Morte di una sgualdrina

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Nelle Highlands, in campagna, dove i vecchi hanno facce accese e le belle fanciulle occhi sereni. Robert Louis Stevenson

“Avresti dovuto sapere che qui nelle Highlands ci si mette in tiro per la cena.” Maggie Baird spostò irritata la sua massiccia corporatura sul sedile del guidatore e diede una tremenda grattata al cambio. Accanto a lei, sul sedile del passeggero della malconcia Renault 5, sua nipote, Alison Kerr, sedeva in silenzio, mogia mogia. La zia Maggie aveva già concionato abbondantemente sul suo aspetto trasandato ancora prima che uscissero di casa. Alison aveva provato a obiettare che, se l’avesse avvertita dell’invito a cena a Tommel Castle, si sarebbe lavata e sistemata i capelli e magari avrebbe anche comprato un abito nuovo. Così come stavano le cose, i suoi capelli scuri erano unticci e dritti come spaghetti, e indossava una normalissima gonna blu con una camicetta bianca. Mentre Maggie Baird massacrava l’auto sulla strada che portava a Tommel Castle (sembrava straziare le marce e pestare sul freno senza una ragione apparente) Alison se ne stava lì, rimuginando sulla sua sfortuna. Sembrava che la vita avesse preso una direzione e un significato del tutto nuovi quando la sorella di sua madre, 1


zia Maggie appunto, si era palesata a sorpresa nell’ospedale di Bristol dove Alison si stava riprendendo dal cancro al polmone. I genitori di Alison erano morti, ma anche quando erano ancora in vita lei aveva sentito parlare ben poco di Maggie Baird, se non con frasi come “Noi non parliamo di lei, tesoro, e non vogliamo averci niente a che fare”. Quando aveva creduto di essere lì lì per morire, Alison aveva scritto a Maggie. Dopotutto, a quanto pareva quella era la sua unica parente ancora in vita, e ci sarebbe stato bisogno di qualcuno per organizzare il funerale. Maggie si era presentata di gran carriera nel salottino riservato ai pazienti, trasudando calore materno. Alison doveva andare a vivere con lei nella sua nuova casa nelle Highlands, per fare la convalescenza. E così Alison era stata trasportata nella grande casa di Maggie, un bungalow di forma irregolare, vicino al villaggio di Lochdubh nel Sutherland, all’estremo settentrionale della Scozia. La prima settimana era stata piacevole. Il bungalow era fin troppo pieno di tappeti, fin troppo riscaldato e fin troppo ingombro di mobili. Ma c’era una governante efficiente (in altri tempi sarebbe stata definita una cameriera tuttofare), che arrivava dal villaggio ogni giorno per pulire e cucinare. Questa perla si chiamava signora Todd e anche se Alison aveva trentun anni, la Todd la trattava come una bambina e per il tè del pomeriggio le preparava dei dolcetti speciali. In capo alla seconda settimana Alison sognava solo di scappare di lì. Maggie si recava di persona al villaggio per le spese, ma non la portava mai con sé. Tutto quel calo2


re materno si era già dissolto, sostituito dall’irritabilità e dalla tendenza a criticare ogni cosa. Alison, che si sentiva ancora debole e disorientata e senza fiato dopo essere da poco sfuggita alla morte, non riusciva a opporsi alla zia e ne sopportava gli insulti sempre più pesanti in un silenzio immusonito. Poi era giunto l’invito a cena dagli Halburton-Smythe, i signorotti locali, che vivevano all’estremità opposta del villaggio, a Tommel Castle. Maggie non gliene aveva parlato fino all’ultimissimo minuto, ed ecco spiegati i capelli penzoloni e la camicetta e la gonna. Maggie grattò nuovamente il cambio mentre risalivano una ripida collina. Alison sussultò. Ma che modo di trattare un’auto! Se solo avesse saputo guidare! Oh, poter correre su e giù per le montagne ed essere libera e non murata viva in quella prigione con riscaldamento centralizzato che era il bungalow di Maggie. Naturalmente, Alison avrebbe dovuto semplicemente andarsene e trovarsi un lavoro da qualche parte, ma i medici le avevano raccomandato di prenderla con calma per almeno sei mesi, e lei si sentiva troppo svuotata di energie anche solo per cercare di sfuggire a Maggie. Era terrorizzata dalla recidiva del cancro. Erano bravi gli altri a far notare che oggigiorno il cancro non era per forza di cose una condanna a morte. Ad Alison era stata tolta una piccola porzione di polmone. Lei ne era fin troppo consapevole, e immaginava ci fosse un grande buco in agguato nel suo petto. Non passava giorno senza che desiderasse ardentemente una sigaretta e spesso si rifiutava di credere che quaranta sigarette al giorno avessero contribuito alla sua malattia. Maggie sterzò infilando la sua macchinetta rossa tra i due imponenti pilastri 3


del cancello d’ingresso, procedendo lungo un vialetto ben tenuto. Alison si fece forza. Come sarebbero state queste persone? Priscilla Halburton-Smythe spostò il cibo qua e là nel piatto: non vedeva l’ora che quella serata finisse. Maggie Baird non le piaceva: tutta tronfia nel suo immenso caffetano verde e oro, stava mangiando con soddisfazione. Con una voce “da quartieri alti”, parlava con il colonnello Halburton-Smythe delle malefatte dei bracconieri, e soltanto Alison conosceva il grande talento di Maggie nel sembrare esperta di qualsiasi argomento del quale sapeva ben poco. Non riesco proprio a capirla, pensava Priscilla. È una donnona grande e grossa, parecchio odiosa con quella sua nipotina, eppure papà si comporta con lei come un galante gentiluomo edoardiano. Ne sembra piuttosto attratto. Guardò di nuovo Alison. Alison Kerr era una ragazza magrolina, verosimilmente sulla trentina, ma così sottile e smunta che era difficile pensare a lei come a una donna. Portava occhiali con una pesante montatura d’osso e i capelli neri le ricadevano in due ali che le coprivano quasi tutto il viso. Aveva una bellissima pelle, molto pallida, quasi traslucida. Priscilla le scoccò un sorriso, e Alison si accigliò e abbassò lo sguardo sul piatto. Priscilla rappresentava tutto ciò che Alison disprezzava. Aveva una bellezza serena e composta, i capelli dorati e lucidi acconciati con semplicità. L’abito di seta rossa con le larghe maniche a piegoline doveva essere costato una fortuna. La sua voce era seducente e divertita. Sarei anch’io seducente e divertita se vivessi in un ca4


stello e avessi genitori che stravedono per me, pensò Alison con amarezza. So che cosa significa quel sorriso. Le faccio pena. Vada al diavolo. “Scoprirà che nelle Highlands si usa moltissimo l’auto, signora Baird,” disse il colonnello. Maggie sospirò e poi lo guardò con uno scintillio malizioso negli occhi. “Com’è vero,” rispose. “Vado su e giù per il villaggio come le mutande di una puttanella.” Cadde il silenzio. La signora Halburton-Smythe socchiuse la bocca e la richiuse. Poi il colonnello si produsse in una risatina indulgente. “Qui non siamo a Londra,” disse. “Non c’è un negozietto asiatico di alimentari a ogni angolo. Sa, deve fare delle liste. Può benissimo acquistare tutto il necessario per una settimana in una volta sola. Quella sua governante non fa la spesa?” “Preferisco farla io stessa,” rispose Maggie, rientrando nel ruolo della gentildonna di campagna. “Mi piace avere il meglio di tutto, anche se Lochdubh non offre molto. Ho l’impressione che gli abitanti del villaggio sopravvivano a bastoncini di pesce.” “Dovrebbe fare un salto a Inverness e fare scorta,” disse la signora Halburton-Smythe. “Laggiù ormai c’è di tutto. Una città fiorente, e in continua espansione. Oh, ricordo bene che non molto tempo fa era un luogo sonnacchioso, e si portava al mercato il bestiame delle Highlands lungo la via principale. Adesso è solo auto, auto, auto.” “E il crimine aumenta,” disse il colonnello. “Chissà cos’hanno in mente quei pazzi a Strathbane, a lasciarci senza un poliziotto.” “Hamish!” esclamò Priscilla. “Non me l’avevi detto.” Sorrise ad Alison. “Sono tornata solo ieri sera e non sono 5


ancora informata di tutte le novità del villaggio. Hamish se n’è andato? E dove?” “Hanno chiuso la stazione di polizia e mandato quel cafone scansafatiche a Strathbane,” rispose suo padre. “È buffo, non ho mai pensato che Macbeth facesse effettivamente qualcosa. Adesso se n’è andato e qualcuno si è messo a pescare salmoni con la rete, giù al fiume. Almeno Macbeth avrebbe trovato un modo per farlo smettere, anche se non ha mai arrestato nessuno.” “Ma è terribile,” esclamò Priscilla. “La partenza di Hamish è una perdita tremenda per il villaggio.” “Beh, ovvio che tu lo pensi,” ribatté suo padre, acido. Tutto l’aplomb di Priscilla sembrava svanito. Oho! pensò Alison, forse la figlia del castellano è innamorata dell’ex poliziotto del villaggio. Maggie sembrava divertita. “Se vuole che ritorni,” disse, “non deve far altro che elaborare qualche crimine nel villaggio.” Scoccò al colonnello uno sguardo civettuolo. Come se ci fosse una gran bellezza nascosta sotto quello strato di ciccia, pensò Priscilla. Ma a voce alta commentò: “Che buona idea. Perché non organizziamo un incontro nella sala comunale e lo proponiamo agli abitanti?”. Il colonnello sembrava sul punto di opporsi, ma il suggerimento colpì la fantasia di Maggie. Le piaceva immaginarsi come una capopopolo della buona società rurale delle Highlands. “Se volete lo organizzo io,” disse. “Alison può dare una mano. O almeno provarci. Non è un granché in niente, capite. Quando dovremmo riunirci?” “Perché non sabato?” chiese Priscilla. 6


“Non starete dicendo che avete intenzione di incoraggiare i paesani a commettere dei crimini solo per riportare qui Hamish!” esclamò la signora Halburton-Smythe. “Bisogna fare qualcosa,” disse Priscilla. “Sottoporremo l’idea agli abitanti e poi voteremo.” “Voteremo su cosa?” si informò suo padre. “Su qualsiasi suggerimento venga fuori,” rispose Priscilla, restando sul vago. “Non c’è bisogno che tu sia coinvolto, paparino. Sono certa che la signora Baird e io possiamo gestire il tutto.” Alison si ritrovò a fare congetture su quel poliziotto di paese. Doveva essere una persona molto speciale per attirare la flemmatica Priscilla. Diede sfogo alla fantasia. E se avesse dato una mano a farlo tornare, se fosse riuscita a battere Priscilla? Questo Hamish Macbeth doveva essere alto e biondo e bello come appariva il principe Carlo Edoardo Stuart sulle vecchie scatole di latta dei biscotti. Si sarebbe innamorato di lei, Alison, e l’avrebbe portata lontano da Maggie, lasciando Priscilla con la consapevolezza che le doti interiori sono molto più importanti, per un uomo, di una stereotipata bellezza esteriore. Ha un viso privo di carattere, pensò Alison, guardando di sottecchi Priscilla e cercando di trovarle dei difetti. Finalmente la serata terminò. Il maggiordomo avviluppò Maggie in una immensa pelliccia di visone. Spero che Macbeth non faccia parte del Fronte di Liberazione Animale, pensò maliziosamente Alison. Quella pelliccia doveva aver richiesto un intero allevamento di visoni. Mentre Maggie stava per uscire, d’un tratto il colonnello si chinò a baciarla sulla guancia. Lei gli lanciò uno sguardo provocante e lui gonfiò il petto, tronfio come un galletto. 7


Oh, cielo, pensò Priscilla, come vorrei che non si rendesse così ridicolo. Non sapeva che la malriposta galanteria del padre stava per dar il via a una catena di eventi che avrebbero portato all’assassinio. Guidando verso casa nella campagna gelata, sotto le stelle vivide e luminose del cielo del Sutherland, Maggie era di ottimo umore. E così poteva ancora attrarre un uomo! E se lo poteva fare in quelle condizioni (sì, era pienotta), chissà che effetto avrebbe ottenuto rimettendosi in forma! Era tutta colpa di quel maledetto cameriere, pensò Maggie. Maggie Baird aveva guadagnato un bel po’ di denaro nel corso della sua carriera. Pur riuscendo a restare lontano dalla strada, a sposarsi e a divorziare due volte, aveva messo in piedi una vera e propria attività diventando l’amante di una lunga serie di uomini ricchi, anche se di quando in quando si era concessa il lusso di sceglierne qualcuno più povero. Come molte donne dipendenti dal cibo, aveva anche un grande appetito per il sesso. Contrariamente alla maggior parte delle sue colleghe, aveva messo da parte i guadagni, comprando e rivendendo immobili e investendo con saggezza. Ma a quel punto si era abbattuta la sciagura. Era una donna molto ricca e stava cercando qualcosa per spassarsela, e così aveva iniziato a frequentare un cameriere greco, che l’aveva colpita con la sua bellezza mediterranea. Ma per la prima volta in vita sua si era disperatamente innamorata, e quando aveva scoperto che lui accettava i suoi soldi per mettere insieme il necessario per sposare una giovane biondina di Stepney, Maggie aveva avuto la sensazione che la sua vita fosse finita. 8


Aveva comprato il bungalow nelle Highlands per andarci a leccarsi le ferite. Aveva lasciato che i capelli, prima ossigenati, tornassero al loro castano naturale, striato di grigio. Aveva messo chili su chili. Indossava completi di tweed, berretti di pelle scamosciata, impermeabili di tela cerata e scarpe robuste e tutto il necessario per impersonare una gentildonna scozzese, nascondendo il dolore sotto strati di grasso e abiti adatti alla vita di campagna. Portare via Alison dall’ospedale l’aveva fatta sentire bene per un po’, fino a quando non era svanito il piacere della novità. Ora anche il dolore per il rifiuto del cameriere stava scomparendo. “C’è ancora vita in questa vecchia figliola,” disse tutta allegra. “Stai parlando dell’automobile?” chiese Alison. “Di me, cretina, non di questo ammasso di ferraglia.” “È un’automobilina molto carina,” replicò Alison timidamente. “Zietta…” “Ti ho detto di non chiamarmi così,” scattò Maggie. “Scusa… Maggie. Senti, secondo te dovrei prendere lezioni di guida? Potrei andare a fare spese per te.” “Ho ben altro da fare con i miei soldi che pagarti lezioni di guida,” disse Maggie. “Quel colonnello è un bel tipetto. Sua moglie sembra una sbiadita nullità. E quella figlia! Zero carattere.” “Proprio così,” si affrettò a concordare Alison. Le due presero a fare a pezzi Priscilla e giunsero a casa piuttosto soddisfatte l’una dell’altra: era la prima volta da settimane. Le Highlands scozzesi ospitano molti villaggi e città graziosi, ma Strathbane non era tra questi. Un tempo era 9


stato un bel posto, ma negli anni cinquanta era diventato un centro dell’industria leggera, attirando frotte di persone dalle altre città. Orridi complessi residenziali erano spuntati come funghi insieme a supermercati pacchiani, discoteche, vinerie e tutti i dubbi vantaggi di un’economia in espansione, compresi crimine e droga. L’agente di polizia Hamish Macbeth uscì tutto triste dal canile dove era ospitato il suo cane, Towser. Era la sua serata libera. Era annoiato, si sentiva solo, detestava Strathbane e odiava con tutto se stesso l’ispettore capo Blair per averlo fatto allontanare da Lochdubh. Era stufo marcio della gioventù di Strathbane con quelle faccette pallide ed emaciate, le loro sbronze e le loro parolacce. Era stufo di fare incursioni nelle discoteche in cerca di droga, nei bar a caccia di ubriaconi e alle partite di calcio per tenere a bada gli hooligan. Camminò per le strade sudice. Cadeva una pioggerella sottile. Perfino i gabbiani che volavano in cerchio sotto le fredde luci arancioni dei lampioni al sodio sembravano sporchi. Si appoggiò al muretto guardando la spiaggia sottostante. C’era l’alta marea; le macchie di petrolio scintillavano sull’acqua e un vecchio divano con le molle sfondate stava per essere portato via dalla marea crescente. Un uomo gli passò accanto di corsa, poi si chinò sul muretto e vomitò sulla spiaggia. Hamish sussultò e si allontanò. Chissà per quanto tempo sarebbe riuscito a sopportare quella vita. La sua casa a Lochdubh era stata la stazione di polizia, quindi non aveva nemmeno un posto dove tornare. I vicini si stavano occupando delle sue galline e della sua pecora, ma non poteva pretendere che lo facessero per sempre. Probabilmente qualche agente immobiliare avrebbe 10


venduto la stazione di polizia. Ci aveva lasciato la maggior parte delle cose che possedeva, rifiutandosi di credere che la sua vita a Lochdubh fosse finita. E poi c’era Mary Graham. L’agente Graham era la consueta partner di Hamish nei turni di pattuglia a Strathbane. Era una donna magra, spartana, con una faccia severa, capelli ossigenati e una gran voglia di effettuare più arresti possibile. Era originaria del Sud della Scozia e considerava Hamish una specie di contadinotto un po’ scemo. Hamish continuò a rimuginare sulla questione, alla ricerca di una soluzione. Poteva sempre tornare a Lochdubh e sistemarsi a casa di qualcuno. Poteva trasferire il pollaio nella porzione di terreno pubblico che gli era stata assegnata. Ma, come tutti i fittavoli, sapeva che era impossibile sopravvivere con i proventi di una piccola fattoria, cercando di strappare il necessario da qualche campo sassoso. Poteva pur sempre andare a lavorare sui pescherecci. Ciò che gli faceva più male era che, a quanto pareva, gli abitanti di Lochdubh avevano preso il suo esilio senza fare commenti. Gli sembrava di non avere un amico al mondo. Il sabato sera, la sala comunale di Lochdubh era piena da scoppiare. Sul palco davanti al pubblico c’era il comitato formato da Maggie, Alison, Priscilla e il pastore, il signor Wellington, con la sua corpulenta moglie tutta vestita di tweed – la quale, per la prima volta in vita sua, era stata superata in fatto di corpulenza e di tweeditudine. Maggie Baird era tutta rivestita di tweed nuovo di zecca e aveva in testa un cappello di pelle scamosciata con una piuma di fagiano. Per l’occasione Alison aveva lavato e sistemato i 11


capelli, forse nella speranza che il bel poliziotto entrasse in sala durante lo svolgimento dell’incontro. Con grande dispetto della signora Wellington, Maggie Baird si alzò per prendere la parola. “Il nostro poliziotto locale è stato mandato via a causa della scarsità di crimini nella zona. Suggerisco di organizzare un numero di reati tale da rendere necessario il suo ritorno.” Scoppiò un boato di approvazione. Sconvolta, la signora Wellington si alzò faticosamente in piedi e sollevò le mani, chiedendo silenzio. “Questo è un suggerimento decisamente sconveniente e se mi consente, signora Baird, immorale.” “Lei cosa proporrebbe?” chiese Maggie con una dolcezza sospetta. “Beh, ritengo che dovremmo presentare una petizione.” “Lo metteremo ai voti,” replicò Maggie. “Tutti quelli a favore dell’organizzazione di qualche reato alzino la mano.” Si alzò una foresta di mani. “Tutti quelli a favore di una petizione?” Si alzarono solo poche mani. Il signor Wellington prese la parola. “Signora Baird, non può aspettarsi che noi tutti infrangiamo la legge.” “Nessuno ha detto che si deve infrangere la legge,” replicò con disinvoltura Maggie. “Dobbiamo dare l’impressione di aver subito un crimine e insistere perché la polizia intervenga. Ora vi passerò dei fogli e tutti voi potete scrivere dei suggerimenti. Io denuncerò che un mio oggetto, una cosa di valore, è stato rubato, e dopo qualche tempo dirò: ‘Spiacente di avervi fatto perdere tempo, l’ho ritrovato’. Cose di questo genere.” 12


Nella sala cadde il silenzio. Furibonda, Maggie si rese conto che tutti stavano aspettando che Priscilla dicesse qualcosa. Una massa di contadini feudali, pensò Maggie con rabbia. Priscilla si alzò. Indossava un elegante tailleur gessato grigio tagliato su misura con camicetta bianca, calze velate e scarpe di vernice a tacco alto. “Sì, ritengo che un po’ di crimine organizzato sia una risposta sensata,” disse. “Mio padre ha dei problemi con i bracconieri. Io inizierò lamentando questo guaio.” Si alzò un evviva e un uomo gridò: “Buon per lei. Sapevamo che avrebbe pensato a qualcosa”. In quel momento, Alison provò un’ondata di affetto per la zia. Era proprio ingiusto che Maggie avesse ideato la soluzione ma che tutti ne avessero attribuito il merito a Priscilla. Vennero distribuiti dei fogli, spuntarono alcune bottiglie di whisky, i paesani si misero d’impegno a scrivere. Ben presto l’atmosfera fu satura dell’odore aspro dell’alcol e della nebbia del fumo delle sigarette. Al termine dell’incontro, tutti furono soddisfatti del risultato. Tutti eccetto i due Wellington, Maggie e Alison. “Ma perché mi sono data da fare?” schiumava di rabbia Maggie tornando a casa. “Ma hai visto quella stronza della Halburton-Smythe con quanta calma si prendeva tutto il merito? Comunque, il mio reato è il migliore e così gliela farò vedere.” Il sergente MacGregor stava risalendo con rabbia le strade tutte curve delle Highlands che conducevano da Cnothan a Lochdubh. Una tizia aveva perso i suoi orecchini 13


di diamanti e quello che prima sarebbe stato affare di quel tale, Macbeth, adesso toccava a lui. Il peggio era che quella tizia, quella signora Baird, aveva chiamato i pezzi grossi a Strathbane, accusandoli di incoraggiare deliberatamente il crimine a Lochdubh allontanando il poliziotto del villaggio e aveva minacciato di scrivere al “Times”. Passò per il centro di Lochdubh, notando con amarezza che sembrava più sonnacchiosa che mai, e prese la strada costiera per il bungalow di Maggie. Aprì la porta una governante dall’aria arcigna che indossava un abito di cotone azzurro con il colletto bianco. MacGregor si sentì morire. Di questi tempi chiunque potesse permettersi di assumere una governante scozzese e far sì che indossasse un’uniforme doveva essere schifosamente ricco, e una schifosa ricchezza significava potere, e potere significava guai. La signora Baird era esattamente come aveva temuto e previsto. Era una donnona grande e grossa con un completo di tweed e scarpe pesanti. I capelli folti erano raccolti in uno chignon fuori moda e aveva il tono di voce glaciale delle classi aristocratiche. Con lei, sul divano rivestito di chintz, sedeva un abbozzo di donna, che lo osservava da dietro occhiali con le lenti spesse e che la signora Baird presentò come “mia nipote, la signorina Kerr”. “Ce ne ha messo ad arrivare qui,” disse Maggie. “Beh, vengo da Cnothan, che è un bel po’ lontano da qua,” rispose MacGregor con quello che sperava risultasse un sorriso conciliante. “La smetta di ghignare come una scimmia e tiri fuori il 14


taccuino,” ordinò Maggie. La governante portò un vassoio con una caffettiera, latte, zucchero e solo due tazze. Ovviamente non avevano intenzione di offrirglielo. “Quando si è accorta che le mancavano gli orecchini?” chiese MacGregor. “Ieri sera. Ho cercato in tutta casa. La signora Todd, la governante, è di queste parti e al dì là di ogni sospetto. Ma ieri sono stati visti due autostoppisti aggirarsi nella zona. Avevano un’aria sospetta. Potrebbero essere riusciti a entrare e rubarli.” “Descrizione?” chiese MacGregor, inumidendo la matita con la saliva. “Un uomo e una ragazza, sulla ventina. L’uomo aveva una barba incolta e la ragazza sembrava una di quelle tipe intellettuali malmostose, un po’ come la signorina Kerr qui presente.” Maggie rise e Alison trasalì. “Lui indossava una giacca mimetica e jeans, lei una giacca a vento rossa e pantalonacci marroni. Lui portava un berretto di maglia, la ragazza era a testa scoperta, con i capelli castano chiaro.” Alla fine MacGregor se ne andò in uno stato d’animo più positivo. Aveva qualcosa di concreto su cui lavorare. Dalla Land Rover telefonò a Strathbane, lanciando un avviso di ricerca per gli autostoppisti. Quella strana creatura, Macbeth, che aveva avuto la temerarietà di risolvere un caso di omicidio in sua, di MacGregor, assenza, avrebbe ben presto scoperto che nessuno a Lochdubh sentiva la sua mancanza. Aveva appena messo piede in casa quando arrivò una chiamata dal commissario capo. Il colonnello HalburtonSmythe richiedeva immediatamente l’intervento di un poliziotto. Nel suo fiume i pescatori di frodo stavano catturan15


do salmoni con la rete. Con un gemito, MacGregor ripartì per Lochdubh. Il colonnello volle a tutti i costi condurre il sergente a fare una lunga camminata in campagna fino al fiume, facendogli una testa tanta sull’inettitudine della polizia. Una volta tornato a Cnothan, MacGregor era stanco morto. Ma la furia agì come energetico, furia generata da una chiamata da Strathbane per dirgli che la signora Baird aveva telefonato. Aveva ritrovato i suoi orecchini dietro al divano: allora per quale motivo stava facendo perdere tempo alle forze dell’ordine mettendole alla ricerca di inesistenti autostoppisti criminali? Quindi arrivò una telefonata dal Lochdubh Hotel, per riferire che un gruppo di ragazzi stava facendo casino nel bar. MacGregor chiamò rinforzi e riprese la strada per Lochdubh, trovando il bar deserto, fatta eccezione per qualche bicchiere rotto e il proprietario dell’hotel, incapace di fornire una descrizione precisa dei ragazzi. Quando finalmente tornò a casa e si mise a letto, MacGregor era sull’orlo delle lacrime per la rabbia. La mattina lo trovò in uno stato d’animo più tranquillo. Lochdubh sarebbe ripiombata nel suo solito stato di pace e quiete. E poi il telefono cominciò a suonare. Un fittavolo di Lochdubh lamentò che nel corso della notte gli avevano rubato cinque pecore, e un contadino denunciò la scomparsa di due delle sue mucche da concorso. La maestra del villaggio, signorina Monson, chiamò per dire che in un’aula era stata rinvenuta della droga. MacGregor chiese nuovamente rinforzi, ma gli fu domandato stancamente per quale motivo non potesse ca16


varsela da solo, almeno fino a quando non riferì la storia della droga a scuola. L’ispettore capo Blair, una squadra di detective e uomini della Scientifica vennero inviati sul posto da Strathbane, solo per scoprire che la droga altro non era che bicarbonato di sodio. “Ma che sciocca,” disse con una risatina l’insegnante, e Blair riversò la sua rabbia su MacGregor, il quale non aveva nessuno su cui sfogarsi fatta eccezione per la moglie, nei cui confronti nutriva un sacro terrore. La cosa strana a proposito delle poliziotte inglesi è che per una percentuale sorprendentemente elevata non sono niente male. E quindi l’agente Hamish Macbeth non poteva fare a meno di chiedersi perché mai avesse avuto la sfortuna di essere accoppiato nei turni di ronda a una creatura come Mary Graham. Perché l’agente Graham sembrava una di quelle donne che si vedono nei film di guerra tedeschi. Non solo aveva i capelli ossigenati, ma anche gelidi e penetranti occhi azzurri, una bocca che sembrava una trappola, e un’uniforme impeccabile, con gonna corta e ben tagliata che rivelava gambe forti, muscolose, rivestite di calze nere. Non le calze trasparenti che portavano alcune delle poliziotte più giovani, ma roba di lana pesante, mentre le scarpe nere erano lucide come cristallo molato. Era una giornata di sole e i due camminavano fianco a fianco sul lungomare, passando davanti a bar chiusi che puzzavano dei beoni della sera prima; davanti a magazzini serrati che cadevano a pezzi, relitti dell’epoca in cui Strathbane era un piccolo porto operoso; e poi isolati di case tirate su negli anni cinquanta, nel periodo nel quale tutti gli architetti sembravano aver venduto l’anima a Stalin, 17


costruendo torri di cemento proprio come i loro colleghi di Mosca. Un tempo le balconate erano state dipinte di allegri colori primari, ma ora lunghe strisce di ruggine correvano lungo il cemento rovinato di edifici dove gli ascensori non funzionavano più da tempo immemorabile, mentre la spazzatura giaceva a mucchi sulle lande desolate di quello che in origine doveva essere un giardinetto pubblico. “Tengo sempre occhi e orecchie aperti,” stava dicendo Mary. Aveva una voce lamentosa e cantilenante. “Ho notato, Macbeth, che tendi a chiudere un occhio su troooppeee cose.” “Per esempio?” chiese Hamish, mentre immaginava di acchiapparla e buttarla al di là del muretto, in mare, restando a osservarla affondare lentamente sotto la superficie oleosa della marea crescente. “Due giorni fa c’erano quei due ubriaconi che litigavano davanti al Glen Bar. Non hai fatto altro che separarli e spedirli a casa. Io volevo arrestarli e lo avrei fatto, se non avessi visto quel ragazzino che si aggirava con aria sospetta nel supermercato.” Hamish sospirò. Non aveva senso replicare. Mary vedeva malviventi ovunque. Ma quello che disse subito dopo lo fece quasi infuriare, e ci voleva un bel po’ per far infuriare Hamish Macbeth. “Ho sentito che era mio dovere fare rapporto su di te,” disse lei. “È d’intralcio al mio stile dover andare di ronda con un fannullone delle Highlands. Il problema, con voi delle Highlands, è che vorreste starvene in panciolle dalla mattina alla sera. Sai come si dice, mañana è un termine troppo pressante per voi.” Mary rise della sua spiritosaggine. “Quindi ho detto che, se devo andare di pattuglia con un 18


perdigiorno come te, non farò mai carriera, e ho chiesto una sostituzione.” “Sarebbe carino,” disse Hamish. Mary lo guardò stupefatta. “Mi sorprende che tu la prenda così bene.” “Ma certo che la prendo bene. Mica pensavi che mi piacesse starmene in giro in una così bella giornata con una stronza malmostosa come te,” rispose Hamish con voce dolce e gentile anche se Priscilla, per esempio, avrebbe riconosciuto dall’improvviso tono sibilante che era furibondo. “Proprio l’altro giorno stavo dicendo,” continuò Hamish con aria sognante, “che era una bella sfortuna essere finito con te e non con una tipa come Pat Macleod.” Pat Macleod era una poliziotta brunetta tutta curve che al posto dei collant indossava autoreggenti velate. Lo poteva testimoniare ogni poliziotto che l’avesse vista esibire le cosce in mensa mentre lei tirava su di proposito la gonna corta per sedersi. Mary non poteva credere alle proprie orecchie. Mai e poi mai, nemmeno per un istante, avrebbe immaginato che l’agente Macbeth si sarebbe sognato di insultarla. Non sapeva che il suo disprezzo per lui era in buona parte dovuto alla gelosia. In poco tempo Macbeth si era fatto conoscere durante la ronda e i cittadini preferivano parlare con lui dei loro guai, invece che con Mary. “Non sono mai stata tanto insultata in vita mia,” disse lei. “Oh, andiamo, con una faccia e dei modi come i tuoi, ti sarà già capitato,” rispose Hamish che, come tutte le persone solitamente educate e gentili, si stava godendo l’opportunità di mostrarsi scortese al di là di ogni limite. 19


“Sei fuori di te perché Blair ti ha allontanato dalla tua casetta di Lochdubh,” sogghignò Mary. “E sostieni di aver risolto quei delitti! Tu! Mica sei un uomo. Potrei suonartele di santa ragione come e quando voglio.” “Provaci,” disse Hamish. Lei gli si piazzò davanti. “Ti avviso. Sono cintura nera di karate.” “Fai la brava, donna,” replicò Hamish, che a quel punto era stufo marcio di lei. Con sorprendente rapidità si spostò alle spalle di lei, la sollevò con le braccia smilze e la cacciò a testa in giù in un enorme bidone di plastica per la spazzatura. Poi, senza ascoltare le sue urla, si allontanò tranquillamente. Ecco fatto, pensò con malinconica soddisfazione. Tanto vale che vada alla stazione di polizia a dare le dimissioni. Il sergente di guardia alzò lo sguardo mentre Hamish entrava con passo pesante. “Di sopra, Macbeth. Il sovrintendente ti sta cercando come un matto.” “Di già?” disse Hamish, sorpreso. “L’agente Graham è tornata a cavallo della sua scopa? Lascia perdere. Meglio farla finita.” “Entri pure, Hamish,” disse il sovrintendente Peter Daviot. “Si accomodi. Un tè?” “Sì, grazie,” disse Hamish, sedendosi di fronte alla scrivania e posando sulle ginocchia il berretto d’ordinanza. “Sembra, Hamish, che ci sia stata una specie di ondata di crimini a Lochdubh, e il sergente MacGregor ha avuto molto da fare.” “Ma davvero?” sorrise Hamish. MacGregor non gli piaceva. “Latte e zucchero? Bene. Eccoci qua. Sì, tenuto conto di 20


tutto, abbiamo deciso che lei termini la sua settimana qui e poi torni a Lochdubh. Ecco le chiavi della stazione.” “Grazie.” Hamish si sentì morire. Perché mai si era lasciato andare agli insulti a quella cretina della Graham? La porta si aprì e l’ispettore capo Blair entrò con tutta la sua stazza. “Oh, sei qui,” disse con tono disgustato vedendo Hamish. “Sì,” disse Daviot. “A quanto pare lei ha commesso un grave errore suggerendo di allontanare Hamish da Lochdubh. Negli ultimi giorni ci sono stati crimini su crimini.” “Lo so,” replicò Blair con tono compunto. “Ho dato un’occhiata al verbale sulla faccenda della droga. È venuto fuori che era bicarbonato.” L’irritazione faceva emergere ancora di più il suo accento di Glasgow. “Sa che cosa penso? Credo che quei paesani depressi si stiano inventando dei crimini per riavere indietro questo fessacchiotto.” L’espressione del sovrintendente si irrigidì. “Badi a come parla quando è di fronte a me, signor Blair. Sta per caso mettendo in dubbio la parola del colonnello HalburtonSmythe, per esempio?” “No, no,” si affrettò a replicare Blair. “Ma sembra un po’ sospetto, capisce, considerando che là non accade mai niente di niente.” “Eccetto l’omicidio,” intervenne Hamish. “Non scordi che Hamish ha risolto l’omicidio di quella donna,” disse il sovrintendente. “Gli stavo giusto dicendo che deve tornare e riprendere il suo posto laggiù.” “Ma pensa!” disse Blair, mentre il viso si increspava in un sorriso maligno. “Sono venuto da lei, signor Daviot, proprio per dirle che dovremmo parlare del congedo di Macbeth dalle forze di polizia.” 21


“Cosa? Perché?” “Ha aggredito l’agente Graham.” “Ha aggredito una donna poliziotto, Hamish?” “È stata autodifesa, signore.” “Ah ah ah!” ruggì Blair. “La pianti di sghignazzare, Blair, e mi spieghi a grandi linee di che si tratta.” “L’agente Graham è appena rientrata. Dice che era di pattuglia quando il qui presente Macbeth d’un tratto l’ha presa e l’ha cacciata in un bidone della spazzatura.” “È così, Macbeth?” Non più “Hamish”. “Ha detto che poteva farmi a pezzi e si è avvicinata con modi minacciosi,” rispose Hamish. “Ne avevo fin qua di lei. Mi sono limitato a prendere la ragazzotta e a cacciarla nella spazzatura.” “Non riesco… è molto grave… davvero molto grave. Oh, che c’è, sergente?” Il sergente di guardia era appena entrato. “Ci sono tre donne e un uomo, stanno nelle torri,” disse. “Dicono di essere venuti a difendere il qui presente Macbeth. Dicono di aver visto la Graham che lo attaccava e Macbeth è stato costretto a difendersi. Dicono che quando hanno aiutato la Graham a uscire dal bidone, lei ha detto che avrebbe accusato Macbeth di aggressione, e loro hanno risposto che in quel caso sarebbero andati tutti in tribunale per testimoniare in difesa di Macbeth.” “Non dobbiamo permettere che questa storia arrivi alla stampa,” disse il sovrintendente, inorridito. “Congedi quella gente, sergente, e dica che Macbeth non è accusato. Chiuda la bocca alla Graham, a tutti i costi. Dio del cielo, ma pensi come ci marcerebbero i giornali scandali22


stici. Macbeth, le consiglio di tornare al suo alloggio, fare i bagagli e partire per Lochdubh domani mattina. Blair, mi sorprendo di lei! In una situazione cosÏ potenzialmente esplosiva e rovinosa per la polizia lei dovrebbe avere chiara la situazione. Macbeth, si tolga quel sorriso dalla faccia e si dia una mossa!�

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Estratto da M.C. Beaton, Morte di una sgualdrina Titolo originale dell’opera: Death of a Hussy Traduzione dall’inglese di Chiara Libero © 1990 by M.C. Beaton © 2017 astoria srl, corso C. Colombo 11 – 20144 Milano Prima edizione: luglio 2017 ISBN 978-88-98713-72-1 In copertina: illustrazione di Griesbach/Martucci Progetto grafico: Valeria Zevi

www.astoriaedizioni.it


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