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economia
Confindustria: Pil -10% nel 2020 e 410mila posti di lavoro in meno. Italia al bivio
Sabato 10 ottobre in Confindustria presso l’Auditorium della Tecnica si è svolta la presentazione del Rapporto del CSC “Un cambio di paradigma per l’economia italiana: gli scenari di politica economica”. Come da tradizione il Direttore del Centro Studi Confindustria, Stefano Manzocchi, ha presentato le previsioni di autunno sugli andamenti economici. Secondo le nuove stime del Centro Studi Confindustria, il Pil italiano nel 2020 registrerà una flessione pari al -10% e recupererà, almeno parzialmente, nel 2021, quando chiuderà con un +4,8%. Un balzo indietro di 23 anni, se si considera il Pil. Addirittura, di 26 anni se si considera il dato del Pil pro capite. Tale scenario non include, però, per il 2021, la prossima manovra di bilancio e l’utilizzo delle nuove ingenti risorse europee. La crescita 2021 potrebbe salire al 5,7% considerando la manovra annunciata dal governo. “Siamo leggermente più pessimisti per il 2020, sostanzialmente in linea con il governo per il 2021”, ha detto il direttore del Centro Studi. La fine del lockdown ha determinato la risalita della domanda, che in vari settori si era azzerata, rilanciando l’attività
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Le previsioni per l’Italia (Variazione %)
nell’industria. Ciò ha portato a un rimbalzo del Pil nel 3° trimestre 2020, nonostante il recupero lento nei servizi, gravati dal crollo dei flussi turistici. Rispecchiando l’andamento del Pil, il numero degli occupati registrerà un -1,8% nella media del 2020 (-410mila persone): una emorragia che non si arresterà nel 2021 quando, “con un recupero incompleto del Pil, la risalita della domanda di lavoro risulterà smorzata e il numero degli occupati si aggiusterà verso il basso: -1% (-230mila persone)”.
Secondo il CSC i consumi delle famiglie italiane diminuiranno del -11,1% quest’anno, un tracollo senza precedenti, e poi risaliranno del +5,9% nel 2021. Le preoccupazioni generate dalla diffusione del virus, dal suo impatto sul sistema economico e dall’incertezza su tempi e modi d’uscita dall’emergenza, hanno portato a un forte incremento della propensione al risparmio. In questa fase, il potere d’acquisto è stato sostenuto dagli interventi pubblici a supporto del reddito e dell’occupazione. Nel 2021, a favore della spesa delle famiglie agirà il rimbalzo previsto del reddito disponibile.
L’impatto della pandemia è stato ancor più devastante per gli investimenti che diminuiranno del -15,8% nel 2020. Nel 2021 è atteso un rimbalzo robusto, ma comunque incompleto (+9,7%). In particolare, la risalita della spesa in macchinari sarà guidata dal miglioramento del contesto internazionale, che spingerà a una maggiore domanda e sosterrà la fiducia degli imprenditori.
Le esportazioni italiane di beni e servizi evidenzieranno una flessione importante (-14,3%) nel 2020 e risaliranno dell’11,3% nel 2021. A inizio estate si sono registrati forti segnali di ripartenza degli scambi, ma le prospettive restano deboli e incerte, per l’evoluzione globale della pandemia. L’apprezzamento dell’euro contribuisce a frenare le vendite italiane, riducendone la competitività di prezzo. L’export di beni scenderà meno (-10,0%), recuperando completamente nel 2021, quello dei servizi calerà del 31,9% e poi avrà una risalita incompleta.
Per quanto riguarda i conti pubblici, il rapporto deficit/Pil è previsto in aumento al 10,8% del Pil, a causa della flessione del Pil (che peggiora il denominatore del rapporto; fa diminuire le entrate fiscali e aumentare la spesa per ammortizzatori sociali, peggiorando il numeratore) e degli interventi adottati dal Governo. Intervanti che nominalmente valgono 100 miliardi, pari a 6,1 punti di Pil (ne sono stato erogati 76,8, si prevede che a fine anno la percentuale arrivi al 93-95%). Nel 2021 il rapporto deficit/Pil scenderà al 5,8% per effetto del parziale rimbalzo del Pil e il venire meno di gran parte delle misure anticrisi adottate. L’indicazione sul deficit non incorpora la manovra che il Governo intende presentare nel prossimo disegno di Legge di bilancio e neanche l’utilizzo delle risorse europee previste da NG-EU, mentre include la completa disattivazione della clausola di salvaguardia in materia di IVA e accise decisa con il DL 34 (che vale 19,8 miliardi). Il rapporto debito pubblico/Pil toccherà il 158,7% quest’anno e il 156,5% nel 2021, con un balzo di oltre 24 punti dal 134,6% del 2019. Intanto, gli strumenti UE per contrastare l’impatto economico dell’emergenza Covid, Sure, Mes e Next Generation UE, offrono “una opportunità unica per programmare un futuro in cui la dinamica del Pil sia più elevata”. Nell’aggiornare le sue previsioni economiche il CSC sottolinea così che “per l’Italia l’utilizzo degli strumenti europei costituisce un bivio cruciale: se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l’effetto, portando avanti riforme troppo a lungo rimaste ferme, allora si sarà imboccata la strada giusta pe risalire la china. Altrimenti - avvertono gli economisti di via dell’Astronomia - l’Italia rimarrà un Paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico”.
BREXIT: DICHIARAZIONE DEI PRESIDENTI DELLE PRINCIPALI ASSOCIAZIONI INDUSTRIALI DI GERMANIA, ITALIA E FRANCIA
Il negoziato sulla relazione futura tra Unione europea e Regno Unito è entrato in una fase cruciale. A poche settimane dalla scadenza del 31 dicembre il rischio di non accordo è una possibilità concreta. Ne scaturirebbero una serie di conseguenze per le nostre imprese e per i nostri cittadini: dazi e controlli doganali, burocrazia, ritardi, blocchi, delocalizzazioni e così via. Le nostre imprese stanno dedicando tutte le loro energie a limitare e sanare gli effetti sanitari, sociali ed economici della crisi da Covid-19. Sono mobilitate per rilanciare le nostre economie e affrontare le sfide ecologica e digitale. Una divisione brutale tra l’Europa continentale e il Regno Unito contribuirebbe ad aumentare le difficoltà, mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro e insediamenti produttivi in tutti i nostri paesi. Alla vigilia del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre – in piena sintonia con l’intera comunità imprenditoriale europea e ribadendo l’appello già lanciato come BusinessEurope – sollecitiamo i negoziatori, su entrambe le sponde della Manica, a fare tutto il possibile per concludere un accordo ambizioso e onnicomprensivo in tempo utile per consentire la ratifica e l’entrata in vigore entro il 1 gennaio 2021, nel reciproco interesse dell’Unione europea e del Regno Unito. Invitiamo i leader di entrambe le parti a rispettare l’Accordo di Recesso e la Dichiarazione Politica, a essere pragmatici ed esplorare tutte le opzioni possibili per raggiungere una soluzione in grado di garantire fluidità negli scambi commerciali, mantenendo al contempo condizioni di concorrezza leale tra l’UE e il Regno Unito. Questo accordo, necessario, non dovrà mettere in discussione il fulcro del nostro impegno europeo e delle nostre attività, diffuse sul territorio dell’Unione: la solidarietà fra i 27 e il regolare funzionamento del mercato unico.
Germania, Francia, Italia: come membri dell’Unione condividiamo gli stessi interessi, gli stessi valori fondamentali e difendiamo un modello di economia sociale di mercato senza eguali nel mondo. Qualunque cosa accada dopo il 31 dicembre, e più che mai in un mondo pericoloso e incerto, i legami tra noi e i nostri amici, oltre che partner e alleati, britannici resteranno comunque forti.
In questo momento storico, ci appelliamo all’intelligenza collettiva affinché questa partnership possa fondarsi su basi stabili e sicure.
Geoffroy Roux de Bézieux President Medef
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