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Agatha Raisin si annoiava. La sua agenzia investigativa nei Cotswolds andava a gonfie vele, ma i casi erano soltanto minutaglia insignificante e priva d’interesse, che però le portava via un sacco di tempo. A volte sentiva che, se le fosse toccato occuparsi di un altro gatto o un altro cane smarrito, si sarebbe messa a urlare. I sogni e le fantasticherie, quel cuscino che Agatha di solito usava per proteggersi dalla realtà della vita, erano scomparsi del tutto, gettandola nello sgomento. Aveva sognato per così tanto tempo il vicino ed ex marito James Lacey, che adesso non riusciva ad accettare di non esserne più innamorata. Pensava a lui con rabbia, come a una droga che avesse cessato di fare effetto. E così, anche se si era solo ai primi di ottobre, cercò di tenersi impegnata pensando al Natale. A differenza di tante persone, Agatha non aveva mai abbandonato la tradizione. Era cresciuta in un rione malfamato di Birmingham, e il suo sogno di bambina, in quell’infanzia difficile, era stato avere un Natale perfetto. Voleva la lucentezza delle bacche di agrifoglio, voleva una nevicata 1