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MEZZI AGRICOLI

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NAUTICA

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L25, a destra e L35 a sinistra, sono due macchine iconiche per la produzione Landini: appartenenti alla mitica serie dei monocilindrici Testa Calda, hanno contribuito a portare alto il nome del marchio e a meccanizzare le campagne italiane.

L25 E L35: CHE TESTE CALDE!

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L’APPASSIONATO E AMICO DE LA MANOVELLA GIOVANNI CIVERA (ABBIAMO PARLATO DELLA SUA BELLA COLLEZIONE CHE CUSTODISCE NEL MONFERRATO SUL NUMERO DI MAGGIO 2020), CI HA ESPOSTO DUE TRATTORI CHE HA RESTAURATO (APPARTENENTI ALLA SERIE DEI MITICI LANDINI TESTA CALDA) RACCONTANDOCI LE DIFFERENZE SALIENTI FRA I DUE

Come si può vedere dalle immagini di queste pagine, abbiamo preso in esame due modelli fondamentali della produzione Landini. Il primo è un L25 del 1954, appartenente quindi alla seconda serie, prestatomi da un amico, che nell’estate 2019 è stato sottoposto (con la supervisione del sottoscritto) a restauro totale, sia del suo motore, il mitico monocilindrico a “testa calda”, architettura molto cara a Landini, probabilmente quella che l’ha resa celebre come produttrice di trattori, che sviluppa una cilindrata di 4312 cm³ e una potenza di 25 CV, sia del cambio, a 4 marce avanti più una retromarcia (gli permette di raggiungere i 14 km/h), sia delle parti di carrozzeria, come l’inconfondibile muso con la presa d’aria a tutta lunghezza e la livrea grigio-giallo. Il L25, che ha un peso di 16 quintali, raffigurato nelle immagini, ha come unico accessorio la presa di forza posteriore. La lista degli accessori disponibili per il L25 è in realtà piuttosto lunga: puleggia, sollevamento idraulico, bloccaggio motorino di avviamento elettrico e altro. Il secondo è un L35 del 1955 di proprietà della nostra famiglia da 30 anni, uno dei “pezzi” più importanti della collezione Civera. Mio padre lo acquistò perché era alla ricerca di un trattore veloce, robusto e semplice: è anch’esso monocilindrico a testa calda, sviluppa una cilindrata di 7222 cm³, una potenza di 35 CV e pesa 27 quintali. Fra le particolarità di questo mezzo, il cambio, montato su un carro completamente nuovo rispetto al passato, a 6 marce avanti più retromarcia, suddivise fra 3 lente e 3 veloci, azionabili agendo su un riduttore, le prime in grado di fargli toccare i 14 km/h, le seconde i 21 km/h. Questo permette al L35 di avere due anime ben distinte, quella da lavoratore agricolo, alla quale sono più adatte le marce corte e quella da mezzo stradale da traino, grazie alle lunghe: su strada infatti è uno di quei mezzi dei quali si dice “è un bel viaggiare”!

Per quanto riguarda gli accessori che questo L35 monta, possiamo notare la puleggia e un sollevamento idraulico di produzione successiva, derivato da un OM 35. Il motivo è presto detto: sui terreni a medio e intenso impasto come quelli delle nostre campagne, nell’alto Monferrato astigiano, il sollevamento ad aria (realizzato dalla padovana Bordin) non era adatto. Ci teniamo che i nostri trattori, pur se restaurati, possano lavorare nei campi, arare e trebbiare come i loro cugini più recenti. Esteticamente i due mezzi sono molto simili ma non uguali. Intanto si evincono le dimensioni decisamente più importanti del L35 (che infatti è lungo 3070 mm, alto 1590 mm e pesa 1100 kg in più del 25) poi si nota la grigliatura frontale, a listelli orizzontali continui sul L25, interrotti da quattro modanature sul L35. Al lavoro il peso e la potenza del L35 si sentono, soprattutto in situazioni più pesanti mentre il L25 (lungo 2534 mm e alto 1400 mm) è più maneggevole e adatto magari a pendii e terreni meno lineari. Il L25 è stato un modello importante per la Casa, poiché è quello della ripresa nel Dopoguerra, il L35 è il più maturo dei Testa Calda, un vero best seller. Anche il L35 è stato restaurato da me nell’estate del 2014, come tutti i trattori che entrano a far parte della collezione. Attualmente stiamo infatti lavorando sull’ultimo arrivato, un Nuffield 350 con noi da fine ottobre, che ha bisogno solo di un trattamento estetico mentre sono già nel mirino un Fiat 25 R, un OM 35 R (frizione a mano) e un OTO 25: sono tre trattori, oltre che importanti dal punto di vista tecnico e ognuno con le proprie peculiarità, che hanno lavorato moltissimo nelle colline del Monferrato e che quindi ci permetteranno di rivivere quel legame forte fra terra e macchina che oggi l’ASI, con la sua Commissione Veicoli Agricoli, vuole rimettere in luce e inserire in una cultura motoristica molto importante da tramandare.

Giovanni Civera

Sopra, il L35 di Giovanni Civera è più possente, pesante e potente del L25 e rappresenta un po’ la maturità della serie Testa Calda. Sotto, il L25 di un amico di Giovanni ma restaurato sempre da lui, è invece il modello della ripresa per la Landini nel dopoguerra. Le sue leggerezza e agilità comunque abbinate a una potenza di 25 CV, la rendevano la macchina ideale per acclivi e colline.

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