A.R.T.
n. 1 Anno 1 - 2011 B i m e s tra l e
Artistic Resources of Tomorrow
interviste e biografie di artisti emergenti ArteModaDanzaDesignMusicaFotografiaLetteraturaTeatro&Cinema
Pamela Quinzi Design
www.pamelaquinzidesign.com
Editoriale
Direttore Responsabile Mario Cappelli Direttore Editoriale Désirée Bei desiree.bei@art-mag.it Progetto Grafico e Impaginazione Filippo Mariani grafica@art-mag.it Collabolatori: Michele Intreccialagli Giulia Colapietro Lucia de Grimani Candida Paolucci Grafica Web Luca Pasqualini luca.pasqualini@art-mag.it Per info info@art-mag.it www.art-mag.it Distribuzione Gratuita Stampa Tipografia Vallelunga (Campagnano di Roma)
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Anno 1 - Numero 1 copia omaggio Ottobre/Novembre 2011 Pubblicazione bimestrale
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Se vi chiedessi di ricordare dove eravate la mattina del 5 Marzo 2011, cosa mi rispondereste? Per molti sarà stato un sabato come tanti altri... ma non per me. Pioveva, ed ero nel “solito bar”, intenta a fare i “soliti discorsi” con il mio “solito compagno di avventure”; si parlava dell’assurda condizione economica nazionale, che non ci lasciava (e non ci lascia tuttora, purtroppo) molto in cui credere o in cui sperare. Difficile immaginare un futuro radioso in quella grigia mattina, finché ecco che a fare la differenza fu una semplice frase che nessuno di noi aveva ancora pensato di pronunciare: “Si, la situazione è quella che è... ma lamentarsi e basta a cosa serve? Cosa possiamo fare “noi”, in prima persona, per cambiare le cose?”. Sentivamo di dover agire... ma come? La risposta venne quasi spontanea: io scrivevo già per una rivista, lui era un grafico affermato e, tutti e due, grazie agli interminabili anni di gavetta, avevamo una discreta conoscenza del campo dell’editoria; la “nostra rivoluzione” sarebbe partita da una rivista. Il tema? L’arte, ovviamente, passione condivisa da entrambi. Ma cosa l’avrebbe distinta da tutte le altre riviste del genere? In quel momento decidemmo quale sarebbe stata la nostra particolarità: niente interviste o articoli sui “soliti noti”; al contrario, i protagonisti indiscussi sarebbero stati quei ragazzi pieni di talento che non erano ancora riusciti ad arrivare al successo. Decidemmo di renderla una freepress in modo da mettere a disposizione di tutti l’arte vera, giovane e piena di idee innovative, quella che, da sempre, veniva considerata solo un argomento di nicchia. Definimmo ogni dettaglio, ma mancava ancora il nome. Serviva qualcosa di semplice, facile da ricordare, quasi banale... come ART, per esempio... si, ma non scritto così, intendevo “ART coi puntini”... esatto, A.R.T.! In questo modo il nome, non solo avrebbe indicato il tema principale della rivista, ma sarebbe anche diventato la sigla dell’intero significato della nostra “missione”: mettere in evidenza le “Artistic Resources of Tomorrow”.
Désirée Bei
In attesa di registrazione presso il Tribunale di Tivoli é vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da: Edizioni Ireco srl
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In copertina: Modella: Arianna Lai Foto: Lucia de Grimani Make up: Eleonora Marzi Abiti: Saraeluka Lavoriincorso
Design
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Sommario
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Francesco Struglia Artista Industriale
Musica
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AD La vita, l’amore e la musica
Diario di un successo
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Pamela Quinzi
Moda
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Saraeluka Lavoriincorso Stile di famiglia
Teatro/Cinema
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Luigi Maria Perotti Il narratore di realtà
Appuntamento al cinema 28
Fotografia
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Lucia de Grimani I mille volti di un’artista completa
Visto per voi
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Mario Testino Todo o Nada
Da non perdere
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Audrey a Roma
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La Toeletta di Paola Diploma riconosciuto dall’ ACPT e dal Comune di Roma Per appuntamento: Lunedì - Venerdì dalle ore 9.00 alle 18.00 Sabato dalle ore 9.00 alle 13.00 Via Cassia, 1844 (Zona Olgiata) - Roma - Tel 06. 30892295 - Cell. 393.5111075
Sommario Le vostre foto
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Arte
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Ahmad Quando i muri diventano opere d’arte Letteratura
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Alessandro Macale Il potere inesauribile dei libri Libri
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Danza
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Eleonora Scopelliti La mia storia d’amore con la danza Posta
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ito web s o r t s o n il a Visit ebook c fa i d a in g e la pa
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Design
Francesco Struglia
Artista industriale di Désirée Bei
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a parola “Yacht” rimanda subito ad un concetto di lusso e ricchezza, idea diffusa anche grazie agli elementi studiati nel minimo dettaglio dagli yacht designer. Questi professionisti riescono a far sognare chiunque si fermi con lo sguardo sulle splendide imbarcazioni che progettano, caratterizzate soprattutto da linee pulite e dinamiche, materiali innovativi e nuovi modi di concepire gli spazi. Nonostante sia giovanissimo, Francesco ha già molti progetti realizzati al suo attivo, ed è sempre pronto a buttarsi in nuove avventure; la creatività e la voglia di sperimentare lo spingono a vivere le sfide del suo lavoro con fermezza e determinazione, mantenendo ben salde quelle che, secondo lui, sono le qualità indispensabili di un buon designer: apertura mentale, spirito di osservazione e capacità di sintesi.
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Come e quando è nata la tua passione per il design? Mia madre aveva grandi abilità artistiche, e mio padre logico-creative; col tempo, mi sono trovato a coltivare inconsciamente queste componenti. Ho sempre disegnato e curato un interesse particolare per la composizione degli oggetti e, fin dall’università, ho cercato di affrontare le problematiche a modo mio, senza pormi più vincoli del necessario. Come definiresti il tuo stile? Spesso si pensa che lo stile sia legato ad una coerenza formale tra le realizzazioni di un progettista mentre, secondo me, è più legato alla metodologia o al percorso con cui affronta un problema; ho come l’impressione che quando ci si scontra con una problematica, le soluzioni siano già nascoste in essa, e un bravo designer deve saper affrontare con criterio e pas-
Di seguito , alcuni render che mostrano i lavori di Francesco. Le imbarcazioni da lui progettate sono sempre caratterizzate da linee pulite e sinuose.
sione la sfida per “scartare il pacco” nel modo che ritiene più efficace. In ogni caso, in ambiti altamente emozionali come lo yacht design, è inevitabile che le esperienze passate e i gusti personali emergano dalle proposte elaborate. Come nasce un progetto? Innanzitutto mi dedico ad un lavoro di aggiornamento su quello che sarà l’argomento da affrontare, poi prendo in mano la matita che, secondo me, nonostante le innovazioni tecnologiche, rimane ancora il metodo più veloce per visualizzare i pensieri e metterli in discussione. Solo alla fine mi avvalgo della tecnologia, che mi facilita nel lavoro di rappresentazione e realizzazione del progetto. Da dove trai ispirazione? Credo che l’ispirazione, quando necessaria, possa venire da qualunque cosa, basta tenere gli occhi aperti e cogliere il legame che c’è anche tra campi apparentemente sconnessi: la
musica, le forme organiche, l’evoluzione delle specie e degli oggetti, i rapporti interpersonali... sembra tutto collegato da regole compatibili. Quale dei tuoi lavori è quello che ti ha dato maggiore soddisfazione, e perchè? Ho lavorato abbastanza a lungo per realtà importanti dello Yacht Design e ho avuto la possibilità di vedere in acqua lavori sui quali avevo investito moltissime energie, ottenendo buone soddisfazioni. Devo però dire che la sfida più emozionante, anche se ancora in fase concettuale, è la barca che, ultimamente, sto utilizzando come biglietto da visita: è caratterizzata, a mio avviso, da una coerenza formale e funzionale, come
“Meglio la strada incerta presa con convinzione, che quella apparentemente certa presa per inerzia”
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sempre succede quando si riesce ad impostare da soli un progetto in tutte le sue componenti. Attualmente sto lavorando a delle barche molto interessanti, alcune delle quali destinate alla produzione; mi piacerebbe molto vivere una situazione di collaborazione con un team stimolante, visto che in questi anni ho avuto la fortuna di conoscere dei colleghi giovani ed estremamente talentuosi. Quali sono gli aspetti del tuo lavoro che apprezzi maggiormente? Mi sembra che il designer sia la figura at-
tualmente più vicina all’artista completo di una volta, o almeno mi diverte pensarlo. Cosa, invece, cambieresti? In Italia c’è spesso un eccessiva riluttanza a rivolgersi alle nuove proposte nonostante, spesso, siano proprio i giovani la chiave del successo di molte aziende. C’è anche da dire che molti giovani designer rifiutano di trattare la propria attività come professione, mancando di serietà, dedizione e, dove necessario, un minimo di forma. Oltre a questo, vedo poca collaborazione e troppa competizione tra colleghi.
Qual è il tuo motto personale? Ne improvviso uno: “Meglio la strada incerta presa con convinzione, che quella apparentemente certa presa per inerzia.” Cosa consiglieresti a chi volesse seguire le “tue orme”? Consiglierei di seguire le orme di chi ha percosco molta più strada, esattamente come faccio io. Ci sono figure “enormi” del design che ci hanno lasciato moltissimi suggerimenti, troppo spesso sottovalutati.
Francesco Struglia mail: fstruglia@asignstudio.it web: www.asignstudio.it skype: francesco.struglia 10
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Musica
AD
La vita, l’amore e la musica
di Michele Intreccialagli
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ei è la fatina del rock, lui è il talentuoso DJ che agita le note della notte capitolina; dopo un primo incontro totalmente casuale, si sono dovuti arrendere a quel feeling che li ha portati ad unire le loro indiscutibili doti artistiche. Il risultato? La formazione degli AD, gruppo musicale che prende il nome dalle iniziali dei due componenti, Allegra Lusini e Daniele Mastracci, coppia nella vita e “nella musica”. Il loro sound electro-pop è diventato la colonna sonora di tutti i locali più alla moda di Roma, ma sono già all’opera con l’organizzazione della prima tournée che
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li vedrà muoversi alla conquista di un pubblico sempre più vasto. Come siete arrivati alla creazione del gruppo AD? Daniele: Siamo stati presentati nel Luglio del 2010 dalla nostra amica Vichy Love, durante una cena alla quale eravamo stati entrambi invitati. Io ero intento a fare ascoltare alcuni dei miei brani agli ospiti della serata, quando Allegra si é avvicinata e mi ha detto che avrebbe voluto provare a cantare quella che, oggi, è diventata “Vivere con me”. Dopo questo primo pezzo, ha voluto mettermi ancora alla prova chiedendomi di remixare e ri-
arrangiare la sua canzone “Non ti penso più”; il nostro feeling musicale era più che evidente, per questo abbiamo deciso di formare gli AD. Che tipo di musica fate? Electro-pop Quale è stato il vostro percorso formativo? Allegra: Ho iniziato a studiare pianoforte a 4 anni, partendo dalla musica classica per poi arrivare al rock. La prima influenza è venuta da mio padre (il noto cantautore di musica italiana Mauro Lusini, autore di successi come “C’era un ragazzo (che come me amava i Beatles
e i Rolling Stones)”, ndr). La mia casa era sempre frequentata da musicisti e cantanti e sono cresciuta in un ambiente molto creativo, costantemente circondata dall’arte. Daniele: Sin da bambino ho sempre sentito una passione per la musica che mi esplodeva dentro; mi divertivo a creare delle playlist con le musicassette e i dischi di mio padre. C’è qualcuno che ispira il vostro lavoro? Allegra: L’ispirazione maggiore l’ho avuta dai grandi gruppi rock degli anni ’70, come i Led Zeppeling, passando poi per Bjork, fino ad arrivare alle sonorità di Enya. Daniele: A otto anni scoprii un artista che ha cambiato profondamente il mio modo di vedere ed ascoltare la musica: Michael Jackson. Grazie a lui mi sono avvicinato ai generi pop, r’n’b, blues e, in generale, alla musica black, entrando anche in sonorità hip hop e rap; successivamente, con il passare del tempo, la mia attenzione si è rivolta alla musica elettronica degli anni ‘80. Ma non ci poniamo limiti, infatti lasciamo che ad ispirarci siano anche altri campi artistici, come il cinema, per esempio: film come Guerre stellari, Tron, Blade Runner , tanto per citarne alcuni, hanno avuto un immensa influenza sul nostro modo di fare musica. Cosa amate di più del mondo della musica? Il mondo della musica ci da la possibilità di esprimere la nostra creatività, di viaggiare e conoscere molte persone, ma riconosciamo che è indubbiamente un mondo difficile e, a volte, anche crudele: raggiungere il successo è pressoché impossibile senza una profonda passione e una volontà di ferro. Cosa invece non vi piace? Non sopportiamo la standardizzazione della musica italiana e “il muro” che, molto spesso, le case discografiche alzano contro gli artisti. Qual è stata la difficoltà più grande che avete dovuto affrontare finora? L’ostacolo più grande è stato far ascoltare la nostra musica alle case discografiche e provare ad inserirci in un contesto più simile al nostro, musicalmente parlando.
Giovani, simpatici e frizzanti, ecco gli aggettivi che meglio descrivono gli AD, nome derivato dalle iniziali dei due componenti del gruppo, Allegra Lusini e Daniele Mastracci.
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La prossima sfida sarà quella dell’organizzazione della prima tournée. Quali sono i vostri progetti futuri? Il prossimo passo sarà quello di pubblicare il nostro primo disco e girare un bel video che ne accompagni l’uscita; inoltre, vorremmo provare a portare la nostra musica anche fuori da un contesto nazionale. Qual è il vostro motto?
Ecco altre immagini che ritraggono gli AD. Dopo il grande successo riscosso nella capitale, sono pronti per una nuova avventura: un tour che li porterà a farsi conoscere da un pubblico sempre più vasto
AD
AD - their sound is written on the stars! Cosa vorreste dire ai nostri lettori? Non abbandonate i vostri sogni e credete in voi stessi fino alla fine, contro tutto e tutti. Una cosa che abbiamo imparato è che bisogna avere il coraggio di osare per vedere i propri desideri realizzati.
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Facebook : ****AD****(Allegra Lusini & Daniele Mastracci)-Official FanClub sito : www.wix.com/adfansclub/ad twitter: twitter.com/#!/ADrealnews myspace: www.myspace.com/official. ad.space.contact email : ad.fansclub@live.it
“Non donate abbansogni e i vostri contro lottate tutti per tutto e erli� difend
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AD_Playlis
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TRON LEGACY
(Daft Punk)
Loro “sono” la musica elettronica odierna. La motivazione di questa scelta è molto semplice: per noi rappresenta una suggestione musicale che, anche attraverso l’immaginazione, ci porta ad esplorare e a ricercare nuovi suoni e nuove ambientazioni. Inoltre, dobbiamo confessare che gli AD amano la tecnologia.
BAD
(Michael Jackson)
Lui, il solo ed unico “ragazzo elettronico”, come veniva chiamato negli anni ’80. Vi sveliamo una piccola curiosità: abbiamo lo stesso sintetizzatore che utilizzò Michael Jackson per comporre l’ album “Bad”. Molti suoni li abbiamo ripresi da lì.
LOVE SOUNDS
(Justin Timberlake)
Un album con un alto tasso di elettricità, cambi di battute e suoni molto sintetici. Insomma, un ottimo connubio.
BLADE RUNNER
(Vangelis)
I suoni di questo album sono eterei ma allo stesso tempo duri e d’ impatto; sono riusciti a catturare tutta la nostra attenzione perché adoriamo questo genere di musica.
HOMOGENIC
(Bjork)
In assoluto la regina della sperimentazione elettronica, è da sempre un’artista all’avanguardia.
MAKAVELI
(Tupac Shakur )
Un po’ di musica black non guasta mai! Le sue rime e le sue liriche lo hanno reso celebre in tutto il mondo perché è stato grande rapper che ha sempre “cantato” la realtà, per quanto dura potesse essere.
AGAETIS BYRJUN
(Sigur Ros)
Un album dalle atmosfere magiche ed evocative, che lascia fluttuare la mente in spazi dove l’inconscio incontra l’ anima. Ci piace.
Greatest Hits II
(Queen)
Una bella raccolta che ci affascina e ci rallegra sempre. Loro usavano molto i sintetizzatori, basta ascoltare “Radio Gaga”.
ARENA
(Duran Duran )
I suoni accattivanti e i ritmi serrati di brani come “Wild Boys” ci hanno aperto la mente.
BUSINESS CASUAL
(Chromeo)
Ci piacciono, sono cool, simpatici e hanno un bel groove!
“La mia prima copertina! che emozione e che onore essere la prima pagina di questa fantastica rivista dedicata ai giovani artisti e ai giovani talenti: della moda, della musica, del cinema...di tutte le arti! Un iniziativa, un magazine pieno di sorprese curato e scritto da Désirée Bei, con una grafica straordinaria da far invidia alle riviste patinate come Vogue e Glamour! Attenzione mondo della carta stampata....e’ arrivato A.R.T.!!! Tremate!”
Diario di un successo
fotoshooting Con queste parole Pamela Quinzi descrive sul suo blog l’esperienza vissuta durante la realizzazione del primissimo numero di A.R.T. e noi, ovviamente, siamo più che onorati di ricevere tanti complimenti da un artista come lei. Inoltre, potrete immaginare la nostra gioia nel vedere come la copertina che le abbiamo dedicato sia stata un pò il portafortuna di questa talentuosa stilista che, da quando ha collaborato con noi, ha visto la sua carriera travolta da un vortice fatto di tanti felici avvenimenti. Ma andiamo con ordine...
in La stilista e la baller
Ponte Milvio in Moda 2011
ghi 1 quando uno dei luo ato solaEra il 7 Giugno 201 te, di essere associ not una per se, smi a Rom a edizione di ond i sec tiv listi la ges più sug ida cornice del end offre ai giovani sti spl la o and ent i anno, div ogn , r, ore dicarte ’am giu -po all t-à ti, te prê men del dei propri abi Moda”; questo evento raverso una sfilata sapuatt ha e ere o osc ann con di “Ponte Milvio in st’ si esibirsi e far ti in gara di que di ren tà cor ili con sib le pos del del la te italiani ex concorren Pamela era una di Elena D’amario, un’apposita giuria. to da let o, ne, bal uit sio un seg cca con in l’o a ti, sfilat mario, per endo iniziare la sua di New York; la D’a ce ad Dan s sta son ipi Par apr la to stupire tutti fac da del ”, facendo oggi prima ballerina o “Pamela Quinzi Design sol o ere mat ess fir e programma “Amici” e uta ent pot iam e capogiro”, ovv la serata sarebb “da del y e bod ric un vecit il ato vin he oss La ha ind ovativa. ostrava anc a assolutamente inn esattamente come dim o una collezione di mod “stelle e strisce”, a ne ai Paesi che son re udi cuo tit dal gra di ana er rom ana, simbolo ric ame e na lia questa giovane design ita ra ,“una doppia bandie stito che indossava . re” sempre nel mio cuo
Presenta
Fresca di vittoria, Pamela ha brillato come una stella durante la festa per la presentazione di A.R.T.
fotoshooting
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zione A. R.T.
ad un sono stati dedicati I giorni successivi la to vis speciale che ha fotoshooting molto dei ne zio cce e modella d’e nostra stilista com di ndo sfo ido end spl con lo suoi stessi abiti, non mai. una Roma bella come o io fotografico mi son viz ser “Durante questo do; mon ro alt un sentita davvero in la bellezza della mia città, Roma, unica nel suo genere... mi ha dato la sensazione di fare un salto nel passato, in un’altra epoca; mi sono persa nella sua immensità”.
Una volta tornata negli Stati Uniti, Pamela non si è cer di ola Ecc a. mat to fer nuovo davanti e die per vo tro l’obietti un un altro servizio fotografico, stavol l’ dal ta affiancata , amica Elena; le due ato leg no han i, att inf davvero molto, forse accumunate dal fatto i di essere due giovan talenti italiani che vivono a New York.
ina La stilista e la baller La Grande Mela è da sempre un punto di riferimento per moltissimi artisti; vie ne anche chiamata “La città che non dorme mai” perché in qualsi asi momento può arrivare “qu ell’occasione d’oro in grado di cam biarti la vita”. I sogni sembra no destinati a diventare rea ltà, ma le occasioni, si sa, dev ono essere colte in tempo... per questo Pamela non si è fatta certo pregare quando Pedro Vas quez l’ha invitata per un’int ervista nel suo “The Pvaz Show”.
The Pvaz Show
Il peso della valigia
Chi di voi ha visto l’ultimo video musicale di Ligabue? La canzone “Il peso della valigia” ha come protagonista una ragazza, aspirante pugile, che perde la testa per un paio e da chi? Eh nat ovi ind te ricamate... tut a, ros rpe sca di aniera, si è ela che, in terra str già, proprio da Pam stylist per il rtunità di fare da vista offrire l’oppo liani. i grandi cantautor ita video di uno dei più
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Moda
Saraeluka Lavoriincorso Stile di famiglia di DĂŠsirĂŠe Bei
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n molti sostengono che non sia mai consigliabile mischiare cuore e professione ma, dopo aver letto questo articolo, anche i più scettici saranno costretti a ricredersi. Sara e Luka sono una coppia, nella vita e nel lavoro, e quando sono insieme è impossibile non farsi travolgere dalla loro complicità e dal rispetto che provano l’uno per l’altra; non è difficile credere che l’unione delle loro idee possa dare vita a realizzazioni uniche e irresistibili... e non mi riferisco solo alle originalissime t-shirt o agli accessori accattivanti dai toni un po’ dark, infatti le loro “creazioni” più belle hanno un nome: Rocco, Romeo e Frida, tre dolcissimi bambini che contribuiscono ad aiutare mamma e papà a trovare la giusta ispirazione e a riempire il loro mondo di gioia. Che sia questa profonda soddisfazione personale il segreto del loro successo professionale? Forse si, ma dobbiamo anche sottolineare la forte voglia di esprimersi attraverso il lavoro artigianale e l’importanza che conferiscono alla propria arte. Non per niente il nome della loro attività è “Lavori in corso”, proprio ad indicare la continua evoluzione delle idee che si concretizza con creazioni dallo stile “street” e “rock ‘n roll”. Come è nata la vostra passione per la moda? La nostra avventura è iniziata circa dieci anni fa; facevamo tutt’altro nella vita ma
sentivamo già una spinta inconscia verso questa direzione, finché non siamo più riusciti a trattenere la creatività che oggi esprimiamo con i nostri capi d’abbigliamento. Come si dice “ogni cosa a suo tempo”. Quando avete deciso di creare il vostro marchio? Raccontateci la vostra storia. Il marchio “saraeluka-lavoriincorso” nasce nel 2005. Ci piaceva l’idea di associare il nostro lavoro ad un cantiere sempre aperto ed in continuo movimento, pronto a dare vita a nuove idee e sperimentazioni. Siete marito e moglie, avete tre bellissimi bambini e un’attività da gestire insieme. Qual è il segreto per riuscire a fare tutto e mantenere i giusti equilibri? Avendo tre meravigliosi ed impegnativi bambini non è facile gestire la nostra attività, ma la voglia di creare è talmente tanta che ci spinge a trovare un’armonia per poter sfruttare al meglio la nostra giornata. A volte Rocco, il più grande dei nostri “piccoli”, si siede accanto a noi mentre lavoriamo e ci da consigli, oppure prende una t-shirt e la dipinge imitando le nostre tecniche. Per Noi è molto importante far crescere i bambini in un ambiente stimolante che li ispiri e li spinga ad esprimersi in maniera creativa. Come nascono i vostri modelli? I nostri modelli nascono da idee lampo che
In alto: i nostri stilisti fotografati con il cartello dei lavori in corso, simbolo del loro modo di concepire la moda: un cantiere in continua evoluzione Nella pagina accanto: un ritratto di famiglia che vede rappresentati papà Luka e mamma Sara in compagnia della piccola Frida e del simpaticissimo Rocco. “Assente giustificato” il fratellino Romeo, in vacanza con la nonna.
“L’arte è bella se è varia ed è importantissimo distinguersi dagli altri attraverso l’espressione di sè stessi. ”
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derivano dalla continua osservazione di ciò che ci circonda; l’ispirazione maggiore ci viene dai giovani e dalla voglia di uscire dai “soliti schemi”, stando sempre attenti a proporre prodotti originali. Qual è l’accessorio o il capo d’abbigliamento al quale siete maggiormente legati, e perché? Impossibile rispondere perché, essendo il nostro “cantiere” in uno stato di continua evoluzione e fermento, la nostra creazione preferita sarà sicuramente “quella che faremo domani”. Cosa amate di più del vostro mestiere? Amiamo la libertà di espressione che questo mestiere ci concede e adoriamo il fatto di poter realizzare subito tutto quello che ci suggerisce la fantasia. Cosa invece non vi piace? Non sopportiamo l’idea di poterci svegliare una mattina senza avere una nuova idea da realizzare. Quali sono i vostri progetti futuri? Per il futuro ci auguriamo di migliorare e perfezionare la nostra arte preziosissima. Avete un motto che vi rappresenta? Il nostro motto è “Andare oltre”. Cosa consigliereste a chi volesse seguire le vostre orme? L’unico consiglio che ci sentiamo di dare è di non porsi mai l’obiettivo di eguagliare qualcun altro perché l’arte è bella se è varia ed è importantissimo distinguersi dagli altri attraverso l’espressione di sè stessi.
Saraeluka Lavoriincorso facebook: Saraeluka-lavoriincorso Telefono: 347.9453729 mail: saraeluka-lavoriincorso@hotmail.it 22
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Ecco un’ immagine di Sara e Luka tra le loro creazioni. Ogni lavoro è unico e può essere realizzato anche su richiesta.
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Teatro/Cinema
Luigi Maria Perotti Il narratore di realtà
di Michele Intreccialagli
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informazione è da sempre il simbolo delle civiltà più evolute perché, per andare avanti, bisogna sempre tenere gli occhi puntati sul presente, senza mai dimenticare il passato. Il regista Luigi Maria Perotti si pone proprio questo obiettivo, raccontando “il mondo” attraverso le immagini dei suoi film e rendendo accessibili storie difficili o dimenticate. Da un documentario sull’arte, al tema scottante di un terribile passato italiano, esplorando i risvolti di uno sport antichissimo e pericoloso, Luigi non si pone limiti sui temi da affrontare con i suoi film, perché ci sono ancora tante storie che meritano di essere ascoltate.
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Quando hai capito che il tuo destino sarebbe stato legato “all’occhio della telecamera”? Nessuno me lo aveva mai chiesto, sai? In effetti, esiste un momento preciso in cui ho deciso che questo sarebbe stato il mio lavoro. Ero in Francia, vendemmiavo del vino Beaujolais a casa di amici, vicino a Lione; a 22 anni, in preda alla classica crisi post adolescenziale, non avevo nessuna voglia di tornare a studiare Giurisprudenza in Italia. Tagliavo uva su degli odiosi tralicci bassi, quando mi ritrovai a pensare che niente mi avrebbe dato più soddisfazione del vedere realizzate le immagini che avevo così chiare nella mia testa; mi dissi: “devo fare quello che mi
piace, perché nient’altro potrà mai riuscirmi meglio”. Avevo in mano un grappolo, lo recisi, tagliando con esso anche tutto quello che era stata la mia vita fino a quel momento. Dovevo andare avanti e affrontare un cambiamento inevitabile che mi avrebbe portato a diventare la persona e il regista che sono diventato oggi. Qual è stato il tuo percorso formativo? Dopo aver lasciato Giurisprudenza, decisi di proseguire gli studi alla facoltà di Scienze della Comunicazione. Lo dissi ai miei genitori solo l’anno successivo. Come mai hai fatto la scelta di dedicarti ai documentari? A mio avviso il documentario è la forma espressiva più contemporanea,
In alto vediamo delle immagini tratte dai film girati dal nostro regista, Luigi Maria Perotti; una delle sue particolarità è il fatto di non porsi mai dei limiti nei temi da trattare: che si parli di arte, fatti di cronaca o sport violenti e senza regole, per lui quel che conta davvero è raccontare ciò che accade nel mondo in maniera “sincera” e schietta.
anche perché la fantasia parte sempre dalla realtà. Oggigiorno si possono realizzare immagini ad altissima qualità con telecamere sempre più maneggevoli, arrivando, così, a raccontare storie come prima non era possibile fare; con le nuove tecnologie si è aperto definitivamente “un mondo nuovo” nel mio settore, e ritengo che questa sia una sfida troppo interessante per non essere colta. Parlaci un po’ dei film che hai girato. Ho iniziato girando “Factory”, una serie di dieci puntate sull’arte contemporanea: i protagonisti erano cinque artisti che, all’interno di un Palazzo ducale, lavoravano ai loro progetti filmati dalle mie telecamere. Il risultato fu veramente interessante, sia a livello televisivo che a livello culturale e, al termine delle riprese, venne organizzata una mostra con le opere realizzate durante la registrazione. Successivamente ho iniziato a dedicarmi al mio primo film documentario,“L’infame e suo fratello”, la storia della fine delle Brigate Rosse raccontata attraverso le vicende dei fratelli Patrizio e Roberto Peci: Patrizio fu il pentito storico delle Brigate Rosse che, per ritorsione, sequestrarono Roberto filmando il suo stato di prigionia fino al giorno della sua uccisione. In molti hanno subito pensato che io fossi spinto a
raccontare questa storia per il fatto di essere nato a San Benedetto del Tronto, luogo d’origine degli stessi fratelli Peci, ma in realtà le mie motivazioni erano ben altre; ad “ispirarmi” furono le immagini televisive con cui i terroristi di Al-Qaeda facevano pressione sull’Occidente, perché proprio guardando quelle immagini mi resi conto che la storia non faceva altro che ripetersi: stava succedendo esattamente quello che era accaduto in Italia venti anni prima. Iniziai le mie ricerche e arrivai a scoprire tantissimi fatti, troppo a lungo dimenticati. Il secondo film documentario che ho girato è stato “Florence Fight Club”, la storia di quattro uomini alle prese con lo sport più pericoloso del mondo, il calcio storico fiorentino. Il film mostra come i protagonisti siano disposti a tutto pur di vivere un giorno all’interno di un’arena in cui non esistono regole. Non è stato facile, ma sono molto soddisfatto dei risultati raggiunti: avere la possibilità di raccontare la storia di quattro gladiatori contemporanei è stata un’esperienza entusiasmante; quegli uomini fanno nella realtà cose che non si vedono nemmeno nei film d’azione. Qual è il film che hai girato al quale ti senti più legato, e perché? “L’infame e suo fratello” è senza dubbio il film a cui sono più legato. Ho de-
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dicato un anno alla realizzazione di questo progetto ed è stata la prima co-produzione internazionale per cui ho lavorato, con tutte le difficoltà del caso; la cosa più difficile è stato il dover spiegare ai tedeschi una storia che nemmeno gli italiani avevano capito fino in fondo. Quali sono le maggiori difficoltà che riscontri nel tuo lavoro, e come le superi? Il cinema indipendente è sempre a corto di fondi, ma io non credo che sia questo il vero problema. Alla fine le buone idee trovano sempre un modo per venire alla luce quindi, se qualche volta non riesco a realizzare i mie progetti, me la prendo solo con me stesso. Cosa ami di più del tuo lavoro? La libertà. C’è qualcuno che ammiri e da cui trai ispirazione? La storia del cinema è piena di maestri da cui trarre ispirazione, ma c’è qualcuno in particolare a cui invidio tutte le idee: Lars von Trier, un vero genio, capace di reinventare le regole e di creare un mondo disegnando delle linee per terra. Quali sono i tuoi progetti futuri? Ora sto lavorando ad un film in animazione su Pompei, dove realtà, finzione e storia si intrecciano; successivamente mi dedicherò ad un film sui giocatori di poker che vincono al gioco... barando. Qual è il tuo motto? Ridi ed il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo. Cosa vorresti dire ai nostri lettori? I sogni nel cassetto non sono sogni, ma incubi.
“I sogni nel sono cassetto non ubi” sogni, ma inc
Luigi Maria Perotti facebook: Luigi Maria Perotti twitter: twitter.com/luigimaria 26
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Sopra un’altra immagine di Luigiv. Tra i suoi progetti futuri ci saranno un film sul tema del gioco d’azzardo e un altro dedicato alla storia della città di Pompei.
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CARTA INTESTATA
BLOCK NOTES
LIBRI GRAFICA CREAZIONE LOGHI IMPAGINAZIONE
Tipografia GraficaVallelunga
Via di Monterazzano, 11 Campagnano di Roma Tel./Fax 06.9043081 graficavallelunga@libero.it
Appuntamento al cinema THIS MUST BE THE PLACE
OTTOBRE
di Paolo Sorrentino (Medusa) Per il suo primo film americano, Sorrentino ha scritto e diretto un dramma social familiare che vede Sean Penn nei panni di Cheyenne, un’ex rockstar che, all’età di 50 anni, si veste e si trucca ancora come quando saliva sul palcoscenico. Vive a Dublino con la moglie Jane, immerso nella ricchezza dei successi passati, ma si trascina dietro un bagaglio di situazioni irrisolte; prima fra tutte la dinamica dei rapporti con il padre, che si fa ancora più marcata con la morte di quest’ultimo. Cheyenne è costretto a tornare a New York dove scopre che l’uomo aveva un’ossessione: vendicarsi per un’umiliazione subita in campo di concentramento.
LA PEGGIOR SETTIMANA DELLA MIA VITA di Alessandro Genovesi (Warner Bros.)
L’idea ed il titolo sono stati ripresi da una nota fiction inglese, ma nella realizzazione di questo film traspare un gusto tipicamente italiano. Cristiana Capotondi è la “ricca” Margherita, giovane medico veterinario che sta per sposarsi con il “povero” Paolo, interpretato da Fabio De Luigi. A stravolgere le loro vite e il loro amore ci penseranno i genitori snob e spocchiosi di lei e una serie di tragicomici eventi che metteranno seriamente in discussione lo svolgersi del matrimonio.
I TRE MOSCHETTIERI 3D di Paul W. S. Anderson (01 Distribution) Francia, 17° secolo. Il giovane soldato di ventura D’Artagnan decide di recarsi a Parigi per entrare nel corpo dei Moschettieri. Arrivato nella capitale, scopre che la milizia reale è stata sciolta e che solo tre uomini sono rimasti fedeli al sovrano: Athos, Porthos e Aramis. Dopo essersi unito a loro, affronta una serie di avventure per difendere il Re e la madre dalle trame del perfido Cardinale Richelieu e dei suoi perfidi alleati, Milady De Winter e il Conte di Rochefort. Trasposizione cinematografica in 3D del noto romanzo di Dumas, che vede come protagonisti attori semi sconosciuti, affiancati da star come Orlando Bloom, Milla Jovovich e Christoph Waltz, pronti ad impersonare ruoli “di contorno” che danno carattere al film.
LARRY CROWNE di Tom Hanks (Medusa) Tom Hanks interpreta Larry Crowne, impiegato modello di un grande magazzino, che viene licenziato a causa della recessione. A determinare il suo allontanamento è la sua mancata carriera universitaria, per questo motivo l’uomo decide di iscriversi al college e colmare le sue lacune. Qui scoprirà un gruppo di giovani entusiasti che lo aiuteranno ad inserirsi nell’ambiente universitario e a fronteggiare la crisi economica, oltre ad un’affascinante e scorbutica professoressa, interpretata dalla grande Julia Roberts.
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NOVEMBRE
IL CUORE GRANDE DELLE RAGAZZE di Pupi Avati (Medusa)
Ancora una volta Pupi Avati si trova a raccontare un’Italia d’altri tempi , questa volta ambientata negli anni Trenta. Carlino Vigetti, giovanotto molto ambito dalle ragazze, provenendo da una famiglia di umili origini, si trova a dover corteggiare le due figlie maggiori del signor Osti, un ricco proprietario terriero che spera di riuscire a sistemare almeno una delle due figlie un po’ attempate. Ma c’è una terza sorella, la giovane e bellissima Francesca, che, tornata dalla città dove era stata mandata a studiare, arriva a turbare i desideri del giovane Carlino.
MELANCHOLIA di Lars Von Trier (Bim):
Diviso in due capitoli, il film racconta le diverse reazioni di due sorelle davanti alla fine del mondo: la depressa Justine , interpretata da Kirsten Dunst, che abbraccia pienamente l’imminente apocalisse causata dalla collisione della Terra con un altro pianeta, e Claire, Charlotte Gainsbourg, che invece non vuole accettare il suo destino. Von Trier sostiene di aver aperto il film con l’Armageddon della scena finale per suscitare l’interesse dello spettatore nel conoscere l’itinerario narrativo della vicenda.
LEZIONI DI CIOCCOLATO 2 di Alessio Maria Federici (Universal) Luca Argentero torna a vestire i panni di Mattia, l’imbranato geometra appassionato di cucina. Il destino lo porta ad incontrare ancora Kamal che ha in mente un nuovo progetto sul cioccolato di cui Mattia, stanco dell’edilizia, vuole assolutamente fare parte, anche a costo di doversi fingere nuovamente egiziano. Kamal, però, non si fida e non ne vuole sapere, soprattutto ora che sua figlia Nawal è tornata dopo un periodo di studi all’estero. Le cose, però, non tarderanno a complicarsi e, tra equivoci e colpi di scena, sarà ancora una volta il cioccolato a sciogliere tutti i nodi.
ANCHE SE E’ AMORE NON SI VEDE di Ficarra e Picone (Medusa) Salvo e Valentino sono due amici totalmente diversi: Valentino è abbastanza timido e riservato, mentre Salvo è intraprendente e sfacciato. Alle loro dipendenze c’è Natascha, una giovane e bella guida turistica che non conosce alcuna lingua straniera. Valentino ha una relazione stabile con Gisella, che ama di un amore morboso ma, quando questa relazione arriva al capolinea, entra in gioco il fidato Salvo; il suo obiettivo è quello di trovare un’altra donna all’amico, che lo faccia tornare a vivere e a sorridere. Per contro Valentino, vuole mettere fine alla vita scanzonata e frivola di Salvo, e anche lui vuole trovare la compagna della vita all’amico e collega di lavoro.
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Fotografia
Lucia de Grimani
I mille volti di un’artista completa
di Désirée Bei
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a prima cosa che colpisce di Lucia sono quei suoi bellissimi occhi blu, e non solo per il colore intenso, o il taglio quasi orientale; quello che viene subito in mente è:”Chissà cosa avranno visto?”. Non stupisce il fatto che abbia vissuto “tante vite”, così diverse tra loro: un passato da ballerina classica, “bad girl” e, ancora, pilota di auto sportive e stylist. Tutte queste esperienze le hanno fatto l’immenso regalo di un magnetismo che, inevitabilmente, si
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riflette anche nei suoi scatti fotografici, mettendo in risalto le doti di un’artista completa, pronta, versatile e piena di risorse. Un’ultima curiosità? A volte il suo passato da ballerina riemerge durante i servizi fotografici e la si può vedere assumere delle pose da danzatrice classica che l’aiutano a trovare il giusto equilibrio per lo scatto perfetto. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo della fotografia? La stessa cosa che mi spinge ogni gior-
no ad interessarmi al nuovo, al diverso, allo sconosciuto: la curiosità. Sono arrivata alla fotografia dopo un percorso “stranissimo” che mi ha visto prima danzatrice classica professionista, poi maniaca della pista e delle auto sportive ( passione che coltivo anche adesso e a cui non riesco proprio a rinunciare ), ma solo dopo varie esperienze e diversi fallimenti sono approdata alla fotografia. Qual è stato il tuo percorso formativo? Ho studiato Arti Visive allo IED, sotto la
supervisione di un grande maestro, Antonio Barrella. Quali sono i soggetti che ami di più rappresentare nelle tue foto? Amo “visceralmente” la moda e, di conseguenza, tutto quello che fotografo appartiene a questo mondo. Quali credi siano le doti più importanti di un fotografo? Sicuramente la capacità di creare curiosità e di suscitare interesse nell’osservatore offrendo un modo diverso di guardare la realtà. Inoltre, è importantissima l’abilità di stabilire rapidamente un feeling con il soggetto da ritrarre, in modo da poter cogliere tutte quelle sfumature che sfuggono ad un primo sguardo superficiale. Come ti prepari per affrontare un servizio fotografico? Con ansia. Ogni scatto è una sfida: il tentativo di trasformare un’immagine che vive solo nella mia testa in qualcosa di concreto non è cosa da poco. Ami di più il colore o il bianco e nero? Il bianco e nero, perché ha un fascino particolare e rende ogni immagine preziosa e piena di mistero. Quale dei tuoi lavori ti è piaciuto di più eseguire? E perché? Onestamente i lavori che ho preferito fare mi hanno visto scendere in campo non come fotografa, ma come stylist. É stata una sorpresa anche per me scoprire che la scelta del mood, degli outfit e di tutto quello che gravita intorno ad un’immagine fotografica, mi entusiasma al pari dello scattare; non mi pongo limiti di alcun tipo, prendo tutto quello che la vita mi presenta, non chiudo assolutamente la porta alle novità’, anzi, sono convintissima che la capacità di accettare i cambiamenti sia il segreto per vivere al meglio anche il lavoro. Quali sono le difficoltà maggiori che ti sei trovata ad affrontare fino ad ora nel tuo lavoro? Le difficoltà che affrontano tutti i giovani nel momento in cui devono inserirsi nell’ambito lavorativo: la mancanza di posti di lavoro, l’inesistenza di centri di orientamento, ma soprattutto, il totale disinteresse da parte delle istituzioni
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Lucia ha una grande passione per la moda e i lavori che ama di più sono quelli che la mettono in stretto contatto con questo “mondo”. In questa pagina vi mostriamo alcuni degli scatti che la nostra fotografa ha realizzato per importanti case di moda.
nel cercare di sbloccare e risolvere questa situazione; va anche detto, però, che da parte di noi ragazzi, oggi c’è troppa rassegnazione e poca voglia di combattere per cambiare questa realtà a tratti deprimente. Quali sono i tuoi progetti futuri? Studiare, scoprire ed imparare il più possibile per recuperare tutto il tempo passato a fare la “bad girl”. Che consiglio ti sentiresti di dare ad un fotografo che volesse seguire le tue orme? non me la sento di dare consigli perché credo che ognuno di noi abbia i suoi percorsi e le sue esperienze da fare per arrivare a destinazione, quello che è servito a me potrebbe tranquillamente essere superfluo per qualcun altro; l’unica cosa che mi sento di dire è che per rendere una cosa reale si deve avere il coraggio di crederci fino in fondo.
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Lucia de Grimani mail: lucia.grimani@alice.it
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Visto per voi
mario Testino AltaRoma ha aperto la fashion week di Luglio 2011 con la mostra di Mario Testino “Todo o Nada”, in collaborazione con Fendi, Gucci e Valentino. La mostra si trova presso la Fondazione Memmo, all’interno dello storico Palazzo Ruspoli a Roma, e ha già riscosso un notevole consenso da parte del pubblico. Todo o Nada, inaugurata nel 2010 a Madrid nel prestigioso Museo ThyssenBornemisza, è composta da 54 scatti che racchiudono i due concetti opposti sempre ricorrenti nei lavori del noto fotografo: il nudo e la moda. Ritroviamo questi due temi sia nei suoi lavori più celebri, sia nelle creazioni più personali, comprese varie fotografie mai pubblicate, scattate espressamente per questa collezione. Mario Testino ha immortalato top model, tra cui la le grandi “Top degli anni ’90” come Claudia Shiffer, Naomi Campbell, Cindy Crowford, Linda Evangelista, Helena Christensen, e la sua musa di sempre, Kate Moss; troviamo, inoltre, scatti di celebrità regali come Lady Diana e suo figlio (sono sue le foto ufficiali del fidanzamento tra il principe William e Kate Middleton), attori e attrici come Demi Moore, Kirsten Dunst, Brad Pitt e Angelina Jolie. Ha realizzato vari servizi fotografici per riviste prestigiose, Vogue in primo luogo, utilizzando mezzi fotografici analogici, uniti alla tecnologia digitale più avanzata. La mostra ha aperto l’8 luglio scorso, e resterà aperta al pubblico sino al 23 novembre. Noi di A.R.T. l’abbiamo vista e la consigliamo caldamente a tutti gli appassionati di fotografia e moda.
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todoonada
INFORMAZIONI AL PUBBLICO Sede: Fondazione Memmo, Palazzo Ruspoli, Via del Corso, 418 – Roma orari di apertura: Tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:30 Intero: 9 € Ridotto: 6 € (giovani fino 18 anni, adulti oltre 65 anni, gruppi min.10/ max 20) Ingresso gratuito: bambini fino ai sei anni e disabili con accompagnatore web: www.ticket.it/testino Tel: (+39) 06 91 65 08 451
Nato da madre irlandese e padre italiano, nel 1976 si trasferisce a Londra dove risiede attualmente e dove inizia a lavorare come fotografo per Vogue, L’Uomo Vogue, GQ, Elle, Glamour, V, Arena Homme e Vanity Fair. Ha lavorato con molti stilisti come Burberry, Gucci, Dolce & Gabbana, Emporio Armani, Roberto Cavalli, Valentino, Calvin Klein, Zara, Yves Saint Laurent, Estée Lauder, Givenchy, Linda Farrow e Versace. Tra i suoi ritratti figurano star come David Beckham, Kim Basinger, Cameron Diaz, Gwyneth Paltrow, Salma Hayek, Julia Roberts, Diana Spencer, Meg Ryan, Catherine Zeta-Jones, Claudia Schiffer, Gisele Bundchen, Naomi Campbell, Eva Riccobono, Elizabeth Hurley, Kate Moss, Janet Jackson, Madonna, Beyoncé, Catherine McNeil, Lady Gaga, Britney Spears ed Emma Watson.
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Da non perdere
Audrey a Roma Il 50° anniversario di “Colazione da Tiffany” offre l’occasione ideale per una mostra-tributo a Audrey Hepburn. Una selezione di scatti inediti, provenienti dagli archivi di famosi fotoreporter, restituiscono l’immagine dell’attrice colta in momenti di vita quotidiana, talvolta anche in situazioni irriverenti, raccontando la storia di Audrey a Roma e la sua lenta trasformazione da inaccessibile diva di Hollywood ad attrice affermata in Italia; una donna e una mamma che, allontanatasi dalla scena negli anni ‘70, stabilisce un forte legame con la città di Roma e la sua
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magica atmosfera. Non mancheranno le foto di scena dei film che girò in quegli anni (Vacanze romane, Guerra e pace, Storia di una monaca, Colazione da Tiffany), come anche i celeberrimi vestiti e gli accessori che contribuirono a creare il suo stile inconfondibile. La mostra vuole anche evidenziare l’impegno umanitario della Hepburn quale Ambasciatrice di Buona Volontà dell’UNICEF: la “terza carriera”, come l’attrice amava definirla. (Ara Pacis dal 26 ottobre al 4 dicembre 2011)
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Arte
Ahmad
Quando i muri diventano opere d’arte di Michele Intreccialagli
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uante volte avrete sentito l’espressione: ”Se questi muri potessero parlare...”? Beh, c’è qualcuno che riesce a comunicare con loro, o meglio, attraverso loro. Ahmad è il nome d’arte di un giovane artista che, dopo un passato da writer, oggi fa parte, a tutti gli effetti, di quella nota corrente chiamata Street Art. Molto spesso si fa confusione
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e si rischia di giudicare troppo frettolosamente questo potentissimo mezzo di espressione, riducendolo ad una banale scusa per “imbrattare” i muri; nulla di più sbagliato. Diverse possono essere le motivazioni che spingono verso questo tipo di arte, ad esempio la critica verso la società, o il tentativo di abolire la proprietà privata, ma non solo: seguendo la filosofia della
Street Art, l’intera città diventa una tela bianca o un museo in cui esporre le proprie creazioni che, in questo modo, possono raggiungere la visione e la sensibilità di un pubblico vastissimo. Ma lasciamo che Ahmad ci racconti la sua storia. Come e quando nasce la tua passione per l’arte? Credo che la mia si possa definire una pas-
re, a n g o s “Bisognagli occhi ma con rti” ben ape L’arte di Ahmad rappresenta la sua forma di denuncia, esattamente come mostra la foto in alto: sembra che la faccia sul muro stia urlando verso le due donne che camminano traquillamente per la starda, come a cercare di attirare l’attenzione di un mondo che, di solito, preferisce far finta di niente.
sione innata, tramandata geneticamente dal mio bisnonno, un pittore affreschista rinomato nello scenario calabrese e, ancora di più, da mio padre, anch’esso pittore; lui più di tutti ha influenzato la mia vita: passavo ore ed ore ad osservarlo mentre creava le sue opere, cercando di “rubare” con gli occhi i segreti del mestiere, e lo accompagnavo sempre quando andava a trovare i suoi amici artisti; ricordo che entravo nei loro laboratori affascinato dall’atmosfera che si respirava. Qual è stato il tuo percorso formativo? D’impulso avrei scelto di frequentare il liceo artistico, ma la paura di un domani incerto dal punto di vista lavorativo mi spinse a scegliere ragioneria. Il risultato non fu entusiasmante: invece di prendere appunti, passavo le ore scolastiche a disegnare,
e tornavo a casa sempre avvilito e con i quaderni pieni di “scarabocchi”... sentivo di essere destinato a qualcosa di diverso; mio padre lo capì e così, dopo 3 mesi da “ragioniere”, un bel giorno mi prese da una parte e mi disse: “da domani andrai al liceo artistico”. Quasi stentavo a crederlo; mi sentivo euforico all’idea di avere qualcuno dalla mia parte che mi spronasse a seguire ciò che amavo realmente. Questo fu il primo passo che mi portò ad avvicinarmi alla cultura hip hop; entrai in contatto con dei coetanei che disegnavano con le bombolette spray, i cosiddetti writers, e cominciai ad usare come mezzo d’espressione proprio gli smalti, raffigurando personaggi fumettistici sia sui muri che sui treni. Tutto questo andò avanti per diversi anni, fino a quando entrai in un ordine di idee un po’
diverso: mi resi conto che, per quanto affascinante fosse la cultura che gravitava intorno ai graffiti, con il passare del tempo era diventata una realtà troppo distante dal mio modo di sentire l’arte; i miei amici ammiravano i writers americani o tedeschi, io, invece, amavo il Caravaggio, il Domenichino e il Parmigianino. Inevitabilmente, mi distaccai dall’hip hop per lasciarmi travolgere dall’arte contemporanea. Volevo che il mio stile si avvicinasse a quello espresso attraverso la Pop Art del grande Andy Warhol e, studiando, notai diversi punti in comune con la corrente artistica chiamata
Street Art. Come realizzi le tue opere? Le mie opere sono per lo più delle grafiche realizzate al computer, dei fotomontaggi o dei disegni su carta riportati sul
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pc per poi essere rielaborati e riprodotti su carta da parati; una volta pronti li attacco sul muro con la colla, come una qualsiasi pubblicità (sticker). C’è qualcuno in particolare che ammiri e da cui trai ispirazione? Ci sarebbero tanti artisti da citare, ma se proprio dovessi fare un nome, direi Mimmo Rotella; provo un’immensa stima nei suoi confronti, accentuata ancora di più dal fatto che è un artista nato e cresciuto nella mia città, arrivato a toccare i vertici del palinsesto artistico mondiale. Quale delle tue opere preferisci, e perché? Per me sono tutte importanti, anche se forse “Kobe in Love” è la più rappresentativa di ciò che voglio comunicare della società
contemporanea: ho voluto ricreare l’immagine di Kobe, noto giocatore di basket e idolo di molti tifosi, raffigurato con una faccia sorridente e rassicurante,“adornata” da due cuori aggiunti con la vernice spray; i due cuori rappresentano una “forzatura” volutamente marcata, proprio al pari della libertà di quest’uomo, infatti Kobe Bryant venne arrestato per stupro, per poi essere subito rilasciato grazie al potere del suo denaro. Il mio “linguaggio”si basa sempre sull’ironia perché la brutalità di alcuni episodi, che io chiamo “fatti violenti”, non può e non deve essere rappresentata e denunciata con altrettanta violenza. Che consiglio daresti a chi volesse seguire le tue orme?
Non sono mai stato molto bravo a dare consigli, ma forse sono bravo a spronare le persone: ho sempre sostenuto che la cosa più importante nella vita sia fare, agire, non fermarsi troppo a pensare se qualcosa può funzionare, o se piace. Bisogna sognare, ma con gli occhi ben aperti. Quali sono i tuoi progetti futuri? Continuare a dire sempre la mia in questa società contemporanea dittatoriale, dove è sempre più difficile esprimersi. Qual è il tuo motto? Credi in te stesso prima di credere in Dio. Cosa vorresti dire ai nostri lettori? Vorrei suggerire di fare attenzione al muro dietro casa loro, perché è sicuramente lì che troveranno la mia prossima opera.
Ahmad mail: arm-1@libero.it flickr:www.flickr.com/photos/ahmadartrick/ 44
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Letteratura
Alessandro Macale Il potere inesauribile dei libri
di Michele Intreccialagli
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lessandro crede che la scrittura sia uno strumento potentissimo, in grado di influenzare il destino di una persona, forse perché lui stesso ha subìto questo fascino sin dalla sua prima lettura; rimasto completamente travolto dal modo in cui ci si possa immergere in un racconto, non ha potuto più fare a meno di esprimersi scrivendo e, oggi, è riuscito a realizzare un sogno: pubblicare il suo primo libro. “Da pietra a sabbia” è un romanzo semi- autobiografico che narra le avventure di un giovane ragazzo costretto a fare i conti con le gioie e i dolori che la vita, inevitabilmente, ci riserva.
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Come hai capito di voler diventare uno scrittore? Diciamo che l’intenzione c’è sempre stata infatti, da 15 anni a questa parte, tengo dei diari nei quali scrivo quello che faccio durante la giornata: gli stati d’animo, i sentimenti, insomma, parlo di me. Poi l’ispirazione è arrivata agli inizi del 2010, quando un evento personale che ha lasciato il segno, ha cominciato a dare movimento alle mie mani sulla tastiera del computer; così è nato “Da pietra a sabbia”. Qual è stato il tuo percorso formativo? Posso definirmi un autodidatta. Ho cominciato ad appassionarmi alla lettura 10 anni fa, spronato da mio padre
Giuliano, e sono rimasto affascinato nel leggere “Story” di Robert Mckee, il guru delle sceneggiature di Hollywood. Il suo manuale di scrittura creativa mi ha aperto nuovi orizzonti e spiragli di crescita come scrittore. Parlaci della trama del tuo romanzo. Il romanzo è a metà tra l’autobiografia e il romanzato: è la storia di Alexander, un ragazzo di oggi, che si scontra con la cruda realtà, cercando di affermare se stesso. Si abbandona, così, ad avventure di ogni tipo: conosce la droga, amicizie sbagliate, amori scontati e inappaganti. Il suo cuore però, gli dice che la strada giusta non è quella e, alla fine, incontra una donna separata e suo figlio che, con
il loro amore, gli schiudono l’orizzonte che ha sempre desiderato. Ma... Qual è il personaggio che hai creato e al quale sei maggiormente legato? Il personaggio a cui mi sento maggiormente legato è Cristian, il figlio di Cecile, la donna amata dal protagonista del romanzo. Il mio legame profondo con questo personaggio nasce dal fatto che ancora oggi, a 29 anni, in me rimane sempre un animo puerile e bisognoso d’affetto, e di questo non mi vergogno. Cosa ami di più del lavoro di scrittore? La cosa che amo di più di questo lavoro è il fatto di poter regalare delle emozioni alle persone che s’inoltrano nella lettura del mio romanzo. Per me il potere della scrittura è immenso, perché leggendo qualsiasi romanzo si può immaginare di essere “quel personaggio” che ci fa sognare, e di vivere le sue avventure. Non penso esista strumento più efficace. Cosa, invece, non ti piace? La “ghettizzazione” dell’ambiente dell’editoria. Penso che ci siano molti scrittori validi che rimangono con i loro manoscritti nel cassetto perché nessuno è pronto ad investire su di loro, ed altri, come il sottoscritto, che sono costretti ad auto prodursi grazie alle loro finanze. Detto ciò, è vero anche che esistono tante piccole realtà editoriali che possono dar vita ai nostri sogni, come è successo a me con “Edizioni Progetto Cultura 2003”. C’è qualcuno in particolare che ammiri e da cui trai ispirazione? Ammiro molto Paulo Coelho per il suo rifiuto ad ogni regola di comportamento imposta e per la tenacia con la quale ha portato avanti il suo talento per la scrittura. Inoltre, ad ispirarmi sono stati i romanzi di Fabio Volo, scrittore semplice, d’impatto, emozionante e soprattutto tendente a raccontare quello che succede alla maggior parte dei giovani d’oggi trattando temi come il lavoro, l’amore e i rapporti con i propri famigliari. Qual è il tuo libro preferito, e perché? Il mio libro preferito è il “Il vecchio e il mare” di Ernest Emingway, un piccolo “gioiello” nel quale vengono narrati il coraggio e la tenacia dell’uomo di fronte alla natura; mi è stato regalato da mio padre,
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ed è stato il primo libro che ho letto. Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere la tua professione? L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di credere nei propri sogni e di non mollare mai la presa. Come scrisse Jim Morrison: “Tutti hanno un paio d’ali, ma solo chi sogna impara a volare”. Quali sono i tuoi progetti futuri? Il progetto più imminente è quello di pubblicizzare il mio libro “Da pietra a sabbia” e adattarlo per farlo diventare una sceneggiatura; credo molto nel suo potenziale e vorrei che il messaggio venisse capito fino in fondo, soprattutto dai giovani. Più in là mi dedicherò ad un nuovo libro che toccherà un tema differente e molto più delicato… di più non posso dire. Da buono scrittore devo creare un po’ di suspence! Cosa vorresti dire ai nostri lettori? Se leggerete il mio romanzo, spero di regalarvi emozioni vere e genuine, ma soprattutto vorrei che vi faceste emozionare dalla vita in generale. Termino quest’intervista allo stesso modo in cui ho terminato il mio romanzo: “Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose”. (Paulo Coelho)
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Edizioni Progett
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“Amo il fatto di poter regalare delle emozioni alle persone che si inoltrano nella lettura del mio romanzo”
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Alessandro Macale facebook: Alessandro Macale Alexander MC’Ale
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Libri Un regalo da Tiffany Autore: Melissa Hill Editore: Newton Compton Quale ragazza non sogna di ricevere in dono un gioiello di Tiffany, almeno una volta nella vita? Sulla Fifth Avenue, due uomini stanno comprando dei regali per le donne di cui sono innamorati. Gary sta acquistando per Rachel un braccialetto, per ringraziarla di aver pagato la vacanza a New York, ma soprattutto perché ha rimandato l’acquisto fin troppo a lungo. Ethan invece sta cercando qualcosa di speciale: un anello di fidanzamento per la prima donna che lo ha reso felice, dopo la perdita dell’amore della sua vita. Ma quando per sbaglio i due regali vengono scambiati e Rachel si ritrova al dito l’anello di Ethan, le loro vite saranno costrette a intrecciarsi. Il destino ha forse altre idee riguardo le due coppie? O si tratta solo della magia di Tiffany?
GLI INGREDIENTI SEGRETI DELL’AMORE Autore: Nicolas Barreau Editore: Feltrinelli Aurélie è la proprietaria di un ristorante di Parigi dove serve il suo specialissimo “Menu d’Amour”: insalata di valeriana, ragù d’agnello e, per terminare, gâteau au chocolat. Tutto nella sua vita procede in uno stato di perfetta armonia, finché non viene allontanata dal fidanzato di sempre, Claude. Inizia, così, una storia fatta di equivoci e coincidenze, favoriti dalla trama del libro letto dalla chef del ristorante che sembra parlare proprio della vita di Aurélie. Interessante l’iniziativa della casa editrice Feltrinelli collegata all’uscita del libro: alla fine del romanzo si trovano le ricette del “Menù d’amour” che Aurélie, la protagonista, prepara nel suo ristorante. All’indirizzo menudellamore@feltrinelli.it, i lettori, potranno inviare le proprie ricette “d’amore” che verranno poi pubblicate su un ebook Feltrinelli scaricabile gratuitamente da www.menudellamore.feltrinelli.it , sito web dedicato al romanzo.
IL PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONE Autore: Clara Sánchez Editore: Garzanti Sandra, trent’enne incinta di cinque mesi ed in crisi con se stessa, si rifugia in Costa Blanca per decidere che fare della sua vita. Qui incontra Fredrik e Karin, due gentili vecchietti (almeno all’apparenza) con cui sceglie di condividere le giornate di fine estate. Si trasferisce nella loro splendida villa, accolta come una nipote. Attorno ai due anziani, però, ruotano una serie di strani personaggi che la lasciano perplessa. La verità le sarà rivelata da Julian: Fredrik, Karin e i loro amici sono criminali nazisti! Julian, scampato a quel tempo. dal campo di concentramento di Mauthausen, è ora sulle loro tracce per smascherarne l’identità e fare finalmente giustizia. L’aiuto di Sandra sarà necessario per far luce sulla vicenda.
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UN GIORNO MI TROVERAI
TU SEI IL MALE
Autore: Kim Edwards Editore: Garzanti
Autore: Roberto Costantini Editore: Marsilio
La storia inizia l’11 Luglio 1982, quando In una notte di luna piena, Lucy Jarrett si troElisa Sordi, giovane impiegata di una vava di nuovo di fronte alle acque del lago società immobiliare del Vaticano, scomdove, tanti anni prima, suo padre aveva pare senza lasciare traccia. Le perso la vita; le sembrava ancora indagini vengono affidate ad un di vederlo seduto nel giardino di giovane commissario di Polizia, casa, l’aria pensierosa e turbata, Michele Balistreri che, arrogante pochi istanti prima di salire su quelse desiderate e svogliato, prende il caso sotla barca che l’avrebbe portato promuovere i vostri togamba, finché il corpo della alla morte. Nonostante tutti i suoi libri scriveteci a: povera ragazza viene ritrovato sul sforzi, non era mai riuscita a diinfo@art-mag.it greto del Tevere. Il delitto rimarrà menticare quel dolore, ma adesso isoluto e verrà presto dimenticato. sentiva che era giunto il momento A riaprirlo ventiquattro anni dopo di scoprire la verità. A scuotere ansarà lo stesso Balistreri in seguito al cora di più la sua vita, la scoperta suicidio di Giovanna Sordi, madre di Elisa. Il di alcune lettere risalenti ai primi anni del libro può essere definito un congegno narNovecento e un lenzuolo da neonato con rativo di precisione diabolica che risucchia un ricamo di lune e fiori, motivo identico a il lettore in un vortice di rivelazioni e colpi quello delle preziose vetrate della chiesa di scena a cui è impossibile sottrarsi, ma del paese dove compare sempre una donè anche un romanzo capace di gettare na misteriosa. Chi è questa donna? E chi è uno sguardo lucido sui conflitti che attraRose, colei che firma le lettere? Lucy deve versano la nostra società, e di allestire una scoprirlo a tutti i costi perché è convinta di riflessione non banale su quanto sia labile trovarsi di fronte ad un segreto terribile che, il confine che separa il bene dal male, i forse, ha portato suo padre verso una stracolpevoli dagli innocenti. da senza ritorno.
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Danza
Eleonora Scopelliti
La mia storia d’amore con la danza di Désirée Bei
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i regola, le grandi decisioni della vita vengono sempre dettate dall’istinto, perché è proprio questa misteriosa forza nascosta nella parte più profonda di noi che ci indica la strada giusta da percorrere per raggiungere la vera felicità. Eleonora, per esempio, non poteva trattenersi dal ballare ogni volta che sentiva suonare una musica, e decise di muovere i primi passi (di danza) su un sentiero che l’avrebbe portata a diventare la grande professionista che è oggi. La sua storia potrebbe essere la giusta trama di una favola moderna: la bambina incantata dalla ballerina
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del carillon è cresciuta lasciando emergere una donna sicura di sè che ha imparato a muoversi in maniera sinuosa ed elegante. Cosa ti ha portato ad avvicinarti alla danza? A guidarmi è stato l’istinto, qualcosa a cui non avrei mai potuto oppormi. Tutto viene dalla musica e dalle sensazioni che provo quando la sento suonare. Ricordo un episodio in particolare che mi fa sempre sorridere: avevo circa cinque anni e, durante una festa di paese, i miei genitori mi persero di vista per un attimo; a ritrovarmi fu un amico di famiglia che disse ai miei di guardare verso il palco dove stava suonan-
do la band: io ero proprio lì, intenta a ballare vicino ai musicisti. Mia madre decise di segnarmi alla prima scuola di ballo quando avevo già nove anni ma, anche prima di quel momento, ho sempre mentito a tutti sostenendo di ballare da tutta la vita. Qual è stato il tuo percorso formativo? Ho frequentato una scuola privata per quattro anni e, in seguito, un’insegnante bravissima mi ha travolta con la sua passione portandomi ad amare ancora di più questa nobile forma d’arte; grazie a lei e alla preparazione che è stata in grado di darmi, mi sono classificata prima ad un
concorso che mi stava molto a cuore, e sono riuscita ad entrare alla scuola del Teatro dell’Opera di Roma dove, nel 2000, dopo tanti sacrifici, mi sono diplomata con grande soddisfazione. Qual è il tipo di danza che preferisci? Da piccolina, incantata dalla ballerina del mio carillon, avevo una predilezione per la danza classica, ma crescendo ho imparato ad amare ogni tipo di ballo. Ho scelto d’intraprendere una carriera televisiva che mi ha fatto affinare uno stile sinuoso e moderno, capace di valorizzare le mie qualità fisiche. Oggi, da donna, sento di riuscire ad esprimermi meglio attraverso i tanghi perché mi piace danzare “raccontando” una storia. Cosa ami di più del tuo lavoro? La cosa che più mi piace di questo lavoro è quella strana sensazione che provo allo stomaco ogni volta che salgo sul palco, mi fa sentire viva. Danzando posso immaginare di essere chiunque io voglia, senza compromessi; posso “crearmi” una vita completamente diversa e lasciarla andare subito dopo l’ultimo applauso, conservando il ricordo dell’attimo in cui è stata mia. Cosa, invece, non ti piace? I dolori fisici dovuti alle ore di allenamento. C’è qualcuno in particolare che ammiri e che ti ha ispirato nelle tue scelte? Il mio cammino artistico è stato ispirato da due persone in particolare; la prima è senza dubbio la mia cuginetta: purtroppo non è più fra noi, ma le ho promesso che avrei portato avanti il “nostro” sogno. La seconda è la mia insegnante, Sabrina Ciampa, che in una fase molto critica della mia vita mi ha scritto una lettera che mi ha sempre aiutata nei momenti di sconforto: “Lascia che sia la musica filtrata dal cuore a guidare i tuoi passi ed avrai un grande potere nelle tue mani; potrai far ridere o piangere, sognare e sospirare. Impegnati con il cuore e con l’anima, anche quando ti sembrerà tutto inutile, e quando i muscoli ti faranno così male da voler gridare dal dolore, non mollare, non mollare mai. Forse riuscirai o forse no ma, comunque vada, se il tuo cuore continuerà a struggersi ascoltando un adagio o guardando un tramonto, le tue braccia si trasformeranno in ali, ed avrai imparato a volare”.
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Eleonora, dopo tanti anni di duro lavoro, è riuscita a realizzare il suo sogno: diventare una ballerina professionista. A destra la vediamo ritratta insieme ad alcune grandissime star di fama mondiale con cui ha collaborato.
Qual è il momento della tua carriera che ricordi con più piacere? Ricordo con piacere ogni esperienza perché, nel bene o nel male, sono sempre state motivo di crescita e scoperta. Sostengo la teoria causa-effetto: nulla avviene per caso, ogni azione fatta nel passato non può che contribuire alla creazione del nostro presente. La scuola mi ha lasciato disciplina e carattere; i provini andati male mi hanno insegnato a rialzarmi dopo una sconfitta; i successi mi hanno motivata e regalato emozioni; il teatro mi ha permesso di avere un contatto diretto con il pubblico; la televisione mi ha aiutata a gestire meglio me stessa e l’emozione di cui sono fatta. Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere la tua professione? La danza è come una storia d’amore fatta di passione, sentimento, dolore e sacrificio; va costantemente alimentata e rinnovata,
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senza mai dare nulla per scontato. Per intraprendere questa professione, oltre ad allenare il fisico, è indispensabile saper allenare lo spirito, perché noi “danziamo” ciò che siamo. Quali sono i tuoi progetti futuri? Preferisco vivere il presente senza preoccuparmi troppo del futuro perché, per arrivare lontano, bisogna fare un passo alla volta. Il mio progetto è quello di essere felice, mantenermi in salute e saper trovare il mezzo giusto per trasmettere le mie emozioni. Cosa vorresti dire ai nostri lettori? Bisogna lavorare sui propri limiti per trasformarli in pregi, senza mai permettere che delle stupide sconfitte possano prendere il sopravvento su di noi e sul nostro futuro. La scelta più saggia è quella di vivere d’emozioni e non smettere mai di sognare, perché noi siamo chi scegliamo di essere.
Eleonora Scopelliti mail: eleonorascopelliti@hotmail.it
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Widework Art Studios
arte, cultura e tecnologia Widework nasce nel 1995 a Roma, nello storico quartiere di Cinecittà. La passione per l’arte e la tecnologia portano il suo fondatore, Roberto Scimonelli, ad approfondire e sviluppare le conoscenze nell’ambito della grafica digitale e della fotografia presso l’Academy of Art University di San Francisco; gli studi contribuiscono ad influenzare la sua crescita professionale e umana, favorita anche dall’amicizia e la frequentazione di personaggi di notevole rilevanza artistica e culturale. Rientrato in Italia, decide
di intraprendere un percorso lavorativo che lo porterà ad impiegare al meglio le conoscenze e le esperienze acquisite. Non a caso la filosofia aziendale trova la sua sintesi nella fusione di due parole inglesi che danno, appunto, origine al suo nome (Wide Work: Lavoro Ampio). In 15 anni di attività Widework ha così sviluppato collaborazioni con importanti aziende tra cui la RAI, l’ENEA, le Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, e molte altre ancora. L’ecletticità professionale dell’azienda ha consentito nel tempo
la realizzazione di opere e servizi che spaziano dalla progettazione informatica al conseguimento di elaborazioni digitali e scenografie per cinema e teatro, consolidando le metodologie di lavoro acquisite. Nella continua ricerca di strumenti e tecniche utili a convogliare e realizzare nuove idee, Widework concretizza un progetto finalizzato all’ampliamento di talune attività aziendali ponendo la massima attenzione alla numerosa e affezionata clientela e ai cambiamenti di un mercato in continua evoluzione. Nell’autun-
no del 2010, a seguito di un’articolata progettazione organizzativa e strutturale, nasce Widework Art Studios, uno spazio polifunzionale dedicato all’arte, alla formazione e ad attività culturali quali presentazione di opere letterarie, cine forum e altro ancora. L’introduzione delle nuove attività apre nuove opportunità di collaborazione che non tardano ad essere colte. E’ proprio la rinnovata veste e la curiosità che suscita la nuova struttura WAS ad attirare l’attenzione di Humbert Glaffó, al tempo direttore di successo
nell’organizzazione eventi legati al settore del night life, che, catturato dalle potenzialità del WAS e dalle affinità creative con Roberto Scimonelli, entra a far parte del team direttivo. Laureato in Scienze Bancarie all’Universidad Central de Venezuela, Glaffó decide di girare il mondo ricoprendo diversi ruoli tra cui traduttore di importanti canali televisivi americani, modello per prestigiose griffe di moda e testimonial di campagne pubblicitarie di risonanza mondiale. Le apparenti diversità di risorse e conoscenze del nuovo
componente del team ampliano ulteriormente le prospettive del WAS e arricchiscono, insieme ad altre figure professionali, l’offerta dei prodotti e dei servizi
info: +39 06.76.96.72.71 email: direct@widework.it facebook: widework artstudios pubbliredazionale
ARTE
Nella complessa e delicata operazione di promuovere la cultura artistica e di favorire momenti di aggregazione socio-.culturale, WAS mette a disposizione una Sala Esposizione per tutti coloro che desiderano “fare arte”, esprimersi e condividere le proprie opere. Le mostre sono curate e allestite minuziosamente, e vengono supportate da una direzione artistica di alto livello mentre una gamma di servizi dedicati garantiscono ampia visibilità. La qualità delle esposizioni e degli eventi culturali WAS ha favorito una collaborazione con il Centro Internazionale Artisti Contemporanei (CIAC) - ente promotore della Biennale d’Arte Internazionale di Roma - finalizzata alla ricerca degli artisti mediante Mostre di Selezione in esclusiva per la Capitale. La quarta e ultima data della rassegna sarà il 26 ottobre 2011 le cui iscrizioni chiuderanno il 22 dello stesso mese.
FOTOGRAFIA
Frutto della preziosa collaborazione con Walter Quintieri, fotoreporter di consolidata esperienza sulla scena internazionale, e Laura Cordaro, diplomata in Fotografia presso l’Istituto Europeo di Design di Roma, WAS si colloca come Agenzia Fotografica atta a soddisfare ogni esigenza di ripresa spaziando nei vari settori fotografici. Ma la vera peculiarità dello Studio consiste nella capacità interpretativa che sa cogliere sapientemente personalità e sfumature dei soggetti ritratti. La cura delle sessioni fotografiche è completata da un qualificato team di post-produzione che ne garantisce il risultato finale.
CORSI
Tenuti in un ambiente rilassante e confortevole, i corsi di formazione WAS si contraddistinguono per una programmazione didattica mirata all’immediato impiego delle nozioni acquisite; la capacità di sintesi, fatto salvo il rigore didattico delle discipline trattate, e l’adozione di tecniche mnemoniche, consentono infatti il raggiungimento dei suddetti obiettivi nel minor tempo possibile. Altra prerogativa fondamentale dei corsi WAS è rappresentata da un corpo docente formato da professionisti di settore che dispensano esperienza e metodologie del loro quotidiano. Le numerose ore di sperimentazione pratica conseguenti alla teoria determinano l’ulteriore vantaggio di aderire ai corsi WAS.
Posta
Grazie!!!
.T.
Redazione A.R
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-mag.it
in un “Ho trovato tra locale la vos osf rivista. l’ho osa gliata qualc !! tipo 20 volte i! d n !” siete dei gra
Annapaola
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Un grazie di cu ore a tutti voi ch e state leggendo la nostra rivista! Asp ettiamo le vostre nu merose lettere! A presto!
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Redazione A.R
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our fans
Presenta
Redazione A.R
zione ar t
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Grazie!!!
“Sono rare le iniziative com e A.R.T. che si impeg nano per mettere in comunicazione i giovani e identifica re i loro lavori.A pres to!”
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Ringraziam o A.R.T. e i su oi lettori per qu esta fantastica in tervista. Un fo rte abbraccio a tutti dagli AD.
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Redazione A.R
Francesco S
truglia
ti posta ele indirizzo d ll’ a i c te e Scriv ag.it sta@art-m tronica po n commento, un ci u ere cosa e lasciate fateci sap o , to n e suggerim rivista. ella nostra pensate d
Vedrete pubblicate le vostre lettere sul primo numero utile, in funzione dello spazio a disposizione.
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