Artesera 05

Page 1

N째5 aprile 2011

pubblicazione gratuita / Mensile / Anno I / Numero 5

Volume 1



l’editoriale È arrivata la primavera ... che inizia con quel freddo umido che però non morde più. È un fresco molle di acqua che bagna le foglie, nutre la terra, da cui si sprigiona quel profumo che sa di primule, di radici e linfa in agitazione nella luce delle giornate allungate. Come gli animali dopo il letargo, si ricomincia ad andare in giro, a vivere la città nelle sue strade, all’aperto. E i muri ritornano visibili, superfici di comunicazione metropolitana. Per la street art, invece, la città è sempre una tela, un foglio di quaderno aperto su cui scrivere, disegnare, raccontare, gridare. Le interferenze visive di questi “artisti e scrittori” sono segni tribali metropolitani, che arrivano dalla pancia del villaggio, mettendo in circuito centro e periferie. Messaggi di vita, una volta di identità prettamente underground e anarchica, in cui si fonde creatività istintiva e impellente, rabbia, ricerca di un dialogo. Oggi sono una forma di arte familiare, inserita nel sistema, come testimonia la figura internazionale di Banksy, a cui dedichiamo la copertina. Anche il numero di aprile è uno speciale, il secondo momento di riflessione sul tema dell’identità iniziato il mese scorso: si naviga attorno all’idea della città che si cerca, che si vuole ri\conoscere, si segna, marca il territorio, si tocca. Una città sulle tracce della propria identità. Dall’Italia a Torino, simbolo della città ideale, e da Torino a tutte le città del mondo, surfando sui muri. I fenomeni del writing, delle tag e del graffitismo sono centrali per lo sguardo che abbiamo scelto, manifestazioni antropologiche nate già nella preistoria, come reazione ed esigenza di appropriazione del territorio, come affermazione di esistenza. Sono a loro modo forme di arte pubblica, arte relazionale. L’altra faccia della stessa medaglia è rappresentata da un altro tipo di fenomeno urbano, quello degli orti abusivi, di cui ci occuperemo nel mese di giugno. L’antropologo Alberto Salza introduce nella storia del graffito, che è spesso una scrittura automatica, con una gestualità rapida e performativa. Partiamo dall’Africa con le incisioni rupestri nelle caverne, passiamo idealmente per i murales messicani anni Cinquanta, il graffito newyorchese fine Sessanta, poi Keith Haring e Basquiat anni Ottanta, non dimenticando la pittura calligrafica dell’informale europeo. Arriviamo fino a Torino, adesso, con il racconto di Roberto Tos, con la storia del graffito metropolitano torinese, in una sua visione personale e vissuta, anche chiarendo come tag e graffito siano ambiti diversi. BR1 è l’artista della Collezione, con le sue carte dipinte e ritagliate che parlano dei nuovi torinesi, tra cui molte donne arabe, che appaiono su muri fatiscenti e spazi pubblicitari. Fatma Bucak è un concentrato di identità fatta artista, in cui c’è anche Torino, mentre Cripta 747 è un avamposto di cultura off dove accadono cose che si possono permettere di essere libere. Altri giochi liberi sono quelli di Luca Indemini e il suo archivio on line, un social network condiviso e in progress che mappa la città con immagini di street art torinese. E ancora la prima galleria aperta da un graffitaro, Galo, e il progetto di Street Art 1861, che immagina l’Italia di oggi. In giro per il numero sono sparse immagini di Pic Turin, interventi di wall painting e bomboletta su grandi superfici cittadine pubbliche, che diventano manifesti. ArteSera come una città invasa dai graffiti, che è insieme quartiere, città, mondo.

Olga Gambari e Annalisa Russo

Mensile / Anno I / Numero 5 Aprile 2011

Direttore Editoriale Annalisa Russo Direttore Responsabile Olga Gambari

Hanno collaborato BR1, Cripta 747, Luca Indemini, Alessandro Mininno, Stefano Rondolino, Stefania Sabatino, Simona Savoldi, Alberto Salza , Serbardano, Roberto Tos, DanielaTrombetta, Dario Ujetto

Progetto grafico e impaginazione www.dariobovero.it Copertina Immagine di Bansky

Contatti Arte Sera Produzioni Via Lamarmora, 6 10128 Torino MAIL: redazione@artesera.it

Stampa SARNUB Spa Pubblicità MAIL: inserzioni@artesera.it

Testata giornalistica registrata. Registrazione numero N°55 del 25 Ottobre 2010 presso il Tribunale di Torino Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione n°20817 Tutti i diritti riservati: nessuna parte di questa rivista può essere riprodotta in alcuna forma, tramite stampa fotocopia o qualsiasi altro mezzo, senza autorizzazione scritta dei produttori.


4

copertina

testo di OLGA GAMBARI

Nessuno lo ha mai visto, eppure i suoi segni e disegni, le sue provocazioni e i suoi gesti esemplari, come irrompere a Disneyland, alla Tate Modern di Londra o sul Muro di Gaza piazzando sue opere, lo hanno reso un personaggio famoso e internazionale.

U

n mito, pur essendo uno street artist. Banksy - e con lui molti altri nomi che lo seguono a ruota sulla strada del successo, da Invader, Ash, Cartrain e Blu a Os Gemeos, Ron English, Faile e Mr. Brainwash - dimostra come la street art non sia più un fenomeno di nicchia e underground. Il suo lavoro, esploso sotto i riflettori negli anni Novanta, fatto essenzialmente di stencil neri su muro, ma anche di “opere” da esporre, è ricercato e adorato da collezionisti e vip, musei e gallerie. Banksy è moda, e l’arte di strada anche. Identità sconosciuta, si dice sia nato a Bristol, ma forse dietro di lui si cela un collettivo; nessuno l’ha mai intervistato o fotografato, al massimo qualche risposta via email. Si ritrae con un passamontagna calato sulla testa, proprio per l’anonimato che avvolge il gesto e il messaggio “illegale” degli artisti che usano la strada come tela. Sul suo sito www. banksy.co.uk dichiara di non appartenere a nessun social

network, rende libero chiunque di scaricare, usare, godere delle sue opere ma non di farne commercio, aggiunge di non essere rappresentato da alcuna galleria commerciale e lascia anche un indirizzo email per comunicargli lamentele e suggerimenti. I suoi interventi sono disegni, accompagnati spesso da frasi. Realizza immagini secche e ironiche, dal tratto essenziale, che si avvalgono anche dell’illusione ottica entrando in relazione con il luogo su cui appaiono e le persone che vi transitano. L’artista cerca il dialogo creando interferenze nella superficie metropolitana: sono tracce eversive e divertenti sul comune senso e le visioni ufficiali dell’apparente realtà in cui viviamo. Topolino e il clown di McDonald che tengono per mano la bambina vietnamita che correva nuda e ustionata dal napalm americano, Monna Lisa che mostra il sedere o imbraccia un kalashnikov, una guardia della regi-

na d’Inghilterra che urina contro un muro, bobby londinesi che si baciano sulla bocca, un teppista che lancia un mazzo di fiori, una cameriera che alza la pelle di un muro e ci scopa dietro polvere e rifiuti, una bimba che perquisisce un soldato. Sono decine i soggetti che ha creato: tutte icone famose o familiari, che elaborano l’idea di Warhol sui personaggi noti della società dello spettacolo intesa in senso ampio, dalle star alla pubblicità, e la mescolano alla quotidianità di ognuno. Ma molti iniziano a denunciare la sua contaminazione con il sistema, l’essere diventato un logo di se stesso, l’essersi arricchito, l’aver tradito e snaturato l’identità della Street Art. Eppure Banksy ha recentemente realizzato un documentario, Exit throught the gift shop, candidato agli ultimi Oscar americani, che è una dura riflessione sul mercato dell’arte, dipinto come un moloch che ingoia, tritura e distrugge arte ed artisti.


A Torino c’è uno spazio virtuale dove transitano tutti i musei, le mostre, le iniziative e gli eventi culturali della Città e della Regione nell’ambito dell’arte contemporanea. Quel luogo è www.contemporarytorinopiemonte.it, un sito web, ma anche un archivio in progress, una fonte di informazioni, uno spazio di approfondimento, una vetrina sulla Torino contemporanea in tutte le sue declinazioni, istituzionali e non. Ma prima ancora, Contemporaryart costituisce un marchio istituzionale che è espressione di un territorio, quello piemontese, dove l’arte contemporanea rappresenta oggi un importante patrimonio, oltre che una significativa risorsa per il futuro. Nato nel 2007 per connotare la stagione delle arti contemporanee, storicamente concentrata nei mesi autunnali, il logo Contemporaryart si è consolidato negli anni, ponendosi come un vero e proprio progetto di valorizzazione territoriale volto a rafforzare una visione sistemica di tutte le realtà, pubbliche e private, operanti a livello regionale nell’ambito dell’arte contemporanea. Naturale complemento di questa operazione è il sito web, realizzato grazie a Città di Torino, Regione Piemonte e Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea – CRT.

redazionale

Il portale, oltre a presentare in maniera organica i diversi elementi del sistema arte contemporanea piemontese (musei, gallerie, spazi dell’arte, residenze, eventi, interventi di arte pubblica nella città), offre una visione costantemente aggiornata sull’offerta culturale del territorio, articolata in eventi in apertura, in corso e in preparazione. Un’agenda quindi, ma non solo: focus dedicati e gallerie multimediali di immagini e video consentono un grado di approfondimento che va oltre il semplice livello informativo, per spostarsi su una dimensione di vera e propria fruizione culturale, dove l’utente può visitare virtualmente una mostra, vedere le interviste a curatori e artisti, farsi un’idea ascoltando le parole dei protagonisti, senza nessun tipo di filtro o barriera d’accesso, ma seguendo semplicemente la propria curiosità. In questo senso, uno strumento particolarmente efficace di approfondimento è costituito dal blog del portale, che nasce come canale alternativo al sito ufficiale per raccontare a tutti l’arte contemporanea in un modo semplice, diretto e informale. Un team di reporter curiosi e appassionati d’arte, guidato da un coordinatore che cambia periodicamente, inserisce ogni giorno nuovi racconti su artisti, mostre imperdibili, playlist musicali ispirate alle opere d’arte, moda, film, libri, video-recensioni, speciali dall’estero e tanto altro; ogni giorno, una nuova esperienza artistica e un racconto da vivere e costruire con la partecipazione di tutti – ed è per questo che tutti sono invitati a partecipare attivamente al blog, in quell’ottica di visione sistemica, condivisione culturale e partecipazione collettiva che sottende l’intero progetto ContemporaryArt.


6

la mente nella caverna testo di Alberto salza

Si dava enorme valore a immagini realistiche e rappresentazioni accurate, come parte dell’abbraccio europeo all’empirismo e all’espansione di conoscenza e potere. Una società la cui arte fosse astratta o simbolica non avrebbe mai cercato tanta verosimiglianza.

L

Rebecca Solnit, River of Shadows. Edward Muybridge and the Technological Wild West (Viking, New York 2003, p. 15)

’arte è uno stato mentale e operativo a funzionamento “tutto o niente”: SI-NO. Non c’è qualcosa che sia “quasi arte”. I primi segni sono apparsi dal nulla su una parete rocciosa, oltre settantamila anni fa. Non ci sono prove d’artista, abbozzi, tratti maldestri, scarabocchi; il graffito rupestre è subito lì, preciso, nella caverna: due pezzi di ocra incisa a Blombos Cave, in Sudafrica. Qui i segni sono intrecci organizzati di linee, secondo un modello logico di pensiero astratto, e non banali descrizioni di realtà. Una sintassi di pensiero, la cui origine è bio-chimica, si è concretizzata in un oggetto, su una superficie minerale. Da lì, con le migrazioni di Homo sapiens, l’algoritmo logico-creativo si è diffuso per un arco di tempo lunghissimo, in luoghi lontani, tra popolazioni differenti per genetica e cultura. I numerosissimi segni simbolici (la spiegazione “quotidiana” è scartata al 90%) sono la più antica e durevole trasformazione del paesaggio (esterno e/o interno) fatta dall’uomo: la costruzione di un territorio, l’antropizzazione simbolica di un ambiente naturale, la pre-invenzione biotica della città futura. Come fosse l’allucinazione percettiva di un vagone di treno colorato a grandi lettere cubiche che ci sfreccia davanti agli occhi; oppure analogamente allo sfasamento spazio-temporale che ci danno le pareti di una fabbrica in disuso che si aprono su visioni di florida natura marziana. Attenti: non esiste l’”arte rupestre”. Esistono pitture e graffiti su roccia, di cui è praticamente impossibile determinare l’epoca. Niente tempo, niente storia. Niente storia, niente autori. Come per i graffiti urbani. Ciò nonostante, le immagini rupestri sono state fatte da qualcuno, qualcuno che si procurava da mangiare in qualche modo, che manteneva rapporti di parentela con i genitori, che condivideva pensieri e parole con i contemporanei. La storia che noi dovremmo scrivere è quella dei pittori, non delle pitture;

degli incisori, non dei graffiti. E anche di chi li guardava e perché. Lo spettatore urbano è soggetto a continui fenomeni di sinestesia, se è capace di coglierli: contemporanee visioni e sonorizzazioni emesse dal paesaggio; luci rosso-gialloverde che sono ordini; trilli che collegano a distanza con più persone contemporaneamente. Così come il Sahara è, per i nomadi, un’immensa città virtuale, così ogni superficie ortogonale all’occhio urbano è un “velo di trascendenza” tra noi e l’ultramondo. La caverna del Paleolitico, per mezzo di assenza di luce, mancanza d’aria, pericolosità, forma ctonia, fu l’ambiente ottimale per l’esperienza trascendente degli Stati Modificati di Coscienza (SMC), e della loro rappresentazione graffita o dipinta. Gli SMC possono essere indotti da: ingestione di sostanze psicotrope (allucinogeni); ipnagogia; esperienze pre-morte; ritmo e danza intensivi; esperienza uditiva (musica, canto, battito di mani, percussioni); stimolazione elettrica, luce stroboscopia o intermittente (fuoco); fatica; fame; deprivazione sensoriale; dolore estremo; concentrazione e meditazione; emicrania; epilessia temporanea; schizofrenia o altre patologie cerebrali. L’esperienza SMC passa attraverso tre stadi e un intermezzo: 1. Endottiche: la chimica del cervello produce segni luminosi (griglie, linee parallele, puntini luminosi, zigzag, onde, filigrane, spirali); tali segni sono presenti in tutte le province dell’arte rupestre. 2. Construali: il cervello organizza le endottiche in forme meno geometriche, collegate alle esperienze delle diverse popolazioni (“uomini-fiammifero” a zigzag, giraffe reticolate, teste a puntini); anche queste forme sono ovunque. 3. Intermezzo: si ha l’esperienza di entrare in un vortice (spirale) con sensazione di annegamento; la spirale con-

nette con l’ultramondo ed è diffusa ovunque come simbolo potente. 4. Allucinazioni: all’uscita dal vortice, endottiche e construali si rielaborano in percezioni “reali” collegate alla cultura di riferimento; sono questi i rupestri più dettagliati. A questo punto, le immagini portano con sé significati sia simbolici sia metaforici e non riduttivamente aneddotici. La parete di roccia è l’interfaccia a due vie con il mondo dello spirito visitato durante le esperienze SMC e cerimoniali. La caverna con immagini è un’espansa rappresentazione “roccia-arte” della mente di autori e spettatori (meglio: partecipanti): un altro “velo di trascendenza”. Pensate alle mani dipinte sulle pareti di tutto il mondo, dall’Europa alla Patagonia, dal Sahara alla Cina. Alcune sono in positivo: sporcata la mano nel colore, l’artista la poneva sulla roccia, lasciando l’impronta. Altre sono in negativo: con una canna, il colore veniva spruzzato attorno alla mano. Ecco lo scambio artistico che offre il mondo dei graffiti: se volete passare potenza, allora poggerete la mano sulla superficie; se desiderate recuperare potenza dal mondo dello spirito, allora aprirete un canale con il vuoto lasciato dallo stencil del palmo che, a quel punto, non vi appartiene più. Non è importante cosa mettiamo nei pieni dei graffiti urbani; fondamentale è quello che esce dai vuoti. La mente nella sotterranea guarda la musica, ascolta la danza. Io l’ho fatto in Africa, con gli uomini delle caverne. E ne ho viste di cose.

Inventiamo noi stessi come unità in questo mondo di immagini da noi stessi creato. Friedrich Nietzsche


illustrazione: Jumpin’ Brain di Emilio Garcia (www.emiliogarcia.org)

7

Nota di campo A

Jackal Spits, a ovest di Ghanzi, deserto del Kalahari, Botswana, 28 luglio 1990 La notte è gelida (una settimana fa siamo scesi a -5 °C). Una cinquantina di !kung San (Boscimani) sono venuti a danzare. Sono praticamente nudi. Le donne hanno acceso due fuochi e si sono messe in circolo. Stanno cantando da un’ora: voci di testa. Il ritmo è tenuto dal battito secco delle mani, con sfasature poliritmiche. Il flusso sonoro è modulato e di intensità variabile in funzione dell’eccitazione crescente. Gli uomini danzano in tondo, uno in coda all’altro, tra il fuoco e le donne. Il passo è lento e strascicato. I talloni segnano il tempo sulla sabbia, lasciando una traccia. Hanno sonagli alle caviglie, fabbricati con semi secchi riempiti di frammenti di uovo di struzzo e sassolini. Due ore dopo, la maggior parte dei danzatori comincia a contrarre violentemente il plesso solare: i muscoli ventrali sembrano aggrovigliarsi. Il corpo si piega in avanti, come per un crampo allo stomaco. Le braccia tendono in alto, ma all’indietro. Se possibile, l’intensità di musica e danza aumenta di molto. I danzatori (ora si sono unite pure alcune donne) sudano. Il volto è distorto, gli occhi chiusi. Paiono in gran pena. Alcuni barcollano. I danzatori mi appaiono, di volta in volta, come uccelli in procinto di spiccare il volo (postura di molte danze africane, soprattutto femminili), animali feriti, cacciatori impazziti. L’espressione di un volto mi ricorda la distorsione di chi sta per svanire sott’acqua. Le spalle si proiettano all’indietro. I muscoli della schiena sembrano corde tese. Il ballerino si muove come se lo stessero pugnalando alla schiena. Quindi

comincia a roteare su se stesso, come un epilettico. Perde sangue dal naso. Per la velocità sembra un vortice derviscio. Altri ballerini lo affiancano, impedendogli di cadere al suolo. Gli massaggiano le gambe. Puliscono il sangue, detergono il sudore. Al centro del cerchio, vicino al fuoco, appare una donna di corporatura immensa (i San sono piccoli e gracili). Il ballerino stravolto, perduto nel suo viaggio, viene trascinato davanti alla donna. Lei rimane immobile e priva di espressione. Impone le mani sulle zone contratte del danzatore, del tutto esausto. Lo tocca ripetutamente. Pare trarre qualcosa dal ventre teso dell’uomo a terra. Dodici ore dopo: è mattina. La danza è finita. Ho assistito a una “danza di medicina”, in cui la metà degli uomini e un quarto delle donne ha raggiunto lo stato modificato di coscienza (trance) ottenuto dalla semplice iperventilazione (danza e canto) e dalla contrazione del plesso solare (ricco di un fitto reticolo di nervi e vasi sanguigni) e delle strutture neurali della schiena.. L’effetto finale è una iperossigenazione cerebrale, con alterazioni della percezione e del controllo motorio. A detta dei San, si tratta di !kia, una sorta di satori, “un viaggio stato-di conoscenza nel mondo dello spirito per recuperare elementi vitali di cura”. Ho visto una pittura che riproduce una scena analoga a Lonyana, nei monti Kamberg del Natal, in Sudafrica.

Nota di campo B

Depressione del Murdi (17° 53’ 56” N – 20° 54’ 28” E), deserto del Sahara, Ciad, 15 marzo 1998 Tarda mattinata. Mi sono allontanato a piedi dalla pista. Per ripararmi dal sole entro in un riparo sottoroccia protetto da un masso. Su di esso vedo un certo numero di rozze coppelle. Devo strisciare nella sabbia per entrare nello spazio tra masso e parete. Mi corico in qualche modo sulla schiena, a occhi chiusi per proteggermi dalla luce. Apro gli occhi. Davanti a me appaiono delle figure color ocra. In una ventina di centimetri di estensione, da destra a sinistra: una figura di semplici puntini con una sorta di aureola; una figura più definita, sempre di puntini, in ginocchio, con in mano qualcosa di curvo e diritto (arco e frecce?), con la “testa a becco” tipica delle pitture sahariane (forse si tratta di un’acconciatura dei capelli, ancora visibile in Ciad); una

figura dalla strana acconciatura (testa a forma di uccello?) prospetticamente preminente, ben campita in ocra, in ginocchio a braccia larghe, che tiene un qualcosa (un otre?) nella mano destra; un essere accovacciato, dalla testa esplosa in una nebuloso di puntini (ho visto una simile testa in una giraffa graffita al Turkana, in Kenya), con due archi di cerchio ai fianchi; tra la figura accovacciata e quella maggiore che le sta davanti scorre un flusso di tre linee ondulate, che connette il braccio di una al ventre dell’altra; in evanescenza dal riparo si intravede il posteriore di un animale (un felino?). Mi pare di essere di nuovo davanti alla danza boscimane del !kia.


8

racconto dell’arte

arte al muro testo di ROBERTO TOS*

Si scrive sui muri l’amore per la propria amata, per la squadra, si scrive sui muri per manifestare il dissenso ed a volte il consenso, per fomentare le masse o per reprimerle, si scrive sui muri per esprimere la propria arte.

Questi muri, che si ergono per dividere, per tutelare la proprietà privata, (de)limitare, ci restituiscono quotidianamente le impressioni dei popoli, raccontano le loro vite, passioni, tensioni, le loro frenetiche pulsioni comunicative. Non per niente è proprio la politica la prima ad utilizzarne le superfici. Dal Manifesto della pittura murale (1933) di Mario Sironi che proclamava senza remore la retorica di regime, secondo cui l’arte doveva produrre l’etica del tempo facendo prevalere l’elemento stilistico (fascista) su quello emozionale. A Giuseppe Bottai, ministro anch’egli in era fascista, che diede unico mandato ad architetti e artisti, per creare continuità nelle nuove architetture con opere murarie di grandi dimensioni. E proprio a Bottai potrebbe filosoficamente ispirarsi la ministra Giorgia Meloni con il progetto di riqualificazione urbana Inward finanziato dal Ministero della Gioventù. Con Inward si è vista la nascita a Torino di Pic Turin Festival, notevole progetto di arte murale mirato a nascondere le brutture del tempo su superfici che, insieme, misurano oltre 3.500 mq. Quello di Pic Turin Festival è un apice che nasconde l’infinito sottobosco creativo che aleggia in città. Sono centinaia i writers che lasciano segni del loro passaggio, prima in un totale anonimato, oggi svelando spesso la propria identità, in barba alle leggi attuali, che urtano con gli ideali manifesti di chi le crea, condannando fino a sei mesi e tremila euro di multa chi viene colto in flagranza di reato. Non distanzia dal raccontar di writing citare la politica, anzi ne svela l’essenza. Se poi alla politica si antepone una A il concetto non cambia. Ognuno comunica con i propri mezzi. Questa cultura che nasce dal basso lo fa alla sua maniera, con il colore spruzzato di getto e di rapina, sapendo di compiere un gesto illegale, spesso partendo da

spogli giardini di periferia, in gruppo, alla spasmodica ricerca di un muro su cui lasciare il proprio nome d’arte, una Tag, sporca, scritta male, incomprensibile, Scriverla ovunque. Anche sui treni, così potrà viaggiare. E tutti la vedranno. A questa sfera, quasi sempre artisticamente autodidatta, si affianca il popolo di artisti che hanno frequentato scuole d’arte o con una spiccata predisposizione al disegno. Street artist spesso professionisti che aprono gallerie d’arte come Galo, un torinese che è riuscito ad ottenere riconoscimenti in nord Europa e negli States e che oggi porta contatti personali con artisti di fama mondiale nella sua galleria in via Saluzzo. O i Truly Design, che dal loro covo in via Guastalla curano progetti altamente qualitativi, ultimo fra tutti la copertina di Eden, il nuovo cd dei Subsonica. E poi le associazioni Style Orange, Il Cerchio e le Gocce, Artefatti che insieme a Murarte, settore delle Politiche Giovanili della Città di Torino, hanno curato il Festival Pic Turin e singolarmente promuovono progetti artistici nei quartieri. I Monkeys Evolution con le loro opere di riqualificazione urbana e la creazione di corsi e workshop tematici. E ancora la crew Knz Clan con Konsequenz Graffiti Shop e Creative Studio in Via dei Quartieri, punto di riferimento per il mondo dell’arte murale a Torino. Ci sono poi infinite sigle di Crew e singoli artisti a cui Murarte dedica attenzione destinando loro muri dedicati. Un progetto copiato recentemente dall’amministrazione Alemanno a Roma. Nato per tentare di risolvere il problema della diffusione indiscriminata dei graffiti in città offrendo spazi delimitati, è riuscito solo nella pregevole intenzione di offrire opportunità creative ed, allo stesso tempo, abbellire o nascondere gli obbrobri ereditati dalla stravolgente imperizia dell’architettura urbana. Un’infinità di esperienze che, spinte dalla passione, sono riuscite ad allacciare rapporti con le istituzioni, a farsi strada nel mondo delle gallerie d’arte, promuovendo iniziative spontanee e creando un cortocircuito professionale, dove creativi, artisti, collezionisti e appassionati danno vita a progetti di meritato successo. Recenti le tracce degli artisti BR1, Gec e 999 tra corridoi e uffici della Direzione Cultura della Regione Piemonte, al Museo di Scienze Naturali o all’Amantes per -Street Art 1861, la strada immagina l’I-

talia- ideata da Dario Ujetto. O dei Dott. Porka’s P-Proj, collettivo pirata dedito alla street-photo performance ospitato ad aprile dallo spazio Momus in via Rocciamelone. Da seguire anche perfomance e installazioni promosse da Cripta 747 in Galleria Unberto I, mentre si svolgerà in luogo ancora da definire – I Park Art Day- guerriglia creativa urbana per la riconquista dello spazio pubblico, il 16 aprile in un parcheggio cittadino. Un mondo semi sommerso, in parte svelato dal circolo culturale Amantes alla fine del duemilacinque, periodo in cui i muri vennero ripuliti per rendere aulica la città in vista delle Olimpiadi. In quel periodo nacque Re-Writing, rassegna performativa destinata a riscrivere in chiave simbolica tags e graffiti cancellati per le pulizie olimpiche. Dal duemilasei gli artisti ospitati hanno realizzato tele di grande formato alla presenza del pubblico, simulando un intervento stradale spesso invisibile e contribuendo alla realizzazione di un muro di tela che, con la prossima edizione del 6 maggio interamente dedicata ai writers piemontesi, raggiungerà la lunghezza di settanta metri. Forse un giorno questo muro arrotolato riuscirà a palesarsi al pubblico in una grande mostra, rivelando uno spaccato del fermento artistico degli ultimi trent’anni, restituendo giusta dignità ad opere d’arte diversamente destinate a scomparire. Link e approfondimenti: www.inward.it www.comune.torino.it/infogio/murarte/index.htm www.picturin-festival.com www.truly-design.com www.galoartgallery.com www.ilcerchioelegocce.com http://knz-clan.com www.styleorange.org http://porka.biz http://cripta747.blogspot.com http://parkart.wordpress.com www.arteca.org/rewriting.htm * roberto tos è direttore artistico del Circolo Culturale Amantes (Via Principe Amedeo 38/a - 10123, Torino. info@arteca.org).


immagini di Re-Writing, courtesy Roberto Tos

9


c ol l ez io ne


11

collezione arte sera

affissione libera

di BR1

Il pannello pubblicitario è la sede naturale del manifesto. Oltre ai manifesti elettorali e a quelli che pubblicizzano un evento culturale, i più diffusi rimangono i manifesti a scopo commerciale, la cui funzione è univoca: pubblicizzare un prodotto. E la pubblicità di questo prodotto diventa efficace nel momento in cui numerosi pannelli pubblicizzano quel determinato prodotto in numerose strade della città. Nulla quaestio fino a qui. Non fosse per il fatto che il pannello pubblicitario è un elemento del corredo urbano che non passa di certo in secondo piano: tutti siamo abituati a notarli in ogni strada della città. E più si va verso l’esterno della città, più le strade diventano ad alto scorrimento, più aumentano le dimensioni dei pannelli pubblicitari. Allora mi chiedo: come mai questi elementi tipici della strada e della città sono al servizio quasi esclusivo delle imprese? Eppure i pannelli pubblicitari sono in strada come lo è un semaforo, un cassonetto della spazzatura, una panchina, una buca per le lettere. Tutti elementi con una precisa funzione sociale. Siamo sicuri che la pubblicità commerciale abbia una funzione sociale? Secondo me non ce l’ha. E proprio partendo da queste premesse che prende forma il mio studio: attribuire una funzione artistica e culturale ai pannelli pubblicitari. Tuttavia, la pubblicità commerciale che compare sui pannelli è regolata da un ritmo di vita frenetico, come del resto la creazione di finti bisogni e la spinta al consumo: la pubblicità si rinnova così velocemente da non riuscire a starle dietro; è il ritmo di vita del mercato. Il mio studio del pannello pubblicitario consiste nell’individuare il pannello più adatto e strapparne via la pubblicità, pezzo dopo pezzo, creando un decollage di sfondo. Gli affichisti strappavano i manifesti per portarli in atelier e continuare a lavorarli per creare dei quadri. Io preferisco creare il decollage sul momento, direttamente in strada, come a voler rivendicare il pannello pubblicitario come supporto pubblico - quindi di tutti - sul quale chiunque dovrebbe avere libertà di esprimersi. Una volta ottenuto lo sfondo, comincia la seconda fase, che consiste nell’affissione del poster. Inesorabilmente le mie installazioni verranno fagocitate dal ritmo del mercato, veloce e incessante. Con la nuova campagna pubblicitaria l’installazione verrà ricoperta dai nuovi manifesti. Senza pietà. L’installazione può durare un pomeriggio, un giorno soltanto. Questo è il significato di arte effimera. Per contro l’installazione ha un obiettivo ben preciso: far prendere coscienza ai cittadini che la città diverrebbe più vivibile e più armoniosa se al posto delle pubblicità di prodotti commerciali vi fossero affissioni artistiche e culturali no profit. E molte città nel mondo hanno un’organizzazione di pannelli per l’affissioni libera, sui quali il cittadino può lasciare messaggi e può sentirsi libero di esprimere le proprie idee. Se i pannelli liberi esistessero e si diffondessero nelle nostre città, molti artisti comincerebbero a creare arte su di essi. Si camminerebbe per strada circondati dall’arte: immaginate i colori, gli spunti di riflessione, quel diverso modo di guardare a ciò che succede nel mondo tipico dell’arte. Scomparirebbe quel senso di freddo, di artificiale e di opprimente che si vive camminando in una strada satura di messaggi pubblicitari. Oggi tutto ciò può sembrare utopistico, ma credo molto nella presa di coscienza delle persone.

br1 Racconta donne e bambini. Crea poster dipinti a mano, pezzi unici con cui tappezza muri fatiscenti e pannelli pubblicitari in riallestimento. Prima solo a Torino, ora per l’Europa. I suoi decollage hanno spesso la vita lunga come quella di una farfalla. BR1è nato nel 2007: questo ex laureando in giurisprudenza, in diritto musulmano con una tesi sul velo nell’Islam, presenta le sue donne velate come figure normali di una quotidianità mista e in divenire. È un poster artist, esempio di una street art che si relaziona al territorio, sentendone il polso, cogliendone gli elementi in ebollizione. L’arte diventa comunicazione pubblica, avamposto di analisi sociale e di riqualificazione urbana.


12

turin talking blues

TURIN TALKING BLUES #2 Taccuini di un antropologo come fosse a Timbuctù

scritti di Alberto salza

secondo episodio

Kerouac e la barbera Tutti s’impara da qualcuno: chi ha avuto un indovino, chi un guru, chi i soldi di papà, chi la disperazione. Io ho avuto due maestri di viaggio: gli operai all’uscita delle ferriere di Lucento, sotto le cui ciminiere abitavo, i quali avrebbero fatto qualunque cosa pur di non tornare a casa, e vagavano di bettola in bettola, per l’arsura. Lì c’era la più alta densità ubriacatoria di Torino. Il secondo maestro fu Jack Kerouac. Veniva spesso a Torino, con la sua faccia boema da working class che ha sbagliato amici (Ferlinghetti, Ginsberg & co.). Nella libreria Hellas di via Bertola, con voce monotona, rilasciava il suo flusso di parole che portavano on the road. Poi gli veniva sete. A me toccava il compito di andare a comprare la barbera (da noi è femmina) che costasse poco, un bottiglione. Allora tornavo da lui, e lo aiutavo a morire.

Erasmo da Rotterdam e il capretto islamico Mio nonno materno era polacco, e faceva il ferroviere. Non ho mai saputo perché fosse migrato a Torino. Fatto sta che gli trovarono i polmoni pieni di carbone. Così, con la pragmatica pietas dei torinesi, lo mandarono alla Westinghouse, a produrre ferodi. Morì subito, a quarant’anni. A partire da quando Erasmo da Rotterdam affittò casa studentesca in piazza Carlo Alberto, Torino ha una vera vocazione per i migranti. Nel quartiere multietnico di San Salvario, un fotografo intraprendente prende a nolo macchine di lusso, abiti eleganti e bei divani. Su e dentro di essi assembla un qualche personaggio di colore, scappato da luoghi e genti troppo aliene per essere immaginate. Poi scatta una bella foto, da mandare al paese nero, per rifiutare i fallimenti quotidiani e sognare l’accoglienza del migrante. Più in là, nella Casbah di Porta Palazzo, dove c’è il mercato delle pulci più grande che si possa pensare, vado a comprare il capretto, in ricordo di mio nonno. E sono gentile con il magrebino che lo ha macellato alla maniera islamica: per dissanguamento. È squisito.


1

2

1. Xtrm, Nychos, Pixel Pancho | Cascina Marchesa C.so Vercelli

2. Hitnes e Agostino Lacurci | Palazzo Nuovo, C.so San Maurizio


14

immagini tratte dal gruppo Street ArtTO su Facebook

social media

street artto testo di luca indemini e SIMONA SAVOLDI*

“I muri devi lasciarli stare, sono il libro dei popoli”. Con queste parole l’insospettabile Umberto Bossi si schiera contro l’ordinanza del sindaco di Milano, Letizia Moratti, che prevede sanzioni da 500 euro per chi scrive sulle pareti.

T

ralasciando ogni aspetto politico della vicenda, la definizione trovò più o meno apertamente concordi graffitari e street artist. I muri e le strade delle nostre città parlano, raccontano storie condivise, inviano messaggi, ospitano opere d’arte, che in questo modo travalicano i confini solitamente assegnatigli, per andare incontro al pubblico. Da alcuni anni, un altro muro virtuale ha assunto il ruolo di libro di un popolo, quello della rete: la bacheca di Facebook. Anche qui si trovano idee, aforismi, immagini, video, pensieri a sfondo sociale o politico. Anche in questo caso l’idea è quella di portare ai naviganti il proprio punto di vista, il proprio messaggio, far circolare un’idea. Ecco perché abbiamo scelto Facebook per provare a raccontare quello che raccontano i muri. Abbiamo deciso di portare sul muro virtuale solo i muri di Torino, innanzitutto perché è la nostra città. Poi perché Torino può vantare una scena molto interessante, con una storia densa – riferendosi agli anni Ottanta, Assi-one, uno dei pionieri della urban art non solo a Torino, confessa: “Torino era la mecca della street art, credo sia stata più importante di Berlino” – e un presente in continuo fermento – “Se uno dovesse fare una mappa a livello europeo della creatività urbana, Torino è messa molto bene”, spiega Riccardo Lanfranco dell’associazione Il Cerchio e Le Gocce –; inoltre a Torino, negli ultimi dieci anni, le istituzioni hanno mostrato

un atteggiamento di apertura verso la street art, che non si riscontra altrove – il progetto Murarte attivo dal 1999 e nel 2010 il festival PicTurin, per citare le iniziative più importanti. È nato così il gruppo Facebook Street ArTO, uno spazio per scoprire e raccontare la street art sabauda. Le sue origini, o presunte tali, l’evoluzione, l’attualità, il rapporto con il territorio e con le istituzioni. È nato sullo stimolo ricevuto dalla strada e da coloro che la utilizzano come spazio creativo/espressivo. È una strada che abbiamo imboccato soprattutto a causa della segnaletica. Prima i cartelli stradali di Opiemme – la tela preferita per il suo attivismo artistico –, poi i personaggi di Clet Abraham arrampicatisi tra segnali d’obbligo e di divieto, quindi una mostra sul graffitismo torinese, dal titolo “Strada facendo”. Poiché il Caso non accade mai per caso, abbiamo seguito strada e segnaletica. Il gruppo su Facebook è nato per provare a raccogliere, col contributo degli iscritti, il maggior numero di immagini delle opere che arredano le strade e le piazze di Torino. L’obiettivo è quello di dar vita a una gallery il più possibile ampia ed esaustiva, ben consapevoli che visto l’argomento affrontato – la street art in tutte le sue possibili declinazioni – l’archivio sarà in perenne evoluzione. Evoluzione che sarà tanto più rapida, quanto maggiore sarà l’apporto dei naviganti.


15

Intervista 2.0 a Mad Ussa

Mad Ussa · 21.51 Buona sera ArteSera · 21:53 Ciao! Mad Ussa · 21:54 Io sono Barbara tu? ArteSera · 21:54 Io sono Annalisa piacere Mad Ussa · 21:54 Perchè mi hai aggiunta agli amici?

Mad Ussa · 22:05 io archivio quello che vedo spesso ri- fotografo lo stesso muro mesi dopo

Mad Ussa · 21:55 Molto! I graffiti prima dei graffitari a Torino vogliono dire politica e Fiat Bansky è un prodotto di consumo

Mad Ussa · 22:05 o con qualcosa di nuovo come succede vicino alla Facit in Via Cigna angolo Corso Novara

ArteSera · 21:56 E tu in tutto questo come ti collochi?

ArteSera · 22:06 senti e da quant’è che lo fai?

Mad Ussa · 21:56 Io non faccio graffiti, li fotografo ho un particolare su tutte le immagini che scatto metto la data :)

Mad Ussa · 22:07 con costanza almeno 3 anni

ArteSera · 21:57 perchè...

Mad Ussa · 22:09 adesso farò due tele per un paio di mostre (mai fatto l’artista XD)

ArteSera · 21:58 ahhahaha un’archivista di graffiti!

Dare il proprio contributo è semplice: se camminando per la città si vede un murales, uno sticker o altra forma di street art (non ponete limiti restrittivi al concetto), basta fotografarlo e inviarlo al gruppo Street ArTO, indicando l’indirizzo in cui si trova. Attraverso le segnalazioni verrà costruita una mappa delle opere in città, per creare un percorso guidato attraverso la Torino Street Gallery.

Mad Ussa · 21:59 e perchè quel pezzo lì era su quel muro in quel giorno

In parallelo è nato il blog http://streetarto.wordpress.com dove abbiamo raccolto le voci dei protagonisti della scena torinese, di ieri e di oggi, e ripercorso la storia della street art cittadina, attraverso una rassegna stampa un po’ particolare, costruita raccogliendo gli articoli sul tema, apparsi su La Stampa e Stampa Sera, tra il 14 maggio 1974 e il 2 luglio 1999, attraverso l’archivio storico del giornale.

Mad Ussa · 22:00 infatti

* Luca Indemini - giornalista pubblicista - dopo la laurea in Giurisprudenza, inizia l’attività giornalistica lavorando per Radio Flash. Successivamente inizia una collaborazione con Torinosette, settimanale de La Stampa, che dura tuttora. Attualmente, dopo 12 anni trascorsi a Radio Flash, conduce la trasmissione di news “Il Buongiorno” su Gru Radio. Simona Savoldi, alterna al giornalismo l’attività di ufficio stampa per enti ed associazioni legate al mondo dell’arte e della cultura, in generale. Dopo la laurea in Lettere Moderne approda nel mondo del giornalismo e avvia una lunga serie di collaborazioni con Torino Cronaca, prima, La Repubblica, poi, Marie Claire.it e la redazione torinese dell’emittente televisiva Italia 7 Gold.

ArteSera · 22:04 giusto basta saperlo sai, così uno lo dice e gli altri lo capiscono..è questo il senso di ArteSera

ArteSera · 21:55 Ti ho aggiunto perché il numero di aprile di ArteSera è dedicato alla street art a Torino e non solo: Bansky, BR1, Galo, i graffiti da molto prima dei graffitari magari ti interessava, ho pensato

Mad Ussa · 21:58 perchè sono una archivista!!!

Il resto della storia è tutto da scrivere, ovviamente sui muri, reali e virtuali.

Mad Ussa · 22:03 Comunque se ti servono delle foto scaricale pure ma lasciale come sono io non faccio la fotografa la logica è di una che passa e fotografa a caso se sono troppo belle non sono credibili

ArteSera · 22:00 Giusto E domani chissà

ArteSera · 22:01 e Mad Ussa perchè... Mad Ussa · 22:02 mad medusa contratto

ArteSera · 22:05 con la patina del tempo

ArteSera · 22:08 e oltre alle foto fai altro?

ArteSera · 22:10 il punto non è essere artisti, ma essere visionari Mad Ussa · 22:11 esatto e dopo un tot ne hai di visioni se un giorno ti va andiamo di cioccolata calda con panna ArteSera · 22:11 dai! prossima settimana? Mad Ussa· 22:12 sisi!! in Via Milano prima di Porta Palazzo :P c’è un bar nello slargo vicino alla parrucchiera cinese di fronte alla chiesa dei domenicani

ArteSera · 22:02 ah ecco

ArteSera · 22:19 Capito! Avrò una copia di ArteSera sotto il braccio:-)

Mad Ussa · 22:02 eh beh la sfiga di avere una formazione classica

Mad Ussa · 22:19 u mi signur devo arrivare con una camelia??? a presto XD

ArteSera · 22: 03 come ti capisco

Mad Ussa è offline


3

4

3. MR WANY | Scuola Antonelli via Lanfranco

4. Hitnes e Agostino Lacurci | Cascina Marchesa C.so Vercelli


5

5. Xtrm, Nychos, Pixel Pancho | Cascina Marchesa, Via Cigna


18

intervista

galo se il graffito va in galleria

testo di redazione

Come sei diventato un graffitaro? Ti senti correttamente e pienamente rappresentato da questa definizione? Ho studiato all’Istituto Europeo di Design e mi sono diplomato come grafico pubblicitario, ho iniziato a disegnare su legno e pietra e successivamente su tela. Ho abbandonato la professione di grafico dopo pochissimo...annoiato dal monitor e dal mouse...ho iniziato a esporre i miei lavori pittorici in gallerie e in centri culturali in Torino e provincia e nel 1997 sono stato invitato per una mostra personale alla Magic Mushroom Gallery in Amsterdam: da lì ho iniziato a disegnare per strada e a far parte del movimento della street art. Ho vissuto 9 anni in Olanda promuovendo il mio concept artistico in tutta Europa e partecipando a solo show o a collettive in tutto il mondo. Come è avvenuto il passaggio da artista a gallerista? Dopo un mese negli Stati Uniti nel dicembre del 2010 io e la mia fidanzata e assistente Sacha abbiamo deciso di cercare in Torino uno spazio dove poter dipingere e organizzare esposizioni di amici -colleghi- artisti conosciuti negli ultimi dieci anni, che potessero portare in città il loro progetto artistico ormai affermato e conosciuto a livello mondiale nell’ambito del postgraffitismo-street art. Abbiamo trovato uno spazio di 250 metri quadri abbandonato da tre anni e abbiamo investito tutte le nostre energie e le nostre speranze nella Galo Art Gallery. Per adesso Abbiamo organizzato otto esposizioni di artisti molto conosciuti provenienti da diverse città europee e ben presto inizieremo a organizzare esposizioni di artisti americani; inoltre in questo ultimo mese ho partecipato e curato due show negli USA con due artisti che rappresentiamo anche nella nostra galleria, quindi la mia carriera di artista procede parallelamente a quella di gallerista. L’aiuto di Sacha nell’organizzazione delle esposizioni è

www.galoartgallery.com

determinante e mi permette di continuare ad avere ancora tempo per dipingere e organizzare le mie esposizioni in giro per il mondo. La Street Art è una forma d’arte da strada o da galleria? Non è una contraddizione la Street che entra in galleria ? La street art è una corrente artistica riconosciuta come tale... la galleria d’arte è un luogo dove esporre e vendere opere d’arte. Sia gli artisti che fanno parte della corrente artistica della street art sin da tempo sia le nuove generazioni di street artists devono avere la possibilità di comunicare ed eventualmente di commercializzare il proprio lavoro anche in gallerie. In che cosa si differenzia la tua galleria dalle altre tradizionalmente intese? Cerchiamo di rappresentare incredibili artisti che ho avuto il piacere di incontrare durante il mio percorso artistico e di instaurare con loro una piacevole collaborazione con l’obbiettivo di produrre ogni volta esposizioni quasi interattive, nelle quali il pubblico si riesca a rapportare direttamente con le opere d’arte e fare quasi parte delle installazioni... Ci presenti brevemente la tua galleria e la mostra di debutto con Pixel Pancho, oltre ai prossimi progetti? Abbiamo in calendario esposizioni di grandi artisti europei e collettive di giovani artisti locali... Conosco Pixel Pancho da parecchi anni e il suo talento artistico sta iniziando ad essere apprezzato sempre di più da un pubblico mondiale, che inizia a riconoscere il suo stile e ad apprezzare la sua genialità artistica... Siamo sicuri che la sua sarà una grande mostra... dopo più di 4 anni in Spagna è tornato in Italia e la sua voglia di creare è davvero tanta.

courtesy GALO


19

rassegne

per strada arte urbana a torino

testo di redazione (si ringrazia ROBERTO TOS)

A Torino sono numerose le iniziative, le rassegne e gli appuntamenti che riguardano il mondo della street-art. Tra queste segnaliamo:

PIC TURIN FESTIVAL

PicTurin Festival è una manifestazione che si è tenuta tra ottobre e Dicembre 2010 a Torino: la città, dal centro alle periferie, è stata travolta da un’onda di colore e immagini su una decina di pareti cieche e altri spazi cittadini, per un totale di oltre 3.500 mq di superfici murali dipinte. Il grande evento ha coinvolto artisti nazionali e internazionali, tra cui Aryz, Dome, Grito, Morcky, Nychos, Roa, Sague, Sat, Spok, Zedz, Xtrm. Su www.picturin-festival.com è possibile visionare la mappa aggiornata degli interventi.

MURARTE

Murarte rappresenta un progetto innovativo del Settore Politiche Giovanili della Città di Torino, Ufficio Creatività e Autonomia, che prevede la destinazione di alcune superfici murarie ad interventi artistici che partano dalle attività del Writing e che si sviluppino in opportunità di espressione più allargata. Il progetto Murarte, presentato ufficialmente nel ‘99, nasce principalmente dall’esigenza di affrontare due diverse tematiche urbane: da una parte, l’esigenza di agire nel riconoscere alcune realtà artisticogiovanili spesso sconosciute e clandestine ma che nascondono una forte potenzialità di espressione e creatività; dall’altra, la necessità di attivare nuove iniziative a basso

costo per combattere il degrado fisico di alcune parti della nostra città migliorandone la percezione. Per info: www.comune.torino.it/infogio/murarte/index. htm

RE-WRITING

La rassegna dedicata al mondo del graffiti writing e della street art giunge quest’anno alla sesta edizione. Nei giorni 6, 13 e 20 maggio gruppi di writers della scena artistica piemontese realizzeranno le proprie opere da Amantes su tele di grandi dimensioni, rendendo così partecipe il pubblico di quel processo creativo che solitamente avviene al riparo da sguardi indiscreti.

I PARK ART

Si tratta di un progetto di guerrilla urbana che promuove l’appropriazione dello spazio pubblico tramite azioni artistiche. L’idea è basata sull’utilizzo temporaneo di un parcheggio pubblico della città come luogo di esposizione. L’occupazione del parcheggio avviene legalmente, nel senso che la cifra che solitamente si paga per posteggiare l’auto viene impiegata per “parcheggiare” le opere realizzate dagli street artists. Questa operazione assume molteplici significati: creare una galleria urbana che si sposta liberamente da un luogo all’altro della città; utilizzare l’arte per provocare e stimolare i cittadini e qualificare la realtà urbana; riflettere in ultima analisi sul significato sempre più complesso del ruolo dell’arte nella società odierna.


20

Glossario. a cura di alessandro mininno*

bomber, bombing

Da “to bomb”, dipingere illegalmente L’attività di taggare e dipingere illegalmente, puntando alla quantità, è chiamata “bombing”: “I am not a graffiti artist. I am a graffiti bomber” spiega l’americano Cap nel 1983, mettendo in evidenza il contrasto tra due mentalità diverse, la vena artistica scoperta da molti (Lee, Futura) proprio in quegli anni e quella più squisitamente vandalica, di cui lui evidentemente si sente parte.

buff, buffing system

La cancellazione dei graffiti, in tutti i suoi metodi. Trenitalia e Ferrovie Nord dichiarano di spendere circa tre milioni di euro l’anno per la cancellazione dei graffiti (2010).

crew

Un gruppo di writer, solitamente indicato da una sigla. Molto spesso i writer dipingono in gruppo: in questo modo riescono a produrre pezzi più grandi, in meno tempo.

crossing over, crossare

Dipingere, a sfregio, sul pezzo di un altro. Una delle poche regole nel mondo del writing (sì, ci sono delle regole!) è il rispetto: mai scrivere sul nome di un altro writer.

fat

Tappino con il tratto molto largo, fino a 10-12 centimetri. Cambiare i tappini agli spray consente di avere un’ampia gamma di tratti. La scelta del tratto e dello strumento utilizzato per scrivere è, chiaramente, una nota stilistica.

hall of fame

Muro dove si può dipingere, più o meno legalmente, spesso controllato da una sola crew. Talvolta i privati e le amministrazioni comunali concedono delle hall of fame ai writer della città.

tana, gli altri writer smisero di guardare dall’alto in basso quello che stava facendo e iniziarono a imitarlo. Quando ne ebbe completati 10.000, ormai tutti lo consideravano un vero e proprio king e, soddisfatto, smise di dipingere.

tag

wildstyle

Firma, realizzata di solito velocemente e con un colore solo. Alla base del writing c’è la scrittura del proprio nome, ovvero la firma. Scrivere il proprio nome è un istinto innato: per i writer diventa una missione e spesso un’ossessione. I pionieri Taki 183 e Julio 204 guadagnarono la fama proprio grazie all’onnipresenza delle loro firme, tracciate prima a pennarello, poi a spray. Tutto nasce dalla tag: i pezzi più colorati e complessi, che strizzano l’occhio all’estetica comune, non sono altro che grandi firme. La firma è un concentrato di stile: con un colore solo e con pochi tratti è possibile esprimere uno stile individuale e allo stesso tempo far notare la propria presenza in città.

throw up o flop

Tracciare l’outline (il contorno) delle proprie lettere e, a volte, riempire velocemente e alla buona: è questa la base dei throw up che si trovano di frequente sui muri delle città. I primi throw up apparvero a New York contemporaneamente ai primi whole car, nell’estate del 1975: il writerIN decise che l’aspetto più importante del writing, per lui, era la quantità e di conseguenza sviluppò uno stile bubble semplice e veloce con cui scrivere il proprio nome di due lettere, utilizzando poca vernice. Quando quelli che definiva i suoi throw up erano ormai apparsi a centinaia su tutte le carrozze della metropoli-

Una complicata struttura di lettere incastrate e arricchite di frecce, barre e elementi ornamentali Il wildstyle nacque, all’incirca, nel 1973: le lettere softie cominciarono ad allungarsi, a contorcersi, separarsi e ornarsi di frecce, a scapito della leggibilità del pezzo. Gli elementi inventati da un writer venivano ripresi e modificati dagli altri, che li usavano nei propri pezzi portando lo stile a un livello di complessità superiore.

writing

Il writing è una delle più longeve e importanti sottoculture contemporanee, che ha avuto il suo momento più innovativo nella new york degli anni Settanta, quando I primi esponenti hanno iniziato a scrivere il proprio nome (nome d’arte, ovviamente) ovunque, dalle carrozze della metropolitana ai muri della città. Il concetto dietro al writing è molto semplice: scrivere la propria firma ovunque, più spesso e con più stile di tutti gli altri writer.

*Alessandro mininno si occupa di strategie di marketing innovative, design & comunicazione. Lavora nell’ambito della consulenza dal 2001, ed è esperto di diritto della proprietà intellettuale e management della cultura (http://ale.fatbombers.com/). E’ autore del libro ‘Graffiti Writing. Origini, significati, tecniche e protagonisti in Italia’, Mondadori Electa, 2008



22

MUSEI TORINO E piemonte

agenda musei

GAM

Anima, Linguaggio, Malinconia, Informazione Quattro nuove tematiche per le collezioni GAM

Nel 2009 la GAM ha rivoluzionato totalmente l’allestimento delle sue collezioni abbandonando l’ordine cronologico a favore di un criterio tematico; poco più di un anno dopo, il museo si modifica nuovamente, seguendo il medesimo schema che aveva animato il precedente allestimento, con la scelta di quattro nuovi temi. Il nuovo allestimento porterà alla luce 160 nuove opere, alcune delle quali frutto delle più recenti acquisizioni del museo. QUANDO: dal 4 marzo DOVE: Via Magenta, 31 - Torino INFO: tel. 011.4429518 web. www.gamtorino.it

aprile 2011

FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO

dal titolo Tattoo, a cura di Orietta Brombin.

Arte Contemporanea dalla Russia

QUANDO: fino al 24 aprile DOVE: Via Giordano Bruno, 31 - Torino INFO: www.parcoartevivente.it / info@parcoartevivente.it

QUANDO: fino al 24 aprile

VILLA GIULIA – CRAA CENTRO DI RICERCA ARTE ATTUALE

MODERNIKON

La mostra presenta al pubblico le più nuove e interessanti ricerche artistiche di un Paese che solo di recente si è proposto sulla scena internazionale. La mostra è patrocinata dal Ministero per gli Affari Esteri.

GREATER TORINO

La seconda mostra del ciclo Greater Torino, dedicato agli artisti delle giovani generazioni che hanno in Torino il proprio spazio di formazione o di lavoro. Gli artisti invitati sono Ludovica Carbotta e Manuele Cerutti. QUANDO: fino all’8 maggio DOVE: Via Modane, 16 - Torino INFO: 011.3797600 www.fondsrr.org / info@fondsrr.org

palazzo madama

Torino che guarda il mare luigi mainolfi

In fronte allo scalone Juvarriano di Palazzo Madama, una collezione di duecento busti di terracotta che raffigurano il mondo personale di Mainolfi: personaggi noti e meno noti, amici e famigliari. Una summa di tutte le donne e gli uomini che hanno rivestito un ruolo importante nella vita dello scultore di origine irpina. QUANDO: dall’11 aprile al 6 novembre DOVE: Piazza Castello - Torino INFO: www.palazzomadamatorino.it

FONDAZIONE MERZ

KARA WALKER

Un progetto sulla memoria, il mito, l’identità e gli stereotipi

L’artista americana è al centro del progetto A negress of noteworthy talent, composto da una mostra, un convegno, un workshop e una rassegna cinematografica, tra la Fondazione Merz,L’Università, l’Accademia di Belle Arti e il Museo del Cinema. QUANDO: fino al 3 luglio DOVE: Via Limone, 24 - Torino INFO: www.fondazionemerz.org / info@fondazionemerz.org

CASTELLO DI RIVOLI

John McCracken Retrospettiva

Il Castello di Rivoli organizza e propone la prima retrospettiva in un museo europeo dell’artista americano John McCracken (Berkeley, California, 1934. Vive e lavora a Santa Fe, Nuovo Messico), protagonista di fama internazionale dell’arte americana. QUANDO: fino al 19 giugno DOVE: Piazza Mafalda di Savoia - Rivoli (TO) INFO: 011.9565222 web. www.castellodirivoli.org / info@castellodirivoli.org

PARCO D’ARTE VIVENTE

BODY NATURE

doppia personale di Marta De Menezes e Dario Neira

La mostra, a cura di Claudio Cravero, è un’esplorazione del corpo nella sua componente organica, che accomuna l’uomo al mondo e al resto del vivente. Il corpo come filtro e la tecnologia come medium: un grande laboratorio di osservazione, indagine e scoperta, a cui si affianca anche un workshop con l’artista portoghese De Menezes e un contestuale programma didattico di laboratori

PARADISI RITROVATI

Ettore Fico

Villa Giulia dedica la mostra a Ettore Fico attraverso novanta opere inedite che narrano la storia di un cammino personale, partecipato ed intenso dell’artista piemontese. Dagli esordi agli anni 90 le sue opere propongono giardini, boschi incontaminati, paesaggi collinari, vigneti, pergolati e soprattutto giardini fioriti, ricolmi di tonalità variopinte. QUANDO: fino al 26 giugno DOVE: Corso Zanitello, 8 - Verbania (TO) INFO: 0323.557691 - www.craavillagiulia.com

CITTA’ DELL’ARTE FONDAZIONE PISTOLETTO

Wael Shawky Contemporary Myths

La mostra presenta il video Cabaret Crusades: The Horror Show File, una produzione di Cittadellarte messa in scena con le marionette della collezione bicentenaria Lupi. Il tema del film sono le crociate, presentate traendo ispirazione dal libro Le crociate viste dagli arabi di Amin Maalouf, con lo scopo di denunciare l’assurdità di ogni conflitto, con particolare riferimento ai conflitti del tempo attuale. QUANDO: fino al 30 aprile DOVE: Via Serralunga, 27 - Biella (TO) INFO: 01528400 - www.cittadell’arte.it fondazionepistoletto@cittadell’arte.it

PINACOTECA ALBERTINA

Contaminazioni Paolo Grassino

Per il terzo appuntamento del ciclo Contaminazioni, che prevede interventi site specific di artisti nelle sale della Pinacoteca, Paolo Grassino presenta quattro cervi bianchi in fusione di alluminio sabbiato. Simbolo ultraterreno di purezza, i cervi, installati in contrasto con pareti co-


23

lorate, tra rappresentazioni di paesaggi, appaiono uscire dai quadri, leggeri, come anime, per osservare le opere e il pubblico presente. QUANDO: fino al 30 aprile DOVE: Via Accademia Albertina, 8 - Torino INFO: 011.889020 www.accademiaalbertina.torino.it

ARCA DI VERCELLI (CHIESA DI S. MARCO)

1900-1961

Arte italiana nelle collezioni Guggenheim

Il nuovo progetto ospitato presso gli spazi dell’Arca di Vercelli è incentrato sull’arte italiana del Novecento. Tra gli artisti in mostra: Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Amedeo Modigliani, Alberto Burri, Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Piero Manzoni, Giuseppe Capogrossi e Medardo Rosso. QUANDO: fino al 5 giugno DOVE: Via Trento, 31 - Vercelli INFO: 0161.54407 www.guggenheimvercelli.it

Castiglia di Saluzzo

Alter ego, 1979-2008 giorgio griffa

QUANDO: fino al 22 maggio DOVE: Piazza Castello - Saluzzo (CN) INFO: 011.19781500 www.igav-art.org

LA DISTRUZIONE E LA RINASCITA: NOTIZIE DAL MORI ART MUSEUM DI TOKYO Data: Mon, 14 Mar 2011 19:37:44 +0900 (JST) Oggetto: ”French Window” and “MAM Project 014” Exhibition Openings of French Window and MAM Project 014 and Exhibition-Related Programs/events to Be Postponed Until Further Notice Mori Art Museum would like to express our deepest condolences to those affected by the Tohoku and Pacific Ocean Earthquake on last Friday, March 11. Out of the concerns for the power consumption caused by the earthquake and to ensure safety, Mori Art Museum has decided to postpone the scheduled opening of two exhibitions, “French Window: Looking at Contemporary Art through the Marcel Duchamp Prize” and “MAM Project 014: Taguchi Yukihiro” until further notice. The Museum would like to announce that there have been no human injuries, no damages to the facilities and artworks.

Data: Fri, 25 Mar 2011 19:40:01 +0900 (JST) Oggetto: Mori Art Museum “French Window” and “MAM Project 014” Mori Art Museum would like to announce the dates of the exhibitions “French Window” and “MAM Project 014” have been changed. Both will now commence from Saturday, 26 March. As a mission, we believe that the museum should be a place that encourages many as to enrich their lives spiritually, thereby decided to open the exhibitions. Some of the artworks comprising the “French Window” exhibition will not be shown at the beginning of the exhibition period, however, we are planning on adding more works, depending upon some circumstances.


24

gallerie torino e piemonte

agenda gallerie

ALBERTO PEOLA Arte Contemporanea

FATMA BUCAK

11 marzo – 30 aprile Via della Rocca, 29 - Torino lunedì – sabato 15.30 - 19.30 www.albertopeola.com

aprile 2011

CAMERA DI COMMERCIO DI TORINO

GALLERIA WEBER&WEBER

RIVOLTELLA

Dal 14 Aprile al 21 Maggio Via San Tommaso, 7 - Torino martedì – sabato 15.30 – 19.30 011.19500694

MADE IN TURIN MAURA BANFO / RAOUL GILIOLI / JIMMY Arte a Palazzo Birago Dal 15 al 25 aprile Via Carlo Alberto, 16 - Torino www.associazioneazimut.net

GALLERIA FRANCO SOFFIANTINO

THAI BODY MASSAGE AND OTHER WORKS JENS HAANING

GALLERIA EVENTINOVE ARTE CONTEMPORANEA

STERNENSTAUB PERSONALE DI ROBERT PAN

11 febbraio – 23 aprile Via Rossini, 23 - Torino martedì - sabato 11.00 - 19.00 / giovedì 14.00 – 22.00 www.francosoffiantino.it

Fino al 16 aprile Via Della Rocca, 36 - Torino Martedì – sabato 15.30 - 19.30 www.eventinove.it

ART TALKS

GAGLIARDI ART SYSTEM

All’interno dell’iniziativa 14_22 (apertura serale della Galleria fino alle 22) si susseguiranno quattro nuove serate (una al mese da marzo a giugno) nelle quali si affronteranno tematiche legate all’arte contemporanea internazionale e nazionale. Segnaliamo il 14 Aprile l’incontro sul tema: ‘Promuovere l’arte. Verso forme della committenza’, focus del Festival di Arte Contemporanea di Faenza che farà tappa presso la Galleria. Interverranno Irene Calderoni, Gail Cochrane e Francesco Manacorda. INFO: +39.011.837743 / info@francosoffiantino.it

GALLERIA MARTANO

MARINA BALLO CHARMET ALLA PERIFERIA DELLO SGUARDO. LUOGO PRIVATO/ LUOGO PUBBLICO

Fino al 15 aprile Via Principe Amedeo, 29 – Torino Lunedì – sabato 15.00 – 19.00 www.galleriamartano.it

GALLERIA in arco

Gli anni ‘60 e ‘70 mario schifano Fino al 21 maggio Piazza Vittorio Veneto 1/3, Torino Tel./Fax +39 011 8122927 www.in-arco.com

BWINDI LIGHT MASKS Fino al 30 aprile NUOVA SEDE: Via Cervino, 16 - Torino 011.19700031 www.gasart.it

GUIDO COSTA PROJECTS

DIEGO SCROPPO

SVEGLIARE LE IDEE AURORAMECCANICA

galleria franco noero

jeff burton

Dal 20 aprile al 30 Maggio Presso lo spazio Site Specific, Piazza Santa Giulia,5 - Torino Dal giovedì al sabato, 15:00 - 19:00. Solo su prenotazione. Per prenotare: info@franconoero.com www.franconoero.com

GIAMPIERO BIASUTTI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

IL TEATRO DELLA PAROLA Arrigo Lora Totino dal 14 Aprile al 30 Giugno Via della Rocca, 6/b – Torino martedì – sabato 10.30 – 12.30 / 15.30 – 19.30 www.galleriabiasutti.com

Fino al 14 maggio Via Mazzini, 24 - Torino lunedì - sabato 15.00 - 19.00 www.guidocostaprojects.com

NORMA MANGIONE GALLERY

VELAN CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA

NINA BEIER, RAPHAEL DANKE, RUTH PROCTOR

IL VERNISSAGE DEI SIMULACRI PERSONALE DI CRISPIM GUROLT Via Saluzzo, 64 - Torino www.velancenter.com

SENZA TITOLO BANK, FRANCESCO BAROCCO, MICHAEL BAUER, dall’8 Aprile al 7 Maggio Via Matteo Pescatore, 17 - Torino martedì - sabato 15.30 - 19.30 www.normamangione.com

GALLERIA CLAUDIO BOTTELLO CONTEMPORARY

GALLERIA GLANCE

Fino al 30 aprile Via Bogino, 17/H - Torino Lunedì - venerdì 10.30 - 12.30 / 15.00 - 19.00 www.claudiobottello.com

Fino al 14 Maggio Via San Massimo, 45 - Torino Martedì - sabato 16.00 - 19.00 www.galleriaglance.com

AQUA PASCAL BAZILE’

HALF TRUTHS AND OUTRIGHT LIES HILARY PECIS


25

LUCE GALLERY

STEPHAN BALKENHOL Fino al 14 Maggio Corso San Maurizio 25 – Torino Mercoledì – Sabato 15.30 – 17.30 www.lucegallery.com

WE

ERMANNO TEDESCHI GALLERY

COLLAGE COLLETTIVA

Dal 14 Aprile al 30 Giugno Via C. Ignazio Giulio, 6 - Torino martedì - sabato 11.00 –13.00 / 16.00 – 20.00 www.etgallery.it

BARICOLE

ESTENSIONE DEL DOMINIO DELLA UN DELICATO EQUILIBRIO Valentina Daga LOTTA Cosimo Veneziano

BARRIERA

MIRROR PROJECT N 02 MANUEL SCANU

Dal 22 Aprile al 18 Maggio Via Crescentino, 25 - Torino mercoledì – venerdì 15 – 19, sabato 10 – 13 Tel +39 011 2876485 Fax +39 011 5360955 barriera@associazionebarriera.com

ARTINTOWN

EGOISTA

Fino al 27 Maggio Via Maddalene, 40/B - Torino www.weprojectwhat.it

(Progetto Autofocus a cura di Vanni Occhiali) Fino al 1° Maggio Via Maria Vittoria, 15 - Torino www.vanniocchiali.com

GALLERIA DIEFFE

MARENA ROOMS GALLERY

blank, via Reggio 27, Torino

Fino al 23 aprile Via dei Mille, 40/A - Torino Martedì – sabato 14.30 – 19.30 www.marenaroomsgallery.com

giovedì 14 aprile 2011, dalle ore 18.30 giovedì - sabato, dalle 16 alle 19.30 oppure su appuntamento info: 011235140 estatic.it

CONCRETO E ACCIDENTALE Emmanuele Riccio e Luigi Cozzolino Dal 7 Aprile all’ 8 Maggio Via Porta Palatina, 9 - Torino Martedì – sabato 15.30 – 19.30 www.galleriadieffe.com

PSYCHO PHARMACON GIUSEPPE ZEFFERINO

Dal 9 al 24 aprile 2011 Via C. Berthollet, 25 - Torino lun - ven 17 - 02 / sab- dom 16-19 www.artintown.it

Gray Music #1 Rolf Julius


26

visita guidata

testo di collettivo 747

Fondamentalmente è un problema di definizione, per il resto dovremmo ritrovarci piuttosto bene.

CRIPTA747 è uno spazio ibrido; ha sede operativa all’interno della galleria pedonale Umberto I... in quello che era il primo ospedale dell’Ordine Mauriziano, luogo retoricamente oscuro e carico di suggestioni sabaude, a metà tra le Porte Palatine ed il mercato di Piazza della Repubblica. Quello che da sempre è stato il primo punto di ammaraggio di genti attratte dal mercato e da tutto ciò che nobilmente ne deriva, ci è parso il luogo adatto per poter attivare il nostro progetto; vuoi per l’energia e la stratificazione ma anche per un prezioso senso di riservatezza che si ha nell’essere custoditi e tutelati dentro i cortili e le salette nascosti dalle facciate Juvarriane che fanno perimetro alla piazza.

Ibrida è la formula di gestione forse più adatta per poter fare arte, sostenerla e introdurre attività satellite, definendo quindi istituzionale anche quello che artisticamente parlando è il Processo. In altre parole tutelando l’iter di creazione artistica e non esclusivamente il risultato e limitando la spesa gestionale con un controllo diretto, quasi a a conduzione familiare. Dal 2008, anno inaugurale, cerchiamo di costruire un programma dinamico che possa ospitare mostre, workshop e residenze sia di artisti italiani che internazionali; cercando di mettere il più possibile in dialogo, nella trama programmatica, artisti e curatori che transitano per Torino. ... Con il tempo ci siamo resi conto che il metodo messo in atto ha fatto diventare lo spazio una piattaforma fortunata e disinvolta per il dialogo oltre che un laboratorio interessante e cartina tornasole di ciò che accade in Italia; questo mettendo anche in relazione le realtà simili alla nostra e sostenendone la mobilità, e più semplicemente aiutandoci l’un l’altro da Torino alla Sicilia. Tutto il lavoro è svolto da un consiglio “paracuratoriale” che per i primi tre anni di atTività è rimasto anonimo; assieme definiamo i progetti, li seguiamo e sviluppiamo... quando possibile ne finanziamo la produzione.

In questo mese abbiamo presentato nella sala della project room e nello spazio sotterraneo le fotografie dell’artista torinese Gianni Ferrero Merlino, in mostra l’ ultimo lavoro realizzato durante una residenza presso lo Stills di Edimburgo; nel mese di aprile invece arriveranno Hugo Canoilas e Vasco Costa, artisti portoghesi che per la loro residenza a Torino hanno proposto la creazione, tramite open call, di uno staff variegato fatto non solo di artisti, per studiare antropologicamente la città attraverso una formula di workshop aperto in continuo work in progress; i dieci artisti scelti arriverano da tutta Europa e rimarrano in città per 2 settimane circa. Nelle settimane passate abbiamo inoltre affidato il piccolo studio al piano superiore a Manuel Scano, artista italocaracheňo che si trovava a Torino per lavorare ad una mostra peronale in città. Questi sono alcuni esempi delle attività svolte, in cantiere ci sono anche modifiche strutturali per rendere agevoli le residenze e la costruzione di un’ archivio portfolio affidato ad un comitato curatoriale che possa presentare mese per mese una selezione delle ricerche più interessanti. Poi ci sono i concerti e le feste, spesso tra le soddisfazioni più grosse!


27

Samuel Francois, Wait and See, 2010, installazione alla Cripta 747, Torino


28

recensione

fatma bucak alla ricerca dell’identità

testo di redazione

B

ambina e donna. Figlia e compagna. Turca, curda, torinese, ma anche londinese. Tutte queste identità stanno dentro a Fatma Bucak, che le ha attraversate e ora le conserva incarnate in lei come radici. Il lavoro di video, foto e performance di Fatma è un lungo viaggio in se stessa, alla ricerca della memoria, dei sedimenti che diventano archetipi spesso inconsapevoli. Conoscersi e riprendere in mano la propria vita, dichiarando chi si è, scegliendo liberamente la direzione da prendere, rompendo la costrizione dei timori. È un atto difficile, coraggioso e anche doloroso. Fatma Bucak torna a Torino, dove ha studiato cinque anni all’Accademia Albertina di Belle Arti, prima di andare al Royal College di Londra: sino a fine aprile espone nella galleria di Alberto Peola, in una personale fatta di lavori recenti. Quando era piccola scappò da un villaggio nella Turchia dell’est, al confine con Siria e Iraq. In sette giorni, negli anni Ottanta, il governo turco decise di ripulire la scena da tutti coloro che proponevamo e sognavano un futuro diverso per la Turchia. Erano soprattutto intellettuali, molti comunisti, un po’ hippy, proprio come suo padre. La cultura può essere pericolosamente sovvervisa, come lo sono le idee che portano luce nella tenebra dell’ignoranza e della paura. Tre video tornano a esplorare la casa di allora, adesso in macerie, abitata da cani randagi, fedeltà e impurità al tempo stesso, a seconda delle diverse simbologie di Occidente e Oriente. In una stanza l’artista si rasa i capelli, come fece anni fa suo padre, mentre fuggivano, per nascondere chi era. “E’ una denuncia ideale verso le oppressioni che subiamo dal potere, che diventano paure, ossessioni, qualcosa che continua a minacciare il presente” dice Fatma.

Al Piemonte Doc Film di Torino qualche settimana fa è passato il suo documentario “Almost married”, ora ad Amsterdam e poi in Finlandia. Si parla di un suo viaggio a Istanbul in occasione del matrimonio tradizionale di una cugina, organizzato dalle famiglie. Il viaggio diventa il momento per raccontare ai genitori il suo lavoro di artista, le sue ricerche, il suo desiderio di sposare un ragazzo italiano. Il mediometraggio fotografa la sua cultura di origine e la difficoltà di comunicazione tra generazioni. “Non volevo più nascondere la mia doppia vita, volevo liberarmi ed essere semplicemente me stessa, anche di fronte a mio padre”.

da sinistra a destra: fotografie di Fatma Bucak: Esso, Padre I, Padre III. courtesy Galleria Alberto Peola.

La figura paterna nel lavoro di Fatma riveste un ruolo iconografico forte da sempre, l’archetipo del padre amato e temuto, una sorta di divinità protettrice e tiranna, con la quale ogni donna deve misurarsi anche nei confronti del rapporto fisico e d’amore con un uomo. In una serie di foto, che sembrano pitture simboliste, Fatma, che ha vissuto ognuna come una meditazione, ha portato sua madre e suo padre in giro per la Turchia, sullo sfondo di paesaggi fatti di campi di girasoli, montagne. Ogni fotografia mette in scena un mito classico, di quelli trasversali a tutte le antiche religioni. Vivere una situazione archetipica, che da collettiva diventa personale, per superarla. Nella foto “Conseguenze fatali delle ambizioni umane” c’è, invece, la storia di Adamo ed Eva, animata da lei e da un ragazzo, sconosciuto, per vedere l’effetto che fa quando due giovani individui si trovano insieme, nudi e soli. “La coppia è il luogo della dipendenza, del rapporto di forza per farsi spazio” commenta. La Storia si ripete sempre, è un ciclo infinito lungo il tempo e lo spazio, e noi da figli diventiamo genitori.

3


29

extra

street art 1861 la strada immagina l’italia

courtesy STREET ART 1861

testo di DARIO UJETTO

S

treet Art 1861 / La Strada Immagina l’Italia è un progetto indipendente legato alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sedici artisti, operanti all’interno della corrente artistica della Street Art, riflettono sull’immagine dell’Italia dopo centocinquanta anni di percorso comune. Sedici lavori su tele diecixdieci regalano uno spaccato dell’Italia contemporanea, slegata dalle strette logiche delle celebrazioni ufficiali.

L’idea, promossa dal blog Madness Wall, si è sviluppata nel 2010 attraverso la partecipazione volontaria degli artisti provenienti da diverse città - Torino, Roma, Bari, Lecce, Taranto, Bologna, Benevento, Brescia. Il progetto ha rappresentato e rappresenta a tutt’oggi uno dei primi tentativi di coinvolgere il mondo della Street Art e dei graffitisti in una riflessione sull’Unità d’Italia. Unico vincolo il riflettere su un’immagine del nostro Paese; per il resto è stata lasciata piena libertà.

Il risultato finale è una corale di riflessioni storiche, sociologiche e politiche che dimostrano la maturità raggiunta dagli artisti di strada. Sempre nel 2010 il progetto ha trovato una sua collocazione all’interno del sito www.streetart1861.org, dove sono pubblicate le foto delle opere e i testi critici. Nel 2011 si è unito al progetto, in qualità di art director, il fotografo e artista Alessandro Pastorino che, insieme a Dario Ujetto, Elena Belliardi e l’artista 999, curerà anche la pubblicazione del catalogo cartaceo in edizione limitata (150 copie). Artisti partecipanti: 999, Biopdi, Br1, Cheko’s Art, Dott. Porka’s, Elfo, Gec-art, HaloHalo, Mr Klevra, Nox-Art, Nèro Rebel, Omino71, Skesis, Stencilnoire, Vel, Zoka. www.streetart1861.org


30

extra

20x20 L’ITALIA è UNA REPUBBLICA FONDATA SUL CIBO

courtesy Vito Raimondi

L

a cucina italiana è nota per la varietà di sapori che la caratterizzano, differenti almeno quanto le tradizioni delle regioni geografiche di provenienza. Partendo da questo principio, Vito Raimondi (grafico torinese recentemente trapiantato a Nizza) ha immaginato e raffigurato i loghi di un piatto tipico per ognuna delle 20 regioni italiane, rivolgendo la scelta ai nomi dei piatti più evocativi - non sempre corrispondenti ai più famosi. Ogni logo, volutamente monocolore, è centrato nella griglia di un quadrato delle dimensioni di 40x40 cm., ed evidenzia le caratteristiche peculiari del piatto che rappresenta con la massima sintesi concettuale, come il marchio di un prodotto di consumo.

Andando oltre il linguaggio puramente grafico, il progetto diventa un’ottima occasione per giocare con il cibo e per raccontarlo attraverso un punto di vista diverso, con l’aggiunta di un pizzico d’ironia, q.b. Il progetto di Vito Raimondi fa parte di PLAY WITH FOOD 2, primo festival d’arte visiva e performativa interamente dedicato al cibo, ideato e curato dai CUOCHIVOLANTI e dall’ASSOCIAZIONE CUOCHILAB. Il festival si terrà a Torino dal 27 aprile al 1° maggio 2011 e sarà articolato in quattro sezioni tematiche, con un ricco programma tra cucina, arte, spettacoli, incontri e laboratori che si svolgeranno presso il Circolo dei Lettori, l’Associazione QuBì e Il Cine Teatro Baretti (per informazioni: www.playwithfood.it - tel. 3468586717)


31

svago

falso d’autore

di Annalisa Russo

Trova le differenze tra l’originale e la copia dell’opera di Keith Haring.

la ricetta del mese

a cura di Stefano ‘Bota’ Rondolino

la nido di rondine Volendo consigliarvi una ricetta ho pensato di descrivervi la “Nido di Rondine”, una pizza un po’ particolare che serviamo nella pizzeria che gestisco con mio padre. Chissà che non possiate divertirvi a prepararla incuriosendo gli ospiti, nel presentarla, e si spera appagando il loro gusto una volta assaggiata. Un consiglio sull’impasto: sul risultato finale andranno ad incidere il modo in cui il suddetto viene preparato, steso ed il tipo di cottura. Se lo preparate voi, lasciatelo riposare per 36/48 ore prima di utilizzarlo… non lo fa quasi nessuno ma affinché la pizza sia leggera e ben digeribile è molto importante. Il lievito presente nell’impasto continua a lavorare per svariate ore e sarebbe meglio che lo facesse in frigo, piuttosto che nella vostra pancia. Detto questo, veniamo alla pizza in questione: la “Nido di Rondine”. Per prepararla vi serviranno olio, sugo, basilico, sale, salamino piccante, mozzarella, pomodorini freschi e ricotta morbida. Occorre lavorare la ricotta in un contenitore a parte, magari allungandola con del latte ed aiutandosi con un cucchiaio, per renderla più cremosa. Dopo di che riempite una tasca da pasticciere o “sac à poche” con il formaggio in questione. Stendete l’impasto della pizza conferendole una forma rotonda, prendete la sac à poche e con un movimento circolare depositate una striscia di ricotta lungo il bordo della pizza, ad un centimetro di distanza dal suddetto. Fatto ciò, arrotolate il bordo dell’impasto verso l’interno, andando a coprire la ricotta e pizzicando il bordo sulla superficie della pasta in modo da “chiudere” il cornicione. Condite con il sugo (preventivamente frullato con basilico, sale ed olio) aggiungen-

artoku

di Danita

il segno del mese toro

dovi la mozzarella, i pomodorini pachino, il salamino piccante e una foglia di basilico per profumare e decorare. Una volta cotta la pizza assumerà un caratteristico aspetto tondeggiante e gonfio, per via del cornicione ripieno, andando ad assomigliare proprio ad un nido di rondini, da cui prende il nome. Potete venirla ad assaggiare da noi (le-rondini.net) o guardare questo filmato (tinyurl.com/nidorondine) per capire meglio come prepararla… in ogni caso vi auguro buon appetito!

Stefano Rondolino è meglio conosciuto come Bota, o Botanico. L’hanno battezzato così i suoi compagni di snowboard vista l’abitudine di centrare i pini nei fuoripista. Ora non surfa da anni, incastrato al PC dal suo lavoro di grafico, ma il soprannome gli è rimasto. Oggi, la sera, oltre a gestire una pizzeria ristorante, organizza party lavorando come PR/DJ.

di Serbardano

21 aprile / 21 maggio

Resistenza, tenacia e autocontrollo sono davvero le tue più grandi doti, caro Toro. Sei impassibile come una modella durante una performance di Vanessa Beecroft: sembra che nulla ti turbi nel tuo lento incedere, mentre il tuo istinto conservativo ti protegge da situazioni compromettenti. Tuttavia devo metterti in guardia: il 2 aprile Marte entra in Ariete, qualunque cosa voglia dire, e tu da questo momento sarai più esposto al tuo lato oscuro. Ora, devi sapere che tutti abbiamo un lato oscuro: la sua predominanza su di noi dipende solo da quanto lo sappiamo (o lo vogliamo) controllare. Forse per una volta, complice Marte, potresti anche lasciarti andare e dare libero sfogo ai tuoi desideri e ai tuoi pensieri: ma sarai pronto a pagarne il prezzo? Vanessa Beecroft (Genova, 25 Aprile 1969) si diploma nel 1993 all’Accademia di Belle Arti di Brera. Cifra caratteristica dell’artista è l’utilizzo della performance, che si sostanzia nella realizzazione di veri e propri quadri viventi fatti prevalentemente di donne, costrette in uno stato di non- relazione reciproca. L’artista italiana attualmente vive e lavora a New York.

buonumore

di Stefania Sabatino

vuoi le soluzioni dei giochi? vai sulla pagina facebook di arte sera



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.