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NAUTICA
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Il tenente Turci in una bella foto durante un test di un racer, il Lupo (primi anni ’30). Sotto, a sinistra, Edmondo Turci saluta il pubblico a una delle sue gare. Si riconosce il motore Laros. D’Annunzio, oltre che a Ibis, diede il nome a molti altri racers del Cantiere Feltrinelli: qui li vediamo schierati per una gara. Oltre a Ibis, Silvia e Tango
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Il racer Ibis come si presenta oggi, restaurato dal CTN Motonautica ASI Ennio Manfredini.
Una pagina della stampa specializzata del 1932 parla delle imprese del tenente Turci, con tanto di traduzione in inglese.
SULLE ONDE CON GABRIELE D’ANNUNZIO
LA STORIA DEL RACER IBIS, COME LO CHIAMÒ “IL VATE”, ASSIDUO FREQUENTATORE DEL CANTIERE FELTRINELLI DOVE VENNE COSTRUITO, È STATO RECENTEMENTE RESTAURATO E RIPORTATO AL SUO ANTICO SPLENDORE, QUANDO FU PROTAGONISTA DELLE PIÙ AVVINCENTI COMPETIZIONI DI CATEGORIA
di Claudio Tovaglieri
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Il sommo ed eclettico Poeta, soprannominato da Giosuè Carducci “il Vate”, fu anche un appassionato motonauta oltre che un eccellente aviatore. Ben note sono le sue gesta e, tra queste, la partecipazione al leggendario raid di Buccari del febbraio 1918 come l’altrettanto celebre, e sempre coraggioso, volo su Vienna compiuto nell’estate del medesimo anno. Da sempre fu attratto dalla velocità che è alla base dell’espressione Nautica ed Aeronautica come scrisse nelle sue Laudi: “Rapidità, rapidità gioiosa - vittoria sopra il triste peso aerea - febbre, sete di vento e di splendore - moltiplicato spirito nell’ossea - mole Rapidità la prima nata - dell’arco teso che si chiama vita”. Terminato il periodo bellico ecco che, abbandonato il MAS, versione bellica del motoscafo sportivo, d’Annunzio sfoga la sua irresistibile attrazione per la motonautica nelle prime competizioni agonistiche, iniziate sulla Senna a Parigi e poi approdate sui laghi italiani. Siamo nel 1925 e a Stresa già da un paio d’anni si tenevano le prime gare in Italia. Ecco, puntuale, il messaggio di saluto agli intrepidi motonauti: “Da compagno fedele a compagni fedeli, per tutte le acque nostre, per l’acqua dolce e per l’amara, e anche per l’Amarissima, che Amarissima è rimasta, io saluto i Motonauti d’Italia, ed allargo i saluti ai Motonauti di sangue latino”. Due anni dopo giunge a Como per partecipare, nell’ambito delle celebrazioni Voltiane, al Gran Premio Europeo per entrobordo corsa
12 cilindri. Dispose che gli fosse preparato un “guscio”, come lui chiamava il racer, senonché le gare non trovarono posto nell’affollata e tormentata vita del Vate. Da qui la rinuncia e il suo rammarico, che lo spinse a scrivere un accorato messaggio agli organizzatori di accettare una propria barca chiamata, non a caso, “Vittoriale” pilotata dal tenente Edmondo Turci, il suo motorista del MAS di Buccari. Lo scafo, costruito dal Cantiere Feltrinelli del lago di Garda, che per inciso restaurarono il MAS 96, è attualmente visibile nella casa museo di Gardone Riviera, e Turci diviene una delle figure più celebri per l’epoca del nuovo sport. Gabriele d’Annunzio non mancò comunque di assistere alle competizioni e a quella di Como giunse enfaticamente a bordo del suo idrovolante Savoia Marchetti Alcyone pilotato dal comandante Mario Stoppani, uno dei più validi collaudatori. Si disse che fu il regime dell’epoca a tenere lontano (e mantenere stretta la sorveglianza) dalla partecipazione alle gare motonautiche per confinare l’esuberante Comandante ed evitare colpi di testa dell’imprevedibile artista. Parlando con gli organizzatori non lesinò i propri ringraziamenti ma anche una simpatica critica. Testualmente: “Il vostro lago mi pare un bidet. Venite a fare le gare di motonautica sul Garda“. Questa scintilla ebbe un seguito. A Gardone Riviera venne fondato il sodalizio benacense a cui il Poeta diede il proprio patrocinio e che assunse il proprio nome. Fondatore, Consigliere e Tesoriere fu proprio Edmondo Turci: “Porgitore fedele e zelante valente motorista del mio motoscafo di Buccari < M.A.S. 96> Memento Audere Semper - Croce al Merito di Guerra.” Primo Presidente, il commendator Innocente Dugnani a cui seguì due anni dopo il conte Theo Rossi di Montelera che diede ulteriore impulso al nascente sport motonautico. La sede del Club non a caso viene ubicata in una costruzione accanto alla Darsena del Vittoriale, dove innanzi si stende nel suo punto più ampio il Lago di Garda. Viene quindi attrezzato un approdo di 1.200 metri quadrati al fine di ricoverare con sicurezza le imbarcazioni dei soci e preservarle dalle acque gardesane spesso movimentate e dai suoi venti impetuosi. Dagli anni Trenta sino agli anni Sessanta innumerevoli sono le gare che si susseguono e particolare fu il premio che d’Annunzio volle insignire, noto come la Coppa dell’Oltranza, gara nella gara, che aveva nella velocità massima, per l’epoca non inferiore a 65 miglia marine, il vincitore. A tale competizione parteciparono i più capaci motonauti e tra questi lo statunitense e pluridecorato Gar Wood e gli italiani Castoldi e Selva.
L’IBIS TRA I PROTAGONISTI
L’Ibis è un motoscafo da competizione costruito dal Cantiere Feltrinelli di Gargnano (BS) nel 1931. L’ordine venne fatto dalle Officine F.lli Pellegatti di Milano (costruttore dei motori Laros), per conto proprio del tenente Turci. L’imbarcazione difese brillantemente i colori della motonautica nazionale a Postdam, Bayonne, Parigi e Miami Beach dimostrandosi tanto virtuoso quanto audace pilota. Sempre nel 1930 Turci, sulla Senna, fu il primo italiano a vincere a bordo dell’Ibis motorizzata con l’italianissimo motore Laros da 500 cm³, la gara dei 100 km. Nel 1931 ancora Turci, con lo stesso motore, ma potenziato a 1000 cm³, strappò il primato che poi ribadì nel 1932. L’apoteosi si avrà al meeting della Senna, con una squadriglia di quattro imbarcazioni. Una pilotata da quell’abilissimo fuoribordista che fu Stefano Feltrinelli (scafo Tango); meritò, non solo per le vittorie conseguite, ma anche per la perfetta formazione, l’Alta Lode di Sua Altezza Reale il duca di Spoleto e delle autorità sportive Francesi. Il nome IbisRedibis non ha nulla a che fare con “red”, il colore rosso. D’Annunzio lo prese pari pari dal noto responso della Sibilla: “Ibis redibis non morieris in bello” che, secondo la punteggiatura, variava l’esito da fausto a infausto, rendendolo appunto “sibillino”. L’imbarcazione e il suo carrello a balestre, è stata acquistata dal commissario nazionale Motonautica, il cremonese Ennio Manfredini, corridore motonauta, all’asta di Sotheby’s Duemila ruote del 2016 e in precedenza fu parte della collezione di Luigi Compiano. Nel 2018/19 viene restaurata e verniciata nei Cantieri Feltrinelli da Sergio Feltrinelli, utilizzando tecniche e materiali originali, e le decorazioni, scritte e bandiere, sono state riprodotte manualmente e fedelmente da Ettore “Blaster” Callegaro (Pinstriper). Il motore fuoribordo Laros 500 cm³ n° 630 è stato invece revisionato dal socio ASI Emilio Agosti di Cremona. La Laros prende vita dalla genialità dei milanesi Daccò e Salvi che con la collaborazione di Olivio Pelegatti si dedicano in quel di Moltrasio sul lago di Como alla costruzione, fondando la fabbrica di motori marini. L’imbarcazione ha ottenuto la targa Oro di ASI ed è completa e funzionante. Tornando a d’Annunzio, egli fu un assiduo frequentatore del Cantiere Feltrinelli, tanto da scegliere egli stesso i nomi da assegnare a diversi motoscafi varati all’epoca e oltre, all “Ibis”, il “Rumba”, il “Tango” e l’“Estroso”. Il Comandante fu quindi tra i primi a correre sul lago di Garda con il racer “Spalato” e sino all’ultimo gli rimase l’interesse alla velocità marina. Con questo entusiasmo, d’Annunzio accolse la consegna, fattagli il 15 dicembre 1937, dai Cantieri Baglietto di Varazze, del motoscafo “Alcione”. Come è noto il comandante e patriota, nato a Pescara il 12 marzo 1863, morirà pochi mesi dopo, il giorno del compleanno del 1938, proprio nella sua Gardone Riviera dove prese dimora nel 1921 conducendo, deluso dall’esperienza fiumana, una esistenza solitaria nella villa mausoleo denominata “Vittoriale degli Italiani”, memoria della esaltante ed inimitabile vita del poetasoldato e delle imprese degli Italiani durante la Prima guerra mondiale.
Il “nostro” nelle condizioni in cui si trovava al momento dell’acquisto. Insieme al racer, Manfredini ha acquistato anche il suo carrello originale a balestre.
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La targhetta originale delle Officine F.lli Pellegatti di Milano, che si occupava di costruire i motori Laros, che riporta il n° 360 che equipaggia l’Ibis. Il posto guida.