Il dandy della Reggenza

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Il tiro a quattro aveva ormai oltrepassato Newark e si inoltrava lungo una piatta strada di campagna che non offriva grandi attrattive né si prestava a molte osservazioni. La signorina Taverner distolse lo sguardo dal panorama e si rivolse al compagno di viaggio, un giovane seduto pigramente in un angolo con lo sguardo assonnato che pareva fissare la schiena del postiglione: “È davvero noioso rimanere seduti per tante ore senza soste! Quando arriveremo a Grantham, Perry?”. Il giovane sbadigliò: “Non ne ho assolutamente idea! Siete stata voi a voler andare a Londra”. La signorina Taverner non rispose, limitandosi a prendere una Guida per il viaggiatore e a sfogliare le pagine. Il giovane sir Peregrine sbadigliò una seconda volta e osservò che i cavalli cambiati a Newark erano due belle bestie, assai diversi dai precedenti che mancavano di fiato. La signorina Taverner, immersa nella lettura della Guida, annuì senza alzare lo sguardo dalle pagine. Era una giovane donna attraente, la signorina Taverner, di statura superiore alla media, abituata negli ultimi quattro anni a sentirsi definire una fanciulla di notevole avvenenza; ma lei non ammirava affatto la propria bellezza, di un genere che era propensa a disprezzare. Avrebbe voluto avere i capelli neri: le pareva che il colore dorato dei suoi riccioli fosse insipido, ed era 1


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