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LETTERA DEL PRESIDENTE di Alberto Scuro
LA PROVA DELLE QUATTRO DOMANDE
Cari Amici, in questa lettera di inizio anno voglio partire da lontano. Esattamente dal 1932 - novant’anni fa - quando l’americano Herber J. Taylor sviluppò la “Prova delle quattro domande”, una sorta di guida etica per migliorare i rapporti personali e professionali, portandoci a valutare meglio noi stessi e il nostro operato. Io sono un rotariano e tutte le serate del mio circolo iniziano leggendo queste quattro domande con cui è diventata mia abitudine confrontarmi. Sono domande molto semplici: ciò che pensiamo, diciamo o facciamo risponde a verità? È giusto per tutti gli interessati? Promuove buona volontà e migliori rapporti di amicizia? È vantaggioso per tutti gli interessati? Va da sé che la risposta giusta dovrebbe essere solo una: sì. Perché cito queste quattro domande? Perché cerco di applicarle anche quando agisco nel campo del motorismo storico. Quando rappresento la nostra realtà a un interlocutore cerco di farlo nel modo più obiettivo possibile, senza seguire interessi di parte. Se devo proporre qualcosa, valuto se è giusto e vantaggioso per tutti gli interessati e cerco di mettere a sistema i vari attori che possono dare il loro contributo al settore creando, nel pieno rispetto delle reciproche competenze, sinergie e non contrapposizioni. Ritengo che questo approccio non sia solo opportuno ma assolutamente necessario per garantire ai veicoli quel futuro che meritano specie in un Paese come il nostro, per il quale rappresentano un importantissimo asset identitario. Si parla molto di futuro, sia quello più prossimo legato alle iniziative per vivere e condividere al meglio la passione per il motorismo storico, sia quello a lungo termine che richiede una visione d’insieme con strategie che guardino a normative nazionali e sovranazionali. Ribadisco che, a fronte di un panorama generale sicuramente complesso, se vogliamo prendere l’orientamento più corretto dobbiamo superare gli interessi di parte, fare una fotografia di tutte le realtà e le potenzialità che abbiamo nel nostro Paese, metterle a sistema e procedere spediti su un percorso condiviso. Non seguire questa condotta mette a rischio tutto il settore. Sempre più spesso dobbiamo batterci con tutte le nostre forze per difenderlo. Anche di recente, nel decreto Fiscale, abbiamo evitato che venisse cancellata una sacrosanta tutela fiscale che avevamo ottenuto nel 2019 per i veicoli ventennali certificati e registrati come veicoli storici alla Motorizzazione. L’abolizione di tale tutela avrebbe causato un danno molto importante non solo ai singoli appassionati e al patrimonio motoristico nazionale ma a tutto il settore, in particolare alla filiera professionale. Non sempre c’è chiarezza, anzi, a volte viene generata confusione sui dati che riguardano i veicoli storici ma da parte nostra c’è la consapevolezza di essere sulla strada giusta e di averla imboccata da tempo. La strada giusta è quella che ci sta portando ad elevare i veicoli storici ad uno status sempre più protetto e differenziato, sottolineando l’importanza del lavoro di certificazione e analisi che fanno l’ASI e gli altri Enti certificatori riconosciuti dallo Stato per determinare l’interesse storico e collezionistico di ogni singolo esemplare. Non basta, infatti, che un veicolo raggiunga una determinata anzianità per essere considerato storico, tantomeno che rientri in una lista di modelli per essere riconosciuto come tale. Tutti i veicoli hanno infatti diritto di poter essere tutelati come futuri testimoni della nostra storia, ma devono essere valutati uno per uno controllando non solo l’anzianità ma anche il loro stato di conservazione e la loro originalità. Questo è ciò che viene fatto da ASI e dagli Enti certificatori. La certificazione di storicità riportata sulla carta di circolazione permetterà un preciso monitoraggio dei veicoli storici circolanti in Italia, che rimangono una percentuale del tutto insignificante rispetto al parco veicolare circolante nazionale, sia totale che ventennale, e che peraltro hanno percorrenze medie annue bassissime rispetto ai veicoli non storici. Anche il loro contributo alla produzione di inquinanti è del tutto insignificante. Questo sarà il passaporto che garantirà il futuro ai veicoli storici ponendoli su un piano completamente diverso da quelli di uso quotidiano e permettendogli di entrare a far parte di una importantissima “riserva protetta”. Questa è la strada da seguire, questa è la strada che ci porterà lontano. Questa è la strada che risponde “sì” alla Prova delle quattro domande. Un affettuoso saluto
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Presidente Automotoclub Storico Italiano