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Rose annusò l’aria, cercando di capire cosa stava annusando: un miasma di critica silenziosa e di disprezzo offuscava la distanza tra noi. Sapevo che moriva dalla voglia di condannare la mia cucina, ma nel corso degli anni l’avevo sottomessa. Quelle sue spalle larghe e quei suoi fianchi oscillanti le avevano conferito un tempo un aspetto leggiadro, che adesso, con mia intima soddisfazione, appariva sfiorito e alterato. “Mi domando, Miss Aroon, se sia saggio darle il coniglio.” “E perché no?” So usare quel tono di voce che fa stare la gente al suo posto e che, di solito, riduce al silenzio qualsiasi interferenza da parte di Rose. Non questa volta. “Il coniglio la disgusta. Persino quello che il signorino Hubert prese con il suo primo fucile. Non riuscì proprio a mandarlo giù.” “È successo tanto tempo fa. Da allora di coniglio ne ha mangiato spesso, e pure con gusto.” “Il coniglio non le è mai piaciuto.” “Soprattutto quando pensava fosse pollo.” “Non la si poteva ingannare, Miss Aroon.” Sollevò il vassoio. Lo ripresi. Sapevo esattamente cosa avrebbe detto nell’appoggiarlo sul letto di Mammina. L’avevo preparato io stessa. Non mi fido di Rose. Non mi fido di nessuno. Perché mi piace che le cose siano fatte come si deve. Il vassoio era veramente delizioso, con la sua bella tovaglietta linda e tutto luccicante. Tolsi il coperchio 1