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io e il calcio di Pino Lazzaro
Antonio Esposito (judo)
“Fatica, lavoro, costanza… e un po’ di talento”
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“Ho iniziato per via di mio padre Giu- che ho cominciato a crederci e le cose seppe e pure di mio zio, entrambi ex sono andate avanti negli anni, quanjudoka. Ricordo che mio padre mi por- do ne avevo 16 i primi ritiri con la Natava alle gare, anche ai campionati as- zionale e poi, a 18 anni, il boom della soluti e vedendo quelle tute dei gruppi vittoria al Mondiale Juniores. Con la sportivi della Finanza, dei Carabinieri e scuola? Sono arrivato al diploma, radegli altri, mi brillavano gli occhi, pen- gioneria e l’idea dell’università l’ho lasa un po’, come per uno del calcio a sciata stare, proprio non ce la farei a vedere Messi. Tra l’altro, quelli che più starci dietro”. ancora mi attiravano erano quelli del “Ho capito che potevo fare anche un gruppo sportivo della Polizia Peniten- “Macché, se proprio vuoi chiamarlo ziaria, la loro era sempre una squadra lavoro, devi metterci le virgolette: per fortissima e adesso che pure io sono in me è prima di tutto una passione e pensa che sono pagato “Sono tifosissimo del Napoli, per fare ciò che mi diverogni anno spero sia la volta te. Te ne dico una: se poi si potrà fare, il prossimo buona per lo scudetto” 20 novembre abbiamo l’Europeo. Ora sono qui al questo gruppo sportivo, posso proprio centro di Ostia, prima sono anche stadire d’aver realizzato un sogno. M’è to positivo al Covid e insomma è più di subito piaciuto il judo, proprio tanto e un mese che sono qua dentro, uno pose facevo qualcosa che non andava, trebbe anche pensare ma chi me lo fa la punizione di mio padre era proprio fare, invece sono contento e sereno, mi quella di non portarmi in palestra”. sento sempre fortunato di poter fare quello che mi piace”. po’ di strada quando ho vinto il cam- “Sì, riconosco d’essere uno un po’ pionato italiano esordienti, è stato lì quadrato, non ne salto certamente nemmeno uno di allenamento, per me è come andare in chiesa e a volte lo capisco pure che dovrei mollare un po’, anche quando mi capita qualche infortunio non è che riesca poi a stare troppo fermo, no, so che non sempre va bene. Però ci sto attento a quello che faccio, tanto attento e curo sia l’alimentazione che ancor più il riposo, sono uno che ha bisogno di dormire parecchio. Solo nei fine settimana, ogni tanto, un po’ lascio andare”.
“La nostra settimana tipo va da lunedì a sabato, domenica è proprio festa. Sedute doppie il lunedì, il martedì, il giovedì e il venerdì; al mercoledì e al sabato ne facciamo solo uno di allenamento. In genere le mattine le dedichiamo alla preparazione atletica, con percorsi aerobici in circuiti, mentre al pomeriggio c’è la parte tecnica che comprende pure i pandori, così li chiamiamo noi (sorta di combattimenti liberi; ndr). Un’altra delle fortune che ho è che a Napoli ce ne sono parecchi di partner con cui mi posso allenare, il judo non è come il calcio, non è che di iscritti ce ne siano così tanti, ecco dove sta la fortuna per me che sono di Napoli”.
“Devo dirti che tutto sommato sono più forte credo in allenamento che in gara. Capita sì di fare delle gare strepitose e allora sono io il primo quasi a stupirmi di come sono andato. Tieni conto poi che di gare non ce n’è una ogni domenica, capitano ogni uno-due mesi, la tensione così è ancora di più: in allenamento sei libero, in gara c’è un avversario, c’è l’arbitro, ce ne sono di cose, puoi sempre avere un calo di rendimento. Sono poi gare lunghe, s’inizia al mattino e si finisce di sera, la devi tenere la concentrazione e così quel che più conta è la testa, così è sempre andata per me quando ho fatto bene in gara. Di solito la notte prima faccio fatica a dormire, abbiamo il sorteggio, sai già con chi dovrai misurarti e allora mi vado a studiare l’avversario, di notte sono lì che immagino il combattimento, per questo ce ne sono parecchi di atleti che nemmeno ci badano al sorteggio, preferiscono così… te l’ho detto che sono uno quadrato”.
“No, non ho mai fatto ricorso io al mental coach, basta e avanza avere al mio fianco i miei allenatori, come Raffaele Parlati, lui che sa stimolarmi giorno dopo giorno. Di momenti brutti ne ho passati ma sono sempre riuscito a rialzarmi da solo. Ricordo da junior, continuavo a perdere e non ero nemmeno ancora entrato in un gruppo sportivo. Però non ho mollato, mai; tanto mi hanno aiutato i miei genitori, sia a rialzarmi che a farmi tirar fuori quello che avevo dentro. Continuavo a perdere ed è poi arrivato il titolo di campione del mon-
do Under 21, allora sì è stato là che mi sono guardato allo specchio, che ho capito chi potevo essere. La mia qualità migliore credo sia la costanza, così sono sempre stato; mi sono costruito, poco alla volta, non è che abbia chissà quale talento: sono partito insomma da zero, tanta fatica e tanto lavoro”.
“Ora come ora sono in corsa per un posto alle Olimpiadi di Tokio, nel ranking sono pure messo bene, mi manca solo un punto per la qualificazione, basta un combattimento vinto, però il problema non è tanto quello di vincere, quanto quello di poterlo in effetti fare un combattimento, col Covid siamo sempre sospesi, una marea di tamponi, col terrore di ricascarci, d’essere di nuovo positivo… allenamenti, devo scendere di peso, i tamponi, ce n’è di stress. Vediamo se si farà insomma sto Europeo, due anni fa sono arrivato secondo, l’anno scorso quinto: spero di fare meglio. Però, anche se faccio bene, non è che sia finita, sino al prossimo maggio ci sono poi altri tornei, qualcuno potrebbe sempre superarmi”.
“Sono tifosissimo del Napoli, come no, ogni anno spero sia la volta buona per lo scudetto. Mio padre mi ha raccontato quel periodo con Maradona, quel che era diventata la città, tutta colorata di azzurro: ecco, mi piacerebbe poter vivere un’esperienza così. Allo stadio certo che ci vado, la partita che proprio cerco di non mancare mai è quella con la Juventus, chissà quando li riapriranno adesso gli stadi. E ci gioco ancora con gli amici, a fine allenamento facciamo spesso partitelle tra noi e visto quanto corriamo, si fa un po’ di allenamento in più”.
“Beh, sto fatto che ci sono sempre pagine e pagine sul calcio e quasi niente per noi del judo un po’ mi fa diventare nervoso. Oltre al judo ce ne sono tanti altri poi di sport che non sono calcolati, che non vengono riconosciuti, eppure si fanno sacrifici almeno pari di quelli dei calciatori. Anche noi portiamo a casa delle medaglie importanti e ricordo quelle poche righe che sulla Gazzetta sono uscite su di me per un terzo posto europeo. Lì alla televisione vedo che c’è scritto Studio Sport: perché poi c’è invece solo il calcio? Qui al Centro Olimpico di Ostia ci sono grandi atleti, campioni olimpici, del mondo: ci si fa caso solo al tempo dell’Olimpiade e solo se portiamo a casa una medaglia. Persino per un Mondiale o un Europeo fai fatica a trovare una riga…”.
LA SCHEDA
Classe1994, di Melito di Napoli, Antonio Esposito ha cominciato ad affacciarsi sui tatami seguendo il papà Giuseppe, a sua volta judoka nella scuola della famiglia Maddaloni a Scampia: in seguito ha trasferito la sua sede di allenamento al Nippon Club di Ponticelli. Campione italiano esordienti nel 2008, il suo primo successo internazionale è arrivato ai Mondiali U20 del 2013 a Lubiana: primo italiano a conquistare un titolo iridato juniores. Un oro e due argenti in tre consecutive edizioni degli Europei U23, nel 2018 ha portato a casa da Tel Aviv un altro bronzo a livello assoluto europeo (kg. 81). Atleta delle Fiamme Azzurre, il Gruppo Sportivo della Polizia Penitenziaria, punta ora alla qualificazione ai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo. Ecco come si chiudono, sul sito della Polizia Penitenziaria, le note biografiche a lui dedicate: “…ha avuto il merito di emergere in un territorio difficile come quello della provincia nord di Napoli, nonostante l’assenza quasi totale di strutture sportive adeguate: e la sua speranza è quella di cambiare in positivo questa realtà sociale grazie alle sue imprese sportive”.
I link utili
Insieme ad AVSI per la cooperazione internazionale
Il meeting di Rimini, nell’edizione 2020, si è svolto sia pure in tono minore e con molti interventi a distanza, come qualunque evento pubblico al tempo del Covid. È un’iniziativa della Fondazione Meeting per l'amicizia fra i popoli, par-
tita nel 1980 per un viaggio che dopo 40 anni si arricchisce sempre di nuove tappe ed esperienze. Il motore che lo mise in moto e lo mantiene a regime è costituito da alcuni valori fondamentali: felicità, bene, verità e giustizia. Valori ispirati dalla Costituzione e dagli scritti di don Luigi Giussani. Lo scopo è quello di trovare, in mezzo a tanti motivi di contrapposizione e scontro che vi sono nel mondo, le passioni e i motivi con cui creare la possibilità dell’incontro e del dialogo. Un’iniziativa dell’edizione 2020 è stata “#inostrigoal. Calcio e cooperazione giocano nella stessa squadra”, con la collaborazione del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Associazione Italiana Calciatori e con Sky Sport come media partner. A collegarsi con il Meeting nell’ambito dei #inostrigoal è stata Sara Gama. Il capitano delle Juventus Women e della Nazionale di Milena Bertolini è diventata, come altre colleghe, un volto fresco del calcio italiano. E le calciatrici hanno capito subito la responsabilità che investe i personaggi pubblici, come ha chiarito Sara: “Siamo fiorite in questo periodo e ci siamo prese volentieri delle responsabilità in più. Quando si ha la possibilità di fare qualcosa ad alto livello e si è visti da tante persone, non ci si può sottrarre al fatto di essere un esempio e di veicolare un messaggio. Lo sport è un mezzo potentissimo per dare l’esempio e trasmettere valori. È una palestra di vita”. La cooperazione, secondo il difensore, “Per noi è un’opportunità di restituire qualcosa agli altri: se siamo arrivate fino al punto in cui siamo è perché tante persone ci hanno aiutato nella nostra vita. Tante bambine e tanti bambini: bisogna prendersi delle responsabilità per loro”. Tra le realtà attive da lunga data nel panorama della cooperazione, era presente al Meeting 2020 la Fondazione AVSI – ETS (www.avsi.org). Costituita a Cesena nel 1972, è un’organizzazione no profit che si occupa di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 33 Paesi, compresa l'Italia, con la missione di lavorare per costruire una realtà in cui ogni persona diventi in grado di realizzare se stessa e possa contribuire al pieno sviluppo della sua comunità, anche in situazioni emergenziali. La onlus dichiara di aver raggiunto con i suoi progetti, nel 2019, fino a 5 milioni di individui in difficoltà, di cui oltre 23.000 bambini. Il ventaglio d’azione dei progetti è molto ampio e multisettoriale. Alcuni numeri, senza pretesa di esaurire le statistiche dei progetti: il 74% coinvolge i migranti, il 71% lavora per la parità di genere e l’empowerment delle donne, il 37% ha coinvolto il mondo del privato. Uno degli obiettivi dell’AVSI è l’educazione e la protezione dei bambini, proprio l’argomento toccata da Sara Gama nel suo intervento. In collaborazione con alcune altre organizzazioni - Terre des Hommes Italia, Terre des Hommes Olanda e War Child Holland – ha dato vita al progetto “Back to the Future”. Grazie al sostegno finanziario dell’UE, tra il 2016 e il 2019 è stato dato supporto allo studio a oltre 2.700 bambini siriani e giordani, garantendo loro il trasporto, corsi di recupero e altre iniziative nei centri educativi di comunità ad Aqaba e Az-Zarqa. Il fenomeno dell’abbandono scolastico, nelle due zone dei paesi del vicino Oriente, è stato così contrastato efficacemente nel periodo indicato. Un’altra emergenza e un altro intervento, attualmente in corso, riguardano il trasferimento forzato, causa esproprio per la costruzione di un’autostrada, di oltre 7.000 famiglie che vivono in una baraccopoli alle porte di Kampala, in Uganda. AVSI ha inviato degli assistenti sociali che, nell’ambito del progetto No One Worse Off – in collaborazione con Cities Alliance e sostenuto da un fondo europeo – stanno incontrando le persone più vulnerabili per mettere a fuoco la loro situazione e individuare le soluzioni adeguate. Un’azione umanitaria svolta nel pieno dell’emergenza Covid del continente africano. Una situazione di grande difficoltà e rischio che AVSI ha deciso di affrontare è il fenomeno dei desaparecidos in Messico. Nel paese centroamericano ogni anno spariscono senza lasciare tracce molte migliaia di persone, in un contesto di estrema violenza endemica - oltre 250.000 vittime dal 2006. Una violenza che non risparmia donne e bambini e neppure i sacerdoti: sono 27 i soli preti cattolici uccisi dal 2012. La onlus cerca di mitigare questo disastro umanitario con un progetto, anch’esso finanziato dall’UE, che dà sostegno a circa 200 ong messicane impegnate a dare voce ai famigliari delle persone scomparse. I numerosi progetti dell’AVSI, di cui si trova puntuale descrizione, portano gli operatori a incontrare nel mondo numerosi bambini abbandonati, per i quali l’onlus cesenate si propone come tramite per agevolare adozioni internazionali da parte di famiglie italiane.
Gianluigi Donnarumma @gigiodonna1 The match is not over until it’s over! (La partita non è finita finché non è finita!)
Calciatori in rete
Pedro e Reina: eviva España
www.pedro17.com
Pedro Rodríguez Ledesma, meglio noto come Pedro, è un attaccante di straordinario talento originario di Tenerife. Forte di un talento straordinario, è uno dei calciatori più titolati al mondo. Classe 1987, si distingue per la
velocità, le eccellenti capacità in materia di dribbling, la freddezza davanti alla porta avversaria e l'istinto nel fornire assist cruciali agli avversari. Il sito web ufficiale di Pedro Ledesma è consultabile in spagnolo ed in inglese: nonostante la mancanza dell’italiano, i contenuti risultano decisamente fruibili anche per chi non “mastica” la lingua d'Albione o l'idioma iberico. Il navigatore, accolto nel sito da un'immagine del giocatore con la maglia della Roma, accede alla homepage vera e propria una volta selezionata la lingua: l'impostazione grafica del sito è davvero realizzata con cura. Pedro17.com ricorda un portale di informazione sportiva. In alto troviamo i collegamenti con le varie sezioni, lo strumento “cerca” e l'ultimo risultato ottenuto dalla Roma. In seguito, quattro articoli dei quali uno in evidenza costituiscono il taglio centrale della pagina: ciascuno corredato di foto e statistiche, questi articoli trattano delle performance di Pedro nelle fila della squadra capitolina. Come lecito aspettarsi, il sito dedica il giusto spazio all'impressionante palmares del giocatore: nel corso della sua carriera, Ledesma ha tagliato con varie squadre di club e la Nazionale spagnola tutti i traguardi più importanti. Non mancano infine una nutrita galleria fotografica ed uno spazio dedicato ai tifosi.
pepereina25.com
José Manuel Reina Páez, madrileno classe 1982, è il talentuoso portiere
Giampaolo Pazzini @pazziniofficial Ciao CALCIO, sono passati più di 30 anni da quando ci siamo conosciuti… Ero un bambino la prima volta che ho stretto un pallone tra le mani e da allora è diventato per me come un “amico inseparabile”. Ero un ragazzino come tanti, con una vita davanti e mille sogni nel cassetto che sperava di diventare un giorno un calciatore di serie A. Guardavo i grandi campioni in tv e con loro sognavo la maglia azzurra della nazionale, la magia degli stadi pieni di tifosi e la Champions League; ma mai avrei pensato che un giorno tutto ciò diventasse realtà e che grazie a te potessi vivere così tante emozioni. Quel bambino pian piano si è fatto grande e grazie a te ha realizzato uno ad uno tutti i suoi sogni e sai cosa ti dico: “È stato tutto pure più bello di come me l’immaginavo!” Adesso però siamo arrivati alla nostra resa dei conti ed è giunto il momento di lasciarti riposare, penso sia giusto così. Avrei potuto continuare per vivere ancora un po’ quelle sensazioni ed emozioni che solo tu sai darmi, forse sì; il bambino che è in me avrebbe voluto continuare a farlo, ma l’uomo mi dice che è arrivato il momento di salutarci anche perché so già che tutto ciò mi mancherà anche tra 20, 30, 40 anni, perciò: Grazie di tutto! È stato un viaggio PAZZesco! della Lazio e ultimo difensore della Nazionale spagnola per ben 13 anni, senza contare le innumerevoli sfide affrontare con le formazioni giovanili. Carismatico, da molti definito un leader nato, Pepe Reina è tra i goalkeeper più efficaci del campionato italiano (e non solo). In particolare, nel corso degli anni Reina ha affinato la sua capacità di intercettare i calci di rigore.
Attualmente in forze al club bianco azzurro, Reina ha militato in club internazionali di primo piano come Barcellona, Villareal, Liverpool, Bayern Monaco, Napoli, Milan, Aston Villa, fino ad arrivare alla Lazio nel 2020. Il sito ufficiale di Pepe Reina è consultabile in spagnolo, inglese ed italiano. Dopo aver visitato la sezione news spostiamo l'attenzione sulla pagina dedicata alla biografia del giocatore. Reina parla di sé stesso in prima persona con naturalezza e semplicità: ci sono riferimenti alle sue origini, al valore della famiglia, all'amore incondizionato per il calcio ed ai grandi obiettivi raggiunti come la conquista dei Mondiali in Sud Africa nel 2010. La pagina dedicata alla carriera vede protagonisti i numerosi trofei conquistati nel corso di una carriera costellata di grandi successi: pochi altri giocatori al mondo hanno vinto tanto. La sezione dedicata ai progetti vede Pepe promotore e testimonial di importanti attività benefiche. Non mancano infine la possibilità di contattare il giocatore ed i collegamenti con i profili social ufficiali su Facebook, Instagram e Twitter.
Frasi, mezze frasi, motti, credi proclamati come parabole, spesso vere e proprie “poesie”
Alle volte il calcio parlato diverte più del calcio giocato
lo alleno tutti allo stesso modo mischiandoli sempre. Fino a sabato nessuno sa chi gioca anche se io comincio ad ipotizzare la formazione seguente già nel viaggio di ritorno dalla partita. Do a tutti le stese attenzioni. Poi nelle mie scelte non contano nazionalità o età: solo la qualità – Roberto De Zerbi (Sassuolo) Lo spogliatoio, i suoi equilibri valgono sul resto. Sono fili sottilissimi e non devono essere mai spezzati. Il calcio è un gioco collettivo, nel corso
Franck Ribery attaccante della Fiorentina
“Made in Italy”
Del calcio italiano mi ha colpito il fatto che qui si vive per il calcio, c'è un'attenzione incredibile, viene molto curata la tattica, gli allenamenti sono intensi, tutti sono molto preparati, si vede che è un Paese dove il calcio è molto importante. di una stagione sono tanti i momenti in cui si ha bisogno dei compagni, del passaggio in più, del pallone servito nel punto giusto e al momento giusto. Il buon gruppo ha un'ottima memoria – Ciro Immobile (Lazio) Ho sempre creduto che bisognasse fare gruppo, che chi stava dietro dava il suo contributo come chi stava davanti. Ma un conto è dirlo, un conto è esserci. Mi sono messo alla prova. E sono fiero di me stesso, perché la prova l’ho superata. Questo è stato veramente un anno diverso, per me: fare il secondo, non volere la numero 1, non volere essere capitano. Ho sempre detestato i gradassi e questo era un modo per mettermi alla prova, per dire: io non lo sono – Gianluigi Buffon (Juventus) Si vince con il gruppo – Domenico di Carlo (Lanerossi Vicenza) Sono un classe 1999 e ancora non posso dare consigli ai compagni. Poi è normale che la Serie A ti migliora sotto tanti aspetti, ma non mi sento arrivato – Riccardo Sottil (Cagliari) Penso di essere migliorato a ogni stagione, e non c'entra l'età. C'è chi esce di casa a diciotto anni, e chi vive ancora in famiglia a trenta. Quello che conta è l'esperienza: più impari a capire ciò che fai bene e cosa male, più cresci – Giovanni Simeone (Cagliari) La differenza di un campione come Cristiano Ronaldo è la grandissima fame. Ronaldo ha sempre voglia di migliorarsi, cerca sempre nuove sfide, non si accontenta mai, né in allenamento né in partita, è questo che fa la differenza – Franck Ribery (Fiorentina) I calciatori che mi divertono di più? Non è facile indicare uno o due nomi. Ci sono calciatori come Messi, Ronaldo, Salah, Manè, De Bruyne che sono uno spettacolo per gli occhi ma di sicuro me ne sto dimenticando qualcuno – Franck Ribery (Fiorentina) Anche Ibrahimovic che, come Ronaldo o Messi ad esempio, vive per il calcio. Si diverte in quello che fa ed è spettacolare, da lui ci si aspetta sempre una giocata, un numero ed è sempre capace di fare la differenza, di trascinare i compagni. È un motivatore eccezionale oltre che un calciatore eccezionale – Franck Ribery (Fiorentina) Ribery è come Ibra, sono campioni che vogliono vincere. Basta vedere Franck un istante col pallone
Giovanni Simeone attaccante del Cagliari
“Energie positive”
Il lavoro ti concede opportunità. E le opportunità arrivano quando stai bene, sei equilibrato, possiedi energia positiva dal punto di vista fisico e mentale. Noi siamo fatti di energia e trasmettiamo energia. Io avverto l'energia delle persone, e quando mi sento a disagio è perché intorno ho persone con energia negativa.
tra i piedi per capire che è di alto livello – Giacomo Bonaventura (Fiorentina) La Var è stata un passo in avanti dal punto di vista tecnologico ma bisogna ancora assestarlo del tutto, di certo può essere migliorato. Ad esempio si potrebbe dare la possibilità anche alle squadre di chiamarlo in determinate occasioni – Franck Ribery (Fiorentina)
Quando entriamo in campo, vado subito dall'arbitro e gli dico: Per favore, se segno non andare al Var, neanche se ti chiamano. Fai finta di niente. Già mi avete annullato un gol il 5 di luglio, il giorno del mio compleanno, contro l'Atalanta – Giovanni Simeone (Cagliari) La formazione di un giocatore, di un attaccante, si completa tra i 28 e i 32 anni. O almeno così è stato per me. Mi accorgo di essere cresciuto mentalmente, sono diverso soprattutto nei momenti di difficoltà, gestisco con maggiore equilibrio e serenità i periodi complicati, lo stress. Quando sei giovane devi continuamente dimostrare, con il passare degli anni acquisisci una consapevolezza della tua forza che ha effetti positivi sul rendimento – Ciro Immobile (Lazio) Io vivo di sogni e utopie. Vivo di questo e non posso pensare che sia diversamente. Mi fa bene anche al fisico. Se non ho un capello bianco, è per quel 20 cento di follia fanciullesca. Non posso pensare che mi venga meno l'entusiasmo – Gianluigi Buffon (Juventus) Futuro allenatore? Per adesso ho ancora voglia di giocare, ci penserò quando sarà il momento Finché avrò ancora voglia e le giuste motivazioni e il mio fisico continuerà a reggere vorrei continuare – Franck Ribery (Fiorentina) Giocherò fino a quando la testa mi guiderà come adesso – Ciro Immobile (Lazio) Se costruisci 5-6 palle gol e non la butti dentro, poi finisce che perdi – Gennaro Gattuso (Napoli) Il calcio però è fatto di momenti e di situazioni non sempre spiegabili – Ciro Immobile (Lazio) Io gioco per vincere qualcosa o sto a casa – Zlatan Ibrahimovic (Milan) Un attaccante per rendere al meglio non deve mai perdere il senso del divertimento, il gusto del gioco – Ciro Immobile (Lazio) Il corpo e la mente ti suggeriscono immediatamente di cosa hai bisogno: mangiare, dormire, lavorare... Ora il mio bisogno primario è divertirmi. Devo andare all'allenamento e in partita per divertirmi. Devo Roberto De Zerbi allenatore del Sassuolo
“Né marionette né soldatini”
Tanti opinionisti pensano che io muova i giocatori come le marionette: sbagliato. Ero un 10 anarchico, come potrei farlo? Lo cerco di dare una lingua comune alla squadra, ma poi esigo che siano i calciatori a scegliere le parole: la giocata da fare, la soluzione da trovare. Non voglio soldatini. Però mi piace che con uno sguardo due giocatori si intendano. Se poi con uno sguardo si intendono in undici, beh, significa che ho fatto bene il mio lavoro.
ricordare che il calcio è un gioco. In un certo senso, devo tornare a quando avevo dieci anni e in campo facevo più cose di quelle che faccio oggi, proprio perché mi divertivo. Nel calcio si può fare bene o sbagliare, proprio perché è un gioco. Se capisco questo, mi tolgo di dosso tante pressioni. Prima era il contrario: mi caricavo di troppe tensioni – Giovanni Simeone (Cagliari) Uno le critiche le prende e le accetta. Non bisogna fare drammi – Emil Audero (Sampdoria) Non vorrei che ognuno pensi che la colpa sia degli altri. Dobbiamo ragionare di squadra. Annusare il pericolo. Non è che poi c'è un interruttore e di colpo ritrovi tutto – Gennaro Gattuso (Napoli) Scontato dire che ho preso da tutti gli allenatori che ho avuto. Loro però mi hanno dato un marchio. Poi bisogna andare sulle proprie gambe. Le mie due gambe sono umiltà e tanta voglia di migliorare – Domenico di Carlo (Lanerossi Vicenza)
Riccardo Sottil attaccante del Cagliari
“Più uniti post Covid”
Stiamo affrontando questo momento con maturità e consapevolezza di dover stare attenti a tutto. Apprezziamo piccoli momenti quotidiani, come lo stare insieme sul campo, che prima davamo per scontati. Siamo diventati più uniti.