La Caccia in Europa

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Federico Merli

Caccia in Europa

INIZIATIVA REALIZZATA CON IL CONTRIBUTO DELLA REGIONE TOSCANA

La caccia nella Comunità Europea Le principali differenze fra gli stati e l’applicazione delle direttive UE

Federico Merli

Caccia in Europa La caccia nella Comunità Europea Le principali differenze fra gli stati e l’applicazione delle direttive UE

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Caccia in Europa di Federico Merli

La caccia nella Comunità Europea Le principali differenze fra gli stati e l’applicazione delle direttive UE


INTRODUZIONE

In un’epoca in cui sempre più l’informazione riveste un ruolo fondamentale nell’analisi dei fatti e nella formazione delle scelte, sia del singolo individuo sia della società, il mondo venatorio, sia per un certo disinteresse degli organi di informazione, sia forse per la crescente età media dei cacciatori, rimane abbastanza all’oscuro di quanto succede nel resto d’Europa in materia di caccia. Questa carenza si riverbera poi nel diffuso uso strumentale di informazioni parziali, lacunose, se non addirittura false o errate da parte di chiunque: semplici cacciatori, animalisti, ambientalisti, dirigenti venatori, associazioni. Purtroppo la responsabilità più grave ricade senza dubbio sull’associazionismo venatorio: fin troppe aspettative sono state ingenerate nei cacciatori, raccontando quale sorta di paradiso fossero i paesi esteri per la caccia. In realtà la caccia di ogni paese è influenzata da tradizioni, usi, costumi, caratteristiche ambientali e faunistiche, situazioni sociali ed economiche, proprietà fondiaria; non esiste quindi un sistema migliore degli altri. Un cacciatore italiano trasferito in Gran Bretagna troverebbe assurdo non sparare ai tordi oppure pagare 150 sterline per una “grouse”, così come per un cacciatore inglese sarebbe impensabile andare a caccia tre volte a settimana facendo la ‘scaccina’ ai tordi, che per lui non fanno nemmeno parte del “game” ossia della selvaggina; così come per un cacciatore italiano cacciare in Danimarca vorrebbe dire limitarsi ad unità di gestione inferiori ai 2000 ettari mentre un danese si troverebbe spaesato cacciando in un ATC toscano di 150 mila ettari. Si è cercato inoltre di sottolineare in particolar modo lo status giuridico della selvaggina e i differenti modi di esercitare il diritto di caccia, da privato a pubblico, poiché tale aspetto influenza notevolmente le possibilità dei cacciatori. Questa pubblicazione, più da consultare che da leggere, nasce quindi con l’intento di fornire una serie di notizie e informazioni, il più possibile certe e aggiornate, su come si svolge la caccia nei principali paesi della Comunità Europea, esaminandone gli aspetti fondamentali. Sono state escluse volutamente dalla trattazione le questioni riguardanti la Direttiva Europea 409/79 “Uccelli” (ora modificata nella 147/09) e la sua applicazione nei vari paesi, perché si dovrebbero esaminare i mille aspetti oggetto di un contenzioso giuridico annoso e tecnicamente complesso. Basti qui ricordare che la Direttiva è in vigore su tutto il territorio della UE, anche se i paesi di recente ingresso non si sono ancora completamente uniformati ad essa. Le informazioni riportate in questo volume sono il frutto delle conoscenze dirette dell’autore, oppure ricavate da documenti ufficiali consultabili su internet; in ogni caso si è privilegiata comunque la ricerca di questi ultimi per confermare le notizie riportate. La prima parte del volume è dedicata a notizie e raffronti di carattere generale, mentre la seconda prende in esame la situazione dei paesi più importanti.

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CACCIA IN EUROPA INFORMAZIONI GENERALI Le informazioni riportate sono riferite esclusivamente ai 27 paesi facenti parte della Comunità Europea. Si ricorda che la Direttiva Uccelli, che tanta influenza ha su molti aspetti della caccia, è valida solo nell’ambito UE. Altre norme di interesse venatorio comuni a tutti i paesi sono: - la Direttiva “Habitat” n. 43/92 con cui si è di fatto istituita Rete Natura 2000, cioè il network di aree protette per la conservazione di habitat, flora e fauna; - la Direttiva n. 477/91 sull’acquisizione e detenzione delle armi da fuoco. Fra gli stati europei si evidenziano ampie differenze di decentramento amministrativo. Ad esempio in Gran Bretagna la caccia è regolamentata a livello centrale senza alcun decentramento né norme locali, mentre la Spagna ha come l’Italia una legge generale o “quadro” all’interno della quale le regioni legiferano autonomamente, realizzando spesso notevolissime differenze di applicazione, sia sui calendari venatori sia su altri aspetti della caccia. La Francia invece distingue i calendari venatori alla selvaggina stanziale, quasi completamente demandati ai Dipartimenti e alle Associazioni Comunali, da quelli alla selvaggina migratoria, fissati con Decreto Ministeriale. Altro aspetto non secondario che differenzia la maggioranza degli altri paesi dal nostro è un corpus normativo di gran lunga più ridotto, più generico e meno pedissequo nell’affrontare i vari aspetti dell’attività venatoria. Viceversa l’applicazione delle norme, i controlli e le sanzioni sono molto più rigidi e frequenti di quanto accade in Italia. Infine dobbiamo, seppur a malincuore, rimarcare le maggiori capacità di gestione della fauna: piani di prelievo, rapporto ambiente - fauna, dinamica di popolazione, sono parole conosciute da tantissimi cacciatori o gestori, ormai da moltissimi anni, così come da moltissimi anni i cacciatori esteri contribuiscono in modo sostanziale alla raccolta di dati relativi alle popolazioni selvatiche ed ai carnieri, concetto ancora quasi inapplicato, tranne rare e lodevoli eccezioni, nel nostro paese.

CACCIA IN EUROPA Direttiva e i suoi allegati. È forse accettabile che lo storno, specie in forte aumento nella componente stanziale mediterranea ed in forte calo nelle popolazioni migratrici del nord ed est Europa, non sia cacciabile in Italia, mentre non appena attraversata la pianura padana e le Alpi Marittime per svernare in Camargue, venga abbattuto dai cacciatori francesi? Tab.1 - Allegato II/1 Dir. UE 147/09

SPECIE CACCIABILI Il numero di specie cacciabili varia grandemente fra i 27 paesi. È ovviamente influenzato sia dalle presenze faunistiche (la “grouse” non sarà mai cacciabile in Italia, non essendo presente!), sia dalle tradizioni venatorie (i tordi non saranno mai cacciabili in Gran Bretagna dove non sono considerati nemmeno selvaggina), sia dalle normative (lo storno in Italia non si caccia perché non è incluso nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli), sia infine dalle esigenze economiche (molti animali da pelliccia sono cacciabili in Finlandia perché danno sostentamento alle famiglie lapponi). Gli allegati della Direttiva Uccelli, il II/1 (Specie cacciabili su tutto il territorio della UE) ed il II/2 (Specie cacciabili da singoli paesi su specifica documentazione e richiesta) sono inoltre frutto di valutazioni avvenute nel 1979 su basi più politiche che tecniche, come spesso accade quando il legislatore discute di caccia. Dopo 31 anni, vi sono quindi ampie discrepanze, incongruenze che mostrano chiaramente il bisogno di una seria revisione della

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La caccia da appostamento agli acquatici è una delle piÚ praticate in tutta Europa


CACCIA IN EUROPA Cygnus olor Anser brachyrhynchus Anser albifrons Branta bernicla Netta rufina Aythya marila Someteria mollissima Clangula hyemalis Melanitta nigra Melanitta fusca Bucephala clangula Mergus serrator Mergus merganser Bonasa bonasia Lagopus lagopus lagopus Tetrao tetrix Tetrao urogallus Francolinus francolinus Alectoris barbara Alectoris chukar Coturnix coturnix Meleagris gallopavo Rallus aquaticus Gallinula chloropus Haematopus ostralegus Pluvialis apricaria Pluvialis squatarola Vanellus vanellus Calidris canutus Philomachus pugnax Limosa limosa Limosa lapponica Numenius phacopus Numenius arquata Tringa erythropus Tringa totanus Tringa nebularia Larus ridibundus Larus canus Larus fuscus Larus argentatus Larus cachinnans Larus marinus Columba oenas Streptopelia decaocto Streptopelia turtur Alauda arvensis Turdus merula Turdus pilaris Turdus philomelos Turdus iliacus

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Turdus viscivorus Sturnus vulgaris Garrulus glandarius Pica pica Corvus monedula Corvus frugilegus Corvus corone

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Tab. 2 - Allegato II/2 Dir. UE 147/09

Nelle tabelle 3, 4, 5 e 6 il riepilogo per paese e per tipologia di specie, suddivise in mammiferi, uccelli stanziali, uccelli migratori. Tale suddivisione consente un raffronto generale tra i vari paesi ma, per la prima volta, si tenta di fare una distinzione onde poter analizzare più compiutamente anche le diverse forme di caccia e tradizioni venatorie. Per fare un esempio Malta ha, su un totale di 40 specie cacciabili 39 uccelli migratori, indicando una nettissima preferenza (dovuta ovviamente anche alle caratteristiche territoriali) per la caccia alla migratoria; viceversa l’Austria, a fronte di 15 specie di mammiferi cacciabili consente il prelievo solo su 4 specie di uccelli migratori. Si precisa che i corvidi sono stati inseriti fra gli uccelli stanziali, seguendo in parte la comune classificazione venatoria attribuita a questi nella maggior parte dei paesi europei, dove la caccia alla migratoria e la relativa selvaggina sono definite con parole specifiche (“oiseaux de passage et gibier d’eau” e “chasse a la passèe” in Francia ad esempio). Analizzando i dati relativi alle specie cacciabili (riassunti nelle tabelle successive), vediamo che l’Italia è al quarto posto con 50 specie totali, ben lontane dall’inarrivabile Francia con 86 e subito dopo la Finlandia e l’Estonia. Perché questa grande differenza con i cugini francesi? Per due motivi principali: innanzi tutto perché la dislocazione del territorio francese, le sue caratteristiche ambientali estremamente varie favoriscono la presenza di moltissime specie di fauna durante le varie fasi dell’anno: ad esempio l’esistenza di un notevolissimo numero di zone umide molto ampie, garantisce durante tutto l’anno la presenza di quasi tutte le specie di uccelli potenzialmente cacciabili nella Comunità Europea; unico caso fra i 27 paesi, la Francia caccia 13 specie di trampolieri, praticamente scomparsi dal panorama venatorio europeo con l’eccezione di combattente, pavoncella e piviere dorato. Il secondo motivo è la presenza di forti e radicate tradizioni venatorie che trova riscontro da sempre nelle scelte dello Stato.

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Tab. 3 e 4

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Tab. 5 e 6

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Dario Airoldi

Nel nostro Paese sono moltissimi gli appostamenti fissi di caccia alla minuta selvaggina


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I CALENDARI VENATORI

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Il confronto fra calendari venatori è un argomento assai dibattuto, ma per una corretta analisi bisogna esaminare separatamente la selvaggina stanziale da quella migratoria. È necessario premettere inoltre che i vari gradi di decentramento amministrativo, trovano proprio nel calendario venatorio una forma di autonomia locale, in alcuni casi addirittura a livello comunale (come nel caso di molti ACCA francesi). La stessa Spagna ha calendari estremamente diversificati (come d’altra parte l’Italia) tant’è vero che i cacciatori spagnoli spesso protestano per l’eccessiva difficoltà nel conoscere tempi, specie e modalità tanto diversi. Con la Direttiva UE 409/1979 (ora 147/2009) i calendari venatori europei hanno subito un processo di contrazione progressiva in tutti gli stati membri, che contrariamente a quello che si vuol far credere, ha comportato una certa armonizzazione delle date di apertura e chiusura della caccia agli uccelli migratori. Se per gli ungulati ormai la caccia (e gli abbattimenti) si svolge durante tutto l’anno o quasi, per gli uccelli il periodo tendenzialmente va dalla metà di agosto al 31 gennaio. Ci sono naturalmente diverse eccezioni, come riportato nelle tabelle successive. Precisiamo inoltre che nelle tabelle vengono riportati i periodi massimi possibili per ogni stato, anche se si tratta magari di una singola regione che li applica nella realtà. Per fare un esempio relativo all’Italia, la beccaccia in

alcune regioni chiude il 31 dicembre o il 15 gennaio, mentre in altre il 31 gennaio, quindi nella relativa tabella di comparazione per l’Italia il periodo massimo consentito è fino al 31 gennaio. Nonostante i contatti diretti con la maggior parte dei paesi, segnaliamo comunque che sono possibili imprecisioni dovute in alcuni casi a norme locali o estremamente particolari Per il fagiano (Tab. 7) si può notare che la caccia nella maggioranza dei paesi comincia più tardi rispetto all’Italia, questo per ovvi motivi biologici. Quasi del tutto sconosciuto nei paesi esteri il concetto di “addestramento cani” nel periodo di agosto. Interessante notare anche che alcuni paesi regolamentano il prelievo per sesso, vietando la caccia alle femmine in gennaio e proseguendo con i maschi. Estonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania e Finlandia terminano la caccia il 28 febbraio, un mese più tardi di tutti gli altri paesi, alcuni dei quali chiudono addirittura il 31 dicembre. Sempre relativamente ai galliformi la tabella 8 mostra le differenze relative ai calendari di starna e pernice rossa (chiamate per comodità pernici nel testo). Il calendario più lungo fra tutti i paesi europei è quello della Lituania; si può notare anche visivamente che i periodi cacciabili sono estremamente corti, terminando quasi ovunque il 31 dicembre o prima, con aperture che invece variano molto. Ricordiamo, anche se ne parleremo in altro capitolo, che in molti paesi

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la starna è oggetto di specifici piani di prelievo, talvolta anche molto restrittivi. Per quanto riguarda la lepre (Tab. 9), molti paesi aprono la caccia a questa specie ad ottobre o più avanti: il motivo è prettamente biologico in quanto la lepre per tutto il mese di settembre, talvolta anche oltre, si trova ancora in periodo riproduttivo, sia in gravidanza sia in lattazione, pertanto la caccia risulta seriamente incompatibile se si adotta il concetto di saggia utilizzazione. L’Irlanda ed

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il Regno Unito cacciano praticamente per tutto l’anno la lepre, ma per motivi di prevenzione danni. Esistono (ma sempre più di rado) territori ad elevata densità di lepri, e per tali motivi il proprietario può abbatterle. Nella realtà venatoria invece la caccia alla lepre così come la si pratica in Italia o in Francia, è quasi sconosciuta in Gran Bretagna. Anche sulla beccaccia (Tab. 10), a parte i 9 paesi che non ne consentono la caccia, vi sono ampie differenze. Alcuni paesi (dove la beccaccia è comunemente nidificante) ne consentono la caccia già ad agosto; altri, dove essa è anche svernante (Mediterraneo e Mar Nero) ne protraggono la caccia fino alla seconda e terza decade di febbraio. Come si vede l’Italia assume una posizione intermedia. Per il colombaccio (Tab.11) sussistono comportamenti estremamente differenziati tenendo conto che la specie è praticamente ubiquitaria e nidificante nonché di passo quasi ovunque, mentre lo svernamento si concentra nell’Europa meridio-

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nale. Alcuni paesi aprono la caccia già ad agosto, in particolare quelli del centro e nord Europa, dove (anche se non risulta del tutto vero) il periodo riproduttivo è praticamente terminato. Altri chiudono la caccia con la fine del passo autunnale (Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Finlandia), altri ancora cacciano per un periodo molto lungo che si protrae in alcuni casi (Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Portogallo, Romania e Svezia) fino a fine febbraio. Un caso particolare è la Spagna, che tranne sui passi Pirenaici e nella Sierra di Gredos, non caccia il colombaccio nel mese di ottobre. Estremamente variegati i calendari per la caccia alle anatre (Tab. 12): per quanto concerne l’apertura in Italia avviene in data intermedia tra i paesi che aprono già ad agosto, in particolare centro e nord europei, ed i paesi nei quali si apre a partire dal 1 ottobre.

Unito per appostamenti sul mare). La caccia alle anatre, una volta quella più prolungata nel tempo (in Francia si chiudeva addirittura a maggio, in Italia il 31 marzo!) ha subito una forte e progressiva riduzione che ha portato praticamente tutti i paesi a chiudere il 31 gennaio, con poche e parziali eccezioni: Francia e Grecia cacciano le sole anatre tuffatrici fino al 10 febbraio, la Gran Bretagna prosegue fino al 20 febbraio solo “off-shore”, cioè negli appostamenti sul mare, ed infine la Romania, il paese più permissivo d’Europa, chiude a tutte le specie il 28 febbraio. I turdidi (Tab. 13) vengono cacciati quasi esclusivamente dai paesi mediterranei. Come vediamo in tabella l’Italia chiude la caccia a tali specie il 31 gennaio, mentre negli altri paesi (dove si caccia anche la tordela), l’attività venatoria prosegue, con varie formule e limitazioni territoriali, anche a febbraio.

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Sono numerose le soluzioni parziali adottate dai paesi membri per la caccia agli acquatici: senza esaminarle singolarmente segnaliamo che esistono differenziazioni per specie (ad esempio in alcuni periodi o in alcune nazioni si caccia solo il germano reale), per gruppi di specie (chiusure differenziate per anatre di superficie e anatre tuffatrici), per territorio, (come l’apertura in Francia la prima domenica d’agosto solo sul demanio marittimo, o la chiusura posticipata nel Regno

È bene chiarire alcuni aspetti della normativa europea, che causano così notevoli differenze fra gli stati membri, in particolare per la selvaggina migratoria. La Direttiva Uccelli (409/79 sostituita con pochissime modifiche dalla 147/09) stabilisce che “ogni Stato aderente all’Unione Europea adotti le misure necessarie per mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli […] ad un livello che corrisponde in particolare alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali, pur

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Gli storni, cacciabili in alcuni paesi europei, rappresentano un problema soprattutto per l’agricoltura. In molte zone del nostro Paese la caccia allo storno è una pratica venatoria tradizionale


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tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative (art. 2)”. Secondo questa direttiva, gli obiettivi di tutela devono essere perseguiti attraverso la conservazione degli habitat e la protezione delle specie. La tutela delle specie di uccelli viene perseguita prevedendo una serie articolata di divieti. In particolare, è fatta proibizione (art. 5) a) di ucciderli o di catturarli deliberatamente con qualsiasi metodo; b) di distruggere o di danneggiare deliberatamente i nidi e le uova e di asportare i nidi; c) di raccogliere le uova nell’ambiente naturale e di detenerle anche vuote; d) di disturbarli deliberatamente in particolare durante il periodo di riproduzione e di dipendenza quando ciò abbia conseguenze significative in considerazione degli obiettivi della presente direttiva; e) di detenere le specie di cui sono vietate la caccia e la cattura. Inoltre, è vietata la vendita degli uccelli vivi e morti, nonché di qualsiasi parte o prodotto ottenuto dall’uccello, facilmente riconoscibili (art. 6). A questo regime generale di protezione possono essere previste due eccezioni: per consentire la caccia ad alcune specie (art. 7) e per consentire prelievi in deroga per particolari ragioni (art. 9). Nel regolamentare la caccia, gli Stati membri devono garantire che l’attività venatoria rispetti i principi di una saggia utilizzaJAN

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Tab. 15 - Key Concepts - Tabella relativa alla riproduzione della tortora

Tab. 14 - Key Concepts Tabella relativa alla migrazione pre-nuziale del tordo bottaccio

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zione e di una regolazione ecologicamente equilibrata delle specie di uccelli interessate e sia compatibile con le esigenze di conservazione indicate dalla direttiva stessa. In particolare, gli Stati devono provvedere a che le specie [...] non siano cacciate durante il periodo della nidificazione né durante le varie fasi della riproduzione e della dipendenza. Quando si tratta di specie migratrici, essi provvedono in particolare a che le specie [...] non vengano cacciate durante il periodo della riproduzione e durante il ritorno al luogo di nidificazione. Chi e come stabilisce i periodi di riproduzione e dipendenza nonché le date di inizio della migrazione pre-nuziale (o ripasso primaverile)? La Commissione Europea ha istituito una Commissione Tecnico Scientifica, il cosiddetto Comitato ORNIS, che attraverso gli istituti di ricerca di tutti i paesi europei (per l’Italia l’ex Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, ora ISPRA) ha prodotto un corposo documento i “Key concepts of Article 7(4) of Directive 79/409/EEC”, nel quale si riportano i dati scientifici, stato per stato, delle varie fasi fenologiche di tutte le specie di uccelli (i KC sono scaricabili dal sito della Comunità Europea all’indirizzo http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/wildbirds/hunting/key_concepts_en.htm). Formalmente ogni paese dovrebbe adeguare il proprio calendario venatorio, alle date indicate nei KC.

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Tab. 16 - Key Concepts - Tabella relativa alla migrazione pre-nuziale del moriglione

In realtà quasi tutti i paesi scelgono con atti normativi propri, soluzioni di compromesso, che se mosse dal buon senso “tecnico” generalmente causano minori problemi di applicazioni strettamente aderenti ai KC ma con minor grado di accettazione delle parti sociali coinvolte. Le tabelle precedenti e successive dimostrano almeno due cose (senza entrare nel merito delle singole specie): che vi sono discrepanze anche fra paesi situati alla stessa latitudine, e che vi sono non poche inesattezze tecniche. È pensabile che un fischione sia già di ripasso in Grecia la seconda decade di gennaio e ripassi in Italia ben quattro decadi più tardi? O che un moriglione arrivi prima in Olanda che in Portogallo? Il problema è che anche la Direttiva, così come i documenti che le sono seguiti come la Guida Intepretativa della Direttiva stessa, è frutto di compromessi fra varie istanze: ambientalisti e cacciatori, paesi nord Europei e paesi Mediterranei. Tutto ciò causa le differenze che abbiamo analizzato nelle pagine precedenti. Sarebbe molto più coraggioso, preso anche atto che è tecnicamente assai difficile fissare date certe per una specie in paesi diversi, stabilire date di apertura e di chiusura il più possibile unificate a livello europeo. Non è certo una decade in più o in meno che può essere così risolutiva.

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Tab. 17 - Key Concepts - Tabella relativa alla migrazione pre-nuziale del fischione

IL DIRITTO DI CACCIA Uno degli aspetti fondamentali, molto spesso trascurato è il diritto di caccia e la proprietà della selvaggina. Contrariamente a quello che si può comunemente pensare si tratta di due diritti giuridici ben separati, legati tra l’altro in alcuni paesi, anche alle caratteristiche della fauna: la stanziale molto spesso è considerata proprietà diretta del proprietario del fondo, mentre la migratoria rimane nella disponibilità dello Stato; in altri casi la fauna tutta è patrimonio dello stato pur essendo nella disponibilità di chi detiene il diritto di caccia; nel caso italiano e greco invece la fauna è e rimane a disposizione dello Stato, che non a caso fa pagare delle tasse di concessione. Il diritto a cacciare è nella maggioranza dei paesi legato al diritto di proprietà del fondo. Le eccezioni sono Italia e Grecia, grazie a specifiche norme del codice civile, ed i paesi ex comunisti, dove il diritto di caccia è esclusivo dello Stato che può affittarlo o cederlo a chi vuole. Senza addentrarsi in un’analisi storica del perché si sono sviluppate correnti giuridiche tanto diverse in Europa, possiamo affermare, tenendo sempre ben presente il fatto che esistono norme con forti connotazioni localistiche e quindi ampie dif-

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Il colombaccio, diffuso in tutta Europa, è una delle classiche prede del migratorista europeo


CACCIA IN EUROPA ferenze, che i paesi di origine anglo sassone o germanica (Regno Unito, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca, Svezia, Finlandia e Norvegia) hanno un fortissimo legame fauna selvatica - proprietà terriera. Non solo quindi il diritto di caccia è del proprietario che può cederlo a chi vuole, ma la stessa selvaggina è proprietà privata. Per chi ricorda i romanzi storici, si tratta del concetto “del cervo del re”, di origine sassone e poi normanna. Per fare un esempio pratico raccontiamo il caso di un cacciatore italiano recatosi in Svezia a caccia alle oche: feritane una, questa allunga andando poi a cadere morta 400 metri più avanti Tab. 18 al di là di un fosso; il cacciatore va per recuperarla, ma gli viene impedito spiegandogli che l’animale è caduto su un’altra proprietà che non aveva affittato i diritti di caccia e quindi l’oca è irrecuperabile! Come si vede quindi il concetto è completamente opposto a quanto accade in Italia dove, grazie all’art. 842 del codice civile, il cacciatore non è tenuto a chiedere il permesso per cacciare sui terreni altrui. Nei paesi ex comunisti, si è mantenuto in linea di massima (anche sei i paesi baltici mostrano alcune differenze e ovunque nascono i primi segnali di caccia privatistica) l’impianto normativo statalista: il diritto di caccia e la selvaggina sono di proprietà statale. Lo stato può poi cedere i diritti alle associazioni di cacciatori comunali o a terzi (in genere agenzie di turismo venatorio). Generalmente poi i cacciatori locali provvedono ad ospitare cacciatori, stranieri o locali, cedendo quote di selvaggina, specialmente la più pregiata, per ottenere i fondi necessari al mantenimento e gestione della fauna nel proprio comune. I casi più complicati sono relativi ai paesi con diritto “misto”: Portogallo, Francia, Italia e Grecia. In questi paesi le normative prevedono, in modo più o meno generalizzato, forme di attività venatoria e gestione faunistica di tipo pubblico. I particolari sono descritti nelle relative schede. Aggiungiamo, per concludere, che pur nella filosofia giurisprudenziale dominante, ogni paese ha poi casi particolari, situazioni eccezionali, e come tali trattate. Ad esempio in Norvegia e Finlandia, paesi con caccia privatistica, la caccia nei grandi territori dello stato all’estremo nord è consentita e gratuita per le popolazioni residenti (i lapponi) che cacciano per vero sostentamento. Così come in Spagna, pur nel dominante reticolo di “cotos de caza” privati, esistono alcuni terreni demaniali e riserve regionali, gestiti dalle associazioni di cacciatori, ecc.

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CACCIA IN EUROPA LE UNITÀ DI GESTIONE L’ampiezza dei terreni di caccia dipende da due aspetti fondamentali: la grandezza media della proprietà fondiaria ed il diritto di caccia di cui abbiamo appena parlato. Cominciamo col dire che in nessuna parte d’Europa esistono unità di gestione grandi come in Italia (in media oltre 100 mila ettari). Nei paesi dove la caccia è privata essa si svolge prevalentemente su grandi proprietà terriere, normalmente superiori a 100 ettari. Ed anzi la normativa prevede spesso un minimo, come ad esempio 100 ettari in Gran Bretagna, oppure 115 ettari in Austria, e talvolta un massimo (in Danimarca, 2000 ettari). In moltissimi casi le piccole proprietà di pochi ettari non sono fruibili alla caccia, o perché lo impone la legge, o perché l’esiguità del territorio disponibile non consente un minimo di attività gestionale ed una sufficiente presenza di animali selvatici. In Gran Bretagna ad esempio, quasi il 50% del territorio non è utilizzato a scopi venatori se non per le attività di abbattimento e controllo per la salvaguardia del bestiame o delle colture agricole. Qualora la caccia venisse privatizzata viene da chiedersi cosa succederebbe in Italia, con una superficie media per azienda agricola di circa 7 ettari! Nella tabella successiva un riepilogo della superficie media in ettari delle unità di gestione (e di caccia) nei vari paesi europei. Si tratta ovviamente di superfici indicative, essendo possibili numerose eccezioni. Per i paesi con una sola cifra indicata, si tratta di superficie media, mentre i minimi in genere sono imposti dalla normativa vigente ITALIA BELGIO BULGARIA REPUBBLICA CECA DANIMARCA GERMANIA ESTONIA GRECIA SPAGNA FRANCIA IRLANDA CIPRO LETTONIA

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1.000 - 10.000 40-500 115 - 2.500 3.550 160-7.000 2.000 - 10.000 100 - 30.000 150 - 5.000

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I CARNIERI Un altro aspetto interessante da esaminare sono i carnieri dei vari paesi. Nonostante non esista il tesserino venatorio e l’obbligo di segnare individualmente i capi abbattuti in nessun paese europeo, storicamente molti stati raccolgono dati statistici sui carnieri da moltissimi anni. In Gran Bretagna addirittura sono disponibili raccolte di dati su serie storiche che partono dalla fine del 1800. Dati così antichi consentono di fare valutazioni molto più corrette sullo status ed i

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CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA

trend delle varie popolazioni selvatiche. L’Italia in questo settore è assolutamente carente, direi quasi fanalino di coda in Europa. Nel 2010 non siamo ancora in grado di dire quanti animali vengano abbattuti per ogni singola specie, se non con dati parziali raccolti spesso a livello locale. Abbiamo cercato di raccogliere più dati possibile, utilizzando anche pubblicazioni molto vecchie, per realizzare un quadro sufficientemente indicativo del prelievo venatorio nei vari paesi. Pur con dati lacunosi è possibile fare alcune considerazioni generali: 1. I paesi del centro e nord Europa effettuano un prelievo venatorio concentrato su ungulati e selvaggina stanziale, con l’eccezione della caccia ad oche ed anatre; 2. La Francia è il paese dove si effettua un prelievo di gran lunga superiore agli altri paesi: si pensi ad una specie comunemente cacciata in quasi tutta Europa come la beccaccia, che i transalpini abbattono nell’ordine di 1.000.000 - 1.500.000 di capi mentre negli altri paesi della Comunità gli abbattimenti variano da poche migliaia a circa 100.000 nel Regno Unito; 3. L’andamento dei carnieri di ungulati è tendenzialmente in grande aumento, in forte calo per la selvaggina stanziale, mentre per quanto concerne la selvaggina migratoria vi sono notevoli variazioni a seconda della specie; 4. La Francia, paese a fortissima pressione venatoria, presenta per le specie più cacciate, carnieri progressivamente in calo, il che non è necessariamente indice di tendenza negativa per una specie (potrebbe ad esempio aver influito il calo dei cacciatori). Altri paesi, dove la caccia è maggiormente limitata o meglio gestita, hanno viceversa carnieri in aumento come nel caso della beccaccia. Nelle tabelle successive alcuni raffronti per paese e per anni diversi, nonché dati per singolo paese o singola specie particolarmente significativi. Anno ITALIA BELGIO BULGARIA DANIMARCA GERMANIA ESTONIA SPAGNA FRANCIA LUSSEMB. UNGHERIA MALTA OLANDA POLONIA ROMANIA FINLANDIA SVEZIA REGNO UNITO

Oche

Anatre di sup.

1973 1972 1950 1960 1991 1969 1974 1977 1969 1969 1975 1973 1973 1972 1960

300 6.200 7.700 1.261 3.200 7.500 100 7.500 6.300 3.000 1.100 800

38.000 44.000 424.900 135.700 16.626 229.000 2.242.000 1.765 51.000 450 365.000 543.000 80.000 130.700 100.900

1980

29.900

874.400

Anatre tuff.

149.900

77.000

5.000 29.300 411 557.000 4.200 3.000 13.000 114.000 15.000 1.200

Tab. 20

30

ColombacTurdidi cio 7.100 18.400 230.800 21.800 175.100 5.737 389 3.200 1.460.000 7.952.000 25.873.000 90 2.589 2.600 10.000 20.000 9.000 700 4.200 51.200

Folaga Beccaccino Beccaccia 53.000 1.393.000 70 6.000 8.000 1.300 3.500 75.200

128.400

Già da queste tabelle comparativa si nota facilmente che il carniere francese, per quasi tutte le specie a parte le anatre, supera di gran lunga la somma dei carnieri degli altri paesi, e che l’Italia è per molte specie il secondo paese per importanza del prelievo, anche se i dati italiani sono riferibili a stime molto grossolane. Anno Oche

ITALIA*** 2004

Anatre di sup.

100.000 500.000

BELGIO DANIM. 2002 2005 33.000

Anatre tuff.

670.000

GERM. AUSTRIA 2001 1998 33.568 549.118

90.000

SPAGNA 2006

FRANCIA 1998 20.900

FINLAN. 2007 19.000

SVEZIA SLOVEN. 2005 2003 48.000

96.849

2.126.400

433.900

120.700

97.000

81.500

5.589

10.700

Folaga

133.100

600

Beccaccino

13.000

324.500

Beccaccia

500.0001.000.000

38.000

44.759

1.168.300

3.700

1.300

Colombaccio

1 - 2 milioni

347.000

382.900

1.436.950

5.169.000

153.800

49.000

Turdidi Cervo Capriolo Daino Cinghiale Lepre Coniglio Volpe Pernici Fagiano

3 - 5 milioni 7.978 46.507 4.424 > 200.000

3.184 16.989 65 14.368 12.382

5.122.800 49075* 22.623 507148* 3.165 855* 161 491762* 918.100 275.800 3.209.100 391.700 137.000 3.185.800 359100** 5.061.000 29.500

2.300 162.000 13.000 17.000 54.000 16.000 72.800 141300** 52.500

4.298 31.210 5.472 2.156 11.285 2.368 33.737

2.736.786 4.000 57.593 45.000 102.350 107.000 1.060.272 260.000 16.645 4.300 48.951 8.772 531.887 25.000 160.422 60.000 446.350 200.000 1.006.830 4.006.666 40.000 642.892 60.000 201.431 31.000 12.252 10.000 3.637.370 707.000 318.821 200.000 50.102

Tab. 21 - * Dati riferiti al 2009 **In gran parte tetraonidi *** Dati stimati basati su varie fonti

12.058.800

Tab. 22 - Trend degli abbattimenti di beccaccia nel Regno Unito

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CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA

È quindi ipotizzabile che il trend di alcune specie sia in calo progressivo. Ciò ovviamente non vuol assolutamente significare che sia dovuto alla caccia.

Tab. 25 - Carnieri di cinghiale in Francia Lepre bianca Lepreeuropea Castoro

Tab. 23 - Carnieri di lepre in Danimarca (in migliaia)

Topo muschiato Volpe Procione Faina Visone Martora Tasso Alce Cervo coda bianca

Tab. 24 - Carnieri di capriolo in Danimarca (in migliaia)

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2004 200 200 63 300 3 100

2005 188 600 73 200 3 078

2006 200 000 68 800 4 100

2007 209 900 65 900 3 800

2008 193 300 86 500 5 600

2009 201 100 88 600 8 300

6 200

9 900

10 000

5 500

5 000

8 200

61 500 116 000 2 900 49 700 14 900 7 800 68 357

63 000 98 300 3 100 53 600 16 600 10 800 74 021

64 100 120 600 3 400 55 200 15 100 10 200 75 587

50 500 135 700 1 900 61 300 20 800 9 000 62 557

63 200 153 700 3 500 51 500 17 500 11 300 57 097

58 600 171 900 2 600 59 800 20 200 9 800 62 074

21 483

21 900

22 191

22 623

25 624

25 694

Capriolo Lupo Orso Lince Oca selvatica Oca granaiola

2 766 15 72 65 4 800 4 800

3 199 17 69 87 4 100 6 400

3 269 38 77 74 5 000 11 200

3 165 27 83 103 7 000 6 300

4 182 13 84 179 3 200 5 600

3 724 28 130 298 9 700 7 900

Oca del Canada

3 600

5 600

4 300

5 000

5 400

7 000

109 300 18 500 281 100 65 100 12 200 7 900 6 400

113 900 14 800 295 900 56 500 7 900 6 500 6 100

114 800 15 900 281 400 46 800 5 300 6 100 3 300

92 700 16 800 210 700 46 400 7 800 4 200 6 000

95 600 16 300 271 800 41 200 3 500 5 000 2 200

108 700 11 200 263 000 49 000 7 900 4 400 6 300

Alzavola Marzaiola Germano reale Fischione Codone Mestolone Moretta

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La caccia alla selvaggina stanziale è molto diffusa in tutta Europa e molti Paesi hanno calendari sostanzialmente diversi


CACCIA IN EUROPA Moriglione Edredone Moretta codona Quattrocchi Smergo maggiore Smergo minore Pernice bianca Grouse Gallo forcello Gallo cedrone Starna Fagiano Colombaccio Folaga Beccaccia

2004 1 600 10 700

CACCIA IN EUROPA 2005 800 6 300

2006 600 3 200

2007 700 2 600

2008 1 300 2 300

2009 900 4 300

9 100

8 000

12 900

7 700

7 800

13 400

75 300

60 400

67 900

48 600

62 300

42 500

9 200

3 700

6 900

4 600

4 200

5 200

1 900 85 000 98 900 140 200 32 200 600 15 900 167 700 2 200 3 200

1 400 87 700 103 100 162 700 42 800 1 100 29 800 179 200 1 200 2 200

400 95 800 89 400 216 000 58 000 2 300 25 400 212 200 900 4 600

2 100 88 400 52 900 176 000 41 800 1 000 29 500 153 800 600 3 700

1 000 57 200 30 600 114 100 25 500 2 500 75 900 157 100 1 900 6 500

2 100 59 700 4 600 101 100 21 400 5 900 50 500 232 900 300 5 800

Tab. 26 - Carnieri annuali in Finlandia

Per concludere una tabella comparativa dei carnieri stimati in Francia mediante due inchieste fra i cacciatori, una relativa alla stagione 1983/84 e l’ultima per la stagione 1998/99; il raffronto fra anni diversi in Francia (l’Office Nationale de la Chasse organizza ogni 10-15 anni una sorta di censimento fra i cacciatori per stimare i carnieri) è abbastanza preoccupante, sia per la selvaggina stanziale che per la migratoria, con la felice eccezione delle anatre, delle oche e della pernice rossa (che però è soggetta ad immissioni). Il calo dei cacciatori francesi dal 1983 al 1998 è stato del 22,7%, da 1.929.366 a 1.491.696, quindi non sufficiente statisticamente a motivare il calo dei capi abbattuti per i tordi o per la lepre. È quindi ipotizzabile che il trend di alcune specie sia in calo progressivo. 1974 Starna Pernice rossa Fagiano Coniglio selvatico Lepre Turdidi Colombaccio Tortora Beccaccia Quaglia Allodola Oche Anatre di superficie Anatre tuffatrici Folaga Beccaccino Pavoncella

25.873.000 7.952.000 1.460.000 3.200 2.242.000 557.000 1.393.000

1983 2.181.000 1.166.000 6.155.000 6.432.000 1.584.000 13.183.000 5.761.000 583.000 1.321.000 645.000 18.000 1.982.000 85.000 269.000 684.000 1.357.000

1998 1.453.800 1.732.000 5.169.000 3.209.100 918.000 5.122.800 5.169.000 495.000 1.168.300 341.100 637.600 20.900 2.126.400 81.500 133.100 324.500 435.700

Tab. 27 - Comparazione carnieri Francia

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Var. % -33,3% 48,5% -16,0% -50,1% -42,0% -61,1% -10,3% -15,1% -11,6% -47,1% 16,1% 7,3% -4,1% -50,5% -52,6% -67,9%

TASSE E PERMESSI Nella maggior parte dei paesi europei le tasse per la licenza di caccia e il porto d’armi hanno un costo molto più basso rispetto a quelle italiane. In molti casi esistono licenze nazionali, oppure regionali o dipartimentali per coloro che cacciano in una zona limitata. In alcuni paesi vengono rilasciate licenze annuali e licenze settimanali o valide pochi giorni. Ad esempio la Francia ha la “validation” per 9 giorni, da usufruire in tre gruppi di tre giorni ciascuno in una stagione venatoria. Occorre inoltreprecisare che sempre in Francia, ma anche in altri paesi, alcune forme di caccia prevedono un ulteriore tassa, come la “cotitation grand gibier” per gli ungulati o quella per la caccia agli acquatici. Esistono differenze anche per categorie sociali: in Portogallo per esempio le tasse sono più basse per pensionati e per studenti; per incentivare la caccia fra i giovani sono molti i paesi che praticano riduzioni o addirittura l’esenzione delle tasse di concessione. In alcuni paesi la licenza comprende anche l’assicurazione statale per responsabilità civile contro terzi e per danni a cose. Dobbiamo infine rimarcare che praticamente ovunque, ad esclusione per l’appunto dell’Italia, le tasse per le licenze di caccia vengono utilizzate per la gestione faunistica o per vari servizi legati alla caccia. Nella tabella successiva il raffronto tra i vari paesi. ITALIA BELGIO BULGARIA REPUBBLICA CECA DANIMARCA GERMANIA ESTONIA GRECIA SPAGNA FRANCIA IRLANDA CIPRO LETTONIA

173 - 250 € 174 - 260 € 68 € 20 - 82 € 30 € 20 - 40 € 39 - 203 € 25 - 38 €

LITUANIA LUSSEMBURGO UNGHERIA MALTA OLANDA AUSTRIA POLONIA PORTOGALLO ROMANIA SLOVACCHIA FINLANDIA SVEZIA REGNO UNITO SLOVENIA

221 € 85 € 50 - 170 € 30 - 60 € 28 22 € 0

Tab. 28

Ben diverso, molto più complesso e variegato il panorama dei permessi di caccia per l’accesso ai fondi o alle singole unità di gestione. Così come in Italia abbiamo quote di iscrizione agli ATC che variano da pochi euro a 300 - 400 euro, all’estero le variazioni sono enormi da paese a paese e soprattutto in base alle specie cacciate, alle tipologie di caccia e ai carnieri potenzialmente ottenibili. In linea generale il permesso di caccia si compone (ma esistono pacchetti di ogni tipo) di un ingresso e di un costo per capo abbattuto e ciò in particolare per la grossa selvaggina e la stanziale. Le offerte sono naturalmente variegate, e possono comprendere servizi aggiuntivi come la guida, l’interprete, l’utilizzo di cani, armi e munizioni, i capi abbattuti oltre il limite di carniere previsto. Nelle pagine successive una carrellata di prezzi di caccia e selvaggina da vari paesi europei

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CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA

può consentire ad ogni lettore una valutazione ed un raffronto tra i costi italiani e quelli esteri. In particolare segnaliamo il costo di ungulati (prezzo a trofeo) che in Italia è assolutamente contenuto, mentre all’estero può arrivare a diverse migliaia di euro. Il permesso di caccia in aree demaniali è in genere regolato da norme particolari ed assegnato spesso mediante bando o asta pubblica, come ad esempio molti appostamenti fissi agli acquatici sul demanio marittimo francese o ai colombacci sui crinali pirenaici.

Tab. 29 - Programma di Monterias (battute di caccia agli ungulati) in Extremadura (Spagna) Note: Ciervos = cervi Jabalies = cinghiali Cupo = carniere Sin cupo = senza limite di carniere Puestos = posti disponibili Jabalies libre = carniere di cinghiali senza limite. Il prezzo ovviamente è per singolo posto per una battuta.

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Tab. 30 - Programma di Caza Menor (caccia alla piccola selvaggina) in Castilla La Mancha (Spagna) Note: Conejos = conigli selvatici Palomas torcaz = colombacci Tortolas = tortore Codornices = quaglie Liebres = lepri Perdices = pernici rosse

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CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA

Tab. 31 - Programma di caccia alla pernice rossa nel Coto La Penya (Girona)

Tab. 32 - Programma di caccia Coto El Acebuchal (Isole Baleari, Spagna) Note: Pases de dia = permesso giornaliero Pases temporada = permesso stagionale Zorzal = Tordi Patos = anatre

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La gestione del territorio silvo - pastorale è indispensabile per una corretta gestione della fauna


CACCIA IN EUROPA

Tab. 33 - Programma di caccia Parc de Chasse Fontcouverte (Francia) Note: Petit gibier = piccola selvaggina stanziale Battue de sangliers = battuta al cinghiale Entrainement de jeunes chiens courants = allenamento giovani cani da seguita

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CACCIA IN EUROPA

Tab. 34 - Programma di caccia Domaine des Landes de Peyrere (Francia) Note: De l’ouverture a la fermeture generale = Intera stagione venatoria Action (2 jours/semine) = Ingresso (2 giorni a settimana) Gibier sauvage = Piccola selvaggina naturale Grive = tordi Becasse = beccaccia Petit dejeuner = colazione

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CACCIA IN EUROPA

Tab. 35 - Programma di caccia agli ungulati in Scozia Note: Chinese water deer = Cervo di palude Muntjack = Cervo muntjack Roe deer = Capriolo Fallow deer = daino Scottish red = Cervo rosso Sitka = Cervo sika Day hunt = giorni di caccia Regardless of size = senza limiti di taglia La quota include sistemazione in bed & breakfast, trasferimento dall’aereoporto, licenze e permessi, ma non i pasti serali. Una mancia di 500 $ è fortemente raccomandata

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CACCIA IN EUROPA

Tab. 36 - Risultati di asta pubblica per l’affitto di appostamenti fissi per il tiro a volo dei colombacci al Col d’Iraty, Pirenei Atlantici (Francia) - Il prezzo in euro a stagione è valido per i mesi di ottobre e novembre (stagione 2006/07) Nombre de chasseurs maximum = numero massimo di cacciatori Vente 2003/2006 = Vendita del 2003/2006

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CACCIA IN EUROPA La “carrellata” presentata nelle pagine precedenti è indicativa di un panorama europeo estremamente variegato. Risulta comunque evidente che tranne che in parziali realtà francesi, greche e portoghesi, mediamente un giorno di caccia a qualsiasi specie, costa un minimo di 100 euro al giorno come permesso di accesso al fondo, con notevoli variazioni in base alla qualità del sito, alla presenza di selvaggina e alla specie cacciata. Possiamo affermare quindi, senza tema di smentite, che mediamente un capo di qualsiasi specie cacciabile, costa sensibilmente meno in Italia rispetto a tutti gli altri paesi europei. Questo assunto vale in modo eclatante per gli ungulati.

GIORNI E ORARI DI CACCIA A parte l’Italia e l’Olanda nessuna normativa statale prevede giorni di silenzio venatorio, e questo fa sì che l’Italia sia uno dei paesi con il minor numero di giorni potenziali cacciabili. Esaminando le norme locali, risulta però che in moltissimi paesi vigono regole estremamente restrittive. In Spagna e Portogallo ad esempio in molte regioni si caccia il giovedì, il sabato e la domenica più i giorni festivi; in altre i “cotos” o le riserve comunali possono scegliere tre giorni settimanali che rimangono fissi per tutta la stagione. Anche la Francia, per quanto concerne la selvaggina stanziale, ha restrizioni pesanti, prevedendo addirittura pochi giorni all’anno per la caccia alla lepre o alla starna (vd. capitolo specifico). Ancora più drastiche le restrizioni nel Regno Unito, dove la maggior parte delle “estates” le riserve di caccia, viene utilizzata tre - quattro volte all’anno per realizzare “drives” (battute) di prestigio tali da giustificare prezzi elevatissimi per selvaggina di pregio come ad esempio le grouse (circa 200 € a capo abbattuto). In generale vale comunque il concetto che minore è il disturbo, maggiori sono le possibilità di carniere. Per la migratoria invece, nelle zone e paesi interessati da notevoli flussi migratori, cioè la Francia, la Grecia e la Spagna del nord (oltre a Malta naturalmente), non vi sono limitazioni di sorta, al fine di consentire la massima possibilità di sfruttamento venatorio di contingenti in transito e quindi di fatto cacciabili solo in un determinato periodo. Sugli orari l’Italia risulta invece in linea con gli altri paesi tranne alcune eccezioni e casi particolari: la solita Francia, dove la caccia agli acquatici può essere effettuata da due ore prima del sorgere a due ore dopo il tramonto, e dove è consentita la caccia notturna in 27 dipartimenti con oltre 10 mila appostamenti censiti. In alcuni paesi, come la Spagna, è consentita la caccia notturna al cinghiale. Per la stanziale essendo in generale la caccia riservata l’orario d’inizio ha poca importanza e quindi è in genere ritardato rispetto all’Italia.

MODALITÀ DI CACCIA I modi con cui si va a caccia sono influenzati da numerosi fattori: caratteristiche ambientali, presenza faunistica, tradizioni, componenti socio economiche, numero dei cacciatori, possibilità di spostamento, mezzi di caccia. Le normative europee tendono in genere a fissare abbastanza rigidamente modalità e mezzi

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CACCIA IN EUROPA con norme specifiche. Per quanto riguarda i mezzi di caccia in tutta Europa i fucili a canna liscia hanno il limite a tre colpi come in Italia. Diverso il caso delle carabine che hanno caratteristiche ed utilizzo del tutto diversi. La falconeria è consentita solo in alcuni paesi, così come la caccia con l’arco. Molti paesi vietano “tout court” l’uso dei cani da seguita per qualsiasi caccia compreso il cinghiale, mentre altri lo consentono anche sugli ungulati. In tal caso però l’uso di ‘equipaggi’ è estremamente limitato. La caccia alla lepre con i levrieri in Gran Bretagna ad esempio, è limitata a circa 100 selezionatissimi “clubs”, e si svolge senza l’uso del fucile con una percentuale di cattura da parte del cane del 10% degli animali scovati. Anche le “grand venerie” francesi, per la caccia al cervo o al capriolo, si sviluppano su grandi tenute terriere tali da consentire un’efficace riuscita della cacciata; il cacciatore comune francese nella stragrande maggioranza dei casi fa caccia di selezione come in Italia. Diverso il caso delle “monterias” spagnole, immense battute su parecchie centinaia (o migliaia) di ettari con cani e battitori dove si può sparare a qualsiasi ungulato si presenti alle poste. L’uso del segugio è molto più praticato nei paesi mediterranei, in special modo sul cinghiale, per le caratteristiche stesse dell’ambiente frequentato. L’uso dei richiami è un altro capitolo importante delle cacce europee. Anche in questo caso i paesi mediterranei vantano maggiori tradizioni, se si esclude la caccia agli acquatici nella quale i richiami vengono utilizzati in molti paesi. Purtroppo l’influenza aviaria e le conseguenti misure di prevenzione adottate dalla UE, hanno di fatto ridotto notevolmente l’utilizzo di anseriformi, consentendo procedure in deroga molto complesse attivate, a quanto ci risulta, solo da Francia, Italia e Danimarca. Altre specie comunemente usate sono i turdidi (Italia, Spagna, Francia, Malta), le oche (Francia), la pavoncella (Francia e Italia), l’allodola (Francia e Italia), mentre la Spagna consente ampiamente l’utilizzo di pernice rossa (“caza a la perdiz con reclamo”). Malta, unico paese dove si cacciano i fringillidi (a parte il caso dell’Italia con le sue problematiche deroghe), ne consente ovviamente l’uso come richiami. Infine le reti: le convenzioni e direttive europee non ne consentono l’utilizzo se non in via eccezionale o derogatoria, tuttavia alcuni paesi le utilizzano comunemente. Malta e Francia consentono ad un numero notevolissimo di impianti la cattura di uccelli con le reti: in Francia in particolare di colombacci (“chasse au filets”) con reti orizzontali e in alcuni impianti per le allodole; a Malta principalmente per la caccia sia con ‘prodine' che con reti verticali per turdidi e fringillidi. Altri paesi, come l’Italia, consentono in forme rigidamente controllate e in numero estremamente limitato, l’utilizzo di impianti per la cattura con reti. Francia e Spagna addirittura, in pochi siti, autorizzano l’utilizzo del vischio e delle panie. Per completare il quadro aggiungiamo che la Francia ha alquanto limitato il diffondersi di alcune forme di caccia con un decreto del 2003, con il quale si individuano i dipartimenti dove si possono utilizzare determinati richiami vivi o dove si possono esercitare forme di caccia particolari, come la tradizionale caccia con trappole agli ortolani (“matoles”). La ratio legis di tale decreto, anche su pressione

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CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA

delle associazioni ambientaliste, è quello di non favorire l’espansione dell’uso dei richiami vivi in regioni e dipartimenti dove essi non fanno parte delle tradizioni locali. Nelle pagine seguenti il testo del decreto del 2003 con cui la Francia regolamenta l’utilizzo dei richiami per dipartimento. Notiamo che a fronte di un utilizzo quasi generalizzato di piccione e colombaccio su tutto il territorio, i tordi sono utilizzabili solo in otto dipartimenti del sud, l’allodola esclusivamente in quattro dipartimenti e la pavoncella in sette.

Tab. 37 - Decreto sui richiami vivi

LA SITUAZIONE SOCIALE DEL MONDO VENATORIO EUROPEO Il numero dei cacciatori europei risulta complessivamente in diminuzione da molti anni. Nella tabella successiva sono riepilogati i dati relativi ad alcuni paesi di cui possediamo una serie storica raffrontabile e sufficientemente lunga. La discussione sulle cause del calo sarebbe lunghissima e probabilmente non esaustiva. Sicuramente influiscono numerosi fattori di ordine sociale, culturale, ambientale, demografico: la crisi vocazionale dei giovani, la diminuzione delle prede, il declino della civiltà rurale, le leggi più restrittive. Non approfondiamo ulteriormente la questione, ma dall’analisi della tabella 38 emergono alcuni aspetti significativi: -N on in tutti i paesi i cacciatori diminuiscono; - I cacciatori diminuiscono maggiormente nei paesi mediterranei a forte tradizione venatoria (Francia, Italia, Spagna e Portogallo);

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51


Il tordo è un uccello la cui migrazione interessa gran parte del territorio europeo


CACCIA IN EUROPA 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Calo annuo

ITALIA 1.701.853 1.685.105 1.622.321 1.593.151 1.585.709 1.574.873 1.571.630 1.564.492 1.500.986 1.481.028 1.446.935 1.315.946 1.135.228 1.023.157 966.586 901.006 874.627 809.983 796.019 821.455 801.835 791.848 800.457 797.934 806.395 792.032 765.404 751.876 -1,99%

DANIMARCA 171.000 170.000 170.000 170.000 175.000 171.000 172.000 167.000 176.000 177.000 177.000 174.000 173.000 169.000 175.000 171.000 171.000 171.000 171.000 167.000

-0,12%

CACCIA IN EUROPA GERMANIA 261.000 262.000 265.000 265.000 269.000 263.000 264.000 266.000 258.000 311.000 322.000 318.000 320.000 327.000 330.000 337.000 342.000 339.000 339.000 338.000 340.000 339.000 339.000 341.000 342.000

1,24%

SPAGNA

1.443.514 1.440.562 1.356.553 1.332.252 1.342.603 1.320.315 1.298.860 1.268.057 1.253.105 1.200.951 1.200.875 1.099.856 1.036.340 1.157.969 1.069.804 924.524 898.036 -2,10%

FRANCIA 2.016.000 1.997.000 2.000.165 1.925.000 1.910.000 1.867.000 1.834.000 1.798.000 1.751.000 1.725.000 1.721.000 1.712.000 1.684.000 1.632.000 1.596.000 1.533.000 1.504.000 1.494.000 1.476.000 1.432.000 1.403.000 1.398.000 1.387.000 1.381.000 1.374.000 1.372.000 1.361.000 -1,20%

AUSTRIA

PORTOGALLO

105.000

109.000

117.000

118.000 117.000 0,48%

Cacciatori 720.000 20.000 110.000 110.000 165.000 358.000 15.000 270.000 980.000 1.344.000 350.000 45.000 25.000 32.000 2.000 55.000 15.000 28.170 118.000 106.000 230.000 60.000 55.000 308.000 260.000 780.000 22.000 6.583.170

% cacciatori su popolazione Superficie (ettari) Ettari per cacciatore 1,2% 30.100.000 41,8 0,2% 3.100.000 155,0 1,5% 11.100.000 100,9 1,1% 7.900.000 71,8 3,0% 4.300.000 26,1 0,4% 35.800.000 100,0 1,2% 4.500.000 300,0 2,5% 13.200.000 48,9 2,4% 50.500.000 51,5 2,1% 64.300.000 47,8 8,3% 7.000.000 20,0 5,6% 900.000 20,0 1,1% 6.500.000 260,0 0,9% 6.700.000 209,4 0,4% 300.000 150,0 0,6% 9.300.000 169,1 3,8% 30.000 2,0 0,2% 4.200.000 149,1 1,4% 8.400.000 71,2 0,3% 31.300.000 295,3 2,2% 9.200.000 40,0 0,3% 23.000.000 383,3 1,0% 4.900.000 89,1 5,9% 33.800.000 109,7 2,9% 45.000.000 173,1 1,3% 24.500.000 31,4 1,1% 2.000.000 90,9 1,3% 441.830.000 67,1

Tab. 38

Tab. 39

- In Italia i cacciatori diminuiscono come negli altri paesi, anzi in alcuni paesi la diminuzione negli ultimi anni è più marcata; Nella tabella 39 (dati FACE 2010) infine, alcuni dati riepilogativi generali, da cui si desumono le diverse condizioni di base dei cacciatori. Sono interessanti i dati relativi al numero di ettari per cacciatore (che non equivalgono ad ettari cacciabili) ed ancor più al rapporto tra numero di cacciatori e popolazione residente: si può notare che l’Italia in entrambi i casi la situazione non è favorevole, sia in termini di territorio, sia in termini di rappresentanza sociale: pur essendo uno dei paesi con maggior numero di cacciatori, questi rappresentano solo l’1,1% della popolazione, a fronte di paesi come l’Irlanda (8,3%) o la Finlandia (5,9%) dove il mondo venatorio evidentemente ha un altro peso in termini sociali e politici.

- nell’interesse della sicurezza aerea - per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque - per la protezione della flora e della fauna lett. b) - ai fini della ricerca e dell’insegnamento, del ripopolamento e della reintroduzione nonché per l’allevamento connesso a tali operazioni lett. c) - per consentire in condizioni rigidamente controllate e in modo selettivo la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità La Direttiva prescrive poi le modalità di attivazione e gestione delle deroghe. Per ogni deroga dovranno essere indicati: la specie; i mezzi, gli impianti e i metodi di cattura o di uccisione autorizzati; le condizioni di rischio e le circostanze di tempo e di luogo in cui si applica la deroga; l’autorità abilitata a dichiarare che le condizioni stabilite sono realizzate e a decidere quali mezzi, impianti e metodi possono essere utilizzati, entro quali limiti e da quali persone; i controlli che saranno effettuati. Esempi di deroghe utilizzate in Italia (come in altri stati membri) sono gli abbattimenti per la prevenzione danni alle colture anche in periodo riproduttivo, la cattura con reti degli uccelli da richiamo (esempio classico di

LE DEROGHE Come ben sanno i cacciatori italiani, gli stati membri possono derogare ai divieti posti dalla Direttiva “Uccelli” ai sensi dell’art. 9. Brevemente ricordiamo che l’art. 9 prevede che uno stato possa attivare una deroga per i seguenti motivi: lett. a) - nell’interesse della salute e della sicurezza pubblica

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222.334 223.861 218.316 207.623 199.688 182.394 170.841 171.053 153.000 -3,46%

Popolazione ITALIA 60.045.000 BELGIO 10.400.000 BULGARIA 7.200.000 REP. CECA 10.200.000 DANIMARCA 5.500.000 GERMANIA 82.000.000 ESTONIA 1.300.000 GRECIA 10.700.000 SPAGNA 40.500.000 FRANCIA 64.100.000 IRLANDA 4.200.000 CIPRO 800.000 LETTONIA 2.200.000 LITUANIA 3.600.000 LUSSEMBURGO 500.000 UNGHERIA 9.900.000 MALTA 400.000 OLANDA 16.700.000 AUSTRIA 8.300.000 POLONIA 38.500.000 PORTOGALLO 10.600.000 ROMANIA 22.300.000 SLOVACCHIA 5.400.000 FINLANDIA 5.200.000 SVEZIA 9.100.000 REGNO UNITO 61.100.000 SLOVENIA 2.000.000 TOTALE 492.745.000

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CACCIA IN EUROPA Austria Belgio Bulgaria Cipro Repubblica Ceca Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Ungheria Irlanda Italia Lettonia Lituania Malta Olanda Polonia Portogallo Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Regno Unito

Numero 27 36 0 2 13 61 4 141 51

CACCIA IN EUROPA

N.autorizzati

Corvidi 6698 167695

45000 17 61 24 366 >10000

>20000 55 3054 209 27982

Ardeidi 830

330 3 22 2 49 18 0 0 5 3 292 108 920

Tortora dal collare Cormorano 614 339

7 464

27

345 717 30592 15050

1876

Storno

73521

Turdidi da richiamo

Allodola

Fringillidi

Quaglia

18149 58553

450910

610

<1000

253 5E+05

149 807

62262

380700

615 45290

19

4673

Gabbiani

9 652

104 462 3322

11961

3 >30000

Tortora

2969

303

4

24675

1318

150 152 18900 38000 >30000

20000 10000 10-40000

deroga ai sensi della lett. c), le notissime deroghe per la caccia al fringuello (lett. c) o allo storno (lett. a). In Europa l’utilizzo delle deroghe risulta estremamente diversificato. Premettendo che moltissime deroghe vengono attivate per progetti di ricerca scientifica e studio (ad esempio cattura per inanellamento, per radiotracking, per analisi genetiche, ecc.), abbiamo preso in esame esclusivamente le deroghe attivate ai sensi della lett. a) e lett. c). Per queste ultime esclusivamente quelle (come la cattura di turdidi da richiamo) per cui l’impiego misurato è riferito direttamente o indirettamente all’attività venatoria. In Belgio ad esempio è attiva una deroga per la cattura di alcune specie di fringillidi che vengono utilizzati da ornitocoltori per mostre e per l’incrocio con soggetti mutati; in questo caso non abbiamo preso in considerazione la deroga. Facciamo infine presente che molti paesi non forniscono alla Commissione Europea dati precisi su catture ed abbattimenti effettuati. I dati che forniamo nella tabella successiva sono stati desunti dall’ultimo rapporto disponibile sulle Deroghe pubblicato dalla Commissione Europea all’indirizzo web http://ec.europa.eu/environment/nature/knowledge/ rep_birds/docs/derogation_report_2007.pdf e sono relativi al 2007. Nelle caselle colorate in giallo i dati fanno riferimento al 2006 poiché non disponibili nel 2007. Come per altri aspetti vediamo che Francia e Italia sono di gran lunga gli stati che prelevano il maggior numero di uccelli. Malta e Cipro, per tradizione, effettuano una sorta di caccia a tortora e quaglia (solo Malta) in piena migrazione prenuziale. I dati sono pertanto riferiti al prelievo delle due specie in periodo non

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210

12372 >200000 145

Anseriformi 20

10-50.000 <100

1138 12 124

Colombaccio 3676

1570

<10000 7000 2674

500 1059

12000 3600

consentito dalla Direttiva. Aggiungiamo però che Cipro ha smesso, e Malta, a seguito di una Sentenza della Corte di Giustizia Europea, nel 2010 ha cacciato 9000 tortore e 2500 quaglie con prelievo prefissato. Le allodole per la Francia (dove la specie è cacciabile), sono riferite alla cattura con reti.

LA FRANCIA “Nul n’a le droit de chasser sur la proprietè d’autrui sans le consentement du proprietaire ou de ses ayant droit” (Art. 422-1 du Code de l’Environment) “Nessuno ha il diritto di cacciare sulla proprietà altrui senza il consenso del proprietario o dei suoi aventi diritto” L’art. 422 del Codice dell’Ambiente è il cardine legislativo su cui si basa l’ordinamento della caccia in Francia. Per chi ha presente l’art. 842 del Codice Civile italiano è facile notare che si tratta dell’esatto contrario. Ciò comporta notevoli differenze con il nostro paese. Il sistema venatorio francese è, grazie alla Legge Verdeille del 1964 (successivamente più volte modificata), un sistema misto: pur mantenendo spiccate caratteristiche privatistiche, dà la possibilità ai cacciatori, attraverso l’associazione comunale, di gestire

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CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA

territori messi a disposizione dai proprietari e conduttori. Ciò perché, a differenza dei paesi anglosassoni, è privato il diritto di caccia, ma la fauna è dello stato.

Gli A.C.C.A. Le “Association Comunale de Chasse Agreè” (ACCA) sono la base territoriale per la gestione della caccia e della fauna. Si tratta di associazioni di cacciatori residenti in un comune, collegati alla relativa Federazione Dipartimentale (i Dipartimenti sono l’equivalente delle nostre province), che di fatto prendono in affitto terreni privati a seguito di un bando pubblico cui i proprietari possono aderire o meno. Qualora il 60% dei proprietari (per superficie) aderisca, nasce (o si rinnova) l’ACCA. Di fatto l’ACCA è, su base molto più piccola, l’omologo dei nostri ATC. Ad ogni ACCA sono iscritti, con quote differenziate, i proprietari e conduttori, i cacciatori residenti ed una quota di cacciatori ‘metropolitani’ pari al 10% degli iscritti, ciò per consentire la caccia anche ai cittadini che non hanno territorio. A questo inquadramento vi sono numerosissime eccezioni: - I proprietari di almeno 20 ettari possono riservarsi i diritti di caccia in esclusiva non aderendo agli ACCA. - Alcuni dipartimenti in Alsazia, Lorena e Mosella hanno regole completamente diverse, ossia maggiormente privatistiche. - Il demanio marittimo di proprietà statale, che comprende numerosissime paludi costiere, è gestito dai competenti uffici territoriali che provvedono ad affittare (per lo più all’asta) botti, chiari e appostamenti a palmipedi e trampolieri. - Molto numerosi anche i demani forestali, di proprietà di vari enti, in primis del “Domaine Forestiere”, che gestiscono la caccia in via esclusiva, generalmente concedendone i diritti ai cacciatori locali. - I proprietari di appostamenti fissi ai colombacci, a palmipedi e trampolieri con

Tab. 40

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almeno un ettaro di terra, nonché di “marais” palustri per la caccia ai beccaccini di almeno 3 ettari, si riservano la caccia in via esclusiva Il territorio francese diventa così un complicatissimo mosaico composto da tanti appezzamenti con diversa gestione, finalità e diritto di caccia. La precedente illustrazione (tab. 40) rappresenta un Dipartimento francese suddiviso fra tutti gli ACCA; il colore di ogni comune indica il numero di “chasse priveè” ossia riserve di caccia private, presenti. Tutto ciò fa ben comprendere quanto realmente sia “ristretto” l’orizzonte di un normale cacciatore francese che si debba limitare ad iscriversi ad un solo ACCA per qualsivoglia motivo. E forse ciò fa capire al cacciatore italiano quanto sia diverso lo spaziare in un ATC di 80 o 100 mila ettari. Gli ACCA, viste le difficoltà a mantenere decenti densità di fauna selvatica stanziale, da alcuni anni sono obbligati a mettere a divieto almeno il 10% del proprio territorio con le “Reserve de Chasse”, opportunamente tabellate. Fra i compiti de-

Tab. 41

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CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA francesi a cacciare in unità di gestione molto piccole. Ovviamente l’iscrizione è libera, quindi ipoteticamente ci si può iscrivere a innumerevoli ACCA, ma in effetti vincolata all’accettazione dell’organismo dirigente l’Associazione. Le quote di iscrizione variano notevolmente da minimi di 50 € a oltre 1000 € richiesti per l’iscrizione a prestigiosi ACCA nel nord del paese; vi sono poi differenziazioni anche tra gli iscritti, con riduzioni per i pensionati, per i proprietari che mettono i terreni a disposizione e maggiorazioni per i non residenti (Tab. 43). Ove non si riescano ad istituire gli ACCA, nascono le “Societè Communale de

Tab. 42

gli ACCA, oltre a gestire l’accesso e l’iscrizione dei cacciatori, nonché pagare una sorta di affitto ai proprietari aderenti, c’è quello fondamentale di gestire la fauna stanziale. L’ACCA ad esempio pianifica e realizza interventi di miglioramento ambientale, predispone piani di prelievo per le singole specie e può perfino fissare notevoli limitazioni rispetto all’Arretè Prefectorale, il calendario venatorio emanato dal Prefetto. Nell’analizzare la situazione degli ACCA è bene specificare (vd. Tab. 41) che essi sono istituiti solo in 10.100 comuni su 36.568 quindi in meno di un terzo del paese; tant’è vero che essi coinvolgono circa 350.000 cacciatori, appunto circa un terzo del totale. I restanti 700 mila cacciano in forma privatistica secondo le varie modalità prima elencate e previste dalla legge. In casi di comuni limitrofi molto piccoli è consentita l’istituzione di AICA (“Association Intercomunale de Chasse Agreè”). La superficie media degli ACCA è circa 1500 ettari e ciò costringe i cacciatori

60

Continua

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CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA variegato: nel nord del paese troviamo GIC ricchi di selvaggina di pregio, come nel Pas de Calais dove resistono, grazie a prelievi e scelte gestionali estremamente oculati, importanti popolazioni di starne selvatiche; al contempo numerosi GIC per la lepre non sono riusciti ad assolvere obbiettivi di incremento della specie e vivacchiano realizzando carnieri piuttosto miseri, come si può osservare nelle successive illustrazioni. Le numerose prescrizioni riportate, nonché i periodi

Tab. 43 Note: al punto 1 i titolari di licenza di caccia residenti e iscritti all’ACCA da almeno quattro anni € 307 Ai punti 2, 3, 4 titolari di diritti di caccia a qualsiasi titolo e loro congiunti € 430 Al punto 7 cacciatori non residenti (“etranger”, stranieri) o residenti non iscritti continuativamente da quattro anni (actionnaire annuel”, soci annuali) € 673. La percentuale di cacciatori facenti parte di tale categoria sono accoglibili nella misura del 10% del numero di iscritti dell’anno precedente Al punto 8 studenti residenti € 179 Al punto 9 cacciatori residenti di età compresa fra 70 e 80 anni € 136 Al punto 10 cacciatori residenti di età superiore a 80 anni, iscrizione gratuita

Chasse”, semplici associazioni di cacciatori che prendono in affitto privatamente i diritti di caccia di alcuni terreni. Tuttora su circa il 40% del territorio si caccia mediante queste società.

I G.I.C. Poiché numerose specie stanziali hanno un’area vitale molto estesa, con superficie superiore a quella di un comune, si è pensato di costituire i GIC (“Groupe de Interet Cinegetique”) cioè unità gestionali di ampiezza tale da consentire una corretta gestione faunistica e conseguente prelievo venatorio basato su piani di assestamento annuale. Esistono quindi GIC per gli ungulati, ma anche per la starna o la lepre nonché, da pochi anni ed in pochissimi casi, per la beccaccia. Al GIC aderiscono volontariamente gli ACCA ed i terreni di caccia riservati (“chasse priveè”), sotto la supervisione ed il coordinamento degli uffici dipartimentali che organizzano i censimenti, fissano le regole generali ed assegnano un piano di prelievo ad ogni unità territoriale. Anche in questo caso il panorama generale è assai

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Tab. 44 - Note: Articolo 3: sui territori dei comuni... in deroga all’art. 1 (apertura generale al 18 settembre nd.r.) l’apertura generale è fissata al 12 ottobre alle 8.30 alle specie di selvaggina riportate nella tabella seguente per i periodi precisati. Perdix grise = starna Autres pedix = altre pernici Faisan = Fagiano Lievre = Lepre Articolo 4: al fine di favorire la protezione ed il ripopolamento di selvaggina, l’orario di caccia per la selvaggina stanziale e per la selvaggina migratoria, limitatamente al tiro a volo, dalle 8.30 alle 17.30 per tutta la stagione venatoria

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L’Italia è un Paese che vanta notevolissime tradizioni venatorie, compresi diversi tipi di cacce tradizionali, tra cui quella dello storno


CACCIA IN EUROPA

CACCIA IN EUROPA estremamente ridotti rispetto alle norme generali del calendario nazionale, fanno capire chiaramente come in realtà lo stanzialista francese sia enormemente più vincolato rispetto all’omologo italiano, ma anche più coinvolto nella gestione; consegnare l’occhio di ogni lepre abbattuta non è un impegno da poco, ma ha una notevole importanza per capire ad esempio la dinamica di una popolazione.

Modalità di caccia La Francia si caratterizza, ancor più dell’Italia, per la notevolissima varietà di forme di caccia specialistiche, sviluppatesi nel corso dei secoli anche a livello locale, sulla base delle presenze faunistiche nei vari periodi dell’anno, delle peculiarità territoriali, delle tradizioni e delle varie realtà socio economiche. Se per gli ungulati la caccia si svolge più o meno ovunque grazie alla loro presenza ubiquitaria, il sud della Francia si dedica in prevalenza alla caccia alla migratoria, mentre nel nord è più comune la caccia alla piccola selvaggina stanziale. Esistono poi particolari zone in cui una determinata forma di caccia riveste un’importanza superiore alle altre: è il caso del colombaccio in Aquitania e Pirenei Atlantici, della beccaccia in Bretagna, degli acquatici sulla costa atlantica, dei tordi sul Mont Ventoux e in Provenza. Dobbiamo aggiungere anche che la normativa, assolutamente più restrittiva sul prelievo della stanziale e sui diritti di caccia rispetto all’Italia risulta assai più permissiva su mezzi e modalità: resistono così cacce storiche come la “grand venerie” o battuta ai cervidi (proibita in Italia), la caccia “au filet” (con le reti orizzontali) al colombaccio, oppure le “matoles” trappolette per la cattura delle allodole e degli ortolani, o ancora l’uso del vischio e delle panie in alcune zone del sud.

Le specie cacciabili e il calendario venatorio

Tab. 45 - Note: Misure concernenti la caccia alla lepre nel GIC “dei Cappuccini”. La caccia alla lepre sarà autorizzata il 19, 26 ottobre, il 2, 9, 16 e 23 novembre all’interno dell’intero territorio del GIC dei Cappuccini (ACCA e Riserve Private) costituiti sui comuni di… La quota è fissata ad una lepre ogni 300 ha di territorio. I contrassegni di marcaggio (braccialetti) devono essere ritirati presso la Federazione Dipartimentale dei cacciatori dell’Haute Vienne e apposti su ogni animale abbattuto, prima del trasporto. Il tiro a covo è proibito. È stato deciso di consegnare ad ogni cacciatore un braccialetto. I prelievi realizzati dovranno essere dichiarati al Presidente o a un membro del consiglio il lunedì successivo al più tardi. Saranno accompagnati dal prelievo del cristallino (per stabilire l’età della lepre n.d.r.), la raccolta è a carico del responsabile del territorio. La caccia termina se la quota viene raggiunta. Attributions = capi da prelevare

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Come abbiamo visto nelle tabelle comparative, la Francia è di gran lunga il paese con il maggior numero di specie cacciabili in Europa, ben 86, di cui 48 specie di uccelli migratori. Le caratteristiche ambientali del paese lo rendono estremamente frequentato nei vari periodi dell’anno da numerosissime specie, e ciò ha contribuito a formare nel corso dei secoli una serie di attività venatorie e le conseguenti norme. Come in Italia poi molte specie assumono differente importanza a livello locale, tranne il colombaccio che è cacciato quasi ovunque in tutto il paese. Nel 2009, nonostante i tentativi di accordo fra cacciatori e ambientalisti (che in Francia hanno un approccio meno pregiudiziale rispetto ai loro colleghi italiani) con il coordinamento del Ministro Borloo, continuano gli scontri su tempi e specie, con successivi ricorsi alla Corte di Giustizia Europea. Di fatto sono scomparsi dall’elenco delle specie cacciabili il chiurlo, l’edredone e la pittima reale. Per quanto riguarda la stagione venatoria essa prevede apertura e chiusura per gruppi di specie: come abbiamo già avuto modo di dire, il calendario per la stanziale è fissato a livello locale entro i termini generali stabiliti dallo stato, mentre quello alla migratoria è fissato dal competente ministero, con eventuali restrizioni (tutto sommato molto rare) definite dal prefetto locale. Ecco le date principali.

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Aperture:

Tab. 46 - Note: Caille de bles = quaglia Pigeon biset = piccione Pigeon colombin = colombella Pigeon ramier = colombaccio Tourterelle de bois = tortora Tourterelle turque = tortora dal collare orientale Becasse de bois = beccaccia Alouette de champs = allodola Grive draine = tordela Grive litorne = cesena Grive mauvais = tordo sassello Grive musicienne = tordo bottaccio Merle noir = merlo Dernier samedi d’aout = ultimo sabato d’agosto Ouverture generale = apertura generale (in genere metà settembre n.d.r.)

Tab. 47 - Note: Oie cendreè = oca selvatica Oie de moissons = oca graniaola Oie rieuse = oca lombardella Canard chipeau = canapiglia Canard colvert = germano reale Canard pilet = codone Canard siffleur = fischione Canard souchet = mestolone Sarcelle d’etè = Marzaiola Sarcelle d’hiver = alzavola Eider a duvet = edredone Fuligule milouin = moriglione Fuligule milouinan = moretta grigia Fuligule morillon = moretta Garrot a oeil d’or = quattrocchi Harelde de miquelon = moretta codona Macreuse noir = Orchetto marino Macreuse brune = orco marino Nette rousse = Fistione turco Foulque macroule = folaga Poule d’eau = gallinella d’acqua Rale d’eau = porciglione Barge rousse = pittima minore Becasseau maubeche = piovanello maggiore Becassine des marais = beccaccino Becassine sorde = frullino Chavalier aboyeur = pantana Chevalier arlequin = totano moro Chevalier combattant = combattente Chevalier gambette = pettegola Courlis coulieu = chiurlo piccolo Huitrier pie = beccaccia di mare Pluvier dorè = piviere dorato Pluvier argentè = pivieressa Vanneau huppè = pavoncella Premier jour de la troisieme decade d’aout à 6 heures = primo giorno della terza decade d’agosto alle 6

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Chiusure: negli ultimi anni si sono succeduti numerosi decreti ministeriali che hanno più volte cambiato la situazione relativa alla chiusura della stagione venatoria per le varie specie anche sulla base dei ricorsi al Consiglio di Stato ed alle sentenze della Corte di Giustizia Europea. La situazione nella stagione 2009/10 è stata la seguente:

Note: Jusqu’en 1967… = Fino al 1967 la caccia apriva il 14 luglio e chiudeva il 31 maggio

Tab. 47

Un recentissimo decreto (novembre 2010) ha ulteriormente modificato, a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, la situazione in essere, anticipando la chiusura a moriglione, moretta, fistione turco e quattrocchi al 31 gennaio, mentre la caccia alle altre anatre tuffatrici, ma esclusivamente a mare, è consentita fino al 10 febbraio. Concludiamo riportando la serie storica (Tab. 48) delle date di apertura e chiusura della caccia in Francia, che si commenta da sola e che, come in Italia, hanno subito una progressiva contrazione.

Tab. 48 - Note: Ouverture… = 2000/01 apertura il 6 agosto e chiusura il 31 gennaio

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CACCIA IN EUROPA Le specie problematiche Una delle maggiori differenze con l’Italia, è il diverso approccio verso le specie problematiche classificate come “nuisibles” (nocive). Per tali specie il proprietario di un terreno agricolo che abbia problemi, fa una semplice richiesta alla Federazione Dipartimentale che la gira ai propri guardiacaccia o all’Association des Pigeurs Agreèe (APA), l’associazione dei trappolatori autorizzati. L’uso di trappole

CACCIA IN EUROPA è infatti tuttora consentito sull’intero territorio francese, ed è anzi una tradizione secolare praticata da migliaia di appassionati nei confronti di numerose specie, dalla faina alla volpe ad alcune specie di uccelli come i corvidi. L’iter burocratico ed amministrativo è pratico ed essenziale, così come i controlli, poiché si ritiene che le specie oggetto di abbattimento non hanno di fatto problemi di conservazione e che il beneficio è sicuramente superiore all’ipotetico danno. Un decreto ministeriale (Tab. 49) regolamenta modalità, tempi e motivazioni per cui effettuare il trappolaggio o gli abbattimenti con arma da fuoco.

Tab. 49 - Note: Arrete relatif au classement des animaux nuisibles = Decreto relativo alla classificazione degli animali nocivi

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Il colombaccio, nonostante una forte pressione venatoria in molti stati europei, è un selvatico considerato in buono stato di conservazione


CACCIA IN EUROPA LA GRAN BRETAGNA La caccia nel Regno Unito fonda i suoi principi nelle antiche leggi e consuetudini sassoni e normanne. Su questa base sia il diritto di caccia che la selvaggina sono proprietà privata del titolare del terreno che può disporne a suo piacimento, senza alcun vincolo di sorta. Essendo inesistente il concetto di fauna quale patrimonio indisponibile dello stato o “res nullius”, teoricamente un proprietario può abbattere un numero illimitato di capi di selvaggina; in realtà in moltissimi casi le grandi “estates”, le riserve di caccia, hanno tutto l’interesse a mantenere e possibilmente aumentare il proprio “capitale” faunistico. Questo sia per chi lo utilizza quale momento di “rappresentanza” sia per chi ne trae profitto economico. Si pensi, al fine di valutare l’importanza della presenza di selvaggina, che in Scozia e in Inghilterra del nord uno dei più importanti criteri di valutazione del valore di un terreno nelle compravendite è il carniere medio di “grouse” che si può ricavare da 100 acri (40 ettari) di “moor”, le grandi brughiere di erica delle “highlands”. È tale l’importanza della caccia su questi particolari terreni che essa ha contribuito in modo sostanziale al mantenimento ed alla salvaguardia di questo habitat unico, salvando così un intero ecosistema raro e complesso dallo sfruttamento agricolo e zootecnico intensivo. Oltre all’interesse e all’importanza economica e sociale per la selvaggina cacciabile la popolazione inglese nutre, molto più di tanti sedicenti ambientalisti nostrani, un profondo rispetto per la natura ed in particolare per gli uccelli. È storica e linguistica la differenza fra “game”, selvaggina, e “songbirds”, uccelli da canto, fra cui ad esempio troviamo il tordo bottaccio e l’allodola; cacciare queste specie è addirittura impensabile per un suddito di sua Maestà. La caccia quindi si limita per lo più allo sfruttamento, ludico ed economico, di poche specie cacciabili. Proprio in quest’ottica secondo il diritto inglese la caccia è consentita ai proprietari di almeno 100 ettari di terra. Questa norma consente una corretta gestione faunistica e venatoria ma soprattutto tiene conto della situazione fondiaria del paese poichè oltre il 50% del territorio è posseduto da poche migliaia di persone (originariamente ed in parte tutt’oggi la nobiltà). Il resto del paese non è fruibile alla caccia se non per forme di controllo di specie dannose all’agricoltura ed all’allevamento. Tale è la concezione privatistica di caccia e fauna che di fatto non esiste un ufficio caccia territoriale come nelle province italiane.

Modalità di caccia Popolo tradizionalista per eccellenza, specialmente nel “countryside”, le campagne, gli inglesi hanno un concetto di caccia profondamente diverso da quello tipicamente individualista italiano. La caccia è quasi sempre un importante momento sociale, di incontro e di svago, culturale. Questa concezione è una derivazione

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CACCIA IN EUROPA delle antichissime cacce reali normanne, che si svilupparono già in epoca sassone (fine del I millennio): per cacciare i cervidi nelle foreste del re si coinvolgevano centinaia di persone come battitori che spingevano cervi e caprioli in immense trappole appositamente dislocate e predisposte. Una volta catturati gli animali venivano abbattuti sulla base di criteri di prelievo fissati sulla consistenza, sulle classi di sesso e di età: la moderna caccia di selezione con 1000 anni di anticipo! Questo approccio fa sì che in grandissima parte la caccia si svolge in gruppi più o meno numerosi: è il caso della celeberrima caccia alla volpe (ora parzialmente proibita) con mute di beagle e cacciatori a cavallo (senza fucile!) o dei comuni “drives”, battute a fagiani, starne e pernici rosse, nelle quali gli ospiti (o clienti a seconda dei casi) sono posti lungo una linea in attesa che i galliformi scovati da cani e battitori si presentino in volo veloce per essere abbattuti. Altro esempio di caccia tradizionale ed esclusiva è quella alla lepre con i levrieri: anche in questo caso le lepri vengono scovate dai battitori e il levriero viene immediatamente liberato per l’inseguimento; caccia senza fucile, con una percentuale di cattura del 10% dei capi scovati circa. Come abbiamo visto da questi esempi il cacciatore inglese tende a concedere al selvatico molte chances, ed anche in questo rientra una filosofia assolutamente particolare. Discorso diverso, più commerciale, quello relativo a colombacci, anatre ed oche che si cacciano specialmente in Scozia, per incrementare il reddito delle proprietà, affittando i permessi a terzi. La caccia in battuta ai cervidi pur essendo tuttora praticata in alcune grandi tenute, è stata progressivamente sostituita dal “deer stalking”, caccia all’aspetto, che si pratica più o meno con le nostre stesse modalità. La beccaccia viene per lo più abbattuta durante le battute ai fagiani, anche se esistono associazioni specialistiche che organizzano la caccia col cane da ferma.

La gestione della fauna La gestione della fauna cacciabile è interamente demandata al proprietario terriero. Questi si avvale in genere di una figura quasi ‘mitologica’ nel panorama venatorio inglese: il guardiacaccia o “gamekeeper” ossia ‘colui che sorveglia la selvaggina’. Appositamente preparati con lunghi e complessi corsi e abilitazioni organizzati da enti privati come il Game Conservancy Trust e la Countryside Alliance, i “gamekeepers” svolgono una notevolissima serie di mansioni gestionali: l’immissione dei fagianotti nei “pens”, i recinti di ambientamento, il loro foraggiamento e accudimento, i censimenti, il “fox lamping” cioè l’abbattimento di volpi notturno col faro, l’organizzazione dei “drives”, gli abbattimenti di specie dannose ecc. L’immissione di galliformi è purtroppo il punto debole di un’organizzazione venatoria per altri aspetti eccellente: ogni anno nel Regno Unito si immettono oltre 30 milioni di fagiani, starne e pernici a fronte di un carniere medio di circa 10 milioni di capi complessivi. La scarsa diversificazione ambientale (con la sistemazione del terreno secondo gli “enclosures”, grandi appezzamenti monocolturali divisi da siepi e alberature) e la povertà di boschi e macchie, oltre ad un clima

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pessimo, non consentono una presenza di selvatici naturali sufficiente a soddisfare i bisogni dei “drives”: il ricorso ad immissioni è così quasi generalizzato, con tutta una serie di problemi collegati. A poco vale la scarsissima pressione venatoria: quasi tutte le riserve organizzano 5 - 10 battute all’anno, e le più serie e prestigiose 2 o 3 al massimo, ciò nonostante le popolazioni non riescono ad affermarsi. Esistono ovviamente numerose eccezioni ed eccellenze che lavorano esclusivamente su selvatici naturali, applicando con successo i più moderni criteri di gestione e conservazione: è il caso di Fordingbridge, la riserva del Game Conservancy, o del Sussex Round dove si conserva un’importantissima popolazione di starne selvatiche.

Le specie cacciabili e il calendario venatorio Come si vede nella tabella 50 la “quarry list”, l’elenco delle specie cacciabili, è discretamente numerosa. In realtà il prelievo di avifauna migratrice si limita al colombaccio, alle anatre e ad alcune specie di oche. La beccaccia ed il beccaccino sono scarsamente oggetto di cacce specifiche. La stagione venatoria inizia con il tradizionalissimo “The Glorious Twelfth”, il 12 agosto, apertura alle “grouse” (pernice di Scozia) in tutta la Scozia. Si tenga conto che climaticamente l’estate è molto corta (e spesso piovosa) in Inghilterra ed ancora di più in Scozia, quindi il ciclo riproduttivo degli animali si è adeguato con la selezione naturale; dal primo settembre si apre al fagiano ed a seguire alle altre specie per chiudere poi la caccia il 31 gennaio con due eccezioni: gli ungulati e la caccia alle anatre sul mare (“foreshore”), in pratica appostamenti situati in aree costiere soggette a maree. Specie Cervo Daino Capriolo Grouse Pernice bianca Beccaccino Starna e pernice rossa Fagiano Anatre e piviere dorato Beccaccia Oche

Periodo cacciabile 1 maggio - 31 luglio (maschi) 1 novembre - 31 marzo (femmine) 1 maggio - 31 luglio (maschi) 1 novembre - 31 marzo (femmine) 1 novembre - 31 marzo 12 agosto - 10 dicembre 12 agosto - 10 dicembre 12 agosto - 31 gennaio 1 settembre - 1 febbraio 1 ottobre - 1 febbraio 1 settembre - 31 gennaio (20 febbraio foreshore) 1 settembre - 31 gennaio 1 settembre - 31 gennaio (20 febbraio foreshore)

Tab. 50

LA GERMANIA Il sistema venatorio tedesco come quello italiano si basa su una legge quadro e una serie di leggi regionali (i “Länder” hanno ampio potere legislativo in materia di caccia) che regolano un’attività di tipo completamente privatistico. Il diritto di caccia e la fauna appartengono al proprietario del terreno. A differenza della Gran Bretagna però esiste un principio di salvaguardia nei confronti della fauna, cioè il dovere per il proprietario di gestirla secondo indirizzi generali dettati dalla pubblica amministrazione. Oltre a questo esiste l’obbligo di possedere almeno 75 ettari di terreno accorpati per poter entrare a far parte del “reviersystem” (sistema riservistico). Qualora più proprietari intendano consorziarsi tale soglia minima è aumentata a 150 ettari. In alcuni “Länder” l’ettaraggio minimo è più elevato. I diritti di caccia possono essere mantenuti dal proprietario/i o affittati a terzi; in questo caso vi è una clausola di garanzia per evitare eccessive concentrazioni: un affittuario non può acquisire i diritti per una superficie superiore ai 1000 ettari complessivi (2000 in montagna). Per molte specie (ungulati escluso il cinghiale, gallo cedrone, gallo forcello, in alcuni “Länder” anche la lepre) ogni riserva deve presentare un piano annuale di assestamento e prelievo che viene approvato dall’autorità competente. Il cacciatore tedesco è decisamente un cacciatore di ungulati e ciò è dimostrato anche dal carniere annuale nazionale che viene regolarmente registrato da moltissimi anni: circa 1.400.000 capi di cervidi e 700.000 cinghiali a fronte di 300.000 lepri e 400.000 fagiani. La caccia alla migratoria si limita al germano reale (oltre 500.000 capi) e al colombaccio e piccione (complessivamente 800.000 capi). Nella tabella si possono osservare le specie cacciabili e i tempi di caccia. Specie Cervo Daino Capriolo Camoscio Cinghiale Lepre Starna e pernice rossa Fagiano Germano reale Colombaccio e piccione Oca selvatica Oca lombardella e oca granaiola Volpe

Periodo cacciabile 1 giugno - 28 febbraio 1 luglio - 28 febbraio 16 maggio - 28 febbraio 1 agosto - 15 dicembre 16 giugno - 31 gennaio 1 ottobre - 15 gennaio 1 settembre - 15 dicembre 1 ottobre - 15 gennaio 1 settembre - 15 gennaio 1 luglio - 30 aprile 1 agosto - 31 agosto 1 novembre - 15 gennaio 15 giugno - 31 marzo

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LA SPAGNA La Spagna, pur derivando la propria normativa dal diritto romano che considerava la fauna res nullius ha un’impronta marcatamente privatistica nella caccia. L’enorme e tuttora incontaminato territorio iberico è suddiviso in zone a differente sfruttamento cinegetico. Diciamo subito che circa il 70% di questo territorio (Tab. 52 e 53) è destinato ai “cotos de caza”, aziende faunistico venatorie private. Come in Gran Bretagna la situazione fondiaria, con prevalente presenza di enormi latifondi, ha profondamente influenzato tale condizione, lasciando di fatto solo i terreni demaniali e alcuni consorzi comunali ad una caccia di libero accesso per coloro che non si possono permettere l’affitto dei cotos. Ancor più del portoghese, il cacciatore spagnolo è assai limitato territorialmente. Anche se in Spagna la libera circolazione venatoria è teoricamente possibile, in realtà come in quasi tutti i paesi europei ognuno si limita a frequentare una zona di caccia di poche centinaia di ettari, generalmente nel proprio comune, a meno che non sia benestante e quindi in grado di permettersi più “cotos de caza”. Esistono peraltro diverse aree demaniali gestite a livello locale il cui accesso è consentito ai cacciatori residenti; si tratta però di una piccola parte di territorio, per giunta mal distribuito e dunque non sufficiente a soddisfare le aspettative dei tanti cacciatori meno abbienti. Da questa situazione nasce un fiorente mercato di permessi di caccia e di affitto di cotos, per tutte le specie di selvaggina, per tutte le condizioni e per tutte le tasche. La grande offerta, visto l’esteso territorio iberico e l’elevato numero di cotos, permette di trovare riserve a prezzi accessibili: è ovvio che i cotos a buon mercato offrono un basso livello di selvaggina per qualità e quantità. Si tenga inoltre presente che i grandi e prestigiosi cotos di migliaia di et-

Tab. 53

tari, veri e propri paradisi venatori e conservazionistici come il celeberrimo Coto Doñana (un tempo riserva preferita del Caudillo Franco ed ora meravigliosa riserva naturale), non vengono di norma affittati dai grandi tenutari, ma utilizzati per lo più come sedi di rappresentanza: la caccia in Spagna è infatti intesa come momento di svago, ma al contempo è l’occasione per concludere affari, creare relazioni nonché mostrare la proprietà agli ospiti di riguardo possibilmente per impressionarli favorevolmente. Ai normali cotos si aggiungono le zone a forte ‘sfruttamento cinegetico’, omologhe alle nostre aziende agrituristico venatorie con la differenza che vi si caccia anche la selvaggina migratoria. Attualmente in Spagna esistono alcune agenzie venatorie, spesso purtroppo gestite da italiani che procacciano clienti, che prendono in affitto i diritti di caccia di numerosi cotos in una certa area, in modo tale da effettuare una rotazione delle zone di caccia, visto che tra le altre cose in molte regioni vi sono limitazioni ai giorni di caccia che si limitano al giovedì, sabato, domenica e festivi più un giorno di caccia a scelta. Come possiamo vedere in queste illustrazioni (tab. 54) relative al coto “El Sapillo” nella regione Castilla La Mancha, la gestione faunistica delle specie è controllata dalla “Consejeria de medio ambiente y desarrollo rural”, una sorta di ufficio caccia provinciale, che provvede ad assegnare ad ogni coto, un piano di abbattimento ed eventualmente di controllo per le varie specie.

Modalità di caccia

Tab. 52 - Note: Coto privado de caza = riserva di caccia privata Coto regional/ municipal = Riserva regionale/municipale Coto social/deportivo = riserva sociale/ sportiva Cotos intensivos = riserve a forte sfruttamento venatorio Reserva de caza = Riserva naturale

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Le cacce tipiche e tradizionali in Spagna si limitano al coniglio selvatico, alle “monterias” e alla pernice rossa, specie assolutamente preponderante fra tutte quelle stanziali. Vi sono poi tutta una serie di cacce considerate minori, dalla quaglia, tortora e colombaccio nella “media veda”, una sorta di pre-apertura prolungata che si svolge ad agosto, agli acquatici in alcune pregiate zone umide costiere come il delta dell’Ebro. Localmente sopravvivono tradizioni antichissime come nei paesi Baschi ed in Navarra, dove si cacciano i colombacci di passo ad

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Tab. 54 - Note: jabalì = cinghiale Perdiz roja = pernice rossa Conejo = coniglio selvatico Liebre = lepre Zorro = volpe Codorniz = quaglia Faisan = fagiano Tortola comun = tortora Palma torcaz = colombaccio Zorzales = tordi Estorninos = storno n° dias de caza = n° di giorni di caccia annuali cazadores/dia = permessi giornalieri Puesto fijo = da appostamento fisso Temporada = stagione di caccia

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CACCIA IN EUROPA ottobre, addirittura conservando come in Francia alcuni impianti con le reti al valico di origine medievale. La caccia ai tordi inizia normalmente a passo finito (1 novembre), ma è stata importata dagli italiani interessati ai tordi svernanti in particolare in Extremadura, così come la caccia ai colombacci è d’importazione francese. Si pensi che fino agli anni ’60 il colombaccio che dopo aver attraversato i Pirenei si fermava nella “dehesa” spagnola (immense sugherete e leccete per l’allevamento brado dei maiali) in branchi immensi di milioni di individui, veniva totalmente ignorato, mentre oggi si calcola che fra spagnoli e turisti francesi ed italiani vengano abbattuti oltre 1 milione di colombacci. La caccia alla pernice rossa si svolge sia in battuta, sia col cane da ferma sia con “reclamo”, il richiamo di pernice tenuta in una gabbietta allo stesso modo dei nostri tordi. Le “monterias” infine rappresentano la forma di caccia più costosa ed esclusiva in tutta la Spagna. Una posta per un giorno può costare migliaia di euro come abbiamo visto precedentemente. La “monteria” è una battuta, che può durare anche giorni su migliaia di ettari, con utilizzo di cani e battitori che spingono gli ungulati verso una linea di poste: prede classiche il cinghiale ed il cervo, ma a seconda della zona anche daini e caprioli, in alcuni casi mufloni e capre selvatiche. La “monteria” può svolgersi a “cupo libre”, carniere illimitato oppure più spesso a carniere fisso per i cervidi ed illimitato per il cinghiale. Contrariamente a quello che si può pensare, è una forma di caccia tutto sommato molto conservativa, sia perché di fatto il carniere non è mai superiore alle potenzialità produttive della zona, sia perché in un coto si effettuano due o tre battute all’anno, qualcuna in più se si caccia il solo cinghiale; è infatti tutto interesse del proprietario non disturbare eccessivamente i selvatici che altrimenti si possono spostare in altre zone di caccia.

Le specie cacciabili e il calendario venatorio Il calendario venatorio spagnolo si basa su una legge nazionale e sulle varie leggi regionali. Vi è come in Italia una grande varietà di calendari che negli ultimi anni hanno provocato, come in Italia appunto, notevoli polemiche per l’eccessiva articolazione di tempi e specie. A grandi linee comunque il calendario spagnolo, assai particolare, prevede due periodi distinti di caccia: la “media veda” che va dal 15 agosto a metà settembre, dedicata ad alcune specie come colombaccio, piccione, tortora, germano reale, marzaiola, coniglio e quaglia. Successivamente la caccia, tranne i casi citati (Navarra, Paesi Baschi per i colombacci in migrazione), si interrompe fino alla fine di ottobre primi di novembre, epoca in cui si apre la classica caccia alla stanziale ed agli ungulati in battuta. Le possibilità di caccia in febbraio alla migratoria sono molto più ridotte di quanto comunemente si crede in Italia, essendo limitate per i tordi alle regioni più meridionali come l’Extremadura.

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Tab. 54 - Note: Especies = specie Inicio/final periodo habil = inizio/fine del periodo utile Dias habiles = giorni utili J, S, D Y FES = giovedì, sabato, domenica e festivi Acuaticas = anatre Becada = beccaccia Ciervo = cervo gamo = daino Cabra montes = capra di montagna Corzo = capriolo Todos los dias = tutti i giorni

Nell’illustrazione precedente (Tab. 54) il calendario dell’Andalusia a titolo di esempio. Si notino i vincoli dei giorni fissi di caccia e le differenze fra varie zone; la media veda ad esempio nella zona costiera, probabilmente per motivi turistici, inizia il 5 settembre rispetto al 22 agosto, ma è consentita tutti i giorni. Nella Tabella 55 i periodi validi a livello generale. Specie Cervo Daino Capriolo Camoscio Cinghiale Lepre Starna e pernice rossa Fagiano Germano reale Altre anatre

Periodo cacciabile 1 giugno - 28 febbraio 1 luglio - 28 febbraio 16 maggio - 28 febbraio 1 agosto - 15 dicembre 16 giugno - 31 gennaio 1 ottobre - 15 gennaio 1 settembre - 15 dicembre 1 ottobre - 15 gennaio 21 agosto - 15 settembre 10 ottobre - 10 gennaio

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CACCIA IN EUROPA Specie Tortora Turdidi Colombaccio Volpe

CACCIA IN EUROPA Periodo cacciabile 21 agosto - 15 settembre 1 novembre - 28 febbraio 21 agosto - 15 settembre - 1 novembre - 28 febbraio 1 ottobre - 28 febbraio

Tab. 55

LA DANIMARCA Probabilmente la Danimarca rappresenta l’esempio più avanzato di gestione faunistica e venatoria dell’intera Comunità Europea. L'andamento dei carnieri danesi per molte specie è in progressivo aumento, grazie anche all'aumento delle aree protette, perseguendo la filosofia del "double win" la doppia vincita di cacciatori e ambientalisti. Facciamo notare che anche il numero dei cacciatori risulta in aumento, a dimostrazione che una corretta gestione e l’aumento della selvaggina, oltre ad un eccellente livello di accettazione sociale e di coinvolgimento nella salvaguardia di fauna ed ambiente, portano la caccia a diventare un’attività capillarmente diffusa e con i praticanti in aumento. Certo è che a fronte di molteplici vantaggi, la caccia danese obbliga i cacciatori al rispetto di regole semplici ma drastiche. Per esempio è vietato sparare ad animali ad una distanza maggiore di trenta metri, oppure l’uso di segugi, così come dal 1996 vige il bando assoluto di utilizzo di munizioni caricate a piombo, su tutto il territorio ed addirittura con divieto di vendita. Si fa notare che i carnieri di anatre successivamente al divieto di utilizzo dei pallini di piombo sono tutt’altro che diminuiti, a dimostrazione che anche la sostituzione del piombo con l’acciaio non sembra comportare le negative conseguenze che si raccontano i cacciatori italiani: basterebbe limitarsi nello sparare ad animali a giusta distanza (25 - 30 metri). Considerando che queste terre erano sassoni, la legge stabilisce che selvaggina e diritto di caccia appartengono al proprietario del terreno. Di norma poi i diritti vengono affittati a terzi, spesso associazioni di cacciatori locali. Le unità di gestione, anche consortili, non possono superare i 2000 ettari e possono essere affittate da un minimo di un anno a 30 anni. Tra le cacce più tradizionali quella a mare alle anatre, la caccia di selezione al capriolo e la caccia alla piccola selvaggina stanziale principalmente effettuata col cane da ferma.

Il calendario venatorio e le specie cacciabili Le specie cacciabili sono poche, ma molte danno ampie soddisfazioni ai cacciatori danesi, come si può notare dalle tabelle dei carnieri (Tab. 20, 21, 23 e 24). Il calendario è esclusivamente nazionale, con qualche eccezione locale sulle aperture agli acquatici.

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Specie Cervo e daino Beccaccia Capriolo Camoscio Beccaccino Lepre Starna Fagiano Anatre di superficie Colombaccio Anatre tuffatrici Oche Volpe

Periodo cacciabile 1 settembre - 31 gennaio 1 ottobre - 15 gennaio 16 maggio - 15 luglio (maschio) 1 ottobre - 15 gennaio 1 agosto - 15 dicembre 1 settembre - 31 dicembre 1 ottobre - 15 dicembre 16 settembre - 30 ottobre 1 ottobre - 31 gennaio (maschio) 16 ottobre - 31 dicembre (femmina) 1 settembre - 31 dicembre 1 ottobre - 31 gennaio 1 ottobre - 31 gennaio 1 settembre - 31 dicembre 1 settembre - 31 gennaio

Tab. 56

LA FINLANDIA Paese straordinario dal punto di vista faunistico e naturalistico, la Finlandia offre ai suoi cacciatori un territorio immenso, scarsamente antropizzato (poco più di 5 milioni di abitanti per un territorio più grande dell’Italia!). La caccia è un’attività tradizionale e ben vista, come testimoniano i 307 mila cacciatori che rappresentano ben il 5,8 % della popolazione, la più alta percentuale europea, e la bassissima età media (il 40,8% di cacciatori ha un’età inferiore ai 40 anni). In molte zone del paese, in particolare nel nord, la caccia riveste ancora una notevole importanza economica, con lo sfruttamento degli animali da pelliccia, e di sussistenza (ad esempio fra le popolazioni lapponi). Come nei vicini paesi scandinavi anche in Finlandia il diritto di caccia appartiene al proprietario terriero che in genere lo affitta a club ed associazioni di cacciatori: esse sono oltre 4500 e detengono i diritti su unità territoriali la cui ampiezza varia dai 2000 ai 10.000 ettari. Sono le stesse associazioni che, sotto la supervisione del Ministero delle Foreste (attraverso 15 Distretti) si occupano totalmente della gestione della fauna e dell’organizzazione del prelievo venatorio. Oltre al sistema di gestione privata, il cacciatore finlandese ha la fortuna di poter accedere alle immense proprietà statali: il demanio finlandese infatti copre quasi il 25% dell’intero territorio nazionale, ed anche se oltre 2.500.000 ettari sono riservati a parchi, riserve naturali, e altre aree a divieto, restano milioni di ettari che sono disponibili alla caccia secondo un sistema particolare gestito e regolato dal “Metsähallitus”, il Servizio Parchi e Foreste del Ministero. Le proprietà più piccole vengono generalmente affittate alle associazioni locali, mentre per le grandi foreste (e laghi) vige un sistema di permessi individuali di pochi giorni di caccia. Come gli altri paesi nordici, la Finlandia eccelle tradizionalmente nella gestione faunistica: oltre

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CACCIA IN EUROPA

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alle strutture del ministero e dei distretti, esiste da molti anni l’Istituto Centrale di Ricerca su Fauna e Pesca. Tutti i cacciatori finlandesi sono tenuti a collaborare con esso specialmente nelle attività di monitoraggio della fauna e nella registrazione dei carnieri. Visto l’enorme territorio e le sue particolarità ambientali e faunistiche, l’Istituto ha organizzato dal 1989 un sistema di censimento del tutto particolare, costituito da 1200 triangoli equilateri con 4 chilometri di lato. I volontari, opportunamente addestrati, percorrono i 12 chilometri di perimetro in estate ed in inverno, contando gli animali avvistati e le tracce sulla neve. L’insieme di dati raccolti e la comparazione negli anni consentono quindi di valutare lo status ed il trend di ogni specie, nonché di definire i piani di prelievo, che vengono poi verificati tramite l’analisi dei carnieri realizzati. Una base statistica così seria e capillarmente diffusa sul territorio consente di effettuare prelievi anche su specie come il lupo (25 - 30 capi l’anno), la lince (100 - 120 capi) e l’orso (80 - 100 capi).

Il calendario venatorio e le specie cacciabili Grazie alla presenza di territori con caratteristiche molto diverse, dalla regione dei laghi alle latitudini estreme del circolo polare artico, il calendario e le specie cacciabili sono estremamente diversificate. Molto praticate la caccia ai galliformi come pernice bianca, “grouse”, gallo cedrone, così come la caccia alle anatre; notevole anche l’interesse per la lepre bianca, ma soprattutto per gli animali da pelliccia: castoro, topo muschiato, volpe rossa e artica, tasso, martora, ermellino sono alcune delle prede che assommano ad oltre 400 mila capi l’anno. Per quanto riguarda gli ungulati la caccia tipica è all’alce, mentre sono meno presenti daino e capriolo. I periodi di caccia, riassunti nella tabella 57, possono variare anche in modo notevole a seconda dei distretti, per ovvi motivi climatici. Ovviamente molto diverse rispetto all’Italia le forme di caccia, che si basano, anche per molte specie di piccola selvaggina, sull’uso della carabina per tiri a forti distanze; comunissimo è l’uso di trappole di vario genere.

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Specie Cervo, daino, renna, Alce

Periodo cacciabile 30 settembre - 31 gennaio 30 settembre - 15 dicembre

Capriolo

16 maggio - 15 giugno (maschio) 1 settembre - 31 gennaio (femmine e giovani)

Orso Volpi, tasso, martora, ermellino, procione, visone Lepri Grouse e gallo cedrone Folaga, beccaccia e oche* Anatre** Colombaccio Anatre di mare*** Castoro

20 agosto - 31 ottobre 1 novembre - 31 marzo 1 settembre - 28 febbraio 10 settembre - 31 ottobre 1 ottobre - 31 dicembre 20 agosto - 31 dicembre 10 agosto - 31 ottobre 1 settembre - 31 dicembre 20agosto - 30 aprile

Specie Fagiano Lince Lupo

Periodo cacciabile 1 settembre - 28 febbraio 1 dicembre - 28 febbraio 1 ottobre - 31 marzo

Tab. 57 * Selvatica, granaiola, del Canada ** Alzavola, germano reale, moretta, moriglione, marzaiola, mestolone, codone, fischione, quattrocchi, edredone ***Moretta codona, smergo maggiore e minore

L’AUSTRIA A differenza dei parenti tedeschi, in Austria la storia del diritto venatorio nei secoli ha attraversato varie fasi: dal diritto feudale abolito nel 1768 si passò ad un sistema statale di assegnazione dei diritti di caccia, per poi ritornare a metà dell’800 al legame proprietario selvaggina. Attualmente esiste come in Germania il “Reviersystem”, un sistema riservistico, organizzato a livello federale dai “Länder” in quanto non esiste una legge quadro statale, ma solo 9 leggi regionali, ognuna con le sue particolarità. Il diritto di caccia è garantito ai proprietari di almeno 115 ettari (tale minimo sale a 300 ha nei “Länder” di montagna) accorpati; le proprietà più piccole entrano a far parte, se lo desiderano, dei “Genossenshaftsjagdgebiete”, territori di caccia associativa, che vengono presi in gestione o da singoli ma più spesso da associazioni o gruppi di cacciatori che pagano l’affitto al proprietario e si occupano della gestione della fauna. Le specie cacciabili sono molto poche (vd. Tab. 58) ma di grande tradizione venatoria: oltre ai classici ungulati (oltre 300 mila fra cervi e caprioli abbattuti ogni anno) sono molto praticate nelle zone di pianura le cacce a lepre, fagiano e starna; in particolare l’Austria possiede una delle migliori popolazioni continentali di lepri: per chi avesse la fortuna di recarsi in treno a Vienna o Budapest, quando finiscono le montagne si affacci al finestrino e si goda lo spettacolo meraviglioso di decine di lepri che pascolano indisturbate nei campi! Il cacciatore austriaco è estremamente rispettoso della fauna, come testimonia la scarsa pressione venatoria nelle riserve, simile all’Inghilterra. Sono proibiti i segugi mentre è tradizionale l’uso dei cani da tana e da sangue. Assolutamente particolare nel panorama europeo l’utilizzo di stampi di gufo reale per abbattere i corvidi. Più frequenti le uscite agli ungulati, cacciati esclusivamente in selezione secondo la più classica tradizione mitteleuropea. La caccia alla migratoria si riduce al solo germano reale, e con un interesse venatorio tutto sommato scarso.

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CACCIA IN EUROPA Specie Cervo Muflone Capriolo Camoscio Cinghiale Lepre Starna e tetraonidi Fagiano Germano reale Tasso Martora Volpe

CACCIA IN EUROPA Periodo cacciabile 1 luglio - 31 dicembre 1 agosto - 31 dicembre 1 maggio - 31 dicembre 1 agosto - 31 dicembre 1 gennaio - 31 dicembre 1 ottobre - 31 dicembre 1 settembre - 31 ottobre 1 ottobre - 31 dicembre 1 settembre - 31 dicembre 1 luglio - 15 gennaio 1 gennaio - 31 dicembre 15 giugno - 31 marzo

Tab. 58

IL PORTOGALLO Pur essendo storicamente legato alla limitrofa Spagna, la normativa venatoria portoghese differisce notevolmente dal concetto privatistico che caratterizza lo stato iberico. Tutto il territorio portoghese (esclusi parchi nazionali e riserve naturali) è suddiviso in terreni “ordenados” e “nao ordenados” (ordinati o non ordinati). Fra i primi, che sono la maggioranza, troviamo “Zonas de caça associativas”, associative, “municipais”, comunali, e “turisticas”. In pratica con questa differenziazione si è creata negli anni una sorta di gerarchia qualitativa del territorio. Nelle zone di caccia associativa l’accesso è praticamente libero ai residenti in possesso di regolare licenza di caccia; in quelle comunali l’accesso è consentito a tutti ma con numero di posti limitato e gestione faunistica e venatoria più avanzata; le turistiche (l’omologo delle nostre AFV) sono dedicate allo sfruttamento economico della caccia e sono concentrate (vd. Tab. 59) nell’Alentejo, la zona sud del paese al confine con l’Extremadura spagnola, che offre le migliori possibilità venatorie. Le zone associative offrono scarsa soddisfazione venatoria in quanto la gestione è praticamente assente e l’accesso di fatto libero rende la pressione venatoria troppo elevata, in particolare per ospitare a lungo la selvaggina migratoria svernante, vero patrimonio portoghese. Le zone comunali invece, hanno un regime interno molto più rigoroso, ed un numero di posti e di giornate di caccia totali molto ridotto come si vede nelle tabelle seguenti. L’accesso a queste zone è consentito a tutti i residenti (e in second’ordine a chi ne faccia richiesta) ma non garantito.

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Tab. 59 - Note: In bianco zone a caccia libera; in giallo zone associative; in rosso zone comunali; in blu zone turistiche private

Ogni anno il Consiglio Direttivo della zona emette un bando per le “condiçoes de candidatura e de exercicio da caça em ZCM” (condizioni per la candidatura e l’esercizio della caccia nella Zona Comunale). Nel bando troviamo le specie cacciabili, le modalità di caccia consentite, il periodo di caccia (all’interno del calendario venatorio nazionale e regionale), il numero di giorni di caccia complessivi, il carniere massimo giornaliero, il periodo per l’iscrizione alla ZCM ed il giorno del fatidico sorteggio. Se infatti, come succede spesso, le domande superano i posti disponibili, si procede in agosto al sorteggio annuale: in questo caso l’assegnazione dei posti può avvenire con due criteri: pochi cacciatori accolti con un certo numero di giornate annue, oppure un numero maggiore di cacciatori accolti ma con pochi giorni (2 - 5) annui. Il tutto diviso per specializzazioni o per pacchetti di specie simili. Una volta accolti i cacciatori devono pagare una tassa d’ingresso giornaliero che varia in base alle specie cacciate, al tipo di caccia, alle condizioni economiche nonchè all’età del cacciatore. Le “taxas diarias” rappresentano le maggiori entrate della ZCM e vengono utilizzate per la gestione e per la prevenzione e risarcimento di danni. Il sorteggio è di fatto un metodo (assai crudele in verità) per limitare induttivamente la pressione venatoria che altrimenti si concentrerebbe in gran parte, vista anche una certa predilezione per tordi e colombacci del cacciatore portoghese, nell’Alentejo, dove per giunta si concentrano le “Zonas Turisticas”. Questa regione infatti, oltre ad avere eccellenti caratteristiche ambientali e scarsa antropizzazione, a differenza delle zone costiere e del nord, ospita grandi popolazioni di uccelli svernanti, in particolare proprio turdidi e i colombacci provenienti dai Pirenei. Si tratta di concentrazioni enormi, con pasture nella “dehesa” spagnola e appunto nell’Alentejo, grazie alle immense distese di lecci e sughere che forniscono l’alimentazione necessaria in un clima generalmente molto mite. Le “zonas turisticas” hanno una serie di privilegi, oltre ovviamente a quello di riservarsi la caccia: non hanno limite di carniere, e soprattutto possono cacciare

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CACCIA IN EUROPA

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qualsiasi giorno a loro scelta, cosa che non succede nelle altre zone di caccia: nei terreni “nao ordinados” si può cacciare solo la domenica ed i giorni festivi locali e nazionali (con l’aggiunta del sabato per la caccia al cinghiale); nei terreni “ordenados” si caccia anche un giorno a scelta della settimana. Il Portogallo ha una situazione interessante per noi italiani: può rappresentare la prefigurazione di cosa potrebbe avvenire nel nostro paese se fosse abolito l’art. 842 del codice civile, con la conseguente privatizzazione della caccia. Nel 1999 è stata approvata la Legge 30 che in pochi anni ha portato alla nascita di tutte le varie zone (terreni “ordenados”) che abbiamo esaminato; da una condizione precedente molto simile a quella italiana, cioè grandissime estensioni di terreno libero ed un 30% di terreno riservato, si è passati all’attuale 86%: nel contempo in soli 10 anni i cacciatori sono diminuiti di oltre il 31% (da 222 mila a 153 mila), con una tasso di calo annuo molto più alto di quello italiano, ed i giovani candidati all’esame sono passati da 12 a 2 mila all’anno. Sui motivi di questo calo c’è un ampio dibattito nel mondo venatorio portoghese. A titolo di curiosità diciamo anche che il porto d’armi (“carta de caçador”) viene ottenuto con l’esame di caccia (a 16 anni) mentre la licenza si rinnova semplicemente pagando al bancomat la tassa prevista muniti di una sorta di codice cacciatore. La Licenza può essere nazionale (60 €) o regionale (30€) mentre per gli stranieri è prevista una licenza speciale (100 €). Il porto d’armi è valido fino ai 60 anni di età, poi è necessario il rinnovo ogni 5 anni. Per la caccia agli ungulati e per la caccia agli acquatici è obbligatorio il pagamento di un’ulteriore licenza.

Il calendario venatorio e le specie cacciabili Il calendario venatorio portoghese permane quasi inalterato rispetto al passato, in barba alla stringente direttiva europea 409. Diverse specie infatti vengono cacciate fino al 21 febbraio, data di chiusura generale a parte gli ungulati. Anche per i periodi di caccia esistono differenze notevoli fra terreni “ordenados” e “nao ordenados”. In questi ultimi sono in linea generale ritardate le aperture e anticipate le chiusure, comunque soggette a normative locali dipendenti dall’ AFN, “Autoridad Florestal Nacional”. È molto frequente ad esempio, e ciò provoca proteste fra i cacciatori locali, che la caccia ai tordi chiuda al 31 gennaio nel terreno libero e a poche centinaia di metri una turistica continui a cacciarli fino al 21 febbraio. Per quanto riguarda le modalità, che sono più o meno le stesse del nostro paese, ci limitiamo a segnalare qualche particolarità. La caccia a tortora e colombaccio ad agosto e settembre è proibita a meno di 100 metri da fiumi e corsi d’acqua. Sempre riguardo al colombaccio, un divieto curioso, ma tutto sommato intelligente, è l’orario di chiusura: fino al tramonto se non si hanno richiami, altrimenti con uso di richiami è anticipato alle 16.

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CACCIA IN EUROPA BIBLIOGRAFIA AA.VV. (1988) - Enquete nationale sur le tableaux de chasse à tir pour la saison 19741975. - ONCFS. Bulletin Special Office Nationale de la Chasse n. 5 AA.VV. (1988) - Problemi di conservazione degli uccelli migratori con particolare riferimento al prelievo venatorio. - Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina “Alessandro Ghigi”. Documenti Tecnici n. 4 AA.VV. (2004) - Birds in Europe : population estimates, trends and conservation status. - Birdlife International Conservation Series n. 12 AA.VV. Atkinson - Willes, G.L. (1970) - Wildfowl situation in England Scotland and Wales. - Swift Ed. Aubineau, J. (1998) - L’etude de la structure des tableaux de chasse de pigeons ramiers dans l’Ouest de la France. - Symposium internationale sur la faune sauvage. Zamora Casanova, P., Cellini, L., Bisogno, G. (1990) - Breve rassegna della legislazione venatoria in Europa - Istituto di Patologia e Zoologia Forestale e Agraria. Edizioni Polistampa Firenze Chambolle, P. (1986) - Prelevement cynegetique de grives en France: saison 19831984. - ONCFS. Bulletin Mensuel Office Nationale de la Chasse n. 108 Evans, K.J. (1972) - The economics of shooting in the United Kingdom - The Gun Trade Association Limited Gorlani, I. (1980) - Introduzione alla legge quadro sulla caccia. Stato e Regioni di fronte ai problemi della protezione della fauna. - Ed. Vallecchi Hepburn, J. (1985) - La caccia agli uccelli migratori nei paesi della Comunità Europea - Federation des Associations de Chasseurs de la CEE Joensen, A.H. (1978) - Hunting of divers, grebes, cormorants and auks in Denmark in 1975-76. Danish Review of Game Biology Kalchreuter, H. (1979) - The impact of hunting on woodcock populations. Proceedings of the first European woodcock and snipe workshop. - IWRB Woodcock and Snipe Research Group Landry, P. (1990) - Bag statistics : a review of methods and problems. - IWRB Special Publications n. 12 Landry, P., Lavergne, R. (1985) - Enquete nationale sur le tableaux de chasse à tir saison 1983-1984. - ONCFS. Bulletin Mensuel Office Nationale de la Chasse n. 89Landry, P., Migot, P. (2000) - Enquete nationale sur le tableaux de chasse à tir saison 1998-1999. - ONCFS. Faune Sauvage. Cahiers techniques n. 251 Luquet, J. (2002) - Encyclopedie de la palombe - Edition Atlantica Strandgaard, H., Asferg, T. (1980) - The Danish game bag record II. - Danish Review of Game Biology Tapper, S. (1999) - A question of balance: game animals and their role in the British countryside. - The Game Conservancy Trust Tocchini, M, Banti, P., Mori, L. (1997) - L’organizzazione dei servizi di gestione della fauna e della caccia in Francia. - Atti del Seminario di Informazione. ARSIA

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INTRODUZIONE............................................................. 3 INFORMAZIONI GENERALI.......................................... 4 SPECIE CACCIABILI....................................................... 4 I CALENDARI VENATORI............................................. 14 IL DIRITTO DI CACCIA................................................ 25 LE UNITÀ DI GESTIONE.............................................. 29 I CARNIERI.................................................................... 29 TASSE E PERMESSI....................................................... 37 GIORNI E ORARI DI CACCIA...................................... 48 MODALITÀ DI CACCIA................................................ 48 LA SITUAZIONE SOCIALE DEL MONDO VENATORIO EUROPEO....................... 51 LE DEROGHE................................................................ 54 LA FRANCIA.................................................................. 57 - Gli A.C.C.A............................................................ 58 - I G.I.C. .................................................................. 62 - Modalità di caccia................................................... 67 - Le specie cacciabili e il calendario venatorio.............. 67 - Le specie problematiche........................................... 72 LA GRAN BRETAGNA................................................... 76 - Modalità di caccia................................................... 76 - La gestione della fauna............................................ 77 - Le specie cacciabili e il calendario venatorio.............. 78 LA GERMANIA.............................................................. 79 LA SPAGNA.................................................................... 80 - Modalità di caccia................................................... 81 - Le specie cacciabili e il calendario venatorio.............. 84 LA DANIMARCA............................................................ 86 - Le specie cacciabili e il calendario venatorio.............. 86 LA FINLANDIA.............................................................. 87 - Le specie cacciabili e il calendario venatorio.............. 88 L'AUSTRIA..................................................................... 89 IL PORTOGALLO.......................................................... 90 - Il calendario venatorio e le specie cacciabili.............. 92 BIBLIOGRAFIA.............................................................. 95

Caccia in Europa è una pubblicazione realizzata in collaborazione con la Regione Toscana Autore: Federico Merli Foto di copertina: Simone Bertini Fotografie: Archivio Caccia+ Coordinamento redazionale: Lorenzo Baldi - Francesca Frangioni Grafica e videoimpaginazione: CB Graphic di Cristina Baruffi & C. sas Stampa: TapGrafiche - Poggibonsi (SI)

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