Una donna insolita

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1 Premessa

Un certo Mr Dobie, ecclesiastico, stanco del suo lavoro, lo abbandonò, in apparenza perché non gli andava di seppellire protestanti dissenzienti e battezzare neonati illegittimi, in realtà perché non ne poteva più di essere tanto indaffarato e affabile, di chiacchierare di continuo, di partecipare a riunioni parrocchiali e presenziare a comitati, di far visita ai fedeli e chiedere loro come stavano, una domanda la cui risposta lo lasciava del tutto indifferente. Avendo abbandonato queste attività e avendo denaro appena sufficiente, lasciatogli dalla moglie morta da poco, per condurre una vita molto modesta senza doversi industriare, Mr Dobie si guardò attorno in cerca di un luogo piacevole e tranquillo in cui vivere. All’estero sarebbe meglio, si disse, perché all’estero sei meno circondato da persone curiose e socievoli che si chiedono perché tu non abbia un’occupazione e insistono nel voler fare conversazione. Fu così che Mr Dobie si trasferì all’estero con la figlioletta di sette anni, Denham (così chiamata dal nome di un villaggio del Buckinghamshire che piaceva molto alla madre), una bambina molto autosufficiente e indipendente che avanzava poche pretese nei confronti del tempo e delle attenzioni del padre. L’uomo ricordava l’isola di Maiorca (dove assieme alla moglie aveva trascorso una bella vacanza primaverile), che sarebbe stata sicuramente sia piacevole che economica. Si mise 1


perciò in viaggio ed elesse a sua dimora una casetta rosa su una collina sopra la cittadina di Sóller. Visse laggiù per tre o quattro anni, un’esistenza parca in un clima meraviglioso, sul fianco di una collina profumata, circondato da limoneti e aranceti, con la cittadina pittoresca ai suoi piedi, la montagna alle spalle e un vecchio porticciolo di pescatori acciambellato attorno a una baia turchese circa tre chilometri più a ovest. All’inizio fu molto felice e tranquillo; tranquillo come solo un vedovo può essere, e come possono esserlo solo pochi vedovi che sono al contempo anche padri. Ma con il passare del tempo, via via che il suo idioma maiorchino migliorava e lui veniva accettato da Sóller come uno dei suoi cittadini, scoprì che i maiorchini erano probabilmente le persone più gentili e socievoli al mondo, e si rifiutavano di lasciarlo in pace. Non si accontentavano di mostrarsi gentili verso Denham, subissandola di inviti per stare in compagnia di altri bambini, bambini che la annoiavano a morte, ma si mostravano gentili anche nei suoi confronti. Non poteva quasi neppure passeggiare per la cittadina senza essere abbordato da ogni direzione per un saluto, mentre quando passeggiava sulle colline era alla mercé dei contadini amichevoli che percorrevano avanti e indietro i sentieri profumati tra i vigneti. Tutto questo cominciò a dare sui nervi a Mr Dobie. Così come il chiacchiericcio delle vecchie loquaci che si occupavano di cucinare e tenergli la casa in ordine. E poi ci fu di peggio. Arrivarono gli inglesi. È questa, riguardo al nostro pianeta, una delle cose da tenere a mente: in ogni penetrabile angolo di esso, così come in quelli più impenetrabili, gli inglesi riusciranno sempre a penetrare. Sono fatti così, invasori nati. Non riescono a starsene a casa loro. È per questo che persino nella calura desertica dell’angolo più rovente dell’Africa si vedono piccole tende recanti l’insegna grand hotel di londra. tè alle cinque, mentre se si visitano le regioni artiche ci si imbatte in piccoli eschimesi che balbettano qualche parola di sgrammaticato anglosassone e capanne con la scritta wc. Ogni treno che percorre il globo ne è pieno, e tutte le 2


strade, pianure e montagne della terra pullulano di escursionisti inglesi con lo zaino sulle spalle e la pelle color rosso mattone, bruciata dal sole e dall’aria. Sì, gli inglesi si spingono ovunque. Quindi non c’era motivo per cui non dovessero spingersi anche a Sóller. Naturalmente arrivarono prima a Palma, capoluogo di Maiorca e porto d’arrivo. Alcuni vi si fermarono, e fecero escursioni in zona, convinti che fosse l’unico luogo sull’isola provvisto di alberghi abitabili; molti altri, invece, esplorarono tutta l’isola, fermandosi di sovente a Sóller, dato che era ovviamente un luogo incantevole in cui fermarsi. Giunsero gli artisti, distribuendosi per tutta la città e nel porto, a dipingere i loro insulsi quadri di paesaggi e dei nativi. Gente indaffarata veniva per le vacanze, gente oziosa per tutto l’inverno, e per una vita piacevole ed economica. Naturalmente scoprirono Mr Dobie, l’ecclesiastico in pensione in abiti civili, e naturalmente insistettero per fare amicizia con lui e con la figlioletta dal viso serio e squadrato e le gambe brune. Lo scoprirono altri ecclesiastici, che gli parlarono di questioni religiose e gli fecero domande sul suo passato. Per Mr Dobie i preti del posto erano già abbastanza molesti, ma quegli erranti ecclesiastici inglesi di passaggio gli riuscivano insopportabili. Rifletté bene tra sé, domandandosi se esistesse un luogo in cui gli inglesi non andassero, o se non altro andassero meno. Fece alcune escursioni esplorative nelle altre Baleari, ma trovò Ibiza e Minorca piene di archeologi inglesi, mentre le isole minori erano talmente minuscole da costringere chi ci abitava ad ammassarcisi sgradevolmente sopra. Finalmente, studiando la cartina dell’Europa, scoprì Andorra, nei Pirenei orientali; si informò e appurò che era un luogo montuoso per tutto l’anno e difficilmente accessibile da novembre a maggio, essendo isolato dalla neve, e che l’unico modo per raggiungerlo era a dorso di mulo. Così, riluttante ma non vedendo altra soluzione, Mr Dobie e figlia abbandonarono la loro bella dimora isolana e si misero in viaggio verso quell’antico stato montuoso, stabilendo il loro do3


micilio in una vecchia casa colonica che trovarono su una spoglia collina sopra la cittadina di Andorra la Vella. Era quello un luogo indubbiamente molto freddo, ma nel complesso altrettanto indubbiamente tranquillo e solitario. Gli andorrani, per quanto socievoli (tutte le nazionalità lo sono), non lo erano neanche lontanamente quanto i maiorchini; e gli inglesi, per quanto a volte arrivassero fin lassù (riescono immancabilmente ad arrivare ovunque), non arrivavano spesso e non si fermavano a lungo. Mr Dobie si rintanò con un sospiro di sollievo e condusse una vita apatica e soddisfatta. Tuttavia – poiché dopotutto la vita è quanto mai inaffidabile e con una burla improvvisa spazza via qualunque meticoloso piano – nel giro di un paio d’anni, non si sa come e per lui del tutto inaspettatamente, conquistato dalla passione e dal desiderio di un focolare domestico, Mr Dobie si impelagò in un secondo matrimonio con la bella figlia di un prospero contrabbandiere del posto, che con sua grande angoscia gli diede quattro figli ibridi e, cosa ancor più detestabile, lo introdusse nelle cerchie locali, dato che gli amici e i parenti di lei si presentavano di continuo a casa loro. L’uomo si disprezzò per quell’impazzimento del sangue che l’aveva portato a una tale follia, e per quanto possibile ne eluse il risultato. Si ritirò sempre più in se stesso, offrendo il silenzio alla moglie quando questa gli parlava, il che avveniva ininterrottamente, e ignorando gli amici. Consapevole di averle fatto grave danno, provava dispiacere per la figlioletta. La matrigna non era particolarmente dura con lei, ma era immancabilmente presente, il che per Denham era peggio. Era anche una donna indaffarata e apprensiva (visto che ad Andorra, così come in qualunque altra parte del mondo, non è possibile gestire una casa, figurarsi dei figli, senza essere indaffarate e apprensive, un’ottima ragione per non gestire né l’una né gli altri), e quando Denham non era a scuola ad Andorra la Vella si faceva dare una mano con i lavori. Denham, che aveva in odio il lavoro tanto quanto la compagnia, vi sfuggiva quanto più poteva, e metteva il muso quando non ci riusciva. La matrigna la puniva per la sua disobbedienza e per la 4


sua pigrizia, ma trovandolo inutile vi rinunciò perché troppo faticoso, limitandosi a tormentarla con le sue critiche, cosa che non trovava affatto faticosa. Denham non capiva per quale motivo dovesse aiutare in attività che non aveva interesse a vedere svolte; per lei vivere in una casa sporca piuttosto che pulita non faceva differenza, così come mangiare pane e formaggio piuttosto che pietanze cucinate, perciò perché darsi pena? Quanto ai fratellastri e sorellastre, li considerava entità inutili e prive di valore da avere intorno, e non aveva intenzione di esercitare su di loro nessuna di quelle attività amorevoli che i piccoli pretendono e necessitano. Li lasciava in pace; era la linea di condotta ereditata per trattare con il mondo, e tutto quello che chiedeva agli altri. Così passarono gli anni, freddi e uguali, finché Denham non compì ventun anni. Poi non furono più uguali, sebbene ancora freddi, perché tali sono gli anni anche fuori da Andorra.

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Estratto da Rose Macaulay, Una donna insolita Titolo originale dell’opera Crewe Train Traduzione dall’inglese di Simona Garavelli Copyright © Rose Macaulay 1926 © 2016 astoria srl corso C. Colombo 11 – 20144 Milano Prima edizione: settembre 2016 ISBN 978-88-98713-47-9 Progetto grafico: zevilhéritier

www.astoriaedizioni.it


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