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Accordo UE per proteggere i lavoratori dall’amianto

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Il 27 giugno 2023 le istituzioni dell’Unione Europea hanno raggiunto l’accordo sulla direttiva contro i rischi di esposizione all’amianto.

Fonti comunitarie stimano che tra i 4 e i 7 milioni di lavoratori dell’Ue siano esposti all’amianto e l’attesa è che l’esposizione aumenterà del 4% nel prossimo decennio a seguito dei lavori di ristrutturazione degli edifici.

L’amianto è una sostanza cancerogena estremamente pericolosa ancora presente in molti dei nostri edifici e causa di numerosi decessi evitabili nell’UE.

Sebbene tutte le forme di amianto siano vietate nell’UE dal 2005, questa sostanza è ancora presente negli edifici più vecchi e rappresenta una minaccia per la salute, in particolare quando i materiali che la contengono vengono perturbati, con il conseguente rilascio di fibre che possono essere inalate, ad esempio durante le ristrutturazioni.

Ben il 78% dei tumori professionali riconosciuti negli Stati membri è correlato all’amianto. Se inalate, le fibre di amianto presenti nell’aria possono causare, ad esempio, mesotelioma e cancro ai polmoni, con un periodo medio di 30 anni tra l’esposizione e i primi segni della malattia.

È stato concordato l’uso di un cosiddetto “modello duale” per i valori limite di esposizione professionale (OELV).

In primis i datori di lavoro dovranno ridurre l’OELV dall’attuale 0,1 a 0,01 fibre di amianto per cm³ senza alcun periodo di transizione (cioè al massimo 2 anni dopo l’entrata in vigore della direttiva).

Dopo 6 anni, gli Stati membri dovranno utilizzare una tecnologia più moderna ed efficace per rilevare le fibre, ovvero la microscopia elettronica, e dovranno quindi scegliere tra utilizzare un OELV ancora più basso di 0,002 fibre di amianto per cm³, escluse le fibre sottili, oppure mantenere lo 0,01 OELV ma includendo le fibre sottili.

In base alle nuove norme, le imprese che intendono effettuare lavori di demolizione o di rimozione dell’amianto saranno tenute a ottenere autorizzazioni dalle autorità nazionali. I datori di lavoro dovranno inoltre adottare misure per individuare la presenza di materiali a potenziale contenuto di amianto prima di iniziare i lavori di demolizione o manutenzione in locali costruiti prima dell’entrata in vigore del divieto nazionale relativo all’amianto.

Per far questo potranno ottenere informazioni dai proprietari dell’edificio o da altri datori di lavoro, oppure consultare altre pertinenti fonti di informazione, come i registri pubblici.

L’Italia, alla pari di tutti gli altri Stati membri dell’Unione Europea, dovrà tenere un registro di tutti i casi di malattie professionali legate all’amianto diagnosticate da un medico. (CS)

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