Tempo d'Arcicaccia 2012

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ArciCaccia

REPORT

È tempo d’ n° 5/2012 di REPORT - Settimanale di informazione varia. Anno XXV “Poste Italiane S.P.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Po” - Tassa pagata - Dir. Resp. Luigi Nidito - Ed. Ass. “L’Incontro” V.le Galilei, 13/f - 59100 Prato Reg. Trib. Prato n° 127 del 24/2/88 - Stampa: Nuova Cesat

Grafica: CB Graphic sas

Arcicaccia, la tessera della caccia italiana Editoriale Osvaldo Veneziano

È

simbolo dell’unità, della sicurezza, della caccia più. Quest’anno è più che mai importante scegliere la tessera giusta. Le menzogne ascoltate sulle migliorie alla legge sulla caccia non sono rimaste tali ma hanno lasciato in eredità quella “maledetta” restrizione dei tempi di caccia, per alcune specie migratrici che ha portato, a farci rimpiangere le certezze della “chiusura” del 31 gennaio. Oggi siamo costretti a resistere a tentativi antivenatori di “approfittare” della debolezza in cui sono state cacciate le Regioni dalla “Comunitaria”. Gli animalisti sono all’opera per sforbiciare oltre misura tempi e specie. Avevamo proposto di trovare nel tavolo organizzato dalla Conferenza delle Regioni un punto di equilibrio che coniugasse interessi dei cacciatori e pressioni ambientaliste portate ad estremizzare le indicazioni previste nelle linee guida prodotte dall’ISPRA. I “soliti noti” del mondo venatorio hanno fatto “saltare il Tavolo” e adesso leggiamo e ascoltiamo “lacrime di coccodrillo” mentre una parte del mondo ambientalista si “lecca i baffi”. Per gli ungulati il problema più immediato è il contenimento dei danni, per l’agricoltura. Occorre passare da una diffusa condizione di ritardo gestionale a trasformare in risorse questi selvatici. Occorre ripensare e realizzare la gestione di cinghiali e anche dei caprioli in modo più efficace, anche nelle aree interessate senza i limiti di tabelle e confini di aree protette. Se le azioni di contenimento “tutte” dentro e fuori le aree protette non sono coordinate, non ne usciamo. Pensare che le “carabine” non debbano essere tra i “ferri del mestiere” è una pregiudiziale ideologica figlia di ignoranza o disonestà, così come quella di chi vorrebbe la caccia nei parchi. In attesa dell’apertura c’è da chiedersi anche cosa ci aspetta per fagiani e lepri. Anche qui le speranze non dipendono dagli dei e neppure dagli “sghei” dilapidati per arricchire mercanti di selvaggina prontacaccia. I setters, i bracchi ed i segugi italiani o francesi residenti in Friuli, Toscana, in Emilia Romagna, Sardegna, Umbria, Piemonte o quelli che saliranno in zone Alpi hanno buone speranze di incontrare di più dei colleghi quadrupedi di altre Regioni. Citiamo queste regioni perché per tradizione più avanti delle altre. Occorre dire però che nel resto d’Italia non bisogna get-

campania

piemonte

Basta con le gravidanze isteriche

Sergio Sorrentino a pagina

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assicurazioni

Troppe incertezze nel dopo referendum

Polizze sicure e affidabili

Mauro Vaccamorta a pagina

Ufficio Tesseramento

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Si torna a caccia (in bocca al lupo!) ma serve la svolta Le emozioni vere non si dimenticano. Quella fu una delle più importanti della mia vita. Non c’era ancora il cane, che ra il 1961. La crescita si chiamava arrivò l’anno dopo ancora, ma mi sentiBoom e non era il miraggio del vo ‘cacciatore’ e mi sembrava addirittuprossimo anno. La guerra, per me, era ra di contribuire a tenere soltanto un brutto e alto l’onore di famiglia. lontano ricordo dei miei Con la licenza Le cartucce le avevamo genitori e non aveva arrivarono caricate con Silvestro, niente a che fare con la il primo cane con il suo mischietto secaccia, la grande passioe il primo fucile greto, quello per le giorne dell’altro mio nonno nate asciutte dell’estate, di cui portavo il nome e ed io ero stato ammesso nella stanza del cui Treanelli si erano perse purtropdelle polveri. po le tracce. Alla prima apertura, l’anno dopo, c’era anche mio padre, con la lia pagina cenza di caccia rinnovata. Michele Chialvo

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Massimo Logi

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elebrare un Congresso significa per una associazione come l’Arcicaccia far vivere al suo corpo sociale uno dei momenti più importanti: quello della partecipazione democratica. Vuoi per affrontare, in chiave di prospettiva, i temi di politica venatoria ma anche per discutere su noi stessi, sulle sfide che siamo chiamati a compiere e sui gruppi dirigenti che dovranno interpretarle. Nessuna routine né tantomeno formali espletamenti di ordine statutario sono

stati alla base delle tante occasioni congressuali che hanno scandito le pagine di questa nostra straordinaria quanto unica ed affascinante esperienza associativa. Siamo rimasti, probabilmente, in pochi anche nel mondo venatorio a dare così ampio valore alla cultura dell’interesse generale, all’elaborazione collettiva di un pensiero e di una linea, alla centralità della coerenza ad ogni livello nel farla vivere anche quando essa si scontra con la popolarità, con gli egoismi e con gli opportunismi locali. a pagina

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2 attualità

ArciCaccia

È tempo d’

Piemonte. Troppe incertezze nel dopo referendum Mauro Vaccamorta

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n Piemonte l’attività venatoria per gli anni a venire resta incerta e irta di difficoltà forse più che in altre Regioni. Infatti, come in molti sanno, nella primavera scorsa doveva essere celebrato un referendum che, se avesse ottenuto il quorum avrebbe obbligato la Regione a ridurre la caccia a sole 4 specie (lepre, fagiano, cinghiale e mini lepre) a chiudere l’attività venatoria la domenica e a vietare la caccia alla tipica “alpina” sulla neve. Questa richiesta referendaria era vecchia di ben 25 anni, infatti le firme, 60.000, furono raccolte nel 1987 dalle Associazioni ambientaliste per “mutilare” la caccia già ben regolamentata. Una riflessione che, prima di noi, dovrebbero porsi i partiti è quella di chiedersi se sia democraticamente corretto che 60.000 persone, pari all’ 1,45%, di una popolazione di 4 milioni possano obbligare l’intera comunità regionale a celebrare un referendum abrogativo. Noi crediamo che un Referendum (nazionale o regionale) per essere ammesso al giudizio degli elettori dovrebbe avere un consenso, dimostrato con le firme raccolte, molto più ampio di quello fissato dalla attuale legge. Il compito principale delle istituzioni regionali dovrebbe essere quello di promulgare nuove leggi o di modificarle per risolvere i problemi della comunità. Il Referendum è l’ultima delle possibilità in capo al popolo sovrano e, quando ci si ricorre, è perché la politica degli “eletti” ha fallito. La maggioranza che governa la Regione Piemonte è venuta meno al suo compito principale, in 16 mesi non è riuscita a costruire una nuova legge, di contro, ha semplicemente abolito la L.R. 70/96 che disciplinava l’attività venatoria. La soluzione adottata dalla Regione sembra permettere, ad oggi di andare a caccia nella stagione venatoria 2012/2013. Lo speriamo. Il rischio è che vengano riproposti i quesiti referendari in una nuova norma di recepimento della L. 157/92 e non sappiamo quanto, in questo momento, siano impugnabili gli atti di Province, Regioni, ATC e CA in

materia di caccia, in assenza di una legge regionale organica. Il calendario venatorio è stato emanato, mancano ancora gli allegati comprendenti le delibere dei vari ATC e CA dove si proporrebbe, tra l’altro, la pre-apertura al cinghiale al 16 settembre. La Giunta con la Legge 40, inserita nella Legge finanziaria 2012, sospendendo di fatto il Referendum, ha reso possibile ai cacciatori di andare a caccia – si dice - applicando la 157/92 supportata dalle delibere collegate alla superata legge regionale. Ad oggi però non si sa ancora quali sono le delibere in vigore e quelle che dovrebbero essere rinnovate. Nella legge 40 l’unica cosa certa è che dal 2013 il costo del tesserino regionale passerà dagli attuali € 77,13 a € 100,00. L’Arcicaccia sta lavorando perchè tutte le Associazioni Venatorie si oppongano unitariamente ad un aumento del 30%. È un aumento troppo elevato che dovrebbe risolvere solo i problemi di una Regione incapace di gestire il patrimonio faunistico. Di fronte a una realtà così complessa, c’è solo una strada percorribile, quella dell’unità delle Associazioni Venatorie, che compatte aprano un dialogo col mondo agricolo, con l’ambientalismo moderato e con gli enti locali per costruire insieme una legge che recepisca le Normative Europee ispirate alle Linee Guida dell’ ISPRA e che permetta ai cacciatori piemontesi di svolgere una attività venatoria compatibile con la produzione naturale della fauna selvatica e la conservazione della stessa. Le Associazioni Venatorie, sul futuro della caccia in Italia, a volte ragionano e riflettono con un occhio rivolto più a salvaguardia dell’Associazione che alle difficoltà vere che i cacciatori hanno. Questo limite impedisce, da un lato, di accelerare il processo unitario e, dall’altro, permette alla parte più intransigente dei propri iscritti di impedire, all’Associazione di appartenenza, di aprirsi ad un dialogo costruttivo e unitario con le altre Associazioni e la Società. Gli ATC e i CA devono salvaguardare e incrementare il patrimonio faunistico presente sui loro territori attraverso una corretta gestione degli stessi, delle

Zone Ripopolamento e Cattura e operando in sintonia anche con le Aree Protette in particolare per il governo delle popolazioni di ungulati. Per raggiungere l’obiettivo occorre che le Associazioni Venatorie costruiscano un accordo su un progetto che parta dalla gestione delle risorse economiche e umane. Non è più sostenibile che la quasi totalità delle risorse economiche degli ATC e CA siano assorbite dalle voci “danni all’agricoltura” e “costo del personale”. Noi non vogliamo licenziare nessuno, ma utilizzare le risorse umane trasformandole da costi a risorse produttive, utilizzando le stesse, nella gestione della fauna anche con attività sul territorio. I danni creati dalla fauna alle produzioni agricole devono e possono essere contenuti ad un livello compatibile col lavoro e gli investimenti delle imprese agricole. Per esempio, il contenimento del cinghiale, deve essere attuato con il solo obiettivo di ridurre i danni, senza inutili battute, anche nel periodo riproduttivo della piccola fauna. Se le Associazioni Venatorie ritornassero a svolgere il loro vero compito, indirizzare gli iscritti all’applicazione produttiva della Legge e delle Normative Europee molto probabilmente non ci sarebbero inutili discussioni tra cacciatori di diverse Associazioni e forse si riuscirebbe a gettare le basi per una rinnovata unità che è la linfa vera del futuro della caccia. In Regione Piemonte la gestione del territorio non è ispirata da un programma unitario delle Associazioni, ma lasciata al libero arbitrio delle capacità gestionali dei singoli Presidenti degli ATC o CA. Questo è sicuramente un grande limite del mondo venatorio per ottenere risultati positivi dalla gestione. La quasi totalità dei Presidenti degli ATC o CA hanno come Presidenti uomini della F.I.d.C. Questa soluzione non dimostra certo la capacità governativa di quell’Associazione anzi, ne mette a nudo talvolta la sua arroganza e ne fa oggettivamente, per i posti che occupa, la maggiore responsabile dell’impossibilità di una gestione partecipata e democratica e della insufficiente redditività faunistica-ambientale degli ambiti. L’Arcicaccia ha spesso richia-

mato alcuni ATC a un comportamento rispettoso di tutte le forme di caccia. Per gli ATC CN3, CN4, CN5, siamo dovuti ricorrere fino al Consiglio di Stato per permettere ai cacciatori stanzialisti e migratoristi, iscritti a quegli ambiti, di esercitare il loro diritto di andare a caccia 3 volte la settimana (impedito da norme che permettevano la sola caccia al cinghiale). Le difficoltà sono tante ma

ispetto alla situazione creatasi in Campania sulla modifica alla Legge Regionale sulla caccia, non vogliamo limitarci a dire che noi dell’Arcicaccia l’avevamo già detto che sarebbe finita così. Purtroppo di “gravidanze isteriche”, il mondo venatorio italiano, ne ha vissute a iosa: dalla Legge Orsi, alla caccia nei parchi, dalle deroghe alla modifica della Legge regionale della Campania. Per non parlare dell’aborto della modifica dell’art. 18 della L. 157/92 apportato dalla Comunitaria che ha “fottuto” i cacciatori per “tempi e specie”. Le altre Associazioni venatorie hanno la grande responsabilità di essere state corree di questa “persecuzione venatoria”. Non abbiamo intenzione di attardarci sugli errori commessi da altri nel passato per i quali oggi, tutti i cacciatori, “pagano pegno”. Guardare al futuro con speranza ha come premessa cambiare oggi e imboccare una strada con decisione: quella dell’unità onesta plurale e paritaria, quella della verità e trasparenza dei cacciatori per incontrare le altre categorie interessate alla gestione faunistica, in primis gli agricoltori. I tentennamenti, le ambizioni egocentriche hanno fallito e fatto male ai cacciatori. Per essere forti nel cammino occorrerà dotarsi di autorevoli e credibili presupposti scientifici per il confronto con l’opinione pubblica e le istituzioni. Seconda

qualità indispensabile da conquistare al comportamento di tutti è la piena autonomia ed indipendenza del mondo venatorio dalla politica; una cosa è discuterci, altra essere acriticamente al servizio e portaborse della propaganda elettorale come accaduto anche in Campania e nelle ultime elezioni regionali laddove si sosteneva un centrodestra che avrebbe dato “di tutto e di più” e che invece ha trovato nella Brambilla la sua icona che di cacciatori si alimenta anche nei mesi nei quali il “solleone” lo sconsiglierebbe. Occorre al più presto riorganizzare le Associazioni venatorie per non dare spazio all’ennesimo “parto immaginario” di marginali ed inesistenti partitini dei cacciatori che isolano la categoria rappresentandola minoritaria e perdente così come è stata la storia ventennale dei “politicanti venatori” in Italia ed in Europa. Si sono fatti gli affari loro. Basta “sig-zag” riprendiamo insieme e rilanciamo una proposta per calendari omogenei delle Regioni meridionali, per migliorare la mobilità programmata dentro e tra le Regioni e valorizziamo le nostre tradizioni venatorie, almeno per qualità. Facciamo degli ATC sempre più una risorsa economica delle nostre campagne. Facciamo presto per dare, anche con la caccia, un contributo a risolvere la difficile crisi economica che pagano gli italiani, e i cacciatori tra questi. Tutto il resto è nostalgia ed irreversibile declino.

peste lo colga! Mentre ci prepariamo a goderci il ritorno in campagna ad agosto per addestrare i cani come prevedono i primi calendari venatori approvati che speriamo “reggano” ai TAR e poi a seguire attendiamo le “aperture anticipate” come da “vulgata” popolare a “tortore e a colombacci” per poi arrivare al “top” con la terza domenica di settembre, non dimentichiamo di ricordare agli amministratori, ai politici, alle associazioni che il loro compito è di attivare fin d’ora una svolta nella gestione faunistica per un 2013 ancora migliore. In vista di una modifica importante che deriverà da un profondo ripensamento dell’Istituzione Provincia che tanto poteva fare per la caccia ma che sparirà in qualche regione senza lasciare ombra di un risultato, il

nuovo sia altro. In questi giorni è tempo di pensare ai “versamenti” delle tasse per la nuova stagione venatoria. Quest’anno è un pensare sempre più difficile. La crisi arriva talvolta ad imporci scelte dolorose: “rinnovo” la licenza o pago una rata di mutuo? Cercheremo di resistere alla “crisi”: andare a caccia è troppo importante per noi e voi, per la nostra cultura, per il nostro stato d’animo per la capacità di essere forti nell’affrontare i problemi ed essere di aiuto agli altri, agli amici e ai familiari in questi momenti difficili. Ci siamo anche noi tra i costi di famiglia, c’è l’assicurazione per la “caccia” che quest’anno costa qualche euro in più. Noi ti offriamo le “Generali” la più grande assicurazione, con l’intento di mandarti a

caccia sicuro senza crearti ulteriori “pensieri”. I rischi della caccia li conosci bene e siamo certi della tua attenzione affinché siano giornate di caccia sicure. A maggior ragione hai diritto ad una “polizza” sicura, certificata, trasparente, che non rischi di saltare dopo il primo incidente che non ti paghi l’infortunio se l’incidente è per responsabilità di un parente o un amico con la stessa compagnia come previste invece da altre compagnie. Come nella storia dell’Arcicaccia abbiamo scelto il meglio. Ti aspettiamo se ancora non lo hai fatto per “rinnovare” i documenti nelle nostre sedi, per darti le informazioni sugli ATC, i calendari venatori, consigliarti le coperture assicurative più adatte alla tua caccia. Per l’Arcicaccia questo è anno di congres-

si; gli organi dirigenti hanno approvato lo statuto, il documento con l’obiettivo di darti altri mille anni di caccia in Italia. Senti tua l’associazione insieme a tanti amici, chi da molti anni chi più giovane, che tengono alte le bandiere dell’Arcicaccia che si sono dimostrate le bandiere della “caccia vera”. Siamo indispensabili per unire i cacciatori. Lo scorso anno ho “saltato” la stagione venatoria; la crisi di “astinenza” è forte ma moltiplica in me la voglia di praticare. Ad un amico che ci ha lasciato in un maledetto incidente d’auto dopo una giornata di volontariato per la caccia dedico questa apertura. Non importa il nome è un cacciatore, un umile militante dell’Arcicaccia che è entrato meritatamente nella storia.

la pazienza e la tolleranza presente in ogni essere umano sono l’antidoto, alle emozioni distruttive di cui abbiamo più urgente e immediata necessità, per non dare sfogo alle reazioni negative suscitate istintivamente dalle difficoltà e per trasformare le giuste speranze dei cacciatori ad una “caccia” certa e qualitativamente valida. Che il 2012 sia l’ultimo anno con tante preoccupazioni.

Campania: “Basta con le gravidanze isteriche” Sergio Sorrentino

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dalla prima pagina tare bambino e acqua sporca, non è vero che siamo al deserto. Rispetto al passato, qualche speranza in più c’è anche in ATC e CA di altre regioni. Da Nord al Sud laddove i gruppi dirigenti degli ATC hanno dato segnali di abbandonare il ripopolamento pronta caccia e hanno cominciato a credere nei ripristini ambientali, i cacciatori hanno avuto qualche “carniere” più interessante. Certo di più e meglio si poteva fare anche laddove si era più avanti. Ci sono stati tentennamenti nella gestione e peggio ancora è stato il comportamento di quegli amministratori che hanno pensato di smantellare le “zone di ripopolamento” d’intesa con associazioni venatorie. Chi pensa di ritornare ad allevamenti in voliera ed a comprare lepri e fagiani,


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ArciCaccia

È tempo d’

“Un colpo solo...” La sapienza venatoria è fondamentalmente tradizione orale. È cultura di appartenenza, è scelta di vita ed anche memoria

tucce le avevamo caricate con Silvestro, con il suo mischietto segreto, quello per le giornate asciutte dell’estate, ed io ero stato ammesso nella stanza delle polcasa non potevano circolare veri. E così, le emozioni vissute in pronemmeno le armi giocattolo. prio cominciarono ad avere la meglio Da grande ho scoperto che non era una su quelle provate ascoltando i racconti fissazione solo di mio padre, ma anche di mia madre, la figlia di un cacciatore, di molti altri padri contenti di essere nonno Michele, che era stato punto di usciti vivi dall’inferno della guerra. riferimento per un’ intera generazione. Qualsiasi arma gliela faceva tornare in I suoi sistematici censimenti alle starne mente, la guerra, e mio padre non ne nella piana sotto Ronciglione, l’educavoleva sapere. La passione per la caczione dei cani che sapevano distinguecia era rimasta ferita gravemente nei re la giornata di caccia da quella della bombardamenti; nei rastrellamenti dei sola preparazione, la sua mitica capaciTedeschi per le vie di Roma, evitati per tà di tirare, ricaricare e timiracolo; nella feroce, crurare di nuovo alla brigata dele e incivile guerra civiNon riuscii di starne che aveva levato le; nel timore postbellico a sparare per il superbo Ebano. Il frutto che la fine della guerra l’emozione dell’insana passione di fosse solo un bel sogno. una setter gordon per un pastore maIl fucile che suo padre aveva comprato remmano, salvato appena nato dalla in una famosa armeria romana vicino sicura morte e che lo aveva ripagato alla Piramide, giaceva nel suo bel fodivenendo forse il suo cane migliore, di dero a casa di Silvestro, l’unico amico lui che pure era famoso per i suoi imbatrimasto cacciatore, che glielo custodiva tibili bracchi pointer. con cura nella speranza di poterglielo E il suo Treanelli che Ettore Stacchini, inrestituire per tornare a caccia insieme. contrato in un maggio ancora legittimo La battaglia per le armi giocattolo la alla quaglie di Maccarese, mi raccontò vinsi un giorno che tornò a casa e mia fosse conosciuto tra i cacciatori romani madre gli fece vedere un biscotto che come il fucile che non sbagliava mai. E a morsi avevo sagomato a forma di pile sue fotografie, che mamma ci racconstola. Il giorno dopo mi regalò la pistola tava una per una, le sue lastre fotografidi Pecos Bill. Ce l’ho ancora. Quella per che (in cantina ce ne dev’essere ancora la caccia passò attraverso alti e bassi qualcuna), il suo socialismo integerrimo durati parecchi anni, l’aria compressa che gli impediva di possedere beni al da 7 mm, quella da 4,5, le fionde fatte sole, come si diceva allora. E le sgridate con le camere d’aria delle biciclette e la del bisnonno, quando, ancora in Molise, complice cecità del ciclista vicino casa, rubava il fucile dalla rastrelliera e scapqualche tortora e qualche quaglia ‘fatta’ pava a caccia, con la complicità del fatrocambolescamente nelle colline dietro tore di quelle terre di cui poi si disfece Santa Marinella, senza nemmeno sapeper aprire una maglieria e dare lavoro re se la caccia fosse aperta o chiusa. Ma alle ragazze di un istituto di suore. Ma, alla fine cedette, lo Smith di nonno Guisoprattutto, sempre, i suoi racconti di do tornò a casa e l’amico cacciatore mi caccia, la sua passione per una caccia arruolò come assistente nella sua pascorretta e rispettosa. sione per le allodole, le civette, gli specDi tutto... di ambiente non si parlava, chietti e, soprattutto l’arte dei fischietti. siamo ai primi decenni del secolo... A 14 anni si poteva seguire un adulto Costruita meticolosamente settimana cacciatore e io lo facevo ogni volta che dopo settimana, per tutto l’anno, con me lo permettevano. l’addestramento dei cani, la conoscenEra il 1961. La crescita si chiamava Boza del territorio, la sapienza della traom e non era il miraggio del prossimo dizione venatoria acquisita con studio anno. La guerra, per me, era soltanto un e passione. Quando arrivai alla prima brutto e lontano ricordo dei miei genilicenza mi sembrò di essere diventato tori e non aveva niente a che fare con il degno erede di un patrimonio inestila caccia, la grande passione dell’altro mabile di scienze naturali e di adempiemio nonno di cui portavo il nome e del re, in qualche modo, anche ad un mio cui Treanelli si erano perse purtroppo dovere... genetico. le tracce. Alla prima apertura, l’anno Con la licenza arrivarono il primo cane dopo, c’era anche mio padre, con la lie il primo fucile, una doppietta spagnocenza di caccia rinnovata. Le emozioni la con le batterie Holland, ovviamente vere non si dimenticano. Quella fu una usata; e il primo fagiano, partito da sotdelle più importanti della mia vita. Non to una quercia, sempre sulle colline di c’era ancora il cane, che arrivò l’anno Santa Marinella. Non riuscii nemmeno dopo ancora, ma mi sentivo ‘cacciatorè a sparare per l’emozione, ma mio padre e mi sembrava addirittura di contribuire sì; e non sbagliò. L’orgoglio provato per a tenere alto l’onore di famiglia. Le carMichele Chialvo

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la sua bravura fu un’emozione nell’emozione, di cui sento ancora la dolcezza. Quando arrivammo a casa e papà lasciò il fagiano sul tavolo fuori della cucina, ci fu un lungo giuoco di sguardi con mia madre e poche parole: “è come tirare il collo a una gallina; se la vuoi mangiare o lo fai tu o accetti che un altro lo faccia per te”. Le disse mio padre, quelle parole, più a se stesso che alla figlia del grande cacciatore. E io aggiunsi, fiero di lui:” con un colpo solo...”. Credo che tutto ciò che penso della caccia e del mio essere cacciatore appartenga a quegli anni. La certezza dell’ eticità della cultura venatoria, la sua distanza incommensurabile dalla violenza vera, quella dietro la quale si nascondono sempre o malvagità o interessi, la sua pertinenza con gli equilibri della natura, con la necessità di uccidere per nutrirsi che è seguita alla fine del paradiso terrestre. La caccia, la passione per la caccia, che non è uno sport ma una scelta di vita, è anche memoria. È quasi sempre legata alla tradizione famigliare, al “pane e racconti” che si è mangiato da piccoli. La sapienza venatoria è fondamentalmente tradizione

orale trasmessa di generazione in generazione. È ‘cultura di appartenenza’. Bisogno di sentirsi parte di una catena cominciata chissà quando e che si spera non finisca mai. Se un giorno l’uomo dovesse smettere di essere cacciatore non per l’improbabile avvio di un mon-

do nuovo dove regni l’amore universale, ma per la vittoria dell’irrazionale animalismo metropolitano sulle razionali leggi delle natura, poco praticate nelle metropoli, il nostro DNA ne uscirebbe impoverito. Avremmo solo qualcosa di meno; niente di più.

Arcicaccia all’ex ministro Brambilla: soldi pubblici? Caldo fa scherzi U. S.

“È

vero che il caldo, in particolare a Roma, è insopportabile e può fare brutti scherzi tanto che i medici sconsigliano di uscire nelle ore calde e che il solleone può giustificare di tutto, però ci permettiamo alcune considerazioni sulle richieste dell’ex ministro che, guarda caso coincidono con le idee degli estremisti del mondo venatorio suoi colleghi di partito. Parliamo, ad esempio, di politici che chiedono deroghe per sparare ai micro-uccelli, di quelli che hanno in odio le associazioni venatorie anche quelle più responsabili e con le quali anche la “BirdLife” firma gli accordi per la caccia». Con queste parole Osvaldo Veneziano, presidente nazionale dell’Arci Caccia, risponde alla proposta del deputato del Pdl Michela Brambilla che ha annunciato un’interrogazione per eliminare i contributi pubblici che lo Stato eroga alle associazioni venatorie. «In sintesi - continua Veneziano ci sentiamo di rispondere alle accuse ribadendo che è falso affermare che le associazioni ricevono i soldi dei con-

tribuenti italiani, anzi sono gli stessi cacciatori a versare le tasse di concessione governativa, quelle regionali e di iscrizione agli Ambiti territoriali e a finanziare le associazioni venatorie con una ‹addizionalè (peraltro corrisposta soltanto dai cacciatori) che lo Stato incassa e che, talvolta e secondo noi impropriamente, trattiene così come fanno molte Regioni che, a causa della crisi, destinano i Fondi delle tasse regionali ad altre finalità di interesse comune come la sanità». Lo stanziamento in essere quest’anno “credo sia di circa un milione e 600mila euro per tutte le associazioni e riguarda competenze relative all’anno 2010”, dice Osvaldo Veneziano, presidente nazionale dell’Arci Caccia. Tale finanziamento “viene ripartito in base agli iscritti che, per essere conteggiati ai fini delle erogazioni, devono essere necessariamente comunicati al ministero delle Politiche agricole”. A proposito di controlli, sottolinea Veneziano, “la documentazione, il bilancio, il contratto assicurativo, la certificazione degli iscritti sono ufficialmente depositati presso il ministero stesso e disponibili presso le sedi delle

associazioni venatorie per le ispezioni”. Le erogazioni avvengono “soltanto dopo accurati controlli- prosegue- sono infatti previste altre ‘sospensivè oltre a quella che la stessa Brambilla richiama nell’interrogazione. Infatti quando sono stati stanziati fondi ad associazioni che non avevano i requisiti, sono intervenuti i controlli della magistratura e le erogazioni sono state bloccate”. Per quanto riguarda la situazione deroghe poi, Brambilla “non si rivolga a noi- dice il presidente Arcicaccia- se non è stata fatta una nuova legge nella notte, a legiferare in materia non siamo noi ma Lei ed i suoi colleghi parlamentari, pagati dai cittadini, se bravi, dovrebbero elaborare norme che non vengano sanzionate”. La deputata Pdl, conclude Veneziano, “utilizza la caccia per ‘mimetizzarsi’, per sfuggire alle critiche diffuse ad un certo modo di fare politica? Non la seguiamo in una polemica sterile. Crediamo nell’intelligenza dei cittadini che ieri come oggi hanno saputo discernere l’animalismo sincero per respingere l’altro sempre e comunque bocciato”.


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ArciCaccia

È tempo d’

Un nuovo statuto L’Arcicaccia ha bisogno di tutti per rafforzare la presenza diffusa sul territorio e per far vivere un’idea alternativa di caccia Massimo Logi

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elebrare un Congresso significa per una associazione come l’Arcicaccia far vivere al suo corpo sociale uno dei momenti più importanti: quello della partecipazione democratica. Vuoi per affrontare, in chiave di prospettiva, i temi di politica venatoria ma anche per discutere su noi stessi, sulle sfide che siamo chiamati a compiere e sui gruppi dirigenti che dovranno interpretarle. Nessuna routine nè tantomeno formali espletamenti di ordine statutario sono stati alla base delle tante occasioni congressuali che hanno scandito le pagine di questa nostra straordinaria quanto unica ed affascinante esperienza associativa. Siamo rimasti, probabilmente, in pochi anche nel mondo venatorio a dare così ampio valore alla cultura dell’interesse generale, all’elaborazione collettiva di un pensiero e di una linea, alla centralità della coerenza ad ogni livello nel farla vivere anche quando essa si scontra con la popolarità, con gli egoismi e con gli opportunismi locali. Spesso tutto ciò impone fatiche immense; essere portatori di un pensiero, avere un forte carattere distintivo, proporre argomenti con la voglia di verificarli nel confronto rispettoso delle opinioni degli altri, fa apparire la nostra associazione soggetto scomodo perché infrange una realtà dove sembra ormai patrimonio di tutti la rassegnazione al peloso galleggiamento. Un equilibrismo pericoloso quanto pernicioso per i cacciatori italiani e per la migliore cultura venatoria che spesso sotto la falsa cortina fumogena di una altrettanto falsa cultura unitaria, ha spinto larga parte del mondo venatorio sul binario morto dell’autoreferenzialità e della incapacità di poter esprimere una credibile alternativa ad un nuovo scontro culturale alle porte; uno scontro nel quale animalismo, cultura urbana e interessi consumistici e di espropriazione dei beni comuni, dei quali la caccia e la fauna fanno parte, rischiano di avere la meglio. La sfida culturale non è certamente tra le più semplici soprattutto se ad essa si accompagnano i tanti limiti che la gestione sociale ha registrato per la sua affermazione nel territorio, le tante occasioni perse dalle istituzioni regionali che non hanno saputo sin qui raccogliere la grande speranza che gli ATC e la cultura della caccia conservativa portavano in dote, soprattutto in mancanza di una nuova piattaforma programmatica e di nuovi quanto

necessari accordi programmatici con il mondo agricolo. Il nostro Congresso nazionale e il ciclo congressuale che si è aperto in questi mesi e settimane sul territorio, dovranno pertanto affrontare nodi ineludibili, mettere in campo la massima qualità nei gruppi dirigenti, farsi carico di riaprire tra i cacciatori ed i vari portatori d’interesse, le porte ad un vento nuovo; il vento del cambiamento, della qualità, della preparazione per una nuova stagione di alleanze esterne al mondo venatorio, per favorire una intesa unitaria solidamente ancorata sui contenuti. Forse questa è l’ultima “cartuccia” che possiamo sparare per salvare la caccia democratica e con essa garantire una prospettiva sociale alla nostra passione. Una cartuccia a difesa del futuro dei tanti di noi che non vogliono e possono permettersi la prospettiva consumistica, socialmente falcidiante di una caccia di tipo europeo. Per fare tutto ciò, è giunto il momento però di cambiare profondamente anche noi stessi, la nostra struttura organizzativa interna. Il futuro non può trovarci impreparati; i ritardi, le lentezze decisionali, gli schemi organizzativi tradizionali, la sovrapposizione dei livelli di rappresentanza accompagnati da un uso spesso dispersivo delle risorse a discapito di servizi e buone politiche, dovranno necessariamente essere lasciati alle nostre spalle pur senza disperdere la parte migliore di quell’esperienza. Dobbiamo porci anche noi il problema di dimostrare che l’Arcicaccia vive al di fuori delle logiche di “casta” e che parole come trasparenza, cambiamento, partecipazione, democrazia la rendono oggi come ieri la casa aperta a tutti i cacciatori e patrimonio inalienabile di ognuno dei suoi iscritti. Un processo ineludibile che riguarda ogni livello organizzato che si ponga l’obiettivo di valorizzare al massimo tutte le competenze e metterle a disposizione del grande lavoro volontario al grande e generoso patrimonio spontaneamente sprigionato dai nostri attivisti. Una prospettiva da strutturare e comporre attraverso un nuovo Statuto. Nell’ultimo Consiglio Nazionale è stata presentata una prima traccia che racchiude contenuti molto importanti frutto di un lavoro approfondito e collegiale al quale alcuni di noi hanno potuto dare il loro contributo. Quella base di proposta ora è patrimonio di tutti anche se migliorabile. Una proposta aperta che dovrà nei prossimi mesi dover meglio interpretare alcune novità come quella della nuova geografia istituzionale, a partire dal possibile

superamento del ruolo e funzioni delle provincie, al possibile riaccorpamento delle deleghe in materia di caccia da parte delle regioni. Un quadro che porterà a profondi mutamenti che apriranno problemi e sfide nuove; ruolo delle Unioni dei Comuni, rafforzamento delle funzioni delegate agli ATC, istituzione delle Aree metropolitane. Tutto questo si riverbererà sui trasferimenti pubblici, sugli investimenti destinati al territorio, su modalità, tempi e qualità progettuale tutte da interpretare ed ancora da definire. Si aprirà a nostro giudizio anche una nuova stagione per le regioni e per i compiti che ad esse spettano anche nel comparto faunistico venatorio. La centralizzazione di competenze e la centralizzazione di molte deleghe appare armai certa. Sono queste alcune riflessioni che ci hanno portato verso la necessità di un maggiore rafforzamento dei Comitati Regionali quale fulcro di una nuova dimensione dell’organizzazione territoriale, ma anche dell’interlocuzione e della rappresentanza delle politiche associative. A loro spetterà l’onere ed il compito di dotarsi di una struttura dimensionata alle loro peculiarità territoriali, di definire l’organizzazione territoriale, di riformare e rilanciare il ruolo

dei nostri Circoli in termini qualitativi e nei servizi verso l’associato. Una qualità che passa anche attraverso nuove aggregazioni comunali e di ATC favorendo forme di coordinamento leggere e maggiormente operative. Dobbiamo quindi porci l’obbiettivo di consolidare e rafforzare la nostra presenza diffusa sul territorio articolandola in taluni casi anche con il supporto prezioso dei vari punti tesseramento e di una rete di attivisti, soprattutto in quelle aree dove l’associazione può ancora crescere ed affermare la sua proposta. Dobbiamo favorire nel contempo una riduzione dei tempi e delle informazioni superando alcune incrostazioni e rendendo tutto ciò che viene prodotto a tutti i livelli elemento di conoscenza collettiva. Occorrerà inoltre riscoprire il valore delle nostre iniziative, favorire una diversa formazione dei nostri rappresentanti a partire dalle competenze svolte all’interno dei comitati di gestione dell’ATC. Trasformare la macchina organizzativa sul territorio e dare una nuova funzione ai comitati regionali ed alla conferenza dei Presidenti significa anche rimodellare l’attuale struttura della direzione nazionale. Anche a questo livello si pone la necessità di garantire una maggiore dinamicità degli organismi e

soprattutto di affiancare la conferenza dei Presidenti regionali ad un esecutivo al quale affidare precise deleghe da sottoporre a verifica, ferma restando la peculiarità del Consiglio nazionale al quale spetta garantire il massimo riferimento di orientamento e direzione politica. Il lavoro che si sta producendo in questi giorni fa ben sperare. Nelle varie assemblee congressuali appaiono volti nuovi, giovani e donne preparati e motivati. Si respira la voglia di stare insieme, di dibattere e di impegnarsi in un progetto comune. Occorre dare spazio a tutto ciò e superare l’idea che dopo di noi c’è sempre il vuoto. I processi di avvicendamento e di ricambio la dove possibili non devono essere vissuti come forme di esclusione verso nessuno ma al contrario il nuovo germe per mantenere alto il nome dell’Arcicaccia. L’Arcicaccia ha bisogno di tutti soprattutto perché oggi, nel mondo venatorio e nel paese c’è bisogno di far vivere un’idea alternativa della caccia e con essa di un modo originale quanto bello di fare associazione. Ad ognuno di noi spetta il compito di non tradire mai questo spirito e di avere sempre sulle spalle e nel cuore il valore della nostra storia e della nostra originalità.


ArciCaccia

È tempo d’

Emilia Romagna, Danilo Treossi confermato presidente regionale Jagor Valci

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abato 12 maggio 2012 a San Lazzaro di Savena (Bo) si è svolto il X Congresso Regionale Arcicaccia dell’Emilia Romagna. L’Assise regionale è stata l’ultimo appuntamento dopo una capillare campagna di Congressi di circolo e provinciali. Tema all’ordine del giorno è stata l’analisi dell’attuale situazione socio-economica in relazione all’attività venatoria con il fine di individuare orientamenti e proposte risolutive per l’immediato futuro e per una prospettiva di certezza di diritto per l’attività venatoria in Regione e nel Paese. La relazione del Presidente Regionale ha evidenziato le difficoltà del mondo del lavoro e dell’occupazione, la diminuzione delle disponibilità economiche personali e famigliari e le conseguenti ripercussioni anche sulla caccia. Il documento introduttivo illustrato dal Presidente regionale, Danilo Treossi, ha insistito sulle diverse opzioni che interesseranno la gestione degli A.T.C. ed ha indicato le opportunità risolutive, ad avviso dell’Arcicaccia, della crisi dell’attività venatoria che tra l’altro si è caratterizzata per la diminuzione del

volontariato e del numero dei cacciatori. La comunicazione ha successivamente evidenziato il danno provocato dalla modifica della L.Q. 157/92 con l’approvazione della “Comunitaria”, la quale ha determinato condizioni per nuove limitazioni sui periodi di caccia e numero delle specie cacciabili nonché una consistente restrizione del numero di capi prelevabili per le specie che spesso subiscono l’aggravante di un prelievo indiscriminato attraverso il turismo venatorio. Il business economico di queste attività è spesso in contrasto con le modifiche ambientali, climatiche, ecc. che segnalano, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’allarme sui temi ecologici non è stato raccolto dalla politica. Il drammatico Terremoto che ha sconvolto la Regione, le sofferenze dei cittadini, i lutti, siano presi in seria considerazione da Governo e Parlamento per cambiare rotta affinchè, nei fatti, si affermi un modello di sviluppo eco-compatibile nel nostro Paese. A seguire, nell’esame delle problematiche, il relatore ha sottolineato la diminuzione del numero dei cacciatori e la conseguente necessità di ripensare, in Emilia Romagna, l’aspetto strutturale e la relativa gestione. La naturale diminuzione del volontariato

Esposizioni canine Csaa: mai così in alto Paolo Ingoglia

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ome accade spesso in questo periodo scorrendo i dati delle manifestazioni svolte dalla nostra associazione, a circa metà del cammino, risalta agli occhi l’importantissimo numero di partecipanti che hanno dato vita fino ad ora alle nostre mostre canine. Infatti tra Lazio, Toscana, Marche ed Umbria sono già più di 2500 i cani giudicati. Un vero record. Come sempre la Toscana

guida la fila con già 15 gare svolte. A seguire il Lazio con 10, le Marche con 4 e infine l’Umbria con una. Siamo soddisfatti evidentemente. Lo è Roberto Sciorilli, responsabile nazionale della nostra lega cinofila e insieme a lui Angiolino Grossi della toscana, Domenico Verdecchia delle Marche, Paolo Zandrini dell’Umbria ed anche Mauro Annovazzi, Claudia Sodo e Roberto Trillò che collaborano nel Lazio con lo stesso Sciorilli. Il Csaa e l’Arcicaccia nazionale vedono realizzarsi il progetto nato alla fine dello scorso secolo che sembrava un’utopia ed invece si sta rivelando un vero successo. Nota molto lieta, tra l’altro, è la migrazione dei concorrenti da una regione all’altra con la speranza di ottenere i famosi i.c.a.b. che permettono di diventare campioni assoluti di bellezza. Se si pensa che ancora devono entrare in ballo le regioni Emilia-romagna, Piemonte, Molise e Trentino Alto Adige e che ancora si devono svolgere circa 30 esposizioni, le proiezioni sono quelle di superare le 5000 presenze. Comunque vi aspettiamo a tutte le nostre gare che troverete sul sito www.csaa.it e alla finale nazionale che si terrà a Roma presso il centro sportivo Moon River il 14 ottobre.

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ripensare la gestione partecipante è sottovalutata dai Comitati di Gestione degli Ambiti che, più che preoccuparsi dei problemi dei danni, ambiente e bio-diversità, pensano a come soddisfare gli appetiti ed il consumismo dei cacciatori meno sensibili alla caccia sociale e sostenibile. La Direzione regionale nel corso del nuovo mandato congressuale si impegnerà affinchè si realizzi compiutamente una caccia compatibile con la consistenza delle specie faunistiche, sostenibile socialmente e impegnata nella gestione ambientale con un occhio di particolare riguardo alla tutela delle produzioni agricole. L’Arcicaccia lavorerà, inoltre, per la pari dignità dell’Associazionismo venatorio ed anche per proposte che vadano verso la sua unità, su basi condivise, rispettose delle varie opzioni venatorie e per allargare le alleanze sulla gestione ambientale a tutte le componenti coinvolte. Ai lavori del Congresso hanno partecipato le rappresentanze regionali di Cia e Confagricoltura le quali hanno espresso apprezzamento e condivisione sui temi affrontati nonché disponibilità a perseguire nel lavoro di confronto e concertazione che buoni frutti ha portato nella gestione faunistica regionale. Hanno partecipato al-

tresì, ospiti graditi, le rappresentanze venatorie Enalcaccia e Libera Caccia con contributi interessanti sulle dinamiche unitarie nonché la Presidente regionale dell’URCA che ha espresso interesse, nello specifico, sulle tematiche inerenti gli ungulati. Molto applaudito è stato anche l’intervento della Regione rappresentata dall’Architetto Maria Luisa Bargossi che ha portato il saluto dell’Assessore Tiberio Rabboni e, entrando nel merito, ha evidenziato le peculiarità del lavoro prodotto nella definizione del calendario venatorio regionale dopo i “guai” prodotti dalla “Comunitaria” e dopo le sentenze della Corte Costituzionale sul calendario venatorio dell’Abruzzo e della Liguria che ha chiesto i “calendari venatori” per legge. Difficoltà sono state annunciate, e già prevedibili, per l’attuazione delle “deroghe” per l’assenza delle tanto annunciato “Linee Guida” previste dalla legge e mai emanate dal Governo. Le considerazioni del Consigliere regionale Mario Mazzotti hanno messo in risalto le difficoltà che investono l’Assemblea Legislativa e la Giunta regionale nella definizione di leggi e regolamenti in un quadro di riferimento normativo incerto e spesso suscettibile di tendenze non sempre obiettive; ha

evidenziato il lavoro che l’Arcicaccia ha svolto per il mantenimento di un quadro di riferimento intercategoriale importante. L’Assemblea, dopo le solenni verifiche di rito previste dallo Statuto, dopo il dibattito aperto e partecipato; ha svolto i suoi compiti istituzionali: ha approvato la Relazione del Presidente, ha eletto il nuovo Direttivo Regionale con l’inserimento di nuove energie e la conferma dei bravi e generosi dirigenti provinciali e di circolo impegnati, senza risparmio di energie, nell’attività culturale, sportiva e di vigilanza (un Grazie sentito dal Congresso ai volontari della vigilanza). Poi con voto unanime è stato eletto il Presidente regionale dell’Arcicaccia nella persona del Signor Danilo Treossi. L’Assemblea del CSAA ha confermato Roberto Riva Presidente regionale. I lavori sono stati conclusi dal Presidente nazionale Osvaldo Veneziano, che si è complimentato per la relazione e gli interventi e ha espresso soddisfazione per la capacità dimostrata dai Gruppi dirigenti dell’Emilia Romagna e per essere protagonisti di una politica venatoria riconosciuta dal mondo venatorio, agricolo, dalle istituzioni, dalla società e dal mondo ambientalista non ideologicamente pregiudiziale alla caccia.

Caccia: a Roma, nel Lazio e in Italia serve la svolta U. S.

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ndrea Severi, 39 anni, responsabile ufficio post lauream della Facoltà di Economia di Roma Tre, è il nuovo presidente provinciale dell’Arcicaccia. Raccoglie il testimone da Claudio Terribili al quale il gruppo dirigente dell’associazione ha chiesto di impegnarsi, con il prossimo congresso, sul fronte regionale. L’elezione di Andrea Severi è il frutto di una scelta collettiva maturata nel direttivo dell’associazione nel corso dello svolgimento del congresso provinciale, presieduto da Benedetto Valente, e al quale hanno partecipato Osvaldo Veneziano, presidente dell’Arcicaccia e Marco Ciarafoni, presidente del consiglio nazionale dell’Arcicaccia. Durante il dibattito i delegati al congresso, a cominciare dalla relazione di Claudio Terribili, hanno sottolineato la necessità di una svolta per la caccia italiana tale da farne riemergere il profilo culturale e la sua utilità sociale dal punto di vista della tutela ambientale e della ricostruzione del patrimonio faunistico. La strada della demagogia ha portato la caccia verso lidi corporativi e sonore sconfitte tali da pregiudicare la caccia popolare e

stagione delicatissima in cui i massostenibile quale peculiarità del nosimalismi di ogni luogo stanno mistro Paese nel contesto europeo. Sernando alla base la straordinaria sinve, dunque, una marcia diversa, che tesi ottenuta con la legge nazionale partendo dalle buone leggi esistenti e quella regionale. Tengo a precisare e dalla loro concreta applicazione, infine che la scelta di porre tra l’altro consenta alla caccia di essere attivile scuole al centro del nostro sforzo tà responsabile e in armonia con gli associativo non è casuale; l’inevitabiinteressi collettivi e, al tempo stesso, le invecchiamento della popolazione gratificante per chi la esercita. venatoria e l’abbandono prematuro Al congresso ha partecipato anche di molti ci impone di tornare a parlare Aurelio Lo Fazio, assessore provinciacon i giovanissimi; non è la doppietle all’agricoltura e alla caccia, che ha ta l’unico simbolo che semplicisticarivendicato il lavoro di un quadrienmente ci può rappresentare agli ocnio che porterà prima della chiusura chi della società deve esserlo anche della legislatura all’insediamento dei il cane, il buon governo del territorio, due Atc della provincia di Roma. un appostamento ben curato, il su“È difficile nascondere, in questi modore e gli occhi di chi fin da ragazzo, menti un pizzico di emozione – diguardando le gesta chiara il neo presidente o accompagnando “i Andrea Severi – ho la Andrea Severi grandi”, possa imparare consapevolezza che eletto nuovo ad amare e rispettare l’incarico che mi è stato Presidente la natura al di là degli conferito dovrà essere Provinciale sciocchi stereotipi che degnamente onorato di Roma molti cercano di far pasdal lavoro quotidiano sare nella nostra società”. sottoponendomi periodicamente ad Nei prossimi giorni sarà convocato un confronto con i circoli soprattutto il consiglio direttivo provinciale per sulla necessità di invertire la rotta e ricompletare la squadra di governo portare la caccia sostenibile all’interdell’associazione dando forza e ricono delle scuole , delle famiglie e dei noscimento a quell’attività che giormomenti aggregativi. nalmente si svolge su tutto il territoEmanciparsi per emancipare poiché rio provinciale. ci ritroviamo nuovamente in una


ArciCaccia

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È tempo d’

Arcicaccia Umbria a Congresso: continuità e rinnovamento U. S.

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Passignano si è svolto il Congresso Regionale dell’Arcicaccia Umbria. L’Assemblea è stata introdotta da una relazione di Emanuele Bennati che ha affrontato tutti i temi più attuali relativi all’attività venatoria e alle conseguenze della pesante crisi economica sulla caccia. Gli interventi dei delegati hanno riproposto in modo specifico i temi della gestione, dell’ambiente, della caccia al cinghiale già da questa stagione venatoria e del nuovo assetto territoriale alla luce delle proposte di legge di modifica delle Istituzioni e che, in particolare interesseranno le Provincie

nei tempi più prossimi. “Ripartire dalle cose semplici, riallacciare i rapporti con il mondo agricolo, con quello ambientalista e con tutti coloro che nel 1992 portarono alla legge 157; tornare a parlare ai cacciatori facendo proposte serie, realizzabili e mai più demagogiche”. Questo il tema principale che ha attraversato la relazione, gli interventi, le stesse conclusioni. Impegnarsi perché i cacciatori diventino protagonisti di una gestione integrata che vada da quella ambientalista più in generale a quella specifica della fauna selvatica. Priorità per tutti è un’azione di prevenzione dei danni alle colture agricole e di contenimento delle specie invasive e opportunistiche. È questa la caccia vera che porterà le nostre tradizioni venato-

rie nel Terzo Millennio. È la proposta dell’Arcicaccia che prefigura un ruolo importante dei cacciatori e degli enti gestori, in particolare degli ATC. Una prospettiva forte per dare selvaciti veri, certezza di diritto e cultura duratura ai seguaci di Diana. Il dibattito ha posto anche molta attenzione ad una nuova struttura dell’Associazione ridefinendo una filiera più diretta tra circoli, comprensori per Perugia e consolidando un ruolo di raccordo della Federazione provinciale di Terni tra i Comprensori Orvietano e dell’Amerino. Il progetto organizzativo permetterà di ampliare così la capacità di rappresentanza a tutti i livelli per intercettare al meglio gli interessi degli associati. Il Comitato regionale avrà il compito di dare una

sintesi unitaria delle proposte politiche culturali dell’intera Regione. Il Comitato regionale dovrà essere in grado di garantire una diffusione dell’informazione, la più capillare possibile, a tutti i livelli con nuove tecnologie e con quelle tradizionali per parlare al cuore e alla mente di cittadini e cacciatori. L’Assemblea ha eletto Giancarlo Comastri Presidente Onorario, Emanuele Bennati Presidente, Giampiero Amici Presidente Vicario tra gli applausi e il nuovo Consiglio Direttivo Regionale composto da quaranta membri rappresentativo delle realtà locali ove l’Arcicaccia è insediata. Al termine dell’Assemblea il neo Presidente ha dichiarato: “Abbiamo molto da lavorare, dovremo saper ascoltare la voce dei

territori al fine di poterli rappresentare al meglio. Abbiamo bisogno di rilanciare la gestione sia ambientale che faunistica, in modo che la caccia diventi sempre più gratificante e sostenibile e trovi un posto stabile nella società moderna senza essere strumentalizzata continuamente.” I lavori dell’Assemblea sono stati conclusi da Osvaldo Veneziano, Presidente nazionale dell’Associazione, tracciando le linee guida per i prossimi anni. Nei prossimi giorni è convocato il Consiglio Direttivo regionale per completare la squadra di governo dell’Associazione. Intanto tutti al lavoro per la campagna di tesseramento fermamente convinti che, per i cacciatori, non ci sarà conquista senza l’Arcicaccia protagonista.

Veneto, stop alla demagogia

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laudio Terribili, è il nuovo presidente dell’Arcicaccia del Lazio. Lo ha eletto il consiglio direttivo regionale al termine dell’Assemblea congressuale. Una giornata intensa di lavoro alla quale hanno partecipato i delegati provenienti dalle cinque provincie della Regione. Il dibattito è stato introdotto da Benedetto Valente, coordinatore regionale che si è soffermato sui temi generali mettendoli in relazione con le difficoltà che si registrano nel Lazio a far decollare la legge e gli ambiti territoriali di caccia. Il protagonismo dell’Asso-

ciazione, che è ora potrà contare su un nuovo e più robusto modello organizzativo, è decisivo, è stato detto per voltare pagina e per puntare, su un progetto condiviso, a ritrovare le condizioni per l’unità del mondo venatorio. È intervenuto al congresso, tra gli altri, Marco Ciarafoni, presidente del consiglio nazionale dell’Arcicaccia e Antonino Morabito, responsabile biodiversità di Legambiente. Le conclusioni del Congresso sono state svolte da Osvaldo Veneziano, presidente dell’Associazione.

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-3060 ISSN 2036 20004

iscutere del futuro partendo so imperante nel mondo venatorio dalla realtà”: è il messaggio veneto, omettesse o nascondesse la che arriva dall’assemblea organizzata verità. dall’Arcicaccia del Veneto a Recoaro L’Arcicaccia, è stato detto a più ripreTerme, in provincia di Vicenza. se, anche nell’intervento conclusivo L’incontro, molto partecipato, è stadi Marco Ciarafoni, presidente del to coordinato da Giuliano Ezzelini Consiglio nazionale dell’Arcicaccia, si Storti e introdotto da una relazione batte per far riconquistare alla caccia di Gianemilio Coltro, dignità e rispetto nella vice presidente vicario società e per farlo ha L’Arcicaccia dell’associazione che in un progetto che vuole si batte per far particolare si è sofferrafforzare il profilo poriconquistare mato sul prossimo capolare e sostenibile del alla caccia dignità sistema venatorio italendario. e rispetto nella I partecipanti all’asliano. Non serve il consocietà semblea hanno inoltre flitto, agitato da chi ha potuto ascoltare dalla spesso ha da rivendivoce di Paolo Dalla Via, segretario care interessi personali, ma un fronte regionale, e di Ruggero Dal Campo, largo nella società che porti a consiconsigliere regionale, lo “stato dell’arderare la caccia, per la sua vocazione te” sui temi relativi al piano faunistico legata alla gestione del territorio, un venatorio e sull’applicazione delle bene primario e collettivo. deroghe. In questo contesto le proposte Un incontro molto apprezzato dai dell’Arcicaccia, a difesa di tutte le ticacciatori presenti che hanno potuto pologie venatorie, hanno l’obiettivo conoscere i termini reali delle varie di restituire ai cacciatori quella cerproblematiche senza che il filtro della tezza di diritto che in Veneto manca demagogia e del populismo, spesda molto tempo.

tecniche e tradizioni della caccia a palla


congresso 7

ArciCaccia

È tempo d’

Coraggio e responsabilità

criteri antichi, validi anche per il futuro

Fabio Lupi

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ar vivere un’Associazione, tenerla il più possibile “sulla palla”, stimolarne il dibattito e la partecipazione è un compito che richiede un grande impegno e pressoché una totale dedizione. Pur cercando di corrispondere a questi obiettivi di fondo, alcune volte gli errori e le manchevolezze condizionano la qualità del prodotto finale, e quello che riusciamo a produrre non sempre corrisponde esattamente a quello che in origine avevamo preventivato. L’Arcicaccia Toscana è impegnata a costruire un’Associazione che tenga insieme il pensiero con l’azione e il progetto con l’operatività, pur operando in un quadro complesso, nel quale un nuovo modello organizzativo e la ricerca di rinnovate compatibilità economiche condizionano inevitabilmente il profilo innovativo dell’Arcicaccia del futuro. Sapevamo sin dall’inizio che il compito con il quale dovevamo misurarci non fosse una “passeggiata”. Il gruppo dirigente attuale, quello eletto all’indomani del Congresso regionale nel settembre dello scorso anno, ha dalla sua una grande coesione di fondo, una spiccata solidarietà interna ed è caratterizzato da un’analisi politica delle vicende venatorie, regionali e nazionali, assolutamente coincidenti. Questi elementi ci consentono di affrontare i tanti problemi che si addensano sullo scenario venatorio toscano con serenità e determinazione, consapevoli che le difficoltà attuali e quelle che emergeranno in futuro saranno affrontate mettendo in campo il nostro autonomo giudizio e la nostra disinteressata passione. Sono

diversi i fronti sui quali siamo impegnati, ma il primo dato di rilievo che intendiamo sottolineare è di ordine politico. L’Arcicaccia Toscana ha saputo resistere all’inerzia culturale dell’unità a tutti i costi, dopo aver invece ricercato, con scrupolo e serietà, un’unità vera e profonda, fatta di contenuti e di una visione di prospettiva. Per un’Associazione come la nostra, che da sempre ha concepito l’unità del mondo venatorio come il più importante obiettivo da raggiungere, respingere il richiamo suadente dell’abbraccio fraterno è stato un atto di responsabilità e di coraggio. È vero, con questa scelta ci siamo complicati la vita, nel senso che siamo costretti a sfidare il senso comune che reclama a gran voce il ricompattamento di tutte le organizzazioni venatorie presenti. Noi siamo tuttavia persuasi che questa scelta ci consentirà, quando la parola passerà ai fatti (che notoriamente hanno la testa dura), di non finire sepolti sotto le macerie indistinte ed omologanti della mancanza delle responsabilità, dove tutto si ammorba in una melassa incomprensibile dalla quale è impossibile risalire alla genesi delle vicende. In attesa di capire meglio quel che avverrà di qui a poco, con particolare riferimento all’esito conclusivo che riguarda il Calendario Venatorio Regionale, atteso al vaglio della Corte Costituzionale, possiamo tranquillamente affermare, senza tema di smentita, che i risultati prodotti fino ad ora da quando è invalsa la cultura “dei più tempi, più spazi e più specie”, parola d’ordine di tutto il resto dell’associazionismo venatorio, e da quando si è deciso deliberatamente di infliggere un colpo all’equilibrio rappresentato dalla 157, costituiscono il punto più basso e pericoloso che

la caccia italiana ha raggiunto. L’Arcicaccia, non già perché si avvalga della sfera di cristallo né perché si appassioni ad una visione apocalittica, aveva ampiamente avvertito che i risultati sarebbero stati esattamente quelli che oggi abbiamo sotto gli occhi: calendari venatori ridotti, una girandola infinita di contenziosi giuridici, la fine violenta di una pace sociale che perdurava da due decenni, una ferita profonda alla credibilità sociale della caccia e la fine improvvisa della certezza del diritto per i praticanti l’attività venatoria. La Toscana avrebbe potuto rappresentare l’alternativa virtuosa a tutto questo. Avrebbe potuto se solo lo avesse voluto, ovviamente. C’è stata una fase nella quale abbiamo sinceramente pensato che questa traiettoria potesse compiersi concretamente, quando, in particolare, le due maggiori Associazioni venatorie toscane, incontrandosi nell’ormai celebre iniziativa dell’Hotel “Baglioni” di Firenze, chiesero all’unisono di azzerare le proposte di riforma della Legge depositate in Parlamento e di sterilizzare gli effetti nefasti del tristemente noto art. 42 della Legge Comunitaria. In quel momento, davvero, avrebbe potuto affermarsi un’altra storia, avrebbe potuto avviarsi una fase realmente nuova, dove, oltre ad impostare una piattaforma programmatica innovativa ed equilibrata per la caccia del futuro, avrebbe potuto prendere piede la sperimentazione di una stagione che faceva dell’unità del mondo venatorio, almeno toscano, il suo approdo finale. Purtroppo, anziché far tesoro degli errori commessi in passato ed evitare accuratamente tutti gli elementi che avevano inficiato questo ambizioso tentativo, si è nuovamente affermata una visione che ha fatto centro sulle rivendicazioni corporative e velleitarie. Non può valere, del resto, l’etichetta che a qualcuno fa comodo affibbiarci di Associazione isolazionista ed antiunitaria. In tutti i passaggi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, dai Regolamenti attuativi della Legge regionale alla definizione del P.R.A.F. , l’Arcicaccia Toscana non ha mai fatto mancare il proprio contributo di analisi e di proposte che abbiamo messo a disposizione della Regione e di tutte le categorie interessate. Ci siamo mossi dalla ferma intenzione di rilanciare il modello sociale dell’attività venatoria, che mai come in questa fase rischia gravi contraccolpi per effetto dell’azione corrosiva della cultura privatistica, che ha pienamente investito anche il mondo venatorio. Ci siamo soffermati, con particolare attenzione, sulla riqualificazione della piccola selvaggina stanziale, lepre e fagiano in primo luogo. Rivedere gli Istituti pubblici, a partire da una loro riperimetrazione che, a parità di superficie coperta, aumenti la possibilità di irradiamento naturale. Avviare forme di

sperimentazione innovative di gestione che abbiano la capacità di coniugare la razionalità del prelievo, il rafforzamento del legame cacciatore-territorio e un’implementazione di risorse per l’azienda agricola multifunzionale. Puntare tutto sul governo complessivo del territorio per quanto riguarda le popolazioni selvatiche degli ungulati. Basta con gli “spezzatini gestionali” che, oltre a non risolvere i problemi, alimentano un fronte polemico che è subdolamente indirizzato verso forme di privatizzazione della fauna e del diritto di caccia. Affrontare con lucidità e determinazione, volendo salvaguardare la centralità pubblica della fauna selvatica, alla costruzione di un nuovo rapporto con il mondo agricolo che preveda la possibilità di far gestire loro porzioni di territorio a fronte di una remunerazione proveniente dalla risorse dei cacciatori. on la possibilità di garantire un reddito integrativo agli agricoltori, la caccia sociale italiana, che noi vogliamo migliorare ma senza tramutarne la natura, può continuare a tenere uniti i due mondi, quello agricolo e quello venatorio, sul piano del diritto di accesso

al fondo e dunque salvaguardando l’art. 842 del Codice civile. Smettere di pensare alla fauna migratoria alla stregua di un “dono”; approcciarsi a questa tematica con maggiore responsabilità, ad esempio cominciando a pensare di limitare forme di caccia a “rastrello”, talvolta molto impattanti anche per quanto riguarda la fauna stanziale, ed investire molto, viceversa, sulla necessità di contribuire, come mondo venatorio, ad una seria raccolta dati per sviluppare una più approfondita conoscenza delle dinamiche della migrazione in modo da poter disporre elementi incontrovertibili per controbattere alle tesi animaliste. Insomma, l’Arcicaccia Toscana sta cercando di portare avanti un lavoro serio e responsabile. Per continuare a farlo, cercando di migliorarlo sempre più, è necessario l’apporto libero e consapevole di tutti i nostri soci, ai quali non chiediamo un sostegno incondizionato e al buio (ci mancherebbe!), quanto piuttosto un’attenzione ed un coinvolgimento che sia figlio dell’onestà e della passione. Con questo approccio e con questi intendimenti potremmo dire la nostra per molto tempo ancora.

Terni. Più identità e più cultura per la caccia del futuro U. S.

“I

cacciatori sono prima di tutto cittadini e in un momento di gravi crisi per il paese devono collocare la loro specificità agli interessi generali. È dovere morale prima ancora che civico”: con queste parole Giampiero Amici riconfermato alla guida dell’associazione ha esordito aprendo i lavori del X Congresso Provinciale dell’Arcicaccia di Terni. “Il nostro contributo è legato innanzitutto - ha proseguito Amici - all’impegno per una corretta gestione del territorio ai fini della tutela ambientale e della conservazione faunistica. Ambiente e fauna sono i tesori sui quali si costruisce la bellezza e l’identità culturale e paesaggistica dei nostri territori, fulcro fondamentale di quello sviluppo di qualità sostenibile e socialmente equo e che può sconfiggere la crisi e può far ripartire il paese”. “In questo contesto - ha concluso Giampiero Amici - va ulteriormente rafforzata la caccia popolare e compatibile contro ipotesi mercantili e privatistiche che in questi anni hanno avanzato coloro che dentro e fuori il parlamento volevano annientare la legislazione Venatoria anche con l’avallo propagandistico di una buona parte del mondo venatorio. Peraltro tali atteggiamenti hanno prodotto gravi

sconfitte per gli stessi cacciatori; serve dunque una ripartenza fatta di progetti e di coerenza e servirebbe una nuova unità dei cacciatori sgombrando però il campo dalla demagogia”. Ampio il dibattito che è seguito alla relazione e la voce è stata pressoché unanime nel sostenere la linea della caccia sostenibile rispettosa delle norme nazionali ed europee e delle indicazioni della scienza. Nel corso del dibattito è intervenuto il presidente dell’ATC, Avv. Giovanni Eroli e l’Assessore Provinciale Filippo Beco che hanno dato conto del lavoro istituzionale, ringraziando l’Arcicaccia per l’impegno profuso. Il congresso è stato concluso da Marco Ciarafoni, presidente del Consiglio Nazionale dell’Arcicaccia, che tornando sui temi affrontati ha rimarcato la necessità di ricostruire un profilo identitario e culturale per la caccia italiana. “La vera forza della caccia - ha sostenuto Ciarafoni - è nella capacità di avere piena cittadinanza nella società e di essere riconosciuta come attività responsabile. Se sarà cosi - ha concluso Ciarafoni - sarà possibile dare forza a quegli aspetti tecnici e regolamentari che potranno rendere ancora più gratificante l’attività venatoria”. Alla fine dell’assemblea sono stati eletti i gruppi dirigenti. Giampiero Amici è stato confermato all’unanimità presidente prov.le e Farinelli Andrea è stato eletto vicepresidente.


8 vita dell’associazione

ArciCaccia

È tempo d’

Grande successo

del campionato di caccia su quaglie liberate

Toscani, emiliani e umbri sul gradino più alto del podio Nestore Branco

I

l caldo torrido di luglio non ferma l’Arcicaccia Csaa e tanto meno i cinofili da ogni parte d’Italia si sono dati appuntamento, in provincia di Viterbo, a Borghetto di Civita Castellana, nell’azienda faunistico venatoria di Tirio Profili, per contendersi i titoli tricolore di caccia su quaglie liberate con abbattimento del selvatico. Oltre 100 finalisti divisi dagli organizzatori in nove batterie di specialità: non è stato facile, come poi hanno raccontato in sede di relazione, per i giudici stabilire

le classifiche viste le molte prestazioni di eccellenza messe in atto da diverse coppie di cacciatori e cani. Veniamo al dettaglio iniziando dai cani da cerca dove sono previste due batterie. Regola la prima batteria, con l’eccellente, lo springer Leo condotto da Simoni Leo. Subito dietro il cocker Lilla (eccellente) di Federico Franchi e lo springer Chicca (molto buono) di Vittorio Pesi. Di contro nell’altra batteria Fortini, sempre con l’eccellente, non lascia spazio a nessuno con la sua springer Sara. Al secondo e al terzo posto posto due cocker con l’eccellente: Jack di Franchi e Amir di Camilletti. Nel barrage Fortini

Gestione: a Lentini censimento della coturnice U. S.

L’

Arcicaccia di Lentini, in provincia di Siracusa, anche nel 2011, ha organizzato, con risultati positivi, a partire da marzo e per tutto il mese di aprile il censimento delle coppie di coturnice. I territori interessati sono stati Carlentini e Pedagaggi nella Contrada Ceusa che si presta benissimo come habitat naturale per la coturnice. L’Arcicaccia è poi tornata a censire le brigate, con la presenza delle guardie venatorie e i nostri soci cinofili, con altrettanto ottimo risultato. L’Arcicaccia di Siracusa e Lentini, continueranno a esercitare il massimo sforzo nell’attività di censimento poiché propedeutica alla buona conservazione della specie: dalla buona gestione ne possono scaturire maggiori soddisfazioni per i cinofili e per tutti coloro che vanno nelle zone montane con i cani da ferma. L’Arcicaccia ringrazia il direttore delle Ripartizione Faunistica Venatoria di Siracura, Dott. Giovanni Galante, per la competenza che più volte

abbiamo potuto apprezzare e per la disponibilità e la collaborazione che ci è stata data durante tutte le fasi del censimento. Per noi è motivo di grande soddisfazione. Siamo un’Associazione attenta e orgogliosa e ci battiamo per dare futuro all’attività venatoria ma l’attività dei censimenti ci sta particolarmente a cuore e continueremo a tutelare, insieme alla ripartizione faunistica di Siracusa. Nella foto di gruppo da sinistra a destra: Di Mari Alfio, GV Di Falco Salvatore, GV Scala Giuseppe, GV Miceli Alfio socio cinofilo Veronica Angelo, GV Commendatore Giovanni, socio cinofilo Bosco Cirino, GV Di Carro Alfio; accasciati da sinistra socio cinofilo Siracusano Filadelfo, il dinamico presidente provinciale Arcicaccia di Siracusa Vacante Rosario e infine la GV e Segretario particolare del Presidente Insolia Gaspare. Sempre nella foto si può notare i cani di razza Setter che hanno fatto la differenza per il censimento alla coturnice, con risultato positivo e soddisfacente.

non si distrae e viene laureato campione italiano. Nei continentali italiani la vittoria e scudetto tricolore sono andati allo spinone Iso del Buonsanto (eccellente) di Zuccheri. Alle sue spalle ancora due spinoni con l’eccellente: Veron di Farneti ed Edo di Zamponi. Più articolata e combattuta la categoria dei continentali esteri. Tre le batterie in programma. Nella prima batteria sei cani in classifica ma il più bravo, con l’eccellente, è l’epagneul breton Barone di Bettini. Seguono con l’eccellente Peter, epagneul breton, di Mugellesi e Nero, kurzhaar, di Picchiarelli. Nella seconda batteria un solo eccellente per l’epagneul breton, Zara, di Boanini. Dietro il vincitore , Bingo, epagneul breton, di Tacchini e Indios Dero, epagneul breton, di Manenti. Nella terza batteria primo eccellente per Crol di Mugellesi, davanti a Nero di Antoni e Stellina di Cappellini. Barrage vinto da Bettini che si cuce sul petto lo scudetto tricolore. Quattro le batterie negli inglesi. Vediamole in ordine. Il setter inglese Red di Camilletti, con l’eccellente, vince la prima davanti ad un altro setter, Asia, di Bosi e al pointer Cassandra di Pistolesi, entrambi con l’eccellente. Primo posto ed eccellente anche per pinto, setter inglese di Ledderucci davanti a due

setter inglesi, entrambi con l’eccellente: Desy di Togni e Dem di Cipriano. Si chiama Red anche il setter inglese di Mugellesi che vince, con l’eccellente, la terza batteria . Seguono sul podio due setter inglesi: Principe (eccellente) di Cristofani e Dash (Molto Buono) di Rubino. Infine tre setter inglesi nel podio dell’ultima batteria: primo eccellente per Arno di Travelli, secondo eccellente per Arno di Vico e terzo molto buono Evair di Picchialli. Nel barragge è Red di Mugellesi a convincere la giuria di meritarsi il titolo di campione italiano. Nella classifica a squadre l’Umbria vince nei cani da cerca e negli inglesi. L’Emilia Romagna nei continentali italiani e nei continentali esteri.

Infine l’assegnazione del Trofeo dedicato a Giancarlo Pagin, appassionato cacciatore e cinofilo scomparso, a causa di un infarto fatale, in occasione del campionato di tre anni fa. Nutrita la presenza di lady e giovani ai quali era riservata la speciale classifica. Una donna e una giovanissima ragazza impongono la loro classe. Si tratta di Fiorella Ricci con Roy nelle Lady davanti a Natalia Loscariova con Gloria e di Sara Bocchini con Rasty davanti a Bocchini con Faro e Tacchini con Ally. Giorgio Filippucci, Peppino Pilli e Marco Ciarafoni hanno fatto gli onori di casa durante le premiazioni ringraziando concorrenti e giudici per sportività e competenza.

Arcicaccia, tolleranza zero verso il bracconaggio U. S.

T

olleranza zero verso qualsiasi atto di bracconaggio: ferma presa di posizione dell’Arcicaccia dopo la notizia del ferimento a fucilate di un raro esemplare di aquila reale sull’altopiano di Macereto, nel cuore del parco dei Sibillini. “Occorre fermare la mano di questi banditi della natura - dichiara Marco Ciarafoni, presidente del Consiglio nazionale dell’Arcicaccia. Su quei ter-

ritori insistono quattro o cinque coppie di aquila reale. Il ferimento dell’aquila reale rischia di intaccare la difficile opera di conservazione in atto e il delicato equilibrio raggiunto. Questi crimini vanno colpiti in maniera esemplare e d’accordo con la nostra federazione provinciale e il nostro comitato regionale offriamo piena disponibilità per coordinarci nelle iniziative che saranno assunte in termini di prevenzione e repres-

sione e prenderemo contatto con la direzione del Parco per affrontare la problematica”. “Il bracconaggio - conclude Marco Ciarafoni - getta fango sull’intera comunità dei cacciatori e, come a volte avviene, può essere utilizzato strumentalmente contro la caccia. Anche per questo la reazione delle associazioni venatorie e del popolo onesto dei cacciatori deve essere determinata e foriera di qualsiasi atteggiamento distaccato o ambiguo”.

Rinnovato a Firenze il patto tra Arci e Arcicaccia U. S.

N

elle scorse settimane, a Firenze, si sono incontrati gli organismi dirigenti regionali di ARCI TOSCANA e di Arcicaccia TOSCANA. Le due delegazioni, guidate dai rispettivi Presidenti Regionali, Gianluca Mengozzi e Fabio Lupi, hanno dato vita ad una animata discussione

che ha posto al centro un confronto sui valori comuni di riferimento e sulla necessità di tornare a praticarli congiuntamente, contribuendo a fare promozione sociale dal basso ancora più necessaria in un clima generale di crisi economica. Le due Associazioni, apparentate da uno storico patto federativo, hanno convenuto che sia giunto il momento di rafforzare e ri-

lanciare la loro reciproca collaborazione. Investire di più sulle tematiche della solidarietà, dei diritti per tutti, della giustizia sociale ed ambientale, servirà a migliorare anche le occasioni ricreative, culturali e ludiche dei soci. È in questo quadro che anche le tematiche venatorie potranno svolgere una funzione positiva nella società del futuro.


Silvio Fattori

Convocato dal Consiglio Nazionale il X Congresso dell’Arcicaccia. A febbraio si terrà l’Assemblea dei delegati eletti dai congressi regionali. Approvato il documento programmatico che sarà al centro della discussione e della valutazione degli iscritti insieme alle proposte di modifica dello statuto.

Caccia , serve la svolta


II

caccia, serve la svolta

1. La Caccia e la società che cambia Da questa crisi planetaria non usciremo bene, se la “speranza” collettiva sarà rivolta per lo più a far “rivivere” il passato. Questa crisi ci trasformerà. Non siamo solo nella fase negativa di un ciclo ma di fronte ad una vera rivoluzione di modelli e di paradigma. Non è un caso che il tema dell’innovazione sociale sia sempre più citato tra le azioni suggerite come risolutive delle emergenze che stiamo affrontando, quasi come la Soluzione ai bisogni della società, una volta persa la fede nel Mercato o nello Stato. Ma è di una nuova forma di innovazione che abbiamo bisogno, capace di valorizzare, mantenere, coltivare il bene comune; e, quindi, di esprimere maggiore e più concreta solidarietà, indispensabile alla sopravvivenza di donne e uomini, dei giovani e delle loro famiglie. Se da una parte esiste - e deve esistere il mercato, non si può prescindere dalla centralità del Pubblico, del bene comune, con la sua dinamica innovativa e la sua capacità di servizio nei confronti della comunità. L’autentica innovazione forse la possiamo trovare proprio nella combinazione di elementi mai mescolati prima: il convergere di obiettivi economici, ambientali e sociali potrebbe essere la Politica. Ma bisogna agire presto. Non ci illudiamo... la crisi non è “mediatica”. Il sentire comune non è solo “spread” video virtuale. Attorno a noi, accanto a noi, ci sono fame, povertà, solitudini

vere, reali; e drammaticamente anche vittime. Si sta facendo l’abitudine anche ai lutti. La crisi è crisi prima di tutto di valori etici ed umani, la politica sembra sempre meno attenta nel cercare soluzioni efficaci a migliorare la vita dei popoli, a dare nuove speranze alle società che rappresenta. È passato il tempo del “benessere” uguale “consumismo” e sembra quasi scontato che chi governa la “cosa pubblica” offra solo un “futuro” di sofferenza, di precarietà. Sembra tornare d’attualità, il famoso “sudore lacrime e sangue” di churchilliana memoria. Contestualmente scomparsi i blocchi e crollati i muri, oggi saltano anche i punti di riferimento fino a ieri più solidi dell’economia e della politica mondiale. Quali saranno le prossime “potenze”: America, Cina, India? Quale sarà la qualità della vita dei popoli i cui governi siano o non siano rappresentati nei “grandi vertici”? Gente, tanta gente, che moriva di fame, c’era anche prima della crisi attuale, ma forse, molti di loro, hanno visto nell’espandersi della globalizzazione la “speranza” anche di un’alimentazione minima globalizzata. Oggi la consapevolezza della “limitatezza” delle risorse è a pieno titolo nel patrimonio della coscienza critica collettiva. Noi crediamo che più economia e meno finanza, più produzione di qualità, più sviluppo sostenibile, più occupazione e più lavoro potranno concorrere a “politiche solidali senza dogane” anche per costruire una società dove piacere

e gusto siano all’interno di una cultura più ricca; donne e uomini che compreranno e spenderanno, sì, ma vorranno anche vedersi, ascoltarsi, stare insieme, passeggiare, giocare, dialogare, curarsi ed assistersi, vivere all’aria aperta in comunità che non sentano il bisogno di vincoli di etnia, colore, provenienza. La sensazione è quella di essere parte di un’ umanità che non crede più nella forza dello “stare insieme”, ma in quella del “si salvi chi può”, cresce il degrado dei rapporti umani, soprattutto di genere, come la statistica dimostra ad ogni appuntamento, a discapito della solidarietà che rischia di essere sempre più “parola” che “pratica” quotidiana. Grazie alla storia e alla cultura democratica, grazie alla Resistenza, alle lotte di popolo, gli anticorpi ancora presenti nella società contro egoismo e individualismo sono sempre attivi nonché patrimonio trasmesso alle nuove generazioni (guardiamo con passione e plauso ai tanti impegnati nel volontariato) ma è forte la tendenza ad abituarsi alla violenza, alle tragedie naturali, alle prevaricazioni razziste che troppi giustificano come una forma di “legittima difesa” dell’IO sugli ALTRI comunque diversi. È dalle solide, intoccabili, radici della Costituzione, dal progredire del processo di Pace, dall’ affermazione di politiche sovranazionali sociali, ambientali, di lavoro che occorre ripartire; è al “bene comune”, cui tutti, nel Pianeta, abbiano diritto, che dobbiamo ambire affinché “politica” sia sinonimo di “qua-

lità della vita. Di qui la nostra scelta di rinnovare il Patto con l’ARCI assumendone le finalità che in sintesi vogliamo ricordare: L’ARCI ...“È impegnata nella promozione della difesa dell’ambiente, nell’attività di protezione civile e difesa della salute, nella promozione e realizzazione del servizio civile per i giovani italiani e stranieri residenti e nel riconoscimento delle differenti espressioni della sessualità, nonché di promozione di una cultura di pari opportunità, contribuisce alla diffusione del pluralismo dei soggetti sociali che operano per gli interessi della collettività; promuove il valore della solidarietà come affermazione dei diritti dei cittadini; promuove la crescita di una democrazia partecipata...” Ma non ci basta assumere le finalità dell’ARCI. Avvertiamo troppo spesso che ci si avvicina a questi temi per formalità. Occorrerà riflettere su come questi valori vivano nella quotidianità della nostra struttura e restino all’attenzione di donne e uomini dell’Arcicaccia. Affiancare il “logo” ad iniziative cui partecipiamo con Legambiente, quali: Non scherzate col Fuoco, Operazione Fiumi, Piccola Grande Italia, Nave dei Veleni, In Marcia per il Clima, la Marcia della Pace non può e non deve essere solo “scrivere una dichiarazione, un comunicato stampa”. Le attività di Volontariato e di Protezione Civile troppo spesso sono rimaste affidate esclusivamente al meritorio lavoro delle nostre Guardie Venatorie Volontarie, cui va il plauso dell’intera Associazione, così come la nostra gratitudine va a quanti, volonta-

ri Arcicaccia e Csaa, si sono impegnati per l’emergenza neve, nelle alluvioni e i terremoti. Non è più accettabile che ci si interessi al “volontariato”, all’attività di protezione civile di parte del mondo venatorio, solo per tentare di superare il “complesso di colpa” nei confronti di un’opinione pubblica cui non si possono far digerire posizioni arroganti e non credibili sulla caccia. Si ottiene solo di arroccarsi su posizioni minoritarie e alla lunga sicuramente perdenti. E arriviamo alla vera domanda dei nostri giorni: possono i cacciatori essere protagonisti di tanta ambizione? Hanno una speranza realistica di non avere soltanto un grande passato e delle grandi tradizioni da difendere, ma di essere vivi e vitalisticamente propositivi oggi, domani, dopodomani e nel prossimo futuro? Non abbiamo mai bussato alla porta del potente di turno; la storia migliore di questa Associazione si è espressa quando, consapevolmente e con tenacia, abbiamo fatto emergere una politica connotata da un forte profilo identitario e quando non ci si è posti, come elemento prioritario, quello dell’interlocuzione ossequiosa con la politica e le Istituzioni. Non c’è nulla di forzatamente antagonistico in questa posizione, quanto semmai la volontà di produrre un cultura egemonica della Venazione senza la quale la caccia, da tempo remoto, non avrebbe più le caratteristiche di attività sociale e democratica. Siamo particolarmente orgogliosi, da Associazione libera ed indipendente, nella quale ciascun socio e dirigente ha coltivato con altrettanta libertà le proprie scelte politiche in assoluta autonomia, di aver resistito, in questi anni di dilagante pensiero unico, all’uniformità culturale dominante di coloro che teorizzavano, anche in campo venatorio, vetustà e anacronismo di un punto di vista autonomo ed indipendente. Autonomamente non neutrali: è il costume mentale che abbiamo “indossato” sin dalla prima infanzia... L’Arcicaccia ritiene che solo la Politica, la buona Politica, sarà in grado di aiutare il Paese ad uscire dalla crisi economico-finanziaria, di rigenerare la fiducia nel rapporto con i cittadini, di evitare lo sgretolamento in chiave populista della rappresentanza. Ed è questo modello di Politica che può garantire un rinnovato patto tra caccia e società. È nel dialogo vero, autentico, esercitato su di un piano di pari dignità, salvaguardando come ovvio che sia, i ruoli e le responsabilità di ciascuno, che deve ripartire il rapporto tra caccia, istituzioni e politica. L’Arcicaccia lavorerà, con spirito unitario e senza alcun retro pensiero, per avviare una fase che abbia questo profilo, superata la pochezza e il becerume del Grande Fratello, delle televendite, dei

Arcicaccia è un’associazione libera e indipendente. Autonomi ma non neutrali


caccia, serve la svolta

III

Sul tema “fauna bene comune” occorre trovare le giuste alleanze per rilanciare il modello di caccia sociale

sondaggi televisivi, dell’antipolitica, dei ladri, dei furbetti. Per non parlare degli eterni drammi del nostro amato Paese, degli attentati senza colpevoli, della corruzione, delle ingiustizie, dei suicidi... Solo le idee, i progetti e gli orientamenti ideali, possono essere alla base di un vero, sostanziale cambiamento. E tutto questo non può non valere anche per il mondo venatorio. È “velleitario”, è fuori misura, in un momento così difficile, interrogarsi su un’attività quale la caccia che molti già sentono in estinzione, e proporsi “ambizioni” e non “pronunciamenti” per una rinnovata, condivisa legittimazione dell’attività venatoria? Ha senso parlare nel nostro X Congresso di queste cose quando i cacciatori diminuiscono significativamente e i giovani non sembrano più attratti dall’attività venatoria? Noi ne siamo convinti. Ad alta voce: sì; ha senso parlarne proprio per invertire il trend negativo. Se non ci si lascia intrappolare dal massimalismo fondamentalista contrapposto all’ abolizionismo ideologico, ci sono tutte le condizioni perché la caccia viva quanto il Mondo. Già nell’antica Grecia si “discuteva” di “animalismo”. In tutte le Grandi Religioni il dibattito sugli animali ed il loro rapporto con l’uomo è stato millenariamente articolato e complesso: non si è esaurito e continuerà ad evolversi in positivo per noi, se e in quanto sapremo dimostrare, non con le “prediche” ma con le “pratiche”, di volerci assumere la nostra parte di responsabilità nella salvaguardia del creato. Con l’avvento della comunicazione globale dei grandi media, della rete, l’argomento è stato sempre più impattante anche perché la comunicazione è prodotto, in

primis, della cultura urbana metropolitana con cui oggi ci si (tra)veste anche in campagna. Ma qualità della vita ed economia del territorio avranno prospettiva nella valorizzazione anche della ruralità, nella qualità ambientale, nella ricchezza di biodiversità, nella conservazione del nostro incredibile patrimonio paesaggistico. Il “locale”, l’Ambito, non è un tema cui facciamo ricorso solo per “giornaliera invocazione”, ma per segnalarne la centralità in qualsiasi ragionamento voglia dare ruolo a noi cacciatori e creare consenso attorno alla caccia. Il primo Protocollo d’intesa con Legambiente è del 2002. La costituzione dell’Osservatorio Faunistico Nazionale con Legambiente aperto ad altre Associazioni - e tra queste la Confederazione Italiana Agricoltori -, l’investimento per il monitoraggio del lavoro di ATC, CA, Province, Parchi è stato un segnale forte per riportare l’attenzione alle problematiche, alle luci ed alle ombre della gestione, in un momento nel quale le altre Associazioni venatorie fuggivano dalle loro responsabilità, magari immolandosi per proposte di legge, ieri ed oggi, del ”di là da venire”. Le riflessioni avviate dalla Federcaccia, oggi, sugli errori commessi, ed il ripensamento, anche talvolta strumentale, con il quale propone di ripartire dalla “conoscenza” dei dati degli ATC e dei CA non possono che spingerci a continuare sulla nostra strada; aprendoci, d’intesa con Legambiente, alla possibilità di contributi e collaborazioni di quanti, questa strada, vogliano percorrere. Il questionario sugli ATC oggi è sui monitor dei loro computer (Mutatis mutandis). Per quanto riguarda il parlar di Scienza, c’è un punto fermo che non si può eludere, pena la non credibilità

in Italia e all’estero delle ricerche, dei dati raccolti. Questo punto è il riconoscimento dell’autorità preposta dallo Stato a questo compito: l’ISPRA (ex INFS). Abbiamo discusso e si può discutere sul chi e il come si deve gestire questo Ente (Presidente del Consiglio, Ministero dell’Ambiente, ruolo delle Regioni e loro riconoscibilità), si può e si deve discutere del ruolo degli Osservatori Faunistici Regionali, e del loro rapporto strutturato con l’ISPRA. Si può e si deve discutere, degli investimenti e delle competenze, ma non può essere contestata la titolarità che, peraltro, le stesse istituzioni europee riconoscono all’ISPRA. La “scienza” riconosciuta è indispensabile per uscire dall’angolo della caccia SI o caccia NO, del vietare e dello strapermettere, del doppio estremismo: abolire e deregolamentare. Lottare contro “l’obesità” non comporta l’obbligo di diventare “vegani”, ma cercare di assumere carne in quantità equilibrata e di qualità. Grande parte della discussione seria è oggi più sulla qualità del pascolo e la riduzione degli allevamenti intensivi, che non sulla cancellazione dell’allevamento. Perché non si riesce a portare la discussione sulla caccia all’interno di parametri simili? L’indirizzo delle Direttive Europee è per il “benessere animale” che è altro dall’animalismo, talvolta irrazionale e salottiero. Qualità del territorio e delle produzioni, questo è “piccolo e bello”, è “green economy”. Non pretendiamo comunque di credere che la caccia in Italia e anche in Europa sia sempre e comunque indicatore di valore di un territorio. La strada da fare è veramente molta e la maggior parte dei praticanti “l’ ars venandi”, vanno ancora convinti.

2. Caccia, legislazione e futuro Che questo obiettivo se lo fosse già posto il legislatore quando scrisse la 157/92, è sicuro. Il modello di gestione della legge attuale fu disegnato, già allora, sul presupposto che le risorse del pianeta non sono tutte infinite e riproducibili. La richiesta di austerità e gli effetti economici del “boom” del consumismo, in esaurimento già negli anni ’80, ne erano le premesse. Una legge di grande spessore progettuale normativo che avrebbe avuto bisogno di un’applicazione più coerente, rigorosa e concreta. Sulla base delle esperienze attuative, concertando le proposte, il legislatore avrebbe potuto migliorare e ulteriormente qualificare la legge 157/92, invece di peggiorarla com’è successo e come è stato proposto in questi anni da chi ne voleva offuscare le finalità più attente alla contemporaneità. Oggi intravediamo gravi rischi per la caccia italiana, quella costruita nel corso di decenni, a fronte anche di dure lotte referendarie; quella che collega l’attività venatoria alla grande questione della gestione del territorio e della tutela ambientale; quella popolare praticata per passione e non determinata dalle risorse economiche a disposizione; quella basata sul prelievo programmato e non sull’uso indiscriminato del territorio; quella fondata sulle indicazioni della scienza; quella che sia anche valore aggiunto e risorsa integrativa della ruralità; quella che non volge lo sguardo da un’altra parte quando occorre contrastare e reprimere il bracconaggio; quella che vuole l’applicazione corretta delle deroghe, in funzione di controllo gestionale, con interventi eccezionali e rispondenti alle prescrizioni comunitarie ed alle indicazioni del mondo scientifico. Sul tema fondamentale di “fauna bene comune” occorre trovare le giuste alleanze e la necessaria condivisione per rilanciare anche il modello di caccia sociale, sempre più legato ad una buona gestione che ruoti attorno alla programmazione pubblica ed al lavoro degli ATC e CA. Il tema delle risorse deve passare necessariamente attraverso una revisione della tassazione sulla caccia. Le tasse pagate dai cacciatori devono essere reimpiegate tutte sul territorio, partendo proprio da una rimodulazione della Tassa di Concessione Governativa che, dall’attuale balzello tanto oneroso quanto inutile, si trasformi in una fonte di entrata diretta per gli Enti preposti alla gestione. Purtroppo, da allora, da quella stagione densa di progettualità riformatrice, politica ed istituzioni, associazioni venatorie e ambientaliste e gli stessi imprenditori agricoli, hanno cavalcato sempre più spesso il “contingente”, il rendiconto quotidiano del faccendiere, dal punto di vista sia economico sia elettorale. Qualche cassetta di fagiani, o qualche chilo in più di cinghiale, sono

diventati più importanti della razionalità scientifica o della sopravvivenza di intere comunità rurali. Meglio inseguire gli estremismi abolizionisti da una parte, o venatori dall’altra, che impegnarsi nel “governare la cosa pubblica”. Abitudine con cui abbiamo dovuto fare i conti troppo spesso nel lavoro delle e nelle Regioni, e a cui non possiamo che guardare con giudizio critico quando non severo. In questi anni si sono avvicendate esperienze di movimenti e partiti politici che hanno usato la “caccia” per essere sugli scudi della “cronaca” ma con approccio politico sterile, se non dannoso. I problemi di ieri, e di sempre, i danni all’agricoltura, alla zootecnia, i morti per incidenti stradali, sono irrisolti e peggiorati. Sul “palcoscenico” si sono alternate posizioni che vanno dai Verdi al Partito dei Cacciatori. ”Attori” che hanno recitato a soggetto in tutti gli schieramenti politici financo a coinvolgere le massime istituzioni, quali il Governo del Paese; e che hanno trovato l’acme del dramma con gli spettacoli della compagnia “Berlusconi”, con Brambilla, Alemanno e decine di parti secondarie, in numerose repliche della commedia sulle modifiche alle leggi sulla caccia che non ha titolo neppure di essere citata. Di fronte alla perdurante incapacità di affrontare le vere questioni da cui dipende la qualità della vita per uomini, donne e animali, il “paravento” per molti, a destra come a sinistra, nei vecchi come nuovi, e già antichi politicanti, è sempre, il fumo negli occhi di una lotta radicale quanto cieca contro la caccia. Emblematico e dimostrativo l’atteggiamento anche della politica regionale su vicende “onerose” per i cittadini come quello che è accaduto in Piemonte per un Referendum contro la caccia, promosso già nel 1987, e su cui, le varie maggioranze, non hanno voluto ricercare soluzioni adeguate, che è stato affrontato a pochi giorni dal voto, e che ha ottenuto il risultato di abolire la legge regionale sulla caccia e aprire uno scenario di precarietà e, probabilmente, di ingovernabilità per la prossima stagione venatoria. Non volendo soffermarci sulle giravolte - in questo caso, della Lega Nord, “fringuellara”e secessionista nel parlamento nazionale (salvo votare contro il ristorno delle tasse alle Regioni!) che cancella la legge in Piemonte -, c’è da riflettere, però, sul fallimento del federalismo di facciata di “politicanti”superficiali, e sull’opportunità di appropriarci noi del valore dei territorio per costruire un sistema più solido, che comporti anche migliori prospettive per la “caccia. E forse vale la pena mettere il dito su alcune contraddizioni interessanti, come quella che ha visto i “grillini” piemontesi osannare al livello regionale il Referendum ed i suoi quesiti abrogativi, mentre il Comitato NO TAV, dove gli stessi militano, non aderiva allo stesso Refe-


IV

caccia, serve la svolta

rendum perché consapevole del ruolo e della funzione positiva dei cacciatori nella difesa dell’integrità delle valli. I fatti dicono che, in molte Regioni, non si è voluta vedere la funzione di impresa sociale degli ATC e dei CA, si è disatteso il compito di gestire il patrimonio faunistico dello Stato, si è rifiutato di essere parte di un percorso sociale ed economico di valorizzazione di quell’ambiente rurale e oggi, in piena crisi, e in ritardo, si comprende l’importanza di quanto un po’ di risorse e un po’ di lavoro, anche poco, avrebbero potuto fare per ripristinare ambienti e produrre fauna; e che forse sarebbe stato meglio di niente. L’immagine che in questo modo si è concorso a costruire è quella di una caccia ludico-predatoria, non in grado di produrre economia con arricchimenti di fauna e tutela degli ambienti. Sterile, se non controproducente, per gli agricoltori, priva di interesse e fascino per quanti non la praticano e per le future generazioni. La prima necessità di modifica della legge attuale, ove mai si aprisse un percorso condiviso, deriverebbe dall’esigenza di impedire che la stagnazione della “caccia” sia nel “pronta caccia”, che è il più grande regalo alle argomentazioni abrogative: se caccia è spettacolo, è gioco, talvolta un po’ “cruento”, troppo secondo alcuni; allora non ce ne è molto bisogno in un mondo che, di violenza, anche nello spettacolo, ne ha a volontà. Se non ci impegniamo per realizzare concrete attività che producano valorizzazione ambientale, “la caccia” sarà sempre rappresentata, dal tritacarne mediatico, in modo più o meno strumentale, a vantaggio di un animalismo ipocrita e superficiale. Ma la caccia invece è impresa sociale, è controllo ed equilibrio tra le specie, è economia ambientale

positiva di cui non si può e non si potrà fare a meno, se non affrontando gravi rischi per la cura del territorio. Una Ricerca dell’Università di Urbino documenta che rappresentiamo lo 0,5% del PIL, senza le sempre citate commistioni con la produzione delle armi da guerra. Siamo orgogliosi di essere cacciatori. Esseri umani che hanno reiterato, per millenni, dalla preistoria alla storia, la capacità di vivere le più naturali e più radicate emozioni della propria specie nel rapporto con il loro “habitat”, nel rapporto con i loro ausiliari a quattro zampe, selezionati e addestrati con sapienza, nel rispetto delle tradizioni e della cultura dell’ “homo sapiens” che, nell’interesse stesso della salvaguardia della specie, potrebbe essere delittuoso cancellare. Troppi ritardi nel concretizzare la gestione faunistica, troppe risorse, economiche ed umane, sono state distorte da questi obiettivi. 3. Caccia e governance La stagione di riflessione che la crisi impone alle Istituzioni offre comunque anche un’occasione di ripensamento per affermare gli ATC e i CA e riposizionare le competenze delle Province. Le scelte fin qui fatte dal Governo e dal Parlamento, con il Decreto “Salva Italia” sembrano più volte a soddisfare la “pancia” dei cittadini attratti dall’imperante antipolitica che ad una reale e funzionale riorganizzazione dell’assetto amministrativo del Paese. Tuttavia il processo è avviato e sicuramente toccherà in pieno anche la governance della caccia e della gestione faunistica. Una loro soppressione o comunque il ridimensionamento delle competenze che potrebbero essere ridotte a mero strumento operativo farebbe venire

meno il loro potere programmatorio in materia faunistico-venatoria: a chi saranno attribuite queste fondamentali competenze? Alle Regioni con il rischio di una moltiplicazione di forme di centralismo certo non in grado di governare processi molto legati alla territorialità locale? Alle Unioni dei Comuni, sprovviste di competenze, di personale qualificato e di una rappresentatività politica definita? Ed in questa probabile scomposizione e ricomposizione, gli ATC ed i CA che ruolo avranno? Siamo sicuri che un Ente intermedio politicamente rappresentativo tra Comuni e Regioni non sia necessario per gestire materie come la caccia ma anche ad esempio il trasporto pubblico, i rifiuti, la gestione dell’edilizia scolastica, ecc.? Il mondo venatorio italiano, unitariamente, ha deciso di affidare ad alcuni costituzionalisti uno studio in proposito. Si riuscirà a costruire una proposta unitaria e credibile da offrire alle Regioni? L’Arcicaccia sicuramente lavorerà in questo senso. Con la “Comunitaria” e la modifica dell’art. 18 nella discussione su “tempi e specie” ai cacciatori si sono date solo legnate e per l’ennesima volta si è sbagliato. Se su queste questioni, legate fondamentalmente ai calendari venatori, non ci si inserisce nel dibattito forti di supporti scientifici e pensando anche alle esigenze di valorizzazione e salvaguardia delle colture agricole, si continuerà ad uscire con le “ossa rotte” dai confronti istituzionali: si tratti degli “ungulati” o dello “storno”, da inserire nell’elenco delle specie cacciabili. Non aver scelto con responsabilità, essersi affidati alla demagogia del “chiedere tutto e di più” ha dato non solo i risultati nefasti della “Comunitaria” ma ha causato anche una notevole instabilità gestionale ed una spinta ulteriore

alla restrizione dei calendari che si assesterà solo, ormai, con gli interventi della magistratura amministrativa, le cui sentenze sono state in maggioranza, restrittive per i cacciatori. Purtroppo ci aspettano mesi, per i calendari venatori, che si proporranno in termini molto conflittuali con gli ambientalisti. Le sentenze dell’Abruzzo, della Liguria e delle Marche, chiedono alle Regioni di fare calendari venatori annuali e per atto amministrativo. Per queste nuove ed evitabili difficoltà potremmo vantarci di dire che, non solo l’Arcicaccia non ha alcuna responsabilità, ma che ne aveva, per tempo, denunciato i pericoli. Pur essendo altri i colpevoli, ma avendo a cuore prima di tutto una migliore e più gratificante attività venatoria per i cacciatori - non ci beiamo della nostra lungimiranza, tanto i “guasti” li paghiamo tutti - siamo consapevoli che è indispensabile mettere insieme tutte le energie interessate a costruire la “caccia” di domani, quella vera, e non faremo mancare le nostre energie. L’affossamento del Tavolo di confronto presso la Conferenza delle Regioni, cui tutti hanno plaudito e che noi abbiamo chiesto di convocare insieme a CIA e Legambiente, è la dimostrazione delle “miserie” figlie della falsa unità di sigle. FACE è un tappo di un contenitore inesistente che serve solo alle classi dirigenti che di caccia vogliono vivere e alimentarsi e, di contro, non serve a nulla nel tentativo far vivere meglio la “caccia” delle nostre campagne. Di quali interessi e di quali ‘luoghi terreni’ sia

rappresentante FACE non è dato sapere. La rappresentanza della Federazione dei cacciatori europei, a quelli italiani, non ha portato né vantaggi, né un euro. Gli ATC e i CA invece di divenire sempre più valore aggiunto della economia rurale, sono stati trascurati non solo dalle istituzioni ma anche da parti significative di agricoltori, ambientalisti e del mondo venatorio. Chi doveva trarne “linfa” vitale li ha spesso considerati invece come “zavorra”. Questi atteggiamenti sono emblematici per individuare chi nega, coi fatti, giornalmente, l’unità dei cacciatori nella più importante sede operativa della caccia: l’ATC e il CA. Per questo le “Associazioni venatorie altre” hanno paura della Federazione degli ATC e dei CA che proponiamo di costruire insieme agli enti di gestione e alle Aziende faunistiche venatorie. Una specie di complesso di “Peter Pan” li porta ad avere paura di diventare più forti e uniti anche con la più ampia rappresentanza degli interessi portati da soggetti diversi, ma legati all’attività venatoria. Anche al di là dei valori rappresentati dalla Federazione degli Ambiti, migliorare la Legge 157/92 - così come le Direttive Europee che non sono tabù - anche laddove si verifichino esigenze urgenti, se non ci faremo carico di ricostruire un sistema più maturo di relazioni sulla caccia, non sarà mai possibile. La “pratica” e la “storia” hanno dimostrato che anche in Europa si sono avuti miglioramenti dove e quando sono stati valorizzati i punti d’intesa tra i

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diversi portatori d’interesse. L’ipocrisia, la finzione, nascondere le responsabilità ed i problemi per raggiungere l’unità organizzata dei territori di caccia e anche dei cacciatori, “buttare il cuore oltre l’ostacolo”, non avere chiarezza e certezza di prospettiva, non accordarci per la sicurezza e le assicurazioni, per il pluralismo della rappresentanza, non dare regole per autonomia, risorse, rapporti con il mondo scientifico, agricoltori, ambientalisti, istituzioni ... tutto questo è solo suicida. Il male minore per l’Italia sarà che non riusciremo, per la velocità e la gravità della crisi, a dotarci di contenuti e strumenti unitari utili; il peggiore che, fallite le associazioni venatorie, il Paese avrà bisogno dei cacciatori. Chi li organizzerà allora: gli agricoltori, divenuti imprenditori della nostra passione? 4. Caccia e unità del mondo venatorio Oggi più che mai dobbiamo trovare il coraggio di rilanciare con forza il tema dell’unità del mondo venatorio proprio nel momento in cui l’attività venatoria deve lottare contro le continue mistificazioni anticaccia quando il numero dei cacciatori è in forte calo anche per il concorso della crisi economica, delle restrizioni, delle forzature conseguenti all’autoreferenzialità delle proposte (solo oggi ci siamo decisi a difendere insieme la chiusura al il 31 gennaio). Crediamo sia giunto il momento di ripensare una nuova strategia ed un nuovo modello democratico e rappresentativo di unità del mondo venatorio non esaustivo ma propedeutico ad alleanze di sistema. Unità non formale, ma sostanziale: unità nelle scelte, unità nell’azione, unità nell’organizzazione. Ancor meglio sarebbe, unità negli intenti. Alle nostre spalle c’è un cumulo di macerie fumanti causato da accorciamenti di calendari, difficoltà ad applicare le deroghe, tribunali e ricorsi, incertezza del diritto, incomprensione ed avversione da parte della società... Di tutto ciò c’è chi ha la responsabilità storica, con nomi e cognomi: Fidc e Face. È grazie a Federcaccia che l’estremismo venatorio trova voce ed attenzione un una parte della classe politica incline più al populismo lobbysta ed al “bracconaggio elettorale” che al buon governo di una materia così complessa. È alla Federcaccia, protagonista a suo tempo con noi della sconfitta referendaria e del varo della ‘157’, che va l’onere di riconoscere che la strada intrapresa in questi ultimi anni si è dimostrata sbagliata e controproducente. Solo così sarà possibile riavviare un confronto su basi culturali nuove e saremo in grado di riprendere il percorso di una caccia che vive nella Società, di una caccia sociale e sostenibile nel nostro Paese. Bisogna liberarsi delle emotività, smetterla di essere superficiali e corporativi ed essere invece capaci di analisi reali della società nella quale viviamo per poter fare concretamente una politica venatoria ed ambientale. Ricercare l’unità solo nei momenti di “grande pericolo”, solo nell’emergenza viene recepito giustamente come messaggio di opportunismo e di debolezza. Dobbiamo prendere coscienza che solo se riusciremo a superare le barriere dell’appartenenza all’una od all’altra

delle associazioni venatorie, solo se poniamo fine alla stupida lotta tra poveri, che si configura nella caccia alla tessera a tutti i costi, anche con l’arma della denigrazione nei confronti delle altre associazioni venatorie, solo se ci considereremo un’unica grande famiglia, all’interno della quale ci posso essere anche modi di pensare diversi, ma con gli stessi ed identici problemi da affrontare e risolvere. Solo così, coniugando merito e rappresentanza possiamo acquisire maggiore capacità contrattuale e dare risposte adeguate a quanti ci considerano già una specie in via di estinzione. Sono argomentazioni che ripetiamo da anni e siamo consapevoli che questo obiettivo non è facile da raggiungere anche perché poco comunicato ai cacciatori e manipolato dalle altre Associazioni venatorie per i ben noti interessi di bottega. È la storia, anche quella del mondo venatorio italiano, che ci insegna che è l’unione attorno ad un interesse comune a fare la forza, a dare credibilità agli obiettivi comuni e condivisi. Da soli non si va da nessuna parte come dimostra il fallimento di altre Associazioni. Sarebbe tempo, tanto per fare un esempio, di pensare ad una struttura “federata” che abbia un’unica polizza assicurativa che, tra l’altro, ne abbasserebbe il costo e consentirebbe di controllare le “furbizie”. Unità del mondo venatorio italiano ma anche analisi puntuale e approfondita valutazione della necessità di ricalibrare tutta la nostra organizzazione nel

Ripensare una nuova strategia ed un nuovo modello democratico e rappresentativo di unità del mondo venatorio quadro delle profonde trasformazioni della società, dell’assetto istituzionale del Paese. Della caccia è necessario riformare quello che ne è il fondamento sociale, partendo da noi stessi per favorire la necessaria contaminazione esterna. Serve quindi una nuova dimensione della caccia e con essa una nuova Arcicaccia, moderna, rappresentativa, essenziale, meglio organizzata e più vitale sul territorio, in presa diretta con i suoi associati e con i cacciatori, democratica e totalmente trasparente. E questo è lo scopo vogliono cercare di raggiungere le migliorie che abbiamo proposto nello Statuto. Il tempo a nostra disposizione non è infatti molto. Mantenere questa situazione sarebbe un atto di profonda irresponsabilità di cui non intendiamo macchiarci. La svolta culturale della quale abbiamo bisogno sta nel ridisegnare il profilo della caccia moderna. Dobbiamo farlo al più presto, partendo da alcuni punti fondamentali sui quali almeno noi lavoriamo da tempo. La caccia del domani deve riuscire a portarsi dentro, senza nostalgia però, i cromosomi del suo patrimonio di storia e conoscenza. Passione e sentimen-

to sono il collante della ragione per non rassegnarci alla testimonianza. La strada è dunque segnata ed è davanti a noi. Basta percorrerla rivitalizzando concetti basilari sui quali si è discusso troppo astrattamente e in parte si sono negati con proposte e scelte legislative sbagliate e comportamenti ondivaghi. 5. La Caccia responsabile L’idea della caccia conservativa si fonda su alcuni principi irrinunciabili: • Fauna patrimonio indisponibile della Comunità nazionale e quindi bene collettivo. Un valore da difendere ad ogni costo mantenendo l’art 842 del codice civile. • Rapporto tra cacciatore e territorio. Solo così si possono garantire le necessarie azioni gestionali, un uso consapevole della risorsa insieme agli indispensabili elementi di responsabilità nel prelievo controllato e nelle opere di volontariato • Mobilità programmata e sostenibile e reciprocità tra Regioni facilitata dalla definizione di calendari venatori omogenei per grandi aree. • Leggi, regolamenti e Calendari venatori armonici e rispettosi delle Diretti-

ve e degli obblighi europei quale base essenziale per un nuovo patto con il mondo ambientalista e scientifico, autorevolmente supportato, che metta fine alla fase dei contenziosi • Un nuovo e più equilibrato rapporto tra ATC e CA, territorio a caccia programmata e sistema delle aree protette attraverso una pianificazione territoriale ed una programmazione che sappia affrontare e coniugare il problema della protezione, della caccia e, nei parchi e non solo, della gestione di alcune popolazioni faunistiche e del loro impatto anche ai fini della prevenzione dei danni alle coltivazioni agricole • Un nuovo patto con il mondo agricolo che sprigioni se possibile risorse anche per la gestione diretta da parte degli agricoltori di parte del territorio ai fini faunistici, per la realizzazione di miglioramenti ambientali per la produzione di fauna allo stato naturale come occasione di reddito integrativo per l’impresa di qualità e multifunzionale e per il turismo rurale. Tutto ciò dovrà avvenire garantendo alla Pubblica Amministrazione un ruolo centrale nella pianificazione e program-


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mazione per non scivolare nella logica di una produzione interamente finalizzata al consumo ed al commercio faunistico. Un patto con gli agricoltori, quindi, non soltanto sull’allevamento e sui danni ma sulla comune ricerca di utilità anche economica per creare fauna nelle ZRC, nelle ZRV, nelle AFV di qualità, nei distretti per la piccola selvaggina stanziale etc. • La ricerca da parte di tutti gli interessati per fare in modo che il consumo alimentare, nella fattispecie delle carni degli ungulati, possa divenire “cultura” di quel territorio “viva ma anche cucinata”; e, quindi, risorsa della gestione faunistica da utilizzare nel rapporto tra ATC, CA e agricoltori. • La realizzazione, senza ipocrisie, di un patto che mantenga fermi i capisaldi della caccia popolare e sostenibile, ma sia anche reddito possibile per le imprese agricole, se non vogliamo disperdere quel poco di unità tra i nostri due mondi che abbiamo raggiunto sul piano del diritto all’accesso al fondo. Per questo occorre approfondire

una soluzione che veda l’ATC quale organismo di partecipazione in stretto rapporto sia con la programmazione pubblica e con l’iniziativa privata. Questa è la sfida del futuro ed ora serve dotarla di un’anima, di un respiro più ampio sapendo che i tempi ci impongono di affrontare alla radice problemi nuovi e profondi. 6. Caccia e Aree Protette Non possiamo sottacere, al contempo, i guasti che un certo ambientalismo fondamentalista e inconcludente ha prodotto sul versante delle aree protette. Chiunque può constatare che ci sono aree del Paese rinchiuse in Parchi e Riserve Naturali che non hanno risposto alle loro reali finalità. Ma d’altra parte si deve anche riconoscere che accanto a queste, esistono anche eccellenze che hanno contribuito alla salvaguardia di risorse ambientali importantissime per la biodiversità. Tuttavia nel Paese delle eccellenze (ne abbiamo molte, anche in potenza, e quelle che abbiamo non siamo quasi mai in grado di valorizzarle

adeguatamente) e della mala gestione (diffusa) in molti campi del vivere quotidiano, le aree protette non sfuggono a questa dura legge. Ne è riprova l’esplosione del problema degli ungulati, con il cinghiale in testa, e i conseguenti danni alle coltivazioni, gli incidenti stradali... per cui le aree protette, prive di una reale gestione attiva, fungono da serbatoi sconfinati che neutralizzano qualsiasi buona azione realizzata nel circostante territorio. Diventa insomma imprescindibile la necessità di una gestione complessiva del territorio, quale strumento con cui approcciarsi ai problemi, come quello degli ungulati, e dar loro uno sbocco operativo dove è necessario con la riforma delle norme che regolano sia la vita delle aree protette e sia la prevenzione e il controllo dei danni da fauna selvatica sul territorio agro-silvo pastorale. Gestione unitaria del territorio che non significa certamente “caccia nei parchi”. Significa compartecipazione dei vari soggetti alla risoluzione dei problemi attraverso una programmazione comune, nel

rispetto delle diverse competenze e finalità. Una cooperazione stretta che contribuirebbe senz’altro a mitigare le conflittualità diffuse tra aree protette, agricoltura e gestione venatoria. 7. Caccia e Agricoltura Per come continuiamo a vederlo noi di Arcicaccia, il rapporto tra caccia, fauna e agricoltura deve essere improntato prima di tutto alla consapevolezza che si interviene su beni che appartengono alla collettività e non a singoli individui. Negli ultimi anni però la fauna selvatica per molte aziende agricole è divenuta un problema per i danni che provoca alle colture. È parte degli scopi che ci proponiamo, fare invece in modo che la fauna e la sua gestione diventino un’ opportunità di crescita. L’emergenza danni va finalmente ricondotta ad un alveo di eccezionalità e non di ordinarietà come, in certe realtà, avviene oggi. Su questo tema il mondo venatorio si è assunto importanti responsabilità e in diversi casi alcuni risultati positivi sono stati ottenuti. Purtroppo molte situazioni di non gestione degli ungulati, come ad esempio il sistema delle aree protette, porta ad inficiare quei risultati positivi che sono stati raggiunti nel territorio a caccia programmata. Da qui la necessità di un fronte comune che porti a gestire gli ungulati in modo omogeneo in ogni territorio indipendentemente dai confini amministrativi in cui gli animali si trovino a gravitare. Le risorse destinate alla gestione venatoria devono poter entrare in modo massiccio nel ciclo virtuoso di un’ agricoltura che abbia come fine non solo la produzione alimentare ma anche beni immateriali e servizi per la collettività. Occorrerà ripensare il rapporto tra Istituti deputati alla gestione faunistica e le aziende agricole territorialmente interessate. Tali aziende potrebbero assumere la gestione diretta di detti Istituti riconoscendone i risultati faunistici raggiunti, in un quadro di programmazione pubblica. Il comparto dei miglioramenti ambientali a fini faunistici può divenire una pratica agronomica diffusa e remunerativa. È da considerarsi valore aggiunto per le Aziende Agrituristiche la presenza della fauna sul territorio. È un dato incontrovertibile che la possibilità di avvistare in modo semplice animali selvatici è un “bene” assai richiesto da fette sempre più ampie di turisti. In questo quadro rientra anche il tema di Istituti faunistici ben gestiti. Anche gli ungulati, pur nell’inderogabile necessità di risolvere il problema dei danni alle colture, possono rientrare in quest’ ottica. In sostanza, l’azienda agricola, che pure deve avere una legittima propensione ad esercitare un interesse specifico per il 20% del territorio agrosilvo-pastorale destinato dalle norme nazionali all’iniziativa privata, può entrare più complessivamente nel ciclo

Caccia popolare e sostenibile ma anche fonte di reddito per l’agricoltura

dell’offerta della cultura venatoria, non tanto e non solo per singolo capo da abbattere o per la carne da vendere. Il vero valore della caccia sta nelle sue radici profonde, nel suo antico legame con ogni territorio che deve essere valorizzato anche economicamente al fine di sostenere l’agricoltura soprattutto in zone svantaggiate per le coltivazione ma potenzialmente ricche in termini faunistici. Su questi presupposti culturali ma anche pratici dobbiamo necessariamente ricostruire un percorso comune di tutti, affinché il dibattito su temi come fauna e caccia e colture non sia destinato ad essere sempre dilaniato dalle contrapposizioni tra sensibilità diverse. La fauna è un bene comune e come tale deve essere pensato, gestito ed anche utilizzato da chi ne abbia un legittimo interesse. Su questo punto agricoltori e cacciatori non possono prescindere da un’ unità di intenti che va costruita su contenuti culturali prima di tutto e poi declinata in azioni ed interventi specifici che riescano a migliorare e conservare il bene comune ‘fauna’, proprio perché è la società stessa nel suo complesso che ha un interesse diretto alla sua conservazione. 8. Arcicaccia e la riforma organizzativa Se questo è il futuro da costruire il cambiamento non può trovare impreparata ed inadeguata sotto il profilo organizzativo interno la nostra associazione. Nel dibattito congressuale è fondamentale mettere al centro l’importanza di rinnovare e adeguare al futuro l’Arcicaccia. Ciò dovrà avvenire ad ogni livello ed in ogni luogo, e la nostra associazione nazionale dovrà fungere da stimolo permanente affinché ciascun livello organizzativo territoriale possa attrezzarsi culturalmente ed operativamente per rispondere al meglio alle sfide del domani. La nuova organizzazione dell’Associazione prevede un rafforzamento del ruolo dei Comitati Regionali in virtù delle sempre maggiori competenze ed autonomie che le passate riforme costituzionali hanno attribuito alle Regioni. Il Comitato Regionale deve essere quindi l’interlocutore diretto della Regione di riferimento, con il compito di esprimere l’indirizzo dell’Associazione per la politica venatoria regionale, nonché di verificare la messa in atto sul territorio degli impegni programmatici, tenendo conto delle peculiarità locali. Il Comitato Regionale diviene quindi l’espressione di tutte le realtà associative presenti sul territorio regionale aderenti all’Arcicaccia e degli iscritti. In questo nuovo quadro organizzativo dovrà pertanto assumere il ruolo e la funzione di strumento costante di relazione con i livelli interni, dal Circolo sino alla Direzione Nazionale, e di rappresentanza dell’associazione nei confronti del mondo politico, istituzionale, associativo e di categoria. Il Comitato Regionale dovrà inoltre assumersi il compito di promuovere la condivisione ed il rispetto dei principi fondanti la nostra Associazione, avendo facoltà di controllo anche sull’attuazione dei principi democratici interni ai Circoli ed alle Federazioni Provinciali. La proposta del nuovo Statuto intende costruire


caccia, serve la svolta un impianto organizzativo dell’associazione che sappia assicurare il massimo della democrazia interna, faccia un dogma della trasparenza e valorizzi la partecipazione degli iscritti. Una riorganizzazione dei gruppi dirigenti a partire dal livello centrale che dia supporto e servizio al lavoro gratuito e prezioso dei nostri tantissimi volontari impegnati. Il nuovo Statuto raccoglie l’esigenza di una trasformazione della Direzione Nazionale dotandola di maggiore dinamicità dei suoi organismi, a partire dal suo Esecutivo, garantendo maggiore rispondenza tra funzione e rappresentanza in chiave operativa, mediante l’attribuzione di deleghe specifiche e di mansioni sulle quali possa essere ricondotta una puntuale verifica. Ferme restando alcune, necessarie prerogative di natura politica che però devono anche garantire un agile esercizio della rappresentanza collegiale individuato nelle funzioni dell’Esecutivo, nel nuovo assetto organizzativo, si afferma il completamento del processo federalistico, con la formale istituzione del Consiglio dei Presidenti Regionali; organismo che assume ulteriore autorevolezza e maggiori capacità gestionali nel sostegno e nella collaborazione all’attività dei Comitati Regionali,

in particolare di quelli che hanno una limitata struttura operativa, lasciando ad un Consiglio Nazionale rappresentativo, il ruolo di orientamento e direzione politica. Il nuovo Statuto si propone di rafforzare ulteriormente anche il ruolo dei Regionali, per incrementare la possibilità di sinergie tra i diversi livelli di direzione, per realizzare più efficacia e funzionalità e per qualificare la rappresentanza verso le Istituzioni, al centro e sul territorio, anche con l’ausilio di nuove figure operative e di esperti sulle singole tematiche provenienti direttamente dal gruppo dirigente nazionale, dove si vedrà un Esecutivo organizzato,e Vice Presidenti nazionali impegnati per grandi aree interregionali. Il Congresso Nazionale dovrà essere il centro del dibattito su come riorganizzare l’Associazione a partire dai livelli di rappresentanza territoriale e locale, affinché gli stessi riacquistino motivazione e capacità operativa senza le quali l’Arcicaccia rischia di diventare un centro di elaborazione dati senza il necessario radicamento territoriale. D’altra parte, però, analizzando la nostra rete organizzativa e di presenza sul territorio, possiamo notare una frammentazione molto diffusa che

Rafforzare il ruolo dei Comitati Regionali per rendere l’associazione più efficace e funzionale

favorisce la presenza tra i cacciatori, ma non sempre garantisce la dovuta qualità e capacità operativa in termini di elaborazione politica, di servizi, di coordinamento. Possiamo constatare che, in alcune Regioni, sono i Circoli più grandi e strutturati che riescono ancora a crescere o mantenersi su livelli accettabili di soci. Dobbiamo riflettere sulla possibilità di creare una rete diretta con queste strutture più grandi, laddove esistenti, che, assieme ai provinciali, svolgano anche loro un ruolo di servizio e di elaborazione politica sul territorio. Dovremo quindi prevedere ed organizzare un contatto diretto tra il centro e queste strutture, anche bypassando la struttura piramidale con cui è costruita l’Associazione, in modo da diminuire la distanza tra il Nazionale, il Regionale ed il territorio. Il rispetto della democrazia interna dovrà essere coniugato con un serio ripensamento, anche per la loro diminuzione, sull’uso delle risorse interne sia economiche che umane a tutti i livelli. Ogni realtà regionale, anche attraverso le sedi organizzative, avrà il compito di costruire al meglio il sistema interno della rappresentanza e la conseguente ottimizzazione dell’uso e destinazione delle risorse in relazione, sia alle strutture provinciali, sia ai servizi e alla assistenza della Direzione Nazionale. Il superamento del sistema piramidale dovrà favorire un nuovo spirito di servizio ma anche di intervento tra i gruppi dirigenti costituiti. Le migliori energie dovranno, pertanto, essere messe a disposizione ed impegnate più efficacemente possibile nell’Associazione, in modo meno schematico e con forti

elementi di sussidiarietà tra i vari livelli organizzati. Anche il Circolo e le nostre strutture di rappresentanza locale (i Fiduciari) non dovranno essere considerati una realtà a se stante ma parte di un “blocco” più grande e capace di mettere in campo maggiori risorse umane e organizzative. Il Tesseramento è la principale, quando non esclusiva, forma di finanziamento dell’Associazione a tutti i livelli e la ripartizione delle quote di adesione deve necessariamente passare per una verifica delle forme di aggregazione da definire territorialmente in base alle diverse situazioni regionali, ma comunque in quelle con strutture circolistiche riferibili ai seguenti modelli: • Circoli già esistenti o regolarizzati; • Circoli comunali costituiti dalla riaggregazione dei punti di tesseramento; • Circoli sovra-comunali: riaggregazione degli iscritti attorno al circolo più numeroso e strutturato di un’area omogenea; • Aggregazioni di zona o Comprensori dei Fiduciari e attivisti, anche in relazione al coinvolgimento e alla partecipazione alla vita e alle scelte degli ATC. Queste forme aggregative dovranno rispondere alle varie prescrizioni nor-

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mative e civilistiche ed avere la funzione di: 1. Consolidare e allargare la presenza diffusa sul territorio di rappresentanti e responsabili del tesseramento dell’associazione. 2. Favorire una riduzione delle distanze tra centro e periferia migliorando gli scambi di idee, informazioni, assistenza ai soci. 3. Promuovere eventi, iniziative, manifestazioni, convegni, feste, attività sportive ludico ricreative anche ai fini del finanziamento dell’Associazione. 4. Migliorare la gestione amministrativa dell’intera associazione. 5. Favorire una maggiore preparazione e motivazione dei nostri volontari e dirigenti per esprimere un adeguato sostegno alle politiche associative ed ai rapporti con gli ATC. La creazione di forme unitarie, financo a livello interprovinciale, non deve quindi essere intesa come una riduzione di autonomia, anzi deve essere considerata uno strumento di sostegno alle attività dei singoli soggetti che andranno a costituirle. Infatti unendo risorse umane ed anche economiche sarà, in alcuni casi, possibile creare punti di riferimento anche fisici (es. una sede


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con un minimo di strumentazione) che fungano da supporto al lavoro associativo e sviluppare nel contempo un sufficiente grado di elaborazione politica e di proposta operativa sul territorio. In particolare, laddove la consistenza associativa non consente stabili presenze organizzate, e magari nemmeno una sede, il livello provinciale può assorbirne le funzioni. Questa impostazione potrebbe essere applicata anche alle Federazioni Provinciali, sia in previsione del riassetto istituzionale in corso ma non ancora definito, sia per una migliore funzionalità interna. Per alcune aree omogenee dove, a fronte di realtà organizzate e funzionali ne esistano altre che scontano difficoltà di vario genere, è possibile progettare forme di coordinamento o di unificazione anche su singoli aspetti, che siano in grado di promuovere un salto di qualità politico-operativo per le nostre strutture provinciali. Un nuovo assetto che colga anche l’esigenza di accorpamenti per le aree metropolitane e favorisca comunque una serie di sinergie per le province con grandi dimensioni territoriali tenendo conto anche delle nuove e possibili riperimetrazioni degli ATC, nel quadro del superamento di alcune funzioni oggi affidate alle Province. 9. Arcicaccia e Csaa Ma dobbiamo essere anche capaci di guardare oltre la caccia per dare maggiore forza proprio alla caccia responsabile e sostenibile. È in questo quadro che si inquadra il lavoro fin qui svolto dal Csaa, luogo di aggregazione di tutti coloro - associazioni, circoli, donne e uomini - che vivono le attività sportive e ludiche in stretto rapporto con la natura. Ed è nella dimensione di un progetto associativo direttamente collegato all’esigenza di più coerenti atti di conservazione dell’ambiente e delle sue risorse, nonché alla compatibilità delle attività proposte, che occorre avere quale riferimento dell’azione organizzativa. E diventa quindi imprescindibile la creazione di un nuovo modello di sviluppo per una economia a misura d’uomo accompagnata da una diversa e moderna concezione del benessere individuale e collettivo. La crisi che investe il nostro Paese e non solo, è probabilmente dovuta ad una lunga egemonia del pensiero neoliberista fondato su una presunta, quanto infondata illimitatezza dello sviluppo e sull’esasperazione ricercata di derive consumistiche. Scrive l’Ocse nel suo rapporto per i 50 anni di vita: “La crescita economica è importante ma il cuore dell’azione politica deve essere il benessere dei cittadini. E il benessere si misura in tre pilastri: condizioni di vita materiali, qualità della vita, sostenibilità”. Queste priorità evocano un nuovo modello economico, fondato sulla sostenibilità ambientale e sociale, capace di ridurre le diseguaglianze, promuovere la legalità e l’unità del Paese. È in questa prospettiva di economia verde e di ricerca della qualità che deve collocarsi l’attività di quanti avvertono i “beni comuni” quale segno di appartenenza ad una comunità. Il Csaa del futuro deve saper declinare il protagonismo attivo

Il Csaa, in stretto rapporto con l’Arcicaccia, deve saper esplorare strade innovative di un’ associazione di volontariato che partecipa a pieno titolo alla fase di ricostruzione del Paese. Lo può fare sia quando assume il profilo di associazione sportiva impegnata nella migliore organizzazione delle attività cinofile e all’aria aperta, sia quando è impegnata nelle attività ambientali e di protezione civile. Il filo conduttore per tutti è lo stesso: mettere in rete quanti, a diverso titolo, vivono consapevolmente la natura viva rifuggendo da impostazioni oltranziste, di tipo predatorio, o mummificatrici. In questo contesto il Csaa ha saputo assumere rilievo organizzativo e associativo allorché ha affrontato il tema del rapporto uomo/cane con un suo particolare profilo lontano da un’ “ufficialità” fin troppo burocratica e da atteggiamenti umanizzanti e fondamentalisti. Una strada da perseguire con maggiore risolutezza, affrontando con più coraggio il mare aperto ed in-

nalzando la bandiera del vero benessere animale, che non necessariamente coincide con quello del cittadino metropolitano. Di più e meglio invece si può fare con le altre attività sportive e ludiche alle quali non sempre, in maniera omogenea sul territorio, è stato dato riscontro, non sfruttando, come nel caso della micologia e della ricerca dei tartufi, nonché della protezione civile, il servizio assicurativo predisposto dall’Arcicaccia. Il Csaa nell’esplorare strade innovative, pur nella sua autonomia, deve sentirsi parte integrante del progetto Arcicaccia ovvero parte integrante della capacità di saper collegare i temi specifici agli interessi generali. Sarà il congresso del Csaa, del prossimo autunno, a meglio definire la rotta da perseguire e le strade nuove da intraprendere per rafforzare l’originalità dello spaccato associativo rappresen-

tato dall’Arcicaccia. Ci proponiamo in conclusione obiettivi importanti ma non impossibili. Ci proponiamo come la migliore casa per il popolo dei cacciatori. Il convincimento forte è che, giustamente, siamo giudicati e criticati per l’immagine che diamo di noi, ma ci sono energie e, proposte; c’è un’idea di “caccia” affascinante, gratificante e utile al Paese. È la proposta del nostro Documento Congressuale: auspichiamo divenga patrimonio dei cacciatori, a partire dai nostri iscritti. Se è vero, come è vero, che gli italiani preferiscono le soluzioni alle polemiche, se saremo capaci di informarli, comprenderanno l’importanza del contributo che una “buona caccia” può fornire al patrimonio pubblico del Bel Paese. “Conoscere per decidere” è il presupposto della democrazia e noi vogliamo

farci conoscere e non nasconderci all’opinione pubblica, ai giovani. Basta con i vecchi “complessi”; ci troveranno nelle sedi, sui giornali ma, soprattutto, nelle Zone Ripopolamento e Cattura, nei territori degli Ambiti Venatori, con gli operatori, i tecnici, la vigilanza volontaria, nei distretti per la piccola selvaggina, tra i selecontrollori, a decidere e a fare gli abbattimenti. È in questi luoghi che ci troveranno i cittadini. Qui ci sono e ci saranno le bandiere dell’Arcicaccia. I soci protagonisti, costruttori del futuro. È di queste bandiere e di questi uomini che parleremo in famiglia e nelle scuole, sui giornali e nella rete perché la loro passione, il loro impegno ci fornisce il più solido e convincente argomento per parlare al cuore e alla mente delle persone ed essere compresi. Roma, 25 maggio 2012


vita dell’associazione 9

ArciCaccia

È tempo d’

Abolizione delle province?

Un problema serio, da affrontare

Si avvii la discussione a livello istituzionale per salvaguardare un modello di gestione U. S.

L’

abolizione delle Province rischia di produrre un vero e proprio caos per la gestione dell’attività faunistico-venatoria. A lanciare l’allarme Alessandro Ferretti, presidente di Arcicaccia Siena che sottolinea: «L’intera normativa di settore affida alle Province ruoli precisi di pianificazione, gestione e controllo. La maggior parte delle risorse economiche, quasi interamente provenienti dalle tasche dei cacciatori, vengono trasferite a Province e ATC per investimenti sulla gestione del territorio ai fini faunistici ed ambientali, per il contenimento e risarcimento danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni o per la vigilanza. Il Piano Faunistico Venatorio che è lo strumento fondamentale di programmazione in materia di caccia, rappresenta una delle prerogative centrali

Francamente, siamo sorpresi e amaregche la legge affida alle Province. Ipotizgiati, dal silenzio che regna su questi zare un corretto governo della materia importanti aspetti, nel mondo venacentralizzando i poteri alla Regione e torio senese e non solo. Il modello di trasferendo la gestione ai Comuni e algestione locale, tanto sbandierato ed le Unioni dei Comuni, porterebbe alla esaltato in questi anni e che ha rappredispersione delle risorse, alla mancansentato un riferimento a livello nazioza di coordinamento sugli investimenti nale, rischia di subire un colpo mortale e provocherebbe una serie di difficoltà e nessuno sembra accorgersene. nelle azioni gestionali sulle popolazioOccorrerebbe da subito reimpostare ni di fauna selvatica che notoriamente una strategia e un forte sistema di alnon rispondono ai confini amministraleanze per difenderlo, tutelarlo e rilantivi e interessano in molti casi vasti areciarlo. ali e Istituti Faunistici comprese le Aree Per quanto ci riguarda – conclude il Protette. presidente di Arcicaccia Siena -, siamo La nostra associazione – prosegue Ferpronti a fare la nostra parte a patto che retti – ha più volte sollecitato queste si avvii una discussione riflessioni anche sui tavoli seria con i vari portatori regionali. Ad oggi nessuIl mondo d’interesse e si abbandona risposta è arrivata in venatorio nino nel mondo venatotal senso; la stessa Legabbandoni rio, posizioni velleitarie, ge Regionale approvata posizioni corporative e che, sovena fine anno sul riordino corporative te, prescindono dai temi amministrativo, appare veramente importanti e determinanti lacunosa e animata da un forte spirito per i cacciatori e i cittadini». centralista.

Grande partecipazione alla Festa Csaa di Siena U. S.

C

on lo spirito di far conoscere il proprio impegno e le sue attività, il C.S.A.A. di Siena, anche quest’ anno ha organizzato la propria Festa Provinciale realizzata, come sempre, negli ospitali ambienti del Circolo ARCI di Fontebecci. Una Festa aperta a tutti gli appassionati del settore venatorio, ma anche a tutti coloro che amano la natura e che si interessano alle tematiche ambientali insieme ai loro amici, ai loro parenti, ai loro figli. In quella circostanza, il C.S.A.A. Provinciale, ha offerto la cena e premia-

to con il “PREMIO DI MERITO SPORT E AMBIENTE”, creato per l’occasione, i Responsabili e/o i Referenti delle Zone Addestramento Cani, delle Zone di Ripopolamento e Cattura e delle Zone di Rispetto Venatorio di tutta la Provincia di Siena, un gesto che non ha certo ripagato delle fatiche profuse dagli addetti ai lavori di questo settore, ma che ha voluto rappresentare – ha ricordato il presidente Paolo Guazzini - un riconoscimento morale dovuto per l’impegno e l’attaccamento all’Associazione e all’obiettivo di un sempre più stretto rapporto tra caccia e cinofilia.

Un trentenne alla guida dell’Arcicaccia di Poggibonsi U. S.

È

Marco Talluri, trentenne perito agrario, il nuovo presidente del Circolo Arcicaccia di Poggibonsi. Lo scorso venerdì 22 giugno, presso il Centro Anziani di Poggibonsi, i numerosi associati cacciatori presenti all’Assemblea Congressuale, hanno eletto il nuovo Presidente per acclamazione. Marco Talluri sostituisce nel

mandato Dante Valeri, recentemente nominato nel Comitato di Gestione dell’ATC Siena 17 con la carica di Vicepresidente. Nell’incontro, che ha visto la partecipazione di Massimo Logi, Segretario Generale dell’Arcicaccia Toscana, sono stati affrontati numerosi temi legati al particolare momento che l’attività venatoria sta vivendo. Le incertezze sul Calendario Venatorio,

frutto in larga parte degli errori commessi dalla restante parte del mondo venatorio, e che hanno compromesso l’unità e la necessità di mettere in campo nuove strategie con gli agricoltori sono stati alcuni degli elementi centrali della discussione. È emersa la necessità di difendere e rilanciare il ruolo degli Istituti Faunistici pubblici con particolare riferimento alle Zone Ripopolamento e Cattura.

Toscana. Corso di formazione per i rappresentati negli ATC U. S.

C

on la recente approvazione del Piano Faunistico Regionale Toscano anche per gli ATC è iniziata la fase di rinnovo dei Comitati di Gestione e l’Arcicaccia Toscana ha pensato di organizzare, nella splendida cornice dell’Azienda agro-forestale “I Lagoni” di Pistoia, un corso di formazione di aggiornamento per i propri rappresentanti con la partecipazione degli studenti del corso di laurea in “scienze Faunistiche” dell’Università di Firenze.

La numerosa pattuglia targata Arcicaccia negli ATC (l’associazione è presente con almeno un rappresentante in tutti e 19 gli Ambiti) è composta da alcune importanti conferme, in particolare per quanto riguarda le presidenze e tanti nuovi e giovani componenti dei Comitati di Gestione. Indipendentemente dalle maggiori o minori esperienze l’Arcicaccia Toscana ha organizzato un corso al fine di trattare le diverse tematiche gestionali ed amministrative avvalendosi della collaborazione di esperti dei vari settori. Così sono stati affrontati i temi

della pianificazione generale, della gestione della piccola fauna stanziale e degli istituti faunistici, degli ungulati e dei danni alle colture ma si è parlato anche di avifauna migratoria, aspetti amministrativi, rapporto con il mondo agricolo ecc. Il corso si è svolto nei giorni 7 e 21 maggio e 4 e 20 giugno partendo con la prima lezione nella splendida cornice dell’Azienda Agro-Forestale de “I Lagoni” a Pistoia, di proprietà dell’associazione per concludersi nelle giornate successive presso la sede regionale di Firenze.


10 vita dell’associazione

ArciCaccia

È tempo d’

Arcicaccia Franciacorta:

protagonisti del cambiamento Una nuova stagione unitaria lontana dalle battaglie di retroguardia per dare forza alla caccia nella società Silvio Parzanini

N

ella serata di venerdì 13 luglio al Centro Civico di Castegnato si è tenuto il congresso del circolo Arcicaccia Franciacorta: una riunione davvero riuscita e di fronte ad una cinquantina di iscritti ed amici del Circolo oltre a cacciatori aderenti ad altre associazioni. il Presidente Giuseppe Serlini ha intrattenuto i presenti con una relazione forte e precisa sui compiti che attendono l’Arcicaccia sia a livello nazionale che locale e sulla necessità del rinnovamento del gruppo dirigente Provinciale. I punti salienti toccati sono il rapporto con il mondo agricolo

indispensabile per la gestione del territorio ai fini faunistici, il bracconaggio che danneggia i cacciatori onesti, il rapporto tra le associazioni chiedendo loro di aprire una fase nuova nei rapporti unitari superando l’attuale dibattito tutto imperniato su battaglie di retroguardia e che non discute del futuro possibile della caccia nel rapporto con l’insieme della società. Davvero ampio e articolato è stato il dibattito con oltre una decina di interventi che hanno apprezzato la relazione del presidente approfondendo alcune tematiche ed incoraggiandolo ad essere protagonista dell’indispen-

sabile rinnovamento del quadro dirigente provinciale dell’associazione al fine di poter diventare sempre di più interpreti dei tanti cacciatori e sono la maggioranza, che intendono praticare la loro passione nel rispetto delle leggi sviluppando sempre di più un positivo rapporto col mondo agricolo e costruendo un rapporto non conflittuale con l’insieme della società. Alla fine sono stati eletti i delegati effettivi e supplenti che parteciperanno al congresso provinciale dell’Arcicaccia e tutti si sono intrattenuti per un gradito rinfresco con prodotti della franciacorta.

A Lentini premiati due soci ottantenni U. S.

P

oco prima della stagione venatoria appena conclusa, l’Arci Caccia di Lentini (Siracusa) ha festeggiato, alla presenza di circa novanta soci, accompagnati dalle rispettive mogli e fidanzate, durante una cena apposita-

mente organizzata, due soci cacciatori ottantenni. E’ stata consegnata una targa ricordo a testimonianza dell’attiva presenza all’interno l’Associazione. I soci ottantenni sono Luciano Conte, che è fondatore dell’Arci Caccia a Lentini dal 1973 e Salvatore Puglisi detto baffo, arzillo e pimpante, che oltre ad

essere un vecchio cacciatore è anche un ottimo ballerino, compresi quelli latino americani. La loro avventura venatoria non finisce certo alla soglia degli ottant’anni. Anzi, Conte e Puglisi hanno tanta voglia di proseguire le loro avventure venatorie e da tutti noi il più grande degli “in bocca al lupo!”

Zac Campitello a Bucine, gare cinofile e tanto altro ancora U. S.

S

i è tenuta presso le strutture della zona addestramento cani di Campitello, nella splendida cornice del Valdarno Aretino, la premiazione del campionato provinciale di arezzo Arcicaccia CSAA per cani da ferma e da cerca con selvatico abbattuto 2012. Ovviamente, nelle migliori tradizioni toscane, ma non solo, il tutto si è svolto durante una magnifica cena, molto partecipata, organizzata dai gestori della ZAC Alessandro e Nada che hanno ospitato anche l’intera programmazione del Campionato Provinciale, svoltasi in tre gare, che hanno visto complessivamente la partecipazione di oltre centoventi cani e dove l’ultima del 15 aprile e il barrage del 5 maggio stesso, sono stati decisivi per stilare le classifiche definitive nelle tre categorie, Inglesi, Continentali e Cerca. La premiazione è stata svolta dal presidente provinciale Arcicaccia Luca Giusti e dai suoi collaboratori che

hanno reso possibile l’intera manifestazione e alla fine dei conti si sono laureati campioni provinciali per questa disciplina, il setter inglese diego di Rossano Travelli per gli inglesi, l’epagneul breton iago di Valter Piccioli per i continentali e la springer spaniel

skinn di Saverio Marini per la cerca. vLa zona di Campitello non è solo un’area per i soli appassionati di cani da ferma o da cerca ma anche un importante punto di ritrovo per tutti coloro a cui piace stare immersi nella natura e a contatto con gli animali.

Abbattimenti di ungulati “fai da te”: la preoccupazione dell’Arcicaccia U. S.

C

on l’approvazione in II Commissione del Consiglio Regionale del Piano Regionale l’Arci Caccia esprime la sua preoccupazione circa alcune norme in esso contenuto ed in particolare quella che permetterebbe agli agricoltori di sparare agli ungulati sui loro terreni se, entro 48 dalla richiesta di abbattimento, Provincia ed ATC non avessero provveduto. La preoccupazione nasce dal rischio che si determini una deregulation pericolosa in quanto con una semplice segnalazione, priva di qualsiasi riscontro tecnico circa la sussistenza o meno di reali danni,

gli agricoltori possano di fatto procedere all’abbattimento di qualsiasi ungulato si trovi semplicemente a transitare nei campi, invitando a tale abbattimento altri cacciatori a loro discrezione. Questo provvedimento, oltre a lasciare seri dubbi sulla reale efficacia, rischia di mortificare l’impegno che i cacciatori in questi anni hanno messo per il rispetto dei piani di prelievo, nei contenimenti, nella prevenzione danni, ecc. Un impegno che vede i cacciatori in prima linea in quanto coscienti che solo con la soluzione del problema dei danni si può ricostruire un patto con gli agricoltori per la gestione faunistica.


vita dell’associazione 11

ArciCaccia

È tempo d’

Coppa Campioni su lepre

A Reggio Emilia si è festeggiato il decennale

Tricolori su beccacce, il più bravo è setter Jhon di Omero Tontini Giorgio Filippucci

I

l campionato di caccia su beccacce è in assoluto nel ricco programma di attività cinofila uno degli eventi più importanti organizzati dall’Arcicaccia Csaa. Organizzazione perfetta guidata sul lato operativo da Giampaolo Zandrini e per quello logistico da Alberto Alunni. Accompagnatori di grande capacità: Guerrini Franco, Boni Walter, Maestri Mario, Falleri Luigi, Faloci Gabriele, Mirco Fiorucci, Bianconi Romano, Marioli Valerio, Alberto Alunni, Primavera Bruno, Giusti Luca, Ceccagnoli Marcello, Biagioli Egidio, Stoppini Roberto, Ciribilli Leonardo, Bucarini Andrea. I cani inglesi sono i più numerosi, ben 44, e hanno avuto i favori della dea bendata poiché ben tre di loro sono entrati in classifica. Nella batteria di Fabio Lascialfari primo eccellente per il setter Jhon di Omero: soggetto nella nota del concorso, sempre in mano senza alcun richiamo del conduttore, azione continua. Nel turno non ha l’occasione dell’incontro. Richiamato si rimette bene sul terreno ferma beccaccia molto nervosa che s’invola quasi subito. Al secondo eccellente il setter inglese zuma di Claudio Cipriani: parte con azione continua, dopo lo sgancio ferma beccaccia che si invola quasi subito. La cerca è un po’ indipenden-

te, riferma beccaccia, al frullo qualche passo in parte dovuto alla giovane età. Nella batteria giudicata da Salvatore Piedepalumbo il primo eccellente va al setter Rey di Alipio Tomassacci: soggetto che dimostra subito buone qualità per portamento e metodo di cerca e molta esperienza per questo tipo di selvatico. Ferma beccaccia in cima ad una collina con ottima conclusione, rilanciato conferma la prestazione. Il barrage tra i vincitori se lo aggiudica Jhon di Omero Tontini che vince così il Campionato Italiano 2012. Buona la presenza dei cani Continentali che divisi in due batterie hanno dimostrato non solo di saperci fare ma anche di avere grande esperienza del selvatico; purtroppo sul loro percorso le regine non sono apparse. Presenti anche due bracchi italiani. Tanti ma proprio tanti, ben 21 i cani da cerca, ma anche per questi soggetti nessun cane in classifica. La classifica a squadre è stata vinta dalle Marche. Le relazioni dei giudici son state molto condivise e quindi va riconosciuto grande merito alle loro competenze e alla loro grande passione e quindi un meritato applauso a Paolo Fegatoli, Fabio Lascialfari, Massimo Marini, Flavio Marioli, Giancarlo Massari, Salvatore Piedepalumbo, Ugo Pucciatti, Francesco Rossi, Federico Tosti, Domenico Verdecchia e a tutta l’organizzazione.

Demos Morellini

D

ieci anni fa è iniziata nel comune di Busana, in provincia di Reggio Emilia, l’avventura cinofila che ha preso il nome di Coppa dei Campioni per cani da seguita su lepre per le classi singolo, coppie e mute. Dopo alcune migrazioni in diverse parti d’Italia, la Coppa Campioni è tornata a Reggio Emilia: le prove svolte nei giorni dal 19 al 22 Aprile, hanno visto il loro epicentro a Levizzano di Baiso presso il circolo sportivo della Pro Loco la Piola. Un circolo che con generosità da alcuni anni mette a disposizione tutta la logistica, a partire dal Bar al ristorante, gestiti in modo magistrale dai dirigenti dei circoli di Scandiano, Castellarano e Baiso. Colgo l’occasione per

ringraziare in ordine Gianferrari Angelo, di Scandiano, Guidetti Antonello di Castellarano, Comastri Vincenzo, di Baiso: a questi preziosi collaboratori, si aggiungono lo storico delegato ENCI Boiardi Rino, e il segretario delle prove Nelson Tammasia sopranominato l’ammiraglio. La coppa in numeri ha visto la partecipazione di 24 mute, 28 coppie e 8 singoli. Parallelamente alla Coppa si è svolto in prova unica il trofeo del parmigiano reggiano Trofeo Lusoli valida per l’assegnazione del titolo di campione Italiano Arcicaccia 2012. Alla conclusione delle prove durante le premiazioni Marco Ciarafoni a nome della Direzione Nazionale e Demos Morellini per la Federazione Provinciale Arcicaccia, hanno rivolto sinceri ringraziamenti agli organizzatori, ai Giudici, agli agricoltori, all’Atc Collina,

agli accompagnatori, ai concorrenti che numerosi hanno contribuito ad un ottima riuscita di questo decennale. Finalisti singoli Giuria Mora, Cristofolini, Baldoni Mattei, Ferrari, Gennarini, Ferrari Campione 2012 Ferrari con Kelly Finalisti coppie Giuria Incerti, Sassara, Taraschi Gilioli, Magnani - Ginardi, Ghirotto, Rampini, Macchioni Campione 2012 Ghirotto con Giulio e Moira; 2° Macchioni con Barone e Arena; 3° Rampini con Dina e Mora Finalisti mute Giuria Monti, Ghidelli, Morellini Montersino, Ronconi, Pedretti, Brambillaschi-Petruccioli, Giglioli Campione 2012 Montersino con Isa, Alice, Sara, Sonia.

Tricolori “avancarica” al Palasaccio U. S.

A

Firenzuola, nella splendida azienda venatoria “Il Palasaccio”, si è svolta la quinta edizione del campionato italiano con armi ad avancarica. La location, la formula del campionato, la sportività dei concorrenti hanno reso davvero piacevole la partecipazione all’iniziativa, voluta e sostenuta in partnership da Arcicaccia Csaa e dall’azienda Davide Pedersoli. Tre le prove alle quali i concorrenti sono stati chiamati a cimentarsi: il tiro alla sagoma, il tiro al piattello e la prova di caccia pratica. Con la regia impeccabile di Giuliano Masetti (anche nella sua veste di direttore di tiro alla sagoma) ben sostenuto in questo cimento da Alessandro Baroncelli (giudice di caccia

pratica), Nevio Pulcino (direttore di tiro al piattello), da Massimo Freschi, da Fabrizio Melani e da Stefano Paparelli tutto si è svolto con grande regolarità. I momenti di maggiore agonismo si sono avuti nel tiro al piattello dove Enrico Siclari, pluricampione di specialità ha dovuto sudare le sette camicie per superare, dopo barrage, in graduatoria la verve di Massimo Freschi. Alla fine però la classe di Siclari riusciva a mettere in riga, nell’ordine, Freschi e Aleandro Moretti. Non c’è stata storia, di contro, nella prova di tiro alla sagoma poiché Paolo Biffoli è stato autore di un en plein spettacolare. Dietro di lui, a qualche lunghezza, Enrico Siclari e Massimo Freschi (dopo spareggio con Fabrizio Melani e Aleandro Moretti). Discorso diverso nella prova di caccia. E’ stato

presentato un lotto di cani di assoluto pregio venatorio. La classifica è il frutto di “qualche imprecisione” dei concorrenti. Chi non ha sbagliato è stata Luisa Albertin con il setter inglese Gaia che ha regolato (e ne siamo davvero felici) un drappello di uomini a cominciare da Valter Moretti con il setter inglese Stak e Aleandro Moretti con il bracco italiano Atena. Nella classifica finale, infine, il campione dei campioni è Enrico Siclari (con il bracco italiano Atena) seguito da Massimo freschi e Aleandro Moretti. Parole di apprezzamento per concorrenti, organizzatori e per l’Azienda venatoria, rappresentata dai fratelli Gabriele e Giacomo Naldoni, è stata espressa durante la premiazione da Stefano Pedersoli e da Marco Ciarafoni, presidente del Csaa.

I MASTER DELLA CINOFILIA Coppa delle Regioni, Coppa dei Campioni prove speciali, raduni, Oscar della Cinofilia

24/25/26 agosto 2012 - prove doc

Prove di caccia su selvaggina naturale 24 agosto: coppa regioni, tutte le razze da ferma e da cerca CAC; 25 agosto: coppa campioni inglesi cac cacit; coppa campioni spaniel cac; speciali spinone, bracco italiano, epagneul breton e weimaraner (cac cacit); raduno spinone cac; 26 agosto: coppa campioni continentali italiani e continentali

ZONE RIPOPOLAMENTO E CATTURA PROVINCE SIENA, PISA E FIRENZE

ATTENZIONE MODIFICA LUOGO RADUNO: Azienda IL COLLE - LAJATICO (PI) www.csaa.it www.arcicaccia.it infoline: 06 4067413 fax 06 40800345 info@arcicaccia.it


12 tesseramento

ArciCaccia

È tempo d’

Affidabilità

Con l’Arcicaccia il prestigio e l’eccellenza della più grande Compagnia

A posto con la legge e non solo POLIZZA A/2012 - BASE Caso Morte € 52.000,00 Caso I. P. € 52.000,00 franchigia assoluta 5% fino al 12%. Per I.P. superiore nessuna deduzione Diaria ricovero € 10,00 max 40 gg franchigia 10 gg

(escluso soci Sicilia e Sardegna) R. C. T. - € 900.000,00 per sinistro con il limite di € 400.000,00 per persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 130.000,00 per danni a cose ed animali.

RCT Cani da caccia esclusivamente riferita alle attività previste dalla Legge n. 157/92 e dalle Leggi regionali e provinciali di disciplina. Rapina del fucile in presenza di minaccia o violenza: indennizzo annuo € 250,00.

Molte opportunità per cacciatore e cane POLIZZA B/2012 - SUPER Caso Morte € 85.000,00 Caso I. P. € 85.000,00 Franchigia assoluta 5% fino al 12% sui primi € 52.000,00. Sulla somma eccedente € 52.000,00 per I.P. pari o inferiore al 5% nulla è dovuto, per I.P. superiore al 5%, si applica percentuale accertata, dedotti 5 punti. Riduzione 20% massimali Morte e I.P. per ultrasettantacinquenni. Diaria ricovero € 20,00 max 100 gg. (franchigia 10 gg.) Diaria gesso € 16,00 max 60 gg. (franchigia 10 gg) R.C.T. - € 1.500.000,00 per ogni sinistro, con limite di € 750.000,00 per ciascuna persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 500.000,00 per danni a cose e/o animali. R.C.T. Cani da caccia: € 1.500.000,00 (con i limiti sopra elencati) per danni riferiti alle attività previste dalla Legge 157/92 e Leggi regionali e provinciali ed € 250.000,00 unico per un solo sinistro per annualità derivante dalla proprietà dei cani da caccia in ogni periodo dell’anno nel rispetto delle leggi e ordinanze vigenti. TUTELA LEGALE: € 5.000,00 per sinistro e per anno assicurativo. Furto e rapina del fucile: indennizzo annuo € 250,00

Infortunio e Morte Cane di proprietà Coperture per: morsi di vipere, lesioni prodotte da cinghiali, investimento da veicoli, massimo risarcimento annuo € 700,00 con i seguenti sottolimiti: • € 700,00 in caso di morte del cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI con qualifica di almeno Eccellente ENCI o CSAA - ARCICACCIA. • € 350,00 per cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI e per cani non iscritti all’ENCI ma che abbiano ottenuto una qualifica di almeno Molto Buono in una fase del campionato italiano CSAA - Arcicaccia • € 150,00 per tutti gli altri cani • Spese veterinarie € 100,00 per annualità e un solo evento. In caso di morte del cane non sono rimborsate. N.B. In caso di morte di cani di età inferiore ai 2 anni e superiore a 8 le somme si intendono ridotte del 50%, niente è dovuto sopra i 12 anni. Si precisa che l’indennizzo è dovuto per un solo cane per annualità. In caso di morte derivante da collisione con veicoli e lesioni prodotte da cinghiale verrà applicato uno scoperto del 20%.

Massime garanzie per cacciatore e cane C/2012 - SUPER MAGGIORATA Caso Morte € 100.000,00 Caso I. P. € 100.000,00 Franchigia assoluta 5% fino al 12% sui primi € 52.000,00. Sulla somma eccedente € 52.000,00 per I.P. pari o inferiore al 5% nulla è dovuto, per I.P. superiore al 5%, si applica percentuale accertata, dedotti 5 punti. Riduzione 20% massimali Morte e I.P. per ultrasettantacinquenni. Diaria ricovero € 20,00 max 110 gg. (franchigia 10 gg.) Diaria gesso € 20,00 max 60 gg. (franchigia 10 gg) R. C. T. - € 1.500.000,00 per ogni sinistro, con limite di € 1.000.000,00 per ciascuna persona danneggiata comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 500.000,00 per danni a cose e/o animali. RCT Cani da caccia: € 1.500.000,00 (con i limiti sopra elencati) per danni riferiti alle attività previste dalla Leg-

ge 157/92 e Leggi regionali e provinciali ed € 300.000,00 derivante dalla proprietà dei cani da caccia in ogni periodo dell’anno nel rispetto delle leggi e ordinanze vigenti. TUTELA LEGALE: € 10.000,00 per sinistro e per anno assicurativo Furto e rapina del fucile: indennizzo annuo € 450,00 Infortunio e Morte Cane di proprietà Coperture per: morsi di vipere e shock anafilattico da punture di insetti escluse le malattie trasmissibili dagli stessi, annegamento, avvelenamento, lesioni prodotte da cinghiali, investimento da veicoli, scatti di lacci e tagliole. Massimo risarcimento € 1.300,00 con i seguenti sottolimiti: • € 1.300,00 in caso di morte del cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI con qualifica di almeno Eccellente ENCI o CSAA - Arcicaccia.

• € 600,00 per cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI e per cani non iscritti all’ENCI ma che abbiano ottenuto una qualifica di almeno Molto Buono in una fase del campionato italiano CSAA - Arcicaccia • € 300,00 per tutti gli altri cani • Spese veterinarie € 150,00 per annualità e per un solo evento. Si precisa che in caso di liquidazione del massimale morte del cane le spese veterinarie non verranno rimborsate. N.B. In caso di morte di cani di età inferiore ai 2 anni e superiore a 8 le somme si intendono ridotte del 50%, niente è dovuto sopra i 12 anni. Si precisa che l’indennizzo è dovuto per un solo cane per annualità. In caso di morte derivante da collisione con veicoli e lesioni prodotte da cinghiale verrà applicato uno scoperto del 10%.


ArciCaccia

È tempo d’

e sicurezza Il top delle tutele per il cacciatore e la sua famiglia

D/2012 - EXTRA SICURA Caso Morte € 200.000,00 Caso I. P. € 180.000,00 Franchigia assoluta 9%. Riduzione 30% massimale Morte e I.P.. per ultrasettantacinquenni. Diaria ricovero € 45,00 max 100 gg. (franchigia 10 gg.) Diaria gesso € 30,00 max 80 gg. (franchigia 10 gg) R. C. T. - € 2.500.000,00 per ogni sinistro, con limite di € 1.500.000,00

per ciascuna persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 900.000,00 per danni a cose e/o animali.

derivante dalla proprietà dei cani da caccia in ogni periodo dell’anno nel rispetto delle leggi e ordinanze vigenti.

R.C.T. Cani da caccia: € 2.500.000,00 (con i limiti sopra elencati) per danni riferiti alle attività previste dalla Legge 157/92 e Leggi regionali e provinciali ed € 300.000,00 per annualità

TUTELA LEGALE: € 5.000,00 per sinistro e per anno assicurativo Furto e Rapina del fucile: indennizzo annuo € 250,00

Garanzie comuni Tessera A, B, C e D tiro a volo, tiro a segno e con l’arco; incontro accidentale con viperidi; piani di controllo, prelievo, cattura e gestione faunistica (anche con l’ausilio dei cani da caccia, da tana e da traccia) autorizzati dagli Enti competenti anche in occasione di interventi di recupero.

Garanzie operanti Tessera B e C Pesca sportiva (esclusa pesca subacquea); ricerca funghi e tartufi. Garanzie operanti Tessera B, C e D Opere di preparazione del sito dei selecontrollori, caccia fotografica, salvaguardia ambientale e servizio di protezione civile. Funzioni GG.VV. dell’Associazione Tesse-

ra B e C, per gli infortuni aumento 20% dei capitali assicurati. Per la Tessera D l’aumento dei capitali assicurati è del 10%. Si precisa che le diarie previste non sono cumulabili e che l’immobilizzazione è riconosciuta solo con gesso o apparecchio di contenzione.

Attenzione novità 2012 Per avere conformità e certezza nell’assistenza assicurativa si ricorda che i modelli di bollettino di conto corrente postale/tessera sono due: 1) Esclusivamente valido per le coperture di tipo A-B-C 2) Modulistica tipo “D- EXTRA SICURA”.

EVITATE DI CONFONDERLI

Notizie utili SMARRIMENTO

In caso di smarrimento del c/c postale rivolgetevi alla Direzione Nazionale (tel. 06/4067413) che provvederà ad inviarvi un certificato sostitutivo o il duplicato. Vi ricordiamo inoltre che qualora le poste italiane abbiano innovato il servizio conto correnti vi saranno riconsegnate entrambe le matrici. Ciò consentirà, e ve lo consigliamo, di conservare una matrice a casa.

GIUSTA COMPILAZIONE

Al fine della regolarità delle tessere

È IMPORTANTE

che siano riportati sulle stesse e sul c.c.p. il

CODICE FISCALE

ed il numero e la data di rilascio della

LICENZA DI CACCIA

Per espletare le pratiche di rinnovo della licenza di caccia ci si può rivolgere tutto l’anno ai circoli e alle sedi provinciali, regionali e nazionale dell’Associazione. Il riepilogo delle condizioni assicurative è stato realizzato a scopo illustrativo. La copia integrale della polizza

è disponibile per la consultazione presso la Sede Nazionale, i Comitati Regionali e sul sito internet: www.arcicaccia.it Le coperture assicurative Arcicaccia decorrono dalle ore 24,00 della data del timbro postale ed hanno validità per i 365 giorni successivi (366 in caso di anno bisestile).

Le polizze per l’attività venatoria sono valide in tutto il mondo

Ricorda che la licenza è valida per sei anni

tesseramento 13


ArciCaccia

14 tesseramento

È tempo d’

Tessera CSAA

Assicurati gli amici di Fido Tessera CSAA Amici di Fido (valida per il territorio nazionale)

Sono assicurate esclusivamente le attività previste nello Statuto Sociale CSAA.: tiro sportivo con l’arco, caccia fotografica, escursionismo a piedi, micologia e trekking. Sono escluse: l’attività venatoria, l’uso e il maneggio di armi da fuoco e munizioni, la speleologia, l’escursionismo a cavallo e con mezzi di locomozione e la Protezione Civile.

La garanzia è operativa per gli associati con età compresa tra 18 e 75 anni compiuti ed ha validità 365 gg dalle ore 24,00 della data del timbro postale. La copia integrale della Polizza è disponibile, per la consultazione presso la Sede Nazionale, i Comitati Regionali e/o sul sito internet www.csaa.it

Lesioni / Morte € 40.000,00 Caso Morte € 40.000,00 Caso I. P. Franchigia assoluta 10%

Il presente riepilogo delle condizioni assicurative è stato realizzato a scopo illustrativo. Sono assicurate esclusivamente le attività previste nello Statuto Sociale CSAA. Escluse: l’attività venatoria, l’uso e il maneggio di armi da fuoco e munizioni, la speleologia, l’escursionismo a cavallo e con mezzi di locomozione e la Protezione Civile.

Responsabilità Civile Terzi € 26.000,00 per sinistro con il limite di € 15.500,00 per persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 5.200,00 per danni a cose ed animali Franchigia cose ed animali € 1.033,00

Tessera speciale per la protezione civile vittima principale e € 5.200,00 per danni a cose ed animali Franchigia cose ed animali € 1.033,00

Lesioni / Morte € 85.000,00 Caso Morte € 85.000,00 Caso I. P. (Franchigia assoluta 10%) Diaria ricovero € 20,00 max 100 gg. (franchigia 10 gg.) Diaria gesso € 16,00 max 60 gg. (franchigia 10 gg.)

www.csaa.it - info@csaa.it

Responsabilità Civile Terzi € 26.000,00 per sinistro con il limite di € 15.500,00 per persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della

Razze canine e incroci esclusi: American Bulldog - Cane da pastore di Ciarplanina - Cane da pastore dell’Anatolia - Cane da pastore dell’Asia centrale - Cane da pastore del Caucaso - Cane da Serra da Estreilla - Dogo Argentino - Fila brasileiro - Perro de canapo majoero - Perro da presa canario - Perro da presa Mallorquin Pit bull - Pit bull mastiff - Pit bull terrier - Rafeiro do alentejo - Rottweiler - Tosa inu.

Garanzie esclusive per tartufai e cinofili

Simone Bertini

Tessera CSAA Protezione Civile (valida per il territorio nazionale) La garanzia è operativa per gli associati con età compresa tra 16 (previa autorizzazione scritta dei genitori o di chi ne fa le veci) e 75 anni compiuti ed ha validità 365 gg dalle ore 24,00 della data del timbro postale. La copia integrale della Polizza è disponibile, per la consultazione presso la Sede Nazionale, i Comitati Regionali e/o sul sito internet www.csaa.it Il presente riepilogo delle condizioni assicurative è stato realizzato a scopo illustrativo

Lesioni / Morte € 40.000,00 Caso Morte € 40.000,00 Caso I. P. Franchigia assoluta 10% Responsabilità Civile Terzi € 26.000,00 per sinistro con il limite di € 15.500,00 per persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 5.200,00 per danni a cose ed animali Franchigia cose ed animali € 1.033,00

ASSICURAZIONE R.C.T. per danni causati dai cani di proprietà. Non sono assicurati i danni causati dal cane durante l’attività venatoria o la ricerca di tartufi. Sono escluse le razze pericolose sottoindicate. I cani devono essere tenuti e custoditi nel rispetto di ordinanze, decreti e leggi emessi dalle Istituzioni competenti. La copertura assicurativa è estesa per tutto l’anno e in ogni occasione, operante anche in caso di affidamento del cane dal padre al figlio e viceversa, dal marito alla moglie e viceversa e, da fratello a fratello, purché maggiorenne e iscritto al CSAA: € 250.000,00 per ogni sinistro, qualunque sia il numero delle persone decedute o che abbiano riportato lesioni personali o abbiano sofferto danni a cose od animali di loro proprietà, ma con il limite di: € 250.000,00 per ciascuna persona deceduta o che abbia subito lesioni personali e di: € 250.000,00 per danni a cose e/o animali, anche se appartenenti a più persone.

Tessera CSAA Ricerca Tartufi e Cinotecnica (valida per il territorio nazionale) La garanzia è operativa per gli associati con età compresa tra 18 e 75 anni compiuti (per la cinotecnica età minima ridotta a 14 anni, previa Autorizzazione scritta dei genitori o di chi ne fa le veci) ed ha validità 365 gg dalle ore 24,00 della data del timbro postale. La copia integrale della Polizza è disponibile, per la consultazione presso la Sede Nazionale, i Comitati Regionali e/o sul sito internet www.csaa.it Il presente riepilogo delle condizioni assicurative è stato realizzato a scopo illustrativo. Sono assicurate esclusivamente le attività previste nello Statuto Sociale CSAA. Escluse: l’attività venatoria, l’uso e il maneggio di armi da fuoco e munizioni, la speleologia, l’escursionismo a cavallo e con mezzi di locomozione e la Protezione Civile. Lesioni / Morte € 40.000,00 Caso Morte € 40.000,00 Caso I. P. Franchigia assoluta 10% Responsabilità Civile Terzi € 26.000,00 per sinistro con il limite di

€ 15.500,00 per persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 5.200,00 per danni a cose ed animali Franchigia cose ed animali € 1.033,00 Infortunio e morte del cane di proprietà: Coperture per: morsi di vipere e shock anafilattico da punture di insetti escluse le malattie trasmissibili dagli stessi, annegamento, avvelenamento, lesioni prodotte da cinghiali, investimento da veicoli, scatti di lacci e tagliole. Massimo risarcimento annuo € 1.300,00 con i seguenti sottolimiti: € 1.300,00 in caso di morte del cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI con qualifica di almeno Eccellente ENCI o CSAA - Arcicaccia. € 600,00 per cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI e per cani non iscritti all’ENCI ma che abbiano ottenuto una qualifica di almeno Molto Buono in una fase del campionato italiano CSAA - Arcicaccia. € 300,00 per tutti gli altri cani. € 150,00 massimo esborso annuo per rimborsi spese relativi a cure veterinarie. Si precisa che in caso di liquidazione del massimale Morte del cane, le

spese veterinarie non verranno rimborsate. N.B. In caso di morte di cani di età inferiore ai 2 anni e superiore a 8 le somme si intendono ridotte del 50%, niente è dovuto sopra i 12 anni. Si precisa che l‘indennizzo è per un solo cane per annualità ed in caso di morte derivante da collisione con veicoli e lesioni da cinghiale verrà applicata franchigia del 10% R.C.T. cani di proprietà: estesa per tutto l’ anno alle condizioni previste in Polizza € 300.000,00 unico. Razze canine e incroci esclusi: American Bulldog - Cane da pastore di Ciarplanina - Cane da pastore dell’Anatolia - Cane da pastore dell’Asia centrale - Cane da pastore del Caucaso - Cane da Serra da Estreilla - Dogo Argentino - Fila brasileiro - Perro de canapo majoero - Perro da presa canario - Perro da presa Mallorquin - Pit bull Pit bull mastiff - Pit bull terrier - Rafeiro do alentejo - Rottweiler - Tosa inu.


ArciCaccia

indirizzi Arcicaccia 15

È tempo d’

Arcicaccia/Assicurazioni Generali: sicurezza e trasparenza nei numeri DIREZIONE NAZIONALE Largo Nino Franchellucci, 65 - 00155 Roma Tel. 06/40.67.413 - Fax 06/40.800.345 E_mail: info@arcicaccia.it Sito: www.arcicaccia.it Totale nazionale iscritti - Polizza Tipo A 24.533 Polizza Tipo B 26.151 - Opzione Cane 12.248

PIEMONTE

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione Provinciale Piazza Torriani, 21 - 15100 Alessandria Tel. 0131/22.53.98 - Fax 0131/22.53.98 E_mail: mauropiemonte@live.it E_mail: arcicaccia.al@libero.it Iscritti Tipo A 735 - Tipo B 1.241 Opzione Cane 409

Arcicaccia MILANO c/o Edoardo Viganò Via Pontaccio, 2 - 20121 Milano Tel. 02/80.54.832 E_mail: edozebrawinken@virgilio.it

Arcicaccia PARMA Strada Baganzola, 7 - 43100 Parma Tel. 0521/94.10.62 - Fax 0521/94.10.62 E_mail: nello.maccini@alice.it E_mail: arcicacciapr@libero.it

Arcicaccia PAVIA Via Ponte Vecchio, 1 - 27100 Pavia Tel. 0382/30.47.10 - Fax 0382/30.47.10 E_mail: arcicaccia1@virgilio.it

Arcicaccia PIACENZA Via Serravalle Libarna, 5 - 29100 Piacenza Tel. 0523/49.91.99 - Fax 0523/49.96.01 E_mail: piacenza@arci.it

Arcicaccia VARESE Via Madonna in Campagna, 10/a 21013 Gallarate VA Tel. 0331/79.81.00 E_mail: ARCIA08@arcicacciaepesca.191.it E_mail: botta.vincent@libero.it

Arcicaccia RAVENNA Via Rasponi, 5 - 48100 Ravenna Tel. 0544/21.97.21 - Fax 0544/21.97.22 E_mail: arci@racine.ra.it

Arcicaccia TORINO Via dei Platani, 11 - 10156 Falchera TO Tel. 011/26.20.552 - Fax 011/26.20.552 E_mail: brunopeinetti@virgilio.it

Arcicaccia LODI c/o Parmoli Alberto Via dello Zocco 23 - 20073 Codogno LO Tel. 0377/30.309 - Fax 0377/76.70.95

Arcicaccia ASTI Via Roma, 1/B - 14051 Bubbio AT - Tel. 0144/83543 Capra Giuseppe cell. 328/32.84.546

Arcicaccia LECCO c/o Lindo Colombo Via delle Rose, 5 - 22067 Missaglia LC Tel. 0362/23.00.80 - Fax 0362/32.86.98

Arcicaccia NOVARA C.da Comunità 1 - 28064 Carpignano Sesia NO Tel. 0321/824241 - Fax 0321/824241 Raimondi Giancarlo cell. 340/95.78.002 Arcicaccia VERCELLI c/o Tosi Rinaldo - Fraz. Prati di Cervarolo, 4 13019 Varallo Sesia VC Cell. 329/25.05.039 - Fax 0163/56.07.74 Arcicaccia BIELLA c/o Giorsa Elvio - Via Provinciale, 1 - 13867 Pray BL Arcicaccia CUNEO c/o Ezio Cardinale Corso Michele Coppino, 40/f - 12051 Alba CN E_mail: eziocardinale@gmail.com Arcicaccia VERBANIO CUSIO OSSOLA Via Verdi, 5 - 28844 Pallanzeno VB E_mail: danilomanfrin@alice.it Danilo Manfrin cell. 339/433.88.66 Ettore Onori cell. 347/04.25.843

VALLE D’AOSTA

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione Provinciale c/o CRAL Cogne Corso Battaglione Aosta, 18 - 11100 Aosta Tel. 0165/26.23.19 - Fax 0165/40.432 E_mail: m.monteleone@regione.vda.it Iscritti Tipo A 60 - Tipo B 89 Opzione Cane 12

LIGURIA

Arcicaccia Comitato Regionale e Federazione provinciale Via Cerusa, 29/Rosso -16158 Genova Voltri GE Tel. 010/69.03.65 - Fax 010/69.03.65 E_mail: arcicacciage@libero.it Iscritti Tipo A 404 - Tipo B 575 Opzione Cane 162 Arcicaccia IMPERIA Via S.Lucia, 55 - 18100 Oneglia IM Tel. 0183/29.96.83 - Fax 0183/29.96.83 E_mail: ingmar62@libero.it Arcicaccia LA SPEZIA Via XXIV Maggio, 351 - 19125 La Spezia Tel. 0187/50.10.56 - Fax 0187/50.17.70 E_mail: laspezia@arci.it Arcicaccia SAVONA Via F. Baracca 1/R - 5° Piano - Uff. E (Palazzina Uffici Ipercoop IL GABBIANO) 17100 Savona Tel. 019/77.01.603 - Fax 019/77.01.603 E_mail: arcicacciasv@libero.it

LOMBARDIA

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione provinciale Via Veronese, 37/E - 25124 Brescia Tel. 030/23.10.936 - Fax 030/23.12.708 E_mail: arcicaccia.bs@libero.it Sito: www.arcicaccialombardia.it Iscritti Tipo A 1.900 - Tipo B 1.509 Opzione Cane 1.053 Arcicaccia COMO Via Magni, 23 - 22100 Como Tel. 031/59.21.36 - Fax 031/59.21.36 Emidio Violetti Perri cell. 338/20.95.499 Arcicaccia CREMONA c/o Circolo ARCI “Signorini” Via Castelleone, 7 - 26100 Cremona CR Tel. 0372/80.30.80 - Fax 0372/80.30.80 E_mail: ivanm26@fastpiu.it Arcicaccia MANTOVA Strada Chiesanuova, 1/F - 46100 Mantova Tel. 0375/78.08.54 - Fax 0375/67.06.08 E_mail: arcicaccia.mantova@gmail.com E_mail: anselmiengel@alice.it

Arcicaccia BERGAMO c/o Rossi Giuseppe Via Rimembranze, 281 - 24059 Urgnano BG Tel. 035/89.80.11 - Fax 035/89.14.84

VENETO

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione provinciale Stadio Euganeo - Tribuna Ovest Viale Nereo Rocco, 60 - 35131 Padova Tel. 049/61.80.58 - Fax 049/864.17.56 E_mail: lepre.insalsa@gmail.com Iscritti Tipo A 759 - Tipo B 803 Opzione Cane 554 Arcicaccia VICENZA c/o Coltro Gianemilio Via Palladio 15 - 36030 Villaverla VI Tel. 0445/35.02.68 - Fax 0445/35.02.68 E_mail: gsvillaverla@libero.it Arcicaccia BELLUNO c/o Battorti Elio Via G. Dassi, 7 - 32100 Belluno Cell. 333/32.26.082 E_mail: batelio@aliceposta.it

Arcicaccia REGGIO EMILIA Via Martiri della Bettola, 45 - 42100 Reggio Emilia Tel. 0522/32.65.02 - Fax 0522/32.63.42 Morellini Demos cell. 335/81.50.310 E_mail: arcicacciare@libero.it Arcicaccia RIMINI Via dei Forzieri, 6 - 47037 Rimini Tel. 0541/54.570 - Fax: 0541/54.570 E_mail: arcicaccia-rn@libero.it Arcicaccia CESENA Via Cavalcavia, 709 - 47023 Cesena FC Tel. 0547/61.18.18 - Fax 0547/61.18.18 E_mail: arlottialberto@blubeverage.com

MARCHE

Arcicaccia Comitato regionale Via Marina, 52 - 63018 Porto S. Elpidio FM Tel. 0734/90.19.79 - Fax 0734/90.19.79 E_mail reg.le: marinozzi.sauro@tiscali.it Iscritti Tipo A 1.264 - Tipo B 1.707 Opzione Cane 694 Arcicaccia ASCOLI PICENO c/o Giudici Dario - Via San Lazzaro, 130 63035 Offida AP - Cell. 336/32.21.27 E_mail: info@arcicaccia.ap.it Arcicaccia ANCONA Via Garibaldi, 15 - 60030 Belvedere Ostrense AN Tel. 0731/62.906 - Fax 0731/62.906 E_mail: arcicaccia.ancona@libero.it Arcicaccia FERMO Via Marina, 52 -63019 Porto S. Elpidio FM Tel. 0734/90.19.79 - Fax 0734/90.19.79 E_mail: arcicacciaprovfermo@libero.it

Arcicaccia ROVIGO c/o Zanella Ferdinando Via Argine Valle, 2088 - 45039 Stienta RO Tel. 0425/75.33.16 - Cell. 349/73.93.301

Arcicaccia MACERATA c/o Di Giulio Tonino C.da Macchia San Genesio - 62026 Macerata Cell. 338/48.48.567 - Fax 0733/66.34.81/2 E_mail: t.digiulio@auditmarche.it

Arcicaccia TREVISO Via Colonna, 87 - 31010 Mareno di Piave TV Tel. 0438/28.611 - Fax 0438/28.611 E_mail: icra@libero.it

Arcicaccia PESARO Via Diaz, 23 - 61100 Pesaro Tel. 0721/68.593 - Fax 0721/37.58.04 E_mail: dir.pesaro@arcicaccia.it

Arcicaccia VERONA c/o Foresti Giuseppe Via Olivè, 61 - 37141 Montorio VR Cell. 347/22.95.022 E_mail: renato.fongaro@fongaros.it

TOSCANA

Arcicaccia VENEZIA c/o Sandro Niero Via Porara, 166 - 35035 Mirano VE Cell. 340/49.65.393 - Fax 041/43.47.11 E_mail: niero_luca@libero.it E_mail: guerrieriraffaele@libero.it

FRIULI VENEZIA GIULIA

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione provinciale Via San Martino, 8/2 - 33010 Osoppo UD Tel. 0432/97.59.27 - Fax 0432/98.93.63 E_mail: busettini@gmail.com E_mail: valerio.pituelli@tele2.it Iscritti Tipo A 40 - Tipo B 41 Opzione Cane 12

EMILIA ROMAGNA

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione provinciale Via di Corticella, 145 - 40129 Bologna Tel. 051/35.79.13 - Fax 051/35.57.32 E_mail: arcica01@arci-casa-provinciale.191.it E_mail: arcaccia@iperbole.bologna.it Iscritti Tipo A 1.320 - Tipo B 2.484 Opzione Cane 1.835

Arcicaccia Comitato regionale Via G. S. Mercadante, 28 - 50144 Firenze Tel. 055/36.88.13-36.84.87 - Fax 055/52.700.84 E_mail: info@arcicacciatoscana.it Sito: www.arcicacciatoscana.it Iscritti Tipo A 5.192 - Tipo B 13.796 Opzione Cane 5.766 Arcicaccia FIRENZE Via Campofiore, int.106 - 50100 Firenze Tel. 055/65.50.841 - Fax 055/65.50.841 E_mail: arcicacciafirenze@gmail.com Arcicaccia AREZZO Corso Italia, 205 - 52100 Arezzo Tel. 0575/35.15.30 - Fax 0575/40.97.83 E_mail: arcicacciaarezzo@email.it Arcicaccia GROSSETO Via Ravel, 19 - 58100 Grosseto Tel. 0564/29.205 - 41.54.97 Fax 0564/29.205 E_mail: federazione.grosseto@arcicaccia.it E_mail: arcicaccia.gr@tin.it Sito: www.arcicacciagr.com Arcicaccia LIVORNO Via Provinciale Pisana, 417 - 57121 Livorno Tel. 0586/40.92.72 - Fax 050/40.92.72 E_mail: arcicaccialivorno@supereva.it

Arcicaccia FERRARA Via Giovanni Verga, 4 - 44100 Ferrara Tel. 0532/90.76.25 - Fax 0532/90.76.01 E_mail: neddi.mantovani@uispfe.it

Arcicaccia MASSA CARRARA c/o Ratti Alberto Via Provinciale Avenza Sarzana, 56 54031 Avenza di Carrara MS Fax 0585/55.716 E_mail: alb.ratti@tiscali.it

Arcicaccia FORLÌ Via P. Maroncelli, 24 - 47100 Forlì Tel. 0543/30.861 - Fax 0543/30.861 E_mail: arcicacciafo@libero.it

Arcicaccia PISA Via Galimberti, 1/a - 56025 Pontedera PI Tel. 0587/68.92.61 - Fax 0587/47.49.23 E_mail: arcicacciapisa@gmail.com

Arcicaccia MODENA Via IV Novembre, 40/L - 41100 Modena Tel. 059/29.24.767 - Fax 059/29.24.770 E_mail: info@arcicacciamodena.it

Arcicaccia PISTOIA Via Giovanni da Verrazzano, 1 - 51032 Bottegone PT Tel. 0573/94.64.82 - Fax 0573/94.64.82 E_mail: arcicacciapt@yahoo.it

I dati soprarichiamati sono relativi agli iscritti 2011 pervenuti alla Direzione Nazionale con bollettino di conto corrente postale nel rigoroso rispetto dell’Ordinanza ISVAP (G.U. n°256 del 31/10/2008) e certificati al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Le Arcicaccia sono organizzate in Comitati regionali, provinciali (i cui riferimenti sono anche sul sito www.arcicaccia.it) e circoli con presidi operativi per la vigilanza venatoria e la protezione civile. Lega Tartufai, Work: assistenza cinofila per tutte le razze

Arcicaccia SIENA St. Massetana Romana, 18 - Lotto 3 53100 Siena Tel. 0577/27.15.71 - Fax 0577/27.11.51 E_mail: arcicaccia@interfree.it

Arcicaccia CASERTA Via Matteotti, 31 - 81031 Cesa CE Oliva Salvatore Cell. 335/57.70.632 E_mail: arcicaccia.caserta@virgilio.it

Arcicaccia PRATO Via Galeotti, 67 - 59100 Prato PO Tel. 0574/69.24.37 - Fax 0574/69.24.37 E_mail: arcicaccia.prato@virgilio.it E_mail: arcicaccia@po-net.prato.it

Arcicaccia SALERNO Via F. Spinelli, 90 - 84088 Siano SA Tel. 081/51.44.919 - Fax 081/51.44.919 E_mail: arcicacciasalerno@libero.it

Arcicaccia LUCCA c/o Circolo ARCI Via Solaio, 64/a 55040 Loc. Vallecchia Pietrasanta LU Tel. 0583/58.30.09 - Fax 0583/39.88.28 E_mail: arcicacciapescalucca@alice.it

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione provinciale Casella Postale 174 - 66054 Vasto CH Cell. 338/35.08.980 - Fax 0873/37.24.70 E_mail: angelopessolano@gmail.com Iscritti Tipo A 580 - Tipo B 303 Opzione Cane 132

UMBRIA

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione Provinciale Via P. Conti, 22 - 06049 Spoleto PG Tel. 0743/22.09.90 - Fax 0743/44.722 E_mail: ebennati@libero.it E_mail: tigrerossa2001@teletu.it Iscritti Tipo A 880 - Tipo B 2.126 Opzione Cane 1.136 Arcicaccia PERUGIA c/o Clementi Giampaolo Cell. 336/53.15.49 Via delle Cornacchie, 29 - 06063 Magione PG Tel. 075/84.38.56 - Fax 075/84.78.406 E_mail: arcicacciaperugia@libero.it Arcicaccia TERNI Via Curio Dentato, 16/A - 05100 Terni Tel. 0744/58.384 - Fax 0744/58.384 E_mail: arcicacciaterni@libero.it Arcicaccia CITTÀ DI CASTELLO Parco dei Cigni Rignaldello 06012 Città di Castello PG Tel. 075/85.21.558 - Fax 075/85.21.558 E_mail: caccia.altotevere@libero.it Arcicaccia FOLIGNO Via Gramsci, 58 - 06034 Foligno PG Tel. 0742/35.47.38 - Fax 0742/35.47.38 E_mail: info@arcicacciafoligno.org Arcicaccia ORVIETO Via I Maggio, 95 - 05019 Orvieto Scalo TR Tel. 0763/61.65.12 - Fax 0763/34.15.68 E_mail: arcicacciaorvieto@libero.it

LAZIO

Arcicaccia Comitato regionale Largo Nino Franchellucci, 65 - 00155 Roma Tel. 06/40.63.258 - Fax 06/40.800.345 E_mail: info@arcicaccia.it Iscritti Tipo A 2.555 - Tipo B 762 Opzione Cane 291 Arcicaccia ROMA Largo Nino Franchellucci, 65 - 00155 Roma Tel. 06/40.63.258 - Fax 06/40.800.345 E_mail: info@arcicaccia.it Arcicaccia FROSINONE c/o Gesuale Giuseppe Via Carpine, 36 - 03027 Ripi FR - Cell. 328/82.69.238 E_mail: g.gesuale@cia.it E_mail: Arcicaccia.fr@alice.it Arcicaccia LATINA Via Valle Viola, 28 - 04020 Monte S. Biagio LT Elio Trani cell. 393/68.26.511 E_mail: eliotra@libero.it Arcicaccia RIETI Via Mameli, 45 - 02040 Poggio Mirteto RI Tel. 0765/41.12.43 - Fax 0765/44.60.02 Arcicaccia VITERBO Via della Pettinara, 4 - 01100 Viterbo Tel. 0761/22.34.89 - Fax 0761/22.34.89 E_mail: arci.caccia.vt@virgilio.it

CAMPANIA

Arcicaccia Comitato Regionale e Federazione Provinciale Via Rossi, 194 - 1° piano - 80040 Volla NA Tel. 081/77.46.813 - Fax 081/77.46.813 E_mail: arcicacciacampania@yahoo.it E_mail: sorrentino.ser@libero.it Iscritti Tipo A 2.304 - Tipo B 25 - Opzione Cane 11 Arcicaccia BENEVENTO Viale Libertà, 10 - 82020 Paduli BN Tel. 0824/92.80.09 - Fax 0824/92.76.28 Luongo Luigi cell. 333/19.26.836 E_mail: benevento.paduli@cia.it Arcicaccia AVELLINO c/o Caseificio Antico Casaro Strada Statale Ofantina Km. 5.500 - 83050 Parolise AV Sarno Gerardo Cell. 348/37.40.585 E_mail: gerardo@anticocasaro.it

canine. Centinaia le manifestazioni sportive sotto la bandiera dell’Associazione Federata, Centro Sportivo e delle Attività per l’Ambiente (CSAA), che impegna oltre 25.000 partecipanti in attività cinofile, sportive, espositive, di tiro, di volontariato ambientale, escursionismo, ma anche attività ricreative e culturali per ex cacciatori e non, centinaia di feste organizzate per le comunità locali. Il tesseramento Arcicaccia-Csaa è la fonte principale di finanziamento dell’Associazione: dal Circolo, alla Federazione, dal Comitato

ABRUZZO

Arcicaccia PESCARA Via Piano della Cona, 136 65013 - Città Sant’angelo PE Cardone Gabriele Cell. 334/31.74.978 E_mail: prof.g.cardone@gmail.com Arcicaccia TERAMO Via Vico dell’Ariete, 1 - 64100 Teramo Tel. 0861/24.32.39 - Fax 0861/24.32.39 E_mail: camillorastelli@virgilio.it Arcicaccia L’AQUILA c/o Di Giorgio Gabriele- Colli di Barete Faz. Basanello - 67100 Barete AQ Cell. 348/66.61.170 E_mail: gabriele.digiorgio@live.it

MOLISE

Arcicaccia Comitato Regionale Via Monte San Gabriele, 9 - 86100 Campobasso Tel. 0874/64.085 - Fax 0874/64.085 E_mail: costruzioni.simone@tiscalinet.it Iscritti Tipo A 175 - Tipo B 30 - Opzione Cane 14 Arcicaccia CAMPOBASSO Via Achille Grandi, 7 - 86100 Campobasso Melone Giovanni Cell. 330/31.13.87 E_mail: arcicacciacb@gmail.com Arcicaccia ISERNIA c/o Leva Dante Cell. 328/61.11.078 Via Leonardo da Vinci, 7 - 86170 Isernia E_mail: danteleva@libero.it

PUGLIA

Arcicaccia Comitato Regionale e Federazione Provinciale Via Leverano, 86 - 73010 Veglie LE Tel. 0832/96.68.26 - Fax 0832/96.72.43 E_mail: arcicacciapuglia@arcicaccia.it E_mail: giuseppedebartolomeo@libero.it Iscritti Tipo A 1.137 - Tipo B 121 Opzione Cane 9 Arcicaccia BRINDISI Via Martina, 73 - 72013 Ceglie Messapica BR Tel. 0831/30.26.66 - Fax 0831/30.26.66 E_mail: vivavitale@libero.it Arcicaccia FOGGIA c/o Mastrodonato Giuseppe Via Febo, 17/B - 71016 S.Severo FG Cell. 328/83.54.392 E_mail: mastrodonatogiuseppe@hotmail.it Arcicaccia TARANTO Viale Magna Grecia, 285 - 74100 Taranto Sgobio Michele cell. 393/42.69.374 Arcicaccia BAT Viale Trentino, 32 - 70031 Andria BT Cagnetti Vincenzo cell. 333/44.71.480 E_mail: vincenzocagnetti@libero.it

BASILICATA

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione provinciale Via Tirreno, 52 - 85100 Potenza Tel. 0971/57.356 - Fax 0971/57.356 E_mail: arciacacciabasilicata@tiscali.it Iscritti Tipo A 1.166 - Tipo B 78 Opzione Cane 21 Arcicaccia MATERA c/o Nino Nota Via Vincenzo Caropreso, 7/B 75100 Matera Cell. 339/72.87.965 - Tel. 0835/31.25.50

CALABRIA

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione Provinciale Via Matarazzo, 2 88046 Lamezia Terme/Sambiase CZ Tel. 0968/43.73.71 - Fax 0968/43.73.71 E_mail: arcicacciacalabria@libero.it Iscritti Tipo A 1.509 - Tipo B 87 Opzione Cane 21

Arcicaccia COSENZA Via Popilia 13 - 87100 COSENZA Tel. 0984/41.34.88 - Fax 0984/41.34.88 Iannuzzi Vincenzo cell. 339/42.44.428 E_mail: adel.iannuzzi@libero.it Arcicaccia REGGIO CALABRIA Strada Statale 112 - Pellegrina 89011 Bagnara Calabra RC Tel. 0966/33.73.64 - Fax 0966/33.73.64 Spoleti Giuseppe Cell. 338/81.63.747 E_mail: spoletigiuseppe@libero.it Arcicaccia VIBO VALENTIA Via Tiro a Segno - Coop. Daila 89900 Vibo Valentia VV Pitimada Domenico cell. 338/99.69.187 E_mail: domenico.pitimada@alice.it Arcicaccia CROTONE Via Capo Rizzuto - 88841 Isola Capo Rizzuto KR Calabretta Antonio - cell. 328/87.33.585 E_mail: antoniocalabretta@virgilio.it

SICILIA

Arcicaccia Comitato regionale e Federazione provinciale Via Vittorio Emanuele, 78 - 90030 Altofonte PA Tel. 091/61.24.128 - Fax 091/61.24.128 E_mail: arcicacciasicilia@libero.it Sito: www.arcicacciasicilia.it Iscritti Tipo A 1.976 - Tipo B 284 Opzione Cane 91 Arcicaccia AGRIGENTO c/o Tornambè Mario Via Cairoli 23/25 - 92025 Ravanusa AG Cell. 320/89.84.298 E_mail: mariotornambe@live.it Arcicaccia CALTANISSETTA Piazza Pirandello, 5 - 93100 Caltanissetta Tel. 0934/22.721 - Fax 0934/56.59.62 E_mail: leo@ricambilongobardo.it Arcicaccia CATANIA Piazza Agostino Pennisi, 24 - 95024 Acireale Tel. 095/76.36.105 - Fax 095/76.36.105 E_mail: nvpc@mail.gte.it Arcicaccia ENNA c/o Puzzo Filippo Via Riva, 49 - 94016 Pietrapersia EN Cell. 320.89.85.033 E_mail: PUZZ0015@puzzofilippo.191.it Arcicaccia RAGUSA Via Giudice Salvatore, 35 - 97010 Scoglitti RG Amarù Giuseppe cell. 331/74.51.878 E_mail: giuseppeamaru@alice.it Arcicaccia SIRACUSA c/o Vacante Rosario Via A. Da Messina, 4 PALAZ. 2 R5 96016 LENTINI SR Vacante Rosario cell. 320/89.84.185 E_mail: g.commendatore@hotmail.it Arcicaccia TRAPANI Via C/da F. Michele Rifugio, 236/a 91025 - Marsala TP Milazzo Nicolò cell. 328/68.63.756 E_mail: arcicacciatp@libero.it

SARDEGNA

Arcicaccia Comitato Regionale e Federazione Provinciale c/o Columbano Giovanni Maria Via Caniga, 41 - 07100 Sassari Cell. 335/54.56.984 E_mail: scaco@tiscali.it Iscritti Tipo A 577 - Tipo B 90 Opzione Cane 25 Arcicaccia CAGLIARI c/o Soligo Giancarlo Cell. 347/57.39.367 Via Mario Aramu, 4/b - 09030 Elmas CA Tel. 070/24.32.96 - Fax 070/24.32.96 E_mail: giansoli@libero.it Arcicaccia NUORO Piazza Vittorio Emanuele, 25 - 08100 Nuoro NU Tel. 0784/36.902 - Fax 0784/20.83.45 Giovanni Chessa cell. 347/18.96.620 E_mail: nuoro@arci.it E_mail: chessa1953@tiscali.it Arcicaccia ORISTANO c/o Olia Gianfranco Via Marche snc - 09077 Solarussa OR Cell. 345/44.43.007 E_mail: gianfranco.olia@hotmail.it

regionale alla Direzione Nazionale. Per fornire migliore sicurezza e assistenza ai soci, ai parenti, ai cittadini il servizio è affidato alle Generali Assicurazioni, il cui solo nome è una garanzia, contrariamente ad altri che affidano i rischi ai “signor nessuno”. Oltre il 60% della quota d’iscrizione è valore assicurativo. E’ garantito con l’iscrizione l’accesso ai campi di tiro e alle strutture cinofile gestite da Arcicaccia e CSAA, nonché quanto previsto dalle convenzioni FITAV e FIDASC.


CACCIA a t l o v s a l serve

FACCIAMOLA INSIEME

AffidabilitĂ e sicurezza con Assicurazioni Generali www.arcicaccia.it infoline 06 4067413 info@arcicaccia.it


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