Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey

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Dedicato con amore a mia madre, Edna Fiery Morgan, e alla mia cara amica, Julia Poppy



prima parte



Signor Sidney Stark, Editore Stephens & Stark Ltd. 21 St James’s Place Londra SW1 8 gennaio 1946 Caro Sidney, Susan Scott è un portento. Abbiamo venduto oltre quaranta copie del libro, il che è stato bellissimo, ma ancora più entusiasmante, dal mio punto di vista, è stato il cibo. Susan è riuscita a procurarsi le tessere annonarie per lo zucchero a velo e delle uova vere per la meringa. Se per tutti i suoi pranzi letterari intende raggiungere tali vette di perfezione non mi dispiacerà affatto viaggiare per il Paese. Pensi che un generoso extra la spronerebbe a cercare del burro? Proviamoci, puoi detrarre il denaro dai miei diritti d’autore. Veniamo alle dolenti note. Mi hai chiesto come procede il lavoro sul mio nuovo libro. Non procede, Sidney. Manie inglesi sembrava così promettente, all’inizio. Del resto si dovrebbe poter scrivere mucchi di pagine sull’Associazione contro la glorificazione del coniglio inglese. Ho scovato una fotografia del Sindacato dei disinfestatori in marcia lungo una strada di Oxford con cartelloni inneggianti abbasso beatrix potter! Ma cos’altro si può aggiungere al riguardo, oltre a una didascalia? Niente, ecco cosa. Questo libro non mi va più. Non riesco proprio a metterci la testa e il cuore. Nonostante Izzy Bickerstaff mi sia – e 3


mi sia stata – molto cara, non voglio più scrivere niente sotto quello pseudonimo. Non voglio più essere considerata una giornalista frivola. Riconosco, questo sì, che far ridere – o almeno sorridere – i lettori in tempo di guerra non è stata impresa da poco, però basta. Ultimamente mi sembra di non riuscire a ritrovare alcun senso di proporzione ed equilibrio, e Dio sa se sono fondamentali per chi vuole scrivere cose umoristiche. A ogni modo, sono felice che la Stephens & Stark stia guadagnando bene con Izzy Bickerstaff va in guerra. Mi risolleva l’animo dalla disfatta della mia biografia di Anne Brontë. Grazie di tutto, con affetto, Juliet P.S. Sto leggendo la raccolta epistolare della signora Montagu. Sai cosa ha scritto quella misera donna a Jane Carlyle? “Mia cara piccola Jane, tutti nascono con una vocazione, e la tua è quella di scrivere incantevoli letterine.” Spero che Jane le abbia sputato in faccia. da sidney a juliet

Signorina Juliet Ashton 81 Glebe Place Chelsea Londra SW3 10 gennaio 1946 Cara Juliet, congratulazioni! Susan Scott ha detto che durante il 4


pranzo ti sei data al pubblico come un ubriacone al rum – e loro a te –, quindi smetti di preoccuparti del viaggio della settimana prossima. Non ho dubbi che sarà un successo. Avendo assistito alla tua elettrizzante declamazione de Il pastorello canta nella valle dell’umiliazione diciotto anni fa, so che nel giro di pochi minuti avrai tutti ai tuoi piedi. Un consiglio: forse, in questo caso, dovresti evitare di lanciare il libro in platea. Susan non vede l’ora di farti da guida per le librerie di tutto il Paese, da Bath allo Yorkshire. E, ovviamente, Sophie si sta mobilitando per prolungare il tuo viaggio fino in Scozia. Nel mio più esasperante tono da fratello maggiore le ho detto che si vedrà. Le manchi terribilmente, lo so, ma la Stephens & Stark deve restare indifferente a certe pressioni. Ho appena ricevuto i risultati delle vendite di Izzy da Londra e zone limitrofe: sono ottimi. Di nuovo congratulazioni! Non preoccuparti per Manie inglesi; è meglio che il tuo entusiasmo si sia spento adesso piuttosto che dopo aver passato sei mesi a scrivere di coniglietti. Le volgari prospettive commerciali dell’idea erano allettanti, comunque sono d’accordo sul fatto che l’argomento diventerebbe presto orribilmente lezioso. Ti verrà in mente un altro tema, uno che ti piaccia davvero. Ceniamo insieme una sera prima della tua partenza? Decidi tu quando. Con affetto, Sidney P.S. Scrivi incantevoli letterine.

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da juliet a sidney

11 gennaio 1946 Caro Sidney, sì, benissimo. Possiamo andare da qualche parte sul fiume? Voglio ostriche, champagne e roast-beef, se possibile; altrimenti, va bene anche del pollo. Sono molto contenta che le vendite di Izzy siano buone. Così buone da non farmi fare i bagagli e lasciare Londra? Dal momento che tu e la S&S mi avete trasformata in un’autrice di discreto successo, offro io la cena. Con affetto, Juliet P.S. Non ho lanciato Il pastorello canta nella valle dell’umiliazione al pubblico. L’ho lanciato all’insegnante di dizione. L’idea era di gettarlo ai suoi piedi, ma ho sbagliato mira. da juliet a sophie strachan

Signora Sophie Strachan Feochan Farm Presso Oban Argyll 12 gennaio 1946 Cara Sophie, certo che sarei felicissima di vederti, ma sono un automa 6


senz’anima e senza arbitrio. Sidney mi ha obbligata ad andare a Bath, Colchester, Leeds e diverse altre amene località che ora mi sfuggono, e non posso proprio svignarmela in Scozia. Sidney aggrotterebbe la fronte, socchiuderebbe gli occhi, non mi darebbe tregua. Lo sai quanto sia esasperante averlo alle calcagna. Vorrei potermi defilare e venire nella tua fattoria per farmi viziare. Mi lasceresti appoggiare i piedi sul divano, vero? E poi mi rimboccheresti le coperte e mi porteresti il tè? Pensi che ad Alexander darebbe fastidio vedermi in pianta stabile sul suo divano? Mi hai detto che è un uomo paziente, ma forse alla lunga gli darebbe sui nervi. Perché sono così malinconica? Dovrei essere felicissima all’idea di leggere Izzy di fronte a un pubblico rapito. Sai quanto mi piaccia parlare di libri, e sai quanto io adori ricevere complimenti. Dovrei essere elettrizzata. La verità è che sono triste, più triste di quanto non sia mai stata durante la guerra. È tutto così distrutto, Sophie: le strade, gli edifici, le persone. Specialmente le persone. Forse sono soltanto i postumi di un’orrenda cena a cui ho partecipato ieri sera. Il cibo era disgustoso, ma c’era da aspettarselo. Sono stati gli invitati a darmi sui nervi: erano il più demoralizzante assortimento di individui che mi sia mai capitato di incontrare. Si è parlato solo di bombe e fame. Ti ricordi di Sarah Morecroft? C’era anche lei, tutta ossa, pelle d’oca e rossetto color sangue. Non era bella una volta? Non era pazza di quel cavallerizzo che si è trasferito a Cambridge? Lui non si è visto da nessuna parte; ora è sposata con un medico con la pelle grigia che fa schioccare la lingua prima di parlare. E comunque era un esempio di eccezionale fascino in confronto al mio 7


accompagnatore per la serata, guarda caso celibe, probabilmente l’ultimo rimasto sulla faccia della Terra. Oddio, senti quanto sono meschina! Ti giuro, Sophie, penso proprio che in me ci sia qualcosa che non va. Tutti gli uomini che incontro sono insopportabili. Forse dovrei mirare più in basso, non fino al medico grigio che schiocca la lingua, ma un po’ più in basso sì. Non posso neppure dare la colpa alla guerra: non sono mai stata brava con gli uomini, vero? Credi che l’uomo della caldaia di St Swithin sia stato il mio unico vero amore? Improbabile, visto che non gli ho mai rivolto la parola, ma almeno è stata una passione senza delusioni. E aveva dei bellissimi capelli neri. Poi, come ben sai, c’è stato l’Anno dei Poeti. A Sidney non andavano proprio giù quei poeti, anche se non ne capisco la ragione, visto che è stato lui a presentarmeli. E il povero Adrian? Oh, non c’è bisogno che declami questo triste elenco proprio a te. Eppure, Sophie, che cos’ho che non va? Sono troppo esigente? Non voglio sposarmi tanto per il gusto di farlo. Non riesco a immaginare niente di più deprimente che passare il resto della vita accanto a qualcuno con cui non posso parlare o, peggio ancora, qualcuno con cui non posso stare in silenzio. Che lettera terribile e lamentosa! Visto? Sono riuscita a farti apprezzare il fatto di non poter venire in Scozia. Però forse potrei… il mio destino è nelle mani di Sidney. Da’ un bacio a Dominic da parte mia e digli che l’altro giorno ho visto un topo grosso quanto un terrier. Un abbraccio ad Alexander e ancora più forte a te. Juliet

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da dawsey adams, guernsey, isole del canale, a juliet

Signorina Juliet Ashton 81 Oakley Street Chelsea Londra SW3 12 gennaio 1946 Gentile signorina Ashton, mi chiamo Dawsey Adams e vivo nella mia fattoria a St Martin’s Parish, sull’isola di Guernsey. La conosco perché ho un vecchio libro che un tempo apparteneva a lei, Saggi scelti di Elia, di un autore il cui vero nome era Charles Lamb. All’interno della copertina era riportato il suo nome assieme all’indirizzo. Vado dritto al punto: io adoro Charles Lamb. Il libro dice scelti, quindi mi domandavo se per caso l’autore avesse scritto qualcos’altro tra cui scegliere. È questo il genere di cose che mi andrebbe di leggere, e sebbene i tedeschi se ne siano ormai andati, non ci sono più librerie a Guernsey. Vorrei chiederle una gentilezza. Potrebbe inviarmi il nome e l’indirizzo di una libreria di Londra? Mi piacerebbe ordinare per posta altre opere di Charles Lamb, e vorrei anche chiederle se qualcuno ha mai scritto la storia della sua vita e, se sì, dove sarebbe possibile trovarne una copia. Nonostante la sua mente brillante e contorta, credo che il signor Lamb debba aver convissuto con una profonda tristezza. Charles Lamb è riuscito a farmi ridere durante l’Occu9


pazione, soprattutto quando ha scritto del maiale arrosto. Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey ha preso vita proprio a causa di un maiale arrosto che fummo costretti a nascondere ai soldati tedeschi, perciò sento una certa affinità con il signor Lamb. Mi dispiace darle disturbo, ma ancora di più mi dispiacerebbe non sapere nulla di lui, dato che i suoi scritti me lo hanno reso amico. Sperando di non importunarla, Dawsey Adams P.S. Anche la mia amica, la signora Maugery, ha comprato un libretto che un tempo apparteneva a lei. Si chiama C’era un roveto ardente? In difesa di Mosè e dei Dieci Comandamenti. Le è molto piaciuto il suo commento a margine, “Parola di Dio o controllo delle masse???”. Ha deciso quale delle due cose? da juliet a dawsey

Dawsey Adams Les Vaux Lavens La Bouvée St Martin’s, Guernsey 15 gennaio 1946 Gentile signor Adams, non abito più all’indirizzo di Oakley Street, ma sono davvero felice che la sua lettera sia riuscita a trovarmi e che il mio libro abbia trovato lei. Fu uno strazio dovermi separare da Saggi scelti di Elia. Avevo due copie del libro e 10


un estremo bisogno di spazio sugli scaffali, tuttavia venderlo mi ha fatto sentire una traditrice. Lei ha placato la mia coscienza. Mi chiedo come abbia fatto ad arrivare a Guernsey. Forse i libri hanno un istinto segreto per cercare la strada di casa, che li porta dal loro lettore ideale. Come sarebbe bello se fosse vero! Poiché per me non c’è nulla di preferibile al frugare nelle librerie, mi sono recata da Hastings & Sons non appena ho ricevuto la sua lettera. Sono anni che mi servo da loro e ho sempre trovato il libro che volevo, più almeno altri tre che non sapevo di volere. Ho detto al signor Hastings che le interessa una copia in buone condizioni (e non un’edizione rara) di Altri saggi di Elia. Gliela spedirà per posta con annessa fattura, ed è stato molto lieto di sapere che anche lei è un ammiratore di Charles Lamb. Mi ha detto che la migliore biografia di Lamb è stata scritta da E.V. Lucas, e che si metterà in caccia di una copia per lei, anche se forse ci vorrà del tempo. Nell’attesa, la prego di accettare questo piccolo pensiero da parte mia. Sono le sue Lettere scelte. Credo le diranno più cose di lui di quanto possa fare qualsiasi biografia. E.V. Lucas sembra troppo pomposo per essere stato capace di includere il brano di Lamb che preferisco: “Buz, buz, buz, bum, bum, bum, wiz, wiz, wiz, fen, fen, fen, tinky, tinky, tinky, cranch! Alla fine verrò di certo condannato. Sono due giorni di seguito che bevo troppo. Il mio senso morale è giunto all’ultimo stadio di decomposizione e la mia religione si sta infiacchendo”. Lo troverà nelle Lettere (è a pagina 244). Sono state le prime cose di Lamb in cui mi sia imbattuta e mi vergogno di ammettere che ho comprato il libro solo perché avevo letto da qualche altra parte che un 11


uomo di nome Lamb aveva fatto visita al suo amico, Leigh Hunt, rinchiuso in prigione per aver diffamato il principe di Galles. Mentre si trovava lì, Lamb aveva aiutato Hunt a dipingere il soffitto della sua cella di un colore azzurro cielo con nuvole bianche. Quindi, insieme, avevano dipinto un graticcio di rose rampicanti su una parete. In seguito, ho scoperto, Lamb aveva offerto del denaro per aiutare la famiglia di Hunt, sebbene lui stesso fosse poverissimo. Lamb insegnò inoltre alla figlia più piccola di Hunt a recitare il Padre Nostro al contrario. È normale voler sapere il più possibile su un uomo del genere. Ecco ciò che amo della lettura: di un libro ti può interessare un piccolo particolare, e quel piccolo particolare ti condurrà a un altro libro, e da lì arriverai a un terzo. È una progressione geometrica, di cui non si vede la fine e che ha come unico scopo il puro piacere. La macchia rossa sulla copertina, quella che sembra sangue, è proprio sangue. Un momento di disattenzione con il tagliacarte. La cartolina allegata è la riproduzione di un dipinto di Lamb a opera del suo amico William Hazlitt. Se ha tempo di rispondere a questa mia, potrebbe soddisfare qualche curiosità? Tre, per la verità. Perché una cena a base di maiale arrosto doveva restare un segreto? Com’è possibile che un maiale arrosto l’abbia spinta a dar vita a un club del libro? E infine la curiosità più urgente: cos’è una torta di bucce di patata e perché è incluso nel nome del club? Ho subaffittato un appartamento al numero 23 di Glebe Place, Chelsea, Londra SW3. Il mio appartamento di Oakley Street è stato bombardato nel 1945 e ne sento ancora la mancanza. Era meraviglioso: vedevo il Tamigi da tre 12


finestre. So di essere fortunata ad avere comunque un posto dove vivere a Londra, ma preferisco di gran lunga piagnucolare piuttosto che fare l’elenco delle mie fortune. Sono contenta che abbia pensato a me per la sua caccia all’Elia. Cordiali saluti, Juliet Ashton P.S. Non sono mai riuscita a decidermi riguardo a Mosè: la faccenda continua a tormentarmi. da juliet a sidney

18 gennaio 1946 Caro Sidney, questa non è una lettera, bensì un atto di scuse.Ti prego di perdonare le mie lamentele per i tè e i pranzi che hai organizzato per Izzy. Ti ho dato del tiranno? Mi rimangio tutto: sono grata alla Stephens & Stark per avermi spedita via da Londra. Bath è una splendida cittadina: adorabili schiere di case bianche e solide invece degli edifici neri e tristi di Londra o – peggio ancora – dei cumuli di macerie che un tempo erano edifici. È una gioia respirare aria pulita e fresca senza fumo di carbone né polvere. Il tempo è freddo ma non è il freddo umido di Londra. Persino la gente in strada sembra diversa: eretta, come le case, non grigia e curva come i londinesi. Susan ha detto che gli ospiti del tè pomeridiano all’Abbott si sono immensamente divertiti; almeno per me è stato così. Dopo un paio di minuti sono riuscita a schiodare la lingua dal palato e ho cominciato a godermi la situazione. 13


Domani io e Susan partiremo per le librerie di Colchester, Norwich, King’s Lynn, Bradford e Leeds. Con affetto e ringraziamenti, Juliet da juliet a sidney

21 gennaio 1946 Caro Sidney, viaggiare in treno di notte è di nuovo meraviglioso! Niente più attese di ore nei corridoi, niente più deviazioni per far passare le tradotte e, soprattutto, niente più tende oscuranti. Le finestre che abbiamo superato erano finalmente illuminate e ho potuto curiosare ancora una volta. Mi è mancato così tanto durante la guerra! Mi sentivo come se fossimo diventati tutti delle talpe che corrono ognuna nella propria galleria. Non mi considero una vera e propria guardona (a quelli interessano le camere da letto): io mi entusiasmo per le famiglie nei salotti o nelle cucine. Mi basta una rapida occhiata alle librerie o alle scrivanie, alle candele accese o ai vivaci cuscini del divano per immaginare vite intere. C’era un uomo maleducato e presuntuoso alla libreria Tillman, oggi. Dopo la mia presentazione su Izzy ho chiesto se qualcuno avesse domande. Questo tipo è letteralmente balzato su dalla sedia e mi si è piazzato davanti chiedendomi come fosse possibile che io, una semplice donna, avessi osato imbastardire il nome di Isaac Bickerstaff. “Il vero Isaac Bickerstaff, celebre giornalista, anzi, il cuore e l’anima della letteratura del Settecento, ormai morto e da lei profanato.” Prima ancora che riuscissi a dire una parola, una signora 14


in ultima fila è scattata in piedi: “Oh, si sieda! Non si può profanare una persona che non è mai esistita! Non è morto perché non è mai stato vivo! Isaac Bickerstaff era lo pseudonimo con cui Joseph Addison scriveva le sue rubriche sullo ‘Spectator’! La signorina Ashton può scegliere il falso nome che le pare, quindi chiuda il becco!”. Valorosa paladina! L’uomo ha lasciato la libreria di corsa. Sidney, conosci un certo Markham V. Reynolds Jr.? Se no, potresti cercarmelo nel Who’s Who, nel Domesday Book, negli archivi di Scotland Yard? Se non lo trovi lì, magari è sull’elenco del telefono. Mi ha mandato un bellissimo bouquet di fiori primaverili all’albergo di Bath, una dozzina di rose bianche sul treno e un mucchio di rose rosse a Norwich, il tutto senza alcun messaggio, solo il biglietto da visita. Ora che ci penso: come fa a sapere dove alloggiamo io e Susan, quali treni prendiamo? Tutti i suoi fiori erano lì al mio arrivo. Non so se sentirmi lusingata o braccata. Con affetto, Juliet da juliet a sidney

23 gennaio 1946 Caro Sidney, Susan mi ha appena riferito i risultati di vendita di Izzy: stento a crederci. Onestamente pensavo fossero tutti talmente stanchi della guerra che nessuno avrebbe gradito un promemoria e, di certo, non in un libro. Per fortuna, ancora una volta, tu avevi ragione e io torto (quasi mi uccide ammetterlo). 15


Viaggiare, parlare di fronte a un pubblico rapito, autografare libri e incontrare gente nuova è davvero inebriante. Le donne che ho conosciuto mi hanno raccontato certe storie personali di guerra che quasi vorrei poter riavere la mia rubrica per riferirle. Ieri ho spettegolato con grande piacere con una signora di Norwich. Ha quattro figlie adolescenti e proprio la settimana scorsa la più grande è stata invitata a un ricevimento nella scuola militare del paese. Agghindata con il vestito migliore e i guanti immacolati, la ragazza si è avviata verso la scuola, ha varcato la soglia, ha dato un’occhiata al mare di splendidi visi di cadetti di fronte a lei ed è svenuta! La povera piccola non aveva mai visto in vita sua tanti maschi tutti insieme. Pensaci: un’intera generazione cresciuta senza balli, feste o corteggiamenti. Adoro vedere le librerie e incontrare i librai. I librai sono davvero una razza speciale. Nessuna persona sana di mente potrebbe aprire una libreria o farci il commesso per soldi, il margine di guadagno è davvero troppo misero. La spinta è solo un profondo amore per la lettura e per i lettori. Oltre al privilegio di conoscere le novità editoriali. Ti ricordi il lavoro che avevamo a Londra io e tua sorella? Nel negozio di libri di seconda mano del bisbetico signor Hawke? Quanto lo adoravo! Disimballava uno scatolone di libri, ce ne consegnava un paio e diceva: “Niente cenere di sigaretta, mani pulite, e per l’amor di Dio, Juliet, non fare le tue solite note a margine! Sophie, tesoro, non permetterle di bere caffè mentre legge”. E noi ce ne andavamo via con libri nuovi da leggere. Mi sorprendeva allora, e mi sorprende ancora oggi, che un sacco di persone che vagano tra gli scaffali non sappiano esattamente cosa cercano: vogliono solo dare un’occhiata in giro sperando di trovare un libro che le colpisca. Poi, sicco16


me sono abbastanza sveglie da non fidarsi delle belle parole degli editori, fanno al libraio le tre domande fondamentali: l) di cosa parla? 2) L’ha letto? 3) È bello? Un lettore irriducibile – come me o Sophie – non sa mentire. La faccia ci smaschera sempre. Basta un sopracciglio alzato o una piega della bocca per rivelare che si tratta di un libro di scarso valore; allora il cliente sveglio chiederà un consiglio, nel qual caso lo si trascina a forza verso un volume in particolare e lo si obbliga a leggerlo. Se lo legge e lo detesta non si farà più vedere. Ma se invece gli piace sarà cliente a vita. Stai prendendo appunti? Sarebbe il caso. Un editore non dovrebbe mandare alle librerie una sola copia di presentazione, bensì molte, così tutto il personale avrebbe la possibilità di leggerle. Oggi il signor Seton mi ha detto che Izzy Bickerstaff è il regalo ideale sia per qualcuno che ti piace sia per qualcuno che non ti piace ma a cui devi comunque fare un regalo. Ha anche affermato che il trenta per cento di tutti i libri venduti viene comprato per essere regalato. Il trenta per cento??? Scherza? Susan ti ha detto cos’altro è riuscita a sistemare oltre al nostro tour? Me stessa. La conoscevo da appena mezz’ora e già mi aveva detto che tutto di me – trucco, vestiti, acconciatura e scarpe – era scialbo. La guerra era finita, non l’avevo sentito? Mi ha portato da Madame Helena per un taglio, ora sono corti e ricci anziché lunghi e lisci. Mi è stato fatto anche un leggero cachet: Susan e Madame hanno detto che avrebbe fatto risaltare i colpi di sole dei miei “bellissimi riccioli castani”. Ma io ho capito: deve coprire i capelli grigi (quattro, dai miei conti) che hanno cominciato a farsi strada. Ho comprato anche un barattolo di crema per il viso, 17


una lozione profumatissima per le mani, un piegaciglia che mi fa stortare gli occhi ogniqualvolta lo uso. Quindi Susan ha suggerito un vestito nuovo. Le ho ricordato che la regina non aveva problemi a indossare il suo guardaroba del 1939, quindi perché dovrei averne io? Mi ha risposto che la regina non deve far colpo su degli sconosciuti, io però sì. Mi sono sentita una traditrice della Corona e del mio Paese: nessuna donna rispettabile ha abiti nuovi, ma ho dimenticato tutto quando mi sono vista allo specchio. Il mio primo vestito nuovo in quattro anni, e che vestito! È dell’esatto colore di una pesca matura e quando mi muovo ricade in bellissime pieghe. La commessa ha detto che era un esempio di “eleganza francese” e che lo sarei stata anch’io se l’avessi comprato. Cosa che ho fatto. Le scarpe nuove devono attendere, visto che solo per l’abito ho speso l’intero anno di tesseramento. Grazie a Susan, ai capelli, al viso e al vestito nuovo non assomiglio più alla trentaduenne sciatta e disordinata che ero. Sembro una trentenne vivace, raffinata e haute-coutured (se non esiste il verbo in francese dovrebbero inventarlo). A proposito del vestito nuovo e delle scarpe vecchie: non è incredibile che il razionamento sia più severo dopo la guerra che non durante? Mi rendo conto che centinaia di migliaia di persone in tutta Europa devono avere vitto, alloggio e vestiario, ma in fondo al cuore non sopporto che siano per la maggior parte tedesche. Sono ancora a corto di idee riguardo al libro che voglio scrivere. Comincio a deprimermi. Hai dei suggerimenti? Dato che mi trovo in quello che reputo il Nord del Paese, farò una telefonata interurbana a Sophie in Scozia stasera. Hai qualche messaggio per tua sorella? Tuo cognato? Tuo nipote? 18


Questa è la lettera più lunga che abbia mai scritto, non c’è bisogno che tu contraccambi. Con affetto, Juliet da susan scott a sidney

25 gennaio 1946 Caro Sidney, non credere alle notizie sui giornali. Juliet non è stata né arrestata né portata via in manette. È stata solo rimproverata da uno dei poliziotti di Bradford, che è riuscito a stento a rimanere serio. Ha tirato una teiera in testa a Gilly Gilbert, sì, ma il fatto che lui sostenga di essere stato ustionato è falso: il tè era freddo. Tra l’altro è stato più sfiorato che colpito direttamente. Perfino il direttore dell’albergo ha rifiutato la nostra offerta di risarcirlo per la teiera solo ammaccata. Tuttavia è stato costretto dalle urla di Gilly a far intervenire la polizia. Ti riporto l’intera vicenda, e me ne assumo la responsabilità in toto. Avrei dovuto rifiutare la richiesta di Gilly di intervistare Juliet. So quanto sia disgustoso, uno di quegli ipocriti vermiciattoli che lavorano per il “London Hue and Cry”. Sapevo anche che Gilly e l’“LH&C” erano invidiosi del successo ottenuto dallo “Spectator” con le rubriche di Izzy Bickerstaff, e ovviamente di Juliet. Eravamo appena tornate in albergo dopo la festa organizzata dalla Brady’s Booksmith in onore di Juliet. Eravamo entrambe stanche – ma anche molto soddisfatte – 19


quando Gilly si è materializzato all’improvviso saltando su da una poltrona della hall. Ci ha chiesto di prendere un tè con lui. Ha pregato di poter fare una breve intervista alla “nostra meravigliosa signorina Ashton, o dovrei dire l’Izzy Bickerstaff d’Inghilterra?”. Tanta piaggeria avrebbe dovuto mettermi in guardia, invece no: avevo voglia di sedermi, gongolare per il successo di Juliet e godermi un tè e pasticcini. E così è stato. La chiacchierata stava procedendo abbastanza bene ed ero sovrappensiero quando ho sentito Gilly dire: “… anche lei è stata una vedova di guerra, vero? O meglio, quasi una vedova di guerra. Doveva sposarsi con il tenente Rob Dartry, o sbaglio? Stavate facendo i preparativi per le nozze, non è così?”. Juliet ha risposto: “Come ha detto, signor Gilbert?”. Lo sai quanto è educata. “Non mi sono sbagliato, vero? Lei e il tenente Dartry avevate davvero fatto richiesta per una licenza matrimoniale. Avevate davvero preso appuntamento per sposarvi all’ufficio di Stato Civile di Chelsea, il 13 dicembre 1942, alle ore 11.00. Avevate davvero prenotato un tavolo al Ritz. Solo che lei non si è mai presentata. A me sembra evidente che lei ha piantato il tenente Dartry davanti all’altare – poveretto – e l’ha rispedito, solo e umiliato, alla sua nave, per portare il suo cuore spezzato in Birmania, dove è stato ucciso meno di tre mesi dopo.” Sono sobbalzata sulla sedia, a bocca aperta. Ero lì ferma a guardare, impotente, mentre Juliet cercava di essere educata: “Non l’ho piantato davanti all’altare, è stato il giorno prima. E non era affatto umiliato. Era sollevato. Gli ho semplicemente detto che dopotutto non volevo sposarmi. Mi creda, signor Gilbert, era un uomo felice quando è par20


tito, contento di essersi liberato di me. Non si è ritirato in silenzio sulla sua nave, solo e tradito. Se n’è andato dritto al Club ccb e ha ballato tutta la notte con Belinda Twining”. Benché molto sorpreso, Gilly non si è perso d’animo. È tipico dei piccoli roditori come lui, vero? Ha subito pensato di avere per le mani una storia ancora più piccante per il suo giornale. “A-ha!” ha ammiccato. “Cos’è stato, allora? Alcol? Altre donne? È riaffiorato l’Oscar Wilde che era in lui?” In quel momento Juliet ha lanciato la teiera. Puoi immaginare la baraonda: il salone era pieno di gente che prendeva il tè, ed è così, ne sono sicura, che la stampa è venuta a saperlo. Pensavo che un titolo come: Izzy Bickerstaff va in guerra… un’altra volta! Cronista ferito durante tè in albergo sarebbe stato un po’ duro, ma neanche troppo male. Invece Il Romeo mancato di Juliet: un eroe caduto in Birmania è stato disgustoso, persino per uno come Gilly Gilbert e lo “Hue and Cry”. Juliet teme di aver messo in imbarazzo la Stephens & Stark, ma è davvero stanca di sentir tirare in ballo il nome di Rob Dartry in questo modo. Mi ha detto solo che Rob Dartry era un brav’uomo, davvero buono, che non è stata affatto colpa sua e che non si meritava questo! Tu lo conoscevi? Di certo la combinazione alcol e Oscar Wilde è tutta una fesseria, ma allora perché Juliet ha annullato il matrimonio? Tu lo sai? E se lo sapessi me lo diresti? No, certo. Non so neppure perché te lo sto chiedendo. I pettegolezzi si spegneranno, sicuro, però Juliet deve per forza rimanere a Londra a subire le critiche? Non credi sia il caso di prolungare il viaggio fino in Scozia? Ammetto di essere un po’ indecisa al riguardo. Le vendite là sono state spettacolari, ma Juliet ha lavorato tanto a questi pranzi e ricevimenti: non è facile alzarsi di fronte a una sala piena di sconosciuti ed elogiare se stessi e il proprio lavoro. Non è 21


abituata quanto me a queste kermesse pubblicitarie, e penso che sia molto stanca. Domenica saremo a Leeds, quindi fammi sapere per quel giorno cosa ne pensi della Scozia. Naturalmente Gilly Gilbert è meschino e ignobile e spero faccia una brutta fine, però è anche grazie a lui se Izzy Bickerstaff va in guerra è stato catapultato nella lista dei best seller. Sono quasi tentata di scrivergli una lettera di ringraziamenti. Con affetto e fretta, Susan P.S. Hai scoperto chi è Markham V. Reynolds Jr.? Oggi ha mandato a Juliet una selva di camelie. telegramma da juliet a sidney terribilmente dispiaciuta di aver imbarazzato te e la stephens & stark stop baci juliet

da sidney a juliet

Signorina Juliet Ashton The Queens Hotel City Square Leeds 26 gennaio 1946 Cara Juliet, non preoccuparti per Gilly, non hai messo in imbarazzo 22


la S&S; mi dispiace solo che il tè non fosse più caldo e che tu non abbia mirato più in basso. Quelli della stampa mi stanno braccando per avere una dichiarazione sull’ultima trovata scandalistica di Gilly e li accontenterò: non preoccuparti, dirò qualcosa sul giornalismo in questi tempi degenerati, niente su di te o Rob Dartry. Ho appena parlato con Susan per il viaggio in Scozia e, anche se so che Sophie non me lo perdonerà mai, ho deciso di no. I dati di vendita di Izzy sono in salita, molto in salita, e secondo me dovresti tornare a casa. Quelli del “Times” ti chiedono un lungo pezzo per il supplemento letterario, il primo di una serie in tre parti che hanno intenzione di pubblicare in uscite successive. Lascerò che siano loro a sorprenderti con l’argomento, però tre cose posso già dirtele con certezza: l’articolo sarà firmato Juliet Ashton, non Izzy Bickerstaff; l’argomento è serio; la cifra di cui hanno parlato significa che potrai riempire il tuo appartamento di fiori freschi ogni giorno per un anno, comprare una trapunta di seta (lord Woolton dice che non c’è più bisogno di avere la casa distrutta dalle bombe per giustificare l’acquisto di coperte nuove) e anche un paio di scarpe in vera pelle, se riesci a trovarle. Ti passerò le mie tessere. Il “Times” vuole l’articolo non prima di fine primavera, quindi avremo più tempo per pensare alla possibilità di un nuovo libro. Tutte buone ragioni per correre a casa. La più grande, comunque, è che mi manchi. Ma veniamo ora a Markham V. Reynolds Jr. In effetti so chi è, e cercarlo nel Domesday Book non sarebbe servito a nulla: è americano. È figlio ed erede di Markham V. Reynolds Sr., che un tempo deteneva il monopolio delle cartiere negli Stati Uniti mentre adesso è solo il proprieta23


rio di molti stabilimenti. Reynolds Jr., indole artistica, non si sporca le mani per fare la carta. Ci stampa sopra. È un editore. Il “New York Journal”, “The Word”, “View” sono tutti suoi, come parecchie altre riviste minori. Sapevo che era a Londra. Ufficialmente per aprire la redazione londinese di “View”, ma gira voce che abbia deciso di iniziare a pubblicare libri, ed è qui per sedurre i migliori autori d’Inghilterra offrendo loro prospettive di benessere e prosperità in America. Non sapevo che la sua strategia includesse rose e camelie, però non mi sorprende. Ha sempre avuto una dose abbondante di quella che noi chiamiamo sfacciataggine e gli americani chiamano intraprendenza. Aspetta solo di vederlo: è stato la rovina di donne più forti di te, compresa la mia segretaria. Mi dispiace dirti che è stata lei a dargli il tuo itinerario nonché il tuo indirizzo. Quella stupida ha pensato che avesse un aspetto così romantico, con “un vestito e scarpe così raffinati”. Santo cielo! Non sono riuscito a farle entrare in testa il concetto di violazione della riservatezza, quindi ho dovuto licenziarla. Ti sta dando la caccia, Juliet, non ci sono dubbi. Vuoi che lo sfidi a duello? Senza dubbio mi ucciderebbe, quindi preferirei di no. Mia cara, non posso prometterti benessere o prosperità, neanche il burro se è per questo, ma tu sai che sei l’autrice più amata di Stephens & Stark; soprattutto di Stark, vero? Andiamo a cena la prima sera che torni a casa? Con affetto, Sidney

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da juliet a sidney

28 gennaio 1946 Caro Sidney, sì, verrò con piacere a cena con te. Indosserò il mio vestito nuovo e mangerò come un maiale. Sono così contenta di non aver messo in imbarazzo la S&S con la faccenda di Gilly e la teiera! Ero preoccupatissima. Anche Susan mi ha suggerito di rilasciare alla stampa una “dichiarazione misurata” su Rob Dartry e sul perché non ci siamo sposati. Non potrei mai. Onestamente non mi importerebbe sembrare una stupida, ma Rob ne verrebbe fuori anche peggio. È proprio così che andrebbe, e di certo lui non era uno stupido. Però quello sarebbe il risultato. Preferisco di gran lunga starmene zitta e fare la figura della stronza irresponsabile, volubile e dal cuore di pietra. Vorrei comunque che almeno tu fossi a conoscenza della vera ragione. Te l’avrei detto prima, ma nel 1942 eri imbarcato e non hai mai conosciuto Rob. Neanche Sophie l’ha mai conosciuto, era a Bedford quell’autunno, e dopo le ho fatto giurare di mantenere il segreto. Più rimandavo il momento di raccontare tutto, meno mi sembrava importante che tu lo sapessi, specialmente alla luce di come mi faceva apparire: stupida e senza cervello per il solo fatto di essermi fidanzata. Credevo di essere innamorata (ed è proprio questa la parte più patetica: la mia idea di innamoramento). Nella prospettiva di condividere la mia casa con un marito, ho cominciato a fare un po’ di spazio perché lui non si sentisse come una vecchia zia in visita. Ho liberato metà dei cassetti del comò, metà dell’armadio, metà della cassetta dei medi25


cinali, metà della scrivania. Ho dato via i miei attaccapanni imbottiti e ho preso quelli pesanti in legno. Ho tolto la bambola dal letto e l’ho messa in soffitta. Ora l’appartamento era per due persone, non più per una sola. Il pomeriggio prima del matrimonio, Rob stava trasferendo i suoi ultimi vestiti e oggetti mentre io consegnavo il mio articolo di Izzy allo “Spectator”. Quando ho finito sono corsa a casa, ho fatto le scale a due a due, ho spalancato la porta e ho trovato Rob seduto sullo sgabello basso di fronte alla mia libreria, circondato da scatoloni. Stava chiudendo l’ultimo con nastro adesivo da pacchi e spago. C’erano otto scatoloni, otto scatoloni, con dentro tutti i miei libri pronti per essere trasferiti in cantina! Ha alzato lo sguardo e ha detto: “Ciao, tesoro. Non preoccuparti per il caos, il facchino ha promesso che mi aiuterà a portarli di sotto”. Ha fatto un cenno con la testa in direzione della libreria e ha aggiunto: “Non stanno benissimo?”. Sono rimasta senza parole! Ero troppo scioccata per dire alcunché. Su ogni singolo ripiano, Sidney, su ognuno di quei ripiani che avevano sorretto i miei libri, ora c’era una montagna di trofei sportivi: coppe d’argento, coppe d’oro, coccarde blu, nastri rossi. C’erano premi per qualsiasi gioco si possa fare con un oggetto di legno: mazze da cricket, racchette da squash, racchette da tennis, remi incrociati, mazze da golf, racchette da ping-pong, archi e frecce, stecche da biliardo, bastoni da lacrosse, mazze da hockey e bastoni da polo. C’erano statuette per qualsiasi cosa un uomo possa saltare, da solo o a cavallo. E poi gli attestati con tanto di cornice: per aver sparato al maggior numero di uccelli in una certa data, per il primo posto nella corsa podistica, per l’ultimo uomo che è riuscito a resistere in un qualche stupidissimo tiro alla fune contro la Scozia. 26


Mi sono messa a gridare: “Come hai osato? Cos’hai fatto?! Rimetti a posto i miei libri!”. Beh, è iniziata così. Alla fine ho detto che non avrei mai potuto sposare un uomo per il quale il massimo della felicità era colpire palline e uccellini. Rob ha ribattuto con un commento su certe intellettualoidi bisbetiche. E da lì è degenerato. Probabilmente l’unico pensiero che avevamo in comune era: di cosa diavolo abbiamo parlato negli ultimi quattro mesi? Davvero, di che cosa? Lui ha sbuffato un po’ e poi se n’è andato. E io ho tirato fuori i miei libri dagli scatoloni. Ti ricordi quella sera, l’anno scorso, quando sei venuto a prendermi alla stazione per dirmi che la mia casa era stata rasa al suolo dai bombardamenti? Pensavi che la mia fosse una risata isterica? No! Ridevo per l’ironia della sorte: se avessi permesso a Rob di rinchiudere i miei libri in cantina adesso li avrei ancora, tutti quanti. In segno della nostra lunga amicizia, Sidney, non c’è bisogno che tu faccia commenti su questa storia, nessun bisogno. Anzi, preferirei proprio che evitassi. Grazie per aver rintracciato Markham V. Reynolds Jr., e averne smascherato le mire. Per ora le sue lusinghe sono solo floreali, e io rimango fedele a te e all’Impero. Tuttavia provo comprensione per la tua segretaria – spero almeno che le abbia mandato delle rose per i guai che le ha fatto passare; dato che non credo mi sarei fatta tanti scrupoli davanti a un bel paio di scarpe cucite a mano. Se mai dovessi incontrarlo, starò attenta a non guardargli i piedi – oppure mi legherò prima a un palo e poi lancerò un’occhiata, come Ulisse. Grazie mille per avermi detto di tornare a casa. Non vedo l’ora di sapere della proposta per la serie del “Times”. 27


Prometti sulla testa di Sophie che non sarà un argomento frivolo? Non è che mi chiederanno di scrivere dei pettegolezzi sulla duchessa di Windsor? Con affetto, Juliet da juliet a sophie strachan

31 gennaio 1946 Cara Sophie, grazie per aver fatto una capatina a Leeds. Non immagini quanto bisogno avessi di vedere un viso amico, in quel momento. Ero davvero sul punto di svignarmela alle Shetland per condurre una vita da eremita. Il tuo è stato un gesto bellissimo. La vignetta del “London Hue and Cry” in cui vengo portata via in catene è un’esagerazione: non sono stata neppure arrestata. So che Dominic preferirebbe di gran lunga una madrina in prigione, ma per questa volta dovrà accontentarsi di qualcosa di meno teatrale. Ho detto a Sidney che posso fare solo una cosa di fronte alle accuse ciniche e bugiarde di Gilly: mantenere un decoroso silenzio. Mi ha risposto che io posso permettermelo, se voglio, ma la Stephens & Stark no! Ha indetto una conferenza stampa per difendere l’onore di Izzy Bickerstaff, Juliet Ashton e il giornalismo in genere contro la gentaglia come Gilly Gilbert. Ne è arrivata notizia sui giornali scozzesi? In caso contrario, ti riporto i tratti salienti. Ha definito Gilly Gilbert un individuo perverso e viscido (beh, forse non ha usato proprio queste precise parole, comunque il significato era chiarissimo) che ha men28


tito perché troppo pigro per accertarsi dei fatti e troppo stupido per capire quale danno arrecano le sue bugie alle nobili tradizioni del giornalismo. È stato fantastico. Cara Sophie, pensi che due ragazze (ora donne) avrebbero mai potuto avere un paladino migliore di tuo fratello? Io ritengo di no. Ha fatto un discorso meraviglioso, anche se devo riconoscere qualche perplessità da parte mia: Gilly Gilbert è una tale serpe che dubito se ne striscerà via così, senza colpo ferire. D’altra parte Susan ha detto che Gilly è così vile e codardo che non oserà ribattere. Spero abbia ragione. Con affetto a tutti voi, Juliet P.S. Quell’uomo stavolta mi ha mandato un fascio di orchidee. Mi sta venendo un tic nervoso a forza di aspettare che esca allo scoperto e si presenti. Secondo te, anche questo rientra nella sua strategia? da dawsey a juliet

31 gennaio 1946 Gentile signorina Ashton, il suo libro è arrivato ieri! Lei è davvero una persona gentile e la ringrazio con tutto il cuore. Lavoro al porto di St Peter Port, sono uno scaricatore, quindi riesco a leggere durante le pause. È una benedizione gustare vero tè e vero pane imburrato, e ora pure il libro. Mi piace anche perché la copertina è morbida e posso metterlo in tasca e portarlo dovunque, sebbene stia 29


attento a non consumarlo troppo in fretta. E apprezzo di avere un ritratto di Charles Lamb. Aveva una gran bella testa, vero? Mi piacerebbe molto continuare la nostra corrispondenza. Risponderò alle sue domande al meglio. Anche se ci sono tante persone più brave di me a raccontare storie, le parlerò della nostra cena a base di maiale arrosto. Ho un cottage e una fattoria ereditati da mio padre. Prima della guerra allevavo maiali e coltivavo verdure per i mercati di St Peter Port e fiori per Covent Garden. Lavoravo spesso anche come carpentiere e riparavo i tetti. Adesso i maiali non ci sono più. I tedeschi me li hanno requisiti per sfamare i loro soldati sul Continente e mi hanno ordinato di coltivare patate. Dovevamo coltivare solo quello che ci dicevano loro, nient’altro. All’inizio, prima di imparare a conoscere i tedeschi come ho fatto in seguito, pensavo che avrei potuto tenere nascosto qualche maiale per me. Purtroppo l’ufficiale agricolo li ha scovati e li ha portati via. Beh, è stato un brutto colpo, però ho pensato di cavarmela comunque, perché di patate e rape ce n’erano in abbondanza, e allora avevamo ancora la farina. Ma è strano come la mente si impunti sul cibo. Dopo sei mesi di rape e un boccone di cartilagine ogni tanto, non facevo che pensare a un buon pasto completo. Un pomeriggio la mia vicina, la signora Maugery, mi ha mandato un biglietto. “Vieni subito,” scriveva. “E porta un coltello da macellaio.” Ho cercato di non illudermi troppo, e sono uscito di corsa per andare a casa sua. Ed era vero! Aveva un maiale, un maiale nascosto, e mi aveva invitato a unirmi al banchetto con lei e i suoi amici! Non ho mai parlato tanto da ragazzo – balbettavo – e non sono abituato alle cene. Per la verità, quella della signo30


ra Maugery è stata la prima cena in assoluto cui sia mai stato invitato. Ho detto di sì perché pensavo al maiale arrosto, però il mio vero desiderio era portarmi a casa la mia parte e mangiarmela in pace. Per fortuna il desiderio non si è avverato, perché quello è stato il primo incontro del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, anche se ancora non lo sapevamo. La cena è stata una vera meraviglia, ma la compagnia ancora meglio. Parlando e mangiando ci siamo dimenticati del tempo e del coprifuoco, finché Amelia (la signora Maugery) non ha sentito i rintocchi delle nove: eravamo in ritardo di un’ora. Beh, il buon cibo ci aveva rinforzato gli animi, e quando Elizabeth McKenna disse che avremmo dovuto tornare tranquillamente ognuno a casa propria invece di rintanarci in casa di Amelia per l’intera notte, fummo tutti d’accordo. Infrangere il coprifuoco, però, era un reato. Avevo sentito di gente che era finita nei campi di prigionia per questo, e tenere un maiale era un reato ancora peggiore, perciò parlavamo sottovoce, attraversando i campi nel modo più silenzioso possibile. Sarebbe andato tutto alla perfezione se non fosse stato per John Booker. A cena aveva più bevuto che mangiato e una volta arrivati sulla strada si è dimenticato le raccomandazioni e ha iniziato a cantare! Ho cercato di fermarlo; troppo tardi. Sei soldati tedeschi di pattuglia sono sbucati all’improvviso da dietro gli alberi puntando le loro Luger e hanno cominciato a chiederci gridando: perché eravamo in giro dopo il coprifuoco? Dove eravamo stati? Dove stavamo andando? Non riuscivo a pensare a cosa fare. Se mi fossi messo a correre mi avrebbero sparato. Ne ero sicuro. Avevo la bocca secca e la mente vuota, quindi mi sono limitato a tenere stretto Booker e a sperare. 31


Poi Elizabeth ha preso fiato e ha fatto un passo avanti. Elizabeth non è alta e quelle pistole erano puntate dritte all’altezza dei suoi occhi, lei però non ha fatto una piega. Si è comportata come se proprio non ci fossero. È andata verso l’ufficiale in comando e si è messa a parlare. Mai sentite tante bugie in una volta sola! Ha detto che le dispiaceva se avevamo infranto il coprifuoco per partecipare a uno degli incontri del Club del libro di Guernsey, ma la discussione su Il giardino tedesco di Elizabeth era stata così piacevole che avevamo perso la cognizione del tempo. Era proprio un bel libro: per caso lo aveva letto? Nessuno di noi ha avuto la presenza di spirito di darle manforte, tuttavia l’ufficiale di pattuglia non ha potuto fare a meno di sorriderle. Elizabeth è fatta così. L’ufficiale ha preso i nostri nomi e ci ha ordinato molto educatamente di presentarci a rapporto dal Kommandant il mattino dopo. Quindi ci ha fatto un inchino e ci ha augurato una buona serata. Elizabeth ha annuito nel modo più grazioso possibile, mentre noialtri ci allontanavamo adagio, cercando di non correre via come conigli. Pur dovendo trascinare Booker sono arrivato a casa in un attimo. Questa è la storia della nostra cena a base di maiale arrosto. Ora vorrei farle io una domanda. Ogni giorno arrivano al porto di St Peter Port navi cariche di cose di cui Guernsey ha ancora bisogno: cibo, vestiti, semi, aratri, mangime per gli animali, strumenti, medicine e, soprattutto, dato che ora abbiamo da mangiare, scarpe. Penso che, dopo la fine della guerra, sull’intera isola non ne sia rimasto neanche un paio buono. Alcuni oggetti sono avvolti nelle pagine di vecchi giornali e riviste. Io e il mio amico Clovis li stendiamo e ce li 32


portiamo a casa per leggerli, poi li passiamo ai vicini che, come noi, sono ansiosi di sapere cos’è successo nel mondo negli ultimi cinque anni. Non solo notizie e immagini: la signora Saussey vuole vedere le ricette, Madame LePell i giornali di moda (è una sarta), il signor Brouard legge i necrologi (nutre certe speranze, ma non vuole dire riguardo a chi), Claudia Rainey cerca immagini di Ronald Colman, il signor Turtelle vuole vedere le reginette di bellezza in costume da bagno e alla mia vecchia amica Isola piace leggere di matrimoni. Erano tante le cose che volevamo sapere durante la guerra, ma non ci permettevano di ricevere lettere o giornali dall’Inghilterra, o da qualsiasi altro posto. Nel 1942 i tedeschi hanno sequestrato tutti gli apparecchi radio. Certo, ce n’erano alcuni nascosti e li ascoltavamo in segreto, ma se ti scoprivano ti potevano mandare ai campi. È per questo che non capiamo così tante delle cose che ora possiamo leggere. A me piacciono le vignette di guerra, però ce n’è una che mi lascia perplesso. È apparsa su un numero del “Punch” del 1944, ci sono una decina di persone che camminano lungo una strada di Londra. Le figure più importanti sono due uomini con la bombetta in testa e in mano valigette e ombrelli, e un uomo sta dicendo all’altro: “Trovo ridicolo chi dice che queste larve hanno avuto conseguenze negative sulla popolazione”. Mi ci sono voluti alcuni secondi per realizzare che ogni personaggio della vignetta aveva un orecchio di dimensioni normali e l’altro molto più grande dall’altro lato della testa. Forse lei me lo può spiegare. Cordialmente, Dawsey Adams

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da juliet a dawsey

3 febbraio 1946 Gentile signor Adams, sono davvero contenta che le lettere di Lamb e la copia del suo ritratto le piacciano. Il suo viso è proprio come me lo ero immaginato. Sono felice che anche lei la pensi così. Grazie mille per avermi raccontato del maiale arrosto, ma non creda che non mi sono accorta di aver ricevuto risposta a solo una delle mie domande. Ho una gran voglia di saperne di più sul Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, e non unicamente per soddisfare la mia oziosa curiosità: adesso è mio dovere professionale fare la ficcanaso. Le ho detto che sono una scrittrice? Durante la guerra tenevo una rubrica settimanale per lo “Spectator”, e la casa editrice Stephens & Stark ha raccolto i miei interventi in un unico volume che ha pubblicato con il titolo Izzy Bickerstaff va in guerra. Izzy era lo pseudonimo che lo “Spectator” aveva scelto per me, ora però, grazie al cielo, la poverina è morta e sepolta e io posso usare di nuovo il mio nome. Mi piacerebbe scrivere un libro, ma non mi viene in mente un argomento con il quale sia in grado di accompagnarmi felicemente per diversi anni. Nel frattempo il “Times” mi ha chiesto un articolo per il supplemento letterario in cui si parlerà del valore pratico, morale e filosofico della lettura, con tre contributi da tre autori diversi. Io devo occuparmi dell’aspetto filosofico del dibattito e finora l’unica idea che mi sia venuta è che la lettura impedisce di rimbambirsi. Come può capire, ho bisogno d’aiuto. 34


Pensa che al suo club dispiacerebbe figurare nell’articolo? Sono sicura che la storia della sua nascita affascinerebbe i lettori del “Times”, e io sarei felicissima di saperne di più sui vostri incontri. Tuttavia, se preferisce di no, nessun problema: qualunque decisione prenda la comprenderò, e comunque sia gradirei avere ancora sue notizie. Ricordo molto bene la vignetta del “Punch” che mi ha descritto, e penso sia stata la parola larva a confonderla. È il nome coniato dal ministro dell’Informazione per le bombe volanti. Doveva suonare meno terrificante di “missili V1 di Hitler” o “bombe radioguidate”. Ci eravamo tutti abituati ai bombardamenti aerei durante la notte e allo spettacolo che ci attendeva dopo, ma queste erano diverse da qualsiasi ordigno avessimo mai visto. Arrivavano di giorno, così veloci che non c’era tempo per azionare la sirena o cercare rifugio. Era facile individuarle: da terra assomigliavano a matite nere e sottili in volo obliquo, ed emettevano un rumore cupo, convulso, come di un’automobile che stia per finire la benzina. Finché riuscivi a sentirle tossire e sbuffare, eri salvo. E pensavi: grazie a Dio anche questa è passata. Se però il rumore cessava, significava che nel giro di trenta secondi ne sarebbe precipitata una. Quindi eravamo sempre lì con le orecchie ben aperte. Aspettavamo di sentire il suono dei motori che si spegnevano. Una volta anch’io ho visto cadere una larva. Ero a una certa distanza quando successe, perciò mi limitai a buttarmi a terra rannicchiandomi contro il marciapiede. Alcune donne, all’ultimo piano di un alto palazzo di uffici lungo la strada, si erano affacciate alla finestra per guardare. Furono risucchiate dallo spostamento d’aria. Sembra impossibile, adesso, che qualcuno possa aver 35


disegnato una vignetta sulle bombe volanti e che tutti, me compresa, l’abbiano trovata divertente. Eppure è accaduto. Forse c’è del vero nell’antico adagio “L’umorismo è il modo migliore per rendere sopportabile ciò che non si può sopportare”. Il signor Hastings le ha poi procurato la biografia di Lucas che cercava? Cordiali saluti, Juliet Ashton da juliet a markham reynolds

Signor Markham Reynolds 63 Halkin Street Londra SW1 4 febbraio 1946 Gentile signor Reynolds, ho sorpreso il suo fattorino mentre depositava un fascio di garofani rosa davanti alla porta di casa mia, e l’ho costretto con le minacce a confessarmi il suo indirizzo: vede, signor Reynolds, lei non è l’unico in grado di manipolare un povero lavoratore innocente. Spero che non lo licenzi; sembra un bravo ragazzo e comunque non gli ho lasciato alternativa: l’ho minacciato con Alla ricerca del tempo perduto. Ora posso ringraziarla per le dozzine di fiori che mi ha mandato: erano anni che non vedevo rose, camelie, orchidee così belle, e lei non può nemmeno immaginare quanto rallegrino il mio cuore in questo gelido inverno. Non so 36


cos’abbia fatto per meritare di vivere in questo giardino mentre tutti gli altri devono accontentarsi di alberi spogli e neve sporca, ma ne sono felicissima. Cordiali saluti, Juliet Ashton da markham reynolds a juliet

5 febbraio 1946 Gentile signorina Ashton, non solo non ho licenziato il fattorino, ma gli ho anche dato una promozione. È riuscito a procurarmi quello che io non sono stato capace di ottenere da solo: la possibilità di presentarmi. Interpreto la sua lettera come una metaforica stretta di mano, dunque credo che la fase dei preliminari possa dirsi conclusa. Spero che condivida il mio punto di vista, così potrò risparmiarmi il disturbo di rimediare un invito alla prossima cena di lady Bascomb solo per l’eventualità di vederla tra gli ospiti. I suoi amici sono tipi sospettosi, soprattutto quello Stark, il quale mi ha detto che non era compito suo aiutare un americano e invertire la direzione degli aiuti del Lend-Lease e si è rifiutato di accompagnarla al ricevimento che ho dato alla redazione di “View”. Le mie intenzioni sono assolutamente caste, Dio mi è testimone, o per lo meno non mercenarie. La pura e semplice verità è che lei è l’unica scrittrice capace di farmi ridere. Le sue rubriche di Izzy Bickerstaff sono state l’opera più brillante che sia uscita dalla guerra e io voglio conoscere la donna che le ha scritte. 37


Se giuro di non rapirla mi concederà l’onore di cenare con me la prossima settimana? Scelga lei la sera, sono a sua completa disposizione. Cordiali saluti, Markham Reynolds da juliet a markham reynolds

6 febbraio 1946 Gentile signor Reynolds, non so resistere ai complimenti, in particolar modo ai complimenti sul mio lavoro di scrittrice. Sarò più che lieta di cenare con lei. Giovedì prossimo? Cordiali saluti, Juliet Ashton da markham reynolds a juliet

7 febbraio 1946 Cara Juliet, giovedì è troppo lontano. Lunedì? Al Claridge’s? Ore 19.00? Saluti, Mark P.S. Immagino che non abbia un telefono, giusto?

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da juliet a markham

7 febbraio 1946 Gentile signor Reynolds, va bene: lunedì, al Claridge’s, alle sette. Sì, ho un telefono. Si trova a Oakley Street sotto quel cumulo di calcinacci che un tempo era il mio appartamento. Qui sono solo in affitto e la mia padrona di casa, la signora Olive Burns, possiede l’unico apparecchio dello stabile. Se volesse chiacchierare con lei potrei darle il suo numero. Cordiali saluti, Juliet Ashton da dawsey a juliet

7 febbraio 1946 Gentile signorina Ashton, sono certo che il Club del libro di Guernsey sarebbe lieto di essere incluso nel suo articolo per il “Times”. Ho chiesto ad Amelia Maugery di scriverle riguardo ai nostri incontri, dal momento che è una persona istruita e le sue parole figureranno sicuramente meglio delle mie su un articolo di giornale. Non credo che il nostro circolo di lettura assomigli molto a quelli londinesi. Il signor Hastings non ha ancora trovato una copia della biografia di Lucas, tuttavia ho ricevuto una sua cartolina in cui mi scriveva: “La ricerca è dura. Ma non mi arrendo”. È un uomo davvero gentile, non trova? Sto sistemando le tegole per il nuovo tetto del Crown 39


Hotel. I proprietari sperano che i turisti cominceranno a tornare, quest’estate. Sono contento del lavoro, però sarò felice di tornare a occuparmi della mia terra. È bello rientrare a casa la sera e trovare una sua lettera. Le auguro buona fortuna per la sua ricerca di un argomento su cui scrivere. Cordialmente, Dawsey Adams da amelia maugery a juliet

8 febbraio 1946 Gentile signorina Ashton, Dawsey Adams è appena passato a trovarmi. Non l’ho mai visto tanto contento come oggi per il suo regalo e la sua lettera. Era così impegnato a convincermi di scriverle subito che si è dimenticato di essere timido. Non credo che lui se ne renda conto, eppure ha un vero talento per la persuasione: non chiede mai niente per sé, perciò sono tutti entusiasti di fare quello che chiede per gli altri. Mi ha raccontato della sua proposta per l’articolo e mi ha chiesto di scriverle riguardo al circolo di lettura che abbiamo formato durante, e a causa, dell’Occupazione tedesca. Sarò molto lieta di farlo, ma a una condizione. Un amico inglese mi ha spedito una copia di Izzy Bickerstaff va in guerra. Qui non abbiamo avuto notizie dal mondo esterno per cinque anni, quindi può immaginare che gran soddisfazione sia stata apprendere come se l’è cavata l’Inghilterra. Il suo libro è stato tanto istruttivo quanto divertente e spassoso, ed è proprio il tono spassoso su cui vorrei soffermarmi. 40


Mi rendo conto che il nostro nome, il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, è del tutto inusuale e potrebbe facilmente essere deriso. Mi garantisce che non cederà alla tentazione? I membri del club mi sono molto cari e non voglio che i suoi lettori li vedano come facili trastulli. Sarebbe disposta a parlarmi di cosa intende scrivere nell’articolo e anche un po’ di lei? Se vorrà comprendere il significato delle mie domande sarò felice di raccontarle del club. Spero di avere presto sue notizie. Cordiali saluti, Amelia Maugery da juliet ad amelia

Signora Amelia Maugery Windcross Manor La Bouvée St Martin’s, Guernsey 10 febbraio 1946 Gentile signora Maugery, grazie della sua lettera. Sono molto lieta di rispondere alle sue domande. È vero, mi sono presa gioco di molte situazioni verificatesi durante la guerra. Lo “Spectator” riteneva che presentare con leggerezza le cattive notizie sarebbe servito da antidoto, e che un po’ di umorismo avrebbe contribuito a risollevare il morale dei londinesi. Sono contenta che Izzy abbia offerto questo servizio prezioso, ora però non c’è più bisogno di far 41


ridere a ogni costo, grazie al cielo. Non mi prenderei mai gioco di chi ama leggere. Né del signor Adams: sono stata davvero felice di sapere che uno dei miei libri è capitato in mani tanto meritevoli. Poiché ha tutto il diritto di sapere qualcosa sul mio conto, ho chiesto al reverendo Simon Simpless, della chiesa di St Hilda vicino a Bury St Edmunds, nel Suffolk, di scriverle. Mi conosce da quando ero bambina e mi è molto affezionato. Anche lady Bella Taunton le fornirà mie referenze: eravamo entrambe sentinelle antincendi durante il Blitz e mi detesta dal profondo del cuore. Tra i due pareri, forse riuscirà a comporre un ritratto veritiero della mia personalità. Allego una copia della biografia che ho scritto su Anne Brontë, così potrà constatare che sono in grado di misurarmi anche con un genere diverso. Non ha venduto granché, anzi affatto, ma ne vado molto più fiera che di Izzy Bickerstaff va in guerra. Se posso fare qualcos’altro per rassicurarla sulle mie buone intenzioni, sarò felice di accontentarla. Cordiali saluti, Juliet Ashton da juliet a sophie

12 febbraio 1946 Carissima Sophie, Markham V. Reynolds, quello delle camelie, si è finalmente materializzato. Si è presentato, mi ha fatto i complimenti e mi ha invitata a cena fuori, niente meno che al Claridge’s. Io ho regalmente accettato (al Claridge’s, oh sì, 42


lo conosco, eccome!) e poi ho passato i tre giorni successivi a preoccuparmi dei capelli. Per fortuna ho il mio bel vestito nuovo, così non mi sono fatta prendere dall’ansia per l’abbigliamento. Le testuali parole di Madame Helena sono state: “I capelli, quelli sono proprio un disastro”. Ho provato a raccoglierli in uno chignon, e si è disfatto. Una piega alla francese, e si è disfatta pure quella. Ero sul punto di legarmi un enorme fiocco di velluto rosso in testa quando la mia vicina, Evangeline Smythe, mi è venuta in soccorso, grazie al cielo. È un vero talento. In due minuti mi ha trasformata nel ritratto dell’eleganza: ha raccolto tutti i ricci e li ha puntati dietro, e riuscivo persino a muovere la testa! Così sono partita, sentendomi assolutamente adorabile. Nemmeno l’atrio tutto marmo del Claridge’s mi ha intimidita. Poi è apparso Markham V. Reynolds e l’incantesimo si è rotto. È abbagliante. Davvero, Sophie, non ho mai visto niente di simile. Nemmeno l’uomo della caldaia può competere con lui. Abbronzato, con splendidi occhi azzurri. Incantevoli scarpe di cuoio, elegantissimo abito di lana, fazzoletto da taschino di un bianco accecante. Ovviamente, essendo americano, è anche alto e ha uno di quei pericolosi sorrisi d’oltreoceano, fin troppo smaglianti e spensierati, ma non è un americano di quelli esageratamente gioviali. Fa subito colpo ed è abituato a impartire ordini, però lo fa con tale disinvoltura che nessuno sembra accorgersene. Ha la presunzione di pensare che le sue opinioni siano verità assolute; non per questo però è una persona sgradevole. È troppo sicuro di avere ragione per preoccuparsi di qualsiasi sgradevolezza. Una volta seduti – nel sontuoso velluto del nostro séparé – e dopo che una schiera di camerieri, assistenti e maître 43


d’hôtel aveva terminato di agitarsi attorno a noi, gli ho domandato a bruciapelo come mai mi avesse mandato tutti quei mazzi di fiori senza allegare nessun biglietto. Lui ha riso. “Per solleticare il suo interesse. Se le avessi scritto direttamente, chiedendole di incontrarci, come avrebbe reagito?” Ho ammesso che avrei rifiutato. Lui mi ha risposto inarcando un sopracciglio. Cosa poteva farci se era così astuto? Mi sentivo umiliata da tanta mia prevedibilità, lui però non ha fatto altro che ridermi di nuovo in faccia. Poi ha iniziato a parlare della guerra e della letteratura vittoriana – sa che ho scritto una biografia di Anne Brontë – e di New York e del razionamento e, prima che potessi rendermene conto, mi stavo crogiolando nella sua attenzione, totalmente rapita. Ricordi quel pomeriggio a Leeds, quando ragionavamo sul motivo che poteva spingere Markham V. Reynolds Jr., a restare nell’anonimato? Mi dispiace ammetterlo, ma eravamo completamente fuori strada. Non è sposato. Non è certo timido. Non è sfigurato da una cicatrice che lo porta a evitare la luce del giorno. Non sembra un lupo mannaro (o comunque non ha peli sulle nocche). E non è un latitante nazista (l’accento lo tradirebbe). Ora che ci penso, forse invece è un lupo mannaro. Me lo immagino mentre percorre la brughiera all’inseguimento della sua preda e sono sicura che non ci penserebbe due volte a divorare un povero passante. Lo guarderò bene alla prossima luna piena. Mi ha chiesto di andare a ballare domani, forse dovrei indossare un vestito a collo alto. Oh, ma quelli sono i vampiri, vero? Credo di essere un po’ stordita. Con affetto, Juliet 44


da lady bella taunton ad amelia

12 febbraio 1946 Gentile signora Maugery, ho in mano la lettera di Juliet Ashton e sono sbalordita. Davvero ha scelto me per fornirle un suo profilo caratteriale? Beh, così sia! Non posso contestare la sua personalità, solo il suo buonsenso. Inesistente. La guerra, come ben sa, crea i sodalizi più impensabili, e io e Juliet ci siamo ritrovate insieme fianco a fianco fin dall’inizio del conflitto, in qualità di sentinelle del servizio antincendi durante il Blitz. Le sentinelle passavano le notti sui tetti di Londra, pronte ad avvistare eventuali lanci di bombe incendiarie. Quando accadeva, noi correvamo sul posto con estintori e secchi di sabbia per soffocare gli incendi più piccoli prima che si propagassero. Io e Juliet eravamo state scelte per lavorare in coppia. Non chiacchieravamo, come avrebbero fatto colleghe meno scrupolose; io ero inflessibile sulla necessità di una vigilanza attenta e costante. A ogni modo, sono venuta a conoscenza di alcuni dettagli sulla sua vita prima della guerra. Il padre era un onesto agricoltore del Suffolk. La madre, presumo, era la tipica moglie di un agricoltore, occupata a mungere mucche e a spennare polli quando non doveva gestire la sua libreria a Bury St Edmunds. I genitori di Juliet rimasero entrambi uccisi in un incidente d’auto quando lei aveva dodici anni, e dovette andare a vivere con un prozio, celebre classicista, a St John’s Wood. Una volta lì, mandò all’aria gli studi e la quiete domestica del prozio scappando di casa per ben due volte. Per la disperazione, lui la spedì in un collegio esclusi45


vo. Dopo il diploma Juliet si rifiutò di proseguire la scuola, venne a Londra e andò a vivere in un monolocale con la sua amica Sophie Stark. Di giorno lavorava in una libreria. Di notte scriveva un saggio su una di quelle disgraziate ragazze Brontë, non ricordo quale. Credo che il libro sia stato pubblicato dalla casa editrice del fratello di Sophie, la Stephens & Stark. Anche se è biologicamente impossibile, suppongo che la pubblicazione sia dovuta a una qualche forma di nepotismo. Comunque, cominciò a scrivere articoli importanti per diversi giornali e riviste. La sua indole leggera e frivola le guadagnò un grande seguito tra i lettori meno propensi intellettualmente, di cui temo sia pieno il mondo. Spese gli ultimi risparmi dell’eredità in un appartamento a Chelsea, covo di artisti, modelle, libertini e socialisti: tutta gente irresponsabile, proprio come Juliet ha dimostrato di essere in qualità di sentinella del servizio antincendi. Veniamo ora ai particolari della nostra conoscenza. Io e Juliet eravamo due delle tante volontarie assegnate al tetto dell’Inner Temple Hall del Collegio degli avvocati. Mi lasci premettere che, per una sentinella, prontezza di riflessi e mente lucida erano qualità tassative: bisognava essere consapevoli di tutto ciò che succedeva nelle vicinanze. Tutto. Una notte di maggio del 1941 una bomba ad alto potenziale esplosivo venne sganciata sul tetto della biblioteca del Collegio degli avvocati. Il tetto era distante dalla postazione di Juliet, lei però fu così scioccata dalla distruzione di tanti volumi di pregio che scattò verso le fiamme, come se da sola potesse salvare l’intera collezione dal suo triste destino! Ovviamente quell’illusione non fece altro che provocare danni ulteriori, dal momento che i pompieri dovettero sprecare minuti preziosi per salvarla. 46


Credo che Juliet abbia riportato solo qualche lieve ustione, mentre cinquantamila libri finirono in cenere. Il nome di Juliet fu giustamente depennato dalla lista delle sentinelle. Ho saputo che in seguito offrì i suoi servigi all’afs, i servizi ausiliari antincendio. Il mattino successivo un bombardamento, l’afs offriva tè e supporto alle squadre di soccorso, oltre che assistenza ai sopravvissuti: riuniva le famiglie, garantiva alloggi temporanei, vestiario, cibo, sussidi. Penso che Juliet sia stata all’altezza di quel compito, e non abbia provocato catastrofi di alcun tipo tra le tazze di tè. Era libera di passare le sue notti come meglio credeva. Questo includeva, senza dubbio, la stesura di altri pezzi di giornalismo leggero, dato che lo “Spectator” la assunse per redigere una rubrica settimanale sullo stato della nazione in tempo di guerra con lo pseudonimo di Izzy Bickerstaff. Dopo aver letto uno dei suoi interventi ho annullato il mio abbonamento al giornale. Juliet ha criticato il buon gusto della nostra cara (benché defunta) regina Vittoria. Senza dubbio lei, signora Maugery, conosce l’immenso monumento commemorativo che Vittoria aveva fatto erigere per l’amato consorte, il principe Alberto. È il fiore all’occhiello dei Kensington Gardens, un monumento al gusto raffinato della regina oltre che al defunto. Juliet si congratulò con il ministro dell’Alimentazione per aver ordinato di piantare piselli nel terreno attorno al monumento e scrisse che in tutta l’Inghilterra non c’era uno spaventapasseri migliore del principe Alberto. Se è vero che ne metto in dubbio il buon gusto, il giudizio, le discutibili priorità e lo sconveniente senso dell’umorismo, devo riconoscerle un pregio: è sincera. Se dice che onorerà il buon nome della vostra società letteraria, lo farà. Non ho altro da aggiungere. 47


Cordiali saluti,

Bella Taunton

dal reverendo simon simpless ad amelia

13 febbraio 1946 Gentile signora Maugery, sì, può fidarsi di Juliet. Non ho alcun dubbio in proposito. I suoi genitori erano miei cari amici oltre che miei parrocchiani di St Hilda. In effetti, la sera in cui è nata ero a cena da loro. Juliet era una bambina testarda ma anche dolce, premurosa, allegra, e con un’inclinazione verso l’integrità morale insolita per una persona così giovane. Le racconterò un episodio risalente a quando aveva dieci anni. Mentre cantava Signore sei tu il mio pastore, Juliet chiuse di colpo il libro degli inni e si rifiutò di emettere un’altra nota. Disse al nostro direttore del coro che il testo denigrava la figura di Dio e che non dovevamo cantarlo. Non sapendo cosa fare (il direttore del coro, non Dio), scortò Juliet nel mio ufficio perché la facessi ragionare. Non ci riuscii granché. Juliet replicò: “Beh, non avrebbero dovuto scrivere ‘Tu ricerchi la pecorella smarrita’. Come sarebbe a dire? Ci sono già i pastori a prendersi cura delle pecore, perché dovrebbe farlo Dio? Così sembra che Dio se ne vada in giro a far pascolare le greggi, mentre la gente vera ha bisogno di Lui”. Dovetti convenire con la piccola sulla faccenda: perché non ci avevo mai pensato prima? Da allora il coro non ha più cantato Signore sei tu il mio pastore. 48


I genitori di Juliet morirono quando lei aveva dodici anni e fu mandata a vivere con il suo prozio, il dottor Roderick Ashton, a Londra. Sebbene non fosse un uomo cattivo, era talmente assorbito dagli studi classici che non aveva tempo di prestare alcuna attenzione alla nipote. Ed era anche privo di ogni immaginazione: un disastro per chi deve crescere un bambino. Juliet scappò due volte riuscendo solo ad arrivare, la prima volta, fino alla stazione di King’s Cross. La polizia la trovò mentre, con un borsone di tela e la canna da pesca del padre, aspettava il treno per Bury St Edmunds. Fu riconsegnata ad Ashton e scappò di nuovo. Questa volta il dottore mi telefonò per chiedermi di aiutarlo a rintracciarla. Sapevo esattamente dove cercare: alla vecchia fattoria dei suoi genitori. La trovai di fronte all’ingresso, seduta su una collinetta coperta d’alberi, incurante della pioggia, bagnata fradicia, lo sguardo rivolto alla vecchia casa (ora venduta). Telegrafai allo zio e la riportai a Londra in treno il giorno seguente. Avevo intenzione di fare ritorno alla mia parrocchia in giornata con il primo treno disponibile, ma quando scoprii che quello sciocco di Ashton aveva mandato la cuoca a prenderla, insistetti per accompagnarle entrambe. Feci irruzione nel suo studio e parlammo in toni piuttosto accesi. Alla fine convenne con me che un collegio sarebbe stata la cosa migliore per Juliet: i genitori le avevano lasciato abbondanti fondi per tale eventualità. Per fortuna conoscevo un posto molto valido, il St Swithin’s, una scuola di ottimo livello accademico, diretta da una preside che non aveva proprio un cuore di pietra. Sono felice di dirle che là Juliet sbocciò: trovò gli studi stimolanti, ma credo che la vera ragione della sua ripresa fu 49


l’amicizia con Sophie Stark e famiglia. Andava spesso a casa di Sophie per le vacanze scolastiche e in un paio di occasioni vennero a stare entrambe da me e mia sorella in canonica. Quanti momenti felici abbiamo passato insieme! Picnic, gite in bicicletta, battute di pesca. Una volta ci raggiunse anche il fratello di Sophie, Sidney Stark. Nonostante i suoi dieci anni in più rispetto alle ragazze, e nonostante una leggera indole da prepotente, fu il benvenuto nel nostro allegro quartetto. Guardare Juliet crescere è stato gratificante, e continua a esserlo anche ora che è ormai adulta. Sono molto lieto che mi abbia chiesto di descriverle il suo carattere. Ho parlato della nostra piccola storia insieme in modo da rendere più attendibile ciò che dico. Se Juliet promette una cosa, è sicuro che la farà. Se dice di no, allora è no. I miei più cordiali saluti, Simon Simpless susan scott a juliet

17 febbraio 1946 Cara Juliet, è possibile che fossi proprio tu quella che ho visto di sfuggita sul “Tatler” di questa settimana, impegnata a ballare una rumba con Mark Reynolds? Eri bellissima – quasi quanto lui – ma posso suggerirti di trasferirti in un rifugio antiatomico prima che Sidney ne veda una copia? Lo sai che puoi sempre comprare il mio silenzio in cambio di particolari piccanti. Con affetto, Susan 50


da juliet a susan scott

18 febbraio 1946 Cara Susan, smentisco tutto. Baci,

Juliet

da amelia a juliet

18 febbraio 1946 Gentile signorina Ashton, grazie per aver preso la mia richiesta tanto sul serio. Alla riunione del club di ieri sera ho parlato ai partecipanti del suo articolo per il “Times” e ho suggerito loro di scriverle, se lo desiderano, per raccontarle dei libri che hanno letto e del piacere che hanno trovato nella lettura. Hanno accolto l’invito con tale entusiasmo che Isola Pribby, la nostra moderatrice, si è vista costretta a battere il martelletto per ripristinare il silenzio (confesso che a Isola basta molto poco per battere il martelletto). Probabilmente riceverà un bel po’ di lettere da parte nostra che spero le saranno d’aiuto per il suo articolo. Dawsey le ha raccontato che il club è nato come stratagemma per impedire ai tedeschi di arrestare i miei ospiti a cena: Dawsey, Isola, Eben Ramsey, John Booker, Will Thisbee e la nostra cara Elizabeth McKenna, che imbastì la storia sul momento. Siano benedetti il suo ingegno vivace e la sua eloquenza. 51


Naturalmente, all’epoca, non sapevo nulla dell’impiccio in cui si erano cacciati i miei amici. Non appena se ne furono andati, corsi in cantina per bruciare le prove del nostro pasto. Venni a sapere della società letteraria per la prima volta il mattino dopo alle sette, quando Elizabeth si presentò in cucina e mi chiese: “Quanti libri hai?”. Ne avevo un discreto numero, ma Elizabeth guardò gli scaffali scuotendo la testa. “Ne servono di più. C’è troppo giardinaggio qui.” E aveva ragione, perché a me piacciono i bei libri di giardinaggio. “Ecco cosa faremo,” disse. “Quando avrò finito con il Kommandant andremo alla Libreria Fox e compreremo tutto. Se dobbiamo essere il Club del libro di Guernsey, facciamo finta almeno di sembrare dei letterati.” Rimasi preda dell’agitazione per tutta la mattina, preoccupata di cosa stesse accadendo al comando. E se i miei amici fossero finiti nel carcere di Guernsey? O, peggio ancora, in un campo di prigionia sul Continente? I tedeschi erano imprevedibili nel modo di dispensare la loro giustizia, non si poteva mai sapere quale sarebbe stata la punizione imposta. Invece non accadde niente di tutto ciò. So che può sembrare strano, ma i tedeschi permettevano – e persino incoraggiavano – agli abitanti delle Isole del Canale di coltivare i propri interessi artistici e culturali. L’obiettivo era dimostrare agli inglesi che l’Occupazione era un modello da seguire. Come il messaggio potesse essere trasmesso al mondo esterno restava un mistero, dal momento che i collegamenti telefonici e telegrafici tra Guernsey e Londra erano stati interrotti il giorno stesso dell’arrivo dei tedeschi, nel giugno del 1940. Qualunque fosse il loro contorto ragionamento, le Isole del Canale furono trattate in modo molto più indulgente rispetto al resto dell’Europa conquistata, almeno all’inizio. 52


Una volta nell’ufficio del Kommandant, ai miei amici fu ordinato di pagare una piccola multa e di dichiarare il nome della loro società e la lista dei partecipanti. Il Kommandant annunciò che anche lui era un amante della letteratura e chiese di poter partecipare agli incontri di tanto in tanto, assieme ad alcuni ufficiali che condividevano la medesima passione. Elizabeth rispose che sarebbero stati i benvenuti. Dopo di che lei, Eben e io ci fiondammo da Fox, scegliemmo bracciate di libri per il nostro neonato club e corremmo di nuovo a casa mia per sistemarli sugli scaffali. Quindi bussammo a tutte le porte – con l’aria più spensierata e disinvolta possibile – per avvertire gli altri di venire quella sera a scegliere un libro da leggere. Fu una vera sofferenza passeggiare, fermandosi a chiacchierare di tanto in tanto, quando in realtà avremmo voluto darcela a gambe! Bisognava sbrigarsi, perché Elizabeth temeva che il Kommandant si sarebbe presentato all’incontro successivo, previsto da lì a due settimane. (In realtà non venne. Alcuni ufficiali tedeschi, invece, parteciparono davvero nel corso degli anni ma, per fortuna, se ne andarono un po’ confusi e non tornarono più.) E fu così che iniziammo. Io conoscevo ogni membro del club, ma non tutti allo stesso modo. Dawsey era mio vicino di casa da più di trent’anni e tuttavia non mi sembrava di aver mai parlato con lui, se non del tempo e del raccolto. Isola era una cara amica, così come Eben; ma Will Thisbee era solo un viso noto e John Booker era quasi un estraneo, dato che era appena arrivato quando i tedeschi piombarono qui. Ciò che ci accomunava era Elizabeth. Senza il suo incoraggiamento non avrei mai pensato di invitarli a condividere il mio maiale e il Club del libro e della torta 53


di bucce di patata di Guernsey non avrebbe mai visto la luce. Quella sera, quando vennero a casa mia per scegliere i libri, coloro che normalmente si limitavano alle Sacre Scritture, ai cataloghi di sementi e alla “Gazzetta del porcaro” scoprirono un genere diverso. Fu qui che Dawsey trovò il suo Charles Lamb e Isola incappò in Cime tempestose. Per quanto mi riguarda, scelsi Il Circolo Pickwick, pensando che avrebbe potuto risollevarmi il morale, e così fu. Poi ciascuno tornò a casa propria e si mise a leggere. Cominciammo a incontrarci, all’inizio per tenere in piedi la menzogna detta al Kommandant, in seguito per piacere nostro. Nessuno di noi aveva esperienze di circoli letterari, perciò ci inventammo le nostre regole: parlavamo a turno di quello che avevamo letto. Dapprincipio cercammo di essere pacati e obiettivi, ma la cosa durò poco e lo scopo degli oratori divenne convincere gli ascoltatori a leggere quel libro. Una volta che due membri avessero letto lo stesso titolo, allora avrebbero potuto discuterne, il che era il nostro maggiore diletto. Leggevamo, parlavamo, discutevamo di libri e così diventammo sempre più uniti. Altri isolani chiesero di partecipare e le nostre serate insieme si trasformarono in riunioni allegre e spensierate. Riuscivamo quasi a dimenticare, a volte, il buio che imperava. Ci incontriamo ancora oggi, ogni quindici giorni. È a Will Thisbee che si deve il riferimento alla torta di bucce di patata nel nome della nostra società. Tedeschi o no, lui non avrebbe preso parte a nessun incontro se non ci fossero state cibarie! Quindi i rinfreschi divennero parte integrante del programma. Dato che allora a Guernsey il burro era scarso, la farina poca e lo zucchero assente, Will improvvisò una torta di patate: purè come ripieno, barba54


bietole passate per dare il sapore dolce e bucce di patata per la crosta. Le ricette di Will di solito sono di dubbio gusto, ma questa diventò la nostra preferita. Sarei felice di avere ancora sue notizie e di sapere come procede l’articolo. I miei più cordiali saluti, Amelia Maugery da isola pribby a juliet

19 febbraio 1946 Gentile signorina Ashton, santo cielo! Lei ha scritto un libro su Anne Brontë, la sorella di Charlotte ed Emily! Amelia Maugery dice che me lo presterà perché sa che sono un’appassionata delle ragazze Brontë, poverine. Quanta tristezza pensare che tutte e cinque erano delicate di polmoni e sono morte così giovani! Il loro papà era un bell’egoista, vero? Non gliene importava proprio niente delle figlie, sempre seduto nel suo studio a gridare perché gli portassero lo scialle. Non si è mai alzato per prenderselo da solo. Se ne stava rintanato nella sua stanza, mentre le figlie morivano l’una dopo l’altra come mosche. E quel loro fratello, Branwell, non valeva niente neppure lui. Sempre a bere e vomitare. Quelle poverette hanno passato la vita a pulire! Proprio un bel lavoro per delle signore scrittrici! Io sono del parere che con due uomini del genere in casa e nessuna possibilità di incontrarne altri, Emily si sia dovuta inventare Heathcliff di sana pianta. E che bel lavoro è venuto fuori! Gli uomini sono più interessanti nei libri che nella vita reale. 55


Amelia ci ha detto che lei, signorina Ashton, vorrebbe sapere qualcosa sul nostro circolo di lettura e su quello di cui parliamo nei nostri incontri. Io ho fatto un discorso sulle ragazze Brontë, una volta, quando è stato il mio turno. Mi dispiace ma non posso mandarle i miei appunti su Charlotte ed Emily: li ho usati per accendere il fuoco nella stufa dato che non avevo altra carta in casa. Avevo già bruciato le tabelle delle maree, l’Apocalisse di Giovanni e la storia di Giobbe. Sarà curiosa di sapere perché ammiro quelle ragazze. Amo le storie di incontri appassionati. A me personalmente non è mai capitato, ma almeno adesso so come immaginarmeli. Cime tempestose all’inizio non mi piaceva, ma dal preciso momento in cui lo spettro, Cathy, ha graffiato sulla finestra con le sue dita ossute, mi sono sentita stringere la gola e soffocare. Assieme a Emily ho udito le grida commoventi di Heathcliff nella brughiera. Non credo che, dopo aver letto una scrittrice così brava come Emily Brontë, riuscirò ad accontentarmi ancora di Maltrattata a lume di candela della signorina Amanda Gillyflower. Leggere bei libri ti toglie per sempre il piacere di leggere quelli brutti. Ora le parlerò un po’ di me. Ho un cottage con un fazzoletto di terreno vicino alla tenuta e alla fattoria di Amelia Maugery. Siamo tutte e due vicino al mare. Ho le mie galline e la mia capra, Ariel, e coltivo un po’ di verdure. Ho anche una pappagallina, Zenobia, a cui non piacciono gli uomini. Ogni settimana ho il mio banco al mercato dove vendo le conserve, le verdure e gli elisir che preparo per rimettere in sesto l’ardore virile. Con le pozioni mi aiuta Kit McKenna, figlia della mia cara amica Elizabeth. Ha solo quattro anni e deve salire su uno sgabello per mescolare gli ingredienti nel pentolone, però è capace di fare una gran bella schiuma. 56


Non sono bella. Ho il naso grosso: mi si è rotto quando sono caduta dal tetto del pollaio. Ho un occhio che guarda in su e capelli ribelli che non vogliono proprio saperne di stare al loro posto. Sono alta e ho le ossa grosse. Posso scriverle ancora, se vuole. Potrei raccontarle altre cose sulla lettura e su come ci ha rincuorati mentre avevamo qui i tedeschi. La lettura non è servita a niente solo in un’occasione: quando Elizabeth è stata arrestata perché nascondeva uno di quei poveri lavoratori forzati della Polonia e l’hanno mandata in prigione sul continente. Non c’è stato nessun libro in grado di risollevarmi il morale, né quella volta né per molto tempo dopo. È già tanto se non mi sono messa a prendere a schiaffi ogni tedesco che incontravo. Mi sono trattenuta solamente per amore di Kit. Era poco più che una neonata, allora, aveva bisogno di noi. Elizabeth non è ancora tornata a casa. Siamo preoccupati per lei, ma secondo me è ancora troppo presto, potremmo ancora rivederla. Prego che sia così perché mi manca tantissimo. La sua amica, Isola Pribby da juliet a dawsey

20 febbraio 1946 Gentile signor Adams, come faceva a sapere che i lillà bianchi sono i miei fiori preferiti? Li ho sempre adorati e ora troneggiano qui sulla mia scrivania! Sono bellissimi e sono felice di averli qui: il loro aspetto, il profumo così delizioso e il loro arrivo inaspettato. All’inizio ho pensato: come diamine avrà fatto a 57


trovarli in pieno febbraio? Poi mi sono ricordata che le Isole del Canale sono baciate dalla calda Corrente del Golfo. Il signor Dilwyn si è presentato davanti a casa stamattina presto con il suo regalo. Ha detto che si trovava a Londra per affari della sua banca. Mi ha assicurato che consegnarmi i fiori non è stato un problema e che per lei farebbe praticamente tutto, a causa di un certo sapone che lei ha dato alla signora Dilwyn durante la guerra. Ancora oggi la signora si mette a piangere al solo pensiero. È proprio un brav’uomo e mi dispiace non abbia avuto il tempo di fermarsi per un caffè. Grazie al suo gentile interessamento ho ricevuto due lunghe e bellissime lettere da parte della signora Maugery e di Isola Pribby. Non mi ero resa conto che i tedeschi avessero impedito a qualunque notizia dal mondo esterno, persino alle lettere, di arrivare a Guernsey. Ne sono rimasta sorpresa, anche se non avrei dovuto: sapevo che le Isole del Canale erano state occupate, ma non mi ero mai soffermata a pensare alle conseguenze. Ignoranza crassa, ecco come si chiama. Perciò adesso sono diretta alla London Library per farmi una cultura in materia. Le biblioteche hanno subito enormi danni per via dei bombardamenti, ora però i pavimenti sono stabili e ci si può camminare di nuovo, tutti i volumi tratti in salvo sono tornati sugli scaffali e so che hanno raccolto i numeri del “Times” al completo dal 1900 fino a ieri. Studierò in modo approfondito il periodo dell’Occupazione. Voglio anche cercare qualche volume di viaggio o un manuale di storia sulle Isole del Canale. È proprio vero che nelle giornate limpide si possono vedere le auto sulle strade della costa francese? Così dice la mia enciclopedia, ma l’ho comprata di seconda mano per quattro scellini e non mi 58


fido molto. C’è anche scritto che Guernsey “misura circa undici chilometri in lunghezza e otto in larghezza, con una popolazione di 42mila abitanti”. Davvero istruttivo, in senso stretto, io però voglio sapere di più. Isola mi ha detto che la vostra amica Elizabeth McKenna è stata messa in prigione sul Continente e non è ancora tornata. Sono rimasta senza fiato. Fin dal momento in cui ho ricevuto la sua lettera riguardo alla cena con il maiale arrosto, me la sono immaginata lì assieme a voi. Senza rendermene conto, ero convinta che un giorno avrei ricevuto una lettera anche da lei. Mi dispiace. Spero torni il più presto possibile. Grazie ancora dei fiori, è stato un gesto adorabile. Con rinnovato affetto, Juliet P.S. Se vuole può prenderla come una domanda retorica, ma perché la signora Dilwyn ha pianto per un pezzo di sapone? da juliet a sidney

21 febbraio 1946 Carissimo Sidney, è da secoli che non ho tue notizie. Il tuo silenzio glaciale ha per caso a che fare con Mark Reynolds? Mi è venuta un’idea per il nuovo libro. È un romanzo su una scrittrice bellissima e sensibile la cui vivacità viene soffocata dal suo editore tiranno. Ti piace? Con affetto, Juliet 59


Estratto da: Mary Ann Shaffer e Annie Barrows Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey Titolo originale dell’opera: The Guernsey Literary and Potato Peel Pie Society Traduzione dall’inglese di Giovanna Scocchera ed Eleonora Rinaldi; revisione di Bruna Mora Pubblicato per la prima volta in Italia da Sonzogno con il titolo La Società Letteraria di Guernsey © 2008 by The Trust Estate of Mary Ann Shaffer & Annie Barrows © 2017 astoria srl corso C. Colombo 11 – 20144 Milano Prima edizione: novembre 2017 ISBN 978-88-98713-76-9 Grafica: Valeria Zevi e Simone Bertelegni

www.astoriaedizioni.it


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