Agatha Raisin e il ballo mortale

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La cosa che diede la spinta finale ad Agatha, inducendola ad aprire un’agenzia investigativa tutta sua, fu quello che in cuor suo avrebbe sempre chiamato l’Incidente di Parigi. Resa irrequieta dal torpore estivo che avvolgeva come una coperta il villaggio di Carsely nei Cotswolds, Agatha decise di farsi una settimana di vacanza a Parigi. Era ricca, ma come tutti i ricchi di tanto in tanto cadeva preda di raptus di parsimonia, e dunque aveva prenotato un alberghetto dietro Saint-Germain-des-Prés, nel Quartiere Latino. Aveva già visitato Parigi, in passato, e visto le cose che andavano viste; questa volta desiderava solo sedersi nei caffè e osservare i passanti oppure fare lunghe passeggiate sulle rive della Senna. Ma a Parigi dopo i primi due giorni cominciò a fare più caldo che a Carsely e la sua stanza d’albergo non aveva l’aria condizionata. Rigirandosi nel letto mentre il termometro saliva a quaranta gradi, Agatha scoprì che la città non dormiva mai. Dall’altro lato della strada c’erano due ristoranti con i tavolini all’aperto, e i suonatori di fisarmonica giravano lì attorno fino all’una di notte per farsi dare qualche soldo dagli avventori. Agatha nell’ascoltare l’enne1


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