Sara, responsabile della comunicazione): nasce infatti nel 1923 e siamo ormai alla quarta generazione. La grande offerta dei tessuti uniti tinti in filo e tinti in pezza raccoglie le radici di grande qualità e tradizione tramandate e rispettate dall’inizio del secolo scorso ad oggi e l’espressione più contemporanea dell’utilizzo di filati tecnologici e tecniche di tessitura estremamente complesse. Due mondi che si incontrano sulla strada dell’eleganza. Per queste caratteristiche di esclusività e per il tratto sofisticato, le collezioni sono utilizzate dai clienti internazionali dell’alta moda e del prêt-à-porter di lusso che, o attingono direttamente, o affidano le loro idee per vederle poi realizzate e quindi sfilate. Molti i vip che hanno indossato queste magiche creazioni. La notte della rielezione di Obama, la moglie Michelle apparve sul palco del McCormick Place di Chicago, con uno stupendo modello di Michael Kors: le trame venivano indicate come dell’azienda lariana, ma lo stile della società è nel segno della massima riservatezza,

quindi non ha mai confermato. Da notare che Clerici Tessuto è una filiera integrata che produce anche tessuti per arredamento, accessorio donna e accessorio uomo e cravatteria di alto livello. L’azienda controlla oggi una completa microfiliera tessile che impiega oltre 300 dipendenti: in questo modo copre l’intero ciclo di nobilitazione della seta e di altre fibre naturali. (Anna Piazzi)

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Alessandro Tessuto con la figlia Sara


TESSILE & MODA

Un comfort A FIOR DI PELLE Gpm

Massima vestibilità e attenzione alle tendenze-moda i punti di forza di Gpm, brand comasco di intimo e mare Lycra Power e Lycra Extralife le novità delle collezioni

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arola d’ordine: vestibilità. Como non è solo un’eccellenza nel mondo del tessile per tessuti speciali, tecnicamente all’avanguardia, per stile e disegni, ma lo è anche per il comfort. È il caso di Gpm (Gruppo produzione moda) che produce intimo e mare in città, in via del Lavoro. L’azienda, che esiste da 18 anni grazie a maestranze provenienti da uno storico marchio leader nel beachwear, fa della vestibilità un elemento imprescindibile del proprio lavoro. Costumi e intimo Gpm sono infatti tutti rigorosamente made in Italy e creati per soddisfare la donna che vuole sentirsi a proprio agio in ogni situazione, senza rinunciare all’eleganza. Alla Gpm - società cooperativa, di cui è presidente Luisa Montorfano da sempre si fa ricerca nei materiali, nei colori e nelle stampe, ponendo massima attenzione ai trend che si rinnovano ogni stagione. Due le novità tessili della collezione primavera-estate 2014, in produzione: è stata introdotta una Texture Lycra Power stampata (lo scorso anno lo era in unito), molto contenitiva e modellante, per la quale non c’è bisogno di fodere. L’altra innovazione riguarda, negli uniti, l’introduzione della Lycra Extralife, una fibra più resistente al cloro, anche cinque volte di più rispetto ad altri elastomeri. Diversi tulli e pizzi integrano i materiali più tecnici caratteristici, invece, della lingerie, più

classica. Gpm si posiziona nella fascia medio-alta del mercato e, di conseguenza, le sue creazioni sono in vendita nelle migliori boutique e negozi specializzati. «I clienti - dicono in azienda - chiedono il gusto italiano e la vestibilità dei nostri completi mare e lingerie, concepiti come Forme modellanti per il costume intero Gpm e fantasie couture per i tessuti.

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una seconda pelle. Anche in questo momento difficile, i nostri prodotti continuano ad essere acquistati, proprio per queste peculiarità. Il pubblico femminile, sempre più selettivo, a volte rinuncia a un capo in più, ma non risparmia sulla nostra qualità». (Anna Piazzi)


L’eleganza DEI VALORI Luigi Verga Spa

La lezione di Luigi Verga è sempre aggiornata dalle figlie e dalla terza generazione familiare Sono sfide creative d’alta moda che emozionano

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na dinastia della seta al femminile. Le sorelle Mariella e Adriana Verga che avevano preso in mano le redini dell’omonima tessitura fondata dal padre Luigi, sono oggi affiancate dalla terza generazione. Marila, figlia di Mariella, ha studiato marketing alla Marangoni. Formazione extra settore anche per le figlie di Adriana: Stella, laureata in Economia e Commercio, e Martina in Architettura. Dopo vari stage all’estero, hanno deciso di entrare nel business familiare. Strategia e gestione finanziaria sono nelle mani di Luigi Zoni, marito di Adriana. «Il futuro del Made in Como è affidato a eredi come noi di aziende con una grande storia alle spalle: dobbiamo dimostrare di credere nei valori che ci sono stati tramessi e svilupparli con la stessa volontà, determinazione, umiltà di imparare. Trovando naturalmente altre strade, oggi bisogna avere una visione globale. Il nostro è un caso fortunato perché ci è stata data massima fiducia e libertà nell’approccio a nuovi clienti e mercati». Quello che è rimasto ancorato al passato è il processo creativo, nel solco della tradizione tracciata da Luigi Verga. «Un pioniere quando puntò su una struttura verticalizzata per offrire un servizio completo al cliente. Questa integrazione non solo permette di controllare l’intero ciclo produttivo, ma rappresenta un continuo stimolo a fare di più e sempre meglio. Con grande autonomia creativa. Ogni

Adriana Verga con la figlia Stella (a sinistra) e la nipote Marila.

stagione sperimentiamo nuovi materiali, mischie di fibre e colori. La formula, vincente da sempre, è quella di lavorare a stretto contatto con lo stilista, mettendogli a disposizione decenni di esperienze per trasformare in tessuto anche i progetti più estremi dal punto di vista della fattibilità». Qualche esempio? «Siamo stati tra i primi a nobilitare con mano serica filati tecnici sdoganati dallo sport o da mondi lontani dalla moda su input di Nicolas Ghesquière, quando era direttore artistico

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di Balenciaga. Più recentemente abbiamo realizzato incredibili lurex colorati per Lanvin e reinterpretato i quadrettati delle vecchie borse del supermercato per gli over Celine. Sulla ricerca si è consolidato il rapporto con Dior che ci lega da diversi anni alla maison». Il fil rouge che unisce personalità ed età diverse, è la ricerca di una qualità sempre più alta, attenta all’attualità dei trend e alle rivoluzioni dello stile. Con crescenti soddisfazioni. (Serena Brivio)


TESSILE & MODA

Creatività su misura Ratti

Lavorare col cliente è la parola d’ordine della Ratti, colosso che produce 6 milioni di tessuto all’anno, tra i pionieri della stampa digitale più tecnologica

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n tempo si diceva che la qualità di un foulard sta nel rovescio. Un tempo, forse. Oggi con la più avanzata tecnologia digitale sono stati raggiunti risultati sorprendenti. Non immaginabili anche solo quindici anni fa quando le aziende del distretto hanno iniziato a utilizzare le prime embrionali macchine inkjet (oggi nelle nostre aziende ce ne sono più di 200). Con un’unica procedura di stampa è possibile ad esempio ottenere un foulard identico nelle due facce. Si tratta del cosiddetto effetto diritto/rovescio. Con l’innovazione tutto è più semplice ma anche più complesso. Lo dimostra il caso di Ratti, storico colosso del distretto comasco con sei milioni di metri di tessuto prodotti all’anno, dove sulla ricerca per ottimizzare i processi produttivi l’investimento è continuo. La stampa digitale, che nel caso di Ratti coesiste con i sistemi tradizionali, ha imposto alle aziende più strutturate un’organizzazione nuova. Le fasi produttive, dall’ideazione alla consegna, sono più integrate rispetto al passato. «Un tempo il cliente veniva e sceglieva da un campionario di proposte - spiega Mario Ratti, responsabile della divisione uomo di Ratti oggi i nostri project manager partecipano con il cliente alla fase creativa». La parola magica è customizzazione. Sul mercato vince chi riesce a fornire un prodotto a misura delle esigenze diverse di ogni singolo cliente. E, certo, la tecnologia ha aiutato le aziende ad adottare modelli sempre più flessibili e integrati. Con il digitale sta

cambiando anche la figura del disegnatore. In Ratti ce ne sono trenta, diversi sono giovani. La formazione dei creativi è più articolata rispetto al passato, alcuni ad esempio non hanno una specifica preparazione tessile ma arrivano da quella grafica digitale. «L’innovazione tecnologica ha aumentato a dismisura le possibilità creative abbattendo molti dei vincoli tecnici del passato - dice Massimo Parenzan che in Ratti è responsabile della divisione donna - certo in un’azienda qual è la nostra il tema principale resta la difesa del

prodotto». La qualità, in Ratti, è un mantra per ciascuno dei cinquecento collaboratori che lavorano nella sede di Guanzate. Il tesoro dell’azienda è l’archivio: Ratti conserva gelosamente tutto quanto ha prodotto nei suoi stabilimenti fin dall’inizio della propria attività, 180 mila tessuti ordinatamente collocati, per coglierne lo spirito, modificarlo e adattarlo al quotidiano. Le tecnologie più avanzate, infatti, non cancellano ma anzi riscoprono e valorizzano la creatività di oltre 100 anni di storia. (Enrico Marletta)

Tessuti prodotti dalla Ratti di Guanzate, dove la stampa digitale coesiste con i sistemi tradizionali.

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E la nave va in passerella Gentili Mosconi

Il brand comasco è un must tra gli armatori più raffinati: seta, cachemere, lini arredano gli interni degli yachts È la consacrazione di una sfida aziendale iniziata 25 anni fa

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ochi mesi fa, nella nuova sede a Casnate con Bernate, hanno festeggiato i 25 anni di attività. Di strada ne hanno fatto tanta ma sembra ieri quando Francesco Gentili e Patrizia Mosconi, incoscienti e innamorati, hanno fondato la Gentili Mosconi Srl. Quel giorno lo ricorderanno per sempre: era il 13 luglio 1988 e loro avevano 23 anni. Per gli standard italiani, poco più di due ragazzini. La partenza è in salita, la coppia si stabilisce in un appartamento in via Manzoni a Como e l’avvio non è semplice. Un passo alla volta però le cose ingranano. La qualità dei prodotti, realizzati con le più moderne tecnologie e rifiniti dalle mani di sapienti artigiani, paga. La Gentili Mosconi registra una crescita costante ogni anno: cresce la produzione, cresce il fatturato, si assumono i primi dipendenti (il primo sei mesi dopo la fondazione). Nel primo periodo l’azienda produce accessori (cravatte e foulard), poi la crescita con i tessuti per alcuni dei maggiori marchi dell’alta moda. Quindi la svolta nel 2000 con la nascita della divisione “Home” e qualche anno più tardi la creazione di una collezione dedicata agli yachts. Nel dicembre 2004, poi la trasformazione in Spa, e negli ultimi cinque anni un costante aumento del fatturato. La seta, il cachemire, il lino, il velluto, il raso di cotone, la lana, le spugne vengono trasformate in

biancheria personalizzata e arredano gli interni e gli esterni di alcune tra le imbarcazioni più lussuose del mondo. Il brand comasco, orgogliosamente comasco, diventa un “must” tra gli armatori più raffinati. Tanto che lo scorso anno l’azienda sigla un accordo in esclusiva con il Gruppo Ferretti, la holding della cantieristica titolare di brand come Riva, Ferretti, Pershing, Itama, Custom Line e Mochi. Arredare uno yacht a cinque stelle – ama dire Patrizia Mosconi – è come vestire una

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Patrizia Mosconi nella sede dell’ azienda, a Casnate con Bernate.

bella donna. In entrambi i casi l’abito deve saper trasmettere emozioni. La sfida è proprio questa e forse non è un caso che la divisione “Home” dell’azienda comasca sia totalmente composta da donne. «Partiamo sempre dall’idea che ognuna di queste imbarcazioni sia un oggetto unico – ha detto Patrizia Mosconi – studiamo le caratteristiche, l’organizzazione degli spazi, ci facciamo un’idea sul suo “carattere” e su questa impressione iniziamo a lavorare». (Enrico Marletta)



Lusso & ricerca con anima ECO Larioseta

Etica e qualità si incontrano nelle collezioni Larioseta azienda comasca leader nell’accessorio uomo-donna fornitore e produttore, su licenza, per brand mondiali

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ggi come ieri, nei prodotti di Larioseta di Como si riverberano le stesse idee e regole che coniugano qualità ed etica nel lusso globale. L’eredità più grande trasmessa dal fondatore Eugenio Barbieri, prima al figlio Vittorio che ha proiettato l’azienda nel mondo e poi al nipote che ha portato ulteriori competenze nella società. Attualmente è legata a lui l’immagine di un nome leader nel settore dell’accessorio femminile e maschile, con una vasta offerta di articoli: foulard, scialli, parei, sciarpe e cravatte. «Sono cresciuto con una buona scuola, fondata su passione, onestà e serietà» dichiara con orgoglio Eugenio Barbieri, che si è assunto l’impegno di assicurare una continuità storica all’impresa familiare. Adeguandosi a dinamiche complesse, in cui tradizione e avanguardia, radici e sperimentazione, si devono quotidianamente fondere in un processo evolutivo fatto di capacità industriale e flessibilità. «Rispetto al passato è decisamente cambiato l’approccio con il cliente: si costruisce il prodotto “su misura” per ogni marchio, maison o piccola catena - spiega l’imprenditore - Il che presuppone una sensibilità artistica, la capacità di cogliere e valorizzare i trend del momento. Unite a una corretta strategia distributiva, e naturalmente a un’attenta gestione delle risorse umane, patrimonio in grado di combinare processi tradizionali

con le più avanzate tecnologie digitali». Larioseta figura tra i fornitori e i licenziatari di fiducia di prestigiosi brand internazionali. Ogni stagione presenta anche una propria collezione. Tutti i cicli, realizzati all’interno, sono certificati. Nel ’74, il gruppo ha aperto una stamperia a Cantù che opera nel segmento medio-alto, spaziando dall’imprimé su tessuti a navetta a superfici in maglia e jersey. La nobilitazione abbraccia tutti i settori,

dall’abbigliamento all’accessorio, dal bagno, all’arredamento, e tutte le fibre: naturali, artificiali, sintetiche e miste. Gli impianti comprendono tavolo rotante, stampa manomacchina e inkjet fino al vaporizzaggio, lavaggio e finissaggio. Tutta la catena è ecocompatibile. «La responsabilità sociale - sottolinea Eugenio Barbieri - è per noi un principio che va al di là degli obblighi legali». (Serena Brivio)

Eugenio Barbieri, attuale guida di Larioseta. (Foto di Carlo Pozzoni)

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LISA, IL PRODOTTO è L’UOMO

Publiredazionale Spm

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resentare un’azienda è parlare delle persone che la fanno vivere, descrivere il loro lavoro è raccontare l’uomo. Ci può descrivere la struttura dell’azienda e il prodotto che offrite? Il nostro gruppo è formato da una holding che controlla Lisa Spa e la stamperia di Martinengo. Queste due realtà produttive lavorano nel campo del tessile per la vendita di tessuto stampato. Lisa è nata nel 1970 e ha il compito di realizzare il campionario, di sviluppare un prodotto in grado di aderire totalmente alle necessità del committente, sempre in collaborazione con ogni singolo cliente. Per questo c’è una gran-

de attenzione nel controllare la qualità del prodotto prima di ogni spedizione. Il tutto è governato dal personale commerciale interno ed esterno. La Martinengo è nata nel 1978 ed è sicuramente tra le stamperie più importanti nel suo settore. La Martinengo è in grado di produrre ogni giorno circa 60/70.000 metri di stampa rotativa e 25/30.000 di ink-jet. Quali sono le strategie che vi hanno portato a raggiungere risultati positivi? Noi siamo convinti che occorra investire sempre in uomini e attrezzature, ma soprattutto riuscire, impiegando ogni energia, a instaurare un clima di tipo faLa Provincia 60


Attenzione ai dipendenti, ai loro bisogni, alla loro cultura Una filosofia e un percorso che guardano al futuro

migliare con le persone che lavorano in azienda. Bisogna farsi carico delle situazioni critiche dei dipendenti, facilitare nei giovani la possibilità di approfondire gli studi. E ci siamo impegnati a offrire, all’interno dell’azienda, corsi professionali e serate di cultura generale. Crediamo che più si aiuta chi lavora con noi, più il collaboratore cresce umanamente. Di conseguenza aumentano la soddisfazione e il benessere generale, che portano poi alla nascita di proposte di cambiamento e di soluzione alle varie problematiche. Quali sono per voi le maggiori soddisfazioni? La più grande soddisfazione, oltre a una redditività positiva verificabile a fine anno, è quella di non avere mai fatto cassa integrazione,

e di avere creato, dal 2008, anno di inizio della crisi, ad oggi, 80 nuovi posti di lavoro. Siamo così passati da 243 a 323 dipendenti. Quali sono i desideri e i sogni per il futuro? Il nostro desiderio è di essere presenti con maggior forza nei mercati con i quali già lavoriamo e di conquistarne altri. Il nostro sogno è quello di collaborare con nuovi stilisti che portino idee innovative e creative. Ci auguriamo, inoltre, di scoprire nuove persone nell’ambito della forza vendita in grado di far apprezzare il nostro prodotto su un’area di mercato sempre più estesa. Sentiamo di avere una grande potenzialità, e dobbiamo fare in modo che il mondo conosca le qualità del nostro prodotto.

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Publiredazionale Spm

TEXTRA ITALIAN EMOTIONS

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’ultima novità è il “Mix & Match”: la Textra non si ferma e dopo sessant’anni è ancora in grado di proporre qualcosa che sorprende e conquista. «Siamo sempre stati molto attenti alla ricerca – dice il presidente ingegner Francesco Pozzi – e ora siamo in grado di stampare in double face tessuti per slip e reggiseni: in questo modo rendiamo possibili ben quattro combinazioni del costume da bagno». Textra

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he latest product is “Mix & Match”: Textra does not stop and after sixty years is still able to propose something that amazes and corners the market. «We have always paid serious attention to the research - says the president, Francesco Pozzi, engineer, - and now we are able to print double face fabrics for underwears and pants: in this way we make possible four swimsuits combinations». Textra will take part in the most La Provincia 62


Costumi da bagno L’ultima novità è la stampa in double face che consente di moltiplicare l’indossabilità di slip e reggiseni in quattro combinazioni

sarà alla più importante fiera europea del settore beachwear, “Mare di Moda” che si terrà a Cannes dal 5 al 7 novembre. Pozzi è stato l’ideatore, nel 2001, past president e anima della grande rassegna internazionale, un vulcano di idee e di iniziative, un imprenditore che ha fondato il suo successo sulla passione e la creatività. «Viviamo in un mercato in continua evoluzione e Mare di Moda dimostra una straordinaria duttilità e capacità di adeguarsi alle trasformazioni e alle rapide evoluzioni del mercato. Così anche Textra. A ragione ci consideriamo creatori di moda e di eccellenza. Abbiamo estrema flessibilità e capacità di rapportarci con ogni singolo cliente per offrire proposte “just in time”. Textra come Mare di Moda non subisce ma anticipa le tendenze culturali, strutturali, manageriali e geografiche della moda. Dietro ogni nostra collezione c’è sempre una ricerca culturale, attenzione ai trend e alla sensibilità del consumatore. L’azienda è nata nel 1953 da mio padre, Rinaldo Pozzi e da mio zio Mario Baj. Mio padre era un uomo con tante idee, mio zio invece era un tecnico raffinato. Allora non si chiamava ancora Textra e avrebbe dovuto avere una continuità nei figli. Oggi sono l’unico che continua l’attività. Siamo nel dopoguerra quando a Como si parlava solo di seta e di abbigliamento esterno di classe. Mio padre immaginava che la gente avrebbe ricominciato a fare vacanze al mare e ha puntato sui tessuti a maglia per costumi da bagno. A sessant’anni di distanza possiamo essere orgogliosi perché siamo tra i principali player del settore, presenti in tutto il mondo – serviamo grandi firme come Speedo, Decathlon, Triumph, Fuerstenberg – e siamo anche in Cina con una joint-venture produttiva “100% Italia” di sei aziende del distretto comasco».

important european beachwear exhibition, “Mare di Moda” from 5th to 7th of November in Cannes. In 2001, Pozzi was the creator, past president and life of the great international exposition, bursting with energy and initiatives, an entrepreneur who founded his success on passion and creativity. «We live in a continuous developing trade and Mare di Moda proves an extraordinary pliancy and ability for adapting to the modifications and quick evolutions of the trade. And so does Textra. In reason, we consider ourselves creators of fashion and excellence. We have outstanding flexibility and capacity for confrontation with every customer to offer “just in time” proposals. Textra, like Mare di Moda, does not undergo but forestalls cultural, structural, managerial and geographical trends. There is always a cultural research, attention to trends and consumer sensitivity behind our collections. “The company was born in 1953, thanks to my father, Rinaldo Pozzi, and my uncle Mario Baj. My father was a man full of ideas, my uncle, on the other hand, was a refined technician. At the time, the firm was not named Textra and it should have had continuity in the sons. Nowadays I am the only one who goes on with the activity. We were in postwar time and in Como there was great attention only to silk and classy external clothing. My father imagined that people would have restart to go on holiday at the seaside and worked for knitted fabrics for beachwear. Sixty years later we can be proud to be among the best players in the sector, participating all over the world - we support famous brands such as Speedo, Decathlon, Triumph, Fuerstenberg - and we are in China, as well, together with a “100% Italian” productive joint-venture formed by six companies of Como district». La Provincia 63

L’ingegnere Francesco Pozzi, fondatore di Mare di Moda.


SPAZIO DI RELAX In pelle, legno, vetro e tessuto: il design degli arredi si incontra sempre pi첫 con materiali riposanti. Nella foto un allestimento di Poliform. A destra: Ilaria Marelli, fotografata da Carlo Pozzoni. La Provincia 64


interni di famiglia

VOGLIA DI STAR BENE Ritorno a legno, tessuto, pelle e forme morbide: il cambio di stagione rilancia uno stile naturale che si ispira a tempi in cui si viveva meglio, tra linee arrotondate anni ’50 e qualche nostalgia di Ilaria

Marelli*

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uello che vedo, nelle tendenze d’arredo, è da una parte, l’affermarsi di un mood molto naturale e accogliente. Viene impiegata la pelle, o il legno, purché con una finitura naturale, che - ad esempio - mette in luce il nodo della pianta. Anche a livello formale le linee sono meno minimal che in passate stagioni. Come interpretare questa tendenza? Leggo, soprattutto, la voglia del ritorno ad un ambiente che ci faccia stare bene, che ci metta a nostro agio. Non a caso anche i colori alle pareti virano verso tonalità pastello, verso una decorazione delicata; non si vedono più i contrasti shocking. Un’altra cosa che noto, probabilmente collegata alla crisi ancora perdurante, è la memoria presente negli arredi - di tempi in cui le cose andavano un po’ meglio di oggi. Ecco, allora, il ritorno degli anni Cinquanta-Sessanta, visibili nel legno tornito ovalizzato, come in forme dall’eleganza sofisticata tipica di quel periodo. O, in alternativa le citazioni dell’infanzia, con linee molto semplificate, come le sedie con le gambe “a manico di scopa” che sembrano disegnate da un bambino. In tutti e due questi “ritorni” al passato, sia storici (gli anni del boom), sia personali (l’infanzia) si intravede un’idea di memoria, capace di

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riportare, attraverso un oggetto, l’immediata percezione di un periodo di benessere. Come tradurre queste tendenze nell’arredo? Significa mettere oggetti dal sapore artigianale. Il tavolo in cui si vede la lavorazione del legno; la coppia di vasi fatti a mano e quindi un po’ diversi tra loro, e così via. Per scaldare una casa, rendendola più allegra, non occorrono grandi trasformazioni. Basta lavorare sul colore (il lilla, gli azzurri, gli ocra tenui rispondono al bisogno di felicità con morigeratezza); anche le tappezzerie, sparite da un po’ di tempo, ritornano con decori contemporanei. In una casa “freddina”, con estetica industriale, un pezzo in vetro colorato o in ceramica, fatto a mano, rende più intimo l’ambiente. (Testo raccolto) * Architetto e designer comasca



SNELLO

L’appendiabiti Ruben di Ilaria Marelli per Casamania.

Tra infanzia & happy days

Le camerette dei giochi e i mitici anni del boom ritornano in pezzi di design da collezione o di impronta neo Sixties Nudo legno Si chiama “Bora Bora” la poltrona in legno di cedro, ottenuta dal tronco dell’albero, attraverso una speciale lavorazione a tornio. Ha un diametro di oltre 73 cm. ed è rifinita a mano. Di Riva 1920, designer Terry Dwan.

sul dondolo Firmata da Ron Arad, la “Rocking chair” Voido di Magis ha un aspetto ludico e grande comodità.

TON SUR TON

È in pelle la sedia Heta di Philippe Bestenheider, come pure la collezione di pouf Perseo, di Frag.

SOGNI NEL CASSETTO Multifunzio-

nale, la cassettiera “Terrazza” di Emiliana Design Studio per Valsecchi 1918 coniuga il calore del legno al potere energetico del rosso.

clock & pop Orologio da muro con stampa di Roy Lichtenstein.

tavolozza

In alluminio cromato le lampade W131 dell’azienda svedese Wastberg.

quasi un ricamO I pouf in pelle intrecciata si accompagnano ai tavolini in metallo Hive, di B&B.

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ESTERNI D’AUTORE di Richard

Louv*

ABITARE IL VERDE

N

el mio libro “Last child in the woods” (“L’ultimo bambino nei boschi. Come riavvicinare i nostri figli alla natura”, Rizzoli) ho messo in luce perché i bambini hanno bisogno del contatto con la natura. Nel mio nuovo “The nature principle” (“Il principio di natura”) spiego perché tutta la famiglia - e intere comunità - posso diventare più felici, sane e intelligenti nel contatto con l’ambiente verde. Spero che possiate leggere questo saggio, ma per cominciare, ecco alcune delle dieci ragioni a sostegno del perché bambini e adulti hanno bisogno della natura (potete leggere l’elenco completo sul mio blog: richardlouv.com). Più diventano high-tech le nostre vite, più abbiamo esigenza di natura. È un diritto quello di avere una connessione significativa con l’ambiente, e abbiamo una responsabilità correlata ad esso. Pochi, oggi, metterebbero in discussione che tutti, specie i giovani, devono avere la possibilità di connettersi con Internet. Dovremmo avere accesso anche al mondo naturale, proprio perché quella “connessione” è parte della nostra umanità. Noi soffriamo quando ci ritiriamo dalla natura. Il professore australiano Glenn Albrecht, direttore dell’Istituto di sostenibilità e politica tecnologica alla Murdoch University, ha coniato il termine “solastalgia”, combinando la parola latina “solacium” (conforto) e la radice greca di dolore (algia), per definire «la sofferenza sperimentata quando si riconosce che il luogo in cui si vive e che si ama sta per essere messo sotto assedio». La natura è capace di curare. I ricercatori della Pennsylvania hanno scoperto che i pazienti ricoverati in stanze con vista sugli alberi avevano periodi minori di ospedalizzazione, minor bisogno di farmaci analgesici e meno giudizi negativi da parte degli infermieri, in rapporto a quelli di ricoverati con vista sui muri. Le persone, ma anche il lavoro, traggono, inoltre, benefici dal verde. Stare fuori casa di più nutre i nostri “neuroni di natura” e la nostra creatività naturale. Per fare un esempio, all’Università del Michigan, i ricercatori hanno dimostrato che, dopo appena un’ora di interazione con la natura, la performance della memoria e dell’attenzione migliora del 20%. In luoghi di lavoro progettati con attenzione all’ambiente naturale, gli impiegati risultano più produttivi e si ammalano di meno. * Scrittore ed educatore, promotore negli Usa del “New Nature Movement”, ha fondato il più importante sito per la tutela dell’infanzia (Connect for Kids)

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Installazione dell’artista Daniel Berset a Orticolario 2012. Archivio La Provincia, foto di Carlo Pozzoni.

Perché il giardino ci fa stare bene Una storia appassionante, ambientata nell’Ottocento lombardo, con protagonisti fiori e piante, è raccontata da Beatrice Masini, giunta quarta al Premio Campiello con “Tentativi di botanica degli affetti” (Bompiani). «Nel romanzo entra anche - spiega l’autrice a La Provincia - la mia passione, per lo più teorica, per piante e fiori. La concretizzo quando posso, affondando le mani nella terra del piccolo spazio verde che ho sul lago di Garda, dove faccio i miei esperimenti». Offre un approccio filosofico e psicoterapeutico, invece, “Last child in the woods”, in cui l’autore Richard Louv teorizza il “nature-deficit disorder”, ovvero la perdita di contatto con la natura, all’origine di gravi patologie comportamentali. Un tema sviluppato nel best seller, non ancora tradotto in Italia, “The nature principle” di cui Louv dà ai lettori un assaggio. (Anna Piazzi)

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L’orto non va in letargo di Davide Ciccarese* Lavori di stagione: - Raccogliere i legni - Sistemare la compostiera - Mischiare la terra Questo, per l’orto domestico, è il periodo delle cose da fare, dei piccoli lavori. Va riorganizzato un po’, raccogliendo tutti i legni che cominciano ad accumularsi: una buona idea è di mettere da parte quelli più dritti, che potranno diventare ottimi tutori delle piante, in primavera. Importante è anche dare una sistemata alla compostiera, girarla, mischiare la terra, prepararla per l’inverno. Cosa piantare o meglio, cosa trapiantare? Ci sono le coste, i porri, il cavolo nero, i cavolfiori. I tempi di crescita, per questi ultimi, sono di 150-200 giorni. Ma si tratta di piante che hanno un’estetica meravigliosa, belle da guardare per tutto l’inverno. * Agronomo, autore di “Orto. Dal balcone al campo. Come coltivare ortaggi con successo”, Ponte alle Grazie, 224 pag., 15 euro.

FIORISCONO

le idee

Dalla tappezzeria alle pentole un effetto “bosco domestico”

Come in giardino

Cucina ecologica

Ricorda una pianta grassa la poltroncina New York Outdoor disegnata da Sergio Bicego, per Saba Italia (www. sabaitalia.it). Ha un gusto green l’abbinamento alla lampada da terra Cheshire di Fontana Arte, con diffusore in policarbonato, stelo in metallo e base in zama. Prezzo 318,75 euro. www. fontanaarte.com

Effetto orto in cucina con tre pezzi originali di design. Il vaso in terracotta si trasforma in mini grill. È Hot Pot Plant, del brand inglese Black+Blum (119£). Per erbe aromatiche recise, perché si mantengano fresche, c’è il Portaerbe Sense di Tescoma (9,90 euro). Il completo più green? Quello di Taitù, che riproduce un prato (www.taitu-eshop.com).

S’accende la fantasia Rosso vivo, come un fiore pop, la lampada Bokka di Kundalini (www.kundalini.it), da accostare agli appendiabiti Kadou di Bonaldo, per ricreare atmosfere primaverili in pieno autunno (www. bonaldo.it). La Provincia 71




una moda a FUMETTI

Il punk si addice a Eva Kant, gli abitini di Prada ricordano il guardaroba di Minnie, mentre Moschino potrebbe vestire Pocahontas e Valentino... piacerebbe a Lois Lane

DARK LADIES Eva Kant, la co-protagonista del fumetto “Diabolik” tra un modello di Chanel firmato da Karl Lagerfeld e un completo in lattice e pelliccia, di Versace.

di Paolo Musso *

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resentando il ciclo di incontri su Scienza & Fantascienza che si sta tenendo in questi mesi all’Università dell’Insubria, Antonio Serra, creatore di Nathan Never, ha detto che tutti i suoi personaggi hanno anche un preciso significato simbolico. Forse la cosa non è sempre così intenzionale ed esplicita, ma lo stesso vale anche per gli altri eroi dei fumetti. Nonché per le eroi-

ne. Indossare i loro vestiti significa quindi in qualche misura anche “indossare” le loro personalità e le loro filosofie di vita. Vediamole insieme. Minnie. Come Clint Eastwood, che aveva solo due espressioni (di profilo e di fronte): tranquilla al limite del noioso (a parte le scenate di gelosia) nella vita quotidiana; ardente e pronta ad affrontare la morte (o, peggio, il matrimonio con il capo dei cattivi) nelle avventure, pur di star vicina al suo amato. Che peraltro La Provincia 74

(ça va sans dire) arriva sempre in tempo a soccorrerla. Tipica Pupa dell’Eroe anni Trenta, pur provandoci in vari modi non è mai veramente uscita dal ruolo. Si salva perché fa ridere. Virtù borghesi con allegria. Eva Kant. Lei di espressioni invece ne ha una sola. Di fronte, ovviamente. Come si conviene alla fidanzata di Diabolik, unico tra tutti gli eroi mascherati che non ammanti di ideali le proprie imprese. Amoralità assoluta più ancora che immoralità,


TREND A TUTTO CAMPO Sotto: i fumetti pop su abiti della collezione primavera-estate 2014 di Prada; a destra: abito in stile Minnie di Prada, in lana. Borse di Moschino, con una Betty Boop contemporanea e manga a profusione nello zainetto di Segue.

Darwin e Nietzsche, volontà di potenza e sopravvivenza del più adatto, chi vince ha ragione e gli altri si arrangino: si ruba, e se necessario si uccide, per il gusto di farlo, per i soldi e per la bella vita. E, naturalmente, per l’amore. Che col tempo (il nichilismo totale in realtà è impossibile) diventa la giustificazione di tutto: sì, siamo stronzi, ma almeno ci amiamo; voi, neanche quello. Io e te contro il mondo. Lois Lane. Delle quattro la più filosofica. Solo apparente prototipo di tutte le donne che inseguono l’amore impossibile a scapito di quello della porta accanto (giacché nel suo caso i due coinciderebbero, se solo se ne accorgesse), è invece la perfetta incarnazione della scissione cartesiana tra pensiero ed essere tipica dell’uomo moderno, incapace di riconoscere l’ideale dentro la realtà. Ma quanto bisogna esserlo per non riconoscere Clark Kent in Superman, l’unico supereroe che non si degna neppure di mettersi la maschera? La vita è sogno. Julia. La più complessa è in realtà la più semplice. Intellettuale e popolare, razionalista e sentimentale, moderna e tradizionalista, fragile e forte, lucida e confusa, semplice e sofisticata, anticonvenzionale e moralista, tutti i suoi dilemmi e le sue contraddizioni si risolverebbero d’incanto se solo trovasse il vero amore. Hai detto niente… Alla ricerca del maschio perduto.

INDIANA METROPOLITANA Anche una Pocahontas rivisitata ha sfilato sulla passerella di Moschino.

* Docente di Filosofia della Scienza e di Scienza e fantascienza nei media e nella letteratura, Università dell’Insubria di Varese La Provincia 75


ta is v a im r p a a m r o f In

a t e i d a l l a o i Oc ch

Dite la verità: siete stanchi di pesare ogni cosa e vi annoiate a mangiare sempre i soliti cibi Eppure basta un’occhiata, in quantità e volumi, per capire come alimentarsi senza sensi di colpa

Il piatto, la tua guida

Porzione di verdura ore 12.30 di Francesca Noli ed Emanuela Donghi*

P

er perdere peso o mantenere un peso adeguato nel tempo non è necessario conteggiare in continuazione le calorie, né tantomeno ridurre drasticamente nutrienti importanti come i carboidrati oppure eliminare categorie intere di alimenti come i cereali o i condimenti. Anzi, restrizioni molto drastiche, oltre ad esporre a possibili squilibri nutrizionali, possono favorire un desiderio di cibo che può essere difficile da controllare. Un aspetto importante per un percorso nutrizionale di successo a medio-lungo termine è imparare a regolarsi con le porzioni. Non ci sono alimenti da abolire, ma piuttosto porzioni adeguate. All’inizio serve un po’ di esercizio e di autocontrollo che si può raggiungere grazie a una forte motivazione al cambiamento. «Qual è la porzione giusta e come faccio a quantificarla?». «Quanto deve essere grande il mio piatto di pasta?». «So che le patate sostituiscono il pane, ma quante ne posso consumare?». «Sono sempre fuori casa, come posso seguire la dieta?». Sembrano domande banali, ma non lo sono: numerosi studi hanno evidenziato che la maggior parte delle persone tende a sottostimare la quantità degli alimenti che consuma. Conoscere le porzioni adeguate alle nostre esigenze consente di aumentare la propria consapevolezza e di fare le scelte giuste non solo per eventuali chili di troppo, ma anche per mantenersi in forma nel tempo. Una porzione di alimenti è adeguata quando, oltre a garantire il giusto apporto di energia e nutrienti, ha dimensioni ragionevoli per soddisfare le aspettative edonistiche, la tradizione La Provincia 76


Il manuale È un volume di facile consultazione, ricco di immagini e di consigli, il libro “Dieta per immagini, conoscere il proprio profilo alimentare per nutrirsi consapevolmente”, di Francesca Noli ed Emanuela Donghi (Red!, pag. 159, 14 euro).

(Da “Dieta per immagini)

Porzione di proteine ore 6.45

Porzione di cereali ore 9.00

Frequenze settimanali indicative per i secondi piatti CARNE PESCE UOVA FORMAGGI SALUMI LEGUMI

3-4 volte a settimana almeno 2 volte a settimana 1-2 volte a settimana 2-3 volte a settimana 1-2 volte a settimana almeno 2 volte a settimana

e le abitudini alimentari di chi la consuma. Le porzioni sono solitamente espresse in grammi, modalità poco agevole in quanto richiede l’uso della bilancia, cosa non sempre è possibile e verso cui molti nutrono una “naturale” avversione. Un’alternativa più pratica per quantificare la porzione di un alimento, sperimentata da diversi autori sia a livello nazionale che internazionale, si avvale del confronto dell’alimento con oggetti di uso comune in modo da visualizzare il suo volume ovvero di rendersi conto di quanto è “grande” una porzione. Per identificare a colpo d’occhio le porzioni di alimenti possono essere usati oggetti di uso comune di dimensioni standard come la palla da tennis o da pingpong, i dadi da gioco, il mazzo di carte, i cd, la confezione di un dvd o un cd oppure oggetti personali ben conosciuti come il proprio cellulare, il mouse, il lettore Mp3, lo smartphone, il portafoglio, il rossetto, le tessere magnetiche (es. badge o bancomat) e gli utensili da cucina (è importante scegliere un oggetto di cui ricordiamo bene forma e dimensioni e che sia presente nella vita quotidiana). Di grande aiuto, soprattutto quando si mangia fuori casa, sono le nostre mani, proporzionali alla nostra corporatura. La mano aperta ci aiuta a “misurare” la porzione di carne e pesce, il pugno è utile per i primi piatti, la frutta e le verdure, mentre le dita per formaggi e fette di torta. * Biologa nutrizionista, specialista in Scienza dell’alimentazione e in igiene; dietista laureata in Alimentazione e nutrizione umana, autrici di “Dieta per immagini”

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I consigli vip

a cura di serena brivio

1.

Le signore DELLA PORTA ACCANTO

2.

Una modella, un’attrice, un’arredatrice vestono outfit formali e chic per lavoro ma per il relax puntano a capi basic

1 Pullover con paillettes, di Oviesse. 2 Jeans skinny di Liu Jo. 3 Camicia in seta con collo a scialle, di Risskio. 4 Sciarpa di cachmere, Stefanel. 5 Mocassino da donna, di Tod’s.

Foto di Carlo Pozzoni

3.

di Titti Brunetta*

di Nanci Brilly*

di Melissa Satta*

L

U

P

a mia professione di interior designer mi porta ad amare il colore. Adoro abbinare tinte diverse, ma anche giocare sul tono su tono, dall’abito alla borsa, alle scarpe. Non mi faccio mai condizionare dal ruolo o dall’occasione. Sono convinta che sia sempre vincente esprimere anche nel look la propria personalità, senza ovviamente trasgredire le elementari regole di stile, di rispetto per gli altri. Il mio capo preferito? Nel quotidiano jeans e camicia bianca, nei momenti ufficiali tailleur pantalone.

n tubino nero di cachemire è un capo perfetto, per tutte le occasioni pubbliche: semplice ma sofisticato, valorizza sempre la figura. In alternativa, mi sento sempre a mio agio quando indosso un completo pantalone grigio, reso femminile dagli accessori. * Attrice

er lavoro indosso capi griffati e di grandi stilisti. Ma la mia condizione ideale è quella del tempo libero, quando posso vestire jeans in tessuto elasticizzato, che finiscono a zampa d’elefante (una moda ciclicamente di ritorno...). I miei sempre? Tolti i tacchi nelle occasioni professionali, sempre le sneakers, di giorno e di sera.

5. 4.

* Interior designer, moglie di Renato Brunetta La Provincia 78

* Modella


SUL FILO

Il filato rosso è protagonista di “Lure Series, 2013”, installazione adattata allo spazio espositivo, a base di filo e ago per cucire. Ne è autrice l’artista Beili Liu (RCH). Tessuto di perline nell’opera “Miraculous force” di Antra Augustinovica; aghi e tessuti in “Trap” di Henryka Zaremba

dell’eros

Pulsione vitale per eccellenza lo slancio erotico è protagonista di Miniartextil a Villa Olmo

di Luciano Caramel*

N

ella costitutiva relazione con la sfera affettiva dell’uomo, Eros e il suo mito, di origine quanto mai remota, hanno registrato attraverso i secoli un’evoluzione radicale, con sostanziali trasformazioni connesse al mutare del contesto antropologico, sociale e religioso. Difficile quindi, anzi impossibile una loro connessione non forzata a senso unico col tessile, e ancor più con l’arte tessile, alla quale è dedicata nelle sale di Villa Olmo, a Como, la XXIII mostra internazionale di arte contemporanea Miniartextil. Che ha come tema appunto l’Eros e di conseguenza offre attraverso le opere esposte di 69 artisti, anche di grande notorietà, di differenti età ed estrazione nazionale, una caleidoscopica varietà di risposte, in genere attraverso il simbolo e la metafora. Ma anche con riferimenti espliciti

al sesso, dell’Eros componente primario, però non sempre e necessariamente presente nella sua realtà fisica, mai esclusiva, e talora subordinata a un amore “platonico”, secondo il grande filosofo greco tutt’altro che inferiore a quello carnale per la superiorità sui sensi dell’anima e quindi della bellezza ideale; o, nella dottrina cristiana, dell’amore di Dio per l’uomo e di questi per Dio ed evangelicamente per gli altri, tutti, vivo nelle creazioni di numerosi artisti, come nella poesia e nella musica, su di un piano antitetico al dualismo, pure evocato in mostra, del freudiano Eros-Thanatos e della sua identificazione di Eros con le “pulsioni di vita”, ossia l’istinto sessuale, a quelle di morte correlate e opposte. * Professore emerito di Arte moderna all’Università Cattolica di Milano, curatore di Miniartextil La Provincia 79

Un amore di abito Il tema dell’amore pervade anche “La Sposa di Cometa”, abito nuziale in carta realizzato a partire da disegni pensati per l’arredo tessile da tavola. La lavorazione a ventaglio o pieghe realizza una gonna che abbina uno stile ricco a linee essenziali, quasi geometriche. Il corpino bianco ricorda il tradizionale bustier dell’abito da sposa ed è arricchito da un ricamo realizzato in carta arrotolata dipinta in oro. L’opera d’arte è stata realizzata dall’ufficio stile della Scuola Oliver Twist di Cometa dai ragazzi del terzo anno dell’indirizzo tessile, coordinati da Rosaria Longoni.


to n e im t n e s & e n io g a r di Vera Fisogni

«L’AMORE è PER SEMPRE»

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hi ha letto “Volevo essere una farfalla” (Mondadori, 2011), sa quanto sincera sia la scrittura di Michela Marzano, tra i maggiori filosofi di Francia (dirige il Dipartimento di Scienze sociali SHS alla Sorbona). Dopo aver parlato di sé, attraverso l’esperienza dell’anoressia e del dolore, vira decisamente all’amore, con un libro difficilmente classificabile, un po’ autobiografia, in cui ricostruisce il legame con il (secondo) marito Jacques, un po’ saggio, sulla falsariga di “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes. Si divide tra Parigi, dove insegna e abita, e Roma, per il suo impegno di deputato del Pd. Professoressa Marzano, in principio - anche nel suo libro - era il principe azzurro... In “L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore” sono voluta partire da lì (principe azzurro o principessa rosa si equivalgono) perché, come tante, sono cresciuta con questo ideale. Che può trasformarsi in una trappola. Perché, incompleti come siamo, se pensiamo a un essere perfetto che potrà colmarci e renderci felici, rischiamo di non vedere chi veramente può aiutarci, con amore, ad attraversare quel vuoto. Come è capitato a lei... Sì, io stessa sono stata prigioniera di questo mito. Poi ha incontrato Jacques. E ha capito che non si ama qualcuno, ma “con” l’altro. Cosa significa? Volevo indicare soprattutto un cammino, che è poi quello proprio dell’amore, che si concretizza nell’atto di attraversare il nostro vuoto “con” uno o una che sta accanto a noi. Lei sostiene che l’amore è per sempre... Riflettendo sulla struttura stessa dell’amore, mi sono trovata a concludere che l’amore è ciò che trascende la passione, il bisogno, il desiderio, pur comprendendo anche tutti questi aspetti. Ma proprio perché l’amore nasce dopo le lacrime e la gioia, significa che esso esiste La Provincia 80

Incanto sospeso Keira Knightley è Anna Karenina, nel film ispirato all’omonimo romanzo di Lev Tolstoj (2012). Qui è con il conte Vronskij (Aaron Johnson) al culmine del suo innamoramento. Anna, alla fine, si getterà sotto un treno perché lui si è stancato di lei. A dicembre la versione tv su Raiuno con Vittoria Puccini.


Totalità e infinito secondo Michela L’incontro con Jacques avviene per caso, a una festa. Michela Marzano, 43 anni, ex allieva della Normale di Pisa, non teme di esplorare, attraverso la propria biografia, una delle due esperienze (l’altra è il dolore) più ardue da pensare. Ma in fondo, proprio questo percorso consente alla Marzano di raggiungere dei risultati teorici importanti. Citando Barthes, Anna Karenina, Lacan e, soprattutto, ragionando con rigore encomiabile, con una scrittura delicata, l’autrice centra l’obiettivo. “L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore” (Utet, 208 pag. 14 euro) parla di Michela e dice anche molto di ognuno di noi. (Anna Piazzi)

a prescindere e va, di conseguenza, a toccare la sfera della libertà. Non quella della contingenza. Per questo, dico che l’amore è per sempre. Ma i legami si rompono Anche quando c’è l’amore, possiamo cambiare - nel tempo - noi, le persone. Possiamo ammalarci, trovarci in qualche fase problematica. Ma anche se il rapporto finisce, in questi casi, l’amore resta come un filo che unisce. Nel legame con i figli, questo è sicuramente vero... Non aver avuto figli è motivo di sofferenza, nel suo libro. Perché? Il tema della maternità si è imposto da solo, quando scrivevo. Forse non avrò mai bambini miei e di Jacques. Se è vero che questo non intacca in alcun modo il rapporto con mio marito, devo riconoscere che questa mancanza fa parte del mio vuoto e delle mie fratture

interiori, perché non è una condizione scelta. Perché l’amore è tutto? Per il titolo del libro mi sono ispirata a un verso della poetessa americana Emily Dickinson. L’amore è qualcosa di talmente prezioso che, nel momento in cui accade, ci scuote, come una sorpresa. Jacques ha letto il libro? Che dice? Ha letto la versione in francese, a cui sto lavorando, gli è piaciuta. E suo padre? C’è stata, da parte sua, un’accettazione di quello che non capisce di sua figlia; ha compreso, l’importanza, per me, di “cercare le parole per dirlo”. Ma sono soprattutto io che sono intenerita, oggi, verso mio padre e la sua fragilità. È per questo che, anche a lui, dedico questo libro.

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APPLICAZIONI TECHniche Orologi che fanno foto, iPad che diventano borse da sera È la tecnologia, bellezza...

Non ci resta che sorridere Niente lacrime, in cucina. Gli “Onion goggles” sono una delle più recenti applicazioni tecnologiche sul fronte del food style. Rosa per lei e verde per lui. Funzionano.

E l’iPhone si fa clutch Ha l’aspetto di una vera mini bag la Just Cavalli clutch cover, by Puro. Gli stampati e il logo non la fanno passare inosservata: utile per ridurre al minimo la franchigia ai party. Disponibile in cinque colori diversi l’iPhone 5 C di Apple.

Vintage eco-chic Fibra morbida di bambù per i padiglioni auricolari, rivestiti in tessuto eco-sostenibile e riciclato. Sono le cuffie dall’aspetto vintage di House of Marley (www.thehouseofmarley.it), della collezione “Rise up”.

Qui il trucco non si vede

È già l’ora di una foto

Pare uno smalto Chanel, invece si tratta di puro effetto ottico, perché si tratta di una cover per iPhone, perfetta per le fan della collezione Printemps Précieux della celebre maison. L’idea arriva da Hong Kong; in vendita sul sito www.etsy.com

È uno smartwatch con fotocamera da quasi 2 megapixel. Trattasi di Samsung Galaxy Gear, con display Super Amoled da 1,63 pollici con risoluzione pari a 320×320 pixel. La Provincia 82


Principesse DI CUORi

Il film su Diana del Galles, nelle sale, e quello, attesissimo, su Grace di Monaco (l’uscita è rinviata ai prossimi mesi) rilanciano il glam inimitabile di due assolute regine di eleganza

B Porta il nome di “Kelly” la più celebre borsa di Hermes. La principessa Grace, cliente del brand, fece anche la fortuna dei foulard a carré di seta. Qui un modello di oggi.

isognerà aspettare l’anno prossimo per vedere Nicole Kidman incarnare Grace Kelly. La principessa Grace, cui il Principato di Monaco deve la fine della guerra fredda (fiscale) con Parigi: è il fulcro del film di Olivier Dahan che ha chiesto più tempo per rifinirlo mentre sono note le ambizioni dell’interprete protagonista: l’Oscar ad un’attrice nella cine-biografia di una diva. Della quale “Grace of Monaco” racconta la crisi di fronte alla scelta tra gli obblighi del rango che deriva dal matrimonio con il sovrano monegasco e il possibile ritorno sullo schermo, pronubo Alfred Hitchcock, del quale Grace Kelly era già stata musa stabilendo una felice complicità tra l’industria del cinema e quella della moda. Una liaison particolarmente manifesta nella “Finestra sul cortile” dove il suo personaggio si affaccia inverosimilmente affascinante - e l’attrice lascia il segno di estrema sofisticazione - nelle mise scovate negli atelier che si ostina a frequentare nonostante i rimbrotti del fidanzato (James Stewart). Bernardino Marinoni La Provincia 83

Fascino tragico

di Bernardino Marinoni

Due degli abiti indossati da Naomi Watts in “Diana”, il biopic di Oliver Hirschbiegel dedicato alla principessa del Galles, provengono dal reale - in tutti i sensi - guardaroba: sono dello stilista Jacques Azagury e quello blu appartiene all’immagine collettiva di Lady D. Per quanto il film si concentri sugli ultimi due anni della breve vita di Diana - rappresentandone la solitudine dietro una storia che sarebbe stata quella del suo vero amore per un cardiochirurgo pakistano - il suo particolare rapporto con la moda non viene trascurato. Prima con designer inglesi, poi con griffe haute couture, Diana era riuscita a diventare una vera icona di stile e, nonostante il film travalichi il melò per sfiorare il kitsch, alla produzione Dior ha fornito i propri accessori, a cominciare dalla borsa dedicata alla principessa, mentre Jimmy Choo e Ferragamo hanno preparato scarpe secondo i modelli che le piacevano. E Versace ha adattato un abito alle misure, più minute del personaggio che interpreta, di Naomi Watts.

L’orologio d’oro con brillanti di Cartier, sempre al polso della principessa, la D. Bag di Tod’s fu creata per Diana (qui il modello più aggiornato) e il celebre anello di fidanzamento con zaffiri e brillanti, oggi della nuora Kate Middleton.



Make up Chanel, autunno-inverno

Uno sguardo metallico di Maddalena Magni*

La tendenza del make up per l’autunno-inverno punta a colori metallici, ultrabrillanti, con le labbra protagoniste in rosa e mattone (il rosso è, comunque, un classico intramontabile). Si impongono colori forti e finish opaco. L’incarnato risulta pulito, pallido, molto chiaro anche se sano. Resta trendy anche il nude look (Valentino e Ferretti). Per le palpebre, una palette di toni metallici, con finish brillante e prevalenza di grigi, rispetto ai neri. Se l’eye-liner continua ad essere presente nelle sfilate - come in quella di Dolce&Gabbana - gli stilisti puntano soprattutto a rivisitare trucchi d’epoca: Anna Sui rilegge lo stile Twiggy degli anni Sessanta; Donna Karan punta alle sopracciglia protagoniste, mentre la donna di Armani ritrova il glamour degli anni Venti e Trenta del Novecento.

NATURALE &sofisticata

Gli stilisti rileggono i make up d’epoca, valorizzando la freschezza del volto

* Make Up artist

2. 1.

1. Stay Flawless 15 Hour Primer di Benefit. 2. Ombretti Dior in tre sfumature smokey nei toni notturni (www.dior.com) e palette in quattro toni metallici, di Givenchy Le Prisme (www. givenchybeauty.com). 3. Varie tonalità con pagliuzze metalliche, nell’ombretto a lunga tenuta Collistar Twist. 4. I colori di Pupa Lasting Color (circa 6 euro). 5. Dior Rouge in una tonalità adatta a quasi tutti gli incarnati.

5. 4. 3.

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bellezza senza età

di Vera Fisogni

C

apelli orgogliosamente candidi, Catherine Loewe è una delle modelle più sofisticate del momento, grazie ad un’innata eleganza e a un volto particolarmente fotogenico. Protagonista di tante campagne di moda (anche per la comasca Roberta Redaelli), Catherine - avvocato e critico d’arte di Ginevra - rappresenta il nuovo fronte del fashion, attento a donne reali, di ogni generazione. Secondo il principio che bellezza, classe, glamour, non hanno età. Ne parliamo con lei. Signora Loewe, lei è diventata una modella famosa all’età in cui le altre sono in pensione... Com’è successo? Non ho propriamente deciso di diventare una

modella. Infatti non era nettamente qualcosa a cui pensassi. Qualche anno fa, mentre mi trovavo a fare shopping in un spazio commerciale con mia figlia più giovane, lei è stata avvicinata da un ragazzo che lavorava per un’agenzia di modelle. Si trattava di “Visage Management” di Zurigo, che organizzava un casting per volti nuovi, a Ginevra. Questa persona ci ha presentato la manager dell’agenzia, Zineta Blank, che subito si è mostrata interessata... a me. Mi spiegò che avevo il look perfetto per diventare modella, dal momento che moltissimi clienti erano alla ricerca di qualcosa di diverso, precisamente di donne con una speciale personalità. Del resto, le donne oggi vogliono vedere La Provincia 86

Cambia, nella moda (come nella vita vera) la percezione del glamour, lo dimostra la storia di Catherine Loewe


immagini credibili di altre donne, sui giornali e nella pubblicità. Com’è possibile, del resto, identificarsi con ragazze adolescenti mentre si hanno quarant’anni o anche di più? A quel punto, è iniziata la sua carriera... Ho riflettuto un po’ su questa proposta e ho deciso che sarebbe stata una sfida per la mia vita. E sono davvero felice di dare un’altra immagine alle donne (e agli uomini!) che mostra come la bellezza non abbia età e che si può essere splendide anche a cinquant’anni inoltrati. Come cura la sua immagine, qual è la sua beauty routine? Anzitutto dormo a sufficienza: è il modo migliore per avere un bell’incarnato. Poi mi curo della pelle con una crema da giorno, una crema per la notte e un siero a base di vitamina C ogni giorno. Una volta al mese faccio un trattamento con ossigeno e ultrasuoni, che aiuta la mia pelle ad essere tonica. E poi, naturalmente, devo avere dei buoni geni... Si mantiene in forma praticando qualche sport? Va in palestra? Non sono una gran sportiva, ma cammino parecchio. Qualche mese fa ho poi fatto una serie di esercizi per rafforzare la mia schiena, avendo avuto alcuni problemi di salute.

IL BEST SELLER È il manuale-beauty del momento, negli Usa, “The beauty detox solution”, della nutrizionista Kimberly Snyder, consulente di Fergie e di Drew Barrymore. Contiene oltre 85 ricette di bellezza “detox” con effetto anti-età.

Qui l’acqua ferma il tempo

Siero anti-rughe riparatore, con effetto contro i raggi di luce, di Clinique (formato da 50 ml a 91,90 euro; da 30 ml a 66 euro)

di Arianna Agustoni A volte la vita è salata, ma è fondamentale per fermare il tempo. L’ultima frontiera del benessere diventa infatti una piacevole combinazione di trattamenti innovativi per combatte l’invecchiamento. Sulle colline luganesi, in posizione privilegiata, il Resort Collina d’Oro di Agra (Canton Ticino) affianca ai percorsi rigenerativi la filosofia del Well-Aging. Unica struttura in tutta Europa, assicura ai clienti massima attenzione per conoscersi ed affrontare la vita senza stress. Tra i trattamenti la floating therapy (50 minuti): una stanza di galleggiamento “i.Float”, con una vasca d’acqua mantenuta a temperatura costante di 34.8°C in cui è disciolta un’importante quantità di sale. Il corpo galleggia sulla superficie del liquido, al riparo da stimoli esterni con effetti per lo scioglimento di ogni tensione e favorire il rilassamento psico-fisico. Le peculiari caratteristiche del sale sciolto nell’acqua accentuano la preziosa azione terapeutica del magnesio, attraverso l’assorbimento percutaneo. Il trattamento è indicato nei casi di agitazione nervosa, ansia, irritabilità, insonnia, resistenza fisica ridotta, crampi muscolari, emicrania e sindrome premestruale. Sempre sul lago, ma quello di Como, il Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio ha proposto Resurgence, trattamento intensivo per prevenire i segni del tempo e ritrovare la “freschezza di una pelle giovane”, perfetto anche contro l’invecchiamento ormonale. Viene proposto per il viso, collo e décolleté, utilizza le radiofrequenze combinate a complessi naturali, idrata e tonifica stimolando la rigenerazione della pelle.

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Crema speciale anti-età di Collistar (circa 26 euro)

Siero riparatore per il viso, di Kiko (16,90 euro)



Alcuni prodotti di Lift & Firm Intensive Eye Serum di ESPA. La confezione da 14 ml: 36 euro circa su Ebay.

Una carezza dal lago

La stagione fredda è ideale per regalarsi un trattamento anti-aging in una Spa capace di restituire tonicità a viso e corpo

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ei mesi autunnali e invernali la pelle ha bisogno di attenzioni, di trattamenti specifici per misurare l’idratazione ed evitare che i segni del tempo prendano il sopravvento. Al Grand Hotel Tremezzo, nella TSpa massaggi abbinati ai prodotti Espa. Per il corpo la proposta Haven, una vera coccola. Trattamento profondo e completo benessere che inizia con il massaggio aromaterapico del corpo eseguito con oli essenziali caldi e prosegue con il trattamento viso Age-Defyer per una pelle luminosa e rigenerata. Cinquanta minuti di tempo per un Age-Defyer facial, ideale per rigenerare le pelli mature e attenuare i segni del tempo. L’aspetto della cute migliora visibilmente grazie a particolari tecniche di massaggio anti-età e a una selezione di prodotti specifici per rassodare e rivitalizzare la pelle. Risultato? Un viso tonico, luminoso e giovane. E per lo sguardo, i segni del tempo si contrastano con una detersione mirata, un’esfoliazione delicata e un massaggio esclusivo con l’applicazione dell’esclusivo Lift & Firm Intensive Eye Serum di Espa. Arianna Agustoni La Provincia 89

Spa domestica È da qualche settimana in profumeria il trattamento Anti-Age concept Spa di Astalift, ispirato ai trattamenti beauty giapponesi. Il siero anti ossidante: 82 euro circa.

Pelle hi-tech

I segni del tempo si combattono con creme e massaggi specifici. Niente bisturi o iniezioni, al Villa Sassa hotel&Spa di Lugano, le imperfezioni della pelle vengono curate con il programma di trattamenti Swiss deluxe, rimedi per idratare a fondo la pelle, tonificare e rafforzare i tessuti. Sulle colline di Lugano le ultime novità, anti age perfette e ideali per pelli mature, ma anche soluzioni preventive per contrastare la formazione di rughe e di macchie. Ad ognuno il percorso ideale, ma per tutti i prodotti Cellcosmet. Specifico anti age lo Swiss revitalising anti age facial che punta sui complessi cellulari per definire il contorno del viso e darne un aspetto ringiovanito, per una rinascita delle funzioni cellulari. Per chi intende idratarsi a fondo e tonificarsi il massaggio Swiss intensive elasto-collagen, ideato per rafforzare i tessuti, particolarmente indicato in caso di rughe profonde e cicatrici. Per compensare la pigmentazione cutanea, combattere le macchie dovute all’età e le cicatrici scure, lo Swiss lightening elasto-collagen. (A.Aug.)

AL CAVIALE La Skin Caviar Luxe Eye Lift di La Praire è focalizzata al trattamento del contorno-occhi: 244 euro circa.

Omeopatico Anche in Italia, oggi, si acquista il celebre burro di carota bio al 99% di The Organic Pharmacy, linea di bellezza UK. Costa: 49,5 euro, in farmacia.


Basta mezz’ora di stretching al giorno per ridurre i dolori articolari e mestruali

UNA CURA

per i muscoli di Angela Giaccardi

L

a parola “stretching” deriva dall’inglese e significa “allungare”. Si tratta di esercizi di estensione, torsione e flessione di intensità variabile che servono ad allungare i muscoli, renderli più elastici, rilassarli e mantenere la mobilità delle articolazioni. Lo stretching è un modo semplice ed efficace per recuperare la forma e per mantenerla; contrasta la rigidità dei muscoli e delle articolazioni dovuta agli anni e alla vita sedentaria, e aiuta a prevenire mal di schiena, artrite, reumatismi; favorisce la postura corretta ed esercita una benefica influenza sugli organi interni, ripristinando i loro spazi naturali e contrastando disturbi come la digestione difficoltosa o i dolori mestruali. Lo stretching è fondamentale quando si fa sport: in genere si pratica all’inizio dell’allenamento, per preparare i muscoli, o alla fine, per allungarli e rilassarli. Ma anche i non sportivi possono trarne beneficio, specialmente se per lavoro

sono costretti a lungo in posizioni scomode. L’ideale sarebbe dedicare allo stretching almeno mezz’ora al giorno: il mattino, per prepararsi alle attività quotidiane, o la sera, per scaricare le tensioni della giornata. Molti esercizi, però, si possono eseguire ovunque: in ufficio, in spiaggia, in auto fermi al semaforo o persino in piedi, mentre si fa la fila. Tutti possono praticare stretching, anche se chi ha un basso tono muscolare, le articolazioni un po’ arrugginite o soffre di pressione alta deve essere prudente, evitare alcuni esercizi e non superare mai la soglia del dolore. L’ideale è avere a disposizione un ambiente tranquillo con temperatura gradevole. Prima di iniziare gli esercizi, meglio fare una passeggiata, salire le scale o fare un bagno caldo, per non eseguire movimenti “a freddo”. Le posizioni corrette vanno assunte gradualmente, concentrandosi sulla parte del corpo che si vuole allungare e respirando in modo tranquillo e regolare. È bene tenere a portata di mano una banda elastica o una cintura di stoffa che aiutano a praticare alcuni esercizi senza sottoporre la colonna vertebrale a sforzi eccessivi. Comunque, in caso di problemi fisici o lesioni, prima di iniziare è consigliabile consultarsi con un medico o un terapeuta. La Provincia 90

Angela Giaccardi è istruttore di Pilates Matwork e Pilates Reformer, autrice di “Stretching facile” (Red!)

Tutti in forma in poche mosse Non servono attrezzature particolari per tenersi in forma con lo stretching, esercizio fisico che migliora la postura a qualsiasi età, sconfigge le rigidità muscolari e aiuta a sviluppare la consapevolezza del proprio corpo. Nel suo libro “Stretching facile” (Red, 96 pag., 7,90 euro), l’ex ginnasta Angela Giaccardi insegna esercizi che ciascuno può praticare in ogni momento della giornata.


Mare (caldo) d’inverno

Stampe neobarocche nella collezione “Cruise” della stilista comasca Raffaela D’Angelo E in passerella, ha sfilato Federica Pellegrini di Raffaela D’Angelo*

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a collezione “Cruise” ha accenti neobarocchi e nella sua armonia di stile esalta ancora di più la femminilità e la bellezza. Le stampe che ricreano stucchi bianco gesso, beige o rosa antico sono arricchite da dettagli preziosi, addolcite da rose e merletti. La proposta presenta un modo di vestire che come sempre non è solo per la spiaggia, ma al contrario, veste la donna in ogni momento della giornata. Quindi si alternano abiti lunghi e corti in jersey stampato o guipure ricamata, top di pizzo e ricamati, caftani in seta o jersey, pantaloni ed elegantissime tute per le serate piu speciali. Oltre a costumi nella stampa neobarocca ci sono swimsuit impreziositi da macramé di seta o in guipure. I colori della collezione sono il bianco gesso, il rosa antico, il verde acqua e il tradizionale nero. *Stilista comasca

Si ispirano alle architetture fastose del Seicento le stampe della “Cruise” collection. Seta e jersey i materiali usati per caftani e tuniche. I gioielli che si impongono come il collier High Jewelery di Bulgari, completano il look.

«Che emozione la prima sfilata» «La moda mi piace. Ma sfilando per Raffaela D’Angelo, al mio debutto in passerella, mi sono sentita decisamente emozionata. Lo sport rimane la prima passione. Tuttavia, se mi chiedessero di sfilare ancora, lo farei di nuovo». Federica Pellegrini La Provincia 91



Lady cabrio È un’auto scoperta, ma non troppo, come s’addice a una vera signora eclettica nei colori e facile da guidare 1.

3.

di Vittorio Colombo

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na cabrio al femminile mentre si avvicina l’inverno lariano, non esattamente mite come quello di Marrakech? Nessun errore, tranquille. La stilosissima DS3 Cabrio che vi andiamo a raccontare è una vettura per quattro stagioni, aperta sì ma non troppo. E soprattutto tanto, tanto elegante. Insomma, per una volta parliamo di capricci. Perché questa DS - con il nome che evoca la mitica Déesse, la dea - è un’auto da portare come si porta una borsa firmata. Che si sceglie prima ancora di verificare se è capiente. Quattro metri - tre metri e 95, per le più pignole - un bel muso compatto e aggressivo al contempo. E, come tutte le DS, personalizzabile all’infinito con i colori e i disegni che preferite. La capote in tela si apre o si chiude lungo i binari del tetto in sedici secondi e fino alla velocità di 120 orari. Chiusa è silenziosa, praticamente come la versione berlina. Ma, anche se vi regalate qualche viaggio sotto le stelle prima dell’arrivo dell’inverno, non aspettatevi fruscii fastidiosi o eccessive folate di vento, perché l’abitacolo è ben protetto. I motori? Noi vi proponiamo un turbodiesel 1.6 da 92 cavalli con sistema Start&Stop, che ve la spegne al semaforo per risparmiare carburante. Se il cambio manuale vi va ormai a noia, c’è un bell’automatico a sei rapporti. Facile da guidare, sportiva quanto basta ma attenta a non tradire il proverbiale confort di una Citroen. E pronta a farsi guardare, anche quando l’inverno passerà e le strade di questa Como finalmente approdata al centro del mondo saranno piene di gente. Ah, il prezzo: 23.750 euro per la nostra proposta. Ma il listino, se volete un motore a benzina, parte da 19.150 euro.

2.

4.

1-2. Borsa in pelle martellata e mocassini zebrati di Tod’s. 3. Occhiali anti riverbero della Capsule Collection di Jimmy Choo by Carrera. 4. Portachiavi di Louis Vuitton. 5. Guanti per la guida, in pelle, di Fratelli Orsini. 6. Guanti spuntati e borchiati, di Chanel.

6.

5. La Provincia 93



Diamoci UN TAGLIO

Marc Jacobs

L’abilità tecnica è l’ingrediente decisivo per i nuovi caschetti asimmetrici e con frange a ciuffo I colori? Sfumature sabbiate o neutre

di Alessandra Tuia*

È

nei profili di donne più vere e luminose, con identità diverse, l’interpretazione dello stile autunno-inverno nelle pettinature. Ad esaltare la femminilità partecipano i caschetti reinventati e reinterpretati, vera tendenza di stagione, con lunghezze medio-corte. Con tagli asimmetrici, meno rigidi e molto irregolari, queste forme mettono in risalto il collo, valorando il volto, gli occhi, gli zigomi. Si segnala, poi, il grande ritorno della frangia a ciuffo, più corta al centro e morbida ai lati. Si può dire che, mai come quest’inverno, i capelli diventano accessori che esaltano la personalità della donna. Gli echi degli anni Venti o Quaranta (visti sulle passerelle di Luisa Beccaria, Maurizio Pecoraro o Marco De Vincenzo) si incontrano, nella palette dei colori, con sfumature neutre e sabbiate, con molta luce nei contorni del viso, sia per le more che per le bionde. Una strategia, questa, in grado di evidenziare incarnati più scuri o più chiari in modo assai naturale. Anche nelle acconciature, cioè nel capello raccolto, il viso viene scoperto e valorizzato, anche grazie a bijoux e decori, come si è visto nelle collezioni di Dolce&Gabbana. Avete una vecchia spilla della nonna? È arrivato il momento di metterla tra i capelli! * Hair stylist comasca La Provincia 95

La signora dei cappelli Un omaggio ad Anna Piaggi, gran signora di “Vogue Italia” e icona irriverente della moda, anche grazie ai suoi sorprendenti cappellini. È “Hat-ology”, la mostra allestita dal “cappellaio magico” Stephen Jones, aperta fino al 30 novembre a Palazzo Marando di Milano, via Sant’Andrea 6.

Effetto carrè anche per i capelli lunghi, abilmente acconciati per la sfilata di Maurizio Pecoraro (a destra) e Marco de Vincenzo. Sotto, in senso orario: stile anni venti (Beccaria), capelli ingioiellati (D&G) e due modelli di frangia 2014.



Nell’anno DEL SERPENTE Il rettile ispira le collezioni di gioielli o di bijoux citando il fasto di Cleopatra (con un fascino tentatore) 2.

1.

Peccato originale di Marina Caspani

1. DA REGINA

Serpente d’oro e diamanti di Bulgari, appartenuto a Liz Taylor, qui ritratta nel kolossal “Cleopatra” (1963). 2. giovane

Braccialetti in metallo lavorato a pelle di serpente, H&M.

3. psst psst!

Orecchini in oro, perle e pietre preziose di Percossi Papi.

3.

4. COORDINATI Cuff in ottone placcato oro,

con anelli nello stesso stile. Di Emily Miranda (www.emilymirandastudio.com). 5. incrocio magico Due serpenti in oro rosa, tempestati di diamanti, che si incrociano a formare il gioiello di Anita K.

4.

5.

La Provincia 97

Il gioiello cult dell’autunno-inverno ha come leit motiv il serpente, grande protagonista dell’oroscopo cinese nell’anno 2013. Sin dai tempi della Genesi, come Eva, simbolo della femminilità per eccellenza, viene tentata e sedotta col peccato originale, così la donna moderna non riesce a sottrarsi al fascino del serpente, sinonimo di attrazione, charme e sex appeal. Il tema del serpente è fonte d’ispirazione per bracciali, anelli, collane e orecchini, realizzati in platino, oro, argento, pietre preziose e materiali alternativi come caucciù e smalti, per soddisfare ogni stile di donna, dalla più sofisticata alla più sportiva.

Nella foto: Marina Caspani, titolare di un negozio di gioielleria, a Como (Foto di Carlo Pozzoni, Archivio La Provincia). Anelli nel tema snake di Bulgari e qui sopra, di Roberto Cavalli; in alto, un gioiello in bronzo di Zadig e Voltaire.


A. Warhol, “Flowers”, 1964, in mostra a Milano, Palazzo Reale, fino al 2 marzo 2014.

di Roberta De Monticelli

L

a dimensione fondamentale di ogni vita è l’esperienza di valore. Quando si evocano i valori, la gente ne parla come se ci si potesse riferire a dottrine acquisite, ideologie, quasi fosse qualcosa che non fa parte della dimensione fondamentale della nostra quotidianità, dell’esperienza di aspetti buoni e cattivi di ogni giorno. Nel mio libro cerco di trasmettere un’idea che condivido volentieri ora con i lettori de La Provincia: attorno a noi non ci sono solo i colori, i sapori - cioè le cosiddette qualità secondarie - ma l’idea di buon funzionamento di qualcosa, sia essa una sedia o la giustizia. Non sono contenuti che possono venire desunti dalle scienze sperimentali, perché la fisica o la chimica non le troveranno mai. Precisamente, esse non

La celebre filosofa riporta l’esperienza dei valori al centro di tutto per una nuova ripartenza personale

rinnovarsi

per rifiorire

potranno spiegarci per quale ragione siamo motivati nel bene o nel male. Cosa voglio dire? Che non riusciamo a spiegare la vita umana se non ammettiamo che senso e valore sono parte dei fatti. Né potremo davvero imprimere una svolta alla società, tanto affaticata dalla crisi, se non riusciremo a farlo con noi stessi. Già, ma come? Ad essere sempre in questione è la ricerca. La filosofia la possiede come metodo e sostanza. Pensiamo a Socrate, a quando parlava con i giovani e li esortava a conoscersi, per conoscere. Ma in fondo, anche senza essere filosofi di professione, ognuno può risvegliare in sé la capacità di scoprire il nuovo. Laddove c’è conoscenza di valore, attraverso il sentire - che ci arricchisce negli strati di profondità personale - c’è anche rinnovamento. Il rinnovamento, per concludere, si dà laddove si intraprende l’avventura della scoperta. Nel mio libro racconto, ad esempio, come ho riscoperto Nelly SaLa Provincia 98

chs, la poetessa del destino ebraico. Un suo insegnamento, che ho fatto mio e proposto nel libro, è che la parola, quando si spezza il nesso tra il pensiero e le cose, diventa urlo. Interiezione. Mero “clic” in Rete. Ancora più di ogni altra riflessione, questa idea traccia per noi la strada del rinnovamento e del rinnovarsi (personale), attraverso la riattivazione del sentire, nell’atteggiamento della contemplazione. Rimettiamoci in gioco, allora, per aprirci a nuovi progetti. (Testo raccolto da Vera Fisogni).

Il saggio È un intenso ritorno ai grandi tempi della fenomenologia cari all’autrice e un’esplorazione dei fondamenti della conoscenza morale il saggio “Sull’idea di rinnovamento” (Cortina, 101 pag., 9 euro), l’ultimo libro di Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona all’Università Vita e Salute San Raffaele.




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