1 Gennaio - Febbraio 2015
SE VUOI
SE VUOI
...per giovani che cercano il meglio
bimestrale - anno 58 n. 6/2017 - novembre/dicembre sped. in abbon. postale direzione, redazione, amministrazione via Mole 3 - 00073 casteL GandoLfo/rM tel. 06.932.03.56 - fax 06.936.07.00 e-mail: sevuoi@apostoline.it www.apostoline.it/sevuoi/ direttore responsabile: Laura cenci gruppo redazionale: M. beretti, t. cabri, M. de Luca, L. favetta, c. Giacinti, r. La daga, M. Peviani, G. Verani collaboratori ed esperti: d. cambareri, f. cammarata, c. cangià, M. ceschia, M. falabretti, P. fanelli, L. Molesti, c. Meneghetti, e. nundini, s. netti, G. Perego, G. Piccolo, i. sandrin progetto grafico e realizzazione L. cenci, r. La daga responsabile diffusione: elena ferrario ap editore: istituto regina degli apostoli per le vocazioni (suore apostoline) autorizzazione del tribunale di Velletri/rM n. 08 del 28/04/99 - con approvazione ecclesiastica stampa: Grafica animobono via dell’imbrecciato, roma foto di copertina: Pixabay
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INDICE
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A COLPO D’OCCHIO “CarI gIovanI” discernimento = diventare protagonisti nelle scelte
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P. Gaetano PiccoLo
MESSAGGI E DOMANDE @... d. MicheLe faLabretti
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FOCUS (verso il Sinodo dei giovani)
le proposte dei giovani alla Chiesa Laura cenci
DALLA BIBBIA: la chiamata e la missione dei 12 apostoli
Il giovane dei cieli aperti: natanaele d. GiacoMo PereGo
DIRE LA VOCAZIONE OGGI - 6/6 La scelta fondamentale Letizia MoLesti
LA MIA IMPRONTA NELLA STORIA 6 a impronta: Il VANGELO lascia traccia - stefania netti
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27 44 48 54 60
DOSSIER: Quel desIderIo dI infinito oltre la siepe ...e l’infinito germoglia
d. doMenico caMbareri
Fotolinguaggio sul tema: L. faVetta, M. de Luca “Intervista impossibile a...”
MARIA DI NAzARET
di erika nundini
“praticamente” - idee Pratiche di f. caMMarata
DIRE, FARE, BACIARE... - 6/6
parole, gesti, emozioni della lIturgIa
“Quale guadagno da tutto questo?” L’uTILITà dei riti
P. iuri sandrin
GIOVANI CONTRO CORRENTE
il “TchoukBall” quando giocare bene ...è fare bene federica caMMarata
MUSICA “DuRI DA
FILM BAByLON SISTERS
BATTERE”
M. pezzali Pino faneLLi
WEB RESOURCES Qual è il tuo centro? carLo MeneGhetti
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L’ECO DI UNA VITA
Maria di Campello “sorella senza confini” Marzia ceschia
inforMatiVa
caterina canGià
WE LIKE! LIBRI & C.
roberta La daGa
VOCI DAL MONDO associazione “avvocato di strada”
Liana (volontaria)
Con tutto l’essere
Monache di Betlemme
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nel cerchio, il card.Baldisseri segret. gen. del Sinodo
FOCUS: VERSO IL SINODO DEI GIOVANI
Le PROPOSTE dei giovani alla Chiesa di LAURA CENCI
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rriva alla redazione di SE VUOI un comunicato stampa: «La segreteria Generale del sinodo dei Vescovi ha organizzato un “Seminario internazionale sulla situazione giovanile”, che si svolgerà dall’11 al 15 settembre all’auditorium della curia Generalizia dei Gesuiti a roma, in preparazione alla XV assemblea Generale ordinaria, in programma per ottobre 2018. circa 80 i partecipanti provenienti dai cinque continenti, sacerdoti, pro-
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fessori esperti della condizione giovanile e 25 giovani...». il fatto che proprio 25 giovani fossero presenti all’evento mi ha spinto a parteciparvi! Volevo ascoltare soprattutto cosa questo piccolo gruppo “chiedeva” alla chiesa, e quali sarebbero state le riflessioni e le proposte che avrebbero fatto. ecco allora la condivisione di quello che ho vissuto.
Gli
esperti, giunti da tutto il mondo (religiosi,
docenti laici, sacerdoti), hanno affrontato 5 aree tematiche riguardanti il mondo giovanile: la ricerca dei giovani di un’identità e i luoghi dove questa si crea; la progettualità unita alla realtà del lavoro e delle migrazioni; l’impegno sociale e politico e il rapporto con la fede e la chiesa. I giovani intervenivano nei lavori di confronto, portando la loro esperienza, e offrendo ulteriori contributi alla riflessione assembleare. Lavori intensi e momenti
Alcuni dei giovani presenti al Seminario
di profonda condivisione di vita. si rendeva visibile, nelle varie sessioni, ciò che il Papa più volte ha chiesto con forza: il sinodo “sui” giovani sia anche, un sinodo “dei” giovani, in cui tutti i giovani abbiano la possibilità di essere ascoltati. «...Questo è il Sinodo dei giovani, e noi tutti vogliamo ascoltarci. Ogni giovane ha qualcosa da dire agli altri, ha qualcosa da dire agli adulti, ha qualcosa da dire ai preti, alle suore, ai vescovi e al Papa! Tutti abbiamo bisogno di ascoltare voi!» (Discorso, 8 aprile 2017).
e questo è avvenuto. ciascuno infatti ha potuto esprimersi e lanciare delle
proposte. eccole:
«Io vorrei...» Io vorrei... una Chiesa che sia CASA e delle chiese come piccole case accoglienti per coloro che vi entrano e vi si rifugiano; ...vorrei trovare intorno identità forti: giovani che siano giovani, e adulti che siano veri adulti, guide capaci di fare spazio ai giovani e di ascoltarli veramente; ...vorrei che i giovani fossero presi in considerazione nelle decisioni della Chiesa, la loro opinione deve essere ascoltata; ...vorrei che i mezzi di comunicazione fossero usati dalla Chiesa per creare rete e opportunità di incontro reale per tutti; ...vorrei una fede che sa emozionare, non
conformista o autoreferenziale; vorrei incontrare testimoni di Dio, più che esperti di Dio... Vorremmo partecipare al Sinodo dei vescovi per dare il nostro apporto alle decisioni da prendere. sono questi, in sintesi, i desideri e le speranze emerse nei vari confronti assembleari. Giovani e adulti insieme. una chiesa/casa che sia per tutti “famiglia e comunità”, luogo e presenza dove esprimere le proprie scelte di vita e contribuire al bene comune.
A proposito di... scelte di vita riguardo a questo argomento, mi ha colpito daniel, un giovane dell’Associazione Kayrós, che dopo
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il sole non è mai cosÏ bello quanto nel giorno che
ci si mette in cammino (Jean Giono)
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giovani lì presenti lo hanno detto in tutti i modi. il futuro della chiesa CHIEDE di essere costruito anche attraverso le loro mani!
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foto C. Solenghi
e risposta di fede a ciò che il Vangelo chiede di vivere. La diversità di religione, di stato sociale, di cultura, di pensiero, di capacità... sono i luoghi dove fermarsi e riaprire il Vangelo per rileggere e fare propria l’esperienza che Gesù ha fatto fare ai suoi discepoli. il discernimento: è vagliare tra tante strade che si affacciano nella vita e precorrerne una, quella possibile “per me” e che contribuisce al bene comune. Questo dobbiamo fare ogni giorno. Questo è rispondere a una chiamata, a una vocazione.
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una vita “difficile”, fatta di esperienze estreme (furti, violenze, atti di razzismo...), approda in carcere. Prima in quello minorile (di Milano) e poi in quello per adulti. Proprio qui incontra il cappellano della struttura, don claudio. i due si parlano. nasce la fiducia reciproca. incontro dopo incontro, il sentirsi accolto - in altri termini: “voluto bene” - gli cambia la vita. L’esperienza del prete lo scaraventa fuori dalle sue convinzioni e stili di vita, e capisce che c’è un di più da cercare. in assemblea, mentre questo giovane racconta la sua storia, lancia con forza una frase: «Non è possibile alcun discernimento - che è un aspetto del tema del prossimo sinodo -, se stai sempre con chi ti assomiglia!». È vero! se restiamo nella “cerchia”, sia questa il gruppo parrocchiale o la comunità “esclusiva”, dove non c’è posto per chi non si uniforma alle idee del leader o della struttura...; se cerchiamo di vivere un’individualità dove non c’è spazio per gli altri... non sapremo mai “discernere” e fare delle scelte che siano “vocazione”; cioè espressione di una chiamata profonda
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«Siamo una famiglia, ascoltiamoci e cresciamo insieme». (Slogan lanciato dai giovani alla conclusione del Seminario)
Fotolinguaggio di l. Favetta e M. de luca, ap
desiderio di...infinito
foto G. Quaglini
foto A. Perrone
Mi arrampico da secoli ogni parete è mia sfidando leggi fisiche / paure e ipocrisie... sono scalatore intrepido... qualcuno dovrà crederci e sfidare la realtà scegliere come vivere... io non torno indietro no la mia cima toccherò... / c’è un dio vicino a te (Renato Zero, il coraggio delle idee)
tutte le cose portano scritto: “più in là”! (Eugenio Montale)
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foto G. Viviani
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L’AMORE E PROPRIO INFINITO!
foto E. Lovaglio
foto Pixabay
L’idea che per soddisfare l’essere umano basta promettergli un guadagno non funziona, siamo fatti per l’infinito. (Luigino Bruni, economista)
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“Trasfigurazione” (partic.), Recklinghausen, Germania
TU celato in ogni desiderio, o Infinito... (David M. Turoldo)
video a cura di R. La Daga ap
ognuno cresce solo se sognato. (Danilo Dolci)
9 Gennaio - Febbraio 2015
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DIRE, FARE, BACIARE...
foto Wiesia Klemens
PAROLE, GESTI, EMOZIONI DELLA LITURGIA
6 “Quale guadagno in tutto questo?”
L’UTILITÀ dei riti di IuRI SANDRIN, gesuita «Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina: “Ah!” disse la volpe, “... piangerò”. “La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...”». (Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe, cap. XXI)
N
elle tappe precedenti abbiamo voluto rimarcare con forza l’importanza assunta dal “momento di passaggio” dalla vita vissuta al senso della vita celebrata, che contraddistingue ogni rito religioso. nelle liturgie in cui vengono celebrati i sacramenti della chiesa – in modo paradigmatico nell’eu-
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caristia – un simile passaggio viene affidato ai cosiddetti “riti d’introduzione”: varcare una soglia spazio-temporale, assumere un nuovo atteggiamento (prima di tutto esteriore), riconfigurare una nuova identità comunitaria, riconoscendosi come persone provenienti da vicende diverse solidalmente accomuna-
te dal loro essere “distanti” dal modo di amare del signore Gesù (peccatori). L’essere introdotti nella celebrazione attraverso alcuni riti particolari ha come suo sviluppo successivo l’ingresso nei due “grandi fuochi” che illuminano ogni liturgia sacramentale: l’ascolto della Parola e l’assunzione di gesti dal valore sim-
foto Wiesia Klemens
bolico-performativo, cioè che fanno, operano, quello che significano! infatti, è attraverso la Parola proclamata e accolta come viva e le azioni compiute, spesso anch’esse accompagnate da alcune parole, che ogni sacramento, attraverso la performance celebrativa che lo caratterizza, diventa per ciascuno occasione e possibilità di lasciarsi toccare sul vivo e “addomesticare” dall’amore gratuito del signore Gesù, secondo la richiesta particolare fatta da ogni evento sacramentale. in piena sintonia con questo itinerario, ogni esperienza rituale richiede anche una certa attenzione sulle “modalità di uscita”, ovvero sui gesti e sulle parole presenti nei
“riti di conclusione” delle nostre celebrazioni. Le “parole chiave” che connotano la ritualizzazione di questo momento sono fondamentalmente tre: a) un bene-dire/dire-bene come ultima parola che il signore rivolge a noi e alle nostre vite; b) l’invito ad andare, a metterci in cammino muovendo i primi passi; c) la possibilità di rimanere in una pace che è più grande di ogni nostro turbamento. Questo è il momento in cui possono inserirsi alcuni elementi che iniziano progressivamente a riportare in primo piano le “cose della vita” ordinaria. Possono essere i classici “avvisi parrocchiali”, ovvero le comunicazioni, gli appuntamenti, le ne-
cessità di alcune condivisioni che riguardano la comunità. oppure possono essere dei richiami specifici – inseriti all’interno del programma rituale stesso – attraverso cui le “cose della vita” chiedono di essere integrate e approfondite nel senso di quanto celebrato. ad esempio la lettura degli articoli del codice civile alla fine delle celebrazioni dei matrimoni, oppure la penitenza che conclude una confessione e che riguarda proprio (si spera!) “qualcosa da fare” nel ritorno alle “cose della vita”. in tutti i casi il punto decisivo è sempre lo stesso: essere riconsegnati alla vita “trasformati” – cioè un po’ più “addomesticati” – da quanto abbiamo
11 Gennaio - Febbraio 2015
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L’ MORE non vuole
avere, vuole soltanto
amare (Hermann Hesse)
guati, perché ci spaventa... nel pianto della volpe è racchiuso tutto il senso di ciò che davvero è prezioso e conta nella vita, nella sua forza e allo stesso tempo nella sua fragilità! esattamente da questo esito scaturisce – non il dovere – ma il desiderare di tornare ancora una volta a ripetere questa esperienza, riscoprendoci riconoscenti proprio per la sua ripetitività, che non è più monotonia! «”È vero”, disse la volpe. “Ma piangerai!” disse il piccolo principe. “È certo”, disse la volpe. “Ma allora che ci guadagni?”» (Il piccolo principe, cap. XXI)
Quale risposta potremmo infine dare alla domanda che chiude il dialogo tra il piccolo principe e la volpe? Quale il guadagno del celebrare una liturgia e rimmergersi nella vita? Possiamo cogliere come non si tratti tanto di uscire dalle nostre liturgie con dei “buoni propositi” nell’essere più buoni e fare i bravi... Quanto nell’essere rafforzati nel desiderio e nella fiducia del poter essere più uomini e donne più vivi... È proprio in questo sperimentare l’efficacia dei riti della chiesa in cui si rende presente lo spirito che ha animato Gesù per tutta la sua vita!
foto Wiesia Klemens
LA
celebrato. in questa linea molto significativo è l’esito dell’esperienza rituale di “addomesticamento” del piccolo principe nei confronti della volpe: un pianto! Questo pianto è il grande indicatore di qualcosa che è avvenuto attraverso la pratica dei riti: la possibilità di affezionarsi a qualcuno, di guardare con occhi diversi chi ci sta di fronte e ciò che ci sta attorno... non è forse questo anche il culmine di una liturgia cristiana? La ripresa di contatto con l’essere voluti bene gratis e il farsi strada della possibilità di volere anche noi bene gratis! Perché proprio in questa misteriosa correlazione tra il “voler bene” e il “gratis” si trova ciò che più conta e può fare la differenza nella vita! e questo un po’ fa piangere per tante ragioni: perché si riconosce che qualcuno lo ha fatto per noi, perché ci affascina e ci piacerebbe davvero farlo, perché non riusciamo a farlo come vorremmo e ci sentiamo inade-
Natale A «
priamo le porte a Cristo »...
Apriamo le nostre Chiese - le nostre case. Siamo segni, sia pur lontani, dell’accoglienza di Dio! (don Tonino Bello)
13 Gennaio - Febbraio 2015
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