Koole

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Elizabeth Koole – Alessandra Scalisi

IL CORPO SI FA PONTE Lo sviluppo delle qualità comunicative con il metodo “Educazione al Movimento Consapevole e Creativo” Con la partecipazione delle insegnanti:

Angela Mariani - Stefania Ferretti - Gigliola Cultrera Margherita Martini - Sonia Giacomazzi - Lorena Giacosa Flora Roggero - Silvana Meli - Alma Flacca

ARMANDO EDITORE


Sommario

Presentazioni di Anna Maria Ajello e Luca Eid

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Una bambina di nome Elizabeth, così comincia la storia

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I. L’anello mancante: cosa aggiungere alla formazione degli insegnanti

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II. Il percorso insieme a) Dal corso di formazione alla costruzione di spettacoli b) L’integrazione del movimento con la parola c) Un nuovo essere, un nuovo fare d) Dall’elaborazione dell’esperienza alla nascita del libro

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III. Educazione al Movimento Consapevole e Creativo: il metodo di lavoro di Elizabeth Koole a) La consapevolezza e l’arte dell’osservare b) La creatività e il processo creativo c) La struttura che contiene d) Le qualità dell’essere insegnante

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Epilogo

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Ringraziamenti

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Bibliografia

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Presentazioni

Leggere questo testo costituisce una vera sorpresa per diverse ragioni. In primo luogo le tematiche trattate: all’inizio appaiono questioni inerenti l’educazione motoria e fisica, ma dopo qualche pagina diventa subito chiaro che si tratta di ben altro e di più profondo; da qui la seconda sorpresa, quella che mostra un’insolita chiave di accesso per smuovere blocchi di emozioni che sono celate e chiuse in recessi sino ad allora inaccessibili. Si disvela così, procedendo nella lettura, un itinerario di recupero di dimensioni diverse, da quelle più immediate, relative ai movimenti, alle percezioni e ai contatti con se stessi e con gli altri a quelle più profonde, legate ai vissuti che possono aver prodotto rimozioni o veri e propri blocchi. In questo percorso, che viene qui presentato molto efficacemente con immagini e considerazioni delle partecipanti alle attività, si evidenziano anche i ruoli degli artefatti, ad esempio il cerchio o le maschere, per fare due esempi, o della musica come strumenti che sostengono la progressiva realizzazione di un’esperienza multisfaccettata. Da qui un’ulteriore sorpresa: il percorso non riguarda più soltanto insegnanti di educazione motoria o fisica, ma insegnanti di discipline diverse rese consapevoli della necessità di una riscoperta del corpo come elemento di comunicazione con se stesse e con gli altri, che nel caso degli insegnanti sono anche gli alunni/e e gli studenti, 7


con i quali perciò si aprono nuove possibilità di contatto e di comprensione più profonda e articolata. Fa da cornice a questo itinerario una diversa nozione del tempo. Le attività si svolgono in tempi positivamente frammentati che lasciano a ciascuno “il proprio tempo” e insieme manifestando così un senso di accoglienza e di rispetto per le esigenze di tutte e di ognuna. Una considerazione aggiuntiva riguarda il fatto che si tratti di attività svolte volontariamente e con grande impegno in una prospettiva di crescita professionale al di fuori degli schemi consueti. Ci sarebbe molto da riflettere da parte di chi detiene la responsabilità di formazione e aggiornamento degli insegnanti perché qui si mostra in vero la scelta di professionisti che individuano da sé una modalità per continuare la propria crescita professionale, che è in primo luogo una crescita sul piano umano. C’è materia quindi per un’autocritica di quanti scrivono sulle esigenze di aggiornamento degli insegnanti, senza conoscere le diverse modalità che taluni di loro realizzano; al positivo invece si tratta di cogliere l’opportunità che tali esperienze innovative rappresentano, proprio per identificare nuove occasioni formative per tutti. Un’ultima segnalazione riguarda poi le ragioni di efficacia di questi percorsi; c’è in queste attività in cui il corpo assume un ruolo da protagonista il recupero di un’antica scissione mente-corpo che ha drammaticamente segnato l’esperienza complessiva – scientifica, scolastica, quotidiana – di ciascuno di noi. Individuare quindi modalità di superamento di tale scissione rappresenta un contributo importante che supera lo specifico contesto dell’esperienza qui presentata; il fatto infine che sia raccontata e scritta dalle insegnanti che vi hanno preso parte costituisce un elemento di ulteriore positiva novità. Prof.ssa Anna Maria Ajello (Sapienza Università di Roma) 8


Nelle mie molteplici esperienze nell’ambito dell’educazione fisica, oggi scienze motorie e sportive, ho avuto modo di entrare in contatto con numerosi insegnamenti, tecniche, metodologie. In questo mio percorso tanti sono stati gli esempi a cui riferirmi. Alcuni sono passati altri si sono fermati. Quelli che hanno lasciato un segno sono stati promossi a maestri. Maestri di scuola, di vita… Elizabeth, una delle due autrici di questo libro, è stata una delle mie maestre. Il suo incontro non è stato cercato ma è arrivato per caso. Eravamo in Austria per un seminario internazionale. Non ci si conosceva e le sue lezioni mi sono sembrate, inizialmente, poco interessanti. Movimenti piuttosto semplici, esercizi abbastanza noti: apparentemente poco da imparare, insomma. Ricordo la prima lezione: scorre via bene, senza particolari entusiasmi da parte mia. Ma ecco che alla fine della lezione, incrociando lo sguardo con una collega, scocca una scintilla. Sento ribollire qualcosa dentro e stento a frenare l’impeto, mi commuovo e comincio a piangere. Questa singola lezione ha dato inizio ad un lungo percorso di lavoro con Elizabeth che ha lasciato un segno. Attraverso questa esperienza, che non è passata sotto silenzio, ho scoperto che l’educazione fisica, motoria e sportiva che avevo ricevuto era monca di qualcosa. Mancavano alcune dimensioni: emotiva, affettiva, della consapevolezza, della creatività. I miei più vivi complimenti quindi alle autrici che hanno avuto il coraggio di scrivere un libro così complesso e originale. 9


A chi consiglierei questo libro. Soprattutto a chi comincia il suo percorso nell’ambito della motricità. Ma non solo. Lo consiglierei anche a chi non si è messo mai in gioco e ha continuato tutta la vita a nascondersi. Lo proporrei a tutti coloro che pensano di aver già esplorato tutto. Lo suggerirei infine a coloro che, stanchi di insegnare, hanno voglia di ricercare qualcosa di nuovo dentro di loro. Grazie Prof. Luca Eid1

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Laureato in Scienze Motorie e Sportive; docente nella facoltà di Scienze Motorie di Milano (Statale e Cattolica); attualmente ricercatore all’Ansas Lombardia (Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica del MIUR).

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Pagine bianche che parlano, pagine piene che scorrono un fiume lento e corposo di parole attorcigliate e trasparenti alla ricerca di una distesa verde. Suoni di echi che si richiamano, luci colorate che si tuffano nella memoria, dolci grida che trovano voce annusando la loro essenza. E poi, le parole si sciolgono ricamando perle brillanti. Non volevano dire addio, ma sono nate, ascoltando e muovendo la voce del cuore, nel tempo.

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Una bambina di nome Elizabeth, cosĂŹ comincia la storia

Mi chiamo Elizabeth Koole, sono nata nello Zeeland, una penisola dei Paesi Bassi circondata da un mare in continuo movimento, il mare del Nord. Da bambina andavo spesso e volentieri a giocare sulle spiagge con l’acqua e la sabbia, costruivo castelli che nascevano e scomparivano presi dalle onde, il suono del mare mi accompagnava

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e mi faceva sognare e fantasticare. Mi immergevo in un mondo tutto mio con un cielo senza fine dove le nuvole e il sole improvvisavano continui disegni e giochi di luce. Correvo sulla riva del mare, guardavo le impronte dei miei piedi lasciate sulla sabbia ancora bagnata dalla marea e saltellavo sui pali frangionde. Quando potevo, camminavo ed esploravo giocando nei campi inondati dagli odori di erba e di stalla e da vera olandesina andavo in bicicletta tutti giorni, con il vento che mi spingeva o pedalando con fatica controvento. Gli elementi della natura hanno accompagnato intensamente la mia infanzia e hanno lasciato un’impronta determinante nel mio essere. La mia passione per il movimento mi portava a sperimentare le attività di ginnastica artistica e a partecipare spesso alle marce di 5-10 chilometri. Ancora oggi custodisco una scatola con le medaglie delle maratone fatte e, avendo sette fratelli maschi, seguivo anche con attenzione il calcio nazionale. Anche se da piccola il mio sogno era di diventare dottore dei bambini, sono riuscita a trasferire il mio desiderio di curare il corpo e la persona in un’altra direzione e mi sono iscritta all’Accademia di Educazione Fisica di Arnhem in Olanda. Ho superato gli esami di ammissione e ho iniziato l’avventura, ciò ha significato cambiare città e vivere per conto mio, un grande cambiamento. Mi sento fortunata per aver scelto proprio questa Accademia di Educazione Fisica perché si trovava in un momento particolare di ricerca e innovazione rispetto all’insegnamento delle attività motorie nelle scuole. Il fondatore della Accademia Prof. Dr. C.C.F. Gordijn, innovatore nel mondo dell’educazione fisica, aveva sviluppato un metodo chiamato Bewegingsonderwijs (Educazione al movimento) che ancora oggi è attuale in Olanda. La sua teoria e pratica si basava sui presupposti che il corpo, la psiche e l’anima dell’uomo sono in stretta relazione tra loro e che attraverso il corpo ed il movimento una persona si evolve, instaurando un dialogo con il mondo che la 14


circonda. Il professore sosteneva che noi insegnanti possiamo intervenire attraverso il movimento, rispettando le diversità di ognuno, per sostenere e ampliare la crescita globale della persona, in quanto l’essere umano, relazionandosi, impara a conoscere e a sviluppare le proprie potenzialità motorie che diventano così non solo fine, ma anche mezzo per lo sviluppo complessivo. La nostra Accademia veniva soprannominata “l’Accademia dei pigri”, proprio perché il suo principale scopo non era soltanto quello di allenare le persone a diventare abili nelle diverse attività sportive e partecipare alle gare per vincere; il suo interesse era soprattutto quello di aiutare gli alunni nella loro crescita personale. I quattro anni di studio e di pratica sono stati per me indimenticabili. Erano anni pieni di vitalità. La mattina presto eravamo sul campo, con il bello o il brutto tempo, a fare i nostri giochi sportivi, studiavamo anatomia, fisiologia, psicologia, pedagogia, imparavamo a suonare il tamburo per accompagnare il movimento ritmico, discutevamo e sperimentavamo il nuovo metodo di lavoro. La sera andavamo al bar degli studenti e mentre si beveva birra e vino si parlava, si creavano canzoni e si cantava intorno al piano fino a tarda notte. Attraverso le attività motorie imparavo a conoscere i miei limiti e le mie possibilità di movimento individuale e di gruppo. Vivevo l’importanza del mio gruppo classe come base per poter interagire, comunicare e costruire relazioni. Ho trovato tanti amici con i quali ancora oggi, dopo 34 anni, sono in contatto. Quando arrivava il momento di esercitare all’interno delle diverse scuole le nostre capacità come insegnanti sentivo molta ansia, non ero così sicura di farcela. Mi dicevano che insegnavo bene, ma una parte dentro di me non era soddisfatta, c’era qualcosa che non andava. Sì, sapevo che cosa trasmettere, ma sentivo una insicurezza e difficoltà ad esprimermi nelle relazioni, un malessere al quale non sapevo dare un nome. 15


Mi sono rivolta con una richiesta di aiuto ad un mio insegnante di ginnastica artistica, psicologo, perché sentivo il bisogno di avere gli strumenti per affrontare le mie difficoltà. Coglievo la necessità di conoscere meglio me stessa e decisi di intraprendere una terapia Gestalt di gruppo che mi ha aiutato a comprendere le mie confusioni e sofferenze interne. Dopo aver conseguito il mio diploma ho cominciato ad insegnare educazione al movimento presso il Liceo e contemporaneamente presso due Istituti per bambini ed adulti diversamente abili. Il disagio e le difficoltà delle persone così diverse, così fragili mi costringeva ad approfondire e ad andare avanti nella mia formazione e contemporaneamente nella mia ricerca personale. Mi sono quindi iscritta ad una scuola di formazione, il Psichologisch Instituut, specializzandomi in psicomotricità; ciò mi ha messo in contatto con la psicologia umanistica consentendomi di entrare nel mondo della terapia e di sperimentare diverse tecniche che, aiutandomi a comprendere meglio me stessa, mi permettevano di agire in modo più efficace nel corso delle mie attività. Dopo un anno mi sono ritrovata in una lettura particolare, era uno dei libri del famoso psichiatra Jan Foudrain che stavolta non parlava della sua esperienza e della teoria sulla schizofrenia ma raccontava con molto trasporto del suo incontro con il maestro indiano Rajneesh (Osho), della sua filosofia e dei suoi insegnamenti. Mi incuriosiva molto, perché leggevo cose che mi appartenevano e che mi toccavano nel profondo, condividevo quella visione sull’uomo e la sua crescita. Partii per conoscere il maestro e andai in India, lì incontrai un’altra cultura che mi inondò di tante sensazioni. Mi colpivano i colori vivaci, gli odori nuovi ed intensi, i suoni lievi e assordanti, un ritmo di vita completamente diverso. In quei luoghi intrapresi un altro viaggio interiore. 16


Sperimentavo diverse tecniche di meditazione, di respirazione e corporee condotte da esperti provenienti dall’India e dagli Stati Uniti che aumentavano la consapevolezza di me. All’inizio avevo una grande difficoltà a percepirmi, ad ascoltare in silenzio me stessa e quello che succedeva intorno senza fare niente, era una grande fatica, ero abituata a dedicarmi alle cose fuori di me, ma poi con pazienza permettevo a me stessa di sentire, di entrare in contatto con le mie emozioni ed esternarle liberamente. Imparavo a vivere ed amare la vita momento per momento e a non avere fretta, imparavo ad amare me stessa e vivevo dei momenti meravigliosi che mi riempivano il cuore di amore e gratitudine. Questi attimi di gioia mi aiutavano e mi davano coraggio per andare avanti a scoprirmi, a trovare le parti di me più autentiche. Tornata in Europa, il desiderio di continuare la ricerca che stavo facendo mi ha portato ad essere una dei pionieri, insieme ad altri amici, della costruzione di un centro di meditazione e ricerca interiore chiamato Osho Miasto in cima a una bellissima collina toscana. Lì sotto la guida di Ma Prem Pratiti ho approfondito la pratica di diverse tecniche sul corpo di origine tibetana integrandole con i principi della bioenergetica. Ho vissuto otto anni molto intensamente unendo la meditazione al lavoro concreto. Assaporavo le difficoltà e la bellezza del vivere in comune: insieme ristrutturavamo le case, lavoravamo nei campi raccogliendo le pietre per poter seminare la terra, tagliavamo i sottoboschi per far respirare gli alberi, costruivamo le aiuole per metterci tanti fiori. In questo splendido contesto, immersa in una natura che mi faceva sentire parte dell’universo, insegnavo tecniche per aumentare la consapevolezza attraverso il corpo, il suono, la respirazione ed il movimento. Ancora una volta la vita mi spingeva ad andare avanti, a conoscere ed evolvere, mi faceva incontrare il Dr. Norberto Silva Ytza, 17


psicologo, psicoterapeuta uruguayano che utilizzava il movimento del corpo, la danza, il teatro per aumentare le capacità espressive e creative. Egli portava con sé le sue radici, il suo vissuto e la sua ricerca nata in Sud America e mi metteva in contatto di nuovo con un’altra cultura. Scoprivo una dimensione spontanea di vivacità, di ritmo e di gioia di vivere che mi induceva ad aprirmi verso le persone e che ancora una volta mi faceva sperimentare l’importanza dell’essere e fare insieme. Ho lasciato la bella campagna toscana dietro le mie spalle per trasferirmi a Roma seguendo questo nuovo filo di ricerca e dentro di me maturava una grande passione per il movimento ed il teatro, avevo trovato il canale di espressione che aiutava ad indirizzare ed esprimere le mie energie, le mie emozioni. Mi sono specializzata nel Movimento Creativo tramite la scuola di psicoterapia della Gestalt presso l’Istituto di Bioenergetica e Terapia della Gestalt a Torino ed in seguito ho condotto corsi esperienziali di movimento e creatività a Roma e in altre città d’Italia. Nel frattempo, insieme ad altri amici, ho costituito l’associazione culturale GRECAM a Roma, nella quale insieme a Norberto abbiamo svolto una lunga e profonda ricerca sull’espressione e sulla creatività attraverso il movimento, realizzando e mettendo in scena spettacoli di teatro-movimento. Nel processo di creazione di uno spettacolo mi sono trovata a fare i conti con la paura di esprimermi davanti agli altri, ho affrontato e superato la vergogna e l’insicurezza. Imparavo a danzare ed esprimere la vita con le sue emozioni, sentimenti e significati, donando me stessa sul palcoscenico. Ho vissuto la gioia di creare insieme, di sentirmi unita agli altri attori ogni volta che andavamo in scena e ho sperimentato un intenso piacere nel condividere con il pubblico il nostro racconto. Dopo aver condiviso tanti anni insieme al gruppo di ricerca, ho sentito il bisogno di proseguire per la mia strada e con grande dif18


ficoltà e dolore nel cuore ho lasciato un porto sicuro, per approdare verso la realizzazione di me stessa, portando con me un’esperienza significativa. Negli anni avevo iniziato a lavorare con l’attività motoria per la terza età presso due centri sociali per gli anziani, Il Parco Schuster e La Commodilla, a Roma. Il lavoro con le persone anziane è stato ed è ancora, dopo 18 anni di esperienza, una grande risorsa di conoscenza a livello motorio e di esperienza umana. I miei alunni mi hanno insegnato e dato tanto, hanno trasmesso la loro forza d’animo nell’andare avanti nonostante malattie e lutti, hanno dato il loro affetto e gratitudine, mostrando ancora una grande voglia di imparare e vivere. Ho potuto insegnare il piacere e la gioia di muoversi accettando i propri limiti, ho potuto aiutare a migliorare il loro movimento e ad attutire i dolori fisici, ho potuto offrire possibilità di socializzare perché per molti di loro la ginnastica era l’occasione per poter uscire dalla propria solitudine. Mi sono resa conto, ancora una volta, del significato e dell’importanza delle attività motorie in qualsiasi età come un’opportunità per imparare e crescere. Strada facendo sono stata contattata dal Centro Sportivo Italiano, livello nazionale, che mi ha proposto di collaborare conducendo corsi di formazione per insegnanti interessati alla specializzazione in attività motorie per la terza età. Ho accettato la proposta e con grande piacere ho trasmesso la mia conoscenza ed esperienza. La ricerca personale e professionale si era molto arricchita e, consapevole di avere gli strumenti per raccontare e guidare, ho capito che era giunto il momento di considerare la mia formazione sviluppata al punto tale da poter condividere ed insegnare ai futuri insegnanti e colleghi. 19


Lungo la mia strada ho avuto l’opportunità di incontrare un insegnante dell’Istituto Superiore di Educazione Fisica La Lombardia a Milano, Luca Eid, il quale mi ha generosamente introdotto nel mondo della formazione. Sono stata presente come insegnante in vari Istituti di Educazione Fisica a Milano, Roma, Budapest, Graz (Austria) e ho cominciato a insegnare ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, mettendo a fuoco e verificando ancora di più l’importanza degli strumenti che avevo da proporre agli insegnanti. Ho costituito l’Associazione Il Tulipano, movimento & creatività per sostenere e dare voce al mio lavoro insegnando la consapevolezza, l’espressione e la creatività attraverso il movimento nei corsi di ginnastica dolce e posturale, attività motoria per la terza età e nei corsi d’aggiornamento e formazione per insegnanti ed educatori. Ero arrivata ai cinquanta e la mia amica d’infanzia e di studi, con altri miei compagni dell’Accademia di Educazione Fisica olandese, mi hanno festeggiata venendo a Roma di sorpresa. Ci incontravamo dopo trent’anni ed è stato come se fosse il giorno prima, una gioia immensa, la stessa intesa, la stessa complicità. Ho trovato molto interesse da parte loro per il mio lavoro ed abbiamo sentito il desiderio di far nascere una nuova collaborazione, di confrontarci e scambiare le nostre esperienze. Con entusiasmo abbiamo organizzato un incontro in Olanda dove ho potuto insegnare agli studenti olandesi presso l’Accademia di Educazione Fisica a Zwolle. Ho avuto la fortuna di incontrare, durante i miei corsi di formazione, un gruppo di insegnanti donne di varie scuole e città, che hanno creduto nel mio lavoro come percorso di crescita per ampliare le proprie capacità e qualità personali e professionali e che hanno scelto insieme di approfondire l’argomento nel tempo. Gradualmente il gruppo si è trasformato e ha cominciato a dare voce alla pro20


pria esperienza tramite spettacoli di teatro-movimento. Ho lavorato e sto lavorando ancora con loro con grande piacere, crescendo in uno scambio reciproco continuo e, grazie al loro sostegno e alla loro collaborazione, sono arrivata oggi con questo libro ad una definizione del mio metodo di lavoro: Educazione al Movimento Consapevole e Creativo. Insieme al gruppo ho preso con coraggio la penna in mano per riflettere e condividere il metodo, sapendo che la scrittura non può essere esaustiva, una parte resta indescrivibile poiché il valore del metodo è dato dall’esperienza, dall’agire che nasce, evolve e prende forma nel fluire delle emozioni e dei pensieri. Insieme abbiamo realizzato un bellissimo viaggio in Olanda per presentare un nostro spettacolo partecipando ad una rassegna teatrale, in questa occasione erano presenti anche i miei parenti e colleghi olandesi. Il ritorno nella mia terra con il gruppo di insegnanti italiani

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ha contribuito ad integrare ancora di piÚ le varie esperienze della mia vita, ha unito dentro di me il passato con il presente. Vado avanti, avanti a camminare e ad assaporare ancora il suono e l’odore del mare, l’aria marina che lascia il sale sulla mia pelle, il vento freddo del Nord che accompagna il mio passo lasciando di nuovo altre impronte sulla sabbia ancora bagnata dalla marea. La natura mi circonda, la grande maestra di vita.

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