Tempo d'Arcicaccia 2012

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ArciCaccia

REPORT

È tempo d’ n° 5/2012 di REPORT - Settimanale di informazione varia. Anno XXV “Poste Italiane S.P.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Po” - Tassa pagata - Dir. Resp. Luigi Nidito - Ed. Ass. “L’Incontro” V.le Galilei, 13/f - 59100 Prato Reg. Trib. Prato n° 127 del 24/2/88 - Stampa: Nuova Cesat

Grafica: CB Graphic sas

Arcicaccia, la tessera della caccia italiana Editoriale Osvaldo Veneziano

È

simbolo dell’unità, della sicurezza, della caccia più. Quest’anno è più che mai importante scegliere la tessera giusta. Le menzogne ascoltate sulle migliorie alla legge sulla caccia non sono rimaste tali ma hanno lasciato in eredità quella “maledetta” restrizione dei tempi di caccia, per alcune specie migratrici che ha portato, a farci rimpiangere le certezze della “chiusura” del 31 gennaio. Oggi siamo costretti a resistere a tentativi antivenatori di “approfittare” della debolezza in cui sono state cacciate le Regioni dalla “Comunitaria”. Gli animalisti sono all’opera per sforbiciare oltre misura tempi e specie. Avevamo proposto di trovare nel tavolo organizzato dalla Conferenza delle Regioni un punto di equilibrio che coniugasse interessi dei cacciatori e pressioni ambientaliste portate ad estremizzare le indicazioni previste nelle linee guida prodotte dall’ISPRA. I “soliti noti” del mondo venatorio hanno fatto “saltare il Tavolo” e adesso leggiamo e ascoltiamo “lacrime di coccodrillo” mentre una parte del mondo ambientalista si “lecca i baffi”. Per gli ungulati il problema più immediato è il contenimento dei danni, per l’agricoltura. Occorre passare da una diffusa condizione di ritardo gestionale a trasformare in risorse questi selvatici. Occorre ripensare e realizzare la gestione di cinghiali e anche dei caprioli in modo più efficace, anche nelle aree interessate senza i limiti di tabelle e confini di aree protette. Se le azioni di contenimento “tutte” dentro e fuori le aree protette non sono coordinate, non ne usciamo. Pensare che le “carabine” non debbano essere tra i “ferri del mestiere” è una pregiudiziale ideologica figlia di ignoranza o disonestà, così come quella di chi vorrebbe la caccia nei parchi. In attesa dell’apertura c’è da chiedersi anche cosa ci aspetta per fagiani e lepri. Anche qui le speranze non dipendono dagli dei e neppure dagli “sghei” dilapidati per arricchire mercanti di selvaggina prontacaccia. I setters, i bracchi ed i segugi italiani o francesi residenti in Friuli, Toscana, in Emilia Romagna, Sardegna, Umbria, Piemonte o quelli che saliranno in zone Alpi hanno buone speranze di incontrare di più dei colleghi quadrupedi di altre Regioni. Citiamo queste regioni perché per tradizione più avanti delle altre. Occorre dire però che nel resto d’Italia non bisogna get-

campania

piemonte

Basta con le gravidanze isteriche

Sergio Sorrentino a pagina

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assicurazioni

Troppe incertezze nel dopo referendum

Polizze sicure e affidabili

Mauro Vaccamorta a pagina

Ufficio Tesseramento

2

a pagina

12-14

Si torna a caccia (in bocca al lupo!) ma serve la svolta Le emozioni vere non si dimenticano. Quella fu una delle più importanti della mia vita. Non c’era ancora il cane, che ra il 1961. La crescita si chiamava arrivò l’anno dopo ancora, ma mi sentiBoom e non era il miraggio del vo ‘cacciatore’ e mi sembrava addirittuprossimo anno. La guerra, per me, era ra di contribuire a tenere soltanto un brutto e alto l’onore di famiglia. lontano ricordo dei miei Con la licenza Le cartucce le avevamo genitori e non aveva arrivarono caricate con Silvestro, niente a che fare con la il primo cane con il suo mischietto secaccia, la grande passioe il primo fucile greto, quello per le giorne dell’altro mio nonno nate asciutte dell’estate, di cui portavo il nome e ed io ero stato ammesso nella stanza del cui Treanelli si erano perse purtropdelle polveri. po le tracce. Alla prima apertura, l’anno dopo, c’era anche mio padre, con la lia pagina cenza di caccia rinnovata. Michele Chialvo

E

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Massimo Logi

C

elebrare un Congresso significa per una associazione come l’Arcicaccia far vivere al suo corpo sociale uno dei momenti più importanti: quello della partecipazione democratica. Vuoi per affrontare, in chiave di prospettiva, i temi di politica venatoria ma anche per discutere su noi stessi, sulle sfide che siamo chiamati a compiere e sui gruppi dirigenti che dovranno interpretarle. Nessuna routine né tantomeno formali espletamenti di ordine statutario sono

stati alla base delle tante occasioni congressuali che hanno scandito le pagine di questa nostra straordinaria quanto unica ed affascinante esperienza associativa. Siamo rimasti, probabilmente, in pochi anche nel mondo venatorio a dare così ampio valore alla cultura dell’interesse generale, all’elaborazione collettiva di un pensiero e di una linea, alla centralità della coerenza ad ogni livello nel farla vivere anche quando essa si scontra con la popolarità, con gli egoismi e con gli opportunismi locali. a pagina

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