Tess

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stile

MODA&CO Fioriscono le stampe: i trend La riscossa delle curvy girls Nozze in blu & foulard gioiello

PRIMO PIANO La nuova star Andrea Incontri Paul Smith, re della camicia Como è di moda a Londra Le tribù dell’eleganza

Un modello di Alberta Ferretti

I consigli di Maria Rosa Antognazza Maria Pia Ammirati Alessandra Appiano Sonia Bergamasco Imelde Bronzieri Cinzia Calati Davide Ciccarese Luisa Ciuni Cristina De Stefano Ludovica Frasca Chiara Galiazzo Anna Gastel Fabiana Giacomotti Silvia Grilli Raphael Gualazzi Luca Lanzoni Toni Servillo

TESS GLAMOUR

Esclusiva ALBERTA FERRETTI «Comaschi, credetemi: il tessuto è tutto per la moda» Supplemento al numero odierno de La Provincia - Non vendibile separatamente - euro 1,20 + il quotidiano





il sommario

22-23

Passerella

Le collezioni spiegate dagli stilisti Alberta Ferretti, Andrea Incontri, Missoni, Marras, Dolce&Gabbana, Gucci, Armani, Pucci, Versace e Roberto Cavalli: la moda donna che guarda a Como, in prima persona (pag. 10-21).

Guardaroba

I trend e i capi su cui puntare I “must” primaverili illustrati da Silvia Grilli, I Murr, Luca Lanzoni e altri esperti (pag. 8-9). Il foulard si fa prezioso (pag. 31). Borsa & scarpe, abbinamenti fashion (pag. 22-23). L’uomo a colori mette le sneakers (pag. 24-25) e il look di Raphael Gualazzi. Tutti piccoli principi con lo stile royal baby (pag. 32-33). Siete ragazze “in fiore”? Cosa indossare e cosa no (pag. 88-89). Tribù della moda da… museo (pag. 49-50-51). Camicia style: i consigli di Paul Smith (pag. 27). Nozze con qualcosa di blu (pag. 43).

Arte tessile

Il meglio del made in Como Trionfa, nelle collezioni, lo stampato lariano: i tessuti più belli e di tendenza, con più pagine, idee, appuntamenti tessili e le camicie anni ‘70 di Luchino Gastel. In italiano e inglese (pag. 55-75). Quando Pucci comprava sete a Como (pag. 77). A Londra, la mostra sul made in Italy rende omaggio a Como (pag. 40-41). Chi sono gli stilisti comaschi più interessanti (pag. 28-29-35).

32-33

Star bene

Il piacere di essere a proprio agio Pensi a quel che mangi? (pag. 90-91). Un campione di corsa ci fa da coach (pag. 108). Il primo giardino? È nell’orto, ma anche la casa rifiorisce di idee (pag. 82-83-85). Da Turate bellezza acqua… e sapone (pag. 105). Flower-test di personalità (pag. 39). Violette di zucchero (pag. 87).

24-25 8-9

Persone

Esercizi di stile in prima persona La vita si fa musica per Roberta Di Febo (pag. 45-46-47); Toni Servillo e il look da Oscar (pag. 95), Chiara Galiazzo, una pop star della porta accanto (pag. 36-37); Sonia Bergamasco, la magia della voce (pag. 96-97); la Fallaci comasca raccontata dalla sua biografa (pag. 52-53); lezioni di speranza e coraggio da Maria Rosa Antognazza, la filosofa più autorevole di Londra (pag. 114); i consigli di bellezza al naturale di Ludovica, velina di “Striscia” (pag. 102-103); Luisa Ciuni, Maria Pia Ammirati e Alessandra Appiano alle prese con il cambio di stagione (pag. 93). Anna Gastel, presidente del Fai Lombardia e il giardino dell’infanzia a Cernobbio (pag. 85).

Dettagli

Tutto quanto fa tendenza Rococò o post-moderno, purché brilli (pag. 113); capelli con l’X-Factor (pag. 107); a prova di bacio (pag. 101); auto con stile British (pag. 111) e una vita molto smart! (pag. 99).

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direttore responsabile

DIEGO MINONZIO vicedirettore

BRUNO PROFAZIO coordinamento editoriale

VERA FISOGNI fashion consultant

SERENA BRIVIO progetto grafico

ANTONELLA CORENGIA collaboratori

Alexandra Amico, Maria Pia Ammirati, Maria Rosa Antognazza, Alessandra Appiano, Arianna Augustoni, Alex Baldaccini, Francesco Basso, Piera Benzoni, Elena Bordoli, Imelde Bronzieri, Cinzia Calati, Francesco Paolo Campione, Francina Chiara, Davide Ciccarese, Paolo Cirneco, Vittorio Colombo, Luisa Ciuni, Maria Giovanna Della Vecchia, Caterina Fassi, Alessandro Gaeta, Anna Gastel, Fabiana Giacomotti, Francesca e Cristina Gianoli, Silvia Grilli, Luca Lanzoni, Marilena Lualdi, Maddalena Magni, Bernardino Marinoni, Antonio e Roberta Murr, Francesca Noli, Elia Pozzi, Margherita Rosina, Stefano Sacchi, Carolina Traverso.



l’editoriale

1.

Il primo numero di Tess è uscito in edicola il 31 ottobre, incontrando subito il gusto di tantissime lettrici (e lettori).

Tess ritorna e si fa in quattro

L

e cose belle piacciono a tutti. E quando è così, non c’è crisi o depressione che tenga. Perché le mode passano; il talento e la creatività, invece, rimangono e danno un senso al lavoro, al sacrificio, al coraggio di rischiare. Nell’autunno scorso abbiamo provato a proporre un femminile patinato che sapesse soddisfare la curiosità e il gusto delle nostre lettrici e al contempo interpretare il cuore del distretto tessile comasco per dargli finalmente una voce autorevole che gli permettesse di divulgare i propri contenuti. Avevamo tanti dubbi sulla possibilità per un giornale locale di avventarsi in un mercato già così inflazionato di titoli e pubblicazioni. E invece il nostro Tess ci ha stupito per la magnifica risposta dei lettori nelle edicole e per la grande attenzione degli inserzionisti e dei partner che hanno scelto di condividere con noi questo piccolo rischio che si è subito tramutato in una splendida certezza. Un successo meritato, soprattutto grazie a un pool tutto femminile di invidiabile profilo professionale. Proprio per questo, e proprio grazie a loro, da oggi Tess diventa un

appuntamento periodico. Uscirà quattro volte l’anno in sintonia con i momenti cardine delle sfilate e delle fiere di settore. Per l’anno in corso, appuntamento quindi a febbraio, maggio, ottobre e dicembre: ogni numero verrà calibrato al millimetro per raccontare le ultime tendenze del fashion, i programmi degli stilisti più famosi, le scommesse di quelli emergenti senza dimenticare gli investimenti, le innovazioni, i laboratori della creatività che hanno fatto della terra comasca una delle capitali del tessile e del lusso. Questa non è una rivista di evasione o di svago superficiale, come i lettori più accorti avranno notato già dal primo numero, ma uno strumento profondo, anche se giocato sui tasti della leggerezza, per indagare le radici di un mondo di altissima qualità capace di affermare il Made in Italy, anzi il Made in Como in tutto il mondo. C’è da esserne orgogliosi, davvero. Siamo fiduciosi che anche questa volta non ci farete mancare il vostro aiuto e il vostro apprezzamento.

Voglia di primavera Quanto pensiero c’è in un abito! Lo sostiene, tra gli altri, lo stilista Andrea Incontri, nuova star del Made in Italy, confermando l’intuizione di Tess: dal filo, al tessuto, al capo in vetrina pronto per diventare un oggetto di desiderio, si intrecciano fili di cultura. Mai come nella primavera alle porte le passerelle hanno visto sbocciare suggestioni concettuali fortemente impregnate di emozioni. L’arte dei Muralisti incontra fiori di ogni tipo, dal figurativo all’astratto. Nulla è senza ragione, sosteneva Leibniz. E certo, il messaggio che la moda trasmette, attraverso il contributo mirabile della creatività tessile lariana, è l’auspicio di una nuova fioritura. Che raccontiamo nel segno del Como St le. (In copertina la modella indossa un abito Alberta Ferretti) stile

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(A cura di Vera Fisogni) 4 1 0 2 a r e v a im r la p

TENDENZE Donna

mixare

1.

di Antonio e Roberta Murr *

Cinque sono le maxitendenze che hanno catturato la nostra attenzione per l’imminente primavera. Arte figurativa: tagli lineari di abiti, gonne, top e cappotti (anche in primavera-estate) per una donna moderna, femminile e mai nostalgica (Prada, Aquilano Rimondi). Folk: ritorno al mood anni ‘70, con ricami floreali in colori vibranti su virginali mini tuniche e abiti, maxi frange sulle borse e applicazioni ad uncinetto (Alberta Ferretti, Manish Arora). Mix & check: stripes, rombi e pattern astratti o floral creano inaspettati accostamenti in equilibrio con i colori (Stella Jean). Etnico: contaminazione d’Africa evoluta verso un mood contemporaneo di grafica tribale (Celine, McQueen). Sporty chic: mood nonchalante nella morbidezza dei tagli e dei volumi ma borderline tra discoglam e psichedelico (Gucci). * Fashion consultants, bloggers, conduttori tv e scrittori

5. Tra le più originali riedizioni del tema floreale, declinato con sensibilità anni ’70, ci sono le proposte di MSGM, firmate dal giovane stilista Massimo Giorgetti. 6. Borsa rotonda, in broccato di seta di Dolce&Gabbana: fiori tradizionali mixati a decori rococò.

2.

fiori & co.

3.

1. Stampe e dettagli etnici, i grandi protagonisti della stagione: qui un modello di Manish Arora. 2. Nel mix&check, brilla il talento di Stella Jean. 3. Gran ritorno di borse ad uncinetto, come le “A” di Alcantara, disegnate da Jamin Puech, e dei turbanti (Missoni). 4. Mix di colore anche nei sandali di Jimmy Choo.

5.

di Stefano Sacchi*

4.

C’è il ritorno ai tessuti stampati. Il motivo? Si cerca in un periodo non felice di avere basi colorate, ma queste non bastano. Di qui, la virata netta al decoro. Si tratta di una tendenza su cui si gioca un po’ tutto: vintage, etnico, grafie anni ’70. Rivisitati, in un’ottica anni ’70, i fiori, per lei e per lui. Il mio consiglio? Di integrare un capo o un accessorio stampato su look basati su una tavolozza chiara e omogenea. Per l’uomo la stampa floreale può essere un dettaglio, o il risvolto della giacca. (Testo raccolto) *Esperto fashion, autore, con Andrea Balconi, di “Modaterapia” (Salani)

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6.


9.

al caldo

7.

di Luca Lanzoni*

Il trend della primavera è sicuramente quello dell’ispirazione offerta dall’arte. Viene in mente Prada, per la sua collezione forte e iconica, specie per le incredibili pelliccie in jacquard. Non c’è da meravigliarsi. Le stagioni, almeno per gli stilisti, sono in netta evoluzione: non è corretto parlare di primavera-estate, ma piuttosto di inverno-primavera e di estate-autunno. Il trend “fiori” è declinato in molte sfumature, sempre portabili e per lo più d’avanguardia. Se Dolce&Gabbana hanno citato Botticelli con i loro tralci di pesco applicati o stampati, Gucci e Van Noten hanno aggiornato i printed tropicali e le fantasie da tappezzeria in chiave modaiola, con innesti street-style. (Testo raccolto) * Giornalista, è il responsabile di Elle.it

8. 7. Cappotto in visone celeste di Miu Miu. 8. Pelliccia in visone stampato e cromato, di Prada. 9. Abito con fantasia Kilim, di Valentino. 10. Neo pop, quasi da museo anche la Falabella clutch di Stella McCartney.

10. 11.

12.

sport-metal di Silvia Grilli *

13.

11. Abito di Burberry London. 12. Braccialetto borchiato di Miu Miu. 13. Bomber oversize in seta di Yves Saint Laurent. 14. Sneaker in pelle di Lanvin.

Le tendenze principali della primavera estate? L’ispirazione sport, vista da: Gucci (bomber oversize, canottiere a rete e pantaloni con la coulisse), Tommy Hilfiger (stile surf con pelle effetto neoprene e stampe hawaiane), Iceberg (felpe rigide con stampe jap). Poi il metallizzato: da Lanvin (lurex colorato effetto disco), Dolce & Gabbana (oro in tante versione nell’uscita finale), Roberto Cavalli (piccole borchie dorate o argentate su giacche, pantaloni e top), Max Mara (pezzi basic in argento). Arte: da Chanel (tutta la sfilate è ispirata all’arte dalla location trasformata in un museo alle stampe-tavolozza), Armani (tailleur maschili in seta con “pennellate”), Celine (mix di stampe e jacquard ispirati a Brassaï). Fiori: da Alberta Ferretti, Dolce&Gabbana (fiori di pesco su abiti di organza ma anche su gonne in vernice), Versace (fiori pop), Blumarine (ricamati su tulle trasparente), Fausto Puglisi (tropical). Etnico: da Valentino (ricami ispirazione kilim), Stella Jean (stampe wax), Missoni (drappeggi come sari e colori Mexico) e Givenchy (suggestioni africane). * Direttore del settimanale “Grazia”

14.

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Un prato di idee Voile di chiffon, con fiori stampati su seta, e successivamente applicati. Per me rappresentano una visione romantica ma giocosa dell’estate. alberta ferretti

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Alberta Ferretti

Il tessuto rifiorisce

«È tutto per la moda» La signora delle stampe più ricercate del prêt-à-porter spiega, in esclusiva a “Tess”, qual è la sua filosofia «Ho usato i fiori in tutti i modi, stampati e applicati Danno positività, energia, gioia in abiti senza tempo...» di Serena Brivio

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e la stampa, il tema più classico dello stile tessile made in Como, s’impone alla grande, nel guardaroba di primavera, si deve ad Alberta Ferretti un’intensa rielaborazione del motivo floreale. Per questo, apriamo con la celebre stilista la galleria delle proposte più interessanti della nuova stagione. In esclusiva per “Tess”, Ferretti accetta di rispondere a domande che focalizzano i tratti emergenti della sua estetica, che portano al centro di tutto, il tessuto. La sua collezione primaverile è tutta un fiore: stampato, applicato, ricamato. Rappresenta l’attuale voglia di rinascita? Avevo voglia di trasmettere un messaggio di positività, pieno di energia e gioia. E l’ho fatto attraverso i colori e le stampe. I fiori, soprattutto, sono l’elemento decorativo che fa da fil-rouge a questa collezione. Per me rappresentano una visione romantica ma giocosa dell’estate. Li ho usati in tutti i modi: stampandoli sul tessuto, ritagliandoli, disegnandoli nel pizzo e ricamandoli tridimensionalmente. Come si riesce a declinare un evergreen come il fiore in chiave contemporanea? Semplicemente usandolo come elemento decorativo in modi diversi. La moda viene spesso considerata come effimera: forse è mancata la comunicazione. I consumatori non sanno nulla dell’industria, degli artisti, del pensiero che c’è dietro ogni collezione... Spesso le istituzioni non danno il giusto peso al settore, ma gli addetti ai lavori e i consumatori sanno bene che dietro ad un

vestito c’è un mondo fatto di creatività, ricerca e professionalità. Il tessuto - di cui l’industria di Como è maestra - è un valore aggiunto? Il tessuto è tutto. Per chi poi, come me, lavora partendo dalla materia e lavorando sul corpo la stoffa non è una scelta secondaria, ma l’incipit. La qualità di un tessuto è la prima differenza. Quanto è importante, per le grandi firme del Made in Italy, poter condividere con i fornitori un certo tipo di valori, poter contare su una filiera che rispetta i criteri di giustizia ambientale e sociale? L’Italia è il Paese della moda e della qualità perché ad aiutare l’estro e l’estetica degli stilisti ci sono i migliori tessutai del mondo. La ricerca, la passione, parte da loro ed è sinonimo di qualità al 100%. Oggi sempre di più le aziende sono anche molto attente ad utilizzare e a scegliere processi di lavorazioni che rispettino l’ambiente. Io, da parte mia, tra le prime ho voluto creare una collezione fatta completamente di materiali eco-sostenibili, e ho scoperto che i produttori italiani sono molto preparati e attenti alla questione ecologica e al rispetto del territorio. È un luogo comune che l’abito stampato abbia un ciclo di vita più breve di quello unito? Io creo abiti senza tempo che non devono finire dopo una stagione ma rimanere sempre nel guardaroba. L’aLa Provincia 11

bito stampato senza dubbio può stancare ma è quello che probabilmente si sceglie più d’istinto. La borsa perfetta? La nuova “Sunset bag” di Alberta Ferretti, ampia, comoda, colorata, elegante. In tema fashion, cosa non sopporta? Gli abiti che invecchiano ogni sei mesi. L’icona che più ispira il suo look? Creo sempre pensando ad una silhouette in movimento, naturale, senza costruzioni. Non so mai chi sia questa donna in realtà ma è certamente è una donna di oggi, che lavora, viaggia, ha una famiglia, molti interessi, vive a 360° e sa scegliere per se stessa. ENERGIA & STILE Amata dal jet-set internazionale, Alberta Ferretti è una protagonista assoluta del Made in Italy, a partire dal 1981 quando, inaugurò il primo show room a Milano, seguito dal debutto della linea “Philosophy”. Premiata da “Marie Claire” Spagna come miglior stilista europea, nel 2008, è celebre per la maestrìa nel proporre la stampa floreale nelle sue collezioni. Qui: la nuova “Sunset bag”.


Missoni Assolutamente femminile. Il segreto è il movimento. Un colore? Amaranto. angela missoni

maglia reinventata

Motivi grafici del tutto nuovi, per lo stile Missoni, sono il Leitmotiv di una collezione primaverile in maglia o stampata ad effetto knitwear fatta di abiti, caftani, gonne sarong e abiti T-shirt. Colori caldi - dall’arancio al vermiglio - e freddi (splendido l’amaranto), espressione dei 4 elementi (acqua, fuoco, terra, aria) sono in costante dialogo con linee marcate di nero. Un escamotage perfetto, per snellire la figura, reinventando magistralmente la silhouette in chiave contemporanea. La Provincia 12


Marras Eccentricità non è solo stravaganza, è soprattutto un’aristocrazia dello spirito e dei modi. antonio marras

come in una favola

Trionfo di seta stampata, per la collezione di primavera di Antonio Marras. Colpiscono i disegni iper-realistici, che tuttavia vengono elaborati con un’impronta fresca, niente affatto dejà-vu. Farfalle così ricche di dettagli che sembrano vere si trovano a proprio agio in abiti con gonne svolazzanti stile anni Cinquanta, con bustier. Optical, nei toni bianco e nero, gli stampati che rendono omaggio alla scultura di Kathy Ruttenberg.

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Pucci Un minimalismo barocco. No. Direi meglio: active barocco. peter dundas

Africa alla fiorentina

A Peter Dundas è riuscita l’alchimia di mantenere viva la tradizione degli stampati del marchese Emilio Pucci, pur nella simbiosi assoluta con la cultura africana dei Masai. Non solo gonne e abiti: i pants di nuova concezione sono mirabili.

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Dolce&Gabbana Vorremmo trasmettere gioia in un momento difficile a ogni latitudine. Ci teniamo a raccontare il gusto italiano, non solo la Sicilia, in tutte le sue declinazioni. stefano dolce e domenico gabbana

GRAZIE DEI FIORI

Sempre più fastosa, la Sicilia evocata dagli stilisti ha ormai perso da tempo i connotati folkloristici, per assurgere a spazio di reinvenzione stilistica. Tornano le stampe dei luoghi (i templi), delle monete, dei fiori, con tralci di mandorlo in fiore, autentica scultura nell’abito qui proposto. Tra gli accessori, “Sicily” e “Dolce bag” si preparano a bissare il successo dell’inverno, di cui resta, un po’ dappertutto, il tocco dorato tanto amato dalle fan. La Provincia 15


Fior da fiore ÂŤĂˆ un simbolo femminile, senza tempo ed estremamente positivoÂť. andrea incontri

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Andrea Incontri

La moda delle idee

«qui C’è pensiero» L’architetto e stilista, dal raffinato talento progettuale, autore di una collezione floreale davvero innovativa rimette in discussione gli stereotipi sul mondo fashion «È un luogo comune che l’abito stampato abbia breve vita» di Serena Brivio

A

rchitetto, laureato al Politecnico di Milano, Andrea Incontri si è imposto da alcuni anni sulla scena stilistica internazionale, grazie a un talento creativo dall’anima fortemente progettuale. Vincitore di “Who is on next?”, per l’uomo, nel 2010, Incontri è cresciuto professionalmente di collezione in collezione, con uno stile che piace ai buyers per la sua vestibilità, non meno che per le soluzioni tecnico-sartoriali di grande appeal. Le sue proposte primaverili per la donna valorizzano in modo speciale la stampa a fiori, con linee accattivanti, come le immagini di queste pagine ben evidenziano. Andrea Incontri, il futuro del Made in Italy è nelle mani della nuova generazione di stilisti alla quale appartiene, come vive questa responsabilità? È una bellissima opportunità. sono felice di essere considerato tale. Nel panorama della moda c’è un personaggio che l’ha ispirata? Non uno in particolare. Coloro che hanno creato qualcosa di innovativo, contemporaneo, senza cadere nell’eccesso. Mi sono lasciato ispirare dal metodo. La sua collezione primaverile ha come fil rouge il fiore: cosa simboleggia? È un simbolo femminile, senza tempo ed estremamente positivo.

In che modo riesce a declinare un motivo classico in chiave contemporanea? La tradizione del classico è cosa necessaria per uno stilista. Amo lavorare sui due livelli intesi come forme tradizionali e materiali costruiti con finissaggi e nuove tecnologie. C’è la tendenza diffusa a considerare la moda come un mondo irreale, effimero. Chi acquista un capo, in effetti non sa nulla della produzione, degli artisti, della ricerca che c’è dietro ogni collezione. Effimero non è sempre negativo. La moda piace o non piace. È necessario però avere conoscenza dell’indotto e delle conoscenze che stanno dietro. L’Italia deve ringraziare la moda per quello che produce e quello che rappresenta all’estero. Il tessuto è un valore aggiunto? Il tessuto dà valore al capo e al messaggio che esso vuole trasmettere, asseconda i gesti e il disegno dell’abito. È fondamentale. A suo giudizio, quanto conta per le grandi firme del Made in Italy avere in comune con i fornitori La Provincia 17

una certa visione dei valori? E quanto è importante poter contare su una filiera in cui i criteri di giustizia ambientale e sociale giocano un ruolo decisivo? Io non sono una grande firma. Per me avere una responsabilità sociale significa lavorare nel rispetto degli altri attori che fanno parte della filiera. È un luogo comune che l’abito stampato abbia un ciclo di vita più breve di quello unito? Si, è un luogo comune. Il suo capo passepartout di stagione? Sicuramente un abito aderente in tessuto stretch che segue la forma, lungo sotto al ginocchio. È come una seconda pelle. I colori di tendenza? L’azzurro piscina, l’arancio. Gli accessori di culto? La borsa bauletto, micro, realizzata in duchesse e pelle nei colori della collezione. Cosa non sopporta? La poca cultura della moda. La tendenza non è costruire un progetto identitario che duri nel tempo, ma fare felpe e T-shirt ed essere sul mercato in un attimo. Le cose più belle sono sempre le più difficili. C’è un’attrice o un personaggio che la ispira? Non esiste l’icona che più ispira il mio look. Penso che l’abito accompagni un’attitudine, una personalità già formata. A me piacciono le forti identità, le età e generi passano in secondo piano. Quale celebrità vorrebbe vestire per la serata degli Oscar? Vorrei vestire una attrice italiana – conclude lo stilista – Tea Falco mi piace molto.


Gucci È una collezione che ha degli aspetti nuovi, un po’ più “street”, ma sempre rispettando il nostro Dna. Ci sono degli elementi stile Studio 54. frida giannini

street couture

Spacchi, reggiseni in vista (ma che sembrano dettagli dell’abito), tute con pettorina. Il filo rosso che collega i capi della collezione primavera-estate 2014, oscillanti tra haute couture e temi della “moda di strada”. è uno solo: il trionfo degli stampati, per lo più su seta. A ispirare Frida Giannini il tratto Art Noveau dei disegni che Erté realizzò per “Harper’s Bazar”.

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Armani

Etro

C’è un senso di soavità in questa collezione. L’ho pensata come fosse il simbolo di una grinta femminile quasi addomesticata.

La donna Etro si veste di stampe e di colori, quindi è forte e sicura per definizione. veronica etro

giorgio armani

VISTO SI STAMPI. DAPPERTUTTO

Armonia non zuccherosa

Rosa, malva, polvere, celeste. La palette dell’Emporio Armani trasmette pacatezza e annulla le tonalità scure. Il tripudio di stampe floreali su seta incontra l’hi-tech sartoriale, in bordi “a vivo” e dettagli luccicanti.

Total-stampata, la collezione donna di Etro per la primavera sembra rimettere ordine e compostezza a un guardaroba femminile fin troppo contaminato da viaggi e citazioni. Mai strillate, bensì giocate su tonalità pastello, dal celeste all’arancio, le stampe si trovano su gonne, abiti al ginocchio, chemisier e persino sulle borse dal sapore etnico. La bravura di Veronica Etro, la direttrice creativa, ispiratasi anche un po’ alla nonna inglese Audrey è di mixare i diversi disegni con estrema coerenza. La Provincia 19



VERSACE Ci sono solo due luoghi da dove può venire il nuovo: la strada e internet. Se li perdi di vista, sei perduto. PerchÊ, se non sai guardare negli occhi le nuove generazioni e i loro sogni, i loro idoli e ovviamente anche il loro modo di vestire, allora non vai da nessuna parte. donatella versace

Giovane sguardo sul mondo

Street-style mai cosĂŹ sofisticato, per il brand che ama giocare da sempre con le stampe. Da applauso i mix floreali-astratti su tessuti luccicanti, le gonne a ruota a vita bassa, le casacche in seta. Torna, 30 anni dopo, rivisitata, anche la maglia metallica cara a Gianni Versace. La Provincia 21


ROCKSTAR

A CURA DI ANNA PIAZZI

BLU NAVY

blu & Co.

Pelle batik per la shopper di Ferragamo, perfetta con le scarpe sportive in pelle e gomma di Balenciaga.

Per la rockie bag di Alexander Wang, i sandali metallici di Marni Edition. MIX & MATCH Borsetta nel classico intreccio di Bottega Veneta, con le pump in jeans di Paul Andrew.

CELESTIALE Tote in pelle di Yves Saint Saint Laurent con le desert boots in tessuto camouflage di Stella McCartney.

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NOIR FLOREALE

SENZA ECCEDERE

Sandali con pizzo a motivi floreali di Jimmy Choo con la borsa di Braccialini.

Per lo stampato floreale di Miu Miu, borsa a mano con clutch in pelle di Marni.

FANTASIA AL POTERE Lo stiletto pois&flower di Sophia Webster, coordinato con la borsa di Moschino Cheap&Chic.

RICAMATO

Lo stivaletto in pelle di Miu Miu, si abbina alla Celine bag bianca con profili neri.

PESCA La fantasia delle ballerine di Fendi per la tote Amazona di Loewe.

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ROSA ANTICO

GUSTO FRAGOLA La tonalità della borsa Riviera di Louboutin si mixa ai sandali in pelle di Marni.

CIPRIA Per la borsa Falabella di Stella McCartney, ballerine due toni cromatici più forti, di Roger&Vivier.

Lo attualizza con borchie Valentino; impeccabile l’accostamento alle scarpe bicolori.

COME VIVERE una vita a colori

Bastano due accessori nella tavolozza cromatica di tendenza per riscaldare il guardaroba. Se la palette del blu prevale nettamente sugli altri toni, il rosa scopre declinazioni inedite, mentre i fiori sbocciano ovunque, ma con fantasie frutto di insoliti mix. E se i tacchi un po’ si abbassano e le ballerine rivendicano il ruolo di scarpa simbolo della nuova stagione alle porte, un’anima rock contagia con borchie, metallo, decori street-style anche le linee più severe. Volete osare? Non temete ad incrociare fiori & borchie, clutch & ankle boots. (Anna Piazzi) La Provincia 22


cremeria

CARAMELLO Forma trapezoidale per la borsa Chloè Paraty, con gli ankle boots di Cypress, in un tono più forte.

PANNA & CONO Shopper di Fendi color crema, da coordinare con i sandali ice-cream di Charlotte Olympia.

VARIEGATO PANNA La deliziosa scarpa in rafia di Tory Burch evita la deriva folk se accompagnata dalla Hobo bag di Marc Jacobs.

LATTE & CACAO Le Bellucci shoes di Dolce&Gabbana si valorizzano con una borsa sofisticata, come quella matelassé di Miu Miu.

LONDON STYLE

borchie e metallo

Per gli ankle boots di Burberry, nessun’alternativa più glam della clutch di Alexander McQueen.

ROCK & CHIC

Zaino street-style per Chanel, da sdrammatizzare con le ballerine di Miu Miu.

Come portare la tracollina di Ferragamo, senza cadere nell’effetto Natale? Con i sandali di Tod’s: di dorato c’è solo la fibbia.

CHE LUCE! Cristalli, pelle e plastica per le pumps di Gianvito Rossi, che s’abbinano alla pochettina di Miu Miu.

energia

TENTATRICI Slippers di Erdem e borsa in rettile di Alexander Wang, in colore menta e nero.

DOT.COM Pois abilmente rivisitati per le décolleté di Giuseppe Zanotti e la borsa di Marni.

ORO BIANCO

LOVE STORY È quella tra la borsetta di Christian Louboutin e i sandali di Fendi, color canarino con tacco rosé.

PERSONALITÀ Ne hanno da vendere le borse e le scarpe policrome di Prada, un must della primavera.

Lo stilista di 16 anni che affascina le star Ha sedici anni, ciuffi sempre colorati, ama cucire nel laboratorio dell’azienda di famiglia e adora i tacchi vertiginosi. Daniele Amato ha fatto impazzire Jessica Parker della serie “Sex and the city”. Nel laboratorio della “Leu Locati,” di proprietà di mamma e papà, trascorre ore ed ore a cucire per dare vita a borse e scarpe. Per la prossima primavera-estate Daniele non lesina il colore: fucsia, blu, verde acido, arancio e, soprattutto, pelli pregiate, personalizzate con stampe a fiori o vivaci. I suoi modelli hanno già incantato la principessa del Giappone, la piccola Alice Etro, che adora gli stivaletti con pelliccia, ma anche le ricchissime clienti arabe, russe e coreane. (Arianna Augustoni)

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a cura di SERENA BRIVIO e anna piazzi

ENERGIA SOLARE Sui pants stile imbianchino, da abbinare a giacca + T-shirt dall’aspetto formale (Versace), ma con pennellate fashion. In pelle le sneakers di Adidas.

MIMETISMO CHIC

Pretty in pink

Il nuovo camouflage, trend di stagione per lui e per lei, qui interpretato da Valentino, con maglione in vigogna. Ai piedi le runners che richiamano lo stampato dei pants.

Più che rosa, trattasi di salmone damascato, nel completo di Jil Sander che fa molto guru. Da abbinare con scarpe formali di Oliver Sweeney, ma con singolare effetto sneakers, per il trompe-l’oeil delle strisce colorate.

Sicilia reloaded Si ricaricano sempre nella loro Terra Madre, Dolce&Gabbana: il ritorno alle radici dà ottimi risultati, anche per l’uomo. con un completo con stampa old fashioned. Il tono di grigio viene ripreso dalle scarpe Martin Margiela.

RAGAZZI con i piedi per terra Boys forever: che abbiate diciotto o settant’anni e più, la moda di primavera dà una scossa al vostro guardaroba, imponendo di andare al di là della tradizione. Niente grigi o blu; gessato addio (oppure da usare con parsimonia). Nel guardaroba dell’uomo che non teme di perdere la propria identità, si fa spazio il colore, virando dai toni caldi alle trendissime sfumature del blu-azzurro. Gli stampati? Anche per lui vanno fortissimo, fiori compresi. C’è voglia di stare all’aperto. Mettetevi le sneakers, allora. Cosa aspettate... (Anna Piazzi) La Provincia 24


Come Gatsby

Fiorellino

Tropico del Cancro

Cielo, che blu

Si richiama agli sport delle università britanniche e alle atmosfere di Long Island anni ’20, il completo di Moncler Gamme Blu. Da portare con sneakers di Manas, alte alla caviglia.

Scommettiamo che questo completo per lui lo ruberà lei, dall’armadio? Comunque, l’outfit di Gucci è perfetto per spiriti non convenzionali. Con sneakers a tema, di Givenchy.

Il classico di Henry Miller potrebbe trovarsi in valigia. Certo, il look di Prada è sensuale al punto giusto per neo-playboy globali: per loro il consiglio è di mettere ai piedi scarpe della collezione Inkkas Collection.

Calvin Klein sposa deciso il trend di stagione, nella gamma dei colori freddi. Ci pensa la scarpa Adidas, a spezzare la magia blu, con una sola - ma determinante - citazione, in una linea di perfetta vestibilità.

«Amo la semplicità delle piccole cose» di Raphael Gualazzi* mocassini di

TOD’S

CRAVATTA IN SETA DI

BURBERRY BORSONE “STRIPES”

La Provincia 25 DI TOD’S

Come definirebbe il suo stile? Quando non fa concerti, come vive? «Resto una persona molto genuina, mi ritengo semplice, tutto sommato - risponde Raphael Gualazzi, classe 1981, che abbiamo sentito in occasione del concerto al Creberg Teatro di Bergamo, a fine novembre -. Però non lo nego, mi piacciono le cose belle, le giacche ben tagliate e un certo look classico rivisitato. Non mi vedo sul palco con le scarpe di ginnastica. I ritmi del mio progetto artistico, che ha l’ambizione di essere internazionale, sono molto serrati. Ma, tra un concerto in Germania o in Spagna, qualche giorno per la ripresa è necessario. A Londra, dove vivo da qualche tempo, vado per mostre, tra le altre cose».

*Cantante, pianista, è nato a Urbino ma vive a Londra. È tra i Big del Festival di Sanremo 2014.



Nati con la CAMICIA

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Attorno a questo capo ruota l’eleganza secondo Paul Smith, ultimo dei dandy Sorpresa: è uno stile perfetto anche per lei...

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1-7. Linee pulite, ma sovrapponibili, al maschile e al femminile, in giacche & camicie. Tutto di Paul Smith, collezione primavera-estate 2014. 2-3. Camicia in crêpe de chine con colletto, di design maschile rivisitato, per la donna di Chloé; bauletto beauty di Paul Smith.

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di Serena Brivio

IL GENIO DI FERRÈ

nterrogato sulle nuove regole d’eleganza maschile, lo stilista britannico Paul Smith ospite, nel dicembre scorso, del negozio Tessabit di Como, ha spiegato quali capi non possono mancare nel perfetto guardaroba. Tutto ruota, attorno alla camicia, capo che Smith ha aggiornato e reso fashion: «Un abito grigio o blu navy, un paio di jeans, scarpe su misura, fatte a mano e... una camicia bianca di ottima qualità». Capi cult al centro di una mostra che il Design Museum di Londra gli dedica fino al 9 marzo. Il tocco fashion? Cravatta fantasia o calze a righe colorate. Lo sbaglio da non fare? Vestire troppo alla moda. Cosa distingue l’uomo di classe? I modi gentili ed educati, la postura, un abbigliamento coerente con l’età e il ruolo. Perché lo stile british continua a dettare legge? I designer inglesi hanno un pensiero più laterale, un modo di far moda meno scontato. Che voto dà al principe William? Buono, anche se veste meglio suo padre che si serve dal miglior sarto del Regno (Anderson & Sheppard, ndr).

Si svolge fino al 15 giugno la mostra “La camicia bianca secondo me”, al Museo del Tessuto di Prato, dedicata alla creatività di Gianfranco Ferrè, autentico maestro nella rielaborazione del classico capo della moda uomo e donna.

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6. 4-5-6. Idee per lei, ispirate al guardaroba di lui: camicia in seta bianca di Schumacher; pantaloni in seta stampati di Fendi; slipper in pelle, velluto, strass di Philip Lim. La Provincia 27

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STILISTI & ARTISTI

da tenere d’occhio

Sanno coniugare l’originalità delle linee con la ricerca nei tessuti: Elia Pozzi, Paolo Cirneco, Francesca e Cristina Gianoli, Elena Bordoli propongono per la primavera pezzi unici, con dettagli da applauso

1-2. Due modelli di T-shirt in cotone con stampe, della linea “Kitten” di Pozzi e Cirneco. 3. Un modello primaverile delle sorelle Gianoli. 4-5. Le borse “concettuali” e un po’ “fumetto” di Elena Bordoli.

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Elaborazione grafica di Antonella Corengia

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I profili

Pozzi & CIRNECO

Le sorelle GIANOLI

Elena BORDOLI

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CHI SONO stilisti di abiti e T-shirt PRODUZIONE a Faloppio (Co) IL BRAND L4T e Kitten

a nostra attività nasce a Faloppio, in provincia di Como, nel 2012. Oltre al nostro brand “Live for This” ovvero “L4T”, per la primavera/estate 2014 lanceremo la nuova linea “Kitten” un marchio tutto al femminile. Il nostro lavoro è nato dalla curiosità e dalla passione per la grafica e l’abbigliamento. Abbiamo concretizzato questo progetto acquistando dell’attrezzatura da stampa serigrafica. Utilizzando una macchina manuale e un espositore, da autodidatti, tra fallimenti e successi, abbiamo imparato le varie tecniche di stampa, abbiamo studiato inchiostri, materiali ma soprattutto fatto tante prove e per sfruttare al meglio le potenzialità della serigrafia. Abbiamo scelto questo tipo di stampa, nonostante dal punto di vista pratico ed economico non sia vantaggiosa, per tirature basse, come le attuali tecniche, che in pochi click permettono di trasferire grafiche dal computer al capo d’abbigliamento, perché crediamo nel valore aggiunto dato dalla totale artigianalità del processo produttivo. Oggi siamo in grado di seguire personalmente ogni parte della realizzazione del prodotto: a partire dalla progettazione dei disegni, alla produzione delle pellicole, all’incisione dei telai e alla scelta dell’inchiostro, fino alla stampa manuale vera e propria; curiamo ogni dettaglio al fine di avere un risultato ottimale. “Kitten” è una linea di T-shirt pensata per le ragazze: la “Cat Mania” che sta dilagando, ci ha ispirato per le grafiche divertenti che ritraggono gatti nelle situazioni più assurde.

CHI SONO stiliste, disegnano collezioni donna PRODUZIONE a Como IL BRAND Gianoli & Gianoli

asce così la collezione primavera-estate 2014: tra cromie di stampe e tessuti di manifattura esclusivamente comasca. Mai come in questa stagione abbiamo privilegiato la stampa, che dà un tocco decorativo all’insieme, fatto di pezzi unici, decostruiti, destrutturati, rielaborati... Asimmetrie e particolari inaspettati caratterizzano i tagli di abiti, gonne e pantaloni. Oltre alle linee, una forte attenzione va ai tessuti, costituiti da fibre e filati naturali e qualità tutta italiana che da sempre garantisce unicità al prodotto. Dalla stampa si passa poi alle nostre intramontabili camicie di pizzo dal sapore romantico e vagamente retrò, e sempre irresistibilmente femminili; “coccolate” una ad una, si distinguono grazie ad un lavoro artigianale, una cura dei dettagli, ma soprattutto grazie all’intreccio di emozioni e abilità sartoriali. FRANCESCA E CRISTINA GIANOLI

CHI È stilista e docente alla Scuola del Design del Politecnico di Milano e a Naba; si occupa di arti applicate PRODUZIONE realizza borse “concept” IL BRAND Elena Bordoli

uesta piccola serie di borse fa parte di un percorso di ricerca sui materiali, sulla forma e sul decoro che da qualche anno inseguo periodicamente. In questo caso, alla funzionalità, ho privilegiato l’originalità del manufatto utilizzando una rete di gomma trasparente, morbida ma resistente, che ho rifinito con organza di seta colorata e fili di cotone ricamati con un motivo astratto. Mi piace pensarle indossate in occasioni speciali perché riescono ad essere discretamente protagoniste, per poter però poi essere conservate appese ad un muro come piccolo quadro decorativo, visto che sono pezzi unici. La confezione e la lavorazione su ogni borsa, apparentemente semplice, richiede tempo e delicatezza manuale poiché il tessuto di seta che si incrocia fra i fori, potrebbe deformarsi; in più, non essendo foderate, il ricamo dall’interno non deve essere invasivo. C’è una taschina utile per il cellulare, la carta di credito etc., e può contenere, magari, un libro o… un taccuino con matita! Credo che più che definirle “borse” bisognerebbe dire “concetti per una borsa” o, come le chiamo io, “borse fumetto”, non avendo né fondo né spessore. Sperimentare materiali diversi su modelli semplici è molto stimolante perché porta a risultati spesso inaspettati: giocare - magari azzardando - con l’armonia della forma insieme al materiale legato al decoro, è sempre una bella incognita. Dosare gli equilibri fra nuovo e non decorativamente eccessivo, nel settore dell’accessorio femminile, aiuta la piacevole sfida.

ELENA BORDOLI

ELIA POZZI E PAOLO CIRNECO

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Un gioiello DI FOULARD Si porta in testa come un diadema, al collo (anche di metallo) come collier Vale una sola regola: mixare alla seta fantasie etno-chic e materiali di lusso I TREND FORTI

Tutte le principali collezioni sono pervase dalla tendenza “tribal chic”, caratterizzata da citazioni berbere e indiane rivisitate. In pratica: il classico carré si arricchisce di frange con dettagli metallici o in vetro-resina. Il più riuscito? Quello di Diane Von Furstenberg (a sinistra).

LA COUTURE Due i must-have delle signore giramondo: il foulard in maglia metallica di Versace, nel tessuto caro al fondatore del marchio, molto anni ’80; al secondo posto il carré-collier nero di Louis Vuitton con pendenti stile chandelier (in alto).

COME SI PORTA In testa, come un diadema: lo stilista tedesco emergente Steffen Schraut ne fa il Leitmotiv della sua campagna. Da copiare subito. E Delvaux ci stampa sopra una corona.

Un mondo da indossare di Caterina Fassi

La collezione A-Telier nasce dalla volontà di creare una serie di pezzi unici, pensati e costruiti uno ad uno sull’onda di un’emozione iniziale trasmessa attraverso l’accostamento di materiali tessili e non, estremamente eterogenei. Protagonista assoluto della collezione è il colore in tutte le sue sfumature, dalle più forti e contrastate alle più tenui e impalpabili, valorizzate in entrambi i casi dalla scelta dei tessuti. Paillettes, antichi sari, foulards vintage, seta, lino e molto altro vengono dapprima “studiati” poi tagliati e inseriti in pashmine, scialli e stole che vengono infine ricamati uno ad uno e arricchiti con nappe gioiello ed elementi decorativi costruiti e studiati anch’essi “su misura” per il pezzo in questione. Nascono così dei veri e propri gioielli tessili di grande impatto visivo ciascuno dei quali ha una storia creativa propria e delle suggestioni uniche ed inimitabili da trasmettere.

DA COORDINARE

Con braccialetti in seta riciclata di sari indiani (www.greensewn.com) o con l’anello smaltato a forma di elefantino (Roberto Cavalli).

Alcuni capi della collezione “A-Telier” della stilista comasca Caterina Fassi.

LE STAMPE

No al tutto animalier o al tutto fiorito o al total design; le fantasie più ricercate mischiano i temi: Alexander McQueen e Dolce&Gabbana (a centro pagina) le proposte di riferimento. Fuori dal coro: Anne Tourain con i suoi effetti ottici da applauso (a destra).

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Y B A B E L I T S O L l a y o R è ’ m o C KIDS COUTURE

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di Vera

Fisogni

di Imelde Bronzieri

rima di pensare al Royal Baby come al Piccolo Principe, mi piace pensare ad un bambino nato nel 2013 da genitori giovani e moderni. Mi riferisco alla mamma soprattutto. Mi piace molto lo stile giovane, semplice e contemporaneo di Kate Middleton. Si addice ai tempi e alla sua fresca età. E sono certa che rifletterà la sua personalità nelle scelte per il piccolo George. Prevedo allora mini bermuda, dal sapore un po’ classico ma dal taglio moderno, sia per l’estate che per l’autunno abbinati a semplici e candide T-shirt oppure polo shirt come nella migliore tradizione inglese. Anche i miei bimbi “Mimisol” vestono con abiti semplici nelle forme ma costruiti da dettagli quali la modernità di un tessuto lavorato, un accessorio contemporaneo, per esempio un grande cuore di fiori intrecciati. “Mimisol” è la mia linea di vestiti per babies che vuole essere un racconto di bellezza e di rispetto per un’estetica dedicata ai piccoli, che poco vuole imitare il mondo degli adulti ma che intende invece educare al bello, al gusto e all’eleganza. È una moda che si rivolge a mamme giovani, contemporanee che mettono al centro le esigenze dei figli: comodità, rispetto delle personalità individuali ma anche l’abito da ricordare e un momento da conservare nell’album dei ricordi personali. Adoro in assoluto i neonati vestiti con i tradizionali colori rosa e azzurro, non importa se una tutina in finissimo puro cachemire oppure la più comoda e morbida delle ciniglie. Trovo che il rosa e l’azzurro siano un segno di dol-

cezza e delicatezza che coccola ciascun neonato. Ricorda il profumo dolce e accogliente dello zucchero filato o del latte messo a bollire. Dolci memorie della mia infanzia e un ricordo per molti di noi. Ma nel guardaroba dei miei Piccoli Principi e Principesse ci devono essere anche i capi dedicati alle occasioni speciali. Per le feste sono abiti con tessuti preziosi ma dal design contemporaneo, energico, attuale. Sono abiti che rivoluzionano gli schemi tradizionali dello stile classico festaiolo e che vanno alla ricerca invece di segni più contemporanei: il pizzo prezioso della veste battesimale più tradizionale è unito a superfici tecnici oppure l’elegantissimo abito in mikado di seta è abbellito da un colletto giocoso di plastica trasparente. Per i neonati sono molto affezionata anche ad un piccolo monile porte-bonheur: il braccialetto di coralli. Il corallo è materia preziosa, di colore rosso porta fortuna, un simbolo di buona nascita e di protezione, tradizione che risale al Medioevo e che si trova rappresentato anche in un prezioso e famoso dipinto “La Madonna con Bambino” del Mantegna conservato nella nostra prestigiosa Pinacoteca dell’Accademia Carrara a Bergamo. Tutti i miei figli ne hanno avuto uno e l’ho regalato anche alla nascita di mio nipotino Gregorio, che ora ha 4 anni. Lo trovo un segno di tradizione e di buona sorte che mi piace mantenere e rispettare. Ecco. Se avessi l’opportunità di regalare qualcosa al piccolo principe inglese, questo sarebbe il mio pensiero di benvenuto per la sua nascita.

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Kate Middleton, duchessa di Cambridge, il marito principe William e il loro bambino, George Alexander Louis, nato il 22 luglio 2013 a Londra. La foto si riferisce al battesimo, lo scorso ottobre.


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6 idee per piccoli principi

1. CARAMELLATA Rosa delicatissimo, per gli abitini da cerimonia, nello stile classico scamiciato e nel modello più “stiloso”, con incrostazioni di pizzo su gonna e colletto.

2. CANDORE TOTALE Bermuda con bretelline, da coordinare con il gilet, in candido lino. Per i maschietti, il bianco è l’alternativa al più classico celeste.

3. TENERI MONELLI Stile contemporaneo, teneramente rock, con pagliaccetto in lino e T-shirt in cotone. Tutto “Mimisol”.

Una grande firma per tesori piccini Bergamasca, imprenditrice e stilista, premiata nel 2001 dalla Fondazione “Marisa Bellisario”, Imelde Bronzieri firma la moda-bimbo di alta gamma da trent’anni. Dal 2011 guida il brand “Mimisol”. Oltre alla ricerca nei materiali, l’impronta di Bronzieri si ravvisa nella reinvenzione di linee dal gusto classico. Il brand ha vestito il Coro dell’Antoniano, per le Olimpiadi di Londra 2012. (Anna Piazzi) La Provincia 33



Un tocco ASTRATTO

ASTRAZIONI CROMATICHE Vassily Kandinsky, “Giallo, rosso, blu”, olio su tela, 29 x 25. In mostra a Milano, Palazzo Reale, fino al 27 aprile.

Dalla Sicilia al lago di Como, un giovane creativo applica alla moda più di avanguardia idee dalle profonde radici culturali, facendole incontrare con le sperimentazioni Hi-Tech di Alessandro Gaeta*

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ono cresciuto vestito di mare, di cielo e di sole in una delle isole più incontaminate e silenziose delle Egadi, Levanzo, e da bambino i miei giocattoli preferiti erano un cavallo di plastica, carta bianca e tante matite colorate con le quali raccontavo immagini. Viaggiando, poi, ho imparato a vivere di suggestioni e a collezionare oggetti stravaganti da lasciare accanto ad una conchiglia, scrigno delle cose a me più care. La mia formazione è accademica, laureato in Fashion Design presso l’Accademia di Belle

I MATERIALI Trame bucate, che sapientemente citano l’abbigliamento degli atleti del football americano per le casacche, incontrano tuniche di chiffon, secondo un accostamento in cui l’effetto acquerellato del colore gioca le sue carte armoniche.

Arti di Palermo. Quella vita trascorsa su un’isola nell’isola ha agevolato i miei sogni e oggi realizzare una combinazione tra tradizioni tessili ed ispirazioni moderne, che traduco in abiti da indossare. Da più di un anno vivo e lavoro a Como al fianco del maestro Giuseppe Menta a scoprire e maturare sempre più la passione per il settore del tessile. Mi è ormai chiaro quanto davvero il design del tessuto e le ricerche a esso connesse abbiano accompagnato tutta la storia dell’umanità nelle sue più nobili evoluzioni e che si costituisce come la struttura più importante per l’arte e la moda. Prescindere dalla materia prima nella progettazione di una collezione è impossibile e saper padroneggiare questa conoscenza è inevitabilmente una qualità. Oggi, ric-

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co di culture diverse e immagini evocative, sento sia arrivato il momento di affacciarmi a nuove realtà. L’utilizzo di nuovi materiali e di nuove tecnologie, uniti alla cultura popolare che porto con me, saranno i sapori dinamici della mia creatività e del mio racconto. Un look che evoca contemporanei ricordi in un dialogo tra ricerca istintiva, materia e colore. Linee sinuose in trame bucate, uno stato di moto che si placa con lo chiffon. * Stilista, ufficio stile di Menta Collezioni,Como


POP STAR DI CLASSE

di Vera Fisogni

CHIARA. COME LA SUA MUSICA

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aurea in Economia e commercio, perché «non si sa mai», un talento naturale ma coltivato fin dall’infanzia per la musica. Chiara Galiazzo, balzata alla ribalta della canzone grazie alla vittoria di “X Factor 2012”, è già un’icona. Anche di stile. Nel mese per antonomasia della musica, con Sanremo che incombe, “Tess” non poteva non parlare di lei. L’abbiamo sentita alla vigilia del concerto al Creberg Teatro di Bergamo, lo scorso dicembre. “Un posto nel mondo”, per citare il suo album, Chiara Galiazzo lo ha trovato? Non l’ho trovato ancora, perché non si trova mai. Vorrei che fosse la musica. E volevo che il mio primo album si chiamasse così. Una scelta completamente mia. Ha nostalgia per quella che era prima del successo? No, perché resto quella che ero prima. Frequento gli stessi ami-

ci di un tempo; a parte gli impegni musicali non ho cambiato i miei stili di vita. Dove vive? A Milano, con una coinquilina. Padova l’ho lasciata ai tempi in cui ho iniziato a frequentare l’Università Cattolica. Mina le ha scritto un articolo su “Vanity Fair”, dicendo di lei cose belle. Come ha reagito? Mi ricordo, certo. Mi avevano detto che ci sarebbe stata una sorpresa. E così, sono andata all’edicola molto presto, ho preso parecchie copie del settimanale. Davvero una grande emozione, una bellissima sorpresa. Vi siete sentite al telefono o viste di persona? No, niente di tutto questo. Ma Mina mi dà dei “segnali”. La sua voce viene spesso paragonata a quella di Mina: quanto ci ha lavorato su, quanto studio c’è?

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10 pezzi che danno ritmo 2.

1.

4.

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4. «Sono alta 1 m e 80!»: Chiara può portare benissimo anche le slippers, come le ballerine Charlotte Olympia. 5. Da accompagnare alla sciarpa in cachemere-seta Proenza Schouler. 6. Per un’artista sempre in tour? La tracolla neo-Seventies “Marcie Small” di Chloè.

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1. «La seta e gli stampati mi piacciono molto». Caftano in seta della stilista inglese Allegra Hicks. 2. Voglia di leggerezza, con la blusa in chiffon e pizzo, di Dolce & Gabbana, Cruise collection. 3. Tocco rock con levità, indossando la blusa in cotone & paillettes di Marc Jacobs.

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8. 7. Giovane e ironico l’anello in argento di Kenzo; 8. Labbra rosate o naturali, con i toni primaverili “Rouge Volupte” di Yves Saint-Laurent; 9. Braccialetto? Solo se rock, e in pelle, come “Papier” in pelle di Balenciaga; 10. Il trucco di Chiara punta allo sguardo intenso: ideale la palette di Chanel “Le 4 ombres”.

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C’è anzitutto una passione che dura da quando ero piccolissima. Poi ho preso lezioni e frequentato una scuola di musica. Anche suonare mi ha sempre accompagnato: prima la chitarra, poi il pianoforte, poi ancora la chitarra, ripresa ai tempi dell’università. Nel 2012 si è laureata in Economia e commercio all’Università Cattolica. I suoi progetti erano altri per la vita? Speravo che mi si presentasse la grande occasione. Nell’attesa, dovevo però programmare anche un lavoro. Negli spot di un noto marchio della telefonia, lei appare fresca e ironica. Si ritrova, in quell’immagine? Mi riconosco in quel personaggio, per molti aspetti, anche se non sono io e devo seguire un copione. La sua adesione al progetto teatrale sul femminicidio e sul palco con la Mannoia esprime un impegno personale? Certamente. Il palco mi consente di sostenere progetti che condivido. Non posso fare cose vistose, sono ancora emergente, però se la mia visibilità può aiutare cause importanti, in cui credo, sono contenta. Di lei cosa vorrebbe che cogliesse il pubblico? Il fatto che sono una persona autentica. Il suo look piace molto e s’impone, perché dà un’impressione di naturalezza. Cosa preferisce indossare? S’impone, anche perché sono alta 1 m e 80! Mi piacciono le cose vintage, non i capi troppo moderni; i pantaloni li indosso solo in certe circostanze; mi trovo più a mio agio con la gonna. In particolare, preferisco quelle lunghe fino in fondo ai piedi. Un po’ “cantante di una volta”. Nella campagna fotografica del tour indossa casacche di voile. Le piace la seta? Quei capi danno un’idea di leggerezza. La seta e gli stampati in genere mi piacciono molto.

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È L’ORA DI... RIFIORIRE di Ellen Hidding* Winschoten è un paesino nel Nord dell’Olanda, circondato da prati e campi che si stendono a perdita d’occhio. Io sono nata lì, in una casa con il tetto a punta come quelle delle fiabe, con grandi finestre senza tende perché a noi piace così, che la luce entri senza filtri né ostacoli. Fiori e candele sui davanzali non mancano mai. In Olanda diciamo che con i fiori è tutto più bello, ed è vero. Il colore, il profumo, il verde rendono l’ambiente più rilassante e sicuramente piacevole per tutti i sensi. Con questo libro desidero trasmettervi la mia passione sconfinata per la natura e portarla un po’ nelle vostre case e nella vostra vita: creare un angolo fiorito nella vostra stanza preferita, aggiungere un tocco naturale e chic per ricevere gli amici, realizzare centrotavola, segnaposto, decorazioni per feste e cene, confezionare piccoli cadeaux profumati utilizzando fiori, frutta, verdure, ma anche bacche, pigne, erbe aromatiche. Come per magia un cono da gelato diventa un delizioso bouquet, un peperone si trasforma in una romantica lanterna, un’arancia rivela un’anima fiorita... (Estratto ©).

* Conduttrice di “Mela verde” su Canale 5, autrice di “Fior fior di idee. Creare con la natura una casa e uno stile green&glam”, Sperling & Kupfer, 240 pag., 18,90 euro.

La cantante Katy Perry è una flower-addicted.

COME SBOCCIA

la personalità

Contemporaneo

Romantico & arruffato

Il bouquet per la donna moderna ha il giusto equilibrio tra il nuovo e il classico, proprio come negli armadi delle donne... Il colore scuro della dalia avvicinato al verde acido di un echeveria, rappresenta l’unione di una pianta succulenta e di un fiore antico rivisitati per dare contrasto in un’armonia perfetta.

Questo bouquet è stato creato per la donna romantica, con i suoi colori tenui e volutamente disordinato, per dare la sensazione di averli raccolti in un campo fiorito. Regalano leggerezza e profumo il gelsomino officinalis, la violaciocca e la peonia.

Idee verdi A firmare questi profili di donna attraverso i fiori è la flower designer comasca Elena Bergna. Per saperne di più sulle essenze floreali, modalità di coltivazione, valore economico ed estetico, consigliamo “Il libro completo dei fiori” (Gribaudo, 256 pag., 16, 92 euro).

Glamour orientale Ideata per la moderna donna orientale, si tratta di una composizione legata ai nuovi stimoli che l’Occidente le accende. Essa trasforma non nel contenuto ma nei colori il suo nuovo modo di essere. Prevede: crisantemi screziati color arancio, roselline, nasturzi di primavera, fiori di leguminose, anemoni. La Provincia 39


LA MOSTRA

di Bernardino Marinoni

Il made in Italy MODA PER SOGNARE Segna un autentico trionfo della creatività comasca la mostra di Londra sui 70 anni dell’Italian Fashion in cui s’intrecciano cinema, arte, glamour e cultura Dive di oggi e di ieri, testimonial del made in Italy; Scarlett Johansson in Dolce&Gabbana, Lady Gaga in Versace. Per entrambe, capi della primavera-estate 2014. Sopra: Sophia Loren e Jackie Kennedy.

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ndare al V&A-Victoria and Albert Museum per il “Made in Italy” significa più che essere ricevuti a corte. E si annuncia come un evento regale la mostra “The glamour of italian fashion 1945-2014” che gli spazi espositivi londinesi accoglieranno dal prossimo 5 aprile esibendo settant’anni di storia della moda italiana nell’occasione in cui il V&A aprirà per la prima volta una propria sezione espressamente dedicata al “Made in Italy”, frutto di cinque anni di raccolta e selezione, assieme a materiali prestati da fondazioni e privati, con l’obiettivo di mettere in evidenza la qualità delle tecniche, il magistero artigianale e, s’intende, la ricerca dei tessuti che ne sono ineguagliabili punti di forza. Il tessile comasco allora non può non essere chiamato in causa, con l’orgoglio di materia prima dell’internazionalizzazione della nostra moda partendo da Palazzo Pitti negli anni cinquanta per giungere ai giorni nostri passando attraverso il glamour hollywoodiano e la scintillante creatività delle “favole di moda” raccontate da madame Gattinoni, la mitica signora Fernanda che fu tra i protagonisti - insieme tra altri ai marchi Sorelle Fontana, Schuberth, Galitzine, Cappucci - della stagione in cui l’Urbe fu capitale anche del mondo della couture nello sfarfallio divistico della Hollywood sul Tevere. Gli specialisti non hanno dubbi sul guanto di sfida allora lanciato contro Parigi:


Evento dell’anno La mostra “The glamour of italian fashion 1945-2014”, dal 5 aprile al 27 luglio, al Victoria & Albert Museum di Londra è stata finanziata da Bulgari ed è considerata l’evento culturale del 2014, non solo del Regno Unito. Sarà un potente volano per Expo 2015, grazie alla valorizzazione di una delle espressioni di maggior successo della creatività italiana. Orari: dalle 10 alle 17.45, tutti i giorni; dalle 10 alle 22 il venerdì. Prenotazioni già attive sul sito: www.vam. ac.uk. (V.Fis.) Ankle boots D&G, 2000.

«Quando le sorelle Fontana crearono l’abito da sposa - tessuto di raso di seta pura bianco-perla - di Linda Christian la nostra moda fece il giro del mondo». Un tour incessante come attesta la predilezione delle attrici per l’ “italian fashion” che al V&A di Londra conterà un centinaio di pezzi in esposizione, tra abiti e accessori, rappresentativi delle nostre più importanti case di moda, da Dolce & Gabbana a Giorgio Armani, da Gucci a Missoni, a Prada, Emilio Pucci, Valentino e Versace fino a Gattinoni e alle sorelle Fontana. Ma senza trascurare i giovani stilisti grazie ai quali il “Made in Italy” è in rilancio.

Dalle fabbriche del Lario i tessuti già nella Storia di Margherita Rosina* a “chiamata” del Victoria & Albert MuLruolo seum di Londra a scrivere un testo sul dei tessuti italiani nello sviluppo del-

la nostra moda nel dopoguerra è stata l’occasione per ripensare all’importanza che questo settore dell’industria ha rivestito nel successo del Made in Italy. Negli anni passati, soprattutto in quelli del boom dei nostri stilisti più famosi, l’accento è sempre stato posto sulla creatività, la fantasia e l’originalità dei sarti, lasciando spesso in secondo piano l’apporto fondamentale dato dalla bellezza dei tessuti esclusivi che uscivano dai telai e dalle stamperie italiane. Per la mia ricerca sono partita dal comparto serico dell’area lariana, che a cominciare dagli anni Cinquanta aveva collaborato attivamente con tutti i nuovi talenti che si erano presentati sulle passerelle di Palazzo Pitti, per poi allargare il discorso nei decenni successivi ai produttori di lane biellesi e della Val Sesia. È indubitabile che la bravura dei setaioli lariani, unita alla capacità di anticipare e venire incontro alle richieste di una clientela esclusiva e molto esigente ha costituito un elemento determinante per il successo della alta moda e del prêt-à-porter italiani. Dalle industrie comasche sono uscite sia raffinatissime sete unite e operate in grado con la loro corposità, lucentezza o aerea leggerezza di valorizzare i modelli dell’haute couture, sia sete e cotoni stampati che hanno reso indimenticabili tanti modelli della moda pronta. L’attenzione che recentemente i musei italiani e stranieri hanno dedicato ai nostri tessuti è un segnale che deve far riflettere: si tratta di un patrimonio di creatività e competenze che non deve essere disperso.

* Direttore del Museo Studio del tessuto-MuST di Como, Fondazione Antonio Ratti

Liz Taylor in Bulgari. Un giovane Valentino e a destra, un completo di Mila Schön.



Qualcosa DI BLU

Non più soltanto dettaglio wedding, questa tonalità è portata in primo piano da uno stilista comasco di soli vent’anni di Anna Piazzi

In chiffon, da sirena di Hollywood, il modello di Krizia per le damigelle, da abbinare con una clutch in pelle celeste di Yves Saint Laurent e bracciale in pelle & acciaio di Bottega Veneta. Vera nuziale tempestata di diamanti, in oro bianco e zaffiri di Gioielli Valenza. Sotto: acconciatura di Jane Taylor Millinery.

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uole una credenza popolare, per lo più global, che un matrimonio di successo debba iniziare dal look della sposa. Che deve indossare: qualcosa di vecchio, di nuovo, di prestato, di regalato e... di blu, colore simbolo della purezza. Ma, che fare questa primavera, in cui proprio il blu - in una palette che vira dal celeste al cobalto - rappresenta “il” colore alternativo allo stampato? Mentre “Brides”, il magazine anglosassone più fashion, nella sezione online “Something Blue Ideas”, invita a vestire accessori blu, dalle scarpe in camoscio di Jimmy Choo al cappello a tesa larga in feltro di Jane Taylor Millinery, proprio a Como - celebre per il blu del suo lago - si impone l’interpretazione più originale del tocco di blu. La propone Alessandro Tosetti, figlio d’arte di un noto atelier cittadino di abiti da sposa, che a soli vent’anni, ha disegnato una capsule collection con decorazioni in pizzo blu, ma soprattutto con una stoffa unica, ottenuta da una mischia particolare - made in Como - a base di jeans. Per le damigelle, perfetto un modello in chiffon lungo, come quello della nuova collezione di Krizia. L’alternativa: lo scamiciato in twill color celeste, senza maniche di Dolce&Gabbana, oppure, se le nozze si svolgono a marzo, mese ancora a cavallo tra inverno e primavera, il trench incrostato di pizzo color carta da zucchero. La miglior location di primavera? Con questi colori, è consigliato un tempietto neoclassico vista lago. Come quello, splendido, di Villa Melzi a Bellagio. Assolutamente bianco e azzurro il bouquet.

Jeans nuziale di Alessandro Tosetti Ho pensato a una sposa giovane, ma romantica. Spesso le ragazze che entrano in atelier dicono: «Fosse per me, mi sposerei in jeans». Perché no... Una volta fatto il bozzetto, ho pensato di far realizzare - dalle Seterie Argenti di Tavernerio - anche un tessuto speciale, con una fibra unica, composta da 2 fili di cotone jeans, 2 di seta e lurex per enfatizzarne la brillantezza. Due modelli di abito da sposa, in chiffon con ricamo in pizzo blu cobalto e con dettaglio in tessuto jeans-seta, di Alessandro Tosetti. (Foto di Alexandra Amico. Trucco Milena Marino; acconciature Elisa Toaiari per “Tess”).

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tura l u c a l l e d a r o n ig s la

Partitura di classe

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Roberta Di Febo, pianista e imprenditrice ha fondato a Como l’Accademia “Pasta” di Serena Brivio, foto di Alexandra Amico

a musica è parte integrante della sua vita di persona e di professionista. Roberta Di Febo è dal 2006 l’anima dell’Accademia Giuditta Pasta - da lei stessa fondata - che conta più di 250 allievi, con sedi a Como, Cadorago, Fino Mornasco, Erba e Monza. In tempi tanto difficili per la cultura, la sua storia merita di essere raccontata. «Sento di essere, a tutti gli effetti, una mosca bianca, perché nel mondo della classica non è affatto facile emergere, e tantomeno nel settore delle scuole di musica - spiega Roberta, mamma di un bambino di 6 anni, alle prese con le prime lezioni di pianoforte -. All’inizio in tanti esprimevano dubbi sulla riuscita del mio progetto: giovane, donna, con una famiglia. Come avrei fatto a realizzare il

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L’album

Roberta Di Febo al Festival di Cernobbio e con il cantante Eugenio Finardi.

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lady-look giorno & sera Un look elegante, ma perfetto per la riunione in ufficio e la prima del balletto? Basta ispirarsi allo stile metropolitano-chic adatto a Como, così come a New York. Prevede un abito di jersey di seta stampato, come quello di Pucci; trench di Yves Saint Laurent; il foulard di Dolce&Gabbana, da portare al collo o sulla borsa a mano di Chloé, con i nuovi sandali di Gucci. Accessori: luminosi, nei toni dell’abito. Orecchini di Ben Amun, occhiali RayBan azzurrati; rossetto “Violette Coquette” e profumo “La vie est belle” di Lancôme.

mio sogno?». Sì, perché all’inizio proprio di questo si è trattato: Roberta voleva «che la musica diventasse, per i giovani, la colonna sonora della propria crescita, umana e spirituale». Perché? «Credo nell’importanza che la musica riveste nella crescita sana dei nostri ragazzi, anche nella disciplina. Sono convinta che lo studio e l’esercizio musicale, attraverso l’apprendimento di uno strumento, o il canto, induca a mettersi in gioco completamente, consentendo di avere una chiara percezione dei propri talenti». Ma - aggiunge la direttrice dell’Accademia “Pasta”, raffinata signora di grande gusto, anche nelle scelte fashion - conta molto il modo in cui i giovani vengono avvicinati ad essa. «Riguardo alla mia esperienza, devo dire che ho particolarmente sofferto come allieva, non avendo sempre incontrato i giusti maestri. Questo mi ha anche imposto, quasi da adulta, di ricominciare da capo nella mia formazione. So cosa significhi forgiare un allievo alla ricchezza della cultura musicale; per questo la mia giornata non ha orari. Mi muovo tra le varie sedi dell’Accademia, investo sui rapporti umani con i colleghi insegnanti, i giovani, le loro famiglie». Un impegno a volte stressante... «Sì, ma dà grandi frutti. La musica è purtroppo il fanalino di coda della cultura - continua - Non ho mai avuto contributi pubblici, né privati. Ma l’Accademia si è distinta come centro di alta formazione, in vista degli studi musicali nei Conservatori e per la danza». Il prossimo anno scolastico, con il Collegio Gallio di Como, l’istituto darà vita a un Liceo musicale e coreutico parificato, il primo in provincia. Una nuova sfida, che va ad aggiungersi ad iniziative culturali che coinvolgono la professoressa Di Febo oltre l’Accademia («Come critico musicale mi dedico a scoprire nuovi talenti, attraverso la mia collaborazione al

Festival di Cernobbio»). E sul piano dello stile, delle scelte di look? L’essere sempre in movimento «mi porta a privilegiare un abbigliamento comodo, in cui la giacca (abbinata a jeans o a pantaloni di ottimo taglio) rappresenta il capo centrale, coordinato a scarpe con tacco non troppo alto. Spesso porto con me in auto il cambio d’abito per un evento, perché non riesco a tornare a casa». La sera il suo look si fa elegante, ma sempre coerente con le occasioni. «Tra gli stilisti amo molto Gucci - conclude Di Febo -, per la sua versatilità ed eleganza. In ogni caso, opto per linee semplici, che mi consentano di essere sempre a mio agio anche sul palcoscenico».

Il servizio fotografico Il servizio fotografico di “Tess” è stato realizzato nella serra Pentagono Verde, di Rattiflora a Lora, da Alexandra Amico, fotografa, trendsetter a Blink@ e laureata all’Accademia di Brera. Roberta Di Febo indossa un completo Gucci, con stivaletti in pelle vinaccia di Giuseppe Zanotti Design. Nella pagina accanto veste, invece, un abito Issey Miyake, con stola nera Pleats Please e sandali Giuseppe Zanotti Design. Gli abiti sono di Tessabit Plinio, Como. Coordinamento a cura di Lina Bernardo, responsabile di Tessabit Plinio. La Provincia 47



NELlE TRIBù dell’eleganza

È il neo-primitivismo, ispirato ai Muralisti, all’Africa e a Gauguin ad imporsi in una moda mai così figurativa

di Francesco Paolo Campione*

«S

u di me e sulla terra intera, già si leva la nebbia e risuonano le trombe di conchiglia. Piovono fiori e s’intrecciano a giro, vengono a dare allegria al mondo». Così scriveva, all’inizio del Cinquecento, Cacamatzin un re-poeta della Valle del Messico e così, ancor oggi, potremmo perfettamente ambientare la figura di donna che, nuda, abbraccia un cesto di calle, in un celebre dipinto di Diego Rivera. Anche chi è totalmente digiuno d’arte, coglie nel linguaggio delle opere migliori del Muralismo messicano, il richiamo, forte, delle forze elementari, dei grandi determinismi della natura, che s’impongono alla nostra visione senza il bisogno di mediazioni razionali. Forme e colori diffondono un’energia propria, che s’impone allo spazio, che sembra promanare dalla struttura intima delle opere. Toccano le corde emotive

dell’osservatore, aprendosi senza fatica un varco verso il nostro mondo interiore. Sono opere permeate d’una sensibilità autentica verso quei contenuti dell’arte che le Avanguardie del Novecento trovarono nella plastica, nella grafica e nella formidabile libertà creativa delle arti etniche. Opere che, a un’intera generazione di artisti in fuga dall’ossessione del Realismo europeo, sembrarono depositarie del magico e dell’onirico, eterne custodi delle tensioni trascendenti capaci di oltrepassare i confini e le opposizioni classificatorie che l’Occidente aveva illecitamente tracciato nel corso della sua storia. La creatività che le aveva generate sembrò loro la manifestazione di un sistema di vita e di uno stato mentale che esprimeva il regime diurno della fantasia, La Provincia 49

pensiero forte Murale di Pierre Mornet per il progetto “In the heart of moltitude” di Prada, che firma l’abito e gli accessori della modella.


13 pezzi da collezionare 1.

2.

Culture che fanno tendenza Il particolare di un manto da uomo tessuto con la tecnica dell’ikat, (Isola di Sumba, Inizio del Novecento, 223×120 cm) potrebbe essere la stampa di uno degli abiti più trendy della stagione. Si tratta, invece, di un capolavoro del Museo delle Culture di Lugano, che può integrare molte delle suggestioni evocate dalla moda di primavera. Fondato nel 1985 e inaugurato nel 1989, il Museo delle Culture conserva una delle maggiori collezioni europee di arte etnica dell’Asia e dell’Oceania, proponendo ogni anno al pubblico numerose esposizioni temporanee e un fitto calendario di appuntamenti culturali (www.mcl.lugano.ch). 1. Di forte impronta figurativa abito e accessori di Prada. 2. Scultura yipwon degli Yimam della Nuova Guinea, Museo delle Culture, Lugano. 3. Abito di Marras.

3.

4.

4. Borsa e cappello policromi di Chanel. 5. Blusa ispirata a Gauguin di Aquilano Rimondi. 6. Completo neo tribal, piumato, di Alexander McQueen.

7. 8.

9. 7. Borsa di piume di Louis Vuitton. 8. Pochette “Mini Polly” di Marc Jacobs. 9. Travel tags per valigie di Prada.

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6.


11.

10. Stampa con temi che si ispirano alle culture oceaniche, di Hermes. 11. Motivi afro rivisitati nella maxi tracolla di Desigual. 12. Pelle, strass e piume nei bracciali di Prada. 13. Le modelle di Aquilano Rimondi sfilano tra grandi stampe dei quadri di Gauguin.

12.

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10. affermando concretamente il valore dell’impulso e della distrazione, il sonnambulismo lucido, la visione ipnagogica, il delirio, l’allucinazione e l’estasi. Furono incantati da un’arte fatta di giochi che rivelavano i bisogni profondi dell’individuo, rappresentando mentalmente le fughe dalla realtà, prime fra tutte quelle scatenate dall’eros, la non-casualità del “cadavre exquis” e di tutte le forme possibili e immaginabili di una sorte finalmente ricondotta al suo genuino valore di strumento per la scoperta di un super-reale, nel quale cessavano di esistere le false antinomie create dalla ragione. In tale visione, il bello coincideva col meraviglioso e il meraviglioso era, a sua volta, il sintomo dell’insorgenza dell’immaginario: di un’anima che proiettava visibilmente la sua aura, e di un animo finalmente liberato, in grado di manifestarsi sino ai confini della totalità dell’essere. Che la moda oggi cerchi di prendere ispirazione dal Muralismo e dalle arti etniche, è una fortuna: in un mondo infeltrito dalla scomparsa della pluralità delle culture, ma colorato dall’indefinito accavallarsi di linguaggi continuamente ricomposti, il presunto irrazionale di quelle creatività può permettere a ciascuno di noi d’intraprendere un consapevole viaggio nell’universo interiore, indossando i panni, spesso purtroppo negati, delle nostre identità complesse e contraddittorie. * Professore di Antropologia culturale all’Università degli Studi dell’Insubria e Direttore del Museo delle Culture di Lugano La Provincia 51


«COME ORIANA CREò LA FALLACI» Vulnerabile e assetata di tenerezza, la celebre giornalista fu la prima a rendersi conto del proprio impatto mediatico A questo si deve il controllo tenace su ogni aspetto della vita e del lavoro, fatto di scoop e romanzi memorabili Giovanna Salvadore, comasca, le aprì le porte degli Usa Oriana Fallaci (1929-2006) in Piazza Tre Culture a Città del Messico, poco prima di essere ferita durante un reportage. Era il 1968.

di Vera Fisogni

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ra il 1981. Oriana Fallaci volò in Polonia per intervistare Lech Walesa, un piccolo sindacalista di Danzica che avrebbe cambiato la storia del blocco sovietico. Interpretata da una superba Maria Rosaria Omaggio, diretta da Andrzej Waida, la giornalista-scrittrice torna protagonista, stavolta sul grande schermo, in “Walesa”. Ma chi era la Fallaci? Ne parliamo con Cristina De Stefano, autrice della prima biografia condotta su documenti personali e inediti. Oriana Fallaci voleva avere il controllo totale dei suoi libri. In qualche modo ha fatto lo stesso anche con la sua vita?

Nella vita Oriana Fallaci era passionale, impulsiva, agiva molto “di pancia”. Però è vero che ha cercato di controllare quello che gli altri sapevano sua vita. Molto privata su sentimenti e affetti, non amava parlare della sua storia personale: lei era l’unica che potesse narrare se stessa al mondo. Questo desiderio di controllo si vede anche nell’immagine di sé che usciva al mondo. In età matura si rammaricava di aver molto parlato, di aver concesso interviste, negli anni tumultuosi in cui si impose come personaggio. Diceva: mi imbarazza essere riconosciuta per strada. L’impressione che ricavo dalla sua biografia, è che Oriana abbia in qualche modo costruito “la Fallaci”... È corretto? Visto che era una donna molto intelligente, La Provincia 52

aveva capito già negli anni Cinquanta che il suo “personaggio” sarebbe stato centrale nella sua carriera, aveva visto quello che ora succede in tutto: la personalizzazione. In questa prospettiva, si capisce di più perché volesse avere il controllo sulla propria immagine: aveva compreso di essere “un brand”. Il controllo sul suo “personaggio” si coglie nella sua vita privata. Per tutti l’unico amore di Oriana era Alekos Panagulis, invece non è così… La vita sentimentale di Oriana è stata intensa. Molti i grandi amori. Panagulis fu il più pubblicizzato a causa del romanzo, ma ebbe storie passionali fin da giovane. Tuttavia, la sua riservatezza non faceva trapelare nulla,


L’elmetto al fronte, il tailleur a New York

Anni di ricerche su fonti inedite Cristina De Stefano è riuscita in un’impresa che sembrava impossibile: raccontare la “vera” Oriana Fallaci (19292006). Lo ha fatto, dopo anni di lavoro massacrante su migliaia di fonti inedite, nel volume “Oriana. Una donna” (Rizzoli, 324 pag., 19 euro), restituendone un’immagine complessa, problematica, ma coerente con i suoi libri (“Un uomo”, 1979 e “Lettera a un bambino mai nato”, 1975, i capolavori) e con interviste ai potenti dell’epoca (Kissinger, Khomeini). Figlia della classe media, Fallaci dopo il liceo iniziò a collaborare ai giornali di Firenze: la sua consacrazione arrivò nel 1967, unica giornalista italiana in Vietnam. La De Stefano, scout letteraria a Parigi, e collaboratrice di “Elle”, è una raffinata scrittrice. Ha esordito nel 2002, per Adelphi, con “Belinda e il mostro. Vita segreta di Cristina Campo”.

Eterna sigaretta, occhiali neri da star di Hollywood, eye-liner, rossetto rosso scuro e unghie laccate. Lontano dalla linea del fronte, dove vestiva l’elmetto e la tuta mimetica, il look di Oriana Fallaci richiamava un certo stile borghese, da signora. Tra i suoi capi preferiti il tailleur, con taglio sartoriale e stoffe maschili, e il maglione a dolce vita. Accessori cult: il giro di perle e la spilla animalier. (A.Pia.)

Mito inimitabile con un’eccezione Se il film “Walesa” di Andrzej Wajda, presentato alla Mostra del cinema di Venezia, lo scorso settembre, ha ottenuto applausi scroscianti per la credibile interpretazione di Maria Rosaria Omaggio - somigliantissima a Oriana - qualche perplessità ha sollevato la fiction sulla Fallaci. Nel ruolo della reporter-scrittrice, che vedremo nella prossima stagione di Raiuno, c’è l’attrice Toscana Vittoria Puccini. A teatro è stata Monica Guerritore, a interpretare Oriana, con successo.

anche quando divenne celebre. In un’intervista a “Playboy” disse: «Io sono una donna molto discreta per ciò che riguarda i miei rapporti sentimentali, i miei rapporti con gli uomini. Lo sono sempre stata: a un punto tale che raramente si è saputo chi amavo o mi amava. Si sa così poco di me, in quel senso, che quando mi intervistarono per “Life” volevano sapere se ero lesbica». Questa riservatezza era parte del suo successo professionale… Certamente. Conosceva tutti i vip del suo tempo - andava in vacanza con Callas, preparava la pasta alla Loren - ma non faceva gossip. Le star stavano bene con lei perché sapevano che di lei si potevano fidare. Lei ha avuto accesso, per volontà della

famiglia Fallaci, a diari, lettere, inediti... C’erano poi le interviste, i documentari, gli articoli. Dovevo decidere se scrivere una biografia di 300 pagine o una di 1.000. Ho scelto la prima soluzione, cercando di intuire fili conduttori e di svilupparli. Si potrebbero scrivere molti altri libri, sulla giornalista, sulla scrittrice… Perché Oriana è «larger than life», come si dice in inglese. C’è una foto di Oriana Fallaci a New York, con la comasca Giovanna Salvadore, per decenni Pr di Villa d’Este. Ci racconta questa immagine? Questa foto è presto spiegata. La Salvadore lavorava per una compagnia aerea. Nel ‘55 Oriana è parte di un viaggio-stampa negli Usa, unica donna, con altri colleghi. SalLa Provincia 53

vadore è l’interprete: conosce la Fallaci nel momento in cui scopre l’America. La ricordava piccina, infagottata, ma curiosissima, con una personalità pazzesca. Si intrufolava dappertutto, cercava di sapere, pur non parlando bene l’inglese. Con la sua mente agile aveva già intuito che l’America era il futuro della sua professione. Che idea s’è fatta di Oriana scrivendone la biografia? Non era certo il “soldataccio” di cui siamo abituati a leggere. Viene fuori una donna contraddittoria, di grande durezza all’esterno e interiormente di grande vulnerabilità. Aveva paura di rimanere delusa. Diceva di sé di ispirare pochissima tenerezza, ma di esserne assetata.



Made in Como che fa sognare La passerella delle eccellenze tessili comasche: creatività, innovazione, ricerca e alto artigianato si incontrano in materiali che fanno la differenza Ecco dove batte il cuore di alta moda e prêt-à-porter di Marilena Lualdi

C Marilena Lualdi, responsabile del settore Economia de La Provincia

’è qualcosa che splende più delle passerelle. Un glamour che permette alle sfilate di diventare uno spettacolo senza mettersi direttamente in vetrina. Perché sotto i riflettori finiscono i capi meravigliosi per cui gli stilisti e le case di moda poi incassano applausi e affari. Ma quella luce che accende tutte le altre, è nascosta nelle nostre aziende. L’anticipo di show si gusta lì, terreno fondamentale dove si seminano i tessuti capaci di trasformarsi in abiti unici e di girare il mondo. Un viaggio senza confini, e tra i vip. Eppure il cuore di “Tess” batte qui, umile e fedele a una tradizione: nel Distretto tessile di Como che non smette di attirare talenti. E questi ultimi si misurano anche nella ricerca continua e nell’innovazione. Ci sono mani che tracciano creazioni su un foglio, altre che si affidano a un computer: talvolta, in un’azienda convivono entrambe le anime, con uno scambio proficuo tra generazioni che non si è interrotto. Come la capacità di fare sognare da parte del made in Como. Un tempo, si diceva: «Vado in reparto a pastrugnare i telai». La creatività iniziava anche così, modificando un macchinario, adattandolo alle esigenze del cliente, intervenendo con sapienza maturata sul campo. Lo spirito non è cambiato, anche se la tecnologia regna nelle nostre imprese. Persino in modo insospettabile, perché questo è uno show timido, allergico alle telecamere e spesso vincolato alla riservatezza: il merito va tutto allo stilista. Invece no, “Tess” appartiene prima di tutto alla Como che produce in silenzio e non si tira mai indietro. Che in tempi di crisi non si è mai sognata di risparmiare sull’innovazione, a costo di rimetterci. E le luci sono quelle negli occhi di imprenditori, designer, operai, al successo di una loro creazione, un bagliore prima di andare avanti a lavorare.

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TESSILE & MODA

Intreccio creativo IN CONSORZIO Unica aggregazione di disegnatori tessili su scala mondiale, fin dal 1990, Comocrea promuove, tutela e valorizza un patrimonio culturale sempre in bilico tra arte e mestiere Da Como a Shanghai, in prima fila nelle fiere di settore

Comocrea

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i avvicina al quarto di secolo una delle esperienze più originali, nella promozione della creatività tessile. Parliamo di Comocrea, che nasce nel 1990 e si costituisce in forma consortile per favorire la promozione dell’esportazione dei disegni per tessuto, per abbigliamento e arredamento, degli studi operanti in provincia di Como. In realtà, la presenza di Comocrea fa emergere anche l’aspetto più nobile di questa attività, valorizzandone le radici: culturali, artistiche e tradizionali di un territorio come quello comasco, che si intrecciano con lo spirito innovativo tipico di chi, nella creatività sa esprime il proprio patrimonio di conoscenza, idee e ispirazione moderna di un’attività sempre in bilico tra arte e mestiere. Comocrea - come si fa notare al Consorzio - è l’unica esperienza di aggregazione a livello mondiale di disegnatori tessili. Per tratteggiarne un profilo, basti dire che i consorziati di Comocrea operano nei principali comparti moda, principalmente nei settori di abbigliamento, cravatteria, foulards, costumi da bagno, arredamento. Si tratta delle imprese: Al-Over Designs dei F.lli Coppola Snc, Como; Alvisi e Alvisi, Como; A+A Design Studio SRL Milano; Anteprima Sas Senna Comasco; Boggia Collection Sas Como; Francesco Nanni Costa, Como; Gobetti Davide, Como; Hargittai Disegni Sas, Como; Lineastudio di Sartori Stuart & C. sas, Como; Nuvò Snc, Como; Sampietro Carlo, Como; Studio Ilyzia, Cernobbio, Studio Tucano Srl

Como. Il Consorzio è promotore dell’omonima rassegna internazionale dedicata al fashion, Textile Design Show, che si svolge fin dal 1990 a Cernobbio e Comocreainterni dal 1998, ispirata principalmente all’home furnishing. Comocrea partecipa anche alle seguenti rassegne internazionali: Indigo Parigi-Francia; Indigo Bruxelles-Belgio; Heimtextil Francoforte-Germania; Heimtextil Shanghai; Comocrea Interni. (Vera Fisogni)

THE COMPANY Comocrea, founded in 1990, aims at encouraging the export of textile designs by its member - studios. Comocrea brings out the prestige of this sector; a fusion of the traditional, cultural and artistic part of Como with the innovative spirit experienced in the world of textile designers. The consortium operates mainly in the sectors of fashion and home decor. It is also the promoter of the international fairs dedicated to fashion: Comocrea Textile Design Show and Comocrea Interni, which has taken place respectively since 1990 and 1998 in Cernobbio. Comocrea consortium also participates in the following international events: Indigo Paris-France; Indigo Brussels-Belgium; Heimtextil Frankfurt-Germany; Heimtextil Shanghai; Comocrea Interni Cernobbio-Italy

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L’arte dei colori sul lago delle idee Mai tanta ispirazione figurativa e policroma Le riflessioni dell’architetto Luciana Alvisi

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L’architetto Luciana Alvisi, titolare dello studio “Alvisi e Alvisi” di Como. Sopra: alcuni disegni per tessuti in uno stand fieristico di Comocrea.

’architetto Luciana Alvisi, titolare dello studio “Alvisi e Alvisi” a Como, insegna disegno tessile alla Accademia Galli Como. Mai come questa primavera le collezioni grandi firme sono un compendio d’arte: proposte sempre più ricche per fuggire dall’omologazione che ha ucciso il mercato? Una primavera caratterizzata da abiti ispirati da Dufy e Gauguin, ma anche da Fortuny e Frank Lloyd Wright. Arte, ispirazione di nuovi capolavori che si avvicinano alla scultura, per rispondere ad un nuovo sentiment del mercato, un po’ più ottimista e disposto a cercare una via più personalizzata accettando proposte innovative. Ispirazione che, come l’opera artistica, che rimane nella storia, si basa su cultura, qualità, sentimento. Dove è il dettaglio la ricchezza dell’idea. Come si riesce a trasformare le opere o le foto di grandi maestri in stampe e decorazioni per abiti? Noi “creativi”, come mi piace definirmi per non essere racchiusa in schemi statici, siamo sempre alla ricerca di emozioni, da cui partire per sviluppare percorsi sempre diversi. Ed abbiamo un preciso obbiettivo: comunicare con il tessuto, usare questo linguaggio. Perciò occorre una interpretazione personale, un’idea e molto mestiere per valorizzarla e renderla condivisibile da chi sceglierà l’abito. In molti casi ci si è ispirati a più fonti: un quadro, una statua, un’architettura. Picasso diceva: «un buon artista ruba, uno cattivo copia!». L’artista sceglie una strada personale ma la sua ispirazione è la lettura del mondo, quello che ci circonda e quello che si nasconde nel nostro profondo. Quadri, statue, architetture, abiti hanno in comune la spazialità, la composizione, la materia ed esprimono un idea, a volte complessa e contraddittoria. Che ruolo gioca il disegnatore? Un’idea non basta, occorre professionalità per interpretarla e renderla unica e innovativa, e molto mestiere perché il tessuto non e’ un quadro ma una componente dell’abito e deve essere inseribile in questo contesto, in un progetto più ampio dove spesso diventa protagonista. Ed occorre una sensibilità per attualizzare il prodotto finale, la capacità di sviluppare nuovi desideri, magari in acquirenti lontani migliaia di chilometri da noi. Questo trend rivaluta il disegno manuale o l’immagine viene riprodotta a computer? Quasi sempre è il segno che misura l’artista, gli strumenti sono il mezzo per la realizzazione, computer compreso. Segno che si esprime unico per la sua imperfezione, e che spesso esprime anche il coraggio di osare e l’incertezza di essere accettati, l’emozione di creare e la fatica della ricerca del bello, che non può essere incompleto. Serena Brivio

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TESSILE & MODA

Un’arte sottile SENZA TEMPO Europ Marchini

Anticipare le intenzioni della clientela internazionale con tessuti esclusivi in un’ampia gamma di varianti È l’eccellenza di “Europ Marchini” e dei celebri jacquard

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iene in mente Sant’Agostino che riflette sull’enigma del tempo, mentre parla Rizzieri Marchini, imprenditore comasco a capo della “Europ Marchini”, uno dei marchi tessili più conosciuti del distretto, con produzione nel settore moda donna e homewear. Perché «i ritmi temporali di una collezione non corrispondono mai a quelli reali». Prendiamo la primavera. Quella del 2014 non si è ancora annunciata in via meteorologica, ma per l’azienda è ormai alle spalle e già sono fiorite le idee tessili per la stessa stagione, ma del prossimo anno. Sì, perché alla fiera Première Vision di Parigi, le proposte dell’azienda comasca - celebre per le lavorazioni che rendono i tessuti Jacquard tinto in filo, morbidi adatti alla confezione di vestiti senz’altro esclusivi, dato l’effetto rilievo tridimensionale o i taffetas degradé - guardano al 2015. Per i clienti - stilisti delle più celebri maisons - sono pronti tessuti la cui descrizione fa lavorare l’immaginazione: «La nostra nuova collezione per la primavera-estate 2015 è basata su un’ampia gamma di articoli in uniti e Jacquard tinti in filo tessuti su differenti tipi di orditi e trame che rendono la nostra collezione varia e sofisticata – traduciamo dall’inglese -. I colori possiedono una nuova vitalità: vibrante, con tonalità cariche di luce. I tessuti sono piccoli capolavori di arte tessile, con onde sinuose e superfici tattili, ma con un tocco che si sente naturale, sensuale, con mano molto fluida». Ma l’essere fuori dal tempo, per tessuti di questa complessità ideativa, la cui

gestazione richiede «un lavoro preparatorio di 10 mesi», significa essere in grado di precorrere i tempi. Di cogliere cioè in anticipo - e con successo - le intenzioni della clientela. «Proponiamo anche 10-12 differenti varianti, vede» spiega Rizzieri Marchini, un nome che richiama i Paladini di Francia dell’epopea cavalleresca. «Questa è la nostra forza», aggiunge. Perché? «Provi lei a mettere nelle mani del cliente un numero così ampio di possibilità e vedrà che difficilmente se ne andrà senza aver fatto una scelta». Bisogna iniziare da qui, dal rapporto speciale con la clientela, per capire come un’idea imprenditoriale di oltre sessant’anni fa sia riuscita a mantenere la leadership in un mercato tanto difficile, seppure di nicchia, come il prêt-à-porter d’alta gamma e l’haute couture. «Le nostre produzioni sono fatte su ordinazione. Oltre a dare unicità al prodotto, ciò consente di non avere stock». Marchini, sensibile umanista e poeta, si ferma, pensoso, e aggiunge: «Sono gli stock, le giacenze a far fallire tante imprese tessili... È l’esclusività che fa la differenza nella moda». Guardando i campioni di tessuti, si comprende anche perché il tessuto “fa” l’abito al 90%. Una lavorazione con ordito (o catena) in organza realizzata in 16 mila fili di seta, e trama di lana, con un disegno lievemente conico può ispirare un caban o dare volume a una gonna Sixties senza particolari ingegnerie sartoriali. E chi cerca un tessuto metallico prezioso, ma insieme leggero, trova nella lavorazione “a fil coupè” la soluzione ideale. (Vera Fisogni) La Provincia 58

Incantevole seta la fibra più nobile di Rizzieri Marchini

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a seta è universalmente riconosciuta come “la più nobile delle fibre”: è morbidissima, dai colori luminosi, prestigiosa, delicata e nello stesso tempo tenace; naturalmente fresca ma, all’occorrenza, ricca di dolce tepore, tanto da renderla insostituibile. L’artigianato del filare e del tessere inizia a Como fin dal Medioevo, a cominciare con la lavorazione della lana che era stata introdotta in città da un ordine religioso, quello degli Umiliati, verso il XII secolo. Nel 1510 apre a Como la prima filanda, nel 1554 la seconda, per produrre filati di seta destinati ad essere lavorati altrove (...) Como, la tenacia della sua gente, il suo lago decantato tra i più belli del pianeta, tutto un universo inspiegabile ma senz’altro congeniale alla creazione di bellezza, svelata delicatamente da imprenditori appassionati ed operosi che hanno dedicato e dedicano la loro vita all’arte della seta e ai tessuti serici.

(* Da “Como, città della seta”, il primo franco-busta in seta, 2003)


Alcuni tessuti di Europ Marchini, azienda con sede a Como, in via Santo Garovaglio, 28. Fondata da Rizzieri Marchini nel 1959, vede alla guida delle attività la seconda generazione, composta dai figli: Chiara, Luca, Andrea e Cecilia. FOTO DI: Carlo Pozzoni

THE COMPANY It was in Como in 1959 that Europ Marchini, founded by Rizzieri Marchini, began producing fabric collections. Initially it was the company’s foulards, shawls and scarves that were acclaimed by some of the best European stylists, but it was soon followed by ties fabrics and in the 1960’s “Europ” began producing collections for prêt-à-porter and high fashion. In the 1980’s the company launched an innovative collection of furnishing fabrics that in the space of a few short years found widespead approval with a refined group of European and American clients. This, then, is the brief “history” of a company that has never tried to skimp on investment or diligent and intelligent research, whilst making elegance and good taste its crred. A dynamic team of designers, weavers, dyers and printers, supervised by the Marchini family guide this silk manifacturing company, which is always ready to collaborate and progress in close co-operation with its numerous clients.

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TESSILE & MODA

Il telaio evolve CON LA CLIENTELA

A.M. Taborelli

Leader in Italia ed Europa di tinto in filo per moda donna l’azienda di Ambrogio Taborelli fa della flessibilità la nota di eccellenza tra i partner del “Filo d’Oro”

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acchinari all’avanguardia, che si testano qui a Como e vengono trasformati per dare sempre il meglio al cliente e continuare a correre sul sentiero della qualità e innovazione. È quanto accade alla tessitura A.M. Taborelli di Montano Lucino, nata alla fine dell’Ottocento e oggi un esempio di come occorra sempre portarsi avanti, per comprendere e anticipare i bisogni del mercato. Il titolare Ambrogio Taborelli racconta come la prima tappa sia proprio questa: produttori di telai dall’Italia e dall’Europa («principalmente dal Belgio», precisa) passano da questa eccellenza lariana. Che ha esigenze ben precise per essere competitiva al massimo nel campo dei tessuti jacquard e uniti. «Stiamo testando macchine prototipo spiega Taborelli - un modello di telai che completeremo entro il mese prossimo. Nel nostro prodotto noi siamo leader italiani ed europei, i più grossi produttori di tinto filo per abbigliamento femminile». Il “su misura” che contraddistingue il Made in Como, comincia quindi direttamente qui, dalle macchine: che vengono appunto testate e anche modificate, in collaborazione con i produttori, per esaudire ogni richiesta di un mercato sempre più selettivo. Oggi si lavora su ordine - sottolinea ancora Taborelli -, dunque in base a precise esigenze di tempo e quantità, oltre che naturalmente qualità. Bisogna saper rispondere nel migliore dei modi e una scelta che gioca un ruolo fondamentale, è quella della rete. La A.M. Taborelli, infat-

Ambrogio Taborelli

ti, fa parte del Filo d’Oro, un’alleanza tra eccellenze che permette di dare risposte rapide e di elevato livello, con competenze e capacità di servizio. Una struttura di relazioni che vuole essere aperta, come ha avuto modo di rimarcare lo stesso Ambrogio Taborelli nella presentazione, e che può accogliere altri soggetti interessati a collaborare nel segno della qualità. Alla A.M. Taborelli la sfida continua anche grazie alla passione per il tessile che ha contagiato la nuova generazione in azienda. Con la soddisfazione che dal 2008, in cui la crisi scosse prepotentemente (anche) il tessile, i dipendenti sono persino saliti di qualche unità: da 250 a 253. Questo solo in Italia, perché ci sono anche 150 lavoratori in Romania. La Provincia 60


THE COMPANY Tessitura Taborelli is a leading company in the production of jacquard and plain fabrics, both greige and yarn-dyed. It is able to guarantee short delivery times, regardless of quantity, and the highest quality standard. The company has a strong link with customers: its style department actively assists them in the development of new ideas and the manufacture of exclusive fabrics: there are over 1.000 different samples for each collection, for a total of over 2.000 new proposals each year. Its history crosses three centuries. Tessitura Serica A.M. Taborelli S.r.l was established in 1895 as a silk manufacturer for the production of umbrellas; later it became the manufacture of Bemberg lining. In the ‘70s Ambrogio Taborelli took over the helm of the Company, adding women’s clothing fabrics, tiemaking, furnishing fabrics and scarves to the traditional manufacture of lining materials. Today it has 253 workers in Italy, 150 in Romania.

Dagli ombrelli alle passerelle

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re secoli attraversati, cambiando e mantenendosi fedele a se stessa. A quella scintilla di passione per il tessile nell’Ottocento. La tessitura Serica A.M. Taborelli Srl nasce infatti nel 1895 come produttrice di tessuti per ombrelli e poi di fodere in “Bemberg”. Negli anni ‘70 Ambrogio Taborelli assume la direzione dell’azienda, affiancando alla produzione di fodere quella di tessuti per abbigliamento femminile; quindi di tessuti per cravatteria, arredamento e sciarpe. Oggi c’è anche la quarta generazione: Andrea, Alessandro e Filippo Taborelli, Emilio Terruzzi e Monica Prini. Ciascuno con formazione e competenze diverse, ma uniti da quel filo che è l’amore per il tessile. La Tessitura Taborelli è oggi un’azienda leader nella produzione di tessuti jacquard e uniti sia greggi che tinti in filo: ha un magazzino di più di un milione di chili di filo tinto di diverse qualità, oltre a 400 telai di ultima generazione. Obiettivo, consentire consegne veloci per qualsiasi quantitativo, garantendo la massima qualità. La Provincia 61


TESSILE & MODA

Lo spettacolo DELLA CREATIVITÀ

Clerici Tessuto

Ogni stagione la Clerici Tessuto realizza 500 nuovi campioni ispirandosi all’arte e ad una straordinaria memoria aziendale: un patrimonio esclusivo di qualità tutelato dalla filiera “Filo d’Oro”

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’Ufficio Stile della Clerici Tessuto custodisce una straordinaria collezione di volumi, migliaia raccolti in oltre quarant’anni: d’arte classica, contemporanea, d’avanguardia. Di fotografia e culture del mondo. Una biblioteca strettamente collegata agli archivi che ospitano trame uniche incastonate in una galleria di scaffali. È da questa fonte iconografica e di memoria che nascono le collezioni dell’azienda, 500 nuovi campioni ogni stagione: spettacolari strutture, inattese aggregazioni concepite sulla base dell’immaginario, senza recinti mentali. «La forza dei nostri designer è questa progettualità che interpreta il futuro abbattendo paradigmi vecchia maniera» dice Sara Tessuto, quarta generazione di una famiglia che ha portato il made in Como nel mondo - Dal modo intuitivo con cui si immagina un paesaggio, un dipinto o un dettaglio ornamentale su un abito». «Si parte da un pensiero, da una suggestione - spiega ancora Sara ai lettori di “Tess” - per realizzare progetti che poi diventano prodotti, trend in grado di rispondere alla continua richiesta di novità da parte del mercato». Le diverse competenze, tecniche e creative, lavorano insieme per generare proposte inedite che grandi firme e marchi del lusso acquisiscono legandole alla loro cifra stilistica. Sono sfilati sulle più prestigiose passerelle della primavera estate 2014 i mo-

Alessandro Tessuto con la figlia Sara

tivi etnici e i fiori stampati su jacquard modulari simili a bassorilievi, capolavori d’alto artigianato messi a punto dopo quasi due anni di ricerca. Fondendo antichi saperi con telai e altri macchinari di ultima generazione si sono materializzati su stoffa i disegni “vettoriali”, sintesi grafica di altri percorsi virtuosi. Il tutto elevando efficienza produttiva e servizio. «Il nostro gruppo - sottolinea Sara Tessuto - fa parte con altri partner italiani di altissimo livello della filiera Filo d’Oro, una rete integrata d’aziende che coprono l’intero ciclo produttivo del tessuto. Questa sinergia accorcia la catena, consente di mantenere saldi gli standard qualitativi in ogni fase di lavorazione, protegge l’esclusività delle idee». (Serena Brivio) La Provincia 62


Quelle trame da star

THE COMPANY

Trame da regine, principesse, first ladies e dive del cinema. Nella sua lunga storia, la Clerici Tessuto vanta un album con immagini di donne famose vestite con i tessuti prodotti nello stabilimento di Grandate. Sete della più nobile tradizione artigianale realizzate con vecchi telai per i grandi nomi del prêt-à-porter e dell’alta moda internazionale. Tra le tante foto che hanno fatto il giro del mondo quella di Gwyneth Paltrow, fasciata in un abito rosa Ralph Lauren mentre ritira l’Oscar come attrice protagonista del cult movie “Shakespeare in Love” del 1998. Un dress code, degno della serata, in preziosa duchesse scelta nel campionario del gruppo comasco dal celebre designer americano. Irresistibile anche Heidi Klum, immortalata l’anno scorso sul red carpet dell’America’s Got Talent al Radio City Hall di New York City. Addosso alla top model un capo in seta stampata di Michael Kors, firma amata anche da Michelle Obama, più volte ritratta con le trame jacquard e le fantasie della Clerici Tessuto.

The design studio of Clerici Tessuto preserves a rich and valuable collection of thousands of books, selected over forty years, classics, contemporary and cutting-edge photography and world cultures. The concept of textile decoration in recent times has moved much closer to the various stages of the arts, both classical and modern. Modern art in turn tends to make greater use of the photograph. «Our company - emphasizes Sara Tessuto - is partnering with other Italian companies of the highest level of the supply chain made of golden thread, an integrated network of companies covering the entire production cycle of the fabric. This synergy will shorten the chain, keeping the balance of high quality standards at every stage of production, protects the exclusivity of ideas». La Provincia 63


TESSILE & MODA

Nuova vita AL PRÊT-À-PORTER Tintoria Filati Portichetto

Dalle bottiglie di plastica alle passerelle del Made in Italy È un caso di successo il polimero Newlife™ messo a punto dall’azienda di Graziano Brenna

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n un momento in cui anche la moda è sempre più sensibile all’ambiente, un filo prezioso parte da Biella e raggiunge Como. E proviene dalle bottiglie di plastica. Tessuti belli e possibili nel rispetto della natura, con una trasformazione che esclude additivi chimici. Queste ultime hanno una nuova vita – Newlife, come è stato ribattezzato il processo di produzione – grazie a un’alleanza lariana con il Piemonte, ufficiale dal 2014. A firmarla sono la Tintoria Filati Portichetto, guidata da Graziano Brenna, e la Saluzzo Yarns, già Filature Miroglio, che fa parte ora del gruppo Sinterama, presieduto da Paolo Piana. La particolarità è che non solo si tratta di un procedimento al 100% made in Italy: di più, tutto ciò avviene praticamente a chilometro zero. In un’area ristretta, cioè, tra Cuneo e Biella: si parte con la raccolta delle bottiglie (selezionando quelle bianche che si prestano maggiormente all’operazione), che vengono poi trasformate nel polimero Newlife™. Grazie al know how tecnologico accumulato in anni di esperienza, si riesce a ottenere una gamma di fili di poliestere riciclato di altissimo livello qualitativo e di performance. Con un dettaglio fondamentale, che viene rimarcato: si utilizza un processo meccanico, non chimico. E questo fa la differenza. La caratteristica specifica, infatti, rappresenta una garanzia per l’ambiente: meno fasi di lavorazione, minor uso di energia durante la produ-

La famiglia Brenna, con Roberto Polo il responsabile commerciale

zione e di conseguenza un taglio alle emissioni di Co2. Non solo: è possible tingere su richiesta il polimero in fase di filatura scongiurando un eccessivo dispendio di acqua. Newlife è già uscito allo scoperto con successo in questi anni, ha incassato dalla scorsa estate l’interesse di Max Mara che produce capi con questo filo, nonché riconoscimenti tra cui il premio Impresa Ambiente sponsorizzato dal Ministero dell’Ambiente e dalla Camera di commercio di Roma. Il brand ha raggiunto le passerelle di Première Vision e si è fatto dunque apprezzare a New York e Parigi, ma anche a Francoforte. Ora la svolta con Como, la nuova alleanza. Con la Tintoria Filati Portichetto (che fa parte della rete Filo d’Oro) c’è La Provincia 64

un accordo in esclusiva sul territorio: «Siamo gli unici distributori del prodotto tinto, quindi finito». Le applicazioni del procedimento sono numerose: dalla lingerie alla moda, dalle borse all’abbigliamento sportivo, arrivando al tessuto per arredamento. Il filo abbina proprietà tecniche all’aspetto delle fibre naturali. E il mercato si sta ampliando gradualmente. Una sensibilità ambientale, che comincia a farsi strada nel nostro Paese ed è già molto apprezzata all’estero: Giappone, Nord Europa e adesso Stati Uniti tra i mercati che più hanno scelto di afferrare questo filo e di far viaggiare insieme moda e ambiente, come sottolinea il responsabile commerciale Roberto Polo.


La storia

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a Tintoria Filati Portichetto nasce nel 1977 a Luisago. Oggi è guidata da Graziano Brenna,ma in azienda ci sono anche i figli Daniela e Roberto. L’azienda è attrezzata per ogni richiesta dei clienti. È possibile tingere partite da una rocca fino a partite di mille rocche per colore. Un processo per ogni tipo di fibre: naturali, artificiali e sintetiche. Si distingue inoltre nella lavorazione di filati naturali con effetti speciali quali l’effetto delavé (vagabond) su filati di cotone, lino, fiocco viscosa, lana. O ancora “crudo” permanente su seta resistente a qualsiasi condizione di lavorazione. Anche delavé solido, non degradabile nelle normali condizioni d’uso e di manutenzione. Inoltre, attraverso la consociata tintoria Comofil fornisce su nylon e poliestere un servizio di vendita di prodotti finiti, con un’ampia gamma di articoli tinti, anche in quantitativi minimi e tonalità di colore differenti. E attraverso un’altra consociata, la tintoria Ambrogio Pessina, assicura un servizio di nobilitazione su seta. La recente realizzazione del modernissimo laboratorio consente alla clientela un servizio molto apprezzato di nuove coloriture e di sperimentazione di prodotti innovativi.

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Un modello di WeekEnd by Max Mara, con filato Newlife™

THE COMPANY From plastic bottles to a yarn. Thanks to a special link between Piemonte (Saluzzo Yarns, belonging to Sinterama) and Como with Tintoria Filati Portichetto. Newlife™ is a unique, complete and certified system of recycled polyester filament yarns coming 100% from postconsumer bottles sourced, processed into a polymer through a mechanical process, without any chemical additives. It’s a 100% Made in Italy project and an incredibly flexible platform that allows for a vast number of applications and performances with levels of quality equal to virgin polyester equivalents. Foreign markets such as Japan, Northern Europe and United States, appreciate this special yarn. But the attention is growing and also Max Mara, Italian luxury women’s wear brand, in its new year’s spring summer collection has planned to include garments made with Newlife polyester yarns from recycled plastic bottles.


TESSILE & MODA

Sentirsi a casa IN TESSUTI DI LUSSO Gentili & Mosconi

Ricerca e sviluppo caratterizzano la nuova divisione “Home” dell’azienda di Casnate con Bernate che veste yacht e hotel, di cui è anima Patrizia Mosconi: «Vado fiera di questa qualità»

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lessibilità nel servire ogni cliente con la stessa cura, che sia un singolo che chiede un set personalizzato di biancheria per la casa o un contract per yacht e alberghi di lusso, e altissima qualità dal prodotto al servizio finale sono i due principali ingredienti di successo per la Gentili e Mosconi Spa di Casnate con Bernate, dove Patrizia Mosconi, anima creativa dell’azienda, ha dato vita alla nuova divisione “home”. Un know how infinito dal disegno alla produzione con alta dose di passione, sviluppato con tanti investimenti, innovazione di processo e di prodotto, attenzione alle tendenze, ricerca e sviluppo. Ma, soprattutto, ci sono i segreti di produzione, quelli veri, custoditi nelle mani e nella mente degli artigiani che in azienda ci sono cresciuti. Una volta si chiamavano “maestranze” e per il gruppo comasco sono coloro che sanno garantire una qualità di altissimo livello alla biancheria di lusso, una produzione totalmente artigianale e made in Como, fino alla produzione su richiesta di capi unici com’è, ad esempio, il caso di una bellissima coperta rossa realizzata a mano che compare sul sito aziendale. Sono tanti gli asset di un’azienda che annovera clienti prestigiosi in Italia e nel mondo, ma che ha un punto d’orgoglio nel fatto di riuscire a servire anche ordini contenuti, come quello fatto qualche giorno fa, ci spiega una dipendente, «da un arabo che ha chiesto un set di accappatoi e ciabatte da bagno estremamente preziosi e personalizzati pensati e realizzati in tempi velocissimi». A mettere in fila i motivi di successo è Patrizia Mosconi, che spiega ai lettori di “Tess”

Patrizia Mosconi

come sia «fiera della qualità, dal tessuto al prodotto finito. Ma anche della creatività e dell’esclusività che per scelta riserviamo in pari misura a ricchi armatori, sceicchi o privati che chiedono piccole quantità». Tutti clienti che nella scelta vengono ascoltati e accompagnati fin dall’inizio. E che per le loro richieste possono utilizzare tante risorse interne all’azienda, dall’archivio storico dei tessuti a una biblioteca di libri antichi. (Maria G. Della Vecchia) La Provincia 66


Sceicchi e armatori tra i clienti vip

THE COMPANY

Biancheria per la casa, per le imbarcazioni, per centri benessere e hotel di lusso, ma anche oggettistica di design per la decorazione di interni sono i quattro segmenti di produzione di Gentili Mosconi Spa, l’azienda fondata un quarto di secolo fa da Francesco Gentili e da sua moglie Patrizia Mosconi, quest’ultima anima creativa che ha dato vita alla divisione Home. Oggi, nella nuova sede di Casnate con Bernate costruita investendo nelle tecnologie ambientali più avanzate e inaugurata nel 2012, a lavorare con loro ci sono 60 dipendenti, molti dei quali custodi di un grande sapere artigiano. Ma a fianco dei due imprenditori ci sono anche, per un’azienda che ha sempre unito tradizione e innovazione di prodotto e di processo, arredatori, interior designer, architetti che nella divisione Home garantiscono nell’area contract progetti personalizzati chiavi in mano. Fra i clienti, diversi arabi e russi, e, per il segmento nautica un grande nome fra la clientela è quello di Ferretti Yachts. (M.Del.)

Gentili Mosconi HOME, estabilished from the passion of Patrizia Mosconi for the style and furnishing, is the new Gentili Mosconi SpA business unit, an historical italian fabrics company founded in 1988, with extensive experience in high fashion. All processes, from the creativity stage to the manufacture of the fabrics, can boast the Made in Italy label: a team of professionals oversees the phases of R&D in order to identify the most attractive designs and textures that are later reworked and customized by our designers. And if «furnishing the boats with fabrics is like dressing a women», you won’t be surprised to find out that the close-knit team of the Home division are all female. The color matching, the choice of materials, overlapping of fabrics, the geometries for «the art of pampering from the house to the boat».

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TESSILE & MODA

Nell’Accademia DEI NUOVI TALENTI Accademia Galli

A quasi tre anni dall’avvio, il corso fashion comasco dà ottimi risultati nell’incontro tra studenti e imprese «Tra i progetti realizzati, anche un intero outlet aziendale»

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he cosa fa l’Accademia Galli per il tessile? «Il corso moda che è partito due anni e mezzo fa, qui in Accademia Galli – rispone Marina Nelli – è nato proprio con questa vocazione, cioè di essere un corso fashion, perché questo è il nostro Dna, però con molta attenzione ai materiali, quindi a tutto il tessile, avvalendosi e inserendosi in tutto il distretto tessile comasco. Fin dal primo giorno abbiamo varato con le aziende del territorio il progetto Career Card che vede le imprese vicine ai ragazzi per tre anni affiancandoli in un progetto evolutivo. Quest’anno abbiamo la prima terza che porta a compimento il progetto. È stata un’esperienza molto coinvolgente e molto intensa perché i ragazzi fin dal primo giorno hanno cominciato a parlare con il linguaggio delle aziende, imparando vocaboli, tempi e limiti che non costringono la fantasia ma gli danno una regimentazione. E le aziende hanno scoperto nei nostri ragazzi un tipo di progettazione professionale perché tutti gli insegnanti e i coordinatori si sono messi alle spalle degli allievi, supportandoli via via e aiutandoli a forgiare il prodotto perché fosse creativo, quindi avvalendosi dell’inventiva dei ragazzi che è sempre più fresca e avanzata, però dandogli anche degli elementi tecnici e logistici per poter essere inseriti nel percorso aziendale. Abbiamo ottenuto dei grossi risultati che si sono visti tradotti anche nelle manifestazioni fieristiche, per cui alcune aziende hanno portato i lavori dei ragazzi in fiere, li hanno anche presentato ai loro clienti traendone buoni successi in virtù dell’innovazione del prodotto. Altri li hanno usati internamente proprio come metodo logistico di suddivisione. Abbiamo visto gli imprenditori del primo anno del ciclo vivere questa esperienza con i ragazzi, arrivare con la pezza in spalla e parlare con gli allievi. E, naturalmente, il lavoro dei ragazzi ha portato negli schemi aziendali un po’ di aria fresca perché loro proponevano qualcosa non sembrava fattibile, ma a volte nelle cose

non considerate realizzabili si traggono elementi e spunti per i prodotti reali. È stata ed è, quindi, un’esperienza molto interessante. Nel secondo ciclo – siamo al secondo anno – siamo arrivati a fare dei progetti completi molto importanti, ad esempio per Clerici Tessuto addirittura abbiamo progettato un intero outlet aziendale; con Artsana abbiamo fatto un corredino da 0 a un anno, una sfida molto difficile». Come hanno risposto le aziende? «Abbiamo lavorato con tante aziende del tessile e conosciamo la loro naturale riservatezza. Superata basandosi su due binari: uno con il valore del progetto, che subito dai primi step di verifica, dimostrasse la sua cultura e la sua qualità; il secondo è stato il ruolo dei ragazzi che hanno dimostrato alle aziende di sapere di tecniche di stampa, di tessitura. Insomma non parlavano di una creatività sganciata dalla tecnica di produzione. Inoltre, abbiamo cercato aziende che non avessero paura di confrontarsi e da parte nostra ci siamo comportati con estrema delicatezza e attenzione e abbiamo fatto in modo che i progetti fossero completamente diversi, rispettosi dei trend, tanto che ogni azienda poteva vedere il progetto dell’altra senza problemi. Poi, grande attenzione anche da parte dei nostri ragazzi nel rapportarsi con i gruppi interni della aziende, con un dialogo rispettoso e sensibile con gli uffici prodotto e stile delle diverse imprese che così si sono sentiti coinvolti e non scavalcati. Si sono arricchiti di nozioni che forse non conoscevano soprattutto sul fronte della ricerca che è uno dei punti in cui le nostre aziende devono per forza investire. Noi dedichiamo molto spazio alla ricerca e le imprese hanno raccolto bene questo messaggio». «Vorrei sottolineare – conclude Marina Nelli – l’importanza degli stage finali. A conclusione del triennio offriamo ai ragazzi l’esperienza nelle aziende che poi dà una concreta possibilità di lavoro, un aspetto fondamentale per i giovani e per le famiglie». La Provincia 68


E Como finisce su Vogue Accanto al corso diurno di otto ore al giorno, più stage, più progettazioni che si accompagnano a eventi speciali con le aziende e che ha portato l’Accademia Galli a conquistare uno spazio su “Vogue”, è stato pensato anche un corso serale che si chiama “Superior”. «È rivolto – precisa Marina Nelli - a persone che lavorano già e che desiderano arricchire la loro conoscenza nei vari pacchetti. Mentre il corso diurno lavora in orizzontale e comprende tutte le materie, il “Superior” invece si concentra su vari “pacchetti” e fornisce a queste figure di varie età, di diversa cultura, una preparazione ulteriore. Ricordo che il corso Superior, come il diurno, dà la laurea che è un riconoscimento importante della competenza raggiunta». «Il corso Superior – aggiunge Andrea Giordano - si rivolge a persone che già lavorano ma anche ai docenti. Il corso triennale, ha un taglio molto sviluppato di collaborazioni e di partnership con imprese e dà loro una certa visibilità e l’occasione di valorizzare il proprio talento. Facciamo anche formazione aziendale: corsi pensati per i dipendenti di singole aziende, pensati proprio in base alle loro esigenze». La Provincia 69


TESSILE & MODA

Nel mondo DI LUCHINO Artista, regista ed esperto di comunicazione lo stilista Luchino Gastel, nipote di Visconti, firma una collezione di camicie anni ’70 che evocano e aggiornano lo stile del celebre zio

Gastel

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n un mondo, come quello della moda maschile, in cui le variazioni sono «infinitesimali», come sostiene Giusi Ferrè, imbattersi in qualche brillante intuizione è già una notizia. Quando poi si scopre che l’idea appartiene a un comasco, di Cernobbio, come lo stilista, regista ed esperto di comunicazione Luchino Gastel, allora l’attenzione è più che mai dovuta. Le sue camicie “anni Settanta”, che tanto stanno piacendo ai giornali di moda e alla clientela, possiedono un tratto inconfondibile: sono realizzate per lo più nella classica seta con stampati da cravatteria o in jersey e cotone. Minuziosa la cura dei dettagli, dai colli ai bottoni. Originali le palette cromatiche, che rendono accattivanti questi outfit anche per il guardaroba delle signore più sporty. Le camicie evocano un gusto raffinato e citano, pur aggiornandolo in chiave contemporanea, lo stile dello zio Luchino Visconti (19061976). Gastel, figlio di una sorella del celebre cineasta e regista teatrale, che nell’aspetto ricorda qualcosa del celebre, elegantissimo zio, da ragazzo lo ha seguito sul set dei suoi ultimi film, tra i quali “Ludwig” (secondo aiuto regista, 1972). Signor Gastel, com’è nata l’idea delle camicie con il tipico stampato per cravatta? Dal momento che non trovavo delle camicie a disegni come le avrei volute, rifacendomi al ricordo di uomini elegan-

ti che ho conosciuto negli anni ‘60, ‘70, ho provato a disegnarle sul filo della memoria. Con mia grande sorpresa il risultato di questa operazione sembrava aver successo non soltanto per me. Ho cominciato a ricevere richieste dai miei amici, da lì in poi è nata questa nuova avventura. La seta è grande protagonista di questa collezione. Dipende dalle sue radici comasche? La seta ha per me un senso di grande piacevolezza, l’ho sempre vista indossare dagli uomini dalla mia famiglia. La mia nascita a Cernobbio forse ne dà una ragione in più... Quali tratti dello stile del suo zio Luchino Visconti sono presenti nelle sue creazioni? In che modo ritorna questa straordinaria eredità culturale? Visconti amava sorprendere con degli accostamenti azzardati tra classico e fantasioso. Mi sono rifatto quindi a disegni per lo più geometrici e ad abbinamenti di colori che insieme fossero in armonia. Da mio zio Luchino ho ricevuto un tacito insegnamento di eleganza e di equilibrio che come si è sempre usato dire in famiglia, nasce da un lavoro a togliere. Due, massimo tre colori, applicati a disegni sobri. Con quale look si indossa una camiLa Provincia 70

Luchino Gastel nel suo studio. A destra, in alto lo zio Luchino Visconti sul set di “Il Gattopardo”.

cia così importante? Con un completo sartoriale, un jeans, un pantalone di cotone chiaro... Mi pare di aver dato un ventaglio di possibilità abbastanza ampio, nel quale ciascuno possa trovare la scelta più consona al suo gusto personale. Se vuole sapere invece cosa io preferisco, è che, a seconda dell’umore quotidiano, si possa finalmente trovare, per un uomo, la maniera di esprimerlo con disegni e colori. La mia sensazione è che, indossando un vestito elegante, si affidi alla scelta della cravatta la sola parte fantasiosa. Nel nostro caso la camicia con disegni stampati diventa protagonista ed aiuta a distinguersi, indipendentemente che si porti con un completo sartoriale, un jeans, o altro. (Vera Fisogni)


Un talento sartoriale con radici comasche Stampate con una grafica che ricorda la cravatteria, le nuove camicie “Luchino” di Luchino Gastel sono realizzate in seta, cotone e jersey. Complessivamente vengono proposte in 30 differenti fantasie, in toni caldi e freddi. Sono inoltre pensate per ogni tipo di fisicità, essendo proposte in due versioni: la “slim” con taglio sciancrato e la casacca. Ideate inizialmente per sé e per gli amici, le creazioni di Luchino Gastel sono diventate un piccolo cult. Per maggiori informazioni, si può consultare il sito: www.luchinocamicie.com

Una scena di “Ludwig” con Romy Schneider e Helmut Berger.

Sul set di “Ludwig” assistente dello zio Signore colto e di modi squisiti, Luchino Gastel nasce da Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, a Cernobbio. La grande famiglia - ha sette fratelli, tra i quali ricordiamo il fotografo Giovanni Gastel e Anna Gastel, responsabile della sezione lombarda del Fai - abita nella proprietà di Villa Erba. Precoce la vocazione di Luchino per il cinema: ventenne, affianca lo zio come aiuto regista di “Ludwig” (1972); collabora, nello stesso ruolo, a “Il giovane Toscanini” (1988) di Franco Zeffirelli e racconta, in un intenso documentario (2002) la genialità di Luchino Visconti.

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TESSILE & MODA

MANTERO,

Mantero

La fotografia di una nuova Italia è quella che emerge dall’azienda che investe a 360° in giovani& futuro

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giovani oggi chiedono: abbiamo un futuro? «Il futuro è vostro, perché apparterrà alla vostra generazione, e il mondo in cui vivrete non sarà solo quello che vi sarà lasciato in eredità ma quello che sarete capaci di costruire. L’importante sarà di non farsi trovare impreparati, sfiduciati, seduti in un angolo con la testa tra le mani. Fate la vostra parte e sottraetevi alla retorica del lamento e dell’autocommiserazione». Così risponde loro Mario Calabresi, direttore de La Stampa. E molte altre sono le voci autorevoli che invitano ad ascoltare l’impeto della nuova generazione per darle una prospettiva vera, autentica. Mantero - in assoluta sintonia con chi si batte a fianco delle nuove generazioni - crede nei giovani e guarda al futuro. Lo fa

recuperando anche quella parte della tradizione tessile che nel distretto comasco nel tempo era stata abbandonata, come alcuni mestieri e competenze che oggi vengono nuovamente valorizzati. Un’operazione che fa incontrare e dialogare all’interno di Mantero le personalità giovanili più diverse, per carattere e per formazione: giovani che provengono dalla Bocconi, dal Politecnico, dallo Ied, dal Royal College of Art ma anche e soprattutto da Scuole “di settore” come il Setificio o la Ripamonti e che offrono una formazione totalmente rinnovata ma sempre basata su competenze più tecniche e legate ai lavori tipici del tessile. Questi giovani si integrano e interagiscono tra loro e con l’azienda che si fa contaminare da questo intreccio di La Provincia 72

culture, di esperienze e di passioni. Si potrebbe pensare che un’azienda storica con 112 anni di vita basi la sua forza sul passato, magari glorioso. Mantero no. La filosofia aziendale crede fortemente nel binomio giovani e futuro. Lo si capisce dai numeri: 80 persone sul totale di 450 non hanno più di 35 anni e più della metà di questo gruppo non ha ancora compiuto 30 anni. «Sono loro il nostro futuro ed è in loro che Mantero ripone fiducia e la speranza di un vero rinnovamento» spiega Franco Mantero, Amministratore Delegato da due anni, e che, con i suoi quarant’anni appena compiuti, si colloca nella parte giovane del gruppo. «Questi ragazzi e queste ragazze sono una fotografia della nuova Italia: multiculturale, multiet-


GENERAZIONE 3.0

nica, multitasking. Imparano un mestiere nel quale infondono la loro vitalità e lo spirito della nuova generazione». Da due anni la policy di inserimento in Azienda è di uno stage seguito da un apprendistato di due anni; ci sono stati inserimenti nelle diverse aree aziendali, ad esempio in ambito sviluppo del prodotto per portare freschezza e innovazione e nell’area tecnica di stampa e di tessitura. Il percorso di formazione prevede un training on the job in affiancamento a figure senior ed anche alcuni percorsi specifici: sono itinerari formativi che prevedono una crescita anche orizzontale toccando i diversi comparti nell’ottica di una formazione a tutto tondo. Gli elementi giovani irradiano il gruppo con il

loro entusiasmo e a loro volta vengono arricchiti dalle conoscenze di chi ha più esperienza. «Abbiamo anche creato una serie di incontri dal titolo “conoscere Mantero” – aggiunge l’amministratore delegato - Sono pensati ad hoc per le nuove leve con l’obiettivo di approfondire la conoscenza dell’organizzazione aziendale nei tre principali ambiti: lo stile e lo sviluppo prodotto, l’area delle vendite, la parte industriale. I giovani arrivano portando la forza di un pensiero nuovo e, anche nei casi di inserimenti per periodi brevi, da noi entrano in un ambiente fortemente motivante e formativo, dando così luogo a esperienze sempre intense ed estremamente proficue che arricchiscono il loro bagaglio professionale e li rendono competitivi in contesti nazionali e internazionali. La Provincia 73

Abbiamo una forte collaborazione con scuole, sia del territorio per profili tecnici, sia straniere, con un’apertura a molti stage all’anno. Spesso Mantero è scelta come argomento di tesi e gli studenti trovano da noi informazioni e supporto per l’elaborazione del loro lavoro. Sviluppiamo anche veri e propri progetti in collaborazione con istituti scolastici. Inoltre abbiamo creato un’unità interamente dedicata alla ricerca e sviluppo: Mantero Factory composta da un team variegato che ha come specifico obiettivo l’elaborazione di progetti e percorsi innovativi. Una missione caratterizzata dalla voglia di esplorare le enormi potenzialità del nostro tempo e del nostro settore, condotta con lo spirito e l’entusiasmo di personalità appartenenti alla generazione 3.0».



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PUCCI

comasco Era l’industriale lariano Giuseppe Ravasi a fornire le sete per le prime collezioni del marchese Un legame da riscoprire, alla Fondazione Ratti

di Francina Chiara*

È

noto come il debutto di Emilio Pucci nel mondo della moda avvenne nel 1947 per una circostanza fortuita: l’avventura del marchese comincia con l’ideazione di un prototipo per l’abbigliamento da sci su sollecitazione di Toni Frissel, fotografa di “Harper’s Bazaar” colpita dal completo prestato da Pucci a una sciatrice in difficoltà sulle piste di Zermatt. Pubblicata sulla prestigiosa rivista di moda statunitense, la toilette segna l’avvio di una collaborazione con i department stores americani. Non è altrettanto conosciuto il fatto che il successo di Emilio Pucci degli anni Cinquanta e Sessanta è legato al dialogo con i setaioli lariani di cui il marchese si avvale per la fornitura dei tessuti. Il nome di Guido Ravasi riassumeva per tutti le competenze e la notorietà in grado di agevolare gli obiettivi dell’aristocratico toscano. La ditta comasca vantava un passato illustre di “stoffe d’arte” che Giuseppe, figlio di Guido, non

rinnega, abbandonando però i costosi tessuti operati per orientarsi verso le sete stampate, in particolare il foulard di twill. Reinventato nella decorazione esso diventa la base della strategia vincente di Emilio Pucci e Giuseppe Ravasi sul mercato americano. Località come Cortina, Sestriere, l’Abetone, l’Isola di Capri, la Sicilia, e ancora città molto amate dagli stranieri come Firenze vi sono illustrate con una freschezza d’inventiva capace di restituire la suggestione di una bellezza diffusa e di un’atmosfera carica di storia. Il modulo quadrato del foulard si trasforma poi nelle famose camicette di Pucci: di taglio semplice eppure riconoscibili per fantasia decorativa, abilità compositiva, colori gioiosi e preziosi dettagli sartoriali, esse conquistarono le dive del cinema e i department stores d’oltreoceano. Il successo di Pucci ha progressivamente offuscato il ruolo svolto da Giuseppe Ravasi, ma la lungimiranza di Antonio Ratti ha permesso la conservazione degli archivi della Ravasi presso la FAR (Fondazione Antonio Ratti, ndr), dai quali riemergono gli squarci di una storia esemplare. Una storia che racconta come, senza i disegnatori usciti dalla scuola di Setificio di Como, i tintori in grado di mettere a punto il rosa Emilio ispirato dalle bouganvilles dell’isola di Capri e gli stampatori che facevano della precisione e della nitidezza delle forme il loro La Provincia 77

Il foulard “Capri”, in twill di seta stampato, realizzato da Guido Ravasi per Emilio Pucci nel 1952. Modelle con camicia di Pucci, con il disegno “Galli in combattimento”, eseguito da Graziella Marchi (uscita dal Setificio, poi pittrice) per Ravasi. Da “L’Illustrazione Italiana”, 1956.

credo, il marchese non si sarebbe trasformato in un sarto di grido. Il museo della moda di Hasselt ha già valorizzato questa vicenda nel catalogo della mostra “Moda Made in Italy” chiusasi da poco; il Museo Studio del Tessuto della FAR tornerà sull’argomento nella prossima mostra a rotazione (da maggio a novembre, ndr) delle proprie ricche collezioni dove, accanto alla collaborazione Ravasi-Pucci, si metterà in evidenza il ruolo svolta dall’industria lariana negli anni Cinquanta per l’affermazione della moda italiana. * Curatore del Museo Studio del Tessuto, Fondazione Antonio Ratti, Como


DUE STILI IN DIALOGO

Intenso tono di colore per il sistema componibile Tufty-Too di Patricia Urquiola di B&B Italia. Il cromatismo del divano-isola incontra le linee essenziali, neo etniche, degli arredi. La Provincia 78


INTERNI DI FAMIGLIA

UN VIAGGIO TRA LE EMOZIONI Legni, metalli, pietre di pregio e linee, quasi “couture”: la casa si risveglia dal torpore con arredi di gusto neo-etnico Chic o minimalisti, con risvolti dark, gli interni più originali rivelano il carattere di chi li abita, con tocchi unici di colore di Cinzia Calati*

O

gni casa è una storia infinita, una storia fatta di persone, che nella casa si identificano e ne fanno la propria creazione. Le nuove tendenze si stanno orientando da un lato verso una casa dal fascino femminile e chic, con chiara ispirazione alla moda, arredata con pochi pezzi firmati dai designer più rinomati, dove i colori sono non colori ed il tutto è morbido e mai esagerato. Gli arredi risultano preziosi con abbinamenti di cuoio, oro e ottone. In contrapposizione, si viene a delineare una casa dal fascino maschile e dark, con un look decisamente forte per ambienti eccentrici e dal gusto noir. I colori sono prettamente scuri e i pochi essenziali arredi abbinano legni scuri, metalli e pietre utilizzate anche per i pavimenti. Le linee rimangono sempre morbide e delicate, in giusta contrapposizione con il resto dell’ambiente, estremamente duro e marcato. Tra queste due forti contrapposizioni emerge con grande carattere una casa dal fascino nomade contemporaneo, etnica, ma con gusto, dove l’artigianalità dell’arredo si unisce ai materiali perlopiù grezzi e dove le tinte pastello predominano su tutto. Qui si trova una molteplicità di tessuti, legni e finiture diverse, e una moltitudine di oggetti ognuno legato al ricordo di un viaggio che ci è rimasto nel cuore. Sicuramente il punto che accomuna tutte queste tendenze è il perdurare di un mood La Provincia 79

naturale e accogliente che soprattutto sappia farci sentire a casa, dove le linee morbide e delicate, il legno, i metalli e le pietre si uniscono alla cosa più importante: un po’ di noi. Tutto questo si traduce con una sola parola chiave: personalizzazione, dove il colore è il vero protagonista. Si dice che ogni colore rispecchi la personalità e il carattere di un individuo e fare la scelta giusta diventa ancora più importante quando si tratta di arredare i propri spazi abitativi che ci accompagnano e ci circondano in ogni momento della nostra giornata. Ma come possiamo abbinare le giuste tonalità in base al nostro essere? Qui la Pantone LCC ci dà un grosso aiuto, realizzando infatti, uno studio sulle prossime tendenze ci suggerisce quali saranno le nove palette di colori chiave (Techno Color; Physicality; Sculpted Simplicity; Fluidity; Collage; Intimacy; Moda; Tribal Threads; Eccentricities) per l’arredamento e il design di interni per il prossimo anno. All’interno di queste palette troviamo neri, grigi, gialli, arancioni, viola, marroni e verdi nelle diverse totalità, si va dagli accostamenti di colore basati su tinte molto forti e acese (verde smeraldo, arancio, turchese) a tonalità più soft (rosa, verde acqua), oppure spente (grigio antracite, viola). Ora resta che scegliere quella più adatta a noi, per creare il nostro stile distintivo. * Interior designer, comasca, protagonista di “Design For 2014” (Lupetti)



BASIC CHIC

Tavolino per soggiorno in metallo grezzo, della designer comasca Cinzia Calati. Il piano è in ceramica stampata con un disegno (con foto personalizzabile).

Casa nomade & A MODO MIO

Il viaggiatore globale si ispira all’Oriente rivisitato in chiave neo pop Anche nella palette in technicolor, la forma reinterpretata è essenziale

Globalizzati

DIETRO I PARAVENTI

Lo spazio in casa è poco? Nessun problema, con il paravento “Opto” di Colé si guadagna in intimità. Dove sedersi? Su “Molletta” di Riva 1920.

TUTTI GIÙ PER TERRA

Come in una tribù (metropolitana), gli amici che arrivano si fanno accomodare su morbidi pouf, quando le sedie non bastano. È “Cubic” di Crop Design, con 5 o 9 cubi di tela.

SORPRESA LIGHT La “Campari Light” di Ingo Maurer è una lampada alogena in materiale sintetico e metallo.

Energetici CHE TAVOLOZZA! Consolle “Rain of colours” di Alex Angi per Zerodisegno.

NEO TRIBALE

Assomiglia a un tamburo africano il seggiolino “Baby Bite”, di Karim Rashid per “XO”: si trasforma in 2 pezzi ed è in polietilene.

COME PER MAGIA

“A la carte” è una struttura modulare di Seletti, che diventa tavolo o mobile d’appoggio, componibile.

TRE COLORI

La lampada “Atollino”, di Modo Luce.

EFFETTO SORGENTE

CARTOON

“Mex” è il mobile composto di tavolini bassi in vetro temprato, con base verniciata o nera; piani e spalle in vetro trasparente o extra chiaro, di Piero Lissoni per Cassina.

La poltrona “Bunny”, oltre ad essere avvolgente, con la sua sagoma che richiama un coniglio da fumetto, dà un tono di colore super trendy. Di Normann Copenaghen. La Provincia 81


ESTERNI D’AUTORE di Davide Ciccarese*

IL GIARDINO? È NELL’ORTO

P

ochi metri quadrati di terra, coltivati a orto, possono diventare un piccolo giardino, denso però di colori e profumi. Con essenze belle da vedere e, insieme, buone da assaggiare. Il periodo tra febbraio e marzo è ideale, ad esempio, per seminare il nasturzio: si tratta di un fiore fantastico, perché possiede foglie e infiorescenze commestibili. Va impiantato in seme, facendolo stare comodo; è consigliabile di fare prima un vasetto, trapiantando - successivamente - la piantina. Nonostante il ciclo della crescita sia abbastanza lungo, entro un mese e mezzo il nasturzio fiorisce, con grande gioia per gli occhi. Sempre in una zona riparata, si possono crescere i peperoncini, per i quali c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. Sono molto ornamentali, di grande effetto i multi-color, con varie colorazioni. Il “caienna” si sviluppa dando vita a piante con frutti particolarmente abbondanti. È anche il momento in cui si può decidere di coltivare l’amaranto, i cui fiori a pannocchia offrono un colpo d’occhio di grande ridondanza, con toni caldi. Anche le erbette, oltre a fornire aromi alla cucina, offrono una varietà di sfumature cromatiche. Un esempio? L’insalata “misticanza”, con piante da taglio le cui sfumature vanno dal verde al rosso. Anche se la seconda parte di febbraio è un momento dell’anno in cui fa molto freddo, in certe zone, mentre in altre già si percepiscono accenni di primavera, è il periodo giusto per occuparci dell’angolo delle erbe aromatiche: il timo, sensibile al freddo, potrebbe essere da ripiantare; in questo frangente si può arricchire l’offerta con la melissa e con piantine di menta, o salvia. Ad ogni buon conto, si tratta di un angolo dell’orto davvero prezioso, bello alla vista e profumato. Anche il papavero selvatico e la boraggine sono fiori che non farei mai mancare nell’orto-giardino. Dove, non dimentichiamolo, è bene che siano presenti anche gli insetti utili, a partire dalle api e dalle farfalle, decisive per l’impollinazione, e quindi per lo sviluppo delle colture, fin dai primi tepori di primavera. Come attrarre queste presenze essenziali? Il mio consiglio è di recarsi al vivaio, per acquistare un mix di semi di “prato fiorito” con specie locali. Bastano pochi centimetri e contengono una varietà di piante attrattive per gli insetti. (Testo raccolto da Vera Fisogni) * Agronomo e scrittore, consulente del ristorante “Erba Brusca” di Milano

La Provincia 82


Filosofia di vita tra piante e fiori A trentun anni, Davide Ciccarese, agronomo, è autore di best seller da decine di migliaia di copie vendute. Basti pensare a “L’Orto” o a “Cucinare le erbe selvatiche” (editi, rispettivamente nel 2013 e 2012 da Ponte alle Grazie; 15 euro e 18 euro). Il primo saggio ha insegnato a coltivare gli ortaggi, con successo, anche sul balcone di casa. Il secondo è invece un testo che ha rilanciato il consumo del verde spontaneo, ormai caduto in disuso, anche per la diffusa ignoranza sul tipo di erbe che (purtroppo, sempre meno) ci circondano. La sensibilità ambientalista, oltre alla competenza agro-alimentare, ha portato Ciccarese a firmare “Il mostro in tavola. Inchiesta sul cibo” (Anteprima. 14 euro), reportage in cui si ricostruiscono - e si smontano - i falsi miti, dai falsi San Marzano alle verdure che non marciscono mai, dallo zucchero di sintesi alle scadenze fittizie sugli alimenti. (V. Fis.)

Foto di Carlo Pozzoni, archivio La Provincia. La Provincia 83



Foto di Carlo Pozzoni, archivio La Provincia.

di Anna Gastel* «L’ora intelligente» così chiamavamo da ragazzi l’ora in cui il sole scompare dietro le montagne e d’un tratto il cielo si colora d’un azzurro sempre più intenso, costellandosi poco alla volta di tremule stelle... Le catene dei monti là contro, sembrano ombre compatte, ritagliate nel nero cartone. Tutto scompare alla vista: case, chiese, palazzi e strade, per riapparire successivamente a chiazze, a macchie di luce come gli abbarbicati paesini dei presepi e poi giù in basso, il loro magico riflesso si disgrega fra le cupe acque del lago. I profumi del giardino, del caro giardino, cornice sempre uguale della mia infanzia (a Villa Erba di Cernobbio, ndr), si dischiudono intensi e precisi nell’umidità della sera riaccendendo, come il gusto della Madeleine, ricordi vivi e dolci di tanti momenti di vita familiare. Una vita ricca e piena di affetti ed emozioni che, solo ora lo so, ha fatto di me “molto” di quello che sono.

*Presidente per la Lombardia e Consigliere Nazionale del Fai (Fondo Ambiente Italiano)

PROFUMO

d’infanzia

Tra gli alberi di Villa Erba, una magia evocata dalla nipote di Luchino Visconti

Foglie comode

Sboccia un’idea

Ha la forma di una foglia, con nervature, rese attraverso abili impunture sulla seduta di panno, sostenuta da impalcatura in ferro. Si chiama “Foliage” la poltrona che più evoca il giardino segreto dell’infanzia. Porta la firma dell’archistar Patricia Urquiola, per Kartell. A sinistra: set giardino di Ikea.

La lampada da tavolo “Blom” by Fontana, presenta un diffusore in polietilene opalino bianco latte, con petali in policarbonato, su base in alluminio verniciato. Emissione luminosa diffondente e regolabile grazie alla rotazione sulla base dei petali. Disponibile in 4 colori: rosso rubino, grigio seta, verde pallido e giallo.

Flower power a tavola In ceramica cromata, con i fiori simbolo della maison, il “mug” di Merimekko. Perfetto l’accostamento alla “Florigraphie” di Seletti, disegnata – con sapore vintage – da Alessandra Baldereschi. Per chi vuole sognare il tempo dell’infanzia, il pentolino in ceramica, per il latte, di Merimekko, con giardini sfumati e la lampada “Tulip” di Myyour. La Provincia 85



Arte... in tutti i sensi di Madalina Pometescu* La pasticceria è una forma d’arte che coinvolge tutti i sensi. Un dolce, infatti, si realizza con le mani, sulla base di un’idea, da elaborare; poi lo si ammira, infine lo si gusta. Probabilmente, proprio in virtù di questa multisensorialità, cucinare una crostata o una torta con il metodo del cake design gratifica in modo davvero speciale. Per quanto mi riguarda, non solo mi piace realizzare dolci, ma ho trovato interessante spiegarne la realizzazione davanti le telecamere, nel corso del reality “Bake Off Italia”, andato in onda su Real Time. Cosa consigliare, per la primavera in arrivo? Ci si può orientare verso preparazioni fresche, con frutta di stagione come le torte mele - ci sono una quantità di ricette, e tutte buonissime - oppure si possono sperimentare i cupcakes alle amarene sciroppate, ingrediente facile da trovare in tutte le stagioni. (Testo raccolto da Vera Fisogni)

Prendi la vita con DOLCEZZA

* Vincitrice del reality “Bake Off Italia” condotto da Benedetta Parodi su Real Time. In uscita, per Rizzoli, il suo ricettario di dolci.

Viole candite come cristalli Occorrono violette non trattate, acqua, zucchero. Dopo aver lavato i fiori, all’incirca 2 mazzetti, e dopo averli fatti asciugare su un panno di cotone, si procede alla preparazione della glassa. Lo zucchero, messo in casseruola, con l’acqua versata a cucchiai, deve scaldarsi senza caramellarsi. Una ad una, le violette vanno intinte nello zucchero, quindi lasciate raffreddare su carta oleata, per evitare che si attacchino alle superficie. Raffreddati, i fiori possono essere serviti per essere consumati, o usati come centrotavola. (Anna Piazzi)

La pasticceria casalinga svela talenti come la vincitrice di Bake Off Italia Per iniziare, qualche semplice idea in viola

UN GIARDINO IN PASTA DI ZUCCHERO Volete riempire di fiori le vostre torte? Potete farlo, con la pasta di zucchero: non è difficile. Basta dello zucchero a velo, acqua, coloranti alimentari e tanta abilità. Se volete imparare, leggete il libro della cake designer Paola Azzolina, “Le tue torte d’autore”, edito da De Agostini (272 pagine, 22 euro), dove illustrazioni e spiegazioni step-by-step consentono di ottenere grandi risultati, a tutti i livelli.

Effetto neve di primavera Per questa ricetta, una cheescake di grande tenerezza (sopra nella foto), servono 50 gr di violette candite; 100 gr di biscotti friabili, 50 di burro, 250 gr circa di ricotta, altrettanto di soffice formaggio, 100 gr di cioccolato bianco, 2 cucchiai di rhum, 2 fogli di gelatina o 1 cucchiaio di Agar Agar, mezzo albume, zucchero semolato. Evitate il mascarpone, se possibile, per rendere più leggera la cheesecake. Impastate i formaggi, con burro e cioccolato bianco scaldato a bagnomaria, unite il liquore, versate nella tortiera dove avrete sbriciolato i biscotti, formando la base della torta. Poi, 2 ore almeno in frigo. (A.Pia.) La Provincia 87


1.

PER RAGAZZE IN FIORE

Tutt’altro che in ombra nel “tutto nero”, (anche grazie a icone come Kate Winslet) le fanciulle grandi forme cercano colori chiari o tonalità solari che abbagliano la vista I nostri consigli per valorizzare la fisicità

BIANCO AMICO 1-2. La blusa bianca, come nei completi di Berardi e Andrea Incontri, nasconde il seno forte. 3. Sì alla tunica candida, ma con mix di tessuti, come fa Krizia.

di Fabiana Giacomotti

I

l nero smagrisce? Non sempre, dipende. Per un banale e ovvio effetto ottico, smagrisce di più un abito nero con una striscia in un colore a contrasto al centro della figura, non so se abbiate presenti gli abiti di Stella McCartney indossati alla Mostra del Cinema di Venezia del 2011 da Kate Winslet che è una donna bellissima e da sempre in lotta col proprio peso ponderale. Lavorando a un progetto negli archivi dei costumi della Rai, ho trovato un abito molto simile disegnato nel 1960 per la bomba del sesso dell’epoca, Abbe Lane, cioè nero sui fianchi e bianco panna ricamato di cristalli e paillettes argento lungo la linea del décolleté fino alle caviglie (dove è anche leggermente e furbescamente più corto rispetto alla parte posteriore nera) e una volta verificato l’effetto sui filmati storici di Rai Teche non ho potuto far altro che pensare alla genialità del costumista, Sebastiano Soldati, e della sartoria Boetti, entrambi purtroppo scomparsi da decenni: si era ipnotizzati da quel punto di luce al centro, e in quel punto - guarda guarda - stava racchiuso un décolleté da urlo. I fianchi, che per i nostri standard attuali sarebbero a dir poco “morbidi”, erano semplicemente fuori campo visivo. Non pervenuti. Quando si veste, i problemi non sono mai i colori, ma l’uso che se ne fa, soprattutto la loro collocazione. Il color block, il monocolore, è un’ottima idea, per esempio. Cappotto, abito, calze e magari scarpe della stessa tinta vivace: fucsia, rosso, arancio. Eresia? al contrario. Il segreto è scegliere i capi in un tessuto un po’ sostenuto, magari un mikado o un elasticizzato forte, del genere usato da Hervé Leger, rispetto a un jersey di seta

che si adagia senza pietà anche sul più inesistente dei rotolini. Il nero uniforme, invece, è sempre una pessima idea: non slancia, non nasconde, non dà affatto prova di misericordia. Dà invece sempre l’impressione che “là sotto” venga occultato chissà che cosa e che chi lo fa se ne dolga parecchio. Credo ci sia poco di più triste e respingente di un fagotto nero informe (chi vuole occultare il proprio peso tende anche a stratificare, purtroppo), mentre ho visto capannelli di gente festosa affollarsi attorno a signore imponenti vestite di verde chartreuse (la signora in questione è una stilista, sa il fatto suo). Una donna di grandi forme vestita di fucsia o di giallo diventa inevitabilmente un polo d’attrazione: chi non vorrebbe stare vicino a una personalità così ovviamente forte, decisa e solare? Non è mai il colore dell’abito a fare la differenza, è la luce negli occhi di chi lo indossa.

3.

La Provincia 88

2.

4.


Signora di glamour e teorica della moda L’autrice di questo articolo esclusivo per “Tess”, Fabiana Giacomotti, giornalista a scrittrice, è una firma di “Il Foglio”, “Sette”, “Il Mondo” e “Lettera43. it”. Docente, insegna Scienze della moda e del costume all’Università di Roma “La Sapienza”. Curatrice di mostre, ha scritto saggi e guide, fra cui “La moda è un romanzo. Stile ed eleganza nei capolavori della letteratura” e “La milanese chic. Guida alla città dello stile” (Baldini Castoldi, 204 pag., 20 euro), tradotto e venduto anche all’estero, di cui è appena uscita l’edizione 2014.

5.

NERO STRATEGICO 4 No al total black per “nascondersi”: sì alle fasce su braccia e fianchi, che assottigliano (Elena Mirò). 5 Perfetto l’abitino nero, ma in maglia, con dettagli colore (Chanel). 6 Il punto vita sotto il seno, slancia la figura (Missoni).

8.

LE BORSE? Le borse? Shopper ipercromatiche (Valentino) se il look è pallido, o viceversa chiare, quando furoreggia il colore (Victoria Beckham).

7.

9.

6.

FIORI 7-8. Sì ai fiori monocromi, come sull’abito di voile di Nina Ricci o a quelli full-color in abiti di perfetto taglio sartoriale (Moschino). 9. Esplosione di colore: da osare, anche se la taglia supera la 44, purché il taglio sia ineccepibile e i tessuti scivolino sul corpo (Max Mara).


e Un cibo per la ment

e n e b r a t s i d o t s u g l I

Stanchi dei piatti insipidi e delle diete ipocaloriche? Per ritrovare il giusto peso forma senza rinunciare in nessun modo ai sapori, arriva dall’America il “mindful eating”, approccio sano e rilassato a tavola di Carolina Traverso e Francesca Noli*

P

rovate questo. Prendete una piccola porzione di cibo, non importa quale, l’importante è che vi piaccia e che sentiate che può farvi bene. Potrebbe essere uno spicchio di mandarancio, un cracker o un quadratino di cioccolato. Trovate un luogo tranquillo, e sedetevi. Fermatevi un momento a considerare il contributo di tutte le persone che hanno fatto sì che questo cibo possa essere qui di fronte a voi. Osservatene la forma, il colore, la consistenza. Sentite l’aroma e, lentamente, avvicinatelo alle labbra. Cosa succede nel vostro corpo? Ora, sempre con lentezza, mettetelo in bocca. Senza morderlo. Cosa fa la vostra lingua? Bene. È giunto il momento di dare, consapevolmente, il primo morso. Uno solo. E dopo averlo fatto, osservate ancora una volta cosa succede. Infine, continuate a masticare sino a quando non sentite che è giunto il momento di ingoiare e deglutire. Per quanto tempo resta il sapore nella vostra bocca? Cosa dice il vostro corpo? Ne vuole ancora? E il vostro cuore, che cosa prova? Conforto, sollievo? E la mente? Come commenta l’esperienza? Se ci avete provato davvero, complimenti: avete fatto la vostra prima esperienza di un intreccio di piacere e desiderio che si chiama mindful eating. Praticato da secoli nei centri di meditazione buddhista di tutto il mondo, e ora anche in ambienti decisamente più secolari come la sede di Google, Inc. o la Harvard School of Public Health, il mindful eating non è una dieta né una prescrizione fatta di rinunce, ma un invito a riscoprire l’esperienza del cibo assaporandone ogni boccone e ogni momento. La Provincia 90


www.eatingmindfully.com

5.

1.

3.

1. OSSERVA Fai caso al tuo corpo (lo stomaco che brontola, il calo di energia, il senso di pieno o di vuoto). 2. NON GIUDICARE

4.

3. GUSTA

(Testi tratti da “Mindful Eating”, traduzione di Vera Fisogni)

Mindful Eating

2.

Susan Abers PsyD 2012@ Eat, Drink & Be Mindful

Parla con cognizione e con atteggiamento comprensivo. Nota quando i “dovrei”, regole rigide o sensi di colpa, ti vengono in mente.

Fai attenzione alla composizione, all’aroma, al gusto (è croccante, dolce, salato, speziato, liscio?). 4. VIVI IL MOMENTO Sii totalmente presente. Spegni la tv, siediti: quando mangi, mangia e basta. 5. ATTENZIONE Scegliete sempre di assaporare, mai di “ruminare”.

In una società dove i ritmi sono sempre più vo anno proponendosi di dedicare maggiore frenetici, l’attenzione sempre più frammen- attenzione a noi stessi? tata e i modelli estetici sempre più irrealisti* Psicologa, psicoterapeuta, ci, il mindful eating è un modo per riprendeinsegnante di “Mindfulness Based re contatto con il presente e recuperare una Stress Reduction”; Biologo Nutriziorelazione più serena e gioiosa con il cibo e nista, specialista in Scienze con il proprio corpo, con conseguente ridudell’Alimentazione e in Igiene zione dello stress in generale, ma anche della sofferenza che talora caratterizza proprio il rapporto con il cibo. Da alcuni definita un’anti-dieta, è una pratica accessibile a tutti che sembra non solo ridurre la tendenza di alcuni di noi a mangiare in modo compulsivo e eccessivo, ma permette, soprattutto se sostenuta anche da altre forme di pratica meditativa, di riposare la mente e confortare il cuore. Perché non iniziare a coltivarla proprio in questi giorni dopo l’overdose di cibo del periodo festivo, iniziando il nuoDa quando la dottoressa Susan Albers ha spiegato gli effetti benefici, su corpo, mente e interiorità, del “mindful eating”, negli Stati Uniti - dove imperversa il diabete legato all’obesità - è diventata un’icona dell’alimentazione responsabile. A decretare il nuovo trend, battezzato «l’anti-dieta», è stato l’autorevole “New York Times” nel febbraio 2012. Numerosi i libri sul tema, da “Eating mindfully” della Albers, a “Eat what you love. Love what you eat” di Michelle May, che insegna a «rompere il circolo del mangiare-e-pentirsi», a “Mindful eating, mindful life” in cui Thich Nhat Hanh e Lilian Cheung insegnano ad assaporare ogni boccone.

L’anti-dieta da sfogliare

La Provincia 91



I consigli vip

1.

A CURA DI SERENA BRIVIO

1. Per i freddi primaverili, cappottino couture di Nina Ricci. 2. Giacca in piumino (Ovs): un’occasione di fine-saldi che funziona benissimo fino a marzo.

Cambio DI STAGIONE

2.

Il tiepido sole invita a riorganizzare l’armadio I suggerimenti di tre giornaliste e scrittrici: tenere fino all’estate sciarpa, golf e cappottino

di Maria Pia Ammirati *

I

ndubbiamente, l’armadio delle donne somiglia meglio d’ogni altro luogo della casa alle donne stesse ed è persino capace di riflettere l’umore (e gli umori) delle proprietarie. Il cambio più effervescente e ottimista è quello primaverile. Preannuncio dell’estate e della leggerezza. Nelle pulizie di primavera la tendenza è a togliere, ripulire e piano piano introdurre i colori che servono all’ottimismo, alla rinascita. Anche se il tempo ancora instabile non lo consentirebbe, si spostano piumini e cappotti. Restano golfini e giacche di lana. Nel tutto rigorosamente diviso per capi e colori, ritornano in auge camice e jeans, e comincia l’altro capitolo di interesse straordinario, il cambio delle scarpe! * Vicedirettore di Raiuno, scrittrice

di Luisa Ciuni*

di Alessandra Appiano*

A

N

prire un armadio per me significa... chiuderlo subito sperando che scompaia da solo. Non butto via nulla e gli strati che si sono accumulati negli anni formano una massa compatta a prova di archeologo. Il cambio di stagione mi fa disperare. Apro, chiudo, apro chiudo.Trovo un golfino. Richiudo. Filosofeggio sull’accumulo, sposto un po’ di roba e non mi decido a fare niente. Passate almeno 24 ore torno alla carica e prendo tutta la maglieria. Controllo che sia a posto e la metto nei cassetti. Poi, distrutta mi riposo. Abiti e pantaloni sono appesi e li metto giù. A questo punto, evito di pensare all’armadio finché le condizioni climatiche me lo consentono, metto quello che trovo, butto l’irrimediabile con forti sensi di colpa. Dopo una settimana smonto tutto, assemblo per colore e per generi la roba. Decido che sono nuda. Appendo e 4. cerco di dimenticare tutto per sei mesi. Vado a fare shopping... * Caposervizio Moda al “Giorno”

3.

La Provincia 93

on sono una grande organizzatrice di guardaroba, l’unica cosa che ho imparato negli anni è che non bisogna accumulare e che ogni cambio di stagione è un’ occasione imperdibile per sfoltire ed eliminare. Uno dei sistemi più divertenti è organizzare un baratto party con le amiche o meglio ancora un mercatino benefico dove vendere a prezzi stracciati (a chi ha bisogno di risparmiare) i capi che non si usano più. La voglia di primavera non deve farci dimenticare i nostri punti deboli: il mio è la gola e quindi terrò a portata di mano sciarpe e sciarpette. E siccome in tempi di crisi bisogna coltivare l’allegria resisteranno i capi colorati, rossi accesi o verde speranza. * Scrittrice, firma di “Donna Moderna” 3. Maglia corta di angora, di Zara. 4. Perfetta contro il vento: la sciarpa in seta e cotone (Lanvin). 5. Bikers di Nero Giardini, scarpa passe-partout tra fine inverno e inizio estate.

5.



LOOK DA oscar

Toni Servillo fuoriclasse OLTRE LA moda Il suo personaggio in “La Grande Bellezza” è icona di stile Ma l’attore accetta un solo maquillage: «Quello dell’anima» Lo rivela a “Tess” in esclusiva, verso la notte di Hollywood di Arianna Augustoni

«I

o credo nel genio italiano, nonostante la nostra abitudine all’autoflagellazione. Facciamo più fatica in Italia che all’estero a ottenere interesse e riconoscimenti. Se invece di investire in complessi industriali, che poi non vengono mai a termine, investissimo in cultura, le cose andrebbero molto meglio». Con queste parole, Toni Servillo ha ritirato i tre riconoscimenti per “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino all’European Film Awards: miglior film, miglior regia, miglior montaggio. U n

tris seguito dal trionfo ai Golden Globe e dalla nomination all’Oscar 2014 come miglior film straniero, per aprire la strada di Hollywood a una pellicola che evoca “La dolce vita” di Federico Fellini (1960). Abbiamo incontrato l’attore a Locarno, al teatro comunale, dove interpretava la pièce “Le voci di dentro”, commedia di Eduardo De Filippo in tre atti, composta nel 1948. Servillo, quali sono i tre elementi base del suo stile? Vuole davvero saperlo? Trovo senza stile chi elenca gli elementi del proprio stile. Cosa c’è in Toni Servillo di Jep Gambardella, protagonista di “La Grande Bellezza”, e viceversa? Deve esserci sempre qualcosa dell’interprete nel personaggio ed il risultato è tanto più efficace quanto più ciò resta nascosto. È questo il vero trucco, a ben pensarci: un truc-

co dell’anima e non del maquillage o dell’acconciatura. Ma davvero la vita, nella cosiddetta “high society”, è così noiosa? Non ci vivo, mi sono limitato a rappresentarla, ma trovo noioso quello che sta al confine del vuoto. Dal cinema di “La Grande Bellezza” a “Le voci di dentro?” di Eduardo... Tra le due vicende non c’è niente in comune, a parte il fatto che sono due racconti sull’uomo, ma talmente diversi da non avere alcuna relazione fra loro, perciò mi piacciono entrambi. In “La Grande Bellezza” il suo personaggio veste con grande eleganza. Si è fatto un’idea sul rapporto tra moda e società? Non so rispondere, non ho mai approfondito l’argomento. Ma, in tutta sincerità, non credo che nella moda risieda il senso della vita...

La Provincia 95

Che look! A dare una marcia in più al protagonista Jep di “La Grande Bellezza” sono sicuramente gli abiti che indossa. Una serie di completi tagliati alla perfezione dalla sartoria “Cesare Attolini” di Napoli, scelti dallo stesso Toni Servillo, e dalla costumista Daniela Ciancio. Nel film di Paolo Sorrentino il giornalista-scrittore Jep, cinico e disincantato, veste come un perfetto gentleman. In particolare, restano impressi due capi: le giacche colorate (alla sartoria si deve la prima “giacca alla napoletana”, cucita a mano, con manica ampia), rossa e gialla, e il completo da sera blu, indossato mentre passeggia - all’alba - con la fatale Sabrina Ferilli. (V. Fis.)


TO RAGIONE & SENTIMEN Nella pagina accanto: Sonia Bergamasco con il marito, Fabrizio Gifuni, in “Karenina”, premio della critica 2012 e nella serie “Una grande famiglia” di Raiuno.

«È LA VOCE IL SUONO CHE AMO» Sonia Bergamasco, attrice e musicista, diplomata in pianoforte.

di Vera Fisogni

I

nterprete di rara bravura, tra cinema (Nastro d’argento per “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana e Premio Flaiano per il “De Gasperi” di Liliana Cavani), tv, teatro (di recente ha portato in scena Anna Karenina), autrice con un curriculum ben al di sopra della media dei colleghi (è diplomata in pianoforte e alla Scuola del Piccolo Teatro), autrice di una silloge di poesie per Crocetti, Sonia Bergamasco ha dato volto - e voce vibrante - a Laura Rengoni, nella serie “La grande famiglia” di Raiuno, ambientata tra Como e Inverigo. Felicità-infelicità è un binomio che lei

ha esplorato a teatro. Perché è soprattutto l’infelicità il motore della vita? Suppongo, semplicemente, perché l’infelicità è un territorio comune e universale, condiviso da ciascuno di noi e (purtroppo) con più facilità di quanto non possa essere condivisa la felicità. È la condizione umana, non le pare? La felicità è un’aspirazione, sacrosanta, ma spesso terribilmente lontana dal nostro cuore. Lei ha interpretato figure femminili dai tratti molto forti. Sulla base di quale percorso di ricerca? Quello che prima di tutto mi attrae verso un autore e una storia non è tanto il personaggio o il plot quanto la lingua che dà vita alla storia e voce ai personaggi. La La Provincia 96

lingua come dato essenziale, pulsazione vitale. Ciascuno di noi si esprime attraverso una lingua personale, ricavata dal linguaggio comune ma codificata attraverso l’esperienza di ogni giorno. La lingua che noi parliamo parla di noi, a prescindere dal significato che noi vogliamo impartire al nostro discorso. Questo mi interessa, e su questo amo lavorare. Autori diversi fra di loro come Ingeborg Bachmann, Lev Tolstoj, Amelia Rosselli, Cristina Campo, Irène Némirovsky, Carlo Emilio Gadda hanno in comune la potenza del loro linguaggio, capace di creare immagini, ritmi profondi e corpi viventi. Nel film tv de “La grande famiglia”, il suo personaggio incarna una don-


E la “Grande Famiglia” si fa in tre Pronta a tornare sul set di Inverigo Giù il sipario con un colpo di scena (l’irrompere di una nipote sconosciuta) “La grande famiglia” di Raiuno si prepara alla terza serie. Lo conferma Sonia Bergamasco, che nel film tv con protagonisti i mobilieri Rengoni di Inverigo, interpreta Laura, avvocato e madre di un figlio adolescente. «So che è in programma la terza parte del racconto - ammette -. Non sono però in grado di dare “informazioni” in proposito! Gli sceneggiatori sono ancora al lavoro. Amo molto il personaggio di Laura. Amo soprattutto il fatto che la scrittura di scena sia pensata in maniera molto sensibile sugli attori, e permetta loro un lavoro ricco di sfumature». (V. Fis.)

na spesso definita “severa”. Vi ritrova qualcosa di sé? Laura Rengoni vive la sua fede in un modo in cui non mi riconosco assolutamente e vive i rapporti con difficoltà che non sono (per fortuna!) le mie. Non posso però negare il fatto che nel mio carattere l’elemento della severità sia presente. Severità applicata a se stessi, prima di tutto. Devo dire che questa severità, negli anni, e grazie agli incontri e le esperienze, si è in parte smussata e in qualche modo mi ha permesso di dare sempre maggiore spazio al sorriso e all’ascolto degli altri e di me stessa. Conosce Como e il lago? Il legame più profondo con la città di Como

è quello con la famiglia Reverdini Dossi, che ho avuto la fortuna di conoscere molti anni fa proprio in occasione di un concerto dell’Autunno Musicale organizzato al Dosso (la loro casa di famiglia), luogo magico che si affaccia sul lago dall’alto della collina. Da quel giorno, la nostra è diventata una grande profonda amicizia. Lei è diplomata in pianoforte. Perché ha scelto di recitare? Non lo so. Almeno, non lo sapevo quando feci i provini di ammissione alla Nuova Scuola del Piccolo, con il mio diploma di pianoforte in tasca. È successo, ma probabilmente doveva succedere. Mi sono resa conto, nel tempo, che quello era il mio luogo, che a teatro ero veramente felice. Sì, La Provincia 97

proprio felice! E la poesia, come entra nella sua vita? Non ho mai abbandonato la musica. E l’incontro con Carmelo Bene è stato per me il momento di svolta. Grazie a lui ho compreso quanto il mio percorso musicale fosse intrecciato indissolubilmente con quello teatrale. Principio essenziale del discorso musicale è l’ascolto, e questo ascolto può essere declinato all’infinito in ogni situazione artistica: a teatro, al cinema, in televisione, nella lettura, nella scrittura. L’ascolto è anche, e prima di tutto, un principio di civiltà. Dovrebbe essere materia d’insegnamento nelle scuole, e potrebbe dare frutti insperati nella desolazione dei rapporti che viviamo nel nostro presente, in politica e nella vita di ogni giorno. Vivo il momento della scrittura (essenzialmente poetica) come parte del mio lavoro d’attrice. Lo immagino come un ruscello carsico, che a volte affiora e per lo più resta sotto terra, ma continua a scorrere. Vivo la scrittura come qualcosa di concreto, carnale, legato al respiro e al suono. Il suono della voce di ciascuno di noi - conclude l’attrice Sonia Bergamasco - parla del nostro intimo molto più di quanto possano farlo mille discorsi.



UN RITMO MOLTO smart In cucina, nell’orto, quando corri o devi svegliarti Ecco le novità digitali che rendono più facile le tue giornate, grazie a piccole soluzioni tech...

Risveglio soft

Tutorial

Simula l’alba, con tenui toni che virano dall’azzurro al rosa, la lampada Holi, con 18 Led, con funzione di sveglia. Si può comandare dallo smartphone o dal pc (199 euro negli Apple Store).

Il porta-tablet da cucina permette di seguire, attraverso l’iPad, la lezione dello chef preferito. Di Cellular Line, costa 24,95 euro.

Per donne... di polso

Aiuto-giardiniere

Smartphone sempre a portata di polso, per i patiti del running, che però vogliono sentirsi connessi. È catarifrangente la custodia Armband di Cellular Line (24,95 euro).

Si chiama Parrot Flower Power l’apparecchio, con speciale sensore smart, che ti avvisa quando innaffiare, concimare, trattare le piante del tuo balcone (49,90 euro).

Colore & musica Con sistema wireless multiroom, Jongo di Pure trasmette la musica in ogni parte della casa (149,99 euro).

Si parte!

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Viaggiate spesso? Allora la bilancia Beurer in versione mini e hi-tech vi sarà utile per pesare il bagaglio prima dell’imbarco in aereo (19,90 euro).



Naturalmente fascinose di Maddalena Magni* Labbra protagoniste della primavera, in una generale tendenza del “trucco-non trucco”, visto già nella passata stagione, che dona un effetto naturale. Punto focale di questo look è l’incarnato, ottimizzato in prevalenza con prodotti “mat” (opachi, ndr), steso in modo uniforme e leggero. Sì alla crema idratante, come primo step, seguita del fondotinta (se ci sono numerose imperfezioni) o dalla crema colorata. La bocca, dicevamo, assume un ruolo centrale: sia che venga lasciata nuda, rivestita solo di un gloss, come ha fatto Gucci, sia per il ruolo del colore, mai così acceso. L’arancione, nei suoi vari toni, è infatti il protagonista assoluto delle palette cromatiche; è lui il “nuovo rosso”. Lo si è visto nelle sfilate, specie da Dsquared2; ma anche Armani, Yves Saint Laurent, Lancome optano per questa tonalità solare. Se la bocca è importante, gli occhi vanno truccati con marroni molto chiari sulla palpebra e con un colore più scuro sulla piega. Persiste l’uso dell’eyeliner, nelle due versioni ad “occhio di gatto” (Chanel) o con grafismi (Dsquared2). Cara Delevingne, celebrata modella, fa scuola con sopracciglie folte, ma ben disegnate e curate. Prodotti bi-fasici, a base di olio e lozione, consentono di struccarsi in modo profondo, per una pelle in gran forma all’arrivo della bella stagione.

A PROVA DI bacio Labbra superstar, nei toni dell’arancio, il nuovo rosso, ma solo su un volto naturale e con occhi sofisticati

* Make Up artist

2.

4. Sono lievemente glitterati ombretti e blush della collezione Trianon, di Dior, che richiamano il look della regina Marie Antoinette. 5. Bastano poche gocce per una texture uniforme, con Eau de teint Nude Magique di L’Oréal.

1. 4.

1-2. Blush in crema Chanel nelle due tonalità aranciate di primavera; perfetto l’accostamento con i rossetti di Lancome, Armani, Chanel e Saint Laurent. 3. Dal rosa intenso al mandarino, con vernice per unghie cobalto, per la primavera di Estée Lauder.

6. Pelle naturale, ma con pagliuzze dorate, grazie al mascara Secret Star di Stroili. 7. Labbra rimpolpate e idratate: è quanto promette il Lip Kit Le Soin Noir di Givenchy, a base di un’alga, con sfere di acido ialuronico.

3. 7.

5.

6.

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UN FASCINO acqua e sapone Niente è più glamour di una bellezza fresca e naturale Ludovica, la velina mora di “Striscia”, ci svela i suoi segreti

di Arianna Augustoni

V

ita da velina: chi l’ha detto che è tutto uno stress? Bastano poche regole per essere perfette. Ludovica Frasca, 20 anni, nata a Napoli, studentessa di Giurisprudenza con diploma di liceo classico, prima del make-up di scena a “Striscia la notizia” su Canale 5, è la classica bellezza acqua & sapone. Con uno stile di vita regolare, un’alimentazione controllata e tanto sport. Ludovica, quali prodotti di bellezza utilizza per avere una pelle impeccabile? Da quelli più classici a quelli naturali. Quando sono con mia sorella ci divertiamo a sperimentare le vecchie “ricette della nonna”, come le maschere di bellezza allo yogurt e mirtilli, con cetrioli sugli occhi compresi. Oppure gli scrub

per il corpo a base di sale, miele e oli essenziali o vegetali. La beauty routine del mattino? Dopo la doccia uso sempre una crema idratante e possibilmente arricchita di vitamine. In realtà esco spesso di casa senza trucco, tanto poi ci pensano a “Striscia”. E alla sera? Una volta a casa, dopo la diretta, la prima cosa che faccio è struccarmi con dell’acqua micellare. Poi prima di andare a dormire mi applico una crema per il corpo, mentre per il viso scelgo una crema lenitiva per la notte. Qual è il suo stile di vita? Lo definirei piuttosto semplice e regolare. Sfrutto la mattina, se non siamo già impegnate con “Striscia la notizia”, per studiare e sbrigare La Provincia 102


le faccende; mentre il pomeriggio è tutto dedicato a sala prove, dizione, lezioni di recitazione, registrazioni delle telepromozioni. Poi arrivano le 20 e siamo già tutti al lavoro per la diretta. Quanta attività fisica fa durante la settimana? Tanta danza con i coreografi, prima un’intensa attività aerobica, del potenziamento muscolare e del buon sano stretching, che è fondamentale. Quale dieta alimentare? Nessuna dieta, mi limito a seguire un sano regime alimentare. Una nutrizione equilibrata, in base all’attività fisica e allo studio. Amo molto i cereali e in questo periodo mangio spesso le zuppe calde, la frutta, la verdura, ma anche il cioccolato. Che cosa potrebbe suggerire alle tue coetanee? Di non esagerare in nulla. Di fare sempre tutto con moderazione. Questo permette di godersi i piaceri della vita, senza privazioni. La sua bellezza acqua e sapone l’ha aiutata ad imporsi come volto della tv? Penso che un viso acqua e sapone in televisione, nel cinema o nella moda, stimoli e motivi la creatività di tutti i tecnici di questo mestiere. Quindi sì, credo proprio che avere un volto acqua e sapone mi abbia aiutata. Qual è il suo look preferito? Mi piace un po’ mischiare gli stili, come ad esempio abbinare a uno stile classico e glamour accessori rock e alternativi.

manuale beauty Parte dalla consapevolezza del proprio corpo e di quello che mangiamo, la ricetta di bellezza (senza ossessioni) proposta da Dvora Ancona, medico estetico israeliano, autrice del recente “Belle senza bisturi” (Cairo editore, 262 pagine, 12,75 euro). Si tratta di una sorta di manuale scientifico della natural beauty: lo stile di vita che abbiamo, fin da giovani, condiziona l’invecchiamento della pelle o la sua continua primavera.

Rinascere con gli oli mediterranei di Arianna Augustoni

Primavera: voglia di rinascere, ma soprattutto voglia di purezza per una pelle luminosa e levigata. All’hotel Giardino di Ascona (CH) si respira una nuova energia per ridare lucentezza alla pelle del corpo e del viso. A programmi relax e riposo, si affiancano nuova energia e vitalità, per una selezione di trattamenti dedicati alla disintossicazione e rigenerazione. Tra i trattamenti perfetti per il periodo primaverile, c’è il massaggio all’olio con spazzola “dipiù”, che sfrutta le proprietà benefiche dell’olio di rosmarino per riattivare la circolazione sanguigna e linfatica e per eliminare le scorie dai tessuti connettivi. Molto efficace anche il massaggio anticellulite active body, per migliorare la vascolarizzazione delle gambe attraverso la digitopressione. Per il viso invece c’è “Profumo by dipiù”, trattamento che all’olio di rosmarino aggiunge olio di oliva per donare una sferzata di energia alle pelli impure e stanche. Il risultato? Un incarnato più fresco, liscio e compatto. Durata di ogni trattamento: 60 minuti. Prezzo dai 200 ai 250 Frs. Info: www.giardino.ch

Con la sua terna di oli vegetali, Capture Totale Huile Sérum Haute Nutrition di Dior rigenera la pelle secca, a qualsiasi età (144,73 euro). La Provincia 103

Super idratante per i capelli, l’Huile Lumière di L’Occitane, nella linea Fleur d’Or & Acacia (28 euro).

Il Serum-In-Oil di Biotherm contiene un olio denso di Omega 3, sostanza con poteri anti-ossidanti, estratta da una microalga. Da applicare la notte (59 euro).



Mille bolle DI FRESCHEZZA Nei laboratori della “Deskin” di Turate le nuove frontiere dei saponi per la pelle frutto di una ricerca rivolta al benessere

A

nche i saponi possono fare miracoli. Non bastano i due litri di acqua da bere ogni giorno per una pelle perfetta, nemmeno i consigli della nonna: a fare tutto il resto, ci pensano i saponi. Floreali, a base di oli balsamici, ricchi di miele, con un Ph differenziato, ce ne sono per tutte le esigenze. Sono prodotte a Turate, dall’azienda “Deskin Srl” (con stabilimento anche a Saronno, ndr), tutte le linee Erbolario. Nuovissime due essenze femminili: l’ortensia dalle proprietà antiossidanti e protettive e l’ombra di tiglio. Entrambe le essenze - come viene spiegato - sono particolarmente rivolte a donare elasticità e compattezza ai tessuti lasciando sulla pelle una scia femminile e delicatamente fiorita. Direttamente dalla Francia, l’Occitaine, marchio con proposte che nutrono e idratano a fondo. Must, da sempre, i saponi agli estratti di verbena e la novità glam vaniglia e narciso oppure mora e magnolia. Per tutte le mamme un’edizione limitata di Roger&Gallet. Saponette profumate, delicatamente confezionate nella carta velina plissettata, fabbricate secondo il metodo tradizionale “au chaudron” e profumate con la tecnica della “profumazione al cuore del sapone”, che consiste nell’incorporare nella pasta già raffreddata il cuore profumato che racchiude gli oli essenziali naturali, per preservare il profumo intatto e restituirne l’autenticità fino alla fine. Arianna Augustoni

Tra le novità dell’Erbolario, la linea di saponi all’ortensia (200 gr, 7 euro). La pianta ha proprietà antinfiammatorie per la presenza dialcaloidi. Sapone liquido alla rosa, di Roger & Gallet (14,18 euro), con proprietà rinfrescanti e saponetta “Fleur de Figuier”, stesso brand (11,64 per 3 pezzi). La Provincia 105

Sono decorati dall’illustratrice danese Kari Moden le confezioni dei prodotti della linea eco-friendly “Water Lovers” di Biotherm, Aqua Source (da 42,30 euro) e Lait Corporel (24,90 euro), i cui proventi sono in parte devoluti a Maison Blue.

Tornare bambini Non solo per lui o per lei, ma anche per le teen-ager. All’hotel Cavallino Bianco di Ortisei infatti sono possibili dei programmi tagliati a misura di adolescenti. Essere in forma non ha età e non è una prerogativa della generazione più matura. Anche i ragazzi (e le ragazze) tra i 12 e i 16 anni hanno voglia di farsi belli: così alla Theresia’s Beauty & Spa hanno deciso di proporre dei trattamenti specifici per le loro esigenze: “Pretty Girl” e “Cool Boy”, in particolare, aiutano a risolvere i problemi delle pelli impure. Uno dei trattamenti più interessanti è senza dubbio la PMP-Phytomassopodia, capace di donare benessere a tutto il corpo a partire dai piedi. Per ottenere questo risultato, si utilizza uno speciale strumento da massaggio, il podostrigiles, unito a prodotti fitocosmetici. Ma non è finita, per neonati e bimbi dai zero ai quattro anni, sono previsti programmi per il loro benessere. In particolare, nella Spa vengono proposti massaggi infantili, una fusione di differenti tecniche: ayurveda, riflessologia e massaggio svedese (15 minuti, dai 27 ai 32 euro). Durata di ogni trattamento: 50 minuti; prezzi dai 53 ai 75 euro. Info: www.cavallino-bianco.com (A.Aug.) Nirvanesque® Light, è l’emulsione lisciante per prime rughe alla peonia e al loto blu: in farmacia (28 euro, 50 ml).

Ideale per i bambini, come per le pelli “mature”. Bio-Oil, prodotto davvero efficace contro rughe, smagliature, pelle fortemente disidratata, si trova, ora, anche nella confezione da 125 ml (19,95 euro).



Hair stylist con l’X-Factor

Belle idee IN TESTA

Dolce&Gabbana

La voglia di tagli naturali ma sapienti incontra il piacere di acconciare i capelli con dettagli fioriti o barocchi È una nuova primavera per lo stile

di Francesco Basso*

È

una donna più libera di esprimere se stessa rinnovando con originalità il suo fascino quella della primavera-estate 2014. Le tendenze ci parlano di capelli naturali, anzi “naturalezza” nel taglio, libertà nel colore, fantasia nell’acconciatura. Si torna ai tagli corti, ma con una rinnovata scelta di colori e forme. L’ispirazione giunge dai contrasti cromatici e dalle emozioni della mia Sicilia. Fonte di suggestione diventano i fiori, i colori forti della natura mediterranea, i dettagli importanti e ricercati del barocco, uniti però alla semplicità dei campi di grano e della sabbia del mare. Abbandonato il minimalismo degli ultimi anni, arriva anche la scelta di colori forti, a volte estremi o insoliti. Un tocco di glamour messo in risalto da un taglio che sottolinea e valorizza la propria personalità con la raffinata eleganza che nasce dalla semplicità di essere se stesse. Lasciato alle spalle non da molto un anno forse da dimenticare o - per le più fortunate - da rinnovare, cosa di meglio del concedersi il piacere di cambiare look? Le donne sono diverse? Forse. Oppure sono quelle di prima, belle uguali, ma piene di fascino in modo nuovo, con l’orgoglio rinnovato e un piacere tutto solo femminile di mettere in luce la preziosità dei capelli, per sentirsi bene, belle, soddisfatte, glamour. (Testo raccolto da Antonella Corengia).

* Hair Stylist e testimonial di Framesi, a Como La Provincia 107

Si deve a Francesco Basso, hair stylist comasco, il taglio di capelli di Michele Bravi, il diciottenne vincitore dell’ultima edizione di “X-Factor”. Con una linea che ricorda il James Dean di “Gioventù bruciata”, ma addolcita e resa contemporanea, lievemente arruffata, questa scelta stilistica si conferma anche sulla cover del primo disco con il brano “La vita è felicità”.

Lunghi, come Cara Delevingne o con un caschetto Seventies, i tagli di primavera vogliono valorizzare al massimo personalità&femminilità. Di qui l’irrompere degli accessori: come nell’acconciatura “Amaranto” di Francesco Basso o in quella con veletta di Antonio Marras. Due le tendenze, estreme: capelli naturali come quelli di Cressida Bonas, fidanzata del principe Harry o autentiche opere d’arte, nello stile di Manish Arora.


IN FORMA

con la corsa

Scarpe da running, maglia termica e pants per ritrovare energia I consigli del nostro coach, una giovane promessa dell’atletica

di Alex Baldaccini

E

ccoci qua, febbraio, le feste sono ormai alle spalle da un po’ di tempo e le giornate cominciano ad allungarsi regalandoci qualche ora di luce in più: perché dunque non approfittarne per fare un po’ di moto ed iniziare a rimettersi in forma? Ed in tempo di crisi, cosa c’è di meglio di uno sport facile da praticare, economico ed alla portata di tutti come la corsa? Bene, per iniziare basta veramente poco, solo qualche piccolo accorgimento che ti permetterà di goderti appieno le uscite all’aria aperta. Per prima cosa procurati un buon paio di scarpe da running adatte all’appoggio del tuo piede, se non te ne intendi, recati in un negozio specializzato e lasciati consigliare dal personale. Questo passo è davvero fondamentale perché ti permetterà di correre con il massimo comfort ed evitare fastidiosi problemi.

Certo, ma la stagione è ancora fredda obietterete voi, è vero, ma con una calzamaglia lunga, una buona maglia termica ed una felpa pesante si starà bene, senza dimenticare mai guanti e berretto, indispensabili per evitare malanni. Attenzione però a non coprirvi eccessivamente, quando si esce a correre nei primi cinque minuti si dovrebbe provare una leggera sensazione di freddo, che andrà via via scomparendo appena i muscoli ed il corpo si riscalderanno. Okay, ora siamo vestiti, ma come si inizia? Premesso che ognuno deve regolarsi in base al suo grado di allenamento attuale, derivante magari anche da altre attività praticate, per chi parte da zero invece, consiglio nelle prime uscite di alternare tratti di corsa a tratti di cammino, per evitare di affaticare eccessivamente muscoli ed articolazioni, cercano di raggiungere comunque un’ora complessiva di attività. Per i primi tempi 3 allenamenti settimanali dovrebbero essere sufficienti, magari da alter-

Calzamaglia running Nike e maglia termica X-Bionic.

Un campione all’università Alex Baldaccini, 25 anni, bergamasco e studente in Fisioterapia, fa parte del campus dell’Università dell’Insubria, sede di Varese ed è uno dei più promettenti talenti dell’atletica italiana. Nella Nazionale di corsa in montagna, è stato anche campione mondiale di corsa con le ciaspole, sulle nevi della Val di Non, nel 2013.

nare con attività alternative (come il nuoto). Sicuramente da prediligere le superfici sterrate, che sono molto meno traumatiche a livello articolare e, per rompere la monotonia, consiglio percorsi ondulati, magari nei boschi o in montagna, dove si possono trovare paesaggi stupendi che aiutano a non sentire la fatica. Già, la fatica, quante volte mi sono sentito dire frasi del tipo: la corsa non fa per me, a correre si fa troppa fatica, non sono proprio portato... In realtà non è così, la corsa è per tutti, bisogna solo avere un po’ di costanza nel praticarla, non fermarsi davanti alla fatica che inevitabilmente si incontrerà durante il primo allenamento; bisogna lasciare che il nostro corpo si adatti e ci metterà poco, credetemi, dopodiché la corsa diventerà un piacere di cui non potrete più fare a meno. Bene, non manca più nulla, allora cosa aspettate? Siete ancora qui? La prima corsa vi aspetta!

La scarpa Nike Free TR 4 iD è realizzata con un nuovissimo engineered mesh leggero e traspirante a cura di Antonella Corengia

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TECNO

pin-up

Lingerie Cosabella, primavera 2014.

Tulle elasticizzati e grande comfort nei modelli di lingerie made in Como Mai così di tendenza le proposte curvy

di Vera Fisogni

F

uori linee morbide, fluide, tutto un trionfo di stampati. Sotto, una lingerie sofisticata, che non si sente, ma che riesce a modellare le forme grazie a soluzioni hi-tech innovative. Se quarant’anni fa la rivoluzione femminista indicava nel reggiseno un simbolo di costrizione, oggi questo elemento diventa centrale per il benessere muscolo-scheletrico. Come? Iniziamo dalle soluzioni messe a punto a Como, dall’azienda Gpm, un brand di elevata qualità e assai noto per la linea mare, a base di capi realizzati in Lycra Power e Lycra Extralife. «Tra le novità proposte dalla nostra Body di Gpm. linea di lingerie per la prossima primavera - spiega Raffaella Cairoli, responsabile del settore acquisti di Gpm - ci sono modelli realizzati in tulli leggeri, ca-

paci tuttavia di forte potere modellante. In reggiseni, guaine, slip e body, non si vedono sotto le camicie, per dare alla donna il senso della maggior libertà possibile». I colori? «Non abbiamo inserito fiori, né stampe particolari, a differenza dei costumi da bagno - continua Cairoli - Si tratta di linee semplici, pulite, in cui il colore innovativo della primavera è rappresentato dal blu, colore di punta della stagione». Sul fronte dell’innovazione, si distinguono i reggiseni di Christies, in cui la coppa preformata è stata messa a punto con fili di silicone e tecnologia spacer 3D. Per ragazze curvy, tra le nuove linee di primavera, vanno segnalate le proposte shaping di Triumph (senza cuciture), Fiorella Rubino e quella di “Violeta”, la nuova linea di Mango per donne morbide. E i costumi? Tra le primissime tendenze, da sottolineare il ritorno del reggiseno a triangolo e a fascia.

Guaine fashion Sono le superstar della lingerie primaverile, anche per le più snelle. Dopo che Beyoncé, Sarah Jessica Parker, Katie Holmes, Jennifer Garner e tante altre star hanno le hanno sdoganate, mutandone contenitive e pancere della nonna stanno ritornando di gran moda. La svolta fashion l’ha segnata Spanx, grazie a un tessuto in nylon e spandex (www.spanx.com).

Bikini twist a fascia di Heidi Klein, con dettagli metal.

Bikini di Missoni Mare, in maglia uncinetto.

Slip e reggiseno con ferretti, Sublime Essence di Triumph. La Provincia 109



Oxford FA SCUOLA 1.

La nuova Mini, (ex) vanto della città inglese, sembra fatta su misura per lo stile British Più ampia, potente e vivace, è irresistibile

2.

di Vittorio Colombo

B

ella, come è sempre stata bella la Mini. E però più confortevole e più spaziosa, a partire da un bagagliaio dove finalmente si può pensare di caricare anche la spesa per la famiglia. La terza generazione della vettura nata a Oxford - ma da molto tempo icona del gruppo Bmw - arriverà tra poche settimane sul mercato italiano e sarà il nuovo oggetto del desiderio di tante signore e signorine. Insomma, al momento di scegliere una vettura al femminile per questo numero della vostra rivista, nessun dubbio: personalità e fascino eleggono la nuova Mini come la regina del 2014. I prezzi partiranno da 20.700 euro per la versione Cooper a benzina e da 21.950 per la Cooper D, 24.950 la Cooper S. Con una nuova famiglia di motori a 3 e 4 cilindri, che comprende al lancio tre unità Euro 6: un benzina TwinPowerTurbo 1.4 da 136 Cv, un tre cilindri a gasolio 1.4 TwinPowerTurbo da 116 Cv e un benzina 4 cilindri TwinPowerTurbo 2.0 da 192 Cv, riservato alla Cooper S. Inediti anche il cambio meccanico a 6 marce e la trasmissione automatica a 6 rapporti. Rispetto alla Mini attuale, il modello 2014 è più lungo di 98 millimetri e dispone di un passo allungato di 28 mm, come dire che anche per i passeggeri posteriori ci sarà più spazio. Guardatela sorridere: nel frontale, caratterizzato da un nuovo sistema di apertura del cofano, spiccano i gruppi ottici con luce diurna a Led di serie e, a richiesta, con Led con anello. A richiesta anche le luci posteriori possono essere in tecnica a Led. Da notare che la nuova conformazione del muso e altre modifiche hanno permesso di abbassare il Cx a 0,28, a tutto vantaggio dell’efficienza energetica. Rivoluzione anche nell’abitacolo, con finiture di livello superiore, e in cui spiccano la strumentazione sul piantone dello sterzo e il display centrale del tipo TFT di serie oppure, come optional, a colori fino a 8,8 pollici. Scommettiamo che se ne innamoreranno in molte?

4. 3. 5. 1-2. Cappellino con visiera in pitone di Stella McCarntey e portachiavi con lo stesso dettaglio, in bordeaux. 3. Trench di Burberry Prorsum Resort 2014. 4. Occhiali di Oliver Peoples. 5. Sweater della Oxford University. 6. Pantaloni Taylor in cotone di Stella McCartney. 7. Guanti in pitone di Burberry London. 8. Rivale di Oxford: borsa a tracolla di Vivienne Westwood per The Cambridge Satchel Company.

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6.

8.



Doppio stile per brillare Linee di gusto post-moderno o decori di impronta rococò dettano lo stile di un’oreficeria che non lesina le pietre preziose

La cultura del gioiello di Piera Benzoni*

1.

2. 1. il più copiato Il mitico collier realizzato da Cartier per Mrs Daisy Fellowes del 1936, a cui si sono ispirati, in questa stagione, molti marchi di bijoux del fast fashion a buon mercato. 2. ARTE CONTEMPORANEA Bracciale in oro, platino e pietre della collezione 2014 di Delfina Delettrez, figlia di Silvia Venturini Fendi, giovane e celebrata icona dei gioielli in stile post-moderno.

3.

3. fasto da diva Neo barocco? Collier di Bulgari con smeraldi, diamanti, zaffiri e rubini. Disegno di impianto classico, disposizione cromatica di gusto contemporaneo. 4. bijoux fastosi Gusto retrò per gli orecchini con cristalli, della nuova collezione di Lanvin, che ritorna nei pendenti in cristallo di Dolce&Gabbana. 5. Parure haute couture Materiali plastici per la parure di collana e bangle, ideata da Hermes per la nuova stagione.

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Le donne, ma soprattutto gli uomini, sono spesso disorientati di fronte alla scelta di un gioiello. Come dar loro torto. Solo una solida educazione estetica può fornire la bussola del gusto. Questa premessa serve per orientare in un campo, quello della gioielleria, dove da decenni ormai, la produzione è compresa fra un filone neobarocco - direi meglio: neoroccocò - ed un filone post-moderno. In mezzo c’è di tutto e di più. La donna che indossa un abito rigorosamente nero di taglio quasi monacale/tendente all’intellettuale potrà ardire di indossare un gioiello post-moderno. Quanto detto fin qui, è ormai diventato una linea di condotta universale, con infinite varianti e interpretazioni. Quindi di sicuro sarà così per la prossima primavera e per chissà quante altre stagioni. Fra questi due poli, noi, da lungo tempo, camminiamo su un terza via, cedendo talvolta un po’ al barocchetto lombardo. Una via dove la pulizia formale si incontra con il non-banale. Per la prossima primavera, considerato anche il riaffermarsi del colore nell’abbigliamento, proponiamo una linea caratterizzata dall’uso di zaffiri/corindoni nelle varianti blu, giallo, rosa, verde. Una linea che chiameremo Venezia, perché l’elemento strutturale ad archetti a sesto acuto, ricorda quello tipico dell’architettura veneziana. Il ritorno a colori intensi, con il blu, per anni tanto negletto, sarà la caratteristica delle collane. Un occhio di riguardo sarà sempre volto all’etnico, quello vero, che gode sempre dell’interesse di colti appassionati. * Orafa e titolare di un negozio di gioielleria a Como Nelle foto qui e sopra: l’orafa Piera Benzoni; due anelli Benzoni (in oro bianco, zaffiri, diamanti e in oro bianco, acquamarina, diamanti); orecchino del tipo “Girandoles”, oro, rubini, diamanti, Francia, 1760-1770.


I “Fiori di pesco” di Vincent Van Gogh che ispirano alcuni capi della collezione di Dolce&Gabbana.

Più che “fiorire”, la vera sfida è “rifiorire” Una riflessione carica di energia e speranza dalla filosofa italiana più autorevole a Londra

SBOCCIARE

di nuovo di Maria Rosa Antognazza

“F

iorire”: ecco come Aristotele, uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi, pensa a ciò a cui tutti gli esseri sono chiamati. Ogni natura, da quella di un essere umano, a quella di un animale o di una pianta, è chiamata a realizzare un suo potenziale, è chiamata a diventare pienamente quello che deve essere, è chiamata a raggiungere il suo “fine”. In una parola, ogni natura è chiamata a “fiorire”. La vita morale degli esseri umani consiste nel nutrire e coltivare questa fioritura. La felicità è il raggiungimento di una piena fioritura della propria natura. La felicità è realizzare pienamente ciò che ognuno di noi può essere seguendo il disegno della sua natura. Questa concezione della vita di ogni essere (compreso l’essere umano) come fioritura, proposta da Aristotele nel IV secolo avanti Cristo, ha attraversato ed informato il pensiero europeo lungo i secoli. È riproposta

al giorno d’oggi da pensatori di punta quali John Finnis che fanno dell’idea di “human flourishing” il fulcro della loro proposta etica. Questi pensieri filosofici catturano intuizioni ed esperienze della nostra vita di ogni giorno. Il “fiorire” è qualcosa di bello e positivo di cui tutti abbiamo esperienza: il fiorire di un giardino, la crescita di un bambino, il fascino delle “ragazze in fiore” narrato da Marcel Proust... Ma insieme al fiorire, al progressivo affacciarsi alla pienezza della vita di esseri che stanno realizzando il loro potenziale, incontriamo nelle stagioni della vita l’altrettando importante processo del “rifiorire”. Il “rifiorire” può essere un processo più sofferto, preceduto da un periodo di sfioritura - un periodo di fatica, stanchezza, malattia - un periodo che può richiedere forza e determinazione nella decisione di tornare a fiorire, tornare ad essere quello che si era e si può essere ancora, anche se in un diverso modo ed un diverso tempo della vita. Se richiede una decisione e una volontà più precisa, e non ha più l’innocenza e la freschezza della prima fioritura, d’altra parte il rifiorire è spesso più pienamente apprezzato da cui emerge dalla fatica dell’inverno e si riaffaccia ad un’altra La Provincia 114

primavera. Ne ha esperienza chi rifiorisce da una malattia, fosse anche una semplice influenza. I piccoli piaceri della vita che non si notavano più - il respirare l’aria del mattino, i quattro passi in centro andando al lavoro, il caffè coi colleghi durante la pausa - ritornano freschi e pieni di colore. Rifiorire richiede più consapevolezza e questa maggior consapevolezza porta spesso con sè una maggior capacità di apprezzare questa nostra nuova fioritura. Tanto più grande è la determinazione richiesta quanto più grande è la soddisfazione che accompagna il rifiorire. Aristotele non si sbagliava nel vedere nella fioritura/rifioritura il segreto di una vita felice.

Chi è l’autrice Maria Rosa Antognazza, 49 anni, originaria di Venegono (Va), è professore ordinario di filosofia e capo del Dipartimento di Filosofia al King’s College di Londra. È tra i maggiori esperti mondiali di Leibniz, autrice del volume Leibniz: An Intellectual Biography (Cambridge University Press, 2009), premiato con il Premio Pzifer, il maggior premio internazionale per la storia della scienza. Sposata con Howard Hotson, professore di Early Modern History a Oxford, vive nella medesima città con la famiglia. Ha tre figli: John (17 anni), Sophia (14 anni), Francesca (11 anni).




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