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EDITORIALE
from da italia 151
IL VENDING E LE TASSE
Sono davvero lontani i giorni in cui i gestori del vending venivano guardati con sospetto ed un misto di rabbia/invidia per la ferma convinzione popolare che potessero sviluppare il loro business omettendo una parte degli incassi.
Nell’estate del 1997, quando venne introdotto l’obbligo di scontrino o ricevuta nei bar e ristoranti, i distributori automatici vennero esentati e questo creò un risentimento destinato a perdurare in alcune categorie con agganci politici e istituzionali migliori del vending.
I motivi dell’esenzione erano evidenti: non era materialmente possibile a livello tecnologico farlo, ma ciò non toglie che, da quel momento in poi e con cadenza fissa, uscisse una qualche polemica sui media nazionali per esprimere indignazione per l’assenza dello scontrino nel nostro settore.
Il vending ha resistito senza particolari problemi sino al 2012, quando il Fisco era a caccia persino dei centesimi pur di far quadrare dei conti che non tornavano mai.
E allora i 2,6 miliardi di incassi senza scontrino della distribuzione automatica (già ampiamente tassati attraverso altre tipologie di rilevazioni), hanno iniziato davvero a fare gola. Oreste Saccone, per lungo tempo Direttore Centrale aggiunto dell’Agenzie delle Entrate, sollevò per primo il problema e da allora fu solo questione di tempo.
Diciotto mesi dopo, nel marzo del 2014, venne conferito al Governo il mandato di prevedere specifici strumenti di controllo relativamente alle “cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici”. Il 5 agosto del 2015 uscì il Decreto Legislativo sul noto obbligo, a decorrere dal 1° aprile 2017, della memorizzazione elettronica e della trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi.
Dopo qualche legittima proroga, il vending, da settore esentato dallo scontrino si è trovato ad essere l’unico comparto con la certezza dell’obbligo. Considerato che in quello stesso periodo venne pubblicata un’indagine Adnkronos secondo cui il 54% degli esercizi commerciali non era in regola con le ricevute fiscali, si capisce quanta differenza si fosse creata tra i diversi canali distributivi di prodotti spesso identici. A fine 2021 la certificazione dei corrispettivi è ormai una consuetudine per il vending, mentre sugli scontrini dei bar c’è ancora tantissimo lavoro da fare… Ma, proprio adesso che la distribuzione automatica ha trovato con enorme fatica i suoi equilibri, ecco che arriva lo spettro della fine della “fase transitoria” della memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi.
Cosa succederà il 31 dicembre 2022? La decisione finale sulle modalità di trasmissione dei dati (e su quali strumenti di controllo dovranno essere adottati) dopo quella data, avrà un impatto decisivo sul futuro del settore.
Un nuovo capitolo della lunga storia “Vending e tasse” sta per essere scritto. Incrociamo le dita. La certificazione dei corrispettivi è ormai una consuetudine per il vending che ha trovato con enorme fatica i suoi equilibri. La decisione finale sulle modalità di trasmissione dei dati avrà un impatto decisivo sul futuro del settore.